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La Rivoluzione scientifica (testi introduttivi/Scheda 1)

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PERCORSO 3. LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA/SCHEDA 1<br />

LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA<br />

Lo schema concettuale della nuova scienza.<br />

1. «Il tipo di sapere al quale attribuiamo il nome di scienza è nato in Europa e si è diffuso con straordinaria<br />

rapidità in tutte le aree del pianeta. Quel tipo di sapere è oggi presente non solo in culture non occidentali di<br />

antichissima tradizione (come la Cina, il Giappone, l'India, la Corea), ma anche presso popoli che, non più di un<br />

secolo fa, erano considerati "primitivi”. O perché troppo abituati a cose straordinarie o perché privi di senso<br />

storico, arriviamo a non meravigliarci neppure del fatto (per la verità stupefacente) che quel sapere abbia<br />

caratteristiche "trasversali" rispetto alle etnie, alle civiltà, alle nazioni, alle tradizioni religiose e culturali. Milioni<br />

di giovani studiano sugli stessi <strong>testi</strong>. <strong>La</strong> fisica o la genetica che si studiano in un dipartimento giapponese o<br />

australiano sono esattamente le stesse che vengono studiate in Scozia o in Francia o in Italia. Esiste anche un<br />

sistema di norme o un ethos scientifico che è condiviso da tutti i membri delle comunità scientifiche e che è (in<br />

misura storicamente variabile) indipendente dalle lingue, dai credi politici e religiosi. [...] Fra le norme accettate<br />

c’è quella della indipendenza delle verità scientifiche da ogni criterio razziale o politico o religioso o comunque<br />

"esterno" alla scienza, c'è quella che limita la proprietà intellettuale di una scoperta (che una volta effettuata<br />

appartiene a tutti) al pubblico riconoscimento della medesima, c'è infine quella di uno "scetticismo sistematico",<br />

di una volontà di controllo e di una corrispondente disponibilità al controllo che impongono che tutte le ipotesi<br />

avanzate e tutti i risultati conseguiti vengano sottoposti ad un continuo e irrispettoso e pubblico esame. […] Nel<br />

corso del Seicento si verificano una serie di modificazioni importanti: nascono le prime istituzioni scientifiche e<br />

viene proposta una immagine della scienza la quale contiene alcuni elementi che ci consentono di riconoscerla<br />

come nostra»<br />

Paolo Rossi, Lo scienziato in L’uomo barocco, <strong>La</strong>terza, Bari, 1991.<br />

2. Attraverso la grande rivoluzione <strong>scientifica</strong> e filosofica del secolo XVII si è andato formando e rafforzando un<br />

determinato modo di concepire la scienza che, pur da molte parti e per varie ragioni insidiato, appare tuttora<br />

presente e operante nella cultura del mondo contemporaneo. Che la scienza sia una lenta costruzione non mai<br />

finita alla quale ciascuno, nei limiti delle sue forze e delle sue capacità, può portare il suo contributo; che al<br />

progredire della scienza sia essenziale la collaborazione e la cooperazione e quindi la creazione di appositi<br />

«istituti» sociali e linguistici; che la ricerca <strong>scientifica</strong> abbia come fine non il vantaggio di una singola persona o<br />

razza o gruppo, ma quello dell'intero genere umano; che in ogni caso lo sviluppo o la crescita della ricerca stessa<br />

sia qualcosa di più importante delle persone singole che lo pongono in atto: queste, oggi diventate verità di<br />

senso comune, sono alcune fra le componenti essenziali di una considerazione della scienza che ha precise<br />

origini storiche. Essa è assente nelle grandi concezioni religiose dell'Oriente, nell'antichità classica, nella<br />

Scolastica medievale. Viene alla luce in Europa, come il più tipico prodotto della civiltà occidentale moderna, fra<br />

la metà del Cinquecento e la metà del Seicento. P. Rossi, I filosofi e le macchine,; Feltrinelli, 1976<br />

Il connubio fra scienza e tecnica<br />

1. <strong>La</strong> polemica contro il richiamo al principio di autorità. L’esperienza come “vera maestra”.<br />

Chi disputa allegando l’autorità, non adopra l’ingegno, ma più tosto la memoria. Come la pittura va d’età in età<br />

declinandosi e perdendosi, quando i pittori non hanno per autore che la fatta pittura. […]così voglio dire di<br />

queste cose matematiche, che quegli, che solamente studiano li autori, e non l’opre di natura, son per arte<br />

nipoti, non figlioli d’essa natura, maestra de’ boni autori. – Odi somma stoltizia di quelli, i quali biasimano coloro<br />

che ‘maparano da la natura, lasciando stare li autori discepoli d’essa natura! […] Molti mi crederanno<br />

ragionevolmente potere riprendere, allegando le mie prove essere contro all’autorità d’alquanti omini di gran<br />

reverenza, presso dei loro inesperti judizi; non considerando le mie cose esser nate sotto la semplice e mera<br />

sperienza, la quale è maestra vera.<br />

Leonardo Da Vinci, Pensieri filosofici e scientifici.<br />

2. Il confronto con le concrete attività artigianali come spunto per allargare gli orizzonti della conoscenza.<br />

I Discorsi intorno a due nuove scienze (1638) – nel quale Galileo espone un’organica sistematizzazione della<br />

teoria del moto – si aprono col riconoscimento del forte stimolo esercitato sugli «intelletti specolativi» dagli<br />

sviluppi della tecnica.<br />

Salviati. <strong>La</strong>rgo campo di filosofare a gl'intelletti speculativi parmi che porga la frequente pratica del famoso<br />

arsenale di voi, Signori Veneziani, ed in particolare in quella parte che mecanica si domanda; atteso che quivi<br />

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PERCORSO 3. LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA/SCHEDA 1<br />

ogni sorte di strumento e di machina vien continuamente posta da numero grande d'artefici, tra i quali, e per<br />

l'osservazioni fatte dai loro antecessori, e per quelle che di propria avvertenza vanno continuamente per se<br />

stessi facendo, è forza che ve ne siano de i peritissimi e di finissimo discorso.<br />

Sagredo.V. S. non s'inganna punto: ed io, come per natura curioso, frequento per mio diporto la visita di questo<br />

luogo e la pratica di questi che noi, per certa preminenza chetengono sopra 'l resto della maestranza, domandia<br />

mo proti; la conferenza de i quali mi ha più volte aiutato nell'investigazione della ragione di effetti non solo mar<br />

avigliosi, mareconditi ancora e quasi inopinabili.<br />

Galileo Galilei, Discorsi intorno a due nuove scienze<br />

3. Le potenzialità conoscitive dei nuovi strumenti tecnici.<br />

Galilei promette al lettore grandi cose e specifica che esse sono legate non solo alla novità delle scoperte, ma<br />

anche all’uso di uno strumento di cui si propone di mostrare le potenzialità. Le espressioni frequenti “bellissima<br />

cosa”, “grande cosa” ecc trasmettono al lettore l’emozione della scoperta che apre orizzonti inaspettati e nuove<br />

prospettive che permettono di superare la vecchia cosmologia. Galilei scopre le imperfezioni dei corpi celesti e<br />

supera la tradizionale distinzione tra cielo e terra e si avvia ad una comprensione unitaria dell’universo.<br />

Ma quel che di gran lunga supera ogni meraviglia, e principalmente ci spinse a renderne avvertiti tutti gli<br />

astronomi e filosofi, è l'aver scoperto quattro astri erranti, da nessuno, prima di noi, conosciuti né osservati,<br />

che, a somiglianza di Venere e Mercurio intorno al Sole, hanno le loro rivoluzioni attorno a un certo astro<br />

cospicuo tra i conosciuti, ed ora lo precedono ora lo seguono, non mai allontanandosene oltre determinati<br />

limiti. E tutte queste cose furono scoperte e osservate pochi giorni or sono con l'aiuto d'un occhiale che io<br />

inventai dopo aver ricevuto l'illuminazione della grazia divina.[…]<br />

Circa dieci mesi fa ci giunse notizia che era stato costruito da un certo Fiammingo un occhiale, per<br />

mezzo del quale gli oggetti visibili, pur distanti assai dall'occhio di chi guarda, si vedevan distintamente come<br />

fossero vicini; e correvan voci su alcune esperienze di questo mirabile effetto, alle quali chi prestava fede, chi<br />

no. Questa stessa cosa mi venne confermata pochi giorni dopo per lettera dal nobile francese Iacopo Badovere,<br />

da Parigi; e questo fu causa che io mi volgessi tutto a cercar le ragioni e ad escogitare i mezzi per giungere<br />

all'invenzione di un simile strumento, che poco dopo conseguii, basandomi sulla dottrina delle rifrazioni.<br />

Preparai dapprima un tubo di piombo alle cui estremità applicai due lenti, entrambe piane da una parte, e<br />

dall'altra una convessa e una concava; posto l'occhio alla parte concava vidi gli oggetti abbastanza grandi e<br />

vicini, tre volte più vicini e nove volte più grandi di quanto non si vedano a occhio nudo. In seguito preparai uno<br />

strumento più esatto, che mostrava gli oggetti più di sessanta volte maggiori. E finalmente, non risparmiando<br />

fatiche e spese, venni a tanto da costruirmi uno strumento così eccellente, che gli oggetti visti per il suo mezzo<br />

appaiono ingranditi quasi mille volte e trenta volte più vicini che visti a occhio nudo. Quanti e quali siano i<br />

vantaggi di un simile strumento, tanto per le osservazioni di terra che di mare, sarebbe del tutto superfluo dire.<br />

Ma lasciate le terrestri, mi volsi alle speculazioni del cielo; e primamente vidi la Luna così vicina come distasse<br />

appena due raggi terrestri. Dopo questa, con incredibile godimento dell'animo, osservai più volte le stelle sia<br />

fisse che erranti; e poiché le vidi assai fitte, cominciai a studiare il modo con cui potessi misurare le loro<br />

distanze, e finalmente lo trovai.<br />

Galileo Galilei, Sidereus nuncius<br />

4. L'invenzione della stampa e la rivoluzione astronomica<br />

Nel brano seguente l’autrice sostiene che l'invenzione della stampa a caratteri mobili fu un fattore decisivo per<br />

la nascita della rivoluzione astronomica. Essa permise a Copernico, Brahe e Keplero di avere a disposizione e di<br />

poter confrontare simultaneamente una quantità di libri e di dati fino ad allora inaccessibile, in particolare quelli<br />

che facevano riferimento all'antica tradizione astronomica pitagorica. Inoltre gli astronomi del 1500 poterono<br />

avvalersi di disegni, grafici e illustrazioni riprodotti a stampa di cui gli antichi non disponevano.<br />

Se ci si rendesse maggiormente conto dell'importanza della ricerca di archivio per gli astronomi, sarebbe<br />

più facile collegare le prime fasi della rivoluzione copernicana ai cambiamenti concomitanti che trasformarono<br />

le biblioteche e le rotte del libro durante il primo secolo della stampa. Come astronomo vissuto dopo<br />

l'invenzione della stampa, Copernico ebbe l'opportunità di esaminare una gamma più ampia di documenti e di<br />

usare più libri di consultazione rispetto agli astronomi che l'avevano preceduto. Questo dato ovvio è spesso<br />

celato dagli animati dibattiti sul ruolo svolto da una tradizione testuale rispetto a un'altra - sul peso da attribuire<br />

alla prolungata critica a Aristotele, piuttosto che a una nuova rinascita di Platone o alla voga dei <strong>testi</strong> ermetici.<br />

2


PERCORSO 3. LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA/SCHEDA 1<br />

Posto che tali influenze possono essere importanti nel lavoro di Copernico e meritano uno studio, vale la pena<br />

soffermarsi anche sull'interazione di molti <strong>testi</strong> diversi su un'unica mente. Essendo libero dalla "schiavitù" della<br />

copiatura, avendo a disposizione più dizionari e altri libri di consultazione, i frontespizi, i cataloghi di libri e altri<br />

rudimentali sussidi bibliografici, Copernico fu in grado di intraprendere un esame della letteratura su scala più<br />

vasta di quanto era stato possibile in precedenza. L'accesso a una maggiore varietà di documenti era utile non<br />

solo quando decise di "rileggere i libri di tutti i filosofi su cui potevo mettere le mani [...]" in modo da vagliare le<br />

possibili alternative a una "tradizione matematica incerta" [Lettera introduttiva a De Revolutionibus]. […] Né la<br />

rinascita platonica né la prolungata critica di Aristotele gli consentivano di conoscere le osservazioni che<br />

risalivano a periodi pre-cristiani, di paragonare le osservazioni fatte dagli alessandrini e dagli arabi alle sue, di<br />

stabilire i "nomi dei mesi egizi" e la lunghezza dei "cicli di Calippo", o di rilevare che la datazione fatta da un<br />

collega di un equinozio autunnale osservato da Tolomeo era sbagliata di almeno dieci anni. [...] Con questo non<br />

voglio dire che le "correnti intellettuali" rinascimentali non abbiano influenzato il lavoro di Copernico. <strong>La</strong> critica<br />

scolastica di Aristotele e le idee neoplatoniche contribuirono certo a dar forma alla soluzione da lui proposta. Il<br />

suo riconoscimento che alcuni studiosi antichi avevano creduto in teorie eliocentriche e/o geocinetiche doveva<br />

molto alle antologie classiche rinascimentali composte da umanisti italiani come Giorgio Valla. Ma naturalmente<br />

l'accesso a varie antologie umanistiche e la maggiore consapevolezza di antiche cosmologie e teorie<br />

astronomiche dipendevano anche dalla produzione di edizioni a stampa. [...]<br />

Elizabeth Eisenstein, <strong>La</strong> rivoluzione inavvertita: la stampa come fattore di mutamento,<br />

Umanesimo, Rinascimento e nuova scienza.<br />

1. Il platonismo rinascimentale come molla della rivoluzione astronomica<br />

Secondo Kuhn, la rivoluzione copernicana - e più in generale ogni rivoluzione <strong>scientifica</strong> - non fu messa in moto<br />

da nuove osservazioni empiriche, ma da un atto di fede <strong>scientifica</strong> da parte di Copernico e degli astronomi che<br />

come lui aderirono alla teoria eliocentrica. Tale atto di fede fu favorito dal platonismo rinascimentale, in<br />

particolare dalla sua esaltazione della matematica come fondamento dell'ordine cosmico e dal culto del Sole,<br />

come simbolo materiale della divinità.<br />

Platone stesso rilevò la necessità della matematica come allenamento per la mente che va alla ricerca delle<br />

forme; si dice che sulla porta della sua Accademia egli abbia fatto incidere: «Non entri nelle mie porte nessuno<br />

che sia ignaro di geometria». I neoplatonici andarono oltre. Essi trovarono nella matematica la chiave per<br />

giungere alla natura essenziale di Dio, l'anima, e all'anima del mondo, cioè l'universo. Un caratteristico brano di<br />

Proclo, neoplatonico del secolo V, esprime perfettamente una parte di questa mistica visione della matematica<br />

[...].<br />

Proclo e gli umanisti che abbracciarono la sua causa sono assai lontani dalle scienze fisiche. Ma essi, di quando<br />

in quando, influenzarono i loro contemporanei più portati agli studi scientifici e ciò ebbe come conseguenza una<br />

nuova ansia di ricerca che molti scienziati del tardo Rinascimento provarono per le semplici regole geometriche<br />

e aritmetiche della natura. Domenico Maria da Novara, amico di Copernico e suo docente a Bologna, fu<br />

strettamente legato ai neoplatonici fiorentini che tradussero Proclo ed altri autori della sua scuola. Il Novara<br />

stesso fu tra i primi a criticare la teoria planetaria tolemaica con argomentazioni neoplatoniche, ritenendo che<br />

nessun sistema così complesso e pesante potesse rappresentare il vero ordine matematico della natura.<br />

Quando l'allievo di Novara, Copernico, lamentava che gli astronomi tolemaici «sembrano violare i principi<br />

basilari dell'uniformità del moto» e che essi erano stati incapaci «di dedurre la cosa più importante, vale a dire<br />

la forma dell'universo e l'immutabile simmetria delle sue parti», si inquadrava nella stessa tradizione<br />

neoplatonica. <strong>La</strong> tendenza neoplatonica è ancor più forte nel grande successore di Copernico, Kepler. Come<br />

vedremo, la ricerca di semplici relazioni numeriche informa e motiva gran parte dell'opera di Kepler. [...]<br />

Il Dio del neoplatonismo era un principio creatore che si moltiplicava e la cui immensa potenzialità era<br />

dimostrata dalla stessa molteplicità delle forme che da lui scaturivano. Nell'universo materiale questa feconda<br />

divinità era appropriatamente rappresentata dal Sole, le cui irradiazioni visibili e invisibili davano all'universo<br />

luce, calore e fertilità.<br />

Questa identificazione simbolica del Sole con Dio si ritrova spesso nella letteratura e nell’arte del Rinascimento.<br />

[…]<br />

Il neoplatonismo è evidente nell'atteggiamento mentale di Copernico verso il Sole e la semplicità matematica. È<br />

un elemento essenziale del clima intellettuale che generò la sua visione dell'universo.<br />

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PERCORSO 3. LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA/SCHEDA 1<br />

Thomas Kuhn <strong>La</strong> rivoluzione copernicana, 1957<br />

2. Bernardino Telesio [1509-1588],<br />

Coloro che prima di noi indagarono la struttura di questo nostro mondo e la natura delle cose in esso contenute,<br />

lo fecero certo con lunghe veglie e grandi fatiche, ma inutilmente come sembra. Che cosa, infatti, questa natura<br />

può aver rivelato ad essi, i cui discorsi, nessuno escluso, dissentono e contrastano con le cose ed anche con se<br />

stessi? E possiamo ritenere che questo è ad essi accaduto proprio perché, avendo avuto forse troppa fiducia in<br />

se stessi, dopo aver indagato le cose e le loro forze, non attribuirono ad esse, come era necessario, quella<br />

grandezza, indole e facoltà, di cui si vede che sono dotate; ma, disputando quasi e gareggiando con Dio in<br />

sapienza, avendo osato ricercare con la ragione le cause e princìpi del mondo stesso, e credendo e volendo<br />

credere di aver trovato queste cose che non avevano trovato, si costruirono un mondo a loro arbitrio. Pertanto<br />

ai corpi, di cui si vede che il mondo è costituito, attribuirono non la grandezza e posizione, che si vede hanno<br />

ottenuto, né quella dignità e quelle forze, di cui si vede che sono dotati, ma quelle di cui avrebbero dovuto<br />

essere dotati secondo i dettami della loro ragione. Non era cioè necessario che gli uomini compiacessero a se<br />

stessi e insuperbissero fino al punto da attribuire (quasi precedendo la natura e affettando non solo la sapienza<br />

ma anche la potenza di Dio) alle cose quelle proprietà, che essi non avevano visto che a queste inerivano, e che<br />

invece dovevano essere assolutamente tratte dalle cose. Noi, poiché non abbiamo avuta tanta fiducia in noi<br />

stessi, e poiché siamo dotati di un ingegno più tardo e di un animo più debole, e poiché siamo amanti e cultori di<br />

una sapienza del tutto umana (la quale certamente deve sembrare che sia pervenuta al sommo delle sue<br />

possibilità, se è riuscita a scorgere quelle cose che il senso ha manifestato e quelle che si possono trarre dalla<br />

somiglianza con le cose percepite col senso), ci siamo proposti d'indagare solamente il mondo e le sue singole<br />

parti e le passioni, azioni, operazioni ed aspetti delle parti e delle cose in esso contenute. Ognuna di esse, infatti,<br />

se rettamente osservata, manifesterà la propria grandezza, ed ognuna di queste la propria indole, forza e<br />

natura.<br />

Così che se apparirà che nulla di divino e che sia degno di ammirazione e che sia anche troppo acuto si trova nei<br />

nostri scritti, essi però non contrasteranno affatto o con le cose o con se stessi; noi cioè abbiamo seguito il senso<br />

e la natura, e nient'altro; quella natura, che, concordando sempre con se stessa, agisce ed opera sempre le<br />

stesse cose e allo stesso modo.<br />

De rerum natura iuxta propria principia<br />

3. Bruno: la nuova cosmologia<br />

Nella seconda metà del secolo XVI il copernicanesimo è al centro di molte polemiche. A Londra nel 1584<br />

Giordano Bruno viene invitato a esporre le sue idee sulle tesi di Copernico in una riunione amichevole, svoltasi nel<br />

primo giorno di Quaresima, il giorno delle Ceneri. Da questo incontro trae spunto la Cena delle Ceneri,<br />

consistente in cinque dialoghi nei quali Bruno espone la propria visione dell'universo.<br />

Copernico, proponendo una cosmologia in cui la concezione della Terra come un astro in movimento elimina<br />

qualsiasi subordinazione del mondo terrestre al mondo celeste, apre la strada alla liberazione dell'umanità dalle<br />

tenebre dell'ignoranza. <strong>La</strong> compiuta liberazione sarebbe poi venuta dall'opera di Bruno. Nel dialogo, il<br />

protagonista Teofilo, dopo aver parlato di Copernico tesse l'elogio dello stesso Bruno, definito come «il Nolano».<br />

Or ecco quello, ch'ha varcato l'aria, penetrato il cielo, discorse le stelle, trapassati gli margini del mondo,<br />

fatte svanir le fantastiche muraglia de le prime, ottave, none, decime ed altre 1 , che vi s'avesser potuto<br />

aggiungere, sfere, per relazione de vani matematici e cieco veder di filosofi volgari; cossì al cospetto d' ogni<br />

senso e raggione, co' la chiave di solertissima inquisizione aperti que' chiostri de la verità, che da noi aprir si<br />

posseano, nudata la ricoperta e velata natura, [...] n'apre gli occhi a veder questo nume, questa nostra madre,<br />

che nel suo dorso ne alimenta e ne nutrisce, dopo averne produtti dal suo grembo, al qual di nuovo sempre ne<br />

riaccoglie [...] .<br />

Cossì conoscemo tante stelle, tanti astri, tanti numi, che son quelle tante centinaia di migliaia, ch'assistono al<br />

1 fantastiche ... ed altre: il riferimento, come si dice subito dopo, è all'universo aristotelico-tolemaico, nel quale le sfere<br />

cristalline, nella loro solidità, erano per Bruno come «muraglia», parola che assume anche un evidente senso metaforico, in<br />

quanto indica un ostacolo posto alla conoscenza.<br />

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PERCORSO 3. LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA/SCHEDA 1<br />

ministerio 2 e contemplazione del primo, universale, infinito ed eterno efficiente. Non è più imprigionata la<br />

nostra raggione coi ceppi de' fantastici mobili e motori otto, nove e diece, Conoscemo, che non è ch'un<br />

cielo, un'eterea reggione immensa, dove questi magnifici lumi serbano le proprie distanze, per comodità de la<br />

participazione de la perpetua vita. Questi fiammeggianti corpi son que' ambasciatori, che annunziano<br />

l'eccellenza de la gloria e maestà di Dio.<br />

Cossì siamo promossi a scuoprire l'infinito effetto dell'infinita causa, il vero e vivo vestigio de l'infinito<br />

vigore; ed abbiamo dottrina di non cercar la divinità rimossa da noi, se l'abbiamo appresso, anzi di dentro, più<br />

che noi medesmi siamo dentro a noi; non meno che gli coltori degli altri mondo non la denno cercare appresso<br />

di noi, l'avendo appresso e dentro di sé, atteso che non più la luna è cielo a noi, che noi alla luna.<br />

Cena delle Ceneri, Dialogo primo, in Dialoghi italiani, pp. 33-34<br />

___________________<br />

Guida all’analisi<br />

Bruno, elencando i propri meriti per bocca di Teofilo, propone una nuova cosmologia che contribuirà a<br />

demolire il modello aristotelico-tolemaico: l'universo, non avendo più margini, è diventato infinito; sono venute<br />

meno le sfere celesti che trasportavano i corpi celesti, come anche tutte le sfere aggiuntive, introdotte per<br />

spiegare i diversi moti celesti. <strong>La</strong> nuova visione astronomica si coniuga con una nuova concezione della natura,<br />

considerata un unico grande organismo del quale tutti facciamo parte. Il rinnovamento non è però solo<br />

scientifico, ma morale, perché la nuova astronomia ha liberato la ragione dai ceppi della tradizione e ha aperto<br />

di nuovo la strada della ricerca. Da ultimo, l'infinità dell'universo è fatta derivare, come in Cusano, dall'infinità di<br />

Dio che lo ha prodotto. Da qui deriva un esplicito panteismo che si traduce in un avvicinamento dell'uomo a Dio.<br />

Altro elemento suggestivo della cosmologia bruniana, già presente in Cusano, è il tema degli infiniti mondi, che<br />

ospitano un'infinità di forme di vita.<br />

Scienza e idee-extrascientifiche.<br />

1. “Non si può negare che, accanto alle idee metafisiche che hanno ostacolato il cammino della scienza, ce ne<br />

sono state altre – come l’atomismo speculativo – che ne hanno aiutato il progresso. E guardando alla questione<br />

dal punto di vista psicologico, sono propenso a ritenere che la scoperta <strong>scientifica</strong> è impossibile senza la fede in<br />

idee che hanno una natura puramente speculativa, e che talvolta sono addirittura piuttosto nebulose; fede,<br />

questa, che è completamente priva di garanzie dal punto di vista della scienza e che pertanto, entro questi<br />

limiti, è metafisica.”<br />

K. Popper, Logica della scoperta <strong>scientifica</strong><br />

2. “<strong>La</strong> scienza pertanto deve prendere avvio dai miti e dalla loro critica; non dunque dalla collezione di<br />

osservazioni, né dall’invenzione di esperimenti, bensì dalla discussione critica dei miti, delle tecniche e pratiche<br />

magiche. <strong>La</strong> trasmissione <strong>scientifica</strong> si distingue da quella pre<strong>scientifica</strong> perché ha due livelli. Come quest’ultima<br />

essa trasmette le proprie teorie; ma trasmette anche un atteggiamento critico nei loro confronti. Le teorie<br />

vengono trasmesse non come dogmi, ma come la sfida a discuterle e a migliorarle. Questa tradizione è greca.<br />

[…] L’atteggiamento critico, la tradizione della libera discussione delle teorie al fine di scoprirne i lati deboli, per<br />

poterle migliorare è l’atteggiamento tipico della ragionevolezza, della razionalità.”<br />

(K. Popper, <strong>La</strong> scienza: congetture e confutazioni)<br />

3. Sani: l'universo infinito di Bruno<br />

Significativo è l'atteggiamento psicologico del nolano di fronte alla nuova concezione di un mondo<br />

infinito: la perdita da parte della Terra della sua posizione centrale non è da lui avvertita come una degradazione<br />

per l'umanità. Al contrario, la nuova cosmologia gli sembra esaltare la dignità dell'uomo, perché pone la Terra in<br />

cielo, elevandola al rango delle stelle nobili Inoltre, il crollo dei limiti del mondo è annunciato da Bruno con<br />

l'entusiasmo de prigioniero che vede cadere le mura de carcere in cui è stato a lungo rinchiuso. [...] Se è vero<br />

che la distruzione del cosmo aristotelico- tolemaico suscita l'esaltazione di Bruno per l'abbattimento delle mura<br />

2<br />

ministerio: la dilatazione dell'universo e la moltiplicazione dei corpi celesti sono un tributo all'infinità di Dio, al cui culto<br />

presenziano «assistono al ministerio»]<br />

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PERCORSO 3. LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA/SCHEDA 1<br />

esterne dell'universo e per la fine del dualismo fra cielo, e Terra, è altrettanto certo che l'idea di un mondo<br />

infinito, col passare del tempo, sarà destinata a provocare anche una «ferita» al «narcisismo» umano (per usare<br />

la terminologia proposta da Freud in Introduzione alla psicoanalisi, del 1915-1917), cioè un'umiliazione che<br />

deprime l'orgoglio della nostra specie. Infatti, l'astronomia pre-copernicana forniva all'uomo il senso della sua<br />

importanza nel cosmo e del valore dei suoi atti: la Terra, posta al centro dell'universo, nel Medioevo era<br />

considerata teatro del dramma umano, in funzione del quale Dio aveva creato i cieli. L'infinitazzione del mondo<br />

fa invece apparire il nostro pianeta un insignificante corpo celeste e mette in crisi l'immagine di un universo<br />

antropocentrico, cioè costruito per l'uomo<br />

A. Sani, Infinito, Firenze, <strong>La</strong> Nuova I 1998, pp.<br />

Scienza e scienziati<br />

<strong>La</strong> rivoluzione astronomica. Una rivoluzione mentale<br />

Nessun altro motivo mi ha indotto a meditare su un nuovo possibile criterio di calcolare i movimenti<br />

delle sfere del mondo, se non il fatto di essermi accorto che i matematici stessi non sono d'accordo fra loro sul<br />

modo di determinarli. In primo luogo, essi sono tanto incerti sul moto del Sole e della Luna, che non riescono<br />

neppure a spiegare e osservare la lunghezza costante dell'anno stagionale. In secondo luogo, nel determinare il<br />

moto di questi pianeti e degli altri cinque, essi non usano né gli stessi princìpi e ipotesi né le stesse dimostrazioni<br />

adottate per le rivoluzioni e i moti apparenti. Così alcuni usano soltanto cerchi omocentrici, altri eccentrici ed<br />

epicicli, e tuttavia con questi mezzi non raggiungono integralmente i loro scopi. Infatti coloro che usano cerchi<br />

omocentrici, sebbene abbiano dimostrato che si possono comporre con questi alcuni moti differenti, non furono<br />

tuttavia in grado di stabilire con certezza nessun sistema che rispondesse sicuramente ai fenomeni. Quelli poi<br />

che hanno escogitato gli eccentrici, per quanto sembri che abbiano con buona approssimazione determinato i<br />

moti apparenti con calcoli rispondenti alle previsioni, furono tuttavia costretti ad aggiungere molte cose che<br />

sembrano violare i princìpi basilari dell'uniformità del moto. Né furono in grado di scoprire oppure di dedurre da<br />

tali mezzi la cosa più importante: vale a dire la forma dell'universo e l'immutabile simmetria delle sue parti.<br />

Accade invece ad essi quel che accade ad un pittore che prenda mani, piedi, testa e le altre membra da modelli<br />

differenti, e che le disegni in maniera eccellente ma non in funzione di un singolo corpo e, poiché tutte queste<br />

parti non armonizzano assolutamente fra loro, ne vien fuori un essere mostruoso invece che un uomo.<br />

Nicolò Copernico, Opere, a cura di P. Barone, UTET, Torino 1979, pp 165-178.<br />

Il concetto di <strong>Rivoluzione</strong> <strong>scientifica</strong> a partire dalla storia della scienza<br />

Negli anni recenti alcuni storici della scienza hanno trovato sempre più difficile adeguarsi ai compiti che il<br />

concetto di sviluppo per accumulazione assegna loro. Come cronisti di un processo incrementale, essi scoprono<br />

che ulteriori ricerche rendono più difficile, non più facile rispondere a domande come: Quando fu scoperto<br />

l'ossigeno? Chi fu il primo a concepire l'idea di conservazione dell'energia? Alcuni di loro sospettano in misura<br />

sempre maggiore che, semplicemente, è sbagliato fare domande di questo genere. Forse la scienza non si<br />

sviluppa per accumulazione di singole scoperte e invenzioni. Al tempo stesso questi storici si trovano di fronte a<br />

crescenti difficoltà quando si tratta di distinguere la componente "<strong>scientifica</strong>" delle osservazioni e delle<br />

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PERCORSO 3. LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA/SCHEDA 1<br />

credenze del passato da ciò che i loro predecessori hanno affrettatamente etichettato come "errore" o<br />

"superstizione". Quanto più accuratamente essi studiano la dinamica aristotelica o la chimica del flogisto o la<br />

termodinamica del calorico, tanto per fare degli esempi, con tanta maggiore certezza essi hanno la sensazione<br />

che le concezioni della natura che si erano affermate nel passato, non fossero, considerate nel loro insieme, né<br />

meno scientifiche né il prodotto di idiosincrasie umane più di quanto lo siano quelle di moda oggi. Se queste<br />

credenze fuori moda si devono chiamare miti, allora i miti possono essere prodotti dallo stesso genere di metodi<br />

e sostenuti per lo stesso genere di ragioni che oggi guidano la ricerca <strong>scientifica</strong>. Se, d'altra parte essi meritano il<br />

nome di scienza, allora la scienza ha incluso complessi di credenze abbastanza incompatibili con quelle che oggi<br />

sosteniamo. Date queste alternative, lo storico deve scegliere quest'ultima. Le teorie fuori moda non sono in<br />

linea di principio prive di valore scientifico per il fatto di essere state abbandonate. Una simile scelta, però,<br />

rende difficile guardare allo sviluppo scientifico come ad un processo di accrescimento " 3 […]<br />

"Una delle cose che una comunità <strong>scientifica</strong> acquista con un paradigma è un criterio per scegliere i problemi<br />

che, nel tempo in cui si accetta il paradigma, sono ritenuti solubili. In larga misura, questi sono gli unici problemi<br />

che la comunità ammetterà come scientifici e che i suoi membri saranno incoraggiati ad affrontare. Altri<br />

problemi, compresi alcuni che erano stati usuali in periodi anteriori, vengono respinti come metafisici, come<br />

appartenenti ad un'altra disciplina, o talvolta semplicemente come troppo problematici per meritare che si<br />

sciupi del tempo intorno ad essi. Un paradigma può finire addirittura, per questa via, con l'isolare la comunità da<br />

quei problemi socialmente importanti che non sono riducibili alla forma di rompicapo, poiché essi non possono<br />

venire formulati nei termini degli strumenti tecnici e concettuali forniti dal paradigma Una delle ragioni per cui<br />

la scienza normale sembra fare progressi così rapidi è che coloro che svolgono attività di ricerca entro i suoi<br />

quadri concentrano il loro lavoro su problemi che soltanto la loro mancanza di ingegnosità potrebbe impedir<br />

loro di risolvere." 4<br />

[…] "Quando mutano i paradigmi, il mondo stesso cambia con essi. Guidati da un nuovo paradigma, gli scienziati<br />

adottano nuovi strumenti e guardano in nuove direzioni. Ma il fatto ancora più importante è che, durante le<br />

rivoluzioni, gli scienziati vedono cose nuove e diverse anche quando guardano con gli strumenti tradizionali<br />

nelle direzioni in cui avevano già guardato prima. dopo un mutamento di paradigma gli scienziati non possono<br />

non vedere in maniera diversa il mondo in cui sono impegnate le loro ricerche. Nei limiti in cui i loro rapporti<br />

con quel mondo hanno luogo attraverso ciò che essi vedono e fanno, possiamo dire che, dopo una rivoluzione,<br />

gli scienziati reagiscono ad un mondo differente. Le dimostrazioni familiari del riorientamento della Gestalt<br />

visiva sono molto utili nel fornire un modello elementare di queste trasformazioni del mondo dello scienziato.<br />

Quelle che nel mondo dello scienziato prima della rivoluzione erano anatre, appaiono dopo come conigli. Colui<br />

che in un primo momento aveva visto la parte esterna di una scatola dall'alto, più tardi ne vede la parte interna<br />

3 Secondo Khun, dunque, la scienza non progredisce per accumulazione (né quella antica né quella moderna), o meglio<br />

progredisce per accumulazione solo all'interno di quella che egli chiama la "scienza normale ". Questa espressione sta ad<br />

indicare "una ricerca sensibilmente fondata su uno o su più risultati raggiunti dalla scienza del passato, ai quali una certa<br />

comunità <strong>scientifica</strong>, per un certo periodo di tempo, riconosce la capacità di costituire il fondamento della sua prassi<br />

ulteriore." Questi risultati raggiunti dalla scienza del passato, intorno ai quali la comunità <strong>scientifica</strong> svolge la sua attività di<br />

ricerca sono i " paradigmi " e cioè " conquiste scientifiche universalmente riconosciute, le quali, per un certo periodo,<br />

forniscono un modello di problemi e di soluzioni accettabili a coloro che praticano un certo campo di ricerche . " I paradigmi<br />

hanno due fondamentali caratteristiche: " i risultati che presentavano erano sufficientemente nuovi per attrarre uno stabile<br />

gruppo di seguaci, distogliendoli da forme di attività <strong>scientifica</strong> contrastanti con essi ; " " e nello stesso tempo erano<br />

sufficientemente aperti da lasciare al gruppo di scienziati costituitosi su queste basi la possibilità di risolvere problemi di<br />

ogni genere ." Consideriamo più attentamente questa seconda caratteristica: i "problemi d'ogni genere" di cui si occupano<br />

gli scienziati nell'ambito delle attività connesse alla scienza normale sono ciò che Khun chiama " rompicapo ". L'attività più<br />

frequente, all'interno della scienza normale, è quella di " soluzione di rompicapo" ricordando, però, che un rompicapo (in<br />

enigmistica e nei giochi in genere ) non è una qualsiasi attività che metta alla prova l'ingegno degli uomini nel<br />

raggiungimento di risultati più o meno interessanti o importanti " il valore intrinseco [dei risultati] non è un criterio per<br />

definire un rompicapo, lo è invece la certezza che esista una soluzione . " Ciò significa che in questa fase gli scienziati<br />

adoperano le loro energie intellettuali per risolvere soltanto quelle questioni la cui soluzione è stata in qualche modo già<br />

determinata dalla struttura del paradigma.<br />

4 All'interno della scienza normale, dunque, le conoscenze degli uomini si accrescono perché viene data via via soluzione a<br />

problemi e rompicapo, il cui significato dipende interamente dal paradigma che in quel momento è accettato dalla<br />

comunità <strong>scientifica</strong>. Le rivoluzioni scientifiche, invece, avvengono quando muta un paradigma; in questo caso non si tratta<br />

più di aggiungere nuove conoscenze alle vecchie, ma di reinterpretare l'intera nostra conoscenza del mondo<br />

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PERCORSO 3. LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA/SCHEDA 1<br />

dal basso." 5<br />

"L'individuo sottoposto ad un esperimento gestaltico sa che la sua percezione ha subito un'oscillazione perché<br />

egli è in grado di farla oscillare ripetutamente avanti e indietro finché tiene in mano lo stesso libro o lo stesso<br />

pezzo di carta. Cosciente del fatto che nulla è cambiato nell'ambiente che lo circonda egli dirige la sua<br />

attenzione in misura sempre maggiore non alla figura ( anatra o coniglio ), ma alle linee tracciate sulla carta a cui<br />

egli sta guardando. alla fine può persino imparare a vedere quelle linee senza vedere nessuna delle due figure, e<br />

può allora dire ( ciò che non avrebbe potuto legittimamente fare prima) che sono le linee quello che vede<br />

realmente, ma che le vede alternativamente come un'anitra o come un coniglio Per quanto riguarda<br />

l'osservazione <strong>scientifica</strong>, invece, la situazione è esattamente opposta. Lo scienziato non può far ricorso a nulla<br />

che sia al di sopra o al di là di ciò che vede con i propri occhi e coi propri strumenti. Se vi fosse una qualche<br />

autorità superiore rispetto alla quale si potesse dimostrare che la sua visione ha subito uno spostamento, quella<br />

autorità diventerebbe allora essa stessa la fonte dei suoi dati ed il comportamento della sua vista diventerebbe<br />

allora una fonte di problemi (come lo è per lo psicologo il comportamento dell'individuo soggetto<br />

all'esperimento ). Lo stesso genere di problemi sorgerebbe se lo scienziato potesse far oscillare da una parte e<br />

dall'altra la propria percezione come fa l'individuo soggetto agli esperimenti gestaltici. Il periodo durante in<br />

quale la luce era "talvolta un'onda, talvolta una particella" fu un periodo di crisi - un periodo in cui qualcosa non<br />

funzionava - ed esso ebbe fine soltanto con la meccanica ondulatoria e la realizzazione che la luce era un'entità<br />

coerente, diversa sia dalle onde che dalle particelle. Se nelle scienze, dunque, degli spostamenti percettivi<br />

accompagnano i mutamenti di paradigma, non possiamo aspettarci che gli scienziati siano diretti <strong>testi</strong>moni di<br />

questi mutamenti . " 6<br />

(T. Kuhn, <strong>La</strong> struttura delle rivoluzioni scientifiche)<br />

5 L'accostamento con i fenomeni visivi studiati dalla psicologia della Gestalt è però soltanto suggestivo, non può essere<br />

considerato una descrizione del tutto aderente a ciò che avviene nella mente degli scienziati durante una rivoluzione<br />

<strong>scientifica</strong><br />

6 L'ultima affermazione è particolarmente importante, perché chiarisce che vi è una riflessione sulla natura della scienza, e<br />

sui mutamenti dell'immagine del mondo ad essa connessi, che non può essere effettuata all'interno della ricerca <strong>scientifica</strong>.<br />

È un campo di indagine che si apre, invece, per lo storico delle idee e per il filosofo l'analisi delle "rivoluzioni scientifiche" è<br />

dunque loro compito.<br />

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