Lola Italiana - Teatro Out Off
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tuito e proprio per questo pronto a comunicarci<br />
dei bizzarri "frisson" anche se ancora<br />
gli manca una vera unità di stile (...)».<br />
Domenico Rigotti<br />
da "Avvenire", 14 maggio 1987<br />
Esercizi: «(...) Inghiottiti ed espulsi dall'oscurità<br />
a tempi alterni, Cosimi e O'Connor<br />
sezionano la realtà a passi di danza<br />
scomponendola in catene di movimenti, isolando<br />
la pantomima degli atti quotidiani in<br />
quadri rapidi e precisi. Tra una dissolvenza<br />
e l'altra s'insinuano gli scherzi quasi cinematografici<br />
del ralenti e dell'accelerazione:<br />
l'essere umano sdoppiato è ripreso alla<br />
moviola in posizioni che si sgranano gesto<br />
dopo gesto o si inseguono rapidissime, come<br />
dentro una vecchia comica rivista col<br />
filtro dell'ironia. Così quelli che in apparenza<br />
sono soltanto esercizi di stile si trasformano<br />
in messaggi gelidi, inquietanti, ammorbiditi<br />
appena dalla complicità del silenzio<br />
(...)».<br />
Beatrice Masini<br />
da "il Giornale", 16 maggio 1987<br />
Codice: «(...) La ragnatela di immagini e<br />
spazi intessuta dai segnali luminosi è l'esca<br />
Parco Butterfly in Shangai Neri<br />
intrigante che trascina i tre protagonisti in<br />
questo viaggio in cui cercano di sostenersi<br />
reciprocamente. Adesso si infittisce e si<br />
anima: il motore di un elicottero, gli "spari"<br />
accecanti del laser e i tre che si dimenano<br />
in una prospettiva di linee mossa dal palpito<br />
di un cuore tecnologico. L'odissea (o il<br />
naufragio?) dei tre prosegue sostenuta<br />
dalle sonorità di un sintetizzatore esuberante.<br />
Citazioni di architetture barocche e<br />
costruzioni avveniristiche appiattiscono la<br />
scena, ne allargano la cornice usuale e si<br />
sovrappongono come su un foglio. I tre combattono<br />
con la consistenza palpabile del raggio<br />
verde (sembra un ventaglio, una superficie<br />
solida capace di cambiare forma): braccia,<br />
teste, gambe e mani sbucano e risalgono<br />
in superficie come sullo specchio immobile<br />
di uno stagno. Poi le superfici dei triangoli<br />
luminosi si allargano, ricongiungendosi<br />
e formando l'imbuto che cala sulla platea. Le<br />
pareti di questa galleria si stringono: il<br />
gioco si fa un po' claustrofobico, ma, niente<br />
paura, è tutto programmato: il codice è fatto<br />
di numeri, l'unica lingua che il computer è<br />
in grado di comprendere».<br />
Giampaolo Spinato<br />
da "il Giornale", 23 maggio 1987<br />
Enzo Cosimi e Tere O’ Connor in Esercizi<br />
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