Francesco Sarchi, Mondo celtico e dintorni. La ... - Arbor scientiarum
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<strong>Mondo</strong> <strong>celtico</strong> e <strong>dintorni</strong><br />
<strong>La</strong> leggenda di Melusina<br />
<strong>Francesco</strong> <strong>Sarchi</strong><br />
È nota la leggenda di Melusina ed il fascino che questa continua ad esercitare sugli studiosi di<br />
diverse discipline, dagli storici agli antropologi, dai folkloristi agli psicologi del profondo. Si<br />
potrebbe dire che chiunque si avventura nello studio del Medio Evo con un approccio non<br />
esclusivamente événementiel si imbatte, prima o poi, nella figura ambigua della donna serpente, con<br />
tutta la sua carica di attrazione e di repulsione. <strong>La</strong> letteratura in proposito è molto vasta, e Melusina,<br />
oltre che Mater Lusignani, è stata vista come trasformazione medievale di una dea madre, fata del<br />
decollo economico medievale e del corrispondente incremento demografico, in quanto protagonista<br />
di grandi dissodamenti, fondatrice di villaggi e madre di dieci figli, e anche incarnazione delle<br />
aspirazioni sociali dei cavalieri 1 . Sono stati evidenziati gli apporti della cultura dotta, della vicenda di<br />
Amore e Psiche in modo particolare, i contributi dei racconti celtici, mediati soprattutto dai lais di<br />
Maria di Francia, e come all'origine della leggenda si trovino tre gruppi di racconti: quelli<br />
caratterizzati dall'interdetto, quelli aventi per tema l'unione di un essere umano con un demone<br />
succube e quelli in relazione al tema del serpente. Il tutto riflette un mito attestato sin dall'antichità e<br />
proprio degli indoeuropei 2 . <strong>La</strong> storia di Melusina vede la luce come leggenda genealogica per opera<br />
di Jean d'Arras nel 1392 e Coudrette tra il 1401 ed il 1405, ma la sua prefigurazione è facilmente<br />
rintracciabile in un insieme di racconti la cui redazione scritta risale al periodo che va dal 1170 al<br />
1210, "età dell'oro delle leggende melusiniane" 3 , ed è opera quasi esclusiva di autori che hanno fatto<br />
parte dell'ambiente di corte di Enrico II d'Inghilterra. Questo ha fatto sì che la figura di Melusina<br />
venisse associata ad Eleonora d'Aquitania che fu contessa del Poitou 4 .<br />
Secondo D. Poirion Melusina deriva dall'immaginario matriarcale e "probabilmente figura<br />
l'anima del mondo, la Natura che nasconde il suo misterioso rapporto con il male, con la notte" 5 . È<br />
stata sottolineata la parentela tra Melusina ed il Cavaliere del Cigno, entrambe le narrazioni sono<br />
state interpretate quali leggende contro la paura della morte 6 . Non sono stati trascurati i nessi con il<br />
totemismo 7 . Infine L. Harf-<strong>La</strong>ncner ha individuato lo schema del "racconto melusiniano", la cui<br />
protagonista è una fata che, innamorata di un mortale, vuol rinunciare alla sua condizione per vivere<br />
nel nostro mondo, in contrapposizione al "racconto morganiano" avente per protagonista una fata<br />
che vuole attirare nel suo mondo l'eroe oggetto del suo amore 8 . Come si verifica per qualsiasi<br />
leggenda medievale tutte queste interpretazioni vanno lette come se fossero collegate da tante et, non<br />
da altrettante aut, perché, anche se sembrano molto lontane tra loro, in realtà sono compatibili dato<br />
che ognuna di queste trova la propria ragion d'essere ad un diverso livello di lettura e nel particolare<br />
rilievo attribuito ad una serie di motivi piuttosto che ad un'altra. Non solo, anche lo stesso aspetto<br />
può essere interpretato dai contemporanei in senso opposto, ad esempio la leggenda della dama<br />
d'Angers fu utilizzata pro e contro i Plantageneti, suoi supposti discendenti 9 .<br />
Una determinata leggenda è frutto, in prospettiva diacronica, di una lenta sedimentazione di<br />
miti, contenuti, sensibilità, timori e speranze, e, in prospettiva sincronica, di un gioco di<br />
contaminazioni e prestiti. A ciò si aggiungano le interpolazioni e i riadattamenti voluti in relazione<br />
alle diverse sollecitazioni della committenza, dei destinatari ed all'uso ideologico che della narrazione<br />
si vuole fare in una precisa contingenza storica. Alcuni motivi si perdono, altri vengono aggiunti, altri<br />
ancora smarriscono, del tutto o in parte, il loro significato originario e se ne vedono attribuire uno
nuovo o rimangono presenti solo per inerzia e allora sembrano elementi incoerenti con il contesto. È<br />
anche per questi motivi che, per dirla con le parole di C. Ginzburg, "i miti agiscono anche<br />
indipendentemente dalla coscienza che gli individui ne hanno" e che "nella sezione trasversale di<br />
qualunque presente sono incrostati anche molti passati, di diverso spessore temporale" 10 .<br />
A questo punto sorge legittima una domanda: è possibile individuare il nucleo primario della<br />
leggenda di Melusina? Per poter sperare di raggiungere tale scopo è necessario un lavoro di<br />
stratigrafia 11 oltre che, ovviamente, tener presente, quale punto di partenza e costante riferimento, lo<br />
stato attuale degli studi in materia. È chiaro che la leggenda genealogica, quella che assegna il nome<br />
proprio alla donna serpente, rappresenta lo strato più superficiale, l'ultima utilizzazione di un<br />
materiale fantastico di cui ancora non siamo in grado né di spiegare la genesi né di individuare il<br />
percorso. Anche la cristianizzazione del racconto e, data la difficoltà di conciliare le fate con il<br />
soprannaturale cristiano, la conseguente demonizzazione della protagonista sono un rivestimento<br />
recente, probabilmente risalgono all'ingresso del racconto melusiniano nella cultura dotta, quando i<br />
chierici cercano di recuperare e addomesticare gli esseri delle regioni beate dell'altro mondo, che nei<br />
racconti bretoni e nei miti celtici hanno rapporti con i mortali, ascrivendoli alle schiere dei demoni<br />
incubi o succubi. L. Harf-<strong>La</strong>ncner mette a nudo, all'interno dell'opera di Gualtiero di Map, la<br />
dissonanza tra il narratore gallese, che parla di fate dispensatrici d'amore e di fortuna, e il chierico<br />
che cerca di metterci in guardia dalle tentatrici demoniache 12 .<br />
L'associazione di Melusina al grande sviluppo economico dell'Occidente medievale è una di<br />
quelle operazioni che J. Le Goff definisce "risposte del racconto alle sollecitazioni della storia" 13 , ma<br />
è stata resa possibile da un contesto di significati disposto ad accoglierla. Non dimentichiamo che<br />
nella cultura folklorica il serpente è simbolo dell'ambivalenza delle forze della natura e di fecondità 14 .<br />
Le "risposte alle sollecitazioni della storia" comportano dei mutamenti di contenuto ma la struttura<br />
rimane intatta: lo schema del racconto melusiniano può essere ridotto al seguente 15 :<br />
- incontro tra l'eroe e la fata<br />
- patto<br />
- trasgressione del divieto da parte dell'eroe<br />
Sulla base di un'analisi strutturale C. Lecouteux risale da Melusina, attraverso il <strong>La</strong>i di <strong>La</strong>nval<br />
di Maria di Francia, alla dea celtica Macha, la protagonista dell' episodio della mitologia irlandese<br />
relativo all'origine della malattia degli Ulaid 16 . Lo svolgimento dei due racconti appena citati è il<br />
seguente:<br />
<strong>La</strong>i di <strong>La</strong>nval 17<br />
- <strong>La</strong>nval, cavaliere di re Artù, incontra una donna che gli dona il suo amore e la facoltà di<br />
ottenere ciò che lui desidera<br />
- la dama proibisce al cavaliere di parlare di lei, altrimenti non la rivedrà mai più<br />
- Ginevra offre il suo amore a <strong>La</strong>nval che però rifiuta<br />
- <strong>La</strong>nval per difendersi dalle insinuazioni di Ginevra dichiara di avere un'amica più bella della<br />
regina<br />
- Artù intima a <strong>La</strong>nval di dimostrare quanto ha affermato, pena l'esilio<br />
- il cavaliere è disperato perché ha violato l'interdetto<br />
- mentre <strong>La</strong>nval sta per essere giudicato sopraggiunge la fata di cui tutti riconoscono la<br />
bellezza e così viene assolto<br />
- la fata lascia la corte portando <strong>La</strong>nval con sé, ad Avalon<br />
<strong>La</strong> malattia degli Ulaid 18<br />
- Crunniuc, rimasto vedovo, vive in solitudine fra i monti
- un giorno nella sua casa entra una giovane bellissima, Macha, che si ferma a vivere con lui<br />
- da quel giorno la fortuna di Crunniuc aumenta e tutto gli diventa più facile<br />
- Crunniuc deve partecipare all'assemblea degli Ulaid, Macha, che è prossima al parto, gli<br />
raccomanda di non parlare di lei con nessuno<br />
- Crunniuc, dopo aver promesso di non far parola della donna, si reca all'assemblea<br />
- mentre tutti lodano i cavalli del re, Crunniuc dichiara che la sua donna è in grado di batterli in<br />
corsa<br />
- il re, offeso, fa imprigionare Crunniuc e manda a cercare la donna perché provi le<br />
affermazioni del marito<br />
- Macha chiede di poter rinviare la corsa a dopo il parto ma il re rifiuta e minaccia di far<br />
uccidere Crunniuc<br />
- Macha batte i cavalli e poi, vicino a questi, partorisce due gemelli<br />
- infine Macha proferisce la sua maledizione: gli uomini Ulaid, nei momenti di maggiore<br />
difficoltà, soffriranno le doglie del parto per cinque giorni e quattro notti o per cinque<br />
notti e quattro giorni<br />
Al di là delle connessioni formali l'orientamento della ricerca verso la matière de Bretagne e<br />
l'epopea irlandese è rafforzato anche dal motivo della fontana e da quello che potremmo definire il<br />
tratto distintivo del racconto melusiniano, l'interdetto, una sorta di secolarizzazione del geis <strong>celtico</strong>.<br />
Considerando il contenuto dei racconti melusiniani siamo in grado di individuare un dato di<br />
continuità presente in quasi tutti gli elementi della serie: il rapporto con l'acqua. Melusina è sorpresa<br />
mentre si pettina, in una vasca ed è rappresentata anche come sirena 19 . <strong>La</strong> protagonista del racconto<br />
di Gervasio di Tilbury trasformatasi in serpente immerge la testa nell'acqua e scompare. <strong>La</strong> melusina<br />
siciliana di cui parla Goffredo d'Auxerre proviene dal mare e nel mare sparisce. Lo stesso autore<br />
riporta la storia di una fata del paese di <strong>La</strong>ngres, che non vuol essere vista mentre fa il bagno dato<br />
che in tale circostanza si trasforma in serpente. Henno dai grandi denti incontra la sua compagna in<br />
riva al mare e Wastinus Wastiniauc sposa una Dama del <strong>La</strong>go, questa fa parte di un gruppo di<br />
"danzatrici soprannaturali" che "si fanno intravedere sulla sponda del lago per poi scomparire sotto i<br />
flutti" 20 .Il rapporto con le acque è duplice, alcune di queste melusine sono ondine, non subiscono<br />
trasmutazione animale ma ritornano al loro elemento d'origine portandosi dietro la prole, altre si<br />
trasformano, del tutto o parzialmente, in serpente acquatico, resta però da spiegare la fuga sotto<br />
forma di serpente alato di Melusina e della moglie di Henno. Entrambi i tipi donano prosperità, le<br />
ondine sembrano voler dimostrare con il loro comportamento che i figli appartengono alla madre, in<br />
altre parole rimandano ad una concezione matrilineare della discendenza, e sono forse un eco delle<br />
dee madri, visto che "nell'etimologia dei nomi occidentali delle dee madri la femminilità e la<br />
linguistica dell'acqua sono una cosa sola nella denominazione della marfaye primordiale" 21 , mentre le<br />
rimanenti pur non abdicando alla loro funzione materna, Melusina e la moglie di Raimondo di<br />
Chateau Rousset tornano la notte in segreto per accudire i propri figli, collegandosi al serpente<br />
acquatico, essere temibile ma benefico, dispensatore di fecondità alla terra ed agli uomini e guardiano<br />
dell'altro mondo 22 , si mettono in relazione con il mondo dei morti. A tal proposito teniamo presente<br />
che Melusina è anche una banshee, infatti ricompare ogni volta ad annunciare l'imminente morte di<br />
un membro della famiglia dei Lusignano.<br />
<strong>La</strong> vicenda di Wastinus è ambientata in Galles e nel riportarla, nel De nugis curialium,<br />
Gualtiero di Map si riferisce ad una fonte orale gallese. In questo racconto colpisce la singolarità<br />
dell'interdetto:
io ti servirò con gioia,ti obbedirò e ti sarò completamente devota, fino al giorno in cui, sentendo<br />
dei clamori sopra il lago di Lene, ti precipiterai in quel lago e mi colpirai col morso del tuo<br />
cavallo 23<br />
Nella tradizione gallese esiste una serie di racconti paralleli a questo accomunati dallo stesso<br />
tipo di divieto che, come osserva L. Harf-<strong>La</strong>ncner 24 , porta all'assimilazione delle ondine gallesi alle<br />
dee giumente celtiche, Rhiannon e ancora Macha. Si tratta di dee madri corrispettive della dea gallo<br />
romana Epona. Ad accomunare Macha alle ondine gallesi non troviamo solo il cavallo ma anche il<br />
nesso con l'acqua. <strong>La</strong> dea è connessa a Manannan Mac Lir, dio dell'oceano, ma anche signore di Tir<br />
Tain-gire, il paese dei beati. Manannan possedeva un cavallo velocissimo e le onde erano chiamate i<br />
cavalli di Mac Lir 25 . Rhiannon, nel Mabinogion, è costretta a portare i viaggiatori sulle spalle al<br />
palazzo di Arberth, corte principale di suo marito Pwill, signore di Annwn, l'oltretomba gallese,<br />
sarebbe quindi un'accompagnatrice dei trapassati. Anch'essa è in rapporto con l'acqua perché dopo la<br />
morte di Pwill sposa Manawyddan, il Manannan Mac Lir gallese 26 .<br />
A questo punto il cerchio si chiude, il serpente acquatico, il cavallo, le dee madri, Macha,<br />
Rhiannon e Manannan Mac Lir permettono di individuare le coordinate entro cui proseguire la nostra<br />
indagine: il rapporto con la fecondità e con l'altro mondo. Esiste un altro elemento che consente di<br />
collegare direttamente Macha a Melusina e per fare ciò dobbiamo ancora una volta andare oltre<br />
l'analisi formale. Il motivo della proibizione è stato sempre considerato in quanto funzione, a<br />
prescindere dal comportamento vietato. Secondo questo atteggiamento la storia dei genitori di<br />
Melusina, Elinas e Presine viene vista come uno dei tanti racconti melusiniani, se invece andasse letta<br />
quale autentico prologo e causa di tutte le vicende successive?<br />
<strong>La</strong> condizione che Presine pone ad Elinas, non essere vista al momento del parto, non ha lo<br />
scopo di mantenere segreta la vera natura della fata dato che questa non è caratterizzata da alcun<br />
tratto mostruoso, né subisce metamorfosi animale. <strong>La</strong> trasgressione di Elinas potrebbe venire<br />
interpretata come un mancato rispetto dell'esperienza esistenziale del parto. Analoga interpretazione<br />
si adatta alla vicenda di Macha costretta a sostenere una gara di velocità contro i cavalli malgrado<br />
fosse vicina al puerperio. Se accettiamo questo tipo di lettura è l'affermazione della sacertà del parto<br />
il legame più forte e profondo tra le due narrazioni, il nesso che annulla le distanze tra l'Irlanda ed il<br />
Poitou, tra l'età della mitopoiesi celto irlandese e il tempo di Jean d'Arras.<br />
Ora è inevitabile soffermarsi sulla figura di Macha. Abbiamo già considerato il suo aspetto di<br />
dea della fecondità e le sue connessioni con il mondo dei morti e il cavallo, aspetti che si ritrovano in<br />
Rhiannon ed in Epona, anch'essa divinità mortuaria e dell'abbondanza 27 , aggiungiamo che dietro<br />
questa triade di dee giumente "si vede profilarsi l'idea della dea madre dei Celti" 28 . Nella religione<br />
celtica erano frequenti le triadi e se quella a cui abbiamo appena accennato sembra riferirsi a tre<br />
diversi ambiti geografici, l'Irlanda per Macha, il Galles per Rhiannon e la Gallia per Epona, in Irlanda<br />
troviamo un'altra triade imperniata su Macha riproducente le tre funzioni dell'ordinamento sociale<br />
indoeuropeo 29 . <strong>La</strong> tradizione mitica presenta le tre Macha come persone diverse ma non è certo<br />
troppo azzardato vedere in esse tre manifestazioni diverse di un'unica dea. Oltre a quella già<br />
esaminata abbiamo una Macha veggente ed una guerriera che contende vittoriosamente la sovranità<br />
sull'Irlanda ad altri due re, Cimbaeth e Dithorba 30 . Nel nostro percorso ci imbattiamo quindi in una<br />
dea della fecondità connessa con l'altro mondo, con gli animali e in relazione con la funzione<br />
sacerdotale e con quella regale.<br />
Sacertà del parto, concezione matrilineare della discendenza, contiguità con la natura, figure<br />
femminili apportatrici di fecondità e abbondanza, mediatrici con l'altro mondo e guerriere che<br />
contendono la sovranità agli uomini non solo rimandano alle grandi madri ma lasciano anche<br />
trasparire le tracce di quella cultura alternativa femminile i cui scontri con la cultura dominante sono
alla base, secondo G. Galli 31 , dei grandi salti culturali e istituzionali della civiltà europea. Questa<br />
cultura alternativa avrebbe animato movimenti a prevalenza femminile, antagonisti all'ordine<br />
costituito, caratterizzati da richieste di forte libertà sessuale, pratica della medicina attraverso le erbe<br />
e gestione del parto, anche di quello animale.<br />
G. Galli, in sintonia con quanto sosteneva E. Fromm 32 , riconosce in diverse manifestazioni<br />
della civiltà greca indizi che testimoniano tali conflitti. Pensiamo che per quanto riguarda il Medio<br />
Evo la cultura celtica costituisca il terreno di ricerca più fertile in questo senso, si pensi alla funzione<br />
delle sacerdotesse, alle donne guerriere e condottiere dell'epopea irlandese 33 , alla sovranità d'Irlanda<br />
incarnata in una donna, al ruolo centrale della regina Mebd nella Razzia del bestiame di Cuailnge 34 , a<br />
come molti eroi e divinità rivelino nei loro nomi la discendenza materna, a cominciare dalla stirpe<br />
degli dei, i Tuatha Dé Danann, figli di Dana 35 . <strong>La</strong> permanenza dei valori matriarcali è riscontrabile<br />
anche dopo la cristianizzazione delle terre abitate dai Celti, sappiamo che, nel 511, alcuni preti<br />
bretoni armoricani furono rimproverati dai vescovi perché associavano delle donne al ministero<br />
sacerdotale e ancora nel 1625, in Armorica, padre Michel Le Nobletz formava delle catechiste 36 . Si<br />
possono trovare riscontri anche nell'agiografia: è solo grazie ai consigli di una donna, santa Ita, che<br />
San Brendano, dopo un primo tentativo fallito, riesce a raggiungere la Terra Repromissionis<br />
Sanctorum 37 . È quasi superfluo ricordare l'influenza della cultura celtica nell'Occidente medievale, ci<br />
limitiamo a riportare le parole di C. Ginzburg: "per molto tempo - secoli, addirittura millenni -<br />
matrone, fate e altre divinità benefiche e mortuarie abitarono invisibilmente l'Europa celtizzata 38 .<br />
Nel XII secolo l'immaginario <strong>celtico</strong> irrompe nella cultura scritta. G. Galli ritrova nei poemi<br />
cavallereschi l'egemonia maschile ma anche l'eco della cultura alternativa 39 . Anche D. Poirion<br />
riconosce che il meraviglioso lascia affiorare nel Medio Evo maschio uno spirito matriarcale più<br />
arcaico (...) recuperato attraverso il fine amor nella letteratura cavalleresca e che il racconto di fate è<br />
emanazione di un paganesimo femminile e le leggende celtiche hanno un substrato matriarcale 40 .<br />
Questo "paganesimo femminile" si è espresso nei culti della natura della cui diffusione si trova<br />
un indizio nella parte ad essi riservata nei penitenziali medievali 41 . Ai culti della natura è legata la<br />
metamorfosi animale 42 ed è a tale contesto che vanno ricondotti elementi quali la contiguità con gli<br />
animali e la natura semibestiale che sarebbero "variazioni su un identico tema mitico: quello della<br />
signora degli animali" 43 .<br />
Abbiamo più volte fatto riferimento alla Storia notturna di C. Ginzburg, testo che si sofferma a<br />
lungo su "misteriose figure femminili venerate soprattutto dalle donne" 44 , si tratta di esseri benefici<br />
che "elargiscono prosperità, ricchezza, sapere" e "il loro mondo è il mondo dei morti" 45 : ancora una<br />
volta troviamo legati la fertilità e l'altro mondo 46 come abbiamo già notato per Melusina e per le sue<br />
prefigurazioni sia folkloriche che mitiche. Le figure femminili che attraversano volando il cielo<br />
notturno sono percepite positivamente sino al XII secolo 47 poi inizia la loro lenta demonizzazione, la<br />
stessa sorte, a partire dallo stesso periodo subita da Melusina. C'è di più, C. Ginzburg considera<br />
isomorfe la cavalcata in volo in groppa ad animali e la trasformazione in animale: entrambe le<br />
situazioni esprimerebbero la separazione temporanea dell'anima dal corpo. Il volo avveniva di notte,<br />
ricordiamo che nelle tradizioni popolari Melusina lavora esclusivamente di notte 48 .<br />
Forse ora siamo in grado di dare una risposta all'interrogativo lasciato in sospeso a proposito<br />
del motivo della scomparsa in volo della donna serpente. Esso è funzionale a due livelli di lettura: per<br />
la cultura folklorica assimila la fata alle creature benefiche che volano al seguito di una divinità<br />
femminile notturna, mentre per i chierici ne svelano la natura demoniaca; non dimentichiamo che<br />
volo notturno e metamorfosi animale diverranno elementi portanti del concetto cumulativo di<br />
stregoneria 49 .
L'esercito di donne che partecipa alle cavalcate notturne in compagnia di una dea è noto in<br />
tutto l'occidente europeo. Nella divinità femminile in questione sono state di volta in volta<br />
riconosciute Diana, Ecate, Holda, Perchta e, in alcune tradizioni, Erodiade. Franco Cardini si chiede<br />
se l'ultima identificazione non sia il frutto della "mitizzazione del ricordo di un'originaria resistenza al<br />
battesimo da parte di gruppi di manipolatrici del sacro" 50 . Come non ripensare alle melusine che<br />
evitano il contatto con l'acqua santa o che non possano restare in Chiesa al momento della<br />
consacrazione? 51 Nella mitologia celtica troviamo sia il complesso acque - metamorfosi animale -<br />
manipolatrici del sacro: le sacerdotesse dell' isola di Sena hanno il potere di sconvolgere il mare e di<br />
trasformarsi in animali 52 ,sia quello acque - metamorfosi animale - incompatibilità con il sacro<br />
cristiano: Libane, protagonista della leggenda irlandese della città inghiottita dal mare, trasformata in<br />
salmone con esclusione del viso e del seno, viene pescata da San Congall e, per essere stata<br />
battezzata, muore 53 .<br />
Anche il motivo dell'incompatibilità con il sacro cristiano è soggetto ad una duplice<br />
interpretazione, può infatti essere segno tanto di natura demoniaca come di appartenenza ad un altro<br />
ordine di sacro. Partendo da quella che a prima vista pare solo una leggenda genealogica, dopo aver<br />
incontrato amanti soprannaturali, miti celtici, dee della fecondità, grandi madri e l'esercito di Diana,<br />
siamo giunti a sacerdotesse pagane demonizzate come del resto al tempo delle prime redazioni scritte<br />
delle leggende melusiniane viene ulteriormente e con rinnovato vigore demonizzata l'aspirazione<br />
femminile al sacerdozio che, in quel XII secolo stava trovando una risposta positiva da parte delle<br />
sette ereticali, Catari e Valdesi in particolare 54 . È necessario, però, spingersi oltre perché non è<br />
soltanto la sacerdotessa ma è tutta la figura femminile in sé che ha attinenza con il "governo dei<br />
segreti più misteriosi della vita relativi alla nascita ed alla morte" 55 .<br />
Se è così, aderendo al modello proposto da G. Galli, possiamo inserire anche la storia di<br />
Melusina tra quei testi che, come i romanzi arturiani o l'Orestiade di Eschilo, "non sono univoci, ma<br />
esprimono concezioni in contrapposizione" 56 . In essa riconosciamo immediatamente una componente<br />
legata al clima misogino che va in crescendo parallelamente al riproporsi di comportamenti femminili<br />
ritenuti inaccettabili. Abbiamo già detto dell'aspirazione al sacerdozio, facciamo presente ora lo<br />
scandalo delle beghine, né mogli né monache e quindi non soggette all'uomo, condannate come<br />
eretiche nel 1311 dal Concilio di Vienne 57 , aggiungiamo il tentativo continuo di discredito e di<br />
assimilazione a Messalina operato nei confronti di Eleonora d'Aquitania, la sovrana che secondo J.<br />
Markale incarna il femminismo del XII secolo 58 , citiamo ora F. Heer il quale ci ricorda che molti<br />
trovatori erano donne, sottolinea come la crociata contro gli Albigesi pose fine anche alla cultura del<br />
mondo cortese e, poco oltre, afferma che "la questione femminile irrisolta grava come una pesante<br />
ipoteca sul futuro d'Europa" 59 . Teniamo inoltre presenti gli autori delle prime redazioni scritte delle<br />
prefigurazioni del racconto di Melusina: Gualtiero di Map è anche l'autore della Dissuasio Valerii,<br />
violento trattato antifemminile, Gervasio di Tilbury fu inquisitore ad Arles, Goffredo d'Auxerre verrà<br />
ripreso dall'inquisitore U. Molitor nel De pythonicis mulieribus et lamiis pubblicato nel 1498 60 . Si<br />
tratta di componenti dello stesso clima culturale che vede nascere e diffondersi un'altra leggenda<br />
intesa a tener lontane le donne dall'altare, centrata anch'essa sul momento del parto: la storia della<br />
Papessa Giovanna 61 .<br />
Concludendo, la versione dotta del racconto melusiniano sarebbe parte della risposta culturale<br />
alla questione femminile che nel XII secolo "iniziava il lungo cammino che portava alla repressione di<br />
massa della stregoneria" 62 . A ben guardare, però, si individuano le tracce della cultura alternativa in<br />
quegli elementi che i chierici medievali forse non hanno neppure riconosciuto o che addirittura hanno<br />
considerato funzionali ai loro scopi. J. Michelet, il primo ad interpretare il fenomeno della stregoneria<br />
come ribellione, scrisse che la strega è nata nelle "marche allora selvagge, tra il paese di Merlino e il
paese di Melusina" 63 . Oggi sappiamo che si sbagliava, ma se intendiamo le sue indicazioni<br />
geografiche quali orizzonti mentali dobbiamo riconoscere che la cultura delle streghe agli albori<br />
dell'età moderna deve molto al mondo <strong>celtico</strong> ed alla tradizione delle grandi madri e delle dee della<br />
fecondità dalla natura semiferina. È significativo che C. Ginzburg, seguendo le tracce del sabba lungo<br />
la direttrice Celti - Traci - Sciti - nomadi delle steppe, la stessa indicata dall'immagine della dea<br />
giumenta che dà "significato alle primitive connessioni eurasiatiche" dei Celti 64 , si imbatta in "una dea<br />
mezzo donna mezzo serpente, circondata da coppie di serpenti: un'immagine immediatamente<br />
assimilabile a quelle della cosiddetta signora degli animali" venerata dagli Sciti 65 .<br />
Sappiamo tutti come andò a finire lo scontro che si stava profilando, ora ci è meno oscura<br />
l'immagine di Melusina che trasformata in serpente abbandona il castello dei Lusignano per ritornare<br />
nella sua "storia notturna", tra i vinti, ma sappiamo anche che, come la malattia degli Ulaid che<br />
colpisce nei momenti di crisi, di tanto in tanto, quando i paradigmi della cultura dominante iniziano<br />
ad incrinarsi e vengono meno antiche certezze, riemerge con tutto ciò che essa rappresenta, per<br />
ricordarci che, non possiamo fare a meno di riproporre la conclusione del più volte citato lavoro di<br />
G. Galli, "non verso un indefinito iper-uranio traggono gli echi delle periodiche ribellioni egualitarie a<br />
forte presenza femminile, ma verso una riconsiderazione della nostra storia terrestre. Con un<br />
suggerimento: quello di riflettere, in una situazione nella quale molto è stato acquisito, a quanto può<br />
essere andato perduto (e può essere recuperato) perché donne e uomini possano fruire di quella che i<br />
neo-gnostici definiscono esistenza riuscita" 66 .<br />
Note<br />
1) J. LE GOFF - E. LE ROY LADURIE, Melusina materna e dissodatrice, in J. LE GOFF, Tempo della chiesa e tempo<br />
del mercante, Torino, 1977, pp. 287-318.<br />
2) C. LECOUTEUX, Lohengrin e Melusina, Milano, 1989.<br />
3) L'espressione è di C. LECOUTEUX, cit..<br />
4) J. MARKALE, Eleonora d'Aquitania, Milano, 1980.<br />
5) D. POIROIN, Il meraviglioso nella letteratura francese del Medio Evo, Torino, 1988, p. 109.<br />
6) C. LECOUTEUX, cit..<br />
7) C. LECOUTEUX, cit. e J. LE GOFF - E. LE ROY LADURIE, cit..<br />
8) L. HARF - LANCNER, Morgana e Melusina, Torino, 1989.<br />
9) J. LE GOFF, Il meraviglioso nell'Occidente medievale, in Il meraviglioso e il quotidiano nell'Occidente medievale,<br />
Bari, 1983, pp. 3-23.<br />
10) C. GINZBURG, Storia notturna, Torino, 1989, pp. XXXVIII e XXXV.<br />
11) Cfr. C. LECOUTEUX, Paganisme, Christianisme et merveilleux médieval, Annales, XXXVII, 1982, pp. 700-716;<br />
J. LE GOFF, cit.; D. POIROIN, cit..<br />
12) L. HARF - LANCNER, cit..<br />
13) J. LE GOFF - E. LE ROY LADURIE, cit., p. 303.<br />
14) J. LE GOFF, Cultura clericale e tradizioni folkloriche nella civiltà merovingia e Cultura ecclesiastica e cultura<br />
folklorica nel Medio Evo: San Marcello di Parigi e il drago, entrambi in Tempo della Chiesa ..., cit., pp. 193-<br />
207 e 209-255.<br />
15) L. HARF - LANCNER, cit.<br />
16) C. LECOUTEUX, Lohengrin ..., cit..<br />
17) <strong>La</strong> sintesi del <strong>La</strong>i di <strong>La</strong>nval è desunta da C. LECOUTEUX, Lohengrin ..., cit..<br />
18) Vedi <strong>La</strong> saga irlandese di Chu Chullain, a cura di G. AGRATI - M. L. MAGINI, Milano, 1982, e J. MARKALE,<br />
L'epopée celtique d'Irlande, Parigi, 1971.<br />
19) Vedi L. HARF - LANCNER, cit, che a p. 207, n. 32, rimanda a F. EYGUM, Ce que l'on peut savoir de Mélusine et<br />
de son iconographie, in Bullettin de la Société des Antiquaires de l'ouest, 1951.<br />
20) Ibidem, p. 146.<br />
21) G. DURAND, Le strutture antropologiche dell'immaginario, Bari, 1983, p. 228.
22) Cfr. M. ELIADE, Trattato di storia delle religioni, Torino, 1957, e V. PROPP, Le radici storiche dei racconti di<br />
fate, Torino, 1949.<br />
23) <strong>La</strong> citazione è ripresa da L. HARF - LANCNER, cit., p. 146.<br />
24) Ibidem.<br />
25) J. DE VRIES, I Celti, etnia, religiosità, visione del mondo, Milano, 1961.<br />
26) I racconti gallesi del Mabinogion, a cura di G. AGRATI - M. L. MAGINI, Milano, 1982.<br />
27) Cfr. C. GINZBURG, cit..<br />
28) L. HARF - LANCNER, cit., p. 100.<br />
29) Cfr. J. DE VRIES, cit. e T.G.E. POWELL, I Celti, Milano, 1959.<br />
30) J. DE VRIES, cit..<br />
31) G. GALLI, Occidente misterioso. Baccanti, Gnostici, Streghe, i vinti della storia e la loro eredità, Milano, 1987.<br />
32) E. FROMM, Il linguaggio dimenticato, Milano, 1977.<br />
33) Cfr. J. MARKALE, L'epopée ..., cit..<br />
34) <strong>La</strong> saga irlandese di Chu Chullain, cit..<br />
35) Cfr. J. DE VRIES, cit..<br />
36) Cfr. J. MARKALE, Le Christianisme celtique et ses survivances populaires, Parigi, 1983, e D. CORSI, Dal<br />
sacrificio al maleficio. <strong>La</strong> donna e il sacro nell'eresia e nella stregoneria, Quaderni Medievali, n. 30, dic.<br />
1990,pp. 8-62.<br />
37) L' episodio si trova nella Vita Sancti Brendani, contenuta nel Codex Insulensis, cfr. I. ORLANDI, Navigatio Sancti<br />
Brendani, Milano, 1968.<br />
38) C. GINZBURG, cit., p. 83.<br />
39) G. GALLI, cit..<br />
40) D. POIRION, cit..<br />
41) Cfr. A. GUREVIC, <strong>La</strong> cultura popolare riflessa nei libri penitenziali, in Contadini e santi, Torino, 1986, pp. 125-<br />
172.<br />
42) Ibidem.<br />
43) C. GINZBURG, cit., p. 109.<br />
44) Ibidem, p. 76.<br />
45) Ibidem, p. 77.<br />
46) Cfr. F. CARDINI, Magia, stregoneria, superstizioni nell'Occidente medievale, Firenze, 1986, secondo cui la<br />
compresenza di elementi femminili e delle anime dei defunti caratterizza il ciclo della fecondità.<br />
47) Cfr. S. ABBIATI - A. AGNOLETTO - M. R. LAZZATI, <strong>La</strong> stregoneria, Milano, 1984.<br />
48) C. LECOUTEUX, Lohengrin ..., cit..<br />
49) Cfr. P. LEVACK, <strong>La</strong> caccia alle streghe, Bari, 1988.<br />
50) F. CARDINI, cit., p. 20.<br />
51) Vedi L. HARF - LANCNER, cit..<br />
52) Vedi J. DE VRIES, cit..<br />
53) Cfr. J. MARKALE, L'epopée ..., cit..<br />
54) Cfr. D. CORSI, cit..<br />
55) G. DUBY, Medioevo maschio, Bari, 1988, p. 108, allo stesso modo si esprime D. CORSI, cit., p. 60, parlando di<br />
"poteri capaci di conferire alla sua figura una sacralità il cui arcano carisma governa l'origine della vita, il<br />
nutrimento, la morte".<br />
56) G. GALLI, cit., p. 161.<br />
57) Cfr. C. ERICKSON, <strong>La</strong> visione del Medio Evo, Napoli, 1982.<br />
58) J. MARKALE, Eleonora ..., cit..<br />
59) Cfr. F. HEER, Il Medio Evo, Milano, 1962, la citazione è tratta da p. 321.<br />
60) Cfr. L. HARF - LANCNER, cit., p. 134.<br />
61) Cfr. A. BOUREAU, <strong>La</strong> Papessa Giovanna, Torino, 1991.<br />
62) G. GALLI, cit., p. 151.<br />
63) J. MICHELET, <strong>La</strong> strega, Milano, 1989, p. 56.<br />
64) T. G. E. POWELL, cit., p. 56.<br />
65) C. GINZBURG, cit., p. 191.<br />
66) G. GALLI, cit., p. 288-289.