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La scienza tra responsabilita e delirio di onnipotenza

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atomica. «Quelle grida <strong>di</strong> entusiasmo non mi sembravano davvero al loro posto», osserva seccamente l'uomo che nel<br />

1939 aveva per primo valutato la potenza dell'energia che si sarebbe liberata con la fissione del nucleo dell'atomo. Ora<br />

quella potenza aveva <strong>di</strong>strutto decine <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> vite. Per persone come Einstein che avevano fatto del loro meglio<br />

per impe<strong>di</strong>re l'impiego della bomba, il 6 agosto 1945 fu un giorno <strong>di</strong> lutto. Ma che cosa pensavano gli uomini e le<br />

donne lassù a Los Alamos? In fin dei conti non avevano fatto che lavorare notte e giorno per giungere a questo<br />

risultato. Dovevano ora essere fieri della propria opera, come li autorizzava a essere l'opinione pubblica con le sue<br />

prime grida <strong>di</strong> stupore o dovevano vergognarsi del loro lavoro, pensando alla sciagura che avevano apportato a tanti<br />

esseri in<strong>di</strong>fesi? O magari - singolarissima con<strong>tra</strong>d<strong>di</strong>zione -la stessa persona poteva provare orgoglio e al tempo stesso<br />

vergogna? Il tutto era ancor più sconcertante, se <strong>di</strong> fronte a quell'avvenimento quasi inconcepibile si pensava a quegli<br />

uomini che con la loro intelligenza e volontà lo avevano provocato. Agli occhi del mondo la loro figura acquistò una<br />

<strong>di</strong>mensione che non corrispondeva più con il loro essere reale. Nella mente dei profani <strong>di</strong>vennero figure mitiche,<br />

sovrumane. Furono chiamati «Titani», paragonati a Prometeo, il quale aveva sfidato Zeus che regge le sorti del<br />

mondo; furono chiamati «demoni». Ma a se stessi, essi continuavano ad apparire esseri umani che non si<br />

<strong>di</strong>stinguevano né per speciali virtù né per speciale malvagità, esseri pieni <strong>di</strong> con<strong>tra</strong>d<strong>di</strong>zioni, che nei giorni <strong>di</strong> lavoro<br />

calcolavano senza «lasciarsi <strong>di</strong>s<strong>tra</strong>rre» il probabile raggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione della loro bomba, e che nei pomeriggi <strong>di</strong> festa<br />

potevano essere i giar<strong>di</strong>nieri più amorevoli, che si levavano l'acqua dalla bocca per salvare una pianta minacciata dalla<br />

siccità. Robert Brode, un fisico americano che venti anni prima aveva stu<strong>di</strong>ato a Gottinga, cercò <strong>di</strong> descrivere i propri<br />

sentimenti e quelli dei suoi colleghi <strong>di</strong> Los Alamos nel modo seguente: «Certo, eravamo spaventati dall'effetto della<br />

nos<strong>tra</strong> arma. Soprattutto perché non era stata rivolta, come pensavamo, contro gli impianti militari <strong>di</strong> Hiroshima, ma<br />

proprio contro il centro della città. Ma, se devo <strong>di</strong>re tutta la verità, il nostro sollievo era ancora più grande. Finalmente<br />

le nostre famiglie e i nostri amici nelle altre città e nazioni sapevano perché eravamo scomparsi da anni. Ora era chiaro<br />

a tutti che anche noi avevamo fatto il nostro dovere. E noi stessi sapevamo infine che il nostro lavoro non era stato<br />

inutile. lo personalmente non provai nessun senso <strong>di</strong> colpa».<br />

Willie Higinbotham, un trentaquattrenne esperto <strong>di</strong> elettroni, figlio <strong>di</strong> un pastore protestante, destinato a<br />

<strong>di</strong>venire <strong>di</strong> li a poco uno degli esponenti degli scienziati atomici che si sentivano responsabili moralmente del proprio<br />

lavoro, scrisse da Los Alamos a sua madre: «Io non sono per niente fiero del "compito" che abbiamo assolto [...] Può<br />

darsi che questo or<strong>di</strong>gno sia cosi <strong>di</strong>struttivo che l'uomo sia costretto a starsene pacifico [...] Ma ora comprendo cosa si<br />

intende per sentimenti con<strong>tra</strong>stanti». Alcuni degli scienziati che lavoravano a Los Alamos sapevano che vi si trovava<br />

ancora, pronta per l'uso, l'ultima delle tre bombe atomiche che erano state costruite [...]. Secondo tutte le previsioni,<br />

avrebbe avuto effetti ancor più spaventosi. Uno dei costruttori <strong>di</strong> questa bomba (che per ovvie ragioni non desidera<br />

esser nominato) confessa: «Temevo che quest'al<strong>tra</strong> bomba venisse impiegata. Speravo che non la si sarebbe<br />

adoperata e tremavo al pensiero <strong>di</strong> quello che avrebbe potuto provocare. E tuttavia, se devo essere proprio sincero,<br />

smaniavo <strong>di</strong> sapere se questa bomba avrebbe giustificato le aspettative in essa riposte, insomma se avrebbe<br />

"funzionato". Pensieri terribili, lo so bene, eppure non riuscivo a scacciarli». [...] <strong>La</strong> seconda bomba fu sganciata. Con il<br />

lancio della bomba su Nagasaki, lo stato maggiore americano si proponeva soprattutto una cosa: dare all'avversario<br />

l'impressione che gli USA possedessero già un intero arsenale <strong>di</strong> bombe atomiche, per indurlo cosi a gettare<br />

imme<strong>di</strong>atamente le armi. [...]<br />

A molti scienziati atomici interessava la possibilità <strong>di</strong> illuminare gli altri uomini sulla mostruosità della «nuova<br />

arma». Ora leggevano sui giornali che alcuni deputati al Congresso sostenevano che gli Stati Uniti dovevano serbare il<br />

«segreto» della bomba atomica, e avrebbero voluto rispondere che non esistevano «segreti atomici» che qualunque<br />

nazione scientificamente avanzata non avrebbe potuto scoprire da sé entro brevissimo tempo. [...] Soprattutto gli<br />

scienziati <strong>di</strong> Los Alamos erano irritati dal fatto che l'esercito giocava a nascon<strong>di</strong>no col problema della ra<strong>di</strong>oattività. Già<br />

prima che la bomba venisse impiegata, alcuni <strong>di</strong> loro avevano proposto <strong>di</strong> lanciare, assieme alla bomba, volantini che<br />

accennassero al pericolo della ra<strong>di</strong>oattività, un pericolo nuovo, portato da una nuova arma. Le istanze militari avevano<br />

opposto un rifiuto, temendo che simili ammonimenti potessero essere interpretati nel senso che si ammetteva <strong>di</strong><br />

impiegare un 'arma affine ai gas asfissianti.<br />

E ora, ovviamente per le stesse ragioni, si continuava a stendere un velo <strong>di</strong> silenzio sugli effetti della ra<strong>di</strong>oattività<br />

sviluppata dai bombardamenti atomici. Si <strong>di</strong>chiarò che <strong>tra</strong> le macerie <strong>di</strong> Hiroshima non si trovava più una ra<strong>di</strong>oattività<br />

pericolosa, e si tacque il fatto che, nel momento dell'esplosione, un'infinità <strong>di</strong> persone erano state esposte a una dose<br />

<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>oattività mortale o tale da provocare malattie incurabili. [ ...] Quando, nell'agosto 1945, un fisico <strong>di</strong> Los Alamos<br />

durante un esperimento fu colpito dalle ra<strong>di</strong>azioni e morì dopo spaventose sofferenze, [...] per la prima volta gli<br />

uomini <strong>di</strong> Los Alamos provarono gli effetti mortali della nuova energia non at<strong>tra</strong>verso una statistica impersonale, ma<br />

at<strong>tra</strong>verso la sofferenza, l'agonia e la fine <strong>di</strong> una persona a loro vicina. <strong>La</strong> <strong>di</strong>sgrazia spronò l'azione, del resto già<br />

iniziata, <strong>di</strong> quegli scienziati atomici che volevano <strong>di</strong>re al mondo tutta la verità sulle nuove armi e scongiurare l'umanità<br />

<strong>di</strong> rinunziare a qualsiasi impiego bellico dell'energia nucleare. Cosi [...] si costituì a Los Alamos la «Lega degli scienziati<br />

atomici», a cui aderirono imme<strong>di</strong>atamente circa cento stu<strong>di</strong>osi. Gruppi analoghi erano già sorti nelle settimane<br />

precedenti a Chicago, Oak Ridge e New York. Questi gruppi si misero in contatto <strong>tra</strong> loro e decisero <strong>di</strong> esercitare,<br />

illuminando il pubblico, una forte pressione sugli uomini <strong>di</strong> Stato del loro paese, anche se una simile apertura nei<br />

confronti dell'opinione pubblica significava una sfida ai regolamenti militari ai quali pur sempre sottostavano. Fu<br />

l'inizio <strong>di</strong> un movimento che in seguito - non senza esagerazione - venne definito la «rivolta degli scienziati atomici».<br />

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