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“L'io fragile: scacco o profezia?” La forza della ... - Cottolengo

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Cos’è la grazia? È qualcosa che non è evidente, che nella nostra vita non ci è dato di<br />

percepire in modo immediato; al contrario, è qualcosa di completamente inverosimile, di<br />

incredibile, se giudichiamo secondo ciò che sperimentiamo qui. Parla di un evento al di là<br />

del mondo, e da questo nostro mondo ci vuole trascinare in quello. Si spalanca un<br />

abisso oscuro e una voce comanda: “Salta, io ti afferro; ti tengo saldo. Io ti tendo la<br />

mano, su, arrischia la tua vita, fidati di me e di null’altro. Ti basta la mia grazia; io<br />

sono l’amore, ti ho chiamato per nome, tu sei mio<strong>”</strong>.<br />

[…] Quello che nel mondo accade, noi non riusciamo ancora a capirlo; una sola cosa<br />

dobbiamo sapere: ciò che accade viene da Dio, egli vuole il nostro bene e, comunque vadano<br />

le cose, egli p con noi con la sua grazia.<br />

Credere alla grazia di Dio: […] significa non vedere più il nostro male e la nostra colpa,<br />

ma soltanto la sovrabbondanza di Dio; significa diventare piccoli e veder Dio; significa<br />

diventare piccoli e veder Dio diventare grande; significa prendere sul serio<br />

l’incomprensibile paradosso che Dio vuole aver a che fare con il mondo, malgrado<br />

tutto; significa riconoscere che Dio è più grande di ogni nostra miseria, che Dio è più<br />

grande del nostro cuore che ci condanna (cfr. 1Gv 3, 20).<br />

Credere alla grazia di Dio significa non indugiare a rovistare nella nostra miseria, nella<br />

nostra colpa, ma uscire da noi stessi e volgere lo sguardo alla croce, là dove Dio ha<br />

preso su di sé e ha portato la miseria e la colpa, effondendo così il suo amore su tutti<br />

coloro che hanno pesi gravosi da portare.<br />

Miseria e colpa dell’uomo, grazia e amore misericordioso di Dio: sono realtà che si<br />

richiamano a vicenda. Dove sono presenti in grande quantità miseria e colpa, proprio là<br />

sovrabbondano più che mai la grazia e l’amore di Dio. Dove l’uomo è piccolo e debole,<br />

là Dio ha manifestato la propria gloria. Non nei forti, non nei preservati, non nei giusti,<br />

ma nei miserabili e nei peccatori che non guardano a lui è l’amore di Dio; nei deboli è<br />

potente la sua <strong>forza</strong>. Dove il cuore dell’uomo è sconquassato, là Dio penetra.<br />

Dove l’uomo vuol essere grande, Dio non vuole esserci; dove l’uomo sembra inabissarsi<br />

nella tenebra, Dio vi insatura il regno <strong>della</strong> sua gloria e del suo amore. Quanto più<br />

l’uomo è debole, tanto più è forte Dio, questo è certo; così come è certo che sulla croce<br />

di Cristo si incontrano l’amore di Dio e l’infelicità umana, ed è certo che la croce di<br />

Cristo ha spezzato l’equazione “religione = felicità<strong>”</strong>. Non riporre perciò la tua speranza<br />

nella felicità, non sperare nel pieno esaudimento in questo mondo. Ma là dove tutta la<br />

disperazione dell’umanità, tutto il suo struggente desiderio, tutto il suo dover<br />

rinunciare si manifesta in tutta la sua crudezza, nella miseria e nel peccato delle nostre<br />

città, nelle case dei pubblicani e dei peccatori, nei ricoveri <strong>della</strong> disperazione e <strong>della</strong><br />

miseria umana, sulle tombe dei nostri cari, nel cuore di colui a cui è stata tolta ogni<br />

gioia di vivere, nel petto di chi non riesce più a rialzarsi dalla propria colpa, ebbene, là<br />

la parola <strong>della</strong> grazia divina trionfa» (Dietrich Bonhoeffer, Predica, XIV domenica dopo<br />

la Trinità, 9 settembre 1928).<br />

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