Lola Italiana - Teatro Out Off

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172 vero teatro abbia bisogno molto più di eticità che di mezzi. Solo, in una scena illuminata da candele, con il pubblico seduto in cerchio, de Berardinis ha evocato la situazione di chi è ormai separato dal fluire della vita e proprio per questo ha piena coscienza del suo amore per l'esistenza. L'arte (parolachiave che chiude il monologo) dà la possibilità all'attore non solo di mostrare l'esistenza come è ma anche come potrebbe essere.(...) Con eccezionale capacità evocativa, tecnica vocale e presenza scenica, De Berardinis ha ricordato al pubblico che fare teatro di ricerca significa in primo luogo avere qualcosa da dire. Come si dice in L'uomo capovolto "tutto un mondo è morto," non tutto il mondo». Maria Paola Cavallazzi da "l’Unità", 29 maggio 1988 «(...) In Fratello maggiore, Virgilio Sieni sperimenta e inventa giocando sul senso della danza e sulla danza come segno, in una sorta di grammatica di base con qualche beffarda sottolineatura surrealista. Trentatre secche sequenze di gesti e movimenti, separati da stacchi di buio, in un rifiuto quasi ascetico di virtuosismi e atletismi, nella rinuncia a ogni tentazione descrittiva, in una sorta di calligrafia gestuale fatta di movimenti minimi, intrecciati di ripetizioni, slanci e bruschi arresti: una invitante (anche se raffinata) facilità, esemplare e coinvolgente. (...) Inno al rapace mette invece in scena il terzetto di attori-danzatori che formano Parco Butterfly: accanto a Virgilio Sieni (camicia blu con arabeschi dorati), questa volta ci sono anche Roberta Gelpi (in bianco, con pantaloni ampiamente svasati) e Julia Anzilotti (con un rosso abito vagamente neoclassico ). Sul tappeto di danza incombono minacciosa- mente sospesi dall'alto, lunghi e acuminati pali di legno. (...) Alla precisione da geometrico arabesco del duo Gelpi-Sieni si contrappongono gli interventi "caldi" ed emotivamente pregnanti di Julla Anzilotti: una sorta di contrappunto esistenziale, tra angosce solitarie e ansia di comunicazione, alla rigorosa e misteriosa geometria della "pura" danza, costruita per accumulo di indizi che sembrano rimandare a chissà quale linguaggio misterioso e perduto. Il risultato di questa contrapposizione è una sorta di rito astratto, coreografato con raffinatezza e maturità espressiva, distaccato e insieme toccante: mai ossessivo, costruito per progressivi slittamenti di atmosfere e tensioni, a volte spezzate da segni e gesti forti. (…)» Oliviero Ponte di Pino da "il Manifesto", 3 giugno 1988 «È arrivato l'appuntamento con la scrittura di Jean Genet e l'atmosfera di Sussurri o grida si carica di crudezza e sentimento, di violenza ma anche di passione. Dopo il successone di Leo De Berardinis (era L'uomo capovolto in scena la scorsa settimana) la rassegna dell'Out-Off chiude infatti l'interessante programma di questa edizione '88 con Miracolo della rosa, secondo romanzo di Jean Genet scritto prima dei grandi successi (e scandali) delle opere teatrali. (...) Danio Manfredini ne ha fatto uno spettacolo rarefatto, come sospeso in una dimensione immaginaria, estraneo ad esagerate ambizioni e spesso molto ironico; racchiuso in uno spazio scenico povero circolare, davanti a un grande e bel fondale dipinto (da Manfredini) come se dovesse descrivere un girone dell'inferno dantesco e poi abitato da pochi oggetti, un sedile, una rosa... La vita nel carcere è un intreccio di episodi: è violenza quotidiana che si trasforma in apocalisse o in grande amore. (...) Miracolo della rosa è infatti uno spettacolo di vibrazione, di dettagli, di sensazioni e di sguardi più che di caratterizzazioni o interpretazioni esibite. E qui sta la forza del suo contagio e la bravura del suo interprete: nel mantenere sul filo sfuggente dell'ambiguità l'immoralità tanto ostentata di Genet, un'immoralità che non è mai riuscita a sottrarsi al suo carico di umanità». Anna Bandettini da "la Repubblica", 2 giugno 1988 Leo De Berardinis in L’uomo capovolto 1987.1988
Programma 21 e 22 ottobre Ciuffi d’erba lungo i muri delle strade di campagna. Il tempo scorre calmo e monotono di Giancarlo Cardini Dal 24 al 29 ottobre Notturni di Virgilio Sieni con Virgilio Sieni, Roberta Gelpi e Francesca Della Monica Coreografia Virgilio Sieni Dal 3 al 5 novembre Portrait de l’artiste en saltimbanque Istallazione/performance di Roberto Taroni e Silvia Fiorentino Dall’8 al 13 novembre Lola Italiana di Angela Scarparo con Angela Scarparo, Barbara Agosti e Franco Piperno (non ha partecipato) Lola Italiana: «Da sei anni l'Out Off, la cantina teatrale milanese che sopravvive da più di un decennio tra debiti e varie difficoltà, organizza una rassegna dichiaratamente "sperimentale", Limitrofie, generalmente snobbata dalla critica. Tra i quattro spettacoli di questa edizione c'è quello di Angela Scarparo, quasi-esordiente non priva di qualità: tra tutte, la rabbia autentica e una straripante capacità d'invenzione linguistica. Il suo spettacolo s'intitola Lola Italiana, e sarebbe destinato ad annegare nell'indifferente flusso dell'informazione di routine, come è accaduto pochi giorni prima per l'intenso ed esemplare assolo di Virgilio Sieni, o per i lavori di Giancarlo Cardini e Roberto Taroni, praticamente ignorati dalla stampa. Ma per la sua "opera seconda", Angela Scarparo ha un asso nella manica: tra gli attori in locandina figura infatti Franco Piperno. (…) Solo che, al momento opportuno, alla prima, Piperno semplicemente non c'è: in scena vediamo solo Barbara Agosti nel ruo-lo di spalla e Angela Scarparo che, in un rude e sbrigativo numero di cabaret, se la prende ironicamente con spettatori, critici e fotografi che "sono venuti solo per vedere il professore"». Oliviero Ponte di Pino da "il Manifesto", 13 novembre 1988 «Lola Italiana nelle interviste a Piperno doveva essere la storia di tre donne legate tra loro da sentimenti contrastanti nei confronti di un uomo protagonista di importanti e drammatiche vicende pubbliche. Nella presentazione, invece, avrebbe dovuto essere la storia di una attricetta frustrata e mediocre, vessata dalla madre che la vorrebbe famosa e vincente. Sulla scena l'attricetta fallita si è inventata un partner di richiamo così da muovere pubblico e stampa. Qui la realtà si intreccia con la finzione e il pubblico ha realmente apostrofato l'attrice con le stesse parole scritte da lei sul copione: "Non siamo venuti a vedere lei che non è nessuno, ma il professore". (…) "Per quanto riguarda - ha aggiunto l'autrice - Piperno la scelta è caduta su di lui perché è un uomo che le ferite le porta sul corpo e sono evidenti ed è la ciccia giusta per i denti del pubblico e dei giornalisti. La Cuccarini non avrebbe avuto la stessa presa. (…) Certo è che, per quanto riguarda il lavoro presentato all'Out Off, la cronaca prevale sullo spettacolo e l'unico sapore della serata è quello di una performance provocatoria giocata espressivamente in modo ingenuo e a tratti confuso». Magda Poli dal "Corriere della Sera, 11 novembre 1988 Limitrofie Sesta edizione con il contributo del Comune di Milano Settore Cultura e Spettacolo Dal 21 ottobre al 13 novembre 1988 Angela Scarparo 1988.1989
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