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Quaderno 15.pdf - IPASVI, Federazione Nazionale Collegi Infermieri

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14 I QUADERNI<br />

Supplemento de L’Infermiere n. 9/05<br />

Sessione I<br />

La formazione per la qualità dell’assistenza<br />

Coltivare la professionalità:<br />

l’aggiornamento e le specializzazioni<br />

Anch’io posso aprire il mio intervento con<br />

una notizia positiva, come ha già fatto Loredana<br />

Sasso: con questo anno accademico<br />

infatti sarà possibile conseguire le lauree specialistiche<br />

biennali in Scienze infermieristiche<br />

in ben ventiquattro Università italiane,<br />

sette in più rispetto allo scorso anno.<br />

È un risultato prodotto dalla tenacia della <strong>Federazione</strong><br />

dei <strong>Collegi</strong> Ipasvi, ma anche dalla<br />

pressione esercitata da tanti infermieri, desiderosi<br />

di cogliere l’opportunità di compiere<br />

interamente il percorso di studi in tutte le<br />

articolazioni in cui oggi si presenta.<br />

Per non correre il rischio di suscitare eccessivi<br />

entusiasmi devo però anche aggiungere<br />

che i circa 1.600 posti di specializzazione<br />

disponibili sono ancora ben lontani dalle necessità<br />

effettive e anche dal fabbisogno programmato<br />

dalla Conferenza Stato-Regioni.<br />

Eppure, come abbiano visto anche nel filmato<br />

che ha fatto da introduzione a questa sessione,<br />

l’Italia in materia di formazione specialistica<br />

è tra le realtà più avanzate a livello<br />

europeo, essendo interamente di tipo universitario,<br />

mentre in altri Paesi questo traguardo<br />

non è ancora stato raggiunto.<br />

Un ritardo da colmare velocemente, per dare<br />

alla professione infermieristica una offerta<br />

formativa articolata alla stregua di quanto<br />

accade per tutte le professioni intellettuali,<br />

ovvero con un triennio universitario di base<br />

al quale far seguire, per chi lo desidera, un<br />

biennio di specializzazione.<br />

Ma oltre alla necessità prioritaria di incrementare<br />

l’offerta formativa specialistica, su<br />

* Vicepresidente della <strong>Federazione</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>Collegi</strong> Ipasvi<br />

di Gennaro Rocco*<br />

questo argomento vi sono almeno altre due<br />

problematiche aperte: l’esigenza di legare<br />

specializzazione e attività professionale e quella<br />

di creare percorsi di formazione specialistica<br />

sempre più legati alla clinica, ovvero all’attività<br />

“sul campo” che vede impegnati la<br />

stragrande maggioranza degli infermieri.<br />

Un po’ in tutta Europa ci si interroga su come<br />

legare i risultati conseguiti attraverso la<br />

formazione specialistica con la realtà lavorativa<br />

e contrattuale degli infermieri. Quello<br />

che è comunque chiaro a tutti, al di là delle<br />

diverse soluzioni adottate, è che questo collegamento<br />

va creato: l’acquisizione di competenze<br />

specialistiche, come ognuno di noi<br />

sa per esperienza, rischia infatti di essere addirittura<br />

frustrante e, quindi, controproducente<br />

se non trova poi uno sbocco nell’attività<br />

lavorativa.<br />

E la seconda questione aperta riguarda allo<br />

stesso modo il legame diretto che è alla base<br />

della professione infermieristica tra il sapere<br />

e il saper fare.<br />

Ad oggi, infatti, la formazione specialistica ha<br />

trovato, sia pure con tutte le difficoltà che<br />

sappiamo, uno sbocco operativo soprattutto<br />

sul terreno del management e dell’organizzazione,<br />

con l’istituzione della dirigenza infermieristica,<br />

e nella didattica, con l’apertura<br />

di un circolo che speriamo diventi sempre<br />

più virtuoso tra crescita della formazione e<br />

crescita dei formatori.<br />

Ma il 90% e più degli infermieri italiani è impegnato<br />

nella clinica e dunque nell’assistenza.<br />

Per questo occorre individuare al più pre-

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