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Anno XXXIV n. 2 Marzo-Aprile 2011 - Ordine dei Medici Lecce

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la parola ai colleghi<br />

perché colto da “Sindrome vertiginosa. Crisi ipertensiva<br />

da probabile stress” proprio la mattina del giorno in<br />

cui avrebbe dovuto coprire il turno di notte, come da<br />

disposizione n. 1803 del direttore medico.<br />

Così il cardiologo rimase a casa per venti giorni e<br />

i turni da coprire diventarono quattro.<br />

Il mio dubbio era centrato su questa semplice<br />

osservazione: “Ma se la decisione del direttore sembrava<br />

essere così esemplare e incisiva come mai il<br />

risultato finale era stato un significativo peggioramento<br />

del problema?”.<br />

E tuttavia l’espressività risolutiva di quella frase “ti<br />

faccio un ordine di servizio!” mi aveva annebbiato gli<br />

occhi e il cervello. Avrei continuato, per dieci anni, a<br />

compulsare la letteratura e rincorrere i direttori esperti<br />

per cercare di scoprire i segreti di alcune parole chiave<br />

che avrebbero certamente guidato e resa efficace la<br />

mia azione direzionale: livelli gerarchici, linea di comando,<br />

via gerarchica, ruoli. Ma soprattutto tre concetti<br />

mi sembravano meritare una ricerca appassionata e<br />

continua: prescrizioni, regole, norme. Erano diventati<br />

ormai il mio Sacro Graal.<br />

La gerarchia, le regole, le norme quali strumenti<br />

privilegiati e decisivi per guidare e determinare i comportamenti<br />

delle persone nell’organizzazione - ospedale.<br />

Quando il Dott. Fulvio Forino, in una stanzetta<br />

dell’Università la Sapienza mi mostrò un bicchiere di<br />

acqua pieno a metà e mi chiese “E’ mezzo pieno o<br />

è mezzo vuoto?” e poi aggiunse, davanti al mio silenzio,<br />

“E’ mezzo pieno e mezzo vuoto,” si squarciò un<br />

orizzonte prima imbarazzante e ben presto affascinante<br />

che mi avrebbe costretto a fare i conti con nuovi<br />

concetti: complessità, sistemi complessi, pensiero<br />

sistemico, visione olistica.<br />

E nello specifico del mondo sanitario: organizzazioni<br />

complesse, direzione <strong>dei</strong> sistemi complessi, apprendimento<br />

organizzativo. Erano appunto passati dieci<br />

anni. Oggi ne sono trascorsi altri dieci e credo di<br />

essere giunto alla seguente conclusione: “In ospedale<br />

gli ordini di servizio, salvo rare eccezioni, non determi-<br />

52<br />

Le regole “non sono altro<br />

che la conclusione sempre<br />

provvisoria, precaria e problematica<br />

di una prova di forza”<br />

nano necessariamente i comportamenti e, quindi,<br />

permanendo in essi una evidente componente di<br />

imprevedibilità, non possono garantire i risultati attesi”.<br />

Detto in altri termini, nel governo di un’organizzazione<br />

complessa come l’ospedale è fuorviante e<br />

aleatorio “chiedere certezze”alle disposizioni di servizio<br />

(che solo in specifiche situazioni e non dunque di per<br />

sé stesse, possono avere senso e produrre efficacia)<br />

ma occorre che le strutture formali di una organizzazione<br />

siano” interrelate e si influenzino” con le<br />

strutture informali (N. Nohria, 1994) e dunque bisogna<br />

imparare a “convivere con l’incertezza” orientando<br />

l’organizzazione sulla base di altri costrutti (contesti<br />

formativi, comunità di pratica, sensemaking) e con<br />

differenti strumenti operativi (governo clinico, team,<br />

integrazione multidisciplinare).<br />

La conclusione possibile è che le mie attuali mappe<br />

cognitive sono profondamente cambiate e, forse, solo<br />

pochi residui elementi di “retorica gerarchica” novecentesca<br />

sono rimasti impigliati negli “schemi di rete”<br />

delle relazioni informali tra nodi e agenti che si sforzano<br />

di guidare il tentativo di meglio comprendere e assecondare<br />

la cultura organizzativa del terzo millennio.<br />

Il tempo è maturo allora per cercare di rispondere<br />

a una domanda cruciale: “le norme, le regole ovvero<br />

le prescrizioni o regolamentazioni determinano effettivamente<br />

i comportamenti organizzativi”?<br />

E più precisamente: “la regola intesa come manifestazione<br />

della volontà da parte dell’autorità di far sì<br />

che un soggetto si comporti in un determinato modo<br />

(aspetto prescrittivo) è in grado di determinare il<br />

comportamento previsto”?<br />

La concezione meccanicistica dell’organizzazione

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