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Febbraio 2012 Anno 3 No.02 2012年二月

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NO.02<br />

Il SAPERE DEI PIACERI 美食风向标<br />

Il cibo degli dei: il pane<br />

Pane il gusto di farlo a casa<br />

Farina, lievito e acqua, il forno caldo e il<br />

profumo irresistibile che pervade la cucina. Due<br />

semplici ingredienti - farina e lievito - che da soli<br />

sono immangiabili e uniti insieme con l’acqua fanno<br />

il prodigio creando il più semplice e sublime dei cibi.<br />

Negli ultimi tempi il pane fatto in casa sembra tornato<br />

un’abitudine. A confermarlo, molti blog, siti e libri<br />

dedicati all’argomento e il successo dell’industria<br />

delle macchine per il pane (se ne trovano da 70<br />

euro in su). Ma farlo da soli, impastarlo, sentire<br />

la pasta tra le mani, vederla lievitare, darle le<br />

diverse forme dà tutta un’altra soddisfazione.<br />

La pasta per il pane è una di quelle ricette<br />

senza tempo che affondano le loro origini nella<br />

notte dei tempi. La preparazione di questo<br />

meraviglioso impasto, che i Greci definivano<br />

“il cibo degli dei”, ha origine addirittura nella<br />

Preistoria quando l’uomo si rese conto che poteva<br />

ottenere un impasto lavorabile, dalla polvere<br />

delle ghiande schiacciate unita a dell’acqua.<br />

La sua meraviglia crebbe ancora di più quando<br />

imparò a cuocere questo impasto sulle pietre roventi<br />

ottenendo un prodotto più duro ma sicuramente più<br />

gustoso: il primo tentativo di pane. Naturalmente,<br />

col passare del tempo, le tecniche per preparare<br />

la pasta per il pane si affinarono, in particolar<br />

modo nella scelta più accurata degli ingredienti:<br />

la “farina” di ghianda venne presto soppiantata<br />

dai cereali macinati, come l’orzo o il farro.<br />

I primi a rendersi conto dell’importanza che<br />

rivestiva questo miracoloso impasto furono, senza<br />

dubbio, i Babilonesi e gli Egiziani seguiti a ruota<br />

dai Greci che aggiunsero all’impasto di base, fatto<br />

di acqua e farina, anche altri ingredienti. Ma furono<br />

i Romani coloro che fecero conoscere la pasta per il<br />

pane, e la resero una ricetta popolare. Al contrario,<br />

nel Medioevo, la preparazione del pane e il suo<br />

consumo, divennero un lusso riservato solo ai nobili<br />

e signori mentre il popolo doveva accontentarsi di un<br />

semplice impasto ottenuto dall’orzo o dalla segale.<br />

Fu solo nel Rinascimento che il pane ridivenne<br />

un alimento popolare e, proprio in questo periodo<br />

di grande rinascita, la ricetta venne rivisitata<br />

assumendo quelle caratteristiche a noi care che<br />

mantiene ancora oggi. I fornai rinascimentali, infatti,<br />

introdussero l’utilizzo dell’innovativo lievito di<br />

birra e della farina di grano duro di alta qualità.<br />

La grande svolta nel mondo della panificazione<br />

si ebbe, però, nel XVIII secolo grazie<br />

all’invenzione della macchina impastatrice ed<br />

alla crescente produzione di lieviti artificiali che<br />

resero la preparazione del pane più semplice e<br />

rapida. <strong>Anno</strong> dopo anno, secolo dopo secolo,<br />

l’impasto per il pane ha mantenuto le stesse<br />

caratteristiche di un tempo e, come allora,<br />

ancora oggi è una delle ricette maggiormente<br />

utilizzate forse anche per la sua versatilità.<br />

Con l’impasto base per il pane, infatti, si possono<br />

realizzare una grande quantità di preparazioni tra<br />

cui pizze, focacce e torte salate oltre ad una enorme<br />

varietà di pane e panini.<br />

Ingredienti (ricetta di base): 250 gr di farina, 10 gr<br />

di lievito di birra fresco (circa mezzo cubetto), sale.<br />

Sbriciolate il lievito in una ciotola capiente e<br />

bagnatelo con 1,5 dl di acqua tiepida. La temperatura<br />

dell’acqua è molto importante: se fosse troppo calda,<br />

ucciderebbe gli organismi vivi del lievito: è perfetta<br />

tra 35 e 40°: più o meno la temperatura delle dita.<br />

Unite un cucchiaino raso di sale fino e un po’di<br />

farina per volta. Mescolate con una forchetta unendo<br />

la farina a poco a poco. La quantità di farina è<br />

indicativa. Continuate a lavorare con la forchetta<br />

fino a quando riuscite.<br />

Quando l’impasto diventa troppo denso per essere<br />

lavorato con la forchetta, continuate a lavorarlo<br />

con la mano, unendo se necessario altra farina.<br />

Per maggiore comodità, potete lavorare la pasta<br />

direttamente nella ciotola. Occorre lavorarla per<br />

circa 10 minuti in modo da renderla elastica.<br />

La pasta quando iniziate a lavorarla è appiccicosa<br />

e rimane incollata alle mani. Mano e mano diventa<br />

sempre meno appiccicosa.<br />

Lasciate riposare la pasta per 2 ore in un luogo<br />

tiepido al riparo dalle correnti d’aria, con la ciotola<br />

coperta. Un ottimo sistema è quello di chiudere la<br />

ciotola con la pasta in un sacchetto di plastica e<br />

lasciarlo semplicemente a temperatura ambiente.<br />

Non mettetela mai vicino a una fonte di calore: ci<br />

vuole il suo tempo.<br />

Impastate nuovamente la pasta e fatene una<br />

palla. Sistematela su una teglia e coprite con uno<br />

strofinaccio. Lasciate lievitare per circa 40 minuti<br />

sempre lontano dalle correnti d’aria (potete chiuderla<br />

in un armadio).<br />

Mettete la pagnotta nel forno freddo e accendete a<br />

220°. Lasciate cuocere per circa 15/20 minuti fino a<br />

quando il pane sarà dorato. Abbassate la temperatura<br />

a 180° e lasciate cuocere per altri 15 o 20 minuti.<br />

Alla fine, quando il pane vi sembra pronto, battete<br />

con le nocche sul fondo: deve fare un rumore secco.<br />

Fate raffreddare il pane su una griglia.<br />

Varianti:<br />

Al latte: impastate il pane con latte al posto<br />

dell’acqua e aggiungete eventualmente un po’di<br />

burro.<br />

Alle olive: aggiungere all’impasto delle olive<br />

snocciolate e tritate.<br />

Integrale: sostituite metà della farina con farina<br />

integrale.<br />

Alle patate: aggiungete all’impasto una grossa<br />

patata in puré<br />

10 modi per dire pizza<br />

Prodotto protetto dal marchio specialità<br />

tradizionale garantita, meglio noto con l’acronimo<br />

STG, è un marchio di origine introdotto dalla<br />

Unione europea volto a tutelare produzioni che siano<br />

caratterizzate da composizioni o metodi di produzione<br />

tradizionali. La lavorazione e gli ingredienti della<br />

verace pizza napoletana artigianale sono definiti<br />

nella norma UNI 10791:98 e sono stati predisposti<br />

dall’Associazione Verace Pizza Napoletana. “Dopo<br />

la cottura la “verace pizza napoletana” (vera pizza<br />

napoletana) si presenta come un prodotto da forno<br />

tondeggiante, con diametro variabile che non deve<br />

superare 35 cm, con il bordo rialzato (cornicione)<br />

e con la parte centrale coperta dai condimenti. Tale<br />

parte centrale sarà spessa 0,4 cm con una tolleranza<br />

consentita pari a ± 10 % . Il cornicione dovrà essere<br />

di 1-2 cm, regolare, gonfio, privo di bolle e bruciature<br />

e di colore dorato. La “verace pizza napoletana”<br />

(vera pizza napoletana) deve essere morbida,<br />

elastica, facilmente piegabile a libretto, dal sapore<br />

caratteristico derivante dal cornicione che presenta<br />

il tipico gusto del pane ben cresciuto e ben cotto.<br />

Pizza in teglia soffice<br />

Pizza che si presenta come prodotto da forno , “alta”<br />

(2-3cm circa) con fondo molto sottile, croccante e<br />

struttura interna con alveolatura fine e regolare, soffice,<br />

scioglievole al palato senza bordo. Viene prodotta<br />

generalmente in teglia rotonda (dm 40 cm, rettangolare<br />

in teglia 60x40) multiporzione effettuando una<br />

precottura con pomodoro o salamoia e successivamente<br />

finita con mozzarella. Altri ingredienti possono essere<br />

aggiunti crudi dopo la cottura.<br />

Pizza in teglia croccante<br />

Pizza che si presenta come prodotto da forno da<br />

asporto alta 1-1,5 cm; cotta in teglia rettangolare (<br />

60x 40x 2 cm) con fondo croccante struttura interna<br />

con alveolatura fine e regolare; ha bordo. Viene<br />

prodotta effettuando una precottura con pomodoro o<br />

salamoia e successivamente finita con mozzarella e<br />

altri ingredienti in cottura.<br />

Pizza al metro® (brevetto di Luigi dell’Amura)<br />

alla pala<br />

La pizza al metro (nell’italiano regionale chiamata<br />

anche pizza a metro) è una specialità derivante<br />

dalla pizza tipica della penisola sorrentina. (La<br />

ricetta fu creata da Luigi Dell’Amura nei primi<br />

anni cinquanta del Novecento e brevettata nel 1960<br />

come “pizza a metro”. Pizza che si presenta come<br />

prodotto da forno con bordo e fondo spesso e molto<br />

croccante determinato dalla cottura sulla platea del<br />

forno. Struttura interna alta 1-1,5 cm aperta con<br />

alveoli irregolari. La pizza nella sua modalità di<br />

preparazione prevede l’allungamento della pasta per<br />

ottenere una misura predefinita. Viene stesa su una<br />

pala e farcita nella sua lunghezza con diversi gusti.<br />

Pizza romana alla pala<br />

Pizza che si presenta come prodotto da forno alta<br />

dai 3 ai 5 cm, dalla forma irregolare caratterizzata<br />

dall’estrema croccantezza con o senza bordo in<br />

funzione della farcitura che può essere interna (tipo<br />

focaccia) o in superficie. Struttura interna aperta<br />

con alveoli grossi, irregolari (tipo ciabatta), quasi<br />

completamente svuotati della componente amidacea.<br />

La pizza nella sua modalità di preparazione prevede<br />

l’allungamento della pasta per ottenere una misura<br />

variabile cotta direttamente in platea o su teglia .<br />

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