Davide Arecco, La diffusione inglese ... - Arbor scientiarum
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spirito aereo. Mayow pensava in proposito al fuoco o soffio vitale (pneuma) degli stoici, il pensiero<br />
dei quali era particolarmente rifiorito nell’Inghilterra seicentesca. 6<br />
Boyle aveva parlato, in quello stesso arco di anni, di quintessenza vitale. Mayow la chiamò da<br />
parte sua spirito nitro-aereo intendendo sottolineare così la sua analogia con la polvere da sparo, con<br />
bussola e stampa a caratteri mobili una delle tre icone baconiane della scienza moderna. Come disse<br />
lo stesso Mayow, il salnitro ha fatto in filosofia naturale altrettanto rumore quanto in battaglia. Con<br />
la sua definizione di «spiritus nitro-aereus», inteso alla stregua di un’entità separata e distinta dalla<br />
massa generale dell’aria, Mayow precedette Priestley e segnatamente <strong>La</strong>voisier nell’individuazione<br />
(che appartiene storicamente al secolo successivo) dell’esistenza dell’ossigeno.<br />
Mayow era, terminata l’esperienza del Commonwealth, uno dei numerosi sperimentatori che<br />
si interessavano alle analogie tra respirazione e combustione. Era risaputo che, quando si accendeva<br />
una candela in un contenitore chiuso sopra l’acqua, questa saliva in esso, mentre il volume dell’aria<br />
diminuiva col progressivo consumarsi della candela. Gli esperimenti di Mayow determinarono ora<br />
che lo stesso fenomeno avveniva (più o meno nelle medesime proporzioni) quando un animale – si<br />
pensi alla colomba bianca di Boyle, innocente vittima del baconiano advancement of learning – era<br />
destinato a spirare entro un analogo contenitore sigillato. <strong>La</strong> riduzione di volume non solo suggeriva<br />
la distruzione di una qualche parte dell’aria, ma gli esperimenti condotti con la pompa ad aria dagli<br />
sperimentatori che si riunivano attorno a Boyle sin dai tempi dell’Invisible College confermarono la<br />
conclusione, rivelando che la presenza dell’aria era necessaria, sia per la combustione, sia per la vita<br />
degli organismi. Mayow aggiunse, di suo, un altro esperimento a questi già noti. Chiuse un animale<br />
di piccole dimensioni in un recipiente insieme con materiale combustibile cui poteva dare fuoco con<br />
uno specchio ustorio (proveniente dalla tradizione archimedea, ripreso ora tanto da galileiani quali il<br />
felsineo Bonaventura Cavalieri quanto da gesuiti come Athanasius Kircher). Quando l’animale morì<br />
non fu possibile incendiare il materiale combustibile. Pertanto, respirazione e combustione erano tra<br />
loro strettamente collegate e richiedevano la medesima sostanza dell’aria. Mayow la definì appunto<br />
come spirito nitro-aereo, nome derivante dal salnitro a cui accenna il titolo latino del suo saggio, per<br />
esprimere il fatto che le sostanze contenenti salnitro (come la polvere da sparo di cui sopra), le quali<br />
possedevano spirito nitro-aereo, potevano bruciare in assenza d’aria. 7<br />
Dopo il lavoro di <strong>La</strong>voisier nella seconda metà del secolo XVIII sul ruolo dell’ossigeno nella<br />
combustione e nella respirazione, Mayow fu salutato come un precursore della scoperta del grande<br />
chimico francese. In realtà, però, il suo lavoro può essere compreso assai meglio in relazione con la<br />
tradizione paracelsiana degli alchimisti puritani. <strong>La</strong> stessa espressione «spiritus nitro-aereus» viene<br />
dal loro mondo. <strong>La</strong> chiave per intenderlo è la sua interpretazione della diminuizione di volume della<br />
aria. Secondo la nostra chimica, l’ossigeno si combina col carbonio sia nella respirazione sia nella<br />
combustione, formando in tal modo biossido di carbonio che si scioglie nell’acqua. Mayow, invece,<br />
affermava che a diminuire fosse l’elasticità dell’aria. Lo iatrochimico <strong>inglese</strong> considerava lo spirito<br />
nitro-aereo non un gas che costituisce parte dell’aria, ma la causa meccanica dell’elasticità dell’aria<br />
in questione. In termini già moderni, egli parlava di particelle nitro-aeree, incuneate nelle particelle<br />
dell’aria, sì da rendere queste ultime elastiche. Forse un’adeguata analogia – un procedimento caro<br />
ai discepoli di Paracelso, ma da lui non usata – potrebbe essere la particella di aria vista come tubo<br />
vuoto che riceve solidità ed elasticità da pezzi di ferro elettrificati per strofinio (le particelle nitroaeree),<br />
che corrono al suo interno. Se l’impostazione corpuscolare data ai problemi palesa il ricorso<br />
all’atomismo di Boyle e degli altri virtuosi inglesi, la particella nitro-aerea di Mayow non era altro<br />
che un principio attivo di Paracelso rivestito di panni meccanicistici: è la causa fisica dell’elasticità<br />
dell’aria, lo è anche della combustione; separata dall’aria, in sede di respirazione, alimenta la vita<br />
animale; quando fermenta con le particelle salino-sulfuree nel sangue, produce il calore animale, e<br />
quando reagisce di nuovo con altre particelle uguali (giunte attraverso i nervi), causa la contrazione<br />
6<br />
M. BALDI, «Mind Senior the the World». Stoicismo e origenismo nella filosofia platonica del Seicento <strong>inglese</strong>,<br />
Milano 1996.<br />
7<br />
R.S. WESTFALL, <strong>La</strong> rivoluzione scientifica del XVII secolo, Bologna 1984, p. 93.