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come avviene per le parti del corpo che,<br />

morte come le estremità delle unghie,<br />

sono <strong>di</strong> troppo. È interessante come <strong>il</strong><br />

pensatore russo conc<strong>il</strong>i fede e ragione:<br />

con la formula «Credo <strong>qui</strong>a absudum»,<br />

ripresa da Tertulliano, egli considera<br />

l’atto <strong>di</strong> credere come la capacità <strong>di</strong><br />

trascendere l’inevitab<strong>il</strong>e paradossalità<br />

a cui giunge <strong>il</strong> raziocinio, cercando <strong>di</strong><br />

raggiungere le verità <strong>di</strong> fede. «Credo ut<br />

intelligam» è <strong>il</strong> motto anselmiano con<br />

cui Florenskij definisce questo rapporto,<br />

poiché è solamente la fede che apre lo<br />

spazio per una comprensione razionale<br />

<strong>di</strong> ciò che trascende la semplice ragione.<br />

Proprio per fede, infatti, l’uomo crede<br />

che <strong>il</strong> progetto originario <strong>di</strong> Dio prevedesse<br />

già l’incarnazione <strong>di</strong> Gesù, come<br />

piena manifestazione della sua gloria, a<br />

prescindere dal peccato. Me<strong>di</strong>ante la<br />

redenzione, Cristo ha riportato l’intera<br />

creazione allo splendore originario. Di<br />

questo è specchio l’“ecclesialità”, vita<br />

nuova nello Spirito data agli uomini, che<br />

la ragione non può comprendere se non<br />

come dono <strong>di</strong>vino vissuto concretamente,<br />

<strong>di</strong> cui la bellezza è <strong>il</strong> criterio che ne<br />

legittima la verità.<br />

Nella seconda serata all’interno del percorso<br />

<strong>di</strong> “Invito alla Teologia” nel giorno<br />

venerdì 19 ottobre, <strong>il</strong> Prof. Massimo Epis,<br />

ha esposto <strong>il</strong> pensiero <strong>di</strong> E<strong>di</strong>th Stein, maestra<br />

nella vita dello spirito e del pensiero<br />

f<strong>il</strong>osofico del novecento. Il Prof. M. Epis è<br />

sacerdote e docente <strong>di</strong> Teologia Fondamentale<br />

nella scuola teologica del <strong>Seminario</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong>, dove ricopre la carica<br />

<strong>di</strong> preside ed inoltre è docente della medesima<br />

materia presso la Facoltà teologica<br />

dell’Italia Settentrionale. Il percorso<br />

scelto dal professore per l’esposizione è<br />

stato quello <strong>di</strong> analizzare <strong>il</strong> pensiero della<br />

Stein dalla sua formazione culturale, religiosa<br />

e scolastica, fino a prima della deportazione<br />

e morte in campo <strong>di</strong> concentramento<br />

ad opera del regime nazista. E.<br />

Stein è stata allieva <strong>di</strong> Husserl, dal quale<br />

ha appreso la rigorosità del metodo fenomenologico,<br />

attraverso una ricerca<br />

um<strong>il</strong>e che richiede fedeltà al fenomeno.<br />

L’indagine f<strong>il</strong>osofica della pensatrice<br />

pone al centro la “struttura del persona<br />

umana”, in un’antropologia nella quale<br />

“l’atto dell’empatia” è fondativo per la<br />

conoscenza, insieme alla “percezione<br />

interna”. Empatia è sentire, percepire<br />

l’altro non solo come corpo fisico, ma come<br />

soggetto, come uomo, come sé, ma<br />

allo stesso tempo altro da sé. Inoltre E.<br />

Stein afferma che un anima può trovare<br />

se stessa e la sua pace solo in un regno <strong>il</strong><br />

cui <strong>il</strong> signore la cerca non per amor proprio,<br />

ma per amor suo. Questa è la libertà<br />

che si consegna per la libertà dell’altro.<br />

A questo punto si inserisce la fede, che<br />

rinvia ad una alterità <strong>di</strong> natura personale<br />

e coincide con la “realizzazione dell’atto<br />

empatico ra<strong>di</strong>cale”, poiché nella fede ci<br />

viene <strong>di</strong>schiusa “l’Origine come alterità<br />

che a noi si dona”. Nell’esperienza <strong>di</strong><br />

fede <strong>il</strong> credente scopre la precedenza<br />

<strong>di</strong> Dio che “tocca” l’uomo scavalcando<br />

la sua volontà, ma questa grazia esige<br />

<strong>di</strong> essere accolta come un voler “tenere<br />

la mano <strong>di</strong> Dio”. Questo è “l’atto della<br />

fede”. Ultima tappa del percorso della<br />

santa e f<strong>il</strong>osofa è la Croce: “Se l’anima<br />

vuole partecipare alla vita <strong>di</strong> Cristo, deve<br />

passare attraverso la morte <strong>di</strong> croce [...].<br />

Quanto più piena sarà questa crocifissione<br />

attiva e passiva, tanto più profonda<br />

sarà l’unione con <strong>il</strong> Dio crocifisso e <strong>qui</strong>n<strong>di</strong><br />

più ricca la partecipazione alla vita <strong>di</strong>vina.”<br />

Terzo ed ultimo incontro dell’iniziativa si<br />

è svolto venerdì 26 ottobre ed è stato<br />

tenuto dal Prof. Fulvio Ferrario che ha<br />

esposto <strong>il</strong> pensiero del teologo protestante<br />

Dietrich Bonhoeffer, analizzando<br />

in particolare la sua opera “Resistenza<br />

e resa. Lettere e altri scritti dal carcere”.<br />

Come già <strong>il</strong> titolo <strong>di</strong>ce, questo testo è un<br />

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