n.0 Giugno-Settembre 2012 - Ordine dei Medici di Salerno
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SALERNO<br />
Buona sanità<br />
Al “Ruggi” l’attesa è breve<br />
Co<strong>di</strong>ce verde in trenta minuti<br />
Sono quasi ventimila gli accessi<br />
che da settembre a <strong>di</strong>cembre<br />
2011 sono stati registrati al<br />
Pronto Soccorso dell’Azienda Ospedaliera<br />
“San Giovanni <strong>di</strong> Dio e Ruggi<br />
D’Aragona”. «Il dato preciso –<br />
spiega il dott. Nicola Narducci, referente<br />
del Pronto Soccorso – è <strong>di</strong><br />
19.237 accessi, sud<strong>di</strong>visi in <strong>di</strong>verse<br />
categorie perché in questo numero<br />
sono compresi quelli pe<strong>di</strong>atrici,<br />
ovvero <strong>dei</strong> bambini che arrivano al<br />
nosocomio e che fanno capo alla Chirurgia<br />
Pe<strong>di</strong>atrica e alla Pe<strong>di</strong>atria;<br />
quelli per la ginecologia e quelli ortope<strong>di</strong>ci.<br />
Su 19.237 persone che arrivano<br />
da noi, 3.202 (sempre considerando<br />
il medesimo arco <strong>di</strong> tempo) viene<br />
ricoverata. Siamo sull’or<strong>di</strong>ne del<br />
30% delle prestazioni. La fascia <strong>di</strong> età<br />
– aggiunge il dott. Narducci – spazia<br />
tantissimo, dal momento che la<br />
nostra è un’Azienda Ospedaliera che<br />
cura dal neonato fino all’ultranovantenne.<br />
Ma, se proprio dobbiamo<br />
in<strong>di</strong>viduare la fascia d’età che più <strong>di</strong><br />
tutte fa numero, è senz’altro quella<br />
che va dai 72 agli 85 anni. Queste<br />
persone, infatti, sono quelle più<br />
esposte in termine <strong>di</strong> salute, tanto che<br />
il loro numero <strong>di</strong> accessi al Pronto<br />
Soccorso raggiunge le 2.702 unità,<br />
con 980 ricoveri».<br />
Secondo il dott. Narducci «questa è<br />
la fascia <strong>di</strong> età che assorbe <strong>di</strong> più, in<br />
termini sia <strong>di</strong> richiesta <strong>di</strong> posti letto<br />
all’interno dell’Ospedale che <strong>di</strong> risorse<br />
per l’assistenza. Oggi gli 85enni<br />
non sono più pazienti fuori dai percorsi<br />
cosiddetti assistenziali <strong>di</strong> una<br />
volta ed hanno un ruolo sociale<br />
importante, rappresentando spesso il<br />
red<strong>di</strong>to fisso <strong>di</strong> molte famiglie. Questo,<br />
dunque, comporta un’attenzione<br />
maggiore da parte non solo del<br />
paziente ma <strong>dei</strong> familiari stessi che si<br />
informano in modo più scrupoloso<br />
ed attento anche grazie ai nuovi mezzi<br />
<strong>di</strong> comunicazione».<br />
Il dott. Narducci, però, nonostante<br />
questi numeri così esorbitanti, non<br />
considera mai «le esigenze <strong>di</strong> un<br />
paziente come un fasti<strong>di</strong>o. Le loro –<br />
<strong>di</strong>ce – sono solo richieste <strong>di</strong> aiuto».<br />
Nel corso degli anni la realtà del<br />
Pronto Soccorso si è andata trasformando,<br />
anche a causa <strong>dei</strong> cambiamenti<br />
della società stessa. «Qualche<br />
anno fa – racconta – il giorno con più<br />
accessi al Pronto Soccorso era il<br />
lunedì, oggi quelli più affollati vanno<br />
dal martedì al venerdì. Ad arrivare,<br />
con co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> gravità interme<strong>di</strong>a,<br />
soprattutto gli anziani. Mentre, nel<br />
fine settimana, sono i più giovani ad<br />
essere ricoverati, o a causa <strong>di</strong> incidenti<br />
stradali, o per abuso <strong>di</strong> sostanze stupefacenti.<br />
Io – rimarca il dott. Narducci<br />
– vivo la realtà del Pronto Soccorso<br />
da 23 anni e ovviamente ho<br />
notato un cambio delle abitu<strong>di</strong>ni delle<br />
nuove generazioni. Prima, infatti,<br />
non esistevano tante <strong>di</strong>scoteche e<br />
locali notturni. 23 anni fa era nostro<br />
paziente il ragazzo completamente<br />
ubriaco o qualche tossico in crisi <strong>di</strong><br />
astinenza o in overdose. Oggi, invece,<br />
è più facile, che arrivi un ragazzo<br />
in stato <strong>di</strong> ebbrezza o in stato agitazione<br />
per l’uso <strong>di</strong> sostanze stupefacenti<br />
eccitanti, piuttosto che deprimenti,<br />
com’era un tempo l’eroina. In<br />
questi casi, la <strong>di</strong>fficoltà maggiore è la<br />
gestione <strong>dei</strong> pazienti stessi. Non<br />
abbiamo problemi <strong>di</strong> tipo assistenziale,<br />
quanto <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne pubblico e<br />
ambientale. Il paziente stesso, nonché<br />
a volte gli amici che lo accompagnano,<br />
a causa anche delle sostanze<br />
stupefacenti e agli stati <strong>di</strong> alterazione<br />
in cui versano, sono fasti<strong>di</strong>osi e dannosi<br />
per lo svolgimento del nostro<br />
lavoro».<br />
Rispetto a qualche decennio fa, poi,<br />
è cambiata anche la stessa risposta<br />
assistenziale. «Prima – rimarca il<br />
dott. Narducci – il Pronto Soccorso<br />
era un posto dove i pazienti venivano<br />
smistati per essere inviati nei reparti<br />
dove si procedeva al ricovero. Quelli<br />
che non venivano ricoverati, invece,<br />
venivano rapidamente trattati e<br />
<strong>di</strong>messi. Rispetto al passato, i tempi<br />
<strong>di</strong> permanenza oggi nel pronto soccorso<br />
sono cambiati. E questo perché<br />
in passato un paziente entrava nella<br />
struttura e in trenta minuti veniva<br />
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