10- Giuseppe Pellegrini – La Fraternità di S. Giuseppe- Tip. C.E.F. Fabriano 1989, pagg. 11, 12. Giuseppe Pellegrini – La Fabbrica di Sant’Anna, vicende antiche e moderne – Tip. Donati Gubbio Natale 2007. Nell’Archivio della Parrocchia di <strong>Sigillo</strong> si conservano n. 5 registri a partire dal 1563 del Convento dei Frati di S. Agostino; all’infuori di questi cinque registri, non possediamo altro e non sappiamo dove sia andato a finire l’archivio del soppresso convento agostiniano. Pala Baldeschi recentemente restaurata dalla scuola I.I.S. G. Mazzatinti di Gubbio
L’Unita’ d’Italia a <strong>Sigillo</strong> Lo storico inglese Denis Mack Smith, nel capitolo conclusivo del suo libro Garibaldi e Cavour nel 1860, scriveva: “Garibaldi ha un carattere generoso, istinti poetici; nello stesso tempo ha una natura selvaggia, presso la quale certe impressioni lasciano tracce incancellabili”. E infatti è un giudizio fra i tanti di una lettera di Cavour a Nigra del 12 luglio 1869. Ma ce n’ è un altro del 9 agosto 1860 che è ancora più rilevatore (siamo nel momento culminante del dissenso per l’imminente liberazione di Napoli) : “ se domani entrassi in conflitto con Garibaldi, è possibile che avessi con me la maggioranza dei vecchi diplomatici, ma l’opinione pubblica europea sarebbe contro di me. E l’opinione pubblica avrebbe ragione, perché Garibaldi ha reso all’Italia i più grandi servigi che un uomo potesse renderle; Egli ha dato agli Italiani fiducia in loro medesimi, e ha dimostrato all’Europa che gli Italiani sapevano battersi e morire sui campi di battaglia per riconquistare una Patria”. Furono dunque questi principi che fecero breccia nel cuore del nostro compaesano Marcello Severini, (nato a <strong>Sigillo</strong> da antica famiglia sigillana il 28 marzo 1814), che, per difendere i suoi ideali, morì a Roma sui nel 1849, durante la “Proclamazione della Repubblica Romana”. Faceva parte della famosa “Brigata Garibaldi”. Bisognò cedere alle forze soverchianti. I difensori di Roma furono costretti ad abbandonare la città e ad essi Garibaldi, che li aveva guidati nella lotta, disse poche parole. Queste:< Soldati, che meco divideste sino ad ora le fatiche ed i perigli delle patrie battaglie, che ricca dote di gloria ed onore otteneste; voi tutti che or meco eleggeste l’esilio, ecco ciò che dovete attendervi: “ il caldo e la sete di giorno, il freddo e la fame di notte. Per voi non vi è altra mercede che fatica e perigli, non tetto, non riposo, ma miseria assoluta, veglie strapazzose, marce eccessive, combattimento ad ogni passo. Chi ama l’Italia mi segua!>. Come sovente accade, molti anni dopo la morte di Marcello Severini, la popolazione sigillana voleva ricordare questo “figlio glorioso” con una lapide marmorea da erigersi sulla facciata del Palazzo Municipale. Solamente il 23 febbraio 1895, un nutrito gruppo di Sigillani che lavoravano a Nusco (Av), alle dipendenze della ditta Angelo Agostinelli, scrissero una lettera alla municipalità sigillana, in questi termini: “Onorevole Municipio di <strong>Sigillo</strong>, Marcello Severini, gloria di <strong>Sigillo</strong>, come tutti sappiamo, nel ’49 lasciò la sua vita sui bastioni di Porta S. Pancrazio. <strong>Da</strong> allora, forse da tutti si è pensato di onorarne la memoria, ma mai in proposito è stata presa una deliberazione. Oggi, finalmente, non solo ci si è limitati a pensare, ma si è presa la ferma risoluzione di riuscire. Infatti, la “colonia sigillana” di stanza a Nusco, unanimeménte affratellata e intesasi a tale scopo, a gara, ha procurato mettere insieme una somma, prodotta dall’obolo che, ciascuno, secondo le proprie entrate e le proprie condizioni, ha potuto versare. Questa somma è di Lire 93,30. Offerte raccolte fra gli operai residenti per motivi di lavoro a Nusco, per l’erezione di una lapide speciale a Marcello Severini da <strong>Sigillo</strong>, morto sui bastioni di Porta S. Pancrazio nel 1849. (seguono le firme di n. 38 lavoratori sigillani e le rispettive quote di versamento. Nonostante le sollecitazioni di sigillani la lapide, che ancora vediamo, alla destra del Palazzo Municipale, fu inaugurata il 20 settembre 1903. ANNESSIONE DI SIGILLO AL REGNO D’ ITALIA Il popolo di <strong>Sigillo</strong> salutò l’Unità d’Italia con una grande lapide di marmo nel Palazzo del Municipio. Nel trapasso dal Governo Pontificio a quello di Vittorio Emanuele II°, si registrarono nel nostro paese degli episodi che lumeggiano pittorescamente, fra le opposte tendenze, uomini, ambienti e mentalità dell’epoca.