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grande <strong>il</strong> tuo nome e <strong>di</strong>venterai una bene<strong>di</strong>zione.<br />

Bene<strong>di</strong>rò coloro che ti bene<strong>di</strong>ranno e coloro che ti<br />

male<strong>di</strong>ranno male<strong>di</strong>rò e in te si <strong>di</strong>ranno benedette<br />

tutte le famiglie della terra (Gn 12,1-3)”.<br />

Abramo non va verso un paese che non conosce ma<br />

continua invece <strong>il</strong> viaggio che aveva precedentemente<br />

deciso suo padre. Questo non significa affatto<br />

che la Bibbia sia un’accozzaglia <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni umane<br />

inserite a casaccio! Bisogna invece fare lo sforzo<br />

<strong>di</strong> cogliere questo intervento come <strong>il</strong> voler sempre<br />

rendere attuale la figura <strong>di</strong> Abramo, al fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>re in<br />

maniera universale l’importanza della fede in Dio.<br />

La con<strong>di</strong>zione degli ebrei deportati a Bab<strong>il</strong>onia non<br />

poteva non lasciare traccia all’interno del racconto<br />

biblico. Queste persone prive della loro terra, sra<strong>di</strong>cate,<br />

avvertivano fortemente la minaccia, la paura<br />

<strong>di</strong> non essere <strong>di</strong> nessuno, <strong>di</strong> non avere né passato né<br />

futuro. L’idea <strong>di</strong> potersi rispecchiare nella con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> Abramo, loro patriarca, che era partito da Ur<br />

dei Caldei (proprio la stessa regione che ora abitavano<br />

perché lì li avevano deportati i bab<strong>il</strong>onesi) per<br />

una destinazione che non egli conosceva, deve aver<br />

autorizzato una ri-lettura <strong>di</strong> quel viaggio come un<br />

viaggio <strong>di</strong> speranza. Potevano infatti vedere in Gn<br />

12 <strong>il</strong> racconto <strong>di</strong> un ritorno, che Abramo aveva compiuto<br />

già prima <strong>di</strong> loro. La <strong>di</strong>namica della fede <strong>di</strong><br />

Abramo e della fede a loro richiesta ora da esuli non<br />

è <strong>di</strong>versa: Dio, per chi crede, ha preparato un posto e<br />

una terra migliore che verrà data a tempo debito. Al<br />

credente non resta che tendere verso <strong>di</strong> essa tutta la<br />

vita, anche se non è detto che proprio per la persona<br />

in questione si realizzerà quanto atteso!<br />

Abramo è l’uomo della ‘sola promessa’, nel senso<br />

che deve sapere che l’ottenimento della promessa è<br />

un’altra cosa, è una certezza ma non garantita <strong>qui</strong><br />

e subito. Ad Abramo viene promessa una terra, ma<br />

gli si <strong>di</strong>ce “Alla tua <strong>di</strong>scendenza io darò questo paese”<br />

(Gn 12,7); Abramo vede soltanto quello che<br />

sarà <strong>di</strong> altri, perché la promessa si realizzerà dopo<br />

<strong>di</strong> lui. Lui possederà <strong>di</strong> questa terra solo la caverna<br />

<strong>di</strong> Macpela, sepoltura per lui e per sua moglie Sara:<br />

“Poi Abramo si staccò dal cadavere <strong>di</strong> lei e parlò<br />

agli Hittiti: ‘Io sono forestiero e <strong>di</strong> passaggio in<br />

mezzo a voi. Datemi la proprietà <strong>di</strong> un sepolcro in<br />

mezzo a voi, perché io possa portar via la salma e<br />

seppellirla (Gn 23,3-4)... Poi Abramo spirò e morì<br />

in felice canizie, vecchio e sazio <strong>di</strong> giorni, e si riunì<br />

ai suoi antenati. Lo seppellirono i suoi figli, Isacco<br />

e Ismaele, nella caverna <strong>di</strong> Macpela, nel campo <strong>di</strong><br />

Efron, figlio <strong>di</strong> Zocar, l’Hittita, <strong>di</strong> fronte a Mamre.<br />

E’ appunto <strong>il</strong> campo che Abramo aveva comperato<br />

dagli Hittiti: ivi furono sepolti Abramo e sua moglie<br />

Sara (Gn 25,8-10)”. Questa terra, che lui non vedrà,<br />

è anche una promessa sempre a rischio, che richiede<br />

al povero Abramo un impegno continuo per evitare<br />

che essa sfumi: in Gn 13 infatti le lotte proprio per<br />

la terra e i pascoli tra i suoi pastori e quelli <strong>di</strong> Lot<br />

mettono a rischio la stab<strong>il</strong>ità del clan, mentre nel<br />

capitolo successivo solo con la guerra contro i re<br />

invasori Abramo può salvare Lot e recuperare tutte<br />

le sue cose.<br />

Ma la promessa della terra è solo una delle promesse,<br />

e forse neanche la più importante. Centrale è infatti<br />

l’attesa per un figlio, che sembra ormai sogno<br />

impossib<strong>il</strong>e data l’età dei due coniugi. Non a caso,<br />

è questa la prova più <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e che Abramo dovrà<br />

affrontare nella sua vita. Già pensare <strong>di</strong> credere a<br />

questo progetto è estremamente arduo per Abramo<br />

e per Sara. Abramo stesso si lamenta con Dio che<br />

in verità, tutti i suoi possessi, non serviranno a nulla<br />

perché, senza ere<strong>di</strong>, li dovrà lasciare ad altre fami-<br />

52-53

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