La scienza tra responsabilita e delirio di onnipotenza
La scienza tra responsabilita e delirio di onnipotenza
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Santificata sia la nos<strong>tra</strong> congrega <strong>di</strong> <strong>tra</strong>fficanti, <strong>di</strong> riverginatori e <strong>di</strong> tremebon<strong>di</strong> davanti alla morte !<br />
Andrea: <strong>La</strong> paura della morte è umana! E le debolezze umane non interessano la <strong>scienza</strong>.<br />
Galileo: No?! - Caro Sarti, anche nella mia attuale con<strong>di</strong>zione mi sento ancora in grado <strong>di</strong> orientarti un poco su<br />
tutto ciò che riguarda la <strong>scienza</strong>, alla quale ti sei legato per l'esistenza.<br />
Breve pausa.<br />
Galileo (con le mani professoralmente congiunte sul ventre) Nel tempo che ho libero - e ne ho, <strong>di</strong> tempo libero -<br />
mi è avvenuto <strong>di</strong> rime<strong>di</strong>tare il mio caso e <strong>di</strong> domandarmi come sarà giu<strong>di</strong>cato da quel mondo della <strong>scienza</strong> al quale<br />
non credo più <strong>di</strong> appartenere. [...] mi pare che la pratica della <strong>scienza</strong> richieda particolare coraggio. Essa <strong>tra</strong>tta il<br />
sapere, che è un prodotto del dubbio; e col procacciare sapere a tutti su ogni cosa, tende a destare il dubbio in tutti.<br />
Ora, la gran parte della popolazione è tenuta dai suoi sovrani, dai suoi proprietari <strong>di</strong> terra e dai suoi preti, in una<br />
nebbia madreperlacea <strong>di</strong> superstizioni e <strong>di</strong> antiche sentenze, una nebbia che occulta gli intrighi <strong>di</strong> costoro. <strong>La</strong> misera<br />
con<strong>di</strong>zione dei più è antica come le rocce, e dall'alto dei pulpiti e delle cattedre si suole <strong>di</strong>pingerla imperitura proprio<br />
come le rocce. <strong>La</strong> nos<strong>tra</strong> nuova arte del dubbio appassionò il gran pubblico, che corse a s<strong>tra</strong>pparci <strong>di</strong> mano il<br />
telescopio per puntarlo sui suoi aguzzini. Questi uomini egoisti e prepotenti, avi<strong>di</strong> predatori a proprio vantaggio dei<br />
frutti della <strong>scienza</strong>, si avvidero subito che il freddo occhio scientifico si era posato su una miseria millenaria quanto<br />
artificiale, una miseria che chiaramente poteva essere eliminata con l'eliminare loro stessi. Allora sommersero noi<br />
sotto un profluvio <strong>di</strong> minacce e corruzioni, tali da <strong>tra</strong>volgere gli spiriti deboli. Ma possiamo noi ripu<strong>di</strong>are la massa e<br />
conservarci ugualmente uomini <strong>di</strong> <strong>scienza</strong>? I moti dei corpi celesti sono <strong>di</strong>venuti più chiari; ma ai popoli restano pur<br />
sempre imperscrutabili i moti dei potenti. E se la battaglia per la misurabilità dei cicli è stata vinta dal dubbio, la<br />
battaglia della massaia romana per il latte sarà sempre perduta dalla credulità. [...] Che scopo si prefigge il vostro<br />
lavoro? Io credo che la <strong>scienza</strong> abbia come unico scopo quello <strong>di</strong> alleviare la fatica dell'esistenza umana. Se gli uomini<br />
<strong>di</strong> <strong>scienza</strong>, intimi<strong>di</strong>ti dai potenti egoisti, si limitano ad accumulare sapere per sapere, la <strong>scienza</strong> può rimanere fiaccata<br />
per sempre, e le vostre nuove macchine non saranno fonte che <strong>di</strong> nuovi triboli per l'uomo. E quando, coll'andar del<br />
tempo, avrete scoperto tutto lo scopribile, il vostro progresso non sarà che un progressivo allontanamento<br />
dall'umanità. Tra voi e l'umanità può scavarsi un abisso così grande, che, un giorno, a ogni vostro eureka rischierebbe<br />
<strong>di</strong> rispondere un grido <strong>di</strong> dolore universale. Nella mia vita <strong>di</strong> scienziato ho avuto un'opportunità senza pari: quella <strong>di</strong><br />
vedere l'astronomia <strong>di</strong>lagare nelle pubbliche piazze. In circostanze così s<strong>tra</strong>or<strong>di</strong>narie, la fermezza <strong>di</strong> un uomo poteva<br />
produrre gran<strong>di</strong> rivolgimenti. Se io avessi resistito, i naturalisti avrebbero potuto sviluppare qualcosa <strong>di</strong> simile a ciò<br />
che per i me<strong>di</strong>ci è il giuramento d'Ippocrate: il voto solenne <strong>di</strong> far uso della <strong>scienza</strong> a esclusivo vantaggio dell'umanità!<br />
Così stando le cose, il massimo in cui si può sperare è una progenie <strong>di</strong> gnomi inventivi, pronti a farsi assoldare per<br />
qualsiasi scopo. Mi sono anche convinto, Sarti, <strong>di</strong> non aver mai corso dei rischi gravi. Per alcuni anni ebbi la forza <strong>di</strong><br />
una pubblica autorità. Ma ho messo la mia sapienza a <strong>di</strong>sposizione dei potenti perché la usassero, o non la usassero, o<br />
ne abusassero, a seconda dei loro fini. (Virginia è en<strong>tra</strong>ta con un vassoio e resta immobile ad ascoltare). Ho <strong>tra</strong><strong>di</strong>to la<br />
mia professione. Quando un uomo ha fatto ciò che ho fatto io, la sua presenza non può essere tollerata nei ranghi<br />
della <strong>scienza</strong>.<br />
(B. Brecht, Vita <strong>di</strong> Galileo, <strong>tra</strong>d. it. <strong>di</strong> E. Castellani, Einau<strong>di</strong>, Torino 1994, pp. 233-241)<br />
Barry Commoner Un pioniere degli stu<strong>di</strong> ambientali. Già negli anni Sessanta del secolo scorso <strong>di</strong>verse voci si<br />
sono levate a mettere in guar<strong>di</strong>a sui rischi connessi a uno sfruttamento tecnologico delle risorse del pianeta,<br />
funzionale a un ristretto gruppo <strong>di</strong> uomini intenti alla massimizzazione dei profitti e <strong>di</strong>mentichi delle conseguenze<br />
complessive del loro operare. Un risalto particolare ha avuto, in questo ambito, la riflessione del biologo Barry<br />
Commoner (nato nel 1917), che è stato uno dei pionieri degli stu<strong>di</strong> ambientali negli Stati Uniti e che ha istruito un<br />
processo non tanto alla tecnologia in se stessa o all'industria in quanto tale, ma a un modello <strong>di</strong> sviluppo che non tiene<br />
conto della necessità <strong>di</strong> un equilibrio <strong>tra</strong> quanto viene preso dalla natura e quanto occorre restituire ad essa.<br />
I principi <strong>di</strong> un'azione ecologista Nel libro II cerchio da chiudere, scritto nel 1971, da cui è <strong>tra</strong>tto il brano che<br />
segue, egli propone alcuni principi che devono guidare un'azione ecologista, il primo dei quali è che «ogni cosa è<br />
connessa con qualsiasi al<strong>tra</strong>» (p. 29), ossia ogni azione che provoca un'alterazione in un settore specifico<br />
dell'ecosistema si <strong>di</strong>ffonde rapidamente a tutto quanto il sistema.<br />
<strong>La</strong> posizione <strong>di</strong> Commoner prevede uno stretto legame <strong>tra</strong> <strong>scienza</strong> ed ecologia, in quanto «nel mondo delle<br />
bombe nucleari, dello smog e delle acque inquinate, per comprendere l'ambiente occorre l'aiuto dello scienziato» (p.<br />
42), ed è ispirata dalla convinzione della necessità <strong>di</strong> un impegno pubblico complessivo che renda possibile godere i<br />
frutti della <strong>scienza</strong> senza <strong>di</strong>struggere le potenzialità del nostro pianeta, finito e limitato. L'allarmata analisi <strong>di</strong><br />
Commoner non è priva <strong>di</strong> note <strong>di</strong> speranza ed è intesa come una chiamata collettiva a una riforma del sistema, per<br />
evitare <strong>di</strong> oltrepassare il punto <strong>di</strong> non ritorno.<br />
L'era dell’“antropocene" Circa quarant'anni dopo due importanti chimici, stu<strong>di</strong>osi dei problemi dell'atmosfera,<br />
Paul Crutzen e Eugene Stoemer, osservando come le attività umane degli ultimi duecento anni abbiano mo<strong>di</strong>ficato in<br />
modo decisivo le con<strong>di</strong>zioni del mondo naturale, hanno proposto <strong>di</strong> chiamare la nos<strong>tra</strong> era geologica con il termine<br />
"antropocene" ossia "la recente epoca dell'uomo". Poiché tale epoca è caratterizzata dalla capacità dell'agire umano<br />
<strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare un sempre più ampio spettro <strong>di</strong> sistemi biofisici, è necessario, a loro avviso, un impegno urgente per<br />
evitare la <strong>di</strong>struzione del pianeta e ridurre la vulnerabilità del nostro mondo.<br />
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