GERUSALEMME
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E. Alliata, Escursioni a Gerusalemme<br />
basilica originaria era un po’ più corta (l’ingresso era all’altezza dell’attuale prima fila<br />
di colonne). Gli antichi studiavano molto le proporzioni perché un edificio rispondesse<br />
a canoni estetici: questo e non altro pare essere il motivo dell’allungamento della<br />
basilica attuale (bizantina).<br />
Della basilica costantiniana è visibile qualche parte del pavimento a mosaico. Il<br />
mosaico si estende sotto tutto il pavimento della basilica ma è stato ricoperto al fine di<br />
poter utilizzare la chiesa come edificio di culto. Di 70 cm al di sotto dell’attuale<br />
pavimento, si caratterizza per una fattura molto fine (le tessere sono piccole e quindi il<br />
lavoro fu costoso). Nella navata centrale il mosaico è colorato, nelle navate laterali il<br />
mosaico è bianco con piccole croci nere. Vincent sosteneva che il mosaico fosse<br />
dell’epoca di Teodosio. Tuttavia non c’è nessun elemento per poter affermare questo: le<br />
forme geometriche rappresentate non sono sufficienti per datare precisamente l’opera.<br />
Ai piedi del gradino del presbiterio c’è un’apertura che permette di vedere un lacerto<br />
di mosaico: è bianco ma al centro ha disegni geometrici con una scritta greca (ICQUS),<br />
il famoso acrostico simboleggiante Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore.<br />
Alle pareti ci sono invece mosaici del tempo dei crociati. Nonostante siano<br />
molto rovinati si possono intravedere ancora i soggetti delle rappresentazioni: i concili.<br />
Sulla parete di destra si distingue una scritta in greco che spiega un concilio. Ci si<br />
domanda perché all’epoca dei crociati ci fossero scritte in greco. La risposta l’abbiamo<br />
da Giovanni Foca, un pellegrino greco che venne a Betlemme nel 1177 (ELS 133,3). Egli<br />
racconta la sua gioia nell’aver visto rappresentato l’imperatore di Costantinopoli<br />
Emanuele Comneno. Una scritta in greco e in latino afferma che il re latino Almarico, il<br />
vescovo di Betlemme Rodolfo e l’imperatore Emanuele Comneno incaricarono il<br />
mosaicista Efrem perché compisse l’opera. Fu quindi un lavoro pagato dall’imperatore<br />
di Costantinopoli e nato sotto gli auspici del re latino di Gerusalemme e del vescovo<br />
latino di Betlemme. Su un frammento di mosaico della parete sinistra si legge<br />
un’iscrizione latina: Basilios pictor. La scritta è ripetuta pure in siriaco, la lingua più in<br />
uso allora. C’è un abbondante uso dell’oro e pure della madreperla per imitare<br />
l’argento. Sulla parete destra, sotto la rappresentazione del concilio Costantinopolitano<br />
II si distingue una scritta latina che recita: Ioseph virum Mariæ. Quella raffigurazione era<br />
l’ultima della serie degli antenati di Gesù secondo il vangelo di Matteo; dall’altra parte<br />
c’erano invece gli antenati secondo la versione di Luca. Sulla controfacciata era<br />
rappresentato l’albero di Iesse: sui rami c’erano patriarchi, re e profeti sino a Cristo. Di<br />
tutto ciò oggi non è più visibile nulla. L’esempio più simile alla basilica, dal punto di<br />
vista dello stile, è la moschea di Damasco.<br />
Le colonne riportano affreschi di epoca crociata. Una colonna ha pure una data<br />
(1131). Sono rappresentati santi dell’oriente e dell’occidente. Ci sono monaci (Teodosio,<br />
Saba, Eutimio), santi delle nazioni crociate (Olef re di Norvegia, Oleg re di Danimarca),<br />
santo Stefano, il profeta Elia, Onofrio (vestito solo dei suoi capelli e della sua barba).<br />
Interessante è la compenetrazione delle due tradizioni, quella occidentale e quella<br />
orientale.<br />
Il transetto di sud (destra) custodisce mosaici che rappresentano scene del NT:<br />
l’ingresso di Gesù in Gerusalemme e un frammento della Trasfigurazione: si vede<br />
Pietro, con capelli e barba riccia, prostrato.<br />
Si entra nella grotta della natività. Gli attuali gradini d’accesso sono crociati ma<br />
riprendono quelli bizantini. La grotta è stretta e lunga. È il luogo del presepio, della<br />
mangiatoia e della natività. Prima del VI secolo si ricordano sempre la mangiatoia e la<br />
natività. I latini possiedono l’altare della mangiatoia; l’altare della natività è di<br />
proprietà comune ma possono officiare solo i greci e gli armeni. La mangiatoia è di<br />
marmo; al di sopra c’è la roccia. Girolamo afferma che i cristiani avevano tolto la<br />
mangiatoia di fango (luteum) per sostituirla con una d’argento (ELS 102; TCG 105). La<br />
mangiatoia fu poi nuovamente sostituita con l’attuale di marmo. Nel luogo della<br />
natività Sofronio (VII secolo, ELS 109; TCG 105) dice di voler appoggiare gli occhi, la<br />
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