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renobromuro3@tin.it il baricentro 1 A T T U A L I T A' LA ... - Poiein

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enobromuro3@tin.<strong>it</strong><br />

sulla perizia del verseggiatore, che ab<strong>it</strong>ualmente attenua le discordanze e nasconde le<br />

lacune dei passaggi più rischiosi, aggiungendo l'ab<strong>il</strong><strong>it</strong>à del poeta mai compiaciuta e<br />

amata come Narciso la sua immagine:<br />

«Sempre una piaga rossa languente».<br />

Non bisogna dimenticare che in questa lirica «invetriata» Dino<br />

intenta richiamare l'attenzione dei lettori, sia pure in maniera<br />

lievemente sfocata, e come le figure metriche tradizionali possano<br />

essere adoperate da lui, senz'ombra di profanazione.<br />

Con una certa ingenu<strong>it</strong>à ha avvert<strong>it</strong>o l'importanza del problema<br />

metrico nello studio della lirica, e per questo ne tiene conto solo<br />

come osservatore. Non vuole assoluta-mente sottostare alle rigide<br />

regole della poetica, non ne ha la buona volontà né vuole dedicarsi<br />

con prof<strong>it</strong>to allo studio della metrica. Studio mai inut<strong>il</strong>e e<br />

vuotamente retorico; Lui tocca rapidamente l'essenza dello spir<strong>it</strong>o umano. Infatti, a<br />

prima vista, sembra che abbia voluto purificare <strong>il</strong> suo vocabolario e l'istinto melodico<br />

dell’Io creativo, bandendo <strong>il</strong> Sé razionale dal suo poetare. Sente che le sue poesie non<br />

danno l'impressione del nudo, ma piuttosto del riemp<strong>it</strong>ivo. I versi non sono solamente<br />

essen-ziali, ma mostrano, con misteriose allusioni, le immagini, <strong>il</strong> dolore, l’anima<br />

sanguinante che bagna la terra dove cammina.<br />

«Non c'è di dolcezza che possa uguagliare la Morte<br />

Più Più Più<br />

Intendi chi ancora ti culla:<br />

Intendi la dolce fanciulla<br />

Che dice all'orecchio: Più Più<br />

Ed ecco si leva e scompare<br />

II vento: ecco torna dal mare<br />

Ed ecco sentiamo ansimare<br />

II cuore che ci amò di più!»<br />

In principio, avendo piene le orecchie delle voci e gli echi che si<br />

rincorrevano nella vallata, o della melodia che sussurrava <strong>il</strong> vento tra gli alberi oppure<br />

delle variegate melodie degli uccelli, faceva nascere questa poesia che rappresenta la<br />

sentimentale reazione, per dare luogo e sfogo al cuore che canta un r<strong>it</strong>mo sincopato.<br />

La poesia di Dino Campana non può ridursi a formula metrica: non vi predomina<br />

l’endecas<strong>il</strong>labo, non ha <strong>il</strong> suo regno <strong>il</strong> settenario, né <strong>il</strong> novenario; eppure <strong>il</strong> verso<br />

sembra stranamente allungato o accorciato in un misterioso procedimento s<strong>il</strong>labico,<br />

che realizza un tono di armonia im<strong>it</strong>ativa, senza che resti la preoccupazione formale<br />

assorb<strong>it</strong>a dalla forza sintetica e dalla sintassi che va a spasso come un cagnolino senza<br />

guinzaglio.<br />

«Lasciando <strong>il</strong> cuore mio di porta in porta:<br />

Con Lei che non e nata eppure è morta<br />

E mi ha lasciato <strong>il</strong> cuore senz'amore:<br />

Eppure <strong>il</strong> cuore porta nel dolore:<br />

Lasciando <strong>il</strong> cuore mio di porta in porta».<br />

Obbedendo a un nostro preciso intento cr<strong>it</strong>ico: voler spiegare <strong>il</strong> più semplicemente<br />

possib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> canto di Dino Campana affinché i giovani ed anche (perché no?) i meno<br />

giovani conoscano a fondo l’animo di questo grande della letteratura <strong>it</strong>aliana, volutamente<br />

dimenticato, anche se voci sconosciute fanno del loro meglio, senza trovare un<br />

interesse specifico da parte di qualche ed<strong>it</strong>ore importante o di qualche quotidiano che<br />

ne divulghi <strong>il</strong> pensiero. Il nostro intento, dicevo, è quello di dare a Cesare quello che<br />

è di Cesare, senza paroloni altisonanti o lacrime di alambicco; sentiamo, o meglio<br />

abbiamo assunto <strong>il</strong> dovere di puntualizzare la natura del canto di Dino Campana,<br />

dicendo le cose come le abbiamo sent<strong>it</strong>e pulsare nell’anima.<br />

«E cammina e via cammina,<br />

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0054 FATTI E POESIA

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