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marco cillis - Gruppo Athesis

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Peter Zumthor, in un suo scritto invita ad<br />

ascoltare lo spazio e dice che «ogni spazio<br />

funziona come un grande strumento musicale<br />

che raccoglie il suono, lo amplifica<br />

e lo trasmette». Questo, aggiunge, «ha a<br />

che vedere con la forma dello spazio, con<br />

la superficie dei materiali e con il modo in<br />

cui i materiali vengono applicati».<br />

Sappiamo ascoltare il suono dello spazio?<br />

Penso che progettare l’interno di un edificio<br />

abbia a che fare con questo.<br />

Percepire i suoni, catturare la luce, creare<br />

ombre, suscitare emozioni... in una parola<br />

creare atmosfere.<br />

Un approccio di questo tipo porta alla<br />

memoria non solo il lavoro dell’architetto,<br />

ma anche quello di registi,<br />

scenografi,fotografi, senza tralasciare<br />

scrittori, pittori e scultori che fanno<br />

dell’uso della luce e della materia un’arte<br />

ed un mestiere.<br />

Come non ricordare quelle atmosfere<br />

evocate dalle immagini del cinema neorealista<br />

italiano, o dagli interni creati da<br />

Stanley Kubrick come la War Room de Il<br />

Dottor Stranamore, il salone Cyber rococò<br />

o la lobby della Space Station Five in 2001:<br />

Odissea nello spazio, e gli interni dei primi<br />

007?<br />

Ogni volta che entro in una casa, che<br />

oltrepasso una soglia, mi chiedo chissà<br />

quali relazioni esistano con chi la abita, se<br />

davvero l’arredamento, come diceva Mario<br />

Praz, è il calco dell’anima, l’esaltazione<br />

dell’io del padrone di casa, o se rappresenta<br />

semplicemente lo sfondo delle più<br />

semplici azioni quotidiane che riassumono<br />

quello che chiamiamo abitare o vivere.<br />

Entro nelle case, cammino, respiro, mi<br />

siedo, mi alzo, parlo, ascolto, guardo.<br />

Gli spazi mi riportano alla memoria sensazioni,<br />

momenti del passato, del mio vis-<br />

INTERNO / INTERIORE<br />

suto, della mia infanzia, viaggio in spazi e<br />

ricordi che si legano e annodano creando<br />

immagini nella mia mente che mi fanno<br />

rivivere esperienze passate.<br />

Mi muovo tra gli oggetti e gli arredi e mi<br />

chiedo quali relazioni esistano tra di essi,<br />

se esistano rapporti chiari e coerenti tra le<br />

loro forme ed i materiali che li compongono,<br />

se la loro disposizione sia casuale o il<br />

frutto di un disegno o più semplicemente<br />

il risultato della stratificazione di ripetitive<br />

azioni quotidiane.<br />

SAPPIAMO ASCOLTARE<br />

IL SUONO DELLO SPAZIO?<br />

Apro le finestre e guardo fuori, a volte<br />

vedo le case che stanno di fronte, a volte<br />

vedo solo i tetti a volte solo il cielo, a volte<br />

vedo il mare.<br />

Quando c’è il sole la luce entra ed illumina<br />

la casa creando delle ombre sui muri che<br />

come meridiane scandiscono le diverse<br />

ore della giornata, quando piove tutto si<br />

spegne ed i colori si trasformano abbandonando<br />

le loro tonalità cromatiche per<br />

trasformarsi in scale di grigi.<br />

Chiudo la porta e scendo le scale attento a<br />

non fare rumore per non disturbare i miei<br />

pensieri.<br />

Sento della musica in sottofondo... è un<br />

pianoforte, viene dall’ultimo piano, riconosco<br />

le note di Ryuichi Sakamoto che suona<br />

Forbidden Colours.<br />

Esco e continuo a rimuginare, penso<br />

all’articolo che devo preparare dove parlerò<br />

di interni ed appartamenti, ma non so<br />

ancora cosa scriverò, probabilmente citerò<br />

Robert de Montesquiou dicendo che gli<br />

appartamenti «rappresentano uno stato<br />

d’animo»...<br />

RVM<br />

In copertina:<br />

Appartamento a Brescia<br />

Corrado Borsoni<br />

fotografia Eros Mauroner

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