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GERUSALEMME

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E. Alliata, Escursioni a Gerusalemme<br />

buco al centro (oggi tappato) testimonia o un uso originario oppure un lavoro<br />

successivo per far uscire il fumo. La cisterna, in ogni caso, attesta la presenza di<br />

abitazioni.<br />

Nella cappella di santa Elisabetta c’è una griglia marmorea che custodisce una<br />

pietra. Sulla strada che andava verso il cosiddetto deserto di san Giovanni c’era una<br />

pietra venerata dai pellegrini: su tale pietra soleva predicare il precursore oppure,<br />

secondo altra tradizione, sedeva Zaccaria. Un musulmano fece a pezzi la pietra che fu<br />

così ricoverata qui per essere preservata.<br />

Uscendo dalla chiesa di san Giovanni ci si avvia verso la chiesa del Magnificat<br />

passando per la Fontana della Vergine. Al di sotto di una moschea c’è la sorgente del<br />

villaggio, conosciuta come Sorgente di Maria. In questo luogo avrebbe avuto luogo<br />

l’incontro fra la Vergine ed Elisabetta.<br />

L’attuale santuario della visitazione è legato al ricordo antico del rifugio di<br />

Elisabetta e Giovanni Battista. I resti crociati sono evidenti. L’attuale chiesa fu costruita<br />

dall’architetto Barluzzi nel 1939. Il ricordo del nascondiglio del Battista non è andato<br />

mai perso. C’è una pietra con i segni delle asportazioni dei pellegrini per fare reliquie.<br />

La tradizione parlava pure di una fonte. Nel luogo, alla fine di una galleria con arco a<br />

sesto acuto ovale, c’è un pozzo, profondo 5 m, senza molta acqua. Nell’antichità<br />

tuttavia l’acqua era molta; c’è infatti un canale di scolo per il pieno che si collega con<br />

una cisterna precedente all’epoca crociata. La galleria di accesso al pozzo custodisce<br />

qualche iscrizione in greco, quasi illeggibile. Sono chiari segnali di un utilizzo sacrale<br />

del luogo.<br />

Possediamo documenti armeni sul cui colophon è scritto che furono redatti a san<br />

Giovanni in montagna. Le molte croci incise nelle pietre sono il segno della presenza<br />

armena.<br />

La chiesa di sopra è stata ricostruita sopra l’abside. Sono stati ritrovati resti di<br />

epoca bizantina e due pilastrini di marmo, nel luogo dove c’era l’altare. I pilastrini (uno<br />

dei quali ha un bel giglio scolpito) erano in uso prima dell’iconostasi, quindi nel VIII-IX<br />

secolo.<br />

Salendo i gradini che portano alla chiesa superiore si nota la bella porta dei<br />

crociati, ancora conservata. Dentro la chiesa, sul muro dell’abside, dietro la lampada<br />

del Santissimo, si notano dodici quadrati scolpiti nella roccia. La tradizione diceva<br />

essere le dodici pietre preziose del sommo sacerdote Zaccaria, martire ucciso da Erode<br />

per aver nascosto Giovanni Battista.<br />

BETLEMME<br />

Lunedì 21 di maggio 2001<br />

La visita a Betlemme comprenderà quattro tappe: i resti del Katisma, la Basilica della<br />

Natività, le Grotte di san Girolamo e la Grotta del latte.<br />

Sulla strada che conduce da Gerusalemme a Betlemme, appena prima del<br />

monastero greco–ortodosso di sant’Elia, ci sono i resti della chiesa del Katisma. Si nota<br />

la forma ottagonale e la roccia al centro dell’ottagono, roccia che è sopra il livello dei<br />

pavimenti musivi (conservati ma invisibili a causa dei lavori). Il luogo si riallaccia ad<br />

un episodio narrato nel protovangelo di Giacomo (ELS p. 95 n.1) nel quale si racconta<br />

che Maria si sedette sulla pietra per riposarsi (da qui il nome Katisma). Teodosio (nel<br />

530, ELS 107) afferma che il sito era al terzo miglio dalla città di Gerusalemme.<br />

La chiesa fu ricostruita almeno due volte e ci sono anche due livelli di mosaici.<br />

C’è pure una nicchia rivolta a sud: qualche archeologo israeliano vorrebbe che questo<br />

luogo di culto fosse stato condiviso, per un certo tempo, da cristiani e musulmani.<br />

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