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Da Sigillo - Grifo Bianco

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Nel clero di <strong>Sigillo</strong> meritano un posto di onore; un Ottavio, un Andrea e un Giuliano Moriconi<br />

vescovi, un Cipriano Moriconi fecondo predicatore, un Fulgenzio Petrelli generale degli<br />

Agostiniani. Nel notariato poi ha <strong>Sigillo</strong> una pleiade, che principia con un Pietro Petrozzi del 1500 e<br />

termina con un Francesco Bartoletti, che a mezzo del cavaliere Colini mi favorì tutte queste notizie,<br />

fra le quali non debbo dimenticare un capitano, Ubaldo Colini-Baldeschi, benemerito della sua<br />

patria, per averle risparmiato l’inevitabile saccheggio delle soldatesche del generale Monnier; e un<br />

maestro Bartolo da <strong>Sigillo</strong>, gonfaloniere nel 1251 di Gualdo Tadino, stimato e onorato pei suoi<br />

grandi meriti nella tutela dei diritti gualdensi.<br />

Nella seconda parte si parla di una gita alle Grotte di Montecucco.<br />

Il Re Umberto, accompagnato dai Duchi di Stein proposero una escursione nelle Grotte del<br />

Montecucco. In pochi minuti arrivarono a <strong>Sigillo</strong> e nel caffè posto all’angolo della piazza, il Duca<br />

Giorgio rivide il sindaco, il segretario, il medico, e il cavaliere Colini che gli presentò il notaio<br />

Bartoletti, ringraziato dai Duchi per le accurate notizie accennate nei precedenti capitoli.<br />

Umberto e i suoi amici rivolsero a tutti qualche parola gentile, e contraccambiati i complimenti, le<br />

automobili ripresero il loro corso fino quasi alle falde di Montecucco, salito a piedi con improba<br />

fatica, ricompensata alla vista della caverna maestosamente orrida.<br />

I Duchi preveggenti avevano pagato alcuni contadini incaricandoli di portare le munizioni<br />

indispensabili allo stomaco. Rifocillati, i nostri forti alpinisti, così li chiameremo, si fecero dai<br />

contadini raccomandare a delle corde e calare nella caverna descritta dalla penna maestra del<br />

Miliani. Provvisti di torce di resina, dai contadini fornite, s’internarono in quell’antro, che si perde<br />

nel suo fitto e lungo buio e nell’oscurità dei secoli. In certi punti quella caverna si presentava a<br />

guisa di gallerie di statue decapitate, ma ricche di mirabili panneggiamenti, e ad ogni passo si<br />

vedevano grondanti stalattiti e bianche stalagmiti di varie forme, e dai lontani e cupi recessi veniva<br />

un rumore d’acqua spaventoso, quasi di cateratta che precipiti da un’altezza vertiginosa.<br />

E’ un orrido stupendo! Diceva il Re Umberto. Ma speriamo di non rivederlo più – soggiunse la<br />

Duchessa Giselda, barcollando dalla stanchezza sullo scabro terreno. Tutti s’internarono per circa<br />

trecento metri dei seicento e più che la caverna misura; quindi retrocedettero, risalirono, e sebbene<br />

un po’ accasciati, discesero allegramente la montagna e ripartirono con infinite grazie dei contadini<br />

elargiti di sovrana mercede.<br />

Passaggio del Re a <strong>Sigillo</strong> 14 maggio 1924

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