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Mauro Caselli, “«Bisogna isolare una cosa perché ... - WebLearn

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espiro, che rende gli esiti solo in parte significativi. 11 Tuttavia non è questo un periodo<br />

che passa invano, <strong>perché</strong> in quella quiete viene a maturazione in Svevo ciò che nelle<br />

opere precedenti si era fermato al solo annuncio. Con La coscienza di Zeno, con il quale<br />

lo scrittore torna alla propria intonazione letteraria tipica, si dà la risoluzione. Le parole<br />

diventano il luogo del loro effetto, l’evidenza del confine, il mezzo e il messaggio, - per<br />

sua natura traditore - della discrezione del reale. Uno dei temi dominanti del romanzo, la<br />

psicoanalisi, che all’apparenza funge da schema di contrasto, in realtà rappresenta<br />

l’occasione di riportare allo scoperto il rapporto problematico fra la teoria e il bios, ciò<br />

che Svevo chiama la ”vita orrida vera” (Le confessioni del vegliardo, Svevo 2004a<br />

1116). Zeno, il protagonista del romanzo, è il soggetto che “si sa composto”, ed è con<br />

questa consapevolezza che elabora la propria coscienza. Anche tra autore ed opera si<br />

gioca con l’effetto di promiscuità, eppure mai si avverte nella pagina <strong>una</strong> catarsi, mai lo<br />

Svevo si riduce all’idioletto. L’importanza della Coscienza, la sua permanente vitalità,<br />

sta in questa ”imminenza” della parola letteraria sul mondo, in uno sbilanciamento della<br />

compostezza di Senilità ai fini d’un affondo nel piano del referente. Il linguaggio non si<br />

limita più a descrivere i chiaroscuri, le forti opposizioni che hanno contrassegnato il<br />

gusto culturale del secolo precedente, ma anzi abbandona il ruolo di semplice medium<br />

per farsi parte in causa. La scrittura viene qui a porsi in un deciso tentativo di oltranza,<br />

di superare l’assoluta alterità nel mondo, la paradossalità d’essere nella verità solo fra<br />

sconosciuti - come scrive lo stesso Svevo (Corto viaggio sentimentale, Svevo 2004b<br />

526). La parola si rapporta ora al referente in maniera differenziale, con un movimento<br />

di scarto che è declinazione sveviana dello Schritt zurück heideggeriano (Heidegger<br />

2009, 64). Si riduce così l’imminenza trascendente della negazione e compare un<br />

elaborato impiego delle figure del discorso, al fine di attraversare la vertenza tra gli enti<br />

e dare effetto alla loro relazione. Si tratta di modelli spontanei, legati prevalentemente al<br />

parlato, ma consaputi nella loro potenzialità espressiva.<br />

Ciò che più importa sottolineare di questa nuova modalità in Svevo è che si<br />

tratta sostanzialmente dell’impiego di figure di ripetizione. Gabriel Tarde, intellettuale<br />

di ampio respiro vissuto al tempo di Svevo, scrive che la ripetizione<br />

È un procedimento di stile ben altrimenti energico e meno faticoso<br />

dell’antitesi, ed anche più adatto ad innovare il soggetto (Tarde 1897, 69).<br />

La ripetizione può essere vista, in effetti, come il fenomeno differenziale<br />

minimo, ed anzi fondativo, laddove l’opposizione diviene il movimento della differenza<br />

più completa, come scrive Gilles Deleuze (1997). 12 Certo, a questo discorso non sono<br />

estranee le considerazioni di Freud sulla coazione a ripetere quale carattere generale<br />

delle pulsioni che, nelle sue elaborazioni iniziali, potevano essere in qualche misura<br />

note a Svevo (Freud 1975). Con la ripetizione ci si situa all’origine del movimento di<br />

11 La tracciatura di questo sviluppo attribuisce secondaria importanza alle opere composte durante il<br />

“periodo di latenza” in Svevo. A differenza dell’analisi psicanalitica, l’indagine ontologica è orientata allo<br />

studio del lavorio cosciente dell’autore, nella sua contesa con il principio di realtà, in cui lo sforzo<br />

espressivo viene sottoposto alla legge della forma. Elio Gioanola ha giustamente sottolineato il tenore<br />

catartico, libero da costrizioni, della produzione sveviana del periodo in questione (1979). In effetti, la<br />

confessione non coordinata da <strong>una</strong> prospettiva di fruizione pubblica, induce la pagina al farsi più<br />

inventiva, più variegata, ma alla fin fine anche confusa, risultato di spinte pulsionali, piuttosto che di <strong>una</strong><br />

loro consapevole “messa in forma” letteraria.<br />

12 Anche Eduardo Saccone ha posto in relazione Svevo e Deleuze, ma su un altro piano, accostando il<br />

movimento di differenza e ripetizione di questi al gioco sveviano di verità e menzogna (Saccone 1973).

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