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Buon Natale - Tagliuno

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RUBRICHE Ezio Marini<br />

Zio Barba<br />

Un sogno vero c’è. L’ho trovato,<br />

una sera, sulla carta geografica. Ci<br />

ho passato sopra la mano e ne ho<br />

accarezzato il nome. Non si cancellava<br />

come quelli dell’alba, stava<br />

lì, piccolo, a pochi millimetri dagli<br />

altri nomi, che non erano sogni.<br />

Ho ripiegato facilmente la mappa,<br />

io che di solito non riesco mai a<br />

risistemarla in modo decente, e<br />

l’ho infilata in tasca. Il giorno dopo<br />

sono partito.<br />

La macchina faticò molto a trapassare<br />

l’orrenda selva dei cartelloni<br />

pubblicitari e l’abbraccio dell’aria<br />

nera, tanto che, già lontana dall’ultima<br />

città, si guastò irrimediabilmente.<br />

Nell’uscire dall’abitacolo, il<br />

tacco della mia scarpa destra, del<br />

cui graduale scollamento non mi<br />

ero mai accorto, restò sul tappetino.<br />

Raccolsi il tacco, sbattei la portiera<br />

e lo adagiai sul tettuccio.<br />

Abbandonai macchina e tacco,<br />

proseguendo il viaggio con passo<br />

cauto, poiché il piede sinistro era<br />

da tempo dolorante.<br />

La rinuncia all’automobile aveva<br />

però i suoi vantaggi. Invece che<br />

aggirare la montagna tra rotatorie<br />

e tornanti, valicai dritto il confine<br />

tra la valle vecchia e la valle nuova<br />

– il passo si chiamava Valcava –<br />

perdendo di vista i paesi dell’una<br />

senza avvistarne ancora nemmeno<br />

uno oltre i boschi dell’altra.<br />

Il sentiero per la prima e ultima<br />

volta giunse ad un bivio. Il tempo<br />

di domandarmi quale via scegliere<br />

e di lanciare al silenzio una pre-<br />

Sogno<br />

ghiera e un canto, e un viandante<br />

affiorò salendo da uno dei due<br />

sentieri: ‘<strong>Buon</strong>giorno!’, gli dissi con<br />

gioia, ‘viene da Sogno?’.<br />

‘<strong>Buon</strong>giorno ! Sì, vengo da Sogno’,<br />

mi rispose guardandomi bene<br />

negli occhi. ‘Se lo ricorda ancora?’,<br />

gli chiesi sicuro che mi avrebbe<br />

capito. Quello sorrise e confermò:<br />

‘Sogno non si cancella mai! Scenda<br />

giù da questa parte, non può sbagliare,<br />

se lo troverà sotto i piedi<br />

all’improvviso, una mezz’oretta da<br />

qui!’.<br />

E dopo mezz’oretta, duecento<br />

metri sotto la scarpa destra che<br />

aveva perso il tacco e sotto il<br />

piede sinistro che aveva perso la<br />

salute, ecco spuntare tra fitto<br />

verde il campanile del mio Sogno:<br />

il sentiero s’allargò, il paese si scoprì:<br />

‘Frazione Sogno, altitudine<br />

metri 758’, si leggeva nell’unico<br />

cartello pubblicitario di quella<br />

terra. Mi addentrai, incontrai una<br />

donna che tornava dai campi; mi<br />

disse che a Sogno ci stanno centocinquanta<br />

anime e dunque ci<br />

poteva stare anche la mia:‘Qui c’è<br />

anche il calzolaio’, aggiunse, ‘e<br />

anche il dottore, e anche il prete,<br />

è appena arrivato fresco fresco, gli<br />

abbiamo fatto festa stamattina!’.<br />

Mi fermai davanti alla porta della<br />

chiesa, intitolata a San Giovanni<br />

Battista. Era il dieci agosto, giorno<br />

di San Lorenzo. Non c’erano più<br />

stelle da aspettare, a Sogno.<br />

Indialogo n. 194<br />

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