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Mauro Caselli, “«Bisogna isolare una cosa perché ... - WebLearn

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compito di differenziale proprio, di equilibrio semantico degli enti separati, se non<br />

proprio degli opposti:<br />

Quando a qualcuno è tolta la possibilità di fare all’amore per proprio conto è<br />

costretto dall’istinto imperioso a farlo per conto altrui (Umbertino, Svevo<br />

2004a, 1181).<br />

Mi pareva insomma ch’egli parlasse ma non ascoltasse se stesso. Era come<br />

me che non l’ascoltavo affatto e invece lo guardavo tentando d’intendere<br />

proprio quello ch’egli non diceva (Il mio ozio, Svevo, 2004a, 1210).<br />

Era abituato da lungo tempo al rimorso dei buoni affari che faceva ed egli<br />

continuava a farne ad onta del rimorso (La novella del buon vecchio (…),<br />

2004b, 451).<br />

“Io sono un vecchio che non amerebbe nessuno e da nessuno sarebbe amato<br />

se non ci fossi io stesso che amo e da cui sono amato” (Corto viaggio (…),<br />

Svevo 2004b, 529).<br />

Poteva essere che, come essa non l'indovinava in lui, così lui non lo<br />

scoprisse da lei (Corto viaggio (…), Svevo 2004b, 523).<br />

Corto viaggio sentimentale, fra gli ultimi testi sveviani, è quello che mostra gli sviluppi<br />

più interessanti. Il viaggio è qui la metafora di ogni transazione, di ogni azione di<br />

legame:<br />

Con dolce violenza il signor Aghios si staccò dalla moglie e a passo celere<br />

tentò di perdersi nella folla che s'addensava all'ingresso della stazione (Corto<br />

viaggio (…), Svevo 2004b, 501). 19<br />

Il gioco ironico – certo mai banale in Svevo, ma a volte troppo compiaciuto – fa qui<br />

posto a un’elaborazione speculativa di cui la morte improvvisa dell’autore ha lasciato a<br />

livello di abbozzo.<br />

Rimane inteso che La coscienza di Zeno è l’ultima opera di Svevo in cui possiamo<br />

rintracciare interamente la forma primaria del suo mondo, i principi con i quali la sua<br />

parola lo abita. Essa è, per la sua pervasiva differenzialità, legata alla scena della<br />

scrittura. In questo, e proprio per questo, Svevo è essenzialmente scrittore.<br />

VIII. Queste considerazioni consentono di mettere in evidenza quanto l’opinione di<br />

Joyce, diventata canonica, di <strong>una</strong> fondamentale costanza nell’opera di Svevo, l’aver cioè<br />

lui scritto tre volte il medesimo romanzo, sia vera solo in parte. Dell’ipotizzata<br />

evoluzione dello scrittore da <strong>una</strong> fase romantica ad <strong>una</strong> naturalistica rimane solo il<br />

movimento, attraverso <strong>una</strong> decostruzione sul piano dei rapporti formali degli enti. Se la<br />

forte coesione del tessuto testuale, contrappunta ad <strong>una</strong> narrazione di fatti scarsamente<br />

incisi, se la ricorrenza di ben precise situazioni rende ragione di <strong>una</strong> componente<br />

invariabile a livello macrostrutturale, il testo sveviano si mostra invero incentrato su di<br />

un “soggetto processuale”, attraverso <strong>una</strong> linea di sviluppo sensibile, e anzi ripida e<br />

importante, non solo per l’autore. In effetti, gli oltre due decenni che separano la<br />

19 Si tratta dell’incipit del racconto.

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