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n.0 Giugno-Settembre 2012 - Ordine dei Medici di Salerno

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9<br />

19.237<br />

Sono tanti gli accessi che da<br />

settembre a <strong>di</strong>cembre 2011<br />

sono stati registrati al Pronto<br />

Soccorso dell’Azienda<br />

Ospedaliera “Ruggi”<br />

3.202<br />

Sono le persone ricoverate sui<br />

quasi 20.000 accessi registrati<br />

da settembre a <strong>di</strong>cembre 2011.<br />

La maggior parte <strong>dei</strong> pazienti<br />

sono compresi nella fascia<br />

d’età che va dai 72 agli 85 anni<br />

30<br />

Un co<strong>di</strong>ce verde che negli altri<br />

ospedali arriva anche ad attese<br />

<strong>di</strong> tre ore, al “Ruggi” non<br />

raggiunge quasi mai i trenta<br />

minuti, ed è comunque un fatto<br />

eccezionale<br />

<strong>di</strong>messo, oggi, invece, il prelievo<br />

ematico, per gli esami laboratoristici,<br />

è una regola e non più un’eccezionalità.<br />

I pazienti in co<strong>di</strong>ce verde sono<br />

sottoposti agli esami ematochimici e<br />

laddove c’è necessità, si procede<br />

anche ad altri accertamenti. Oggi il<br />

pronto soccorso risponde ad ogni<br />

tipo <strong>di</strong> richiesta per quello che riguarda<br />

la <strong>di</strong>agnostica dell’urgenza. Questo<br />

per valutare bene quale sia il problema<br />

del paziente e poi inviarlo nel<br />

reparto giusto». Rispetto ad altre<br />

realtà italiane, poi, il Pronto Soccorso<br />

dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni<br />

<strong>di</strong> Dio e Ruggi D’Aragona, è<br />

un fiore all’occhiello parlando <strong>di</strong><br />

attesa.<br />

«Per gli esami standard – prosegue –<br />

il tempo stimato va dall’ora e un<br />

quarto all’ora e quarantacinque<br />

minuti, anche se molto <strong>di</strong>pende dal<br />

numero <strong>di</strong> esami che il paziente deve<br />

svolgere. Ma il Pronto Soccorso del<br />

San Leonardo ha tempi <strong>di</strong> attesa bassissimi.<br />

Da noi un co<strong>di</strong>ce verde, che<br />

normalmente negli altri nosocomi<br />

arriva anche ad attese <strong>di</strong> tre ore, non<br />

supera mai i trenta minuti, ed è<br />

comunque un fatto eccezionale».<br />

Secondo il dott. Narducci, però,<br />

molto altro si può fare. «Oggi la<br />

risposta del territorio, sotto certi<br />

aspetti è carente. C’è una coscienza<br />

maggiore da parte del citta<strong>di</strong>no e c’è<br />

una <strong>di</strong>fficoltà anche da parte <strong>dei</strong><br />

me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> famiglia ad accedere a percorsi<br />

ambulatoriali sul territorio in<br />

modo veloce. I tempi <strong>di</strong> attesa degli<br />

ambulatori sono spesso lunghissimi.<br />

Il paziente allora bypassa e si presenta<br />

al Pronto Soccorso per avere delle<br />

risposte.<br />

Cosa allora sarebbe auspicabile?<br />

Come avviene in altre realtà italiane,<br />

sarebbe necessaria la costituzione <strong>di</strong><br />

ambulatori <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci bianchi che vengono<br />

mantenuti dai me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> famiglia<br />

o dalla Guar<strong>di</strong>a Me<strong>di</strong>ca».<br />

Nel frattempo, il Pronto Soccorso<br />

resta il punto <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> un<br />

bacino <strong>di</strong> utenza molto ampio.<br />

«Sono tanti – conclude il dott. Narducci<br />

– gli aneddoti che mi vengono<br />

in mente quando penso ai tanti anni<br />

<strong>di</strong> lavoro al Pronto Soccorso. Mi fanno<br />

sorridere le immagini <strong>di</strong> qualche<br />

anziano che sottovoce ci confessa <strong>di</strong><br />

non voler tornare a casa perché non<br />

sopporta i familiari o <strong>di</strong> quei pazienti<br />

con cui si instaura un rapporto <strong>di</strong><br />

affetto che si sviluppa in piccoli gesti<br />

quoti<strong>di</strong>ani. Capita, infatti, che qualcuno<br />

viene a salutarci portandoci<br />

persino il caffè. Su tutti, però, non<br />

posso non citare un simpatico vecchietto<br />

che spesso arriva in reparto<br />

con qualche fiore che dona alle dottoresse<br />

che sono <strong>di</strong> turno».<br />

Francesca Blasi<br />

GIUGNO <strong>2012</strong><br />

Sensibilizzare<br />

al Pronto Soccorso<br />

Ciclicamente i Pronto Soccorso finiscono<br />

sotto i riflettori <strong>dei</strong> mass<br />

me<strong>di</strong>a, quasi siano la fonte <strong>di</strong> tutti i<br />

problemi della Sanità e degli Ospedali.<br />

In realtà costituiscono il perno<br />

del SSN e rappresentano la interfaccia<br />

tra Territorio ed Ospedali<br />

anche se troppe volte utilizzati<br />

impropriamente come “porte girevoli“<br />

attraverso le quali entrare ed<br />

uscire senza regole. Si pensi al<br />

numero <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci bianchi e ver<strong>di</strong><br />

(oltre 70%) e al rapporto tra numero<br />

accessi al P.S. e numero <strong>di</strong> ricoveri<br />

(il 15-20% su migliaia <strong>di</strong> accessi):<br />

parametri che in<strong>di</strong>cano chiaramente<br />

un impiego inappropriato<br />

del terminale del sistema emergenza-urgenza.<br />

È del marzo <strong>di</strong> questo<br />

anno la Campagna informativa<br />

“Il corretto uso <strong>dei</strong> servizi <strong>di</strong> emergenza-urgenza”,<br />

nata dalla collaborazione<br />

tra il Ministero della<br />

Salute e l’Agenas. Basata sui principi<br />

dell’empowerment, si è rivolta<br />

in particolare ai giovani e agli stranieri<br />

perché si sviluppi una maggiore<br />

consapevolezza e appropriatezza<br />

nel ricorso alle strutture <strong>di</strong> emergenza-urgenza.<br />

Si pensi ai numerosi<br />

accessi “familiari“ in età pe<strong>di</strong>atrica<br />

(+10%), a <strong>di</strong>spetto del calo delle<br />

nascite e in età geriatrica: trasformano<br />

i Pronto Soccorso in “piazze“<br />

affollate, con una ricca coreografia<br />

a volte festosa, a volte minacciosa.<br />

La stragrande maggioranza <strong>di</strong> questi<br />

accessi dovrebbe trovare risposta<br />

nelle strutture assistenziali sul<br />

territorio. L’idea <strong>di</strong> un SSN industrializzato<br />

che trasforma il paziente<br />

in “cliente”, il quale pertanto “ha<br />

sempre ragione“, non è vantaggiosa<br />

per il fornitore ma neanche per<br />

il “cliente”, perché “la merce” è la<br />

salute. Nel P.S. occorre il massimo<br />

carico <strong>di</strong> umanizzazione e grande<br />

impegno istituzionale nel creare<br />

percorsi virtuosi, che restituiscano<br />

al me<strong>di</strong>co serenità e qualità <strong>di</strong> esercizio<br />

professionale e al paziente<br />

certezza <strong>di</strong> risposta. E questo è possibile<br />

se il P.S. <strong>di</strong>venta il terminale<br />

della “vera” emergenza-urgenza.<br />

Giovanni D’Angelo

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