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Mauro Caselli, “«Bisogna isolare una cosa perché ... - WebLearn

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In questo autore, il senso del bello, il sorprendente nell’aspetto,<br />

scaturisce attraverso la catalisi di un elemento scoordinante, Unheimlich - ciò<br />

che ”copre e altera la forma“ (La coscienza di Zeno, Svevo 2004a, 804) -<br />

percepito non tanto nelle sue caratteristiche proprie, quanto per la relazione che<br />

instaura con l’ambiente che lo contiene, in <strong>una</strong> misura del rapporto fra<br />

l’oggetto e il contesto, nella ricerca della sua delineazione.<br />

l'originalità di quella figura e la sua bellezza erano precisamente formate da<br />

ciò ch'egli aveva qualificato per difetti. (Una vita, Svevo 2004a, 123)<br />

e tale percezione è resa possibile dalla visione parcellizzata del reale di cui si è<br />

parlato:<br />

La donna a me non piaceva intera, ma... a pezzi! (La coscienza di Zeno,<br />

Svevo 2004a, 638)<br />

Si tratta di un procedimento che, seguendo Derrida, può essere definito “per innesto”, di<br />

disseminazione, dove un elemento disarticolato viene messo in condizione di modificare<br />

il contesto (Derrida 1989a).<br />

È proprio questa componente merologica - declinazione ontologica di quel tratto<br />

peculiare della triestinità che Claudio Magris e Claudio Ara hanno riassunto nel termine<br />

nebeneinander (1984) - che sta alla base della visione del mondo sconnesso di Svevo, e<br />

che induce all’uso della negazione intransitiva come forma primaria di espressione.<br />

V. Nei suoi primi due romanzi, Svevo stilisticamente segue un impianto in cui la parola<br />

scorre nella stessa direzione del mondo, e la sua funzione si limita alla resa passiva della<br />

”differenza ontica”, dell’infrazione endemica dell’insieme:<br />

Io e le cose e le persone che mi circondano siamo il vero presente (Il mio<br />

ozio, Svevo, 2004a, 1197).<br />

È <strong>una</strong> specie, se si vuole, di naturalismo trasversale, questo, che accorda mondo e<br />

parola a livello formale. Ma si tratta di un tempo presente già indebolito da <strong>una</strong><br />

tendenza protenzionale e insieme ritenzionale, tendente all’uscita dalla pura<br />

soggettività, a beneficio dell’idea di ulteriorità implicita nell’ex-sistere, nello star<br />

fuori. 10<br />

Senilità - che raffina lo stile di Una vita, in direzione di <strong>una</strong> maggiore pulizia<br />

strutturale – si orienta quindi verso il superamento della neutra narratività ottocentesca,<br />

attestandosi però al compimento di quel modello. Ma la scarsa, quasi inesistente,<br />

attenzione del mondo letterario per la sua opera, induce Svevo ad <strong>una</strong> scelta importante,<br />

quella di interrompere l’attività letteraria. Passano poco più di vent’anni di relativo<br />

silenzio, in cui l’autore torna a più riprese a scrivere, ma con un’intenzione di corto<br />

10 Svevo fra scrivere a Zeno di sua moglie, Augusta: “il presente per lei era <strong>una</strong> verità tangibile in cui si<br />

poteva segregarsi e starci caldi” (La coscienza di Zeno, Svevo 2004a, 787). E poi anche: “il tempo, per<br />

me, non è quella <strong>cosa</strong> impensabile che non s'arresta mai. Da me, solo da me, ritorna.” (La coscienza di<br />

Zeno, Svevo 2004a, 635).

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