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Guénon René - Il Re del Mondo

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era ben realmente il centro spirituale <strong>del</strong>la Grecia antica ( 8 ), e, senza insistere su tutte le ragioni che<br />

potrebbero giustificare questa asserzione, faremo solamente notare che era là che si riuniva, due<br />

volte l'anno, il consiglio degli Anfizioni, composto dai rappresentanti di tutti i popoli ellenici, e che<br />

formava d'altronde il solo legame effettivo tra questi popoli, legame la cui forza consisteva precisamente<br />

nel suo carattere essenzialmente tradizionale.<br />

La rappresentazione materiale <strong>del</strong>l'Omphalos consisteva generalmente in una pietra sacra, ciò<br />

che spesso vien chiamato un «betilo» ( 9 ), e quest'ultima parola pare non sia altra cosa che l'ebraico<br />

Beith-El, «casa di Dio», il nome stesso dato da Giacobbe al luogo dove il Signore gli si era manifestato<br />

in un sogno: «E Giacobbe si svegliò dal suo sonno e disse: Sicuramente il Signore è in questo<br />

luogo, ed io non lo sapevo. Ed egli si impaurì e disse: Come è terribile questo luogo! è la casa di<br />

Dio e la porta dei Cieli. E Giacobbe si levò presto la mattina, e prese la pietra di cui aveva fatto il<br />

suo capezzale (per consacrarla). Ed egli dette a questo luogo il nome di Beith-El, ma il primo nome<br />

di questa città era «Luz» ( 10 ). Abbiamo spiegato più sopra il significato di questa parola Luz; d'altra<br />

parte, è anche detto che Beith-El, «casa di Dio», divenne in seguito Beith-Lehem, « casa <strong>del</strong> pane»,<br />

la città dove nacque il Cristo ( 11 ); la relazione simbolica che esiste tra la pietra ed il pane sarebbe<br />

degna d'altronde di molta attenzione ( 12 ). Quel che occorre osservare ancora, è che il nome di<br />

( 8 ) Vi erano in Grecia degli altri centri spirituali, ma più particolarmente riserbati all'iniziazione ai misteri, come<br />

Eleusi e Samotracia, mentre che Delfo aveva una funzione sociale che concerneva direttamente tutto l'insieme <strong>del</strong>la<br />

collettività ellenica.<br />

9<br />

Prisciano il grammatico dice ripetutamente che i latini chiamavano questa pietra abadir, parola sicuramente semitica<br />

secondo S. Agostino. Papias nelle Glosse ad Isidoro dice che Abadir è la pietra che Saturno divorò invece di<br />

Giove, e che i Greci la chiamavano ba<strong>del</strong>ion. L'etimologia <strong>del</strong>la parola abadir è dubbia; ma ci sembra che, col facile<br />

cambiamento <strong>del</strong>la t in d e <strong>del</strong>la l in r, il salto da betil ad abadir non sia poi eccessivo. Saturno, personificazione <strong>del</strong><br />

tempo, divorava i proprii figli; <strong>Re</strong>a, ossia Cibele, per sottrarre Giove a tale destino fece inghiottire a Saturno la pietra<br />

betilo od abadir, pietra caduta dal cielo; ed in questo modo Giove sfuggì alla voracità di suo padre, ossia al tempo che<br />

tutto divora, e divenne in seguito il <strong>Re</strong> degli Dei. Secondo Esiodo questa pietra fu poi rigettata da Saturno e deposta<br />

sull'Elicona.<br />

<strong>Il</strong> rosacroce Michele Maier dice che questa pietra, inghiottita e poi rigettata da Saturno, non è altro che la pietra filosofale.<br />

In ermetismo, di fatti, Saturno rappresenta il piombo, ed a Saturno ed al piombo corrisponde il colore nero<br />

più nero <strong>del</strong> nero caratteristico di una <strong>del</strong>le fasi <strong>del</strong>la "grande opera"" fase paragonata alla morte. A questa fase succedono<br />

ordinatamente i colori grigio, bianco, porpora, ossia i metalli stagno, argento, oro, ossia il pianeta Giove, la Luna,<br />

il Sole.<br />

Alla fase critica, di Saturno, succede quella di Giove, la pietra nera si avvia a diventare il lapis filosofico o medicina<br />

universale. L'opera va dunque compiuta trasmutando la pietra, che occorre per prima cosa sapere «estrarre dalla sua<br />

miniera o cava». Giacobbe dormì sopra questa pietra, e fu in questo stato interiore di coscienza che ebbe la sua visione.<br />

<strong>Re</strong>sterebbe da rintracciare l'origine o la ragione di questo simbolismo <strong>del</strong>la pietra che compare nell'antico e nel<br />

nuovo testamento, e che sta alla base <strong>del</strong>la trasmutazione ermetica per ottenere la pietra filosofale e <strong>del</strong>l'edificazione<br />

muratoria per ottenere la pietra cubica <strong>del</strong>la maestria. Riteniamo che in questo caso il simbolismo trovi la sua naturale<br />

spiegazione nella percezione interiore di pietrificazione caratteristica di questo stadio: ed altrettanto dicasi per il color<br />

nero. II simbolismo <strong>del</strong>la «pietra nera» possiede dunque anche un riferimento a due impressioni interiori caratteristiche<br />

<strong>del</strong>la fase critica <strong>del</strong>la «trasmutazione» (A. R.).<br />

10<br />

Genesi, XXVIII, 16-19.<br />

11<br />

Si osserverà d'altronde la similitudine fonetica di Beith-Lehem con la forma Beith-Eloim, che pure figura nel testo<br />

<strong>del</strong>la Genesi.<br />

12<br />

«Ed il tentatore, approssimandosi, disse a Gesù: Se tu sei il Figlio di Dio comanda che queste pietre divengano<br />

dei pani» (S. Matteo, IV, 3; cfr. S. Luca, IV, 3). Queste parole hanno un senso misterioso, in rapporto con quanto<br />

stiamo qui indicando: il Cristo doveva ben compiere una simile trasformazione, ma spiritualmente, e non materialmente<br />

come lo chiedeva il tentatore; ora l'ordine spirituale è analogo all'ordine materiale, ma in senso inverso, e la caratteristica<br />

<strong>del</strong> demonio è quella di prendere tutte le cose al rovescio. E' il Cristo stesso che, come manifestazione <strong>del</strong><br />

Verbo, è «il pane vivente disceso dal Cielo», donde la risposta: «L'uomo non vive di solo pane, ma anche di ogni pa-<br />

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