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Da Sigillo - Grifo Bianco

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Storia del Palazzo Comunale<br />

Nell’archivio del nostro Comune non ci sono documenti che ci permettono di ricostruire la storia<br />

della nascita del Comune di <strong>Sigillo</strong>, ma, se non ci sono documenti nel nostro archivio non vuol dire<br />

che siamo privi di storia patria. Il lodo ( decisione di un giudice terzo per far cessare una guerra) di<br />

Rinaldo de Velcellis del 1259 non fu accettato se non molto a malincuore da Gubbio, che<br />

praticamente continuò a stare in guerra con Perugia; non è possibile, perciò, stabilire con certezza se<br />

<strong>Sigillo</strong> ritornò sotto il dominio di Perugia.<br />

E’ certo, invece, che quindici anni più tardi, <strong>Sigillo</strong> apparteneva a Perugia, perché ne fece una sua<br />

fortificazione. Ciò avvenne dopo il 1274. Così racconta il famoso storico perugino Pompeo Pellini<br />

(1523-1594) : “Perugia comprò parimenti del presente anno 1274, in più volte una quantità di terra<br />

nel distretto di <strong>Sigillo</strong>, in vocabolo Colle delle Capanne, per farvi un castello per comodo e servizio<br />

di quegl’huomini, che per le ville ivi all’intorno abitavano, essendo un luogo molto congruo, et<br />

opportuno, et ivi fu fatto il castello di <strong>Sigillo</strong>, et si obbligarono anche essi di pagare alla Città in<br />

recognizione di dominio una libbra di cera nella istessa solennità di S. Ercolano” (P.Pellini<br />

Dell’Historia di Perugia, parte prima, Venezia, appresso Giovanni Giacomo Herz MDCLXIV, pp.285-286).<br />

La notizia del Pellini è confermata dall’abbondantissima documentazione ancora esistente nel<br />

quarto volume delle Sommissioni nell’Archivio di Stato di Perugia da c. 81r a c. 126v. Sono 39 atti<br />

di compra/vendita di vari appezzamenti di terreno – qualche volta si specifica che è tutto o in parte<br />

coltivato a vigneto oppure, meno spesso, ad orto – tutti in districtu <strong>Sigillo</strong> in loco Collis de<br />

Capannis. Tutti gli atti sono rogati da Bovicellus apostolica auctoritate judex et notarius nello<br />

stesso luogo. La vendita dei vari Sigillani è fatta sempre da Uguccione Sindaco del Comune di<br />

Perugia.<br />

Nel secondo atto c’è la stipulazione del patto tra il sindaco di <strong>Sigillo</strong>, Bentivoglio della Frigia, e il<br />

sindaco di Perugia Uguccione. A garanzia del “patto” il sindaco Bentivoglio accetta una penale di<br />

10.000 libbre di denari. Una condizione inclusa nel patto. “esso non obbliga gli uomini di <strong>Sigillo</strong> al<br />

distretto di Perugia, poiché sono uomini liberi”. <strong>Sigillo</strong> era una comunità abbastanza consistente e<br />

gli “uomini liberi” erano coloro che, svincolatisi dalla signoria feudale formavano una riunione di<br />

più persone, sotto la stessa giurisdizione vivevano nel comune e godevano di completa libertà I<br />

testimoni presenti alla stipulazione del patto erano Munaldello domini Hermanni, Silvestro Bucari,<br />

Guidalo Bovicelli, Alberto Jacobi, et Guercio Bartholi, et domino Alberto Jacobi plebano plebis<br />

Sigilli. Il nome di questo pievano, Alberto di Giacomo, fino ad oggi sconosciuto, si aggiunge al<br />

pievano Filippo; sono costoro i due pievani di <strong>Sigillo</strong> noti nel XIII secolo.<br />

<strong>Da</strong> questo atto veniamo a sapere che <strong>Sigillo</strong> aveva un Sindaco, e quindi un municipio, un<br />

pievano, e quindi una parrocchia, che l’area di terreno comperata da Perugia per edificare il castello<br />

era di 173,4 metri lineari. Inoltre <strong>Sigillo</strong> aveva il Libro degli Statuti della Magnifica Comunità della<br />

Terra di <strong>Sigillo</strong>, che aveva quattro porte: Porta Santa Maria – Porta nova –porta del Monte e Porta<br />

S. Martino. Altro dato interessante riguarda l’aspetto urbanistico di <strong>Sigillo</strong>, negli atti dal 10, 11, 12,<br />

13, 14 si parla di edificium domus, mentre nel n. 20 si parla di un ortale.<br />

Si tratta di una espressione della tecnica edilizia per indicare le parti in legno della casa, la quale<br />

in questo tempo era fatta in muratura e in legno. E’ noto, del resto, che durante il feudalesimo c’era<br />

stata l’assoluta prevalenza delle costruzioni lignee sia nelle città sia nei centri abitati rurali. Ciò<br />

spiega l’incredibile frequenza degli incendi. Il sensibile passaggio dalla prevalenza in legno a quella<br />

della muratura coincide in modo significativo con l’affermarsi della civiltà dopo un lungo periodo<br />

di compromesso, iniziato nel secolo XIII e continuato sino al secolo XIV, per cui la muratura era<br />

esclusivamente riservata allo scheletro, anzi, per così dire, al guscio dell’edificio, ossia i muri<br />

perimetrali e al più, ma non sempre, al muro maestro centrale. A tutto ciò che trasformava tale<br />

guscio in reticolo d’abitazione, palchi, pareti divisorie, scale, tetti, era ancora riservato il materiale<br />

ligneo. La casa perciò era opera dei magistri lapidum sia dei Magistri lignaminis.<br />

Anche a <strong>Sigillo</strong> le abitazioni dovevano essere parte in muratura e parte in legno. Ed era già una<br />

notevole evoluzione rispetto alla abitazione tradizionale del feudalesimo agricolo, quando la casa

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