8-9/11 gagarin n. 8 musica arte gusto teatro libri shopping bimbi cinema 26 IO C’ERO Il mondo è bello perchè è vario. Un mazzo di chiavi di lettura. E a ognuno di voi chiediamo di provarne una. La vostra. Che abbiate assistito ad una mostra, ad un film, ad un concerto o a un omicidio, non importa: vogliamo sapere che ne pensate. Inviate la vostra recensione, ma siate sintetici (500 battute al massimo), a gagarin@gagarin-magazine.it Ogni mese le troverete pubblicate in questa pagina. IL CONCERTO Nel novero delle eccellenze romagnole DOP campeggia un prodotto di inimitabile genuinità: il pannocchio. In occasione della Festa della Birra, il Circolo campagnolo di Pieve Cesato ha ben pensato di sollevare gli animi degli astanti attraverso canti goliardici intonati da un brillante esponente della categoria: Gianni Drudi. Con due raffinate rappresentanti del gentil sesso al seguito - reperite la sera stessa sulla via che da Santarcangelo giunge a Faenza? - Drudi ha sfoderato tutto il suo talento proponendoci veri e propri gioielli della musica italiana. Dalla gastronomica Tiramisù la banana! a Fiky Fiky, celeberrimo tormentone dell’estate ’88 che ha letteralmente mandato in visibilio i presenti già inebriati dai fumi della bionda Paulaner, per passare a L’uccello!, famosissimo stornello per appassionati di ornitologia e Com’è bello lavarsi che suggerisce un pittoresco itinerario fra i laghi d’Italia in cui detergere parti del corpo poco esposte al sole. Che dire poi di Prendi la pecora e Mi piace la foca... Siccome De gustibus non disputandum est, a voi la scelta. (monia donegaglia) 6 luglio, Gianni Drudi, Festa della Birra, Circolo campagnolo di Pieve Cesato, Faenza (Ra) L’ARENA A volte è sufficiente alzarsi tre ore prima del solito per riuscire a vedere un’epoca scomparsa mezzo secolo fa. E carpirne i ritmi, gli odori, e qualche fantastico colore che adesso non esiste più. Tipo il giallo campo di grano trebbiato all’alba. Da restarci secchi, vi assicuro. Hanno da lavorare sodo all’Adobe se vogliono inserirlo in qualche versione di Photoshop. E il lavoro sodo è toccato pure a me, che con altre trenta persone al ritmo di musica celtica suonata in loco per l’occasione, ho caricato balle di paglia all’alba su di un carro. Poco dopo ne sono ridiscesi enormi mattoni gialli con cui abbiamo costruito l’anfiteatro più evocativo dell’estate. Colazione e poi altre tre ore di nanna per risvegliarsi nel XXI secolo (me.we.) 9 luglio, Preludio all’alba, Arena delle Balle di Paglia, Cotignola (Ra) LO SPETTACOLO Come se una parete fosse diventata improvvisamente invisibile, mi ritrovo a sbirciare dentro casa di Bebimec e Ladymec. Assisto ad uno spaccato della loro quotidianità; osservo i loro corpi avvinti in una danza-rito consolidata negli anni attraverso la quale Ladymec utilizza il suo potere di donna e la sua forza seduttrice per vampirizzare il pensiero non ancora agito del suo più giovane compagno e spingerlo a compiere il suo delittuoso volere. Al centro del palco, immobile, la testa nera di un manichino. Una presenza muta che rappresenta la forza stregonesca che troviamo nel testo originale. Tra bisbigli incomprensibili, Ladymec, sospesa tra il mondo reale e quello dei fantasmi, le racconta come sul lettino dello psicanalista i suoi pensieri più intimi e folli. Ama il suo compagno. Come un figlio. E sarà proprio il figlio, figura evocata in maniera fuggevole ma cruenta nel testo shakespeariano, a originare la tragedia attraverso un forte richiamo all’attualità. Mentre il pubblico si ritrova sempre più assorbito dal vortice del pensiero della donna (e dalla forza magnetica dell’attrice), qualcosa scatta anche nella mente così a lungo oppressa del giovane Bebimec, che riuscirà ad opporsi ai folli piani della compagna, riscattando così anche l’eroe della scrittura originale. Gli attori utilizzano la potenza e la massima espressione dei loro corpi. Inscenano il dramma senza mai perdere l’ironia. Tra brividi e risate amare conducono in una dimensione di delirio, lungo la quale viene evocata ossessivamente una terza figura: un inquietante Dottor Frozac. (sara kaufman) 28 luglio, Toglietemi tutto ma non il mio… Daimon, Bebimec, opera prima di Silvia Magnani Parco della Montagnola, Bologna LA MOSTRA Ho provato la stessa sensazione che si prova al Luna Park. Un labirinto dove ad ogni angolo scopri un tesoro. I premi sono gli splendidi vestiti disegnati e creati dalla stilista Monica Benini con vecchie stoffe artigianali dal sapore esotico. Il bello, però, sta nel cammino tra gli allestimenti scenografici ideati da Monica Scardovi e Michele Giovanazzi: suggestioni teatrali, associazioni surreali e ispirazioni alla Calder. (f.k.) 23 maggio, Abitoinscena, a cura di Josune Ruiz De Infante, ex refettorio dei Salesiani, Faenza (Ra) IL FILM È possibile girare un film muto nel 2010? La risposta è sì. È quello che ha fatto il francese Michel Hazanavicious con The Artist. Mi trovavo alla prima nazionale a Bologna, durante il Festival del Cinema Ritrovato e, come il resto del pubblico in sala, sono rimasto sbalordito da questa commedia in bianco e nero quasi totalmente priva di sonoro. Un film sui film che narra dell’ascesa e rapida discesa di un attore di cinema muto. Dopo soli 5 minuti nessuno del pubblico sentiva più la mancanza dei dialoghi e pendeva letteralmente dalle didascalie e dalla mimica facciale esagerata. Un piccolo film gioiello che gioca ripetutamente con il pubblico e sa essere moderno nella sua rilettura del passato. Come disse Thierry Frèmaux, delegato di Cannes «è l’ultimo film degli anni 30». (davide rambaldi) 27 Giugno, The Artist di Michel Hazanavicious, Il Cinema Ritrovato, Bologna LA CAUSA Sarà che è un’ex scuola elementare ma io al Luogo Comune, stasera come ogni sera, mi sento a casa. C’è neopapà Pozzi ed un’ispiratissima Metallurgica Viganò. C’è Kaiser Max Ancarani di ritorno da Francoforte. Ci sono ottime vivande e birra ad innaffiare una nottata perfetta nella sua semplicità. Ma c’è soprattutto una giusta causa da abbracciare: Antonella è malata di sclerosi multipla. Una cura per guarire non esiste, ma un’operazione chirurgica che le regali ancora momenti di autonomia sì. Ovviamente non in Italia, dove troppe terapie sperimentali finiscono alle ortiche, ma in Svizzera. E in tempi in cui tutti si riempiono la bocca a sproposito con la parola libertà, decido che se lei mette il coraggio di provarci io non posso negarle la speranza di andare. Ad Antonella servono dai 6 ai 10mila euro per viaggio ed intervento. Se volete contribuire anche voi potete fare un versamento sulla carta poste pay n° 4023 6005 7866 5343. (al.an.) 8 luglio, Metallurgica Viganò, Luogo Comune, Faenza (Ra) L’EVENTO Archiviato il week end Rosa... che dire: era l’occasione per vivere tutta la notte il mare, la spiaggia, la riviera romagnola… E invece ci si presenta con due striscioni rosa, qualche palloncino rosa, qualche concertino di basso livello qua e là e poco altro... direi un po’ pochino per chi fino a poco tempo fa dettava legge su mode e divertimento notturno! Sveglia! Grazie per la cortese collaborazione. A presto. (Il Fonta & C.) 1-3 luglio, Notte Rosa, Cervia (Ra)
di Heriz Bhody Anam* gRAPhIC NOVEL *Heriz Bhody Anam: ex fanzinaro, illustratore, pittore demodé, scultore di feticci improbabili, ma a volte efficaci, attualmente ritiratosi in meditazione, comunica col mondo attraverso fumetti criptici e fotoromanzi osé 8-9/11 gagarin n. 8 musica arte gusto teatro libri shopping bimbi cinema 27