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IL LINGUAGGIO FIGURATO - Il Crocevia

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B. C.<br />

CAPIRE LA POESIA<br />

9<br />

<strong>IL</strong> <strong>LINGUAGGIO</strong> <strong>FIGURATO</strong><br />

1


<strong>IL</strong> <strong>LINGUAGGIO</strong> <strong>FIGURATO</strong><br />


infrangere le sue leggi intrinseche>> (51).<br />

Trascrivo per il piacere dei lettori dal bel testo che ho studiato al Ginnasio col<br />

professor Tellarini , due<br />

pagine memorabili sul parlare e scrivere figurato: due pagine che brillano per la forza del<br />

pensiero e che mi hanno dato preziose emozioni intellettuali.<br />

<strong>Il</strong> parlar figurato e la sua spontaneità.<br />

E’ chiaro che c'è differenza d'intensità e d'efficacia tra la forma semplice e la<br />

figurata. Se io dico che Dante fu un grandissimo Poeta, dico qualche cosa di meno vivo e<br />

di meno efficace che se dicessi: Dante fu un'aquila dì poesia. Ora talvolta il mio spirito<br />

calmo e sereno potrà ammirar Dante per la mirabile armonia e geometria delle sue<br />

concezioni, e allora sarà propria al mio pensiero la prima forma, la forma semplice; tal<br />

altra l'animo mio si accenderà di entusiasmo dinanzi a qualche volo del divino poeta, a<br />

qualche suo grido lacerante di anima tormentata, e allora mi scoppierà dal cuore la figura,<br />

l'immagine, la metafora. <strong>Il</strong> che vuol dire che il parlar figurato, se l’autore non simula e<br />

non inge, è anch’essom proprio, anzi il solo proprio in certi momenti e quando chi scrivee<br />

quando chi scrive è in determinate condizioni di spirito. Provatevi a togliere da un passo<br />

di Dante o di Omero tutte le figure e riducetelo al pensiero nudo e scusso: voi vi troverete<br />

fra le mani un cencio e avrete distrutto l’opera d’arte.<br />

E’ tanto vero poi che il parlar figurato non è un che di aggiunto, che il popolo ne<br />

è amantissimo e davvero si può dire che <br />

In realtà mette conto di passare un quarto d’ora in piazza tra il popolino e di<br />

sincerarsene. Si vedrà allora come sgorghino naturalmente dalle labbra del popolo<br />

immagini e figure a iosa, anche dì quelle che sembrerebbero a prima vista doversi trovare<br />

soltanto nelle opere degli scrittori colti. E non si può davvero pensare che il popolo pensi<br />

ad adornare il suo discorso e si stilli il cervello per parlar bene: esso parla come sente, e le<br />

immagini gli fioriscono spontanee sul labbro. Che il parlar figurato non sia nulla di<br />

cercato e di aggiunto, ma invece una forma propria e naturale d'espressione, si può vedere<br />

anche osservando come i vari popoli abbiano varia tendenza all'uso delle immagini e delle<br />

figure e anzi di certo genere d'immagini e di figure. Per esempio, abbondano di traslati<br />

realistici i popoli la cui mente in generale tende piú al concreto che all'astratto: par quasi<br />

che abbiano bisogno di rendere sensibile e palpabile anche ciò che è spirituale o anche<br />

solo meno pratico e reale. Voi potrete soprendere questa tendenza dei popoli pratici nelle<br />

forme piú comuni del loro dire, nei termini piú convenzionali della lingua. Fare una visita<br />

dicono gl'Italiani; pagare una visita dicono gl'Inglesi. Passare il tempo, diciamo noi;<br />

spendere il tempo dicono quelli. Un uomo che ha venti milioni, ammiriamo noi; un uomo<br />

che vale venti milioni, apprezzano gli Americani. (Fortunato Rizzi).<br />

3


I traslati di Dante<br />

(Nell'episodio del conte Ugolino).<br />

Ci si presenta nella prima terzina una metonimia, dove a pasto è dato l'aggettivo di<br />

fiero che, essendo la qualità propria dello stesso Ugolino, qui si trasferisce all'azione che<br />

fa. E quel forbendola, se qui non è metafora (ché forbire è proprio riferito ai metalli) ad<br />

ogni modo, applicato all'atto che fa con la bocca Ugolino, è mirabilmente espressivo.<br />

Disperato dolor che il cor mi preme, nell'aggettivo dato a dolore abbiamo il traslato della<br />

metonimia, come in fiero pasto; il verbo premere poi, che veramente esprime atto<br />

materiale, è trasferito per metafora a mostrare con somma evidenza l'azione del disperato<br />

dolore sull'animo di Ugolino. Nei due versi « ma se le mie parole esser den sente, Che<br />

frutti infamia al traditor ch'io rodo », si contiene una metafora bellissima, perché tolta da<br />

cose sensibili per esprimere cose intellettuali, e felicemente continuata. Lasciando quel<br />

suo ' ma ' determinativo di pensieri, per suoi mali, abbreviazione d'uso comune nel parlar<br />

dei Trecentisti e che a noi paiono figure o licenze grammaticali, nei versi 22-26 prima di<br />

tutto ci si presenta una leggiadra forma di perifrasi a significare questo semplice concetto:<br />

« Io ero in prigione da piú mesi »; di poi una personificazione, appena accennata, nel<br />

breve pertugio, che mostra ad Ugolino le lune; dove nel linguaggio ordinario si sarebbe<br />

detto fiaccamente: « Per un piccolo spiraglio io avevo veduto rinnovarsi piú volte la luna<br />

». Inoltre la voce muda (quando non si voglia credere che quella torre fosse veramente<br />

chiamata cosí perché vi si tenevano a mudare le aquile della repubblica pisana) qui è<br />

adoperata metaforicamente per indicare « luogo chiuso e oscuro », come quelli dove si<br />

tengono gli uccelli a mudare, e lune per indicare i mesi in forma di metonimia come -<br />

segno della cosa significata. Facendo qui forza a noi stessi per trapassare senza nota altre<br />

singolari bellezze, osserveremo quell'inmpietrai, metafora attissima, quanto non potrebbe<br />

alcuna locuzione non figurata, a significare l'effetto prodotto nel cuor suo dal dolore, dopo<br />

che egli ebbe sentito inchiodare la porta dell'orribile torre. In fin che l'altro sol nel mondo<br />

uscìo: ecco qui un'altra perifrasi per indicare il giorno seguente; appropriatissima<br />

anch'essa, perché Ugolino da entro l'oscura torre non poteva accorgersi del nuovo di se<br />

non pe' raggi del sole che vi penetravano dal già mentovato spiraglio. Nel verso, ahi dura<br />

terra, perché non, t'apristi?, sono accumulate con somma naturalezza l'esclamazione,<br />

l'apostrofe, la personificazione e l'interrogazione, cospiranti ad accrescer<br />

mirabilmente la vigoria del concetto. E di un'interrogazione ancor piú straziante ci<br />

porgono esempio le parole padre mio, ché non mi aiuti?, uscite dalle labbra di Gaddo<br />

morente per fame ai piedi di Ugolino. <strong>Il</strong> quale poi vide cascare cosí altri tre ad uno ad uno<br />

e barcollando sopra ciascuno di essi li chiamò due giorni dopo che furono morti, finché,<br />

piú che il dolore a tenerlo in vita, valse la fame a finirlo. E qui, rinferocendosi tutto contro<br />

il perfido autore di tanto scempio, gli ficca i denti nel teschio fino all'osso; dei quali il<br />

poeta ci fa sentire lo scroscio nel verso che furo all'osso, come d'un can, forti; dove c'è<br />

una similitudine o piuttosto un lampo di similitudine, qual si addice all'impetuoso<br />

trascorrere delle infocate parole: come d'un can, forti. Dopo ciò, preso il poeta da giusta<br />

ira contro quella città che aveva commesso o tollerato l'inaudìta scelleratezza, per via di<br />

esclamazione ed apostrofe prorompe in un'invettiva che si distende fino all'ultimo dei<br />

sopra citati versi, ed è tutta animata dalla forza della fantasia e, piú ancora, della passione.<br />

(G. Mestica)<br />

,<br />

4


Le figure retoriche si suddividono in:<br />

a) figure semantiche o tropi<br />

b) figure sintattiche o di costruzione<br />

c) figure di pensiero<br />

d) figure morfologico-metriche<br />

e) figure fonologiche o di suono.<br />

5


FIGURE SEMANTICHE<br />

Le principali figure semantiche sono generate :<br />

a) dal principio di analogia (similitudine, metafora, sinestesia);<br />

b) dal principio di contiguità semantica (metonimia, sineddoche).<br />

a) SIM<strong>IL</strong>ITUDINE<br />

La similitudine si fonda sul primo moto del nostro spirito che è l'associazione delle<br />

idee. Essa presenta due termini appartenenti a sfere semantiche diverse (es. : bambina -<br />

farfalla) , più una connessione intermedia, costituita da uno o più caratteri comuni, cioè<br />

dal cosiddetto (es.: leggerezza): . La struttura della similitudine può essere rappresentata come segue:<br />

BAMBINA FARFALLA<br />

TERRENO COMUNE<br />

(leggerezza)<br />

La presenza di un elemento di mediazione appare come il contrassegno più tipico<br />

della figura e ciò che lo distingue essenzialmente dalla metafora. <strong>Il</strong> termine di mediazione<br />

può essere espresso oppure sottinteso. Esempio: , . Nel secondo caso il carattere che li<br />

accomuna va ricostruito a partire dai due termini messi a confronto, ma anche dagli<br />

elemento del contesto (52).<br />

<strong>Il</strong> contenuto della similitudine può essere più o meno ricco e complesso, come<br />

risulta dagli esempi che seguono.<br />

Tu sei come una provvida formica (Saba).<br />

Stanno i giorni futuri innanzi a noi<br />

come una fila di candele accese -<br />

dorate, calde, e vivide (Kavafis).<br />

La fanciulla<br />

Quale dolce mela che su alto<br />

ramo rosseggia, alta sul più<br />

alto; la dimenticarono i coglitori;<br />

no, non fu dimenticata: invano<br />

tentarono raggiungerla ...(Saffo)<br />

La costruzione della similitudine è soprattutto un procedimento che libera la<br />

fantasia poetica e consente al linguaggio una serie di confronti inaspettati e in ogni caso<br />

inammissibili nella lingua corrente. Vediamo alcuni suggestivi esempi tratti dal canto V<br />

dell'Inferno di Dante:<br />

E come li stornei ne portan l'ali<br />

nel freddo tempo, a schiera larga e piena,<br />

così quel fiato li spiriti mali<br />

6


di qua, di là, di sù, di giù li mena.....<br />

E come i gru van cantando lor lai,<br />

facendo in aere di sé lunga riga,<br />

così vid'io venir, traendo guai,<br />

ombre portate da la detta briga.....<br />

Quali colombe dal desìo chiamate<br />

con l'ali alzate e ferme al dolce nido<br />

vengon per l'aere, dal voler portate;<br />

cotali uscir de la schiera ov'è Dido,<br />

a noi venendo per l'aere maligno,<br />

sì forte fu l'affettuoso grido......<br />

Ed ora una poesia moderna, impreziosita da due intense e belle similitudini.<br />

Attesa (Vincenzo Cardarelli)<br />

Oggi che t'aspettavo<br />

non sei venuta.<br />

E la tua assenza so quel che mi dice,<br />

la tua assenza che tumultuava,<br />

nel vuoto che hai lasciato,<br />

come una stella.<br />

Dice che non vuoi amarmi.<br />

Quale un estivo temporale<br />

s'annuncia e poi s'allontana,<br />

così ti sei negata alla mia sete.<br />

L'amore, sul nascere,<br />

ha di questi improvvisi pentimenti.<br />

Silenziosamente<br />

ci siamo intesi.<br />

Amore, amore, come sempre,<br />

vorrei coprirti di fiori e d'insulti.<br />

Cogliere il risultato espressivo della similitudine (cioè il senso associato prodotto<br />

dalla similitudine) non è facile. Si tratta di cogliere tutta la ricchezza di significati che la<br />

similitudine, anche la più semplice, è in grado di attivare, e in questa operazione<br />

soccorrono l'esperienza, la sensibilità, la fantasia. Prendiamo a titolo d'esempio la<br />

similitudine . Se immaginiamo che sia leggera e lieve<br />

come una farfalla, noi dobbiamo riferire la leggerezza della bimba alla corsa, al salto, alla<br />

danza, ecc..., quella della farfalla al volo; se immaginiamo che sia graziosa e leggiadra<br />

7


come una farfalla, riferiamo tali qualità, nel caso della bimba all'abito, al portamento, ai<br />

capelli lucenti, al viso roseo, agli occhi ridenti, ecc..., nel caso della farfalla alla seta<br />

multicolore delle ali, ecc.... Naturalmente, se abbiamo familiarità con le farfalle e con i<br />

bambini, possiamo immaginare molti altre qualità comuni, che inevitabilmente si<br />

diversificheranno nei due soggetti a confronto.<br />

Spesso, per le ragioni illustrate e per il carattere ellittico del linguaggio poetico,<br />

l'interpretazione risulta difficile e problematica, tutt'altro che scontata, come negli esempi<br />

che seguono, tratti tutti da Ungaretti.<br />

><br />


) METAFORA<br />

E' la figura cardine del discorso poetico nel Novecento. E' uno dei meccanismi più<br />

creativi della lingua: consiste nell'utilizzare la parola con un significato diverso da quello<br />

abituale (il cielo piange - quell'uomo è un coniglio - il sole inonda di luce la campagna), e<br />

ciò al fine di significare qualcosa per cui il linguaggio comune è insufficiente. Quindi non<br />

rappresenta un rispecchiamento della realtà, è creazione di una nuova realtà (54). Lo<br />

spostamento di una parola dal suo contesto abituale e la sua associazione ad un contesto<br />

nuovo avviene in base ad una relazione di somiglianza, di analogia.<br />

La metafora si può presentare sotto varie forme grammaticali: predicativa (il mare<br />

è un velluto), appositiva (il mare, un velluto), attributiva (il mare vellutato),<br />

complementare (il mare di velluto), ecc. Come la similitudine, può avere un contenuto più<br />

o meno ricco e complesso, come negli esempi che seguono.<br />

(Ungaretti).<br />


similitudine abbreviata. Tale definizione vale per le metafore più semplici, costruite a<br />

partire dalla similitudine, come negli esempi che seguono.<br />

(è bella come un fiore).<br />

(è liscio come il velluto).<br />

(ha l'aspetto di un leone).<br />

La struttura di questo tipo di metafora è analogo a quello già visto della<br />

similitudine. Ma, a differenza dalla similitudine, nella metafora il terreno comune deve<br />

essere sempre "scoperto". Inoltre il termine di confronto (metaforizzante) sostituisceelimina<br />

il termine reale (metaforizzato).<br />

MARE VELLUTO<br />

TERRENO O SIGNIFICATO COMUNE<br />

(liscio)<br />

La definizione di metafora come similitudine abbreviata non vale per le metafore<br />

più elaborate, le quali sottendono una struttura semantica assai più complessa della<br />

similitudine. Abbiamo sempre a che fare con due termini che presentano caratteri comuni<br />

(es.: locomotiva / testa - sostegni del tavolo / gambe - gocce di pioggia / lacrime - occhi /<br />

finestre), ma essi si trovano inseriti in una struttura semantica complessa che ne richiama<br />

altri due.<br />

Le operazioni mentali che generano questo tipo di metafora consistono:<br />

a) nell' intuire un identico rapporto tra coppie di termini poste a confronto. Ad<br />

esempio la metafora che vede nei libri si basa sulla seguente<br />

struttura semantica: <br />

MENTE CORPO<br />

--------- = ----------<br />

LIBRI CIBO<br />

b) nel cogliere un significato comune tra i termini che sono oggetto di confronto<br />

LIBRI = CIBO<br />

TERRENO COMUNE<br />

costituiscono un nutrimento<br />

c) nel sostituire il termine reale con il termine posto a confronto<br />

MENTE<br />

-----------<br />

( LIBRI)<br />

CIBO<br />

La metafora nasce dalle seguenti operazioni:<br />

VITA GIORNO)<br />

10


a) --------------- = -----------<br />

VECCHIAIA SERA<br />

<br />

VECCHIAIA = SERA<br />

b) SIGNIFICATO COMUNE<br />

parte terminale<br />

VITA<br />

c) ---------------<br />

(VECCHIAIA)<br />

SERA<br />

La metafora deriva a) dal confronto tra la furia dell'uomo e<br />

la tempesta del mare, b) dalla constatazione che la furia dell'uomo e la tempesta del mare<br />

hanno ambedue un aspetto agitato e minaccioso, c) dalla sostituzione del termine<br />

col termine .<br />

Quali risultati espressivi produce la metafora, quali effetti di senso? Essa produce i<br />

risultati che derivano a) dalla intuizione dei significati comuni esistenti tra il termine<br />

metaforizzato (bambina, mare, Achille, libri, vecchiaia ...) e il termine metaforizzante<br />

(fiore, velluto, leone, cibo, sera, ...); b) dalla sostituzione del termine metaforizzato col<br />

termine metaforizzante.<br />

Grazie a tali processi la metafora ci permette di vedere le cose in una luce nuova. Se<br />

ad esempio leggiamo , agli occhi della nostra immaginazione si<br />

presenta una specie di uomo-leone, con elmo e corazza, e allo stesso tempo, con criniera<br />

ed artigli. Lo udiamo lanciare grida umane e ci pare di sentire allo stesso tempo ruggiti di<br />

belva. E' come se alla figura di Achille fosse stata sovrapposta quella del leone. Ciò<br />

accade perchè nel significato espressivo non entrano soltanto le conoscenze del terreno<br />

comune (sono forti, coraggiosi, ecc... sia Achille che il leone), ma, grazie alla<br />

identificazione-sostituzione, fanno sentire la loro presenza anche e soprattutto quelle<br />

relative al termine metaforizzante che possono accordarsi con i caratteri del soggetto (ha<br />

la criniera, ruggisce ...). Così siamo indotti a vedere non solo un Achille forte e<br />

coraggioso come un leone, ma anche dall'aspetto e dalle movenze leonine.<br />

Un esempio di notevoli risultati espressivi ci è offerto dalla metafora che chiude il<br />

brano seguente.<br />

Leggiadro vien nell'onda della sera<br />

un solitario palpito di stella<br />

a poco a poco una nube leggera<br />

le chiude sorridendo la pupilla. (C. Rebora)<br />

La nube leggera nasconde la stella e ne oscura la luce, così come la palpebra copre<br />

la pupilla dell'occhio, che così non può più vedere. L'identificazione della stella con la<br />

pupilla deriva dal fatto di avere molti caratteri comuni, quali la circolarità, la luminosità, il<br />

11


chiudersi e l'aprirsi, ecc... I risultati espressivi prodotti dalla metafora sono i seguenti: a)<br />

scopriamo che la stella appare e dispare; b) grazie alla identificazione con la pupilla,<br />

abbiamo l'impressione che la stella ci guardi dal cielo, come se potesse vedere le cose di<br />

quaggiù. Non è più un semplice corpo celeste inanimato, ma una presenza viva e di natura<br />

spirituale (55).<br />

Le metafore sono spesso lontane dall'esibire il loro significato autentico, anzi esse<br />

sono costruite proprio per sollecitare l'immaginario linguistico del lettore. Esistono<br />

innumerevoli modi per metaforizzare la realtà, e a ognuno di essi corrisponde un preciso<br />

atteggiamento individuale. La scoperta di una metafora segnala un nuovo modo di<br />

indicare le cose, quindi un nuovo modo di conoscerle. L'intuizione dell'identico rapporto<br />

(del terreno comune) tra i termini della metafora si basa sulla conoscenza che abbiamo di<br />

essi. Essa non è qualcosa di scontato. Se l'analogia proposta è originale, le proprietà<br />

comuni possono costituire un vero e proprio enigma, che verrà risolto attraverso uno<br />

sforzo di interpretazione. Spesso la difficoltà nasce dal non riuscire a ricostruire la<br />

struttura complessa su cui la metafora si regge. Ovviamente ogni lettore dà una sua<br />

interpretazione, più o meno adeguata, più o meno ricca, sulla base della propria<br />

esperienza, delle proprie conoscenze, della propria sensibilità, ecc. (56)<br />

Nella poesia moderna c'è stato un'esplosione vera e propria di metafore. Accanto<br />

alle metafore di primo grado abbiamo le metafore di secondo grado, metafore su<br />

metafore. Eccone un esempio:<br />

una bimba graziosa, un fiore dai petali sognanti<br />

1 2<br />

H. Friedrich lamenta lo "strapotere della forza spirituale che sempre ha operato<br />

nella metafora. La metafora diventa un'immagine assoluta che non possiede più che tracce<br />

lontane di una e che nasce non tanto da una comparazione quanto piuttosto da un<br />

salto ...". Qualche esempio: >.<br />

L'interpretazione della metafora in queste condizioni risulta quanto mai difficile e<br />

problematica. Nei testi dei poeti minori si assiste spesso ad un accumulo di metafore, ad<br />

un sovraccarico di suggestioni, di echi, di rimandi, tale da rendere il testo quasi<br />

incomprensibile. (57)<br />

Val forse la pena di ricordare a conclusione del discorso, che la metafora ha avuto<br />

una grande fortuna, oltre che nel nostro secolo, anche nell'età barocca. In tutte le altre<br />

epoche la poesia tradizionale ha sempre privilegiato la similitudine rispetto alla metafora.<br />

Metafora e personificazione<br />

La metafora descrive la realtà naturale ed umana in forma immaginosa, ma<br />

mantenendo intatto il carattere realistico della descrizione. A volte però la fantasia prende<br />

la mano al poeta e fa vivere di vita propria, personificandolo, quello che era solo un<br />

aspetto immaginoso della realtà.<br />

Si vedano a titolo d’esempio i testi che seguono: mentre il primo si mantiene sul<br />

piano della metafora, gli altri procedono oltre grazie alla fantasia del poeta, messa in moto<br />

12


da elementi particolarmente suggestivi della situazione descritta.<br />

Dolore<br />

Dolore, cane dell’anima.<br />

Mansueto ovunque ci segue, e si nutre<br />

ingordo, della nostra vita.<br />

Nel buio e nel silenzio delle notti<br />

latra.<br />

Brani gli buttiamo per chetarlo<br />

di carne nostra.<br />

Non conosce pietà: mugola e addenta.<br />

Lalla Romano<br />

<strong>Il</strong> gatto Inverno (Gianni Rodari)<br />

Ai vetri della scuola stamattina<br />

l'inverno strofina<br />

la sua schiena nuvolosa<br />

come un vecchio gatto grigio:<br />

con la nebbia fai giochi di prestigio,<br />

e case fa sparire<br />

e ricomparire;<br />

con le zampe di neve imbianca il suolo<br />

e per coda ha un ghiacciuolo...<br />

Sì, signora maestra,<br />

mi sono un po’ distratto:<br />

ma per forza, con quel gatto,<br />

con l'inverno alla finestra<br />

che mi ruba i pensieri<br />

e se li porta in slitta<br />

per allegri sentieri. Invano io li richiamo:<br />

si saranno impigliati in qualche ramo<br />

spoglio;<br />

o per dolce imbroglio, chiotti, chiotti,<br />

fingon d'essere merli e passerotti.<br />

13


<strong>Il</strong> risveglio del vento (R. M. Rilke)<br />

Nel colmo della notte, a volte, accade<br />

che si risvegli come un bimbo il vento.<br />

Solo, pian piano, vien per il sentiero,<br />

penetra nel villaggio addormentato.<br />

Striscia, guardingo, sino alla fontana;<br />

poi, si sofferma, tacito, in ascolto.<br />

Pallide stan tutte le case intorno;<br />

tutte le querce mute.<br />

c) SINESTESIA<br />

E' una particolare forma di metafora, nella quale si associano termini appartenenti<br />

a sfere sensoriali diverse. Esempio: colore / caldo - voce / carezzevole - fresche / parole -<br />

sapore / morbido, ecc. Si tratta di un procedimento caratteristico della poesia<br />

contemporanea, un uso delle possibilità contenute nel linguaggio.<br />

La sinestesia ha la stessa struttura della metafora e si basa sul fenomeno<br />

psicologico per cui esperienze interessanti diverse sfere sensoriali possono darci la<br />

stessa sensazione di piacere, di benessere, ecc... o al contrario di malessere, ecc....<br />

Così ad esempio, può accadere che un colore produca su di noi a livello di sensibilità<br />

visiva lo stesso effetto che il caldo sulla sensibilità termica; in tal caso diciamo che quel<br />

colore è caldo. Se una voce produce a livello di udito lo stesso effetto di una carezza sulla<br />

pelle, parliamo di voce carezzevole.<br />

Le operazioni mentali che generano la sinestesia sono le stesse della metafora<br />

VOCE MANO<br />

a) ---------------- = ---------------------<br />

ARMONIOSA CAREZZEVOLE<br />

b) ARMONIOSA (all'udito) = CAREZZEVOLE (al tatto)<br />

TERRENO COMUNE<br />

provoca un sottile piacere<br />

VOCE<br />

c) ----------------<br />

ARMONIOSA<br />

CAREZZEVOLE<br />

Se parole leggere, ispirate ecc. ci danno lo stesso piacere della temperatura fresca,<br />

se stanno alla leggerezza, alla musicalità, all'ispirazione, come la temperatura sta al fresco,<br />

possiamo parlare di parole fresche.<br />

14


PAROLE TEMPERATURA<br />

------------------------- ---------------------------<br />

leggere, ispirate (SENS. POETICA) fresco (SENSIB<strong>IL</strong>ITA' TERMICA)<br />

TERRENO COMUNE<br />

stessa piacevole impressione<br />

Qualche esempio di sinestesia nel breve testo poetico che segue.<br />

d) METONIMIA<br />

Infanzia (Alfonso Gatto)<br />

<strong>Il</strong> bambino sorpreso alla finestra<br />

nella sera tranquilla, odorava<br />

la leggerezza tiepida dei fiori<br />

sollevati nell'aria celeste.<br />

Tranquillamente raccoglieva il volto<br />

in un silenzio scolorito<br />

e calmo.<br />

Mentre la metafora e la similitudine si fondano su una relazione di somiglianza, di<br />

analogia tra i due termini in questione (appartenenti ad aree semantiche diverse), nella<br />

metonimia si ha ugualmente uno spostamento di significato, basato però sulla relazione di<br />

contiguità semantica (appartenenza alla stessa area semantica) tra i due termini. Così<br />

avremo una metonimia allorchè viene indicato:<br />

l'effetto per la causa o la causa per l'effetto:<br />

- le sudate carte; guadagnarsi il pane con il sudore della fronte;<br />

l'astratto per il concreto o il concreto per l'astratto:<br />

- mortalità che sogni? ove ti nascondi......?; quell'uomo ha un gran cuore<br />

il contenente per il contenuto:<br />

- ho bevuto un bicchiere<br />

il luogo per il prodotto<br />

- questi San Marzano sono squisiti;<br />

l'autore per l'opera:<br />

- ti restituisco il Manzoni che mi hai prestato;<br />

il sentimento per la persona che lo prova:<br />

- la mia amicizia ti sosterrà sempre;<br />

lo strumento per l'arte:<br />

- è un buon pennello, ecc.<br />

La metonimia a differenza della metafora non comporta un intervento creativo.<br />

Essa accorcia lo distanze, abbrevia un percorso, è uno strumento che sfrutta relazioni già<br />

esistenti e riconosciute. Tuttavia si tratta di una figura di fondamentale importanza che<br />

agisce largamente nell'arricchimento lessicale e che riveste un notevole ruolo sul piano<br />

15


dell'espressione e dello stile.<br />

e) SINEDDOCHE<br />

La sineddoche, che vuol dire comprensione, consiste nel nominare una cosa o una<br />

persona invece che col suo nome proprio, col nome di un'altra cosa o persona che abbia<br />

con essa un rapporto di quantità. <strong>Il</strong> trasferimento di significato avviene cioè estendendo al<br />

tutto o restringendo alla parte il valore semantico di un termine. Così ci troviamo dinanzi<br />

a una sineddoche allorchè viene indicata la parte per il tutto o il tutto per la parte:<br />

- sette candide vele andavano andavano (vele = barche); tornare al tetto natio<br />

(tetto = casa); cappello di castoro (= di pelo di castoro)<br />

il singolare per il plurale o viceversa:<br />

- l'Arabo, il Parto, il Siro in suo sermon l'udì (= gli Arabi, ecc.)<br />

non ci sono più le Giuditte le Laure (= non c'è più Giuditta, ecc.)<br />

il genere per la specie o viceversa:<br />

- o animal grazioso e benigno ( animale = uomo); non ha pane per i figli ( pane =<br />

cibo)<br />

la materia per l'oggetto:<br />

- l'acciaro (= la spada), i sacri bronzi (= le campane)<br />

***********************************<br />

Come le altre figure, anche la metonimia e la sineddoche producono un risultato<br />

espressivo, realizzano sensi associati. Vediamo un esempio:<br />

Sul molo il vento soffia forte. Gli occhi<br />

hanno un calmo spettacolo di luce.<br />

Va una vela piegata, e nel silenzio,<br />

la guida un uomo quasi orizzontale ....<br />

La figura si basa sulla relazione di una parte (vela) con il tutto (barca). Essa produce<br />

l'effetto di visualizzare nitidamente la parte aerea dell'imbarcazione; nonostante<br />

l'attenuazione prodotta dall'aggettivo (piegata) dà un'idea di verticalità e di volo che crea<br />

una viva impressione cromatica contrastante con i colori del mare e del cielo; dà il senso<br />

di un silenzioso movimento nella immobilità della luce (74)<br />

N.B. - La trattazione delle figure seguenti sarà pronta a breve.<br />

b) figure sintattiche o di costruzione<br />

c) figure di pensiero<br />

d) figure morfologico-metriche<br />

e) figure fonologiche o di suono.<br />

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