n.0 Giugno-Settembre 2012 - Ordine dei Medici di Salerno
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Dal pensiero greco alla filosofia napoletana<br />
Iettatura e malocchio: non è vero, ma ci credo<br />
Si intende per “iettatura” la presunta<br />
capacità <strong>di</strong> alcune persone<br />
<strong>di</strong> nuocere altri con la forza dello<br />
sguardo e procurare loro, anche<br />
involontariamente, mali fisici e morali.<br />
Il termine è la traduzione napoletana<br />
della voce “fascino”, “fascinazione”<br />
e significa “gettare (lo sguardo malevolo)”.<br />
A sua volta la parola “fascino”<br />
deriva dal greco baskànion: “malocchio”.<br />
L’eru<strong>di</strong>to romano Aulo Gellio,<br />
riportando l’asserzione <strong>di</strong> Cloazio<br />
Vero, contenuta nell’opera oggi perduta<br />
<strong>di</strong> costui Verba a Graecis tracta,<br />
sostiene che baskàino a sua volta deriva<br />
da faèsi (= con gli occhi) e kaìno (=<br />
uccido), cioè: “uccido con gli occhi”.<br />
Lo iettatore si <strong>di</strong>stingue per l’aspetto<br />
asciutto, viso magro, naso adunco,<br />
occhi gran<strong>di</strong>, ingrottati, da rospo,<br />
spesso arrossati; da questi occhi,<br />
secondo l’antico pensiero greco, si<br />
staccherebbero degli effluvi o emanazioni<br />
cariche <strong>di</strong> malignità, provocando<br />
nella vittima azioni funeste nel<br />
corpo e nell’anima. Nel Me<strong>di</strong>oevo<br />
invece prevale la convinzione che l’azione<br />
deleteria del fascino o della iettatura<br />
sia legata a un sinistro intervento<br />
del <strong>di</strong>avolo, un convincimento<br />
consolidatosi con il <strong>di</strong>ffondersi<br />
della demonologia cristiana.<br />
Durante il successivo Rinascimento<br />
non solo persiste l’idea che tutte le<br />
manifestazioni magiche siano opera<br />
del demonio, e quin<strong>di</strong> anche il fascino<br />
e la iettatura, ma si ritiene doveroso<br />
<strong>di</strong>fendersene con la persecuzio-<br />
ne, la repressione e l’eliminazione<br />
fisica degli stregoni e delle streghe,<br />
presunti autori <strong>di</strong> queste azioni nefaste.<br />
La guerra intransigente e totale<br />
ha inizio con le famigerate bolle pontificie<br />
<strong>di</strong> Sisto IV del 1483 e <strong>di</strong> Innocenzo<br />
VIII dell’anno successivo.<br />
Ancora a sostegno della necessità <strong>di</strong><br />
una repressione, la voce autorevole<br />
del teologo benedettino Leonardo<br />
Vairo, vescovo <strong>di</strong> Pozzuoli, con il saggio<br />
De Fascino scritto nel 1589.<br />
Nel Seicento però Giordano Bruno e<br />
Tommaso Campanella ritornano<br />
ancora una volta sul sentiero dell’interpretazione<br />
naturale della magia.<br />
Con l’Illuminismo, e soprattutto con<br />
le idee propugnate già dal 1620 con<br />
Francesco Bacone, si fa sempre più<br />
consapevole l’insussistenza razionale<br />
della magia, attivabile solo con le<br />
gran<strong>di</strong> passioni dell’animo umano<br />
come l’amore e l’invi<strong>di</strong>a. L’età<br />
romantica accentua l’importanza<br />
delle passioni umane nel determinismo<br />
del “fascino” o “iettatura”:<br />
appunto in questo periodo nascono<br />
espressioni come “fascino della personalità”,<br />
“occhi che stregano” ed altre.<br />
Le idee illuministiche intanto raggiungono<br />
Napoli, <strong>di</strong>ffuse da personaggi<br />
<strong>di</strong> spicco della cultura settecentesca,<br />
come Pietro Giannone, Antonio<br />
Genovesi, Gaetano Filangieri,<br />
che portano il <strong>di</strong>scorso sulla iettatura<br />
nei circoli intellettuali napoletani.<br />
Qui il tema è <strong>di</strong>saminato non con la<br />
severità della <strong>di</strong>scussione trattatistica<br />
ma con toni tra il serio e il faceto, tra<br />
lo scherzoso e il satirico. Nasce così<br />
un curioso modo <strong>di</strong> pensare, che sintetizza<br />
una sorta <strong>di</strong> “filosofia napoletana”<br />
<strong>di</strong> derivazione illuministica,<br />
quella del “non è vero ma ci credo”,<br />
documentata da Nicola Valletta, giurista<br />
napoletano, nel suo celebre trattato<br />
Cicalata sul fascino volgarmente<br />
detto e sostenuta da vari illuministi<br />
partenopei come l’abate Filippo De<br />
Martino, l’avvocato Pasquale Cirillo,<br />
il me<strong>di</strong>co Leonardo Marugi ed altri.<br />
Secondo tale filosofia abbiamo due<br />
tipologie <strong>di</strong> jettatura: quella fisica,<br />
che attacca le qualità del corpo del<br />
fascinato ma anche del mondo fisico,<br />
e quella morale, che agisce sulla<br />
volontà della vittima.<br />
Alessandro Dumas, che soggiornò a<br />
Napoli, riferisce che Fer<strong>di</strong>nando I<br />
non aveva mai voluto ricevere il canonico<br />
De Iorio, illustre stu<strong>di</strong>oso, per la<br />
sua fama <strong>di</strong> jettatore. Dopo quin<strong>di</strong>ci<br />
anni <strong>di</strong> ripetute richieste <strong>di</strong> u<strong>di</strong>enza,<br />
il re si decise ad ammetterlo alla sua<br />
presenza. Era il 3 gennaio 1825. Il<br />
giorno dopo Fer<strong>di</strong>nando moriva fulminato<br />
da un ictus. Ma è del duca <strong>di</strong><br />
Varignano l’incre<strong>di</strong>bile biografia iettatoria,<br />
raccontata sempre dal Dumas<br />
e riportata da De Martino: “Quando<br />
venne alla luce, sua madre morì, la<br />
nutrice a cui fu affidato perdette il latte,<br />
il padre, ambasciatore in Toscana,<br />
fu rimosso dalla carica. Il giorno dopo<br />
il suo ingresso in seminario, tutti i<br />
ragazzi della sua classe furono colpiti<br />
da tosse convulsiva.[...] Volle inaugurare<br />
il suo ingresso nel bel mondo,<br />
recandosi per la prima volta al San<br />
Carlo: quella stessa sera il teatro prese<br />
fuoco [...]. Recatosi a Parigi per<br />
complimentarsi, a nome del re <strong>di</strong><br />
Napoli, con Carlo X per la presa <strong>di</strong><br />
Algeri e ricevuto solennemente, il<br />
giorno dopo scoppiò in città la rivoluzione.<br />
Nel tornare a Napoli volle<br />
fermarsi a Roma per fare omaggio a<br />
Pio VII e baciargli l’anello. Tre giorni<br />
dopo il pontefice mancò ai vivi”…<br />
Coincidenze?<br />
Giuseppe Lauriello<br />
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