Guénon René - Il Re del Mondo
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CAPITOLO IV<br />
LE TRE FUNZIONI SUPREME<br />
Secondo Saint-Yves, il capo supremo <strong>del</strong>l'Agarttha porta il titolo di Brahâtmâ, (sarebbe più<br />
corretto scrivere Brahmâtmâ), «sostegno <strong>del</strong>le anime nello spirito di Dio»; i suoi due assessori sono<br />
il Mahâtmâ, «che rappresenta l'Anima universale», ed il Mahânga, «simbolo di tutta l'organizzazione<br />
materiale <strong>del</strong> Cosmos» ( 1 ). E' la divisione gerarchica che le dottrine occidentali rappresentano<br />
col ternario «spirito, anima, corpo», e che è applicata qui secondo l'analogia costitutiva <strong>del</strong><br />
Macrocosmo e <strong>del</strong> Microcosmo. Importa notare che questi termini, in sanscrito, designano propriamente<br />
dei principi, e che essi non possono venire applicati a degli esseri umani che in quanto<br />
questi rappresentano questi stessi principi, di modo che, anche in questo caso, sono legati essenzialmente<br />
a <strong>del</strong>le funzioni, e non a <strong>del</strong>le individualità. Secondo Ossendowski, il Mahâtmâ «conosce<br />
gli avvenimenti <strong>del</strong>l'avvenire», ed il Mahânga «dirige le cause di questi avvenimenti»; quanto al<br />
Brahâtmâ, egli può «parlare a Dio faccia a faccia» ( 2 ) ed è facile comprendere che cosa ciò vuol dire,<br />
se si ricorda che egli occupa il punto centrale dove si stabilisce la comunicazione diretta <strong>del</strong><br />
mondo terrestre con gli stati superiori, ed, attraverso questi, con il Principio Supremo ( 3 ).<br />
D'altronde, l'espressione di «<strong>Re</strong> <strong>del</strong> <strong>Mondo</strong>», se si volesse intenderla in un senso ristretto, ed<br />
unicamente per rapporto al mondo terrestre, sarebbe assai inadeguata; sarebbe più esatto, sotto certi<br />
rispetti, di applicare al Brahâtmâ quella di «Maestro dei Tre Mondi» ( 4 ); perché in ogni gerarchia<br />
effettiva, chi possiede il grado superiore possiede nello stesso tempo ed in virtù di esso tutti i gradi<br />
subordinati, e questi «tre mondi» (che costituiscono il Tribhuvana <strong>del</strong>la tradizione hindu) sono,<br />
come lo spiegheremo tra poco, i domini che corrispondono alle tre funzioni che abbiamo or ora enumerato.<br />
«Quando egli esce dal tempio, dice Ossendowski, il <strong>Re</strong> <strong>del</strong> <strong>Mondo</strong> irradia una luce divina». La<br />
Bibbia ebraica dice esattamente la stessa cosa di Mosè quando egli discendeva dal Sinai ( 5 ), ed è da<br />
osservare, a proposito di questo ravvicinamento, che la tradizione islamica vede in Mosè quegli che<br />
fu il «Polo» (El-Qutb) <strong>del</strong>la sua epoca; non sarebbe per questa ragione, d'altronde, che la Cabala<br />
dice che egli fu istruito da Metatron stesso? Ancora bisognerebbe qui distinguere tra il centro spiri-<br />
( 1 ) Ossendowski scrive Brahytma, Mahytma e Mahinga.<br />
( 2 ) Si è veduto più sopra che Metatron è l'«Angelo <strong>del</strong>la Faccia».<br />
( 3 ) Secondo la tradizione estremo-orientale l'«Invariabile Mezzo» è il punto dove si manifesta l'«Attività <strong>del</strong> Cielo».<br />
( 4 ) A coloro che si meravigliassero d'una tale espressione, potremmo chiedere se hanno mai riflettuto a quel che significa<br />
il triregnum, la tiara a tre corone, che è, con le chiavi, una <strong>del</strong>le principali insegne <strong>del</strong> Papato.<br />
( 5 ) E' anche detto che Mosè allora dovette coprirsi il viso con un velo per parlare al popolo che non poteva sopportarne<br />
lo splendore (Esodo, XXIV, 29-35): simbolicamente, ciò indica la necessità di un adattamento exoterico per la<br />
moltitudine. Ricordiamo a questo proposito il duplice significato <strong>del</strong>la parola «rivelare», che può voler dire «togliere<br />
il velo» ma anche «coprire di nuovo con un velo»; è così che la parola manifesta e vela ad un tempo. il pensiero che<br />
esprime.<br />
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