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IL CALITRANO N. 23

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<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni<br />

Spedizione in abb. postale art. 2 comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Firenze<br />

ANNO XXIII - NUMERO <strong>23</strong> (nuova serie) MAGGIO-AGOSTO 2003<br />

VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936<br />

ISSN 1720-5638


IN COPERTINA:<br />

Via Pasquale Berrilli, una delle arterie più importanti<br />

del paese, che dalla piazza introduce nel fitto<br />

reticolato di vicoli e vicoletti che come una vera e<br />

propria ragnatela si espande per ogni dove avvolgendo<br />

l’intero paese in un intricato labirinto.<br />

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PER LA PUBBLICAZIONE<br />

DI QUESTO GIORNALE<br />

IN<br />

QUESTO NUMERO<br />

È sempre l’amore a vincere<br />

di Raffaele Salvante 3<br />

Visita al Quirinale<br />

di Antonella Cestone 4<br />

Il giovane<br />

Ing. Fausto Acocella<br />

di Il Cronista 7<br />

50° Anniversario<br />

dell’Istituto Tecnico<br />

Commerciale di Calitri<br />

di Ettore Dottor Cicoira 8<br />

La Congregazione del<br />

Santissimo Redentore a<br />

Calitri - II parte<br />

di Emilio Dottor Ricciardi 12<br />

Carnevale a Calitri<br />

di Annamaria Maffucci 15<br />

LA NOSTRA BIBLIOTECA 17<br />

DIALETTO E CULTURA<br />

POPOLARE 19<br />

SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 21<br />

MOVIMENTO DEMOGRAFICO 22<br />

REQUIESCANT IN PACE <strong>23</strong><br />

LA XXII FIERA<br />

INTERREGIONALE<br />

DI CALITRI<br />

che si terrà dal 31 Agosto al 7 Settembre 2003<br />

nel Quartiere Fieristico e che si ripresenta all’attenzione di tutti<br />

all’insegna della continuità e del rinnovamento in una cornice<br />

sempre più ricca di iniziative<br />

TI ASPETTA NON MANCARE<br />

Per ulteriori informazioni<br />

la Segreteria Organizzativa è a tua completa disposizione<br />

Tel. 0827/30.001 - Fax 0827/30.861<br />

e-mail: info@calitrifiere.it<br />

sito internet www.calitrifiere.it<br />

<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

ANNO XXIII - N. <strong>23</strong> n.s.<br />

Periodico quadrimestrale<br />

di ambiente - dialetto - storia e tradizioni<br />

dell’Associazione Culturale “Caletra”<br />

Fondato nel 1981<br />

Sito Internet: www.ilcalitrano.it<br />

E-mail: info@ilcalitrano.it<br />

Direttore<br />

Raffaella Salvante<br />

Direttore Responsabile<br />

A. Raffaele Salvante<br />

Segreteria<br />

Martina Salvante<br />

Direzione, Redazione, Amministrazione<br />

50142 Firenze - Via A. Canova, 78<br />

Tel. 055/78.39.36<br />

Spedizione in abbonamento postale,<br />

art. 2 comma 20/C Legge 662/96, Firenze<br />

C. C. P. n. 11384500<br />

La collaborazione è aperta a tutti,<br />

ma in nessun caso instaura un rapporto<br />

di lavoro ed è sempre da intendersi<br />

a titolo di volontariato.<br />

I lavori pubblicati riflettono il pensiero<br />

dei singoli autori, i quali se ne assumono<br />

le responsabilità di fronte alla legge.<br />

Il giornale viene diffuso gratuitamente.<br />

Attività editoriale di natura non<br />

commerciale nei sensi previsti dall’art. 4<br />

del DPR 16.10.1972 n. 633<br />

e successive modificazioni.<br />

Le spese di stampa e postali sono coperte<br />

dalla solidarietà dei lettori.<br />

Stampa: Polistampa - Firenze<br />

Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981<br />

del Tribunale di Firenze<br />

Il Foro competente per ogni controversia è<br />

quello di Firenze.<br />

Accrediti su c/c postale n. 11384500 intestato<br />

a “<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong>” - Firenze oppure<br />

c/c bancario 61943/00 intestato a Salvante<br />

A. Raffaele c/o Sede Centrale della Cassa<br />

di Risparmio di Firenze Spa - Via Bufalini,<br />

6 - 50122 Firenze - ABI 6160 - CAB<br />

2800<br />

Chiuso in stampa il 15 luglio 2003


N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

ATTENTI AI SACCENTI MANIPOLATORI DELLA VERITÀ<br />

È SEMPRE L’AMORE A VINCERE<br />

La perdita del senso della storia accompagna il disincantamento del mondo,<br />

oggi la nostra società classifica tutte le azioni sotto forma di piaceri, di interessi o di doveri,<br />

mentre la morale è il punto d’incontro dell’amore disinteressato, sincero, dell’amore<br />

come slancio altruistico e della razionalità.<br />

a sempre ed ancora oggi l’uomo,<br />

Doltre che lamentarsi della squallore<br />

del presente (tristitia temporis), contrappone<br />

un convinto e fermo elogio<br />

del passato (laudatio temporis acti)<br />

con argomentazioni di volta in volta<br />

riferite al tempo vissuto; il tema meriterebbe<br />

un congruo approfondimento,<br />

anche se qui lo esprimiamo sinteticamente,<br />

come una conclusione di un nostro<br />

discorso.<br />

Il mondo sembra totalmente impazzito,<br />

la creatura di Dio si macchia di<br />

peccati ed è infettata dalla superbia, e<br />

per questo l’uomo, nella sua perversione,<br />

è vittima delle forze del male e<br />

predisposto alla dannazione; la sete di<br />

denaro, l’avarizia ha reso ladri tante<br />

persone, l’avidità come l’invidia, è allo<br />

stesso tempo, colpa e condanna di chi<br />

se ne fa vittima, tutti sono rosi dall’identico,<br />

irrefrenabile desiderio di possedere<br />

e di avere sempre di più; tutto è<br />

competizione, per il territorio, per il<br />

cibo, per il sesso; ed è per questo che<br />

nel mondo non c’è più lealtà, nessuno<br />

è più fidato ed affidabile.<br />

È una visione davvero sconsolante,<br />

che fa salire alla coscienza tante storie<br />

di oggi: la lunga teoria dei magistrati<br />

che incarnano l’obbrobrio della<br />

giustizia, l’infamia della corruzione,<br />

della menzogna, degli sporchi giochi<br />

finanziari o dello strozzinaggio, insomma<br />

gli emblemi del tradimento dei<br />

propri doveri; sulla terra l’unico vero<br />

re è il “denaro” dicevano i nostri primi<br />

progenitori, aggiungendovi “hoc tempore”<br />

cioè al giorno d’oggi, ma che è<br />

attuale anche oggi a distanza di tanti<br />

secoli.<br />

Non ci rimane che osservare, con<br />

doloroso stupore, quanto poco l’uomo<br />

sia mutato in quel flusso evenemenziale<br />

definito “storia”: il denaro è tutto ed<br />

è il mezzo per ottenere tutto. Solo la<br />

saggezza non vuole appartenere a questa<br />

“scuola di Pensiero” che idolatra il<br />

denaro in spregio del vero valore dell’uomo,<br />

che la morale cristiana riassume<br />

nella carità che è sinonimo di san-<br />

tità e di perfezione cristiana, come l’amalgama,<br />

il “vincolo di perfezione”,<br />

la forza unificante che organizza e tiene<br />

insieme le altre virtù e gli altri comandamenti.<br />

Come accade all’interno di un articolato<br />

ecosistema, gli interessi umani,<br />

morali culturali, teologico-religiosi<br />

convivono e coesistono; si integrano e<br />

si dissociano di continuo, in una sorta<br />

di fisiologica anaciclosi connessa con<br />

l’intimo sentire, ora lucidamente pronto<br />

a lasciarsi prendere la mano e guidare<br />

da uno stream perfino nevrotico;<br />

ora invece convinto da un difetto di dominio<br />

su realtà poco gratificanti, se<br />

non addirittura oppressive e negatrici<br />

del dettato evangelico e dei suoi più<br />

alti valori.<br />

L’uomo appare con una vita pervasa<br />

dal dolore in ogni attimo del giorno, in<br />

ogni ora insonne della notte e anche nel<br />

sonno/sogno. Ed è proprio qui che egli<br />

si rivela più che moderno, attuale; quasi<br />

spirante accanto a noi e alle nostre<br />

incertezze, alle nostre paure, alla nostra<br />

maledetta impotenza dinanzi a<br />

eventi in grado di condizionare molto<br />

più di quanto possano essere condizionati.<br />

Decadenza e corruzione del mondo<br />

si originano da un principio fisico,<br />

che può anche essere rovesciato su un<br />

piano etico morale. L’ignoranza, la<br />

mancanza di vera scienza dipendono<br />

dal dilagare del buio connesso allo scadimento<br />

degli studi. E nell’oggi, l’uomo<br />

è vittima dell’immodestia originata<br />

dalla superbia del poter fare senza conoscenza,<br />

del poter agire senza averne<br />

chiare le ragioni e i perché. Insomma,<br />

sono i dotti improvvisati ad aggiogarsi<br />

il diritto di dare precetti sui comportamenti,<br />

sul bene e sul male, si concede<br />

la laurea allo stolto, addottorato in brevissimo<br />

tempo; uno stolto che profetizza<br />

a pieno petto, interpreta eruttando<br />

e ha il coraggio di disputare con chi è<br />

dotto davvero, un saggio che, stupito,<br />

resta senza parole dinanzi a tanta arroganza,<br />

né sa rendersi conto del per-<br />

3<br />

ché l’uomo iustus venga tolto di mezzo,<br />

mentre chi è stato assumptus de<br />

stercore può sputare sentenze definitive<br />

e terribili.<br />

Non c’è più posto per una paziente<br />

preparazione necessaria ad affrontare<br />

il mondo. Sicché i giovani divengono<br />

subito maestri e a maestri si atteggiano.<br />

È una visione così bassa e utilitaristica,<br />

in chi il mondo dovrebbe correggere e<br />

guidare, è tanto esibita e sfacciata che<br />

ogni limite è infranto, superato, oltrepassato<br />

e calpestato con la disinvoltura<br />

di chi ormai si sente in diritto di poter<br />

agire contro la legge.<br />

Una severa indignazione morale<br />

funge da fondamento; quella stessa<br />

che, in ogni epoca, è solitamente osannata<br />

a parole, ma derisa nei fatti, in<br />

quanto scomoda, irritante, sconveniente<br />

per chiunque eserciti una qualsiasi<br />

forma di potere. Si chiede più serietà,<br />

più moralità, più chiarezza, più coerenza.<br />

E si finisce per provare sulla propria<br />

pelle l’avversione di un mondo<br />

pazzo che offre gioie ingannevoli.<br />

Quest’uomo scontento, inquieto, tormentato,<br />

irritante, indecoroso non è<br />

riuscito a modificare di un capello ciò<br />

che viene definito storia o, peggio ancora,<br />

progresso. Eppure, ecco le poche<br />

regole da tenere presenti per ottenere<br />

un mutamento radicale della condizione<br />

umana: non essere mai servile –<br />

supportare la propria personalità di una<br />

incontaminata rettitudine<br />

Punto di estrema forza di una tensione<br />

spirituale che prenderà carne nelle<br />

regole che già san Paolo duemila anni<br />

fa diceva: le opere della carne sono<br />

fornicazione, impurità, libertinaggio,<br />

idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia,<br />

gelosia, dissensi, divisioni, fazioni,<br />

invidie ubriachezze orge e cose<br />

del genere; il frutto dello Spirito invece<br />

è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza,<br />

bontà, fedeltà, mitezza, dominio<br />

di sé.<br />

Raffaele Salvante


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003<br />

l 10 aprile 2003 l’IIS (Istituto di Istru-<br />

Izione Superiore) “A.M. Maffucci” è stato<br />

invitato al Quirinale.<br />

La nostra Scuola è stata prescelta dal<br />

Ministero dell’Istruzione perché si distingue,<br />

a livello nazionale, nella didattica<br />

della Fisica, grazie al progetto “Apprendimento<br />

e insegnamento interattivo”.<br />

Il progetto è diretto dai professori<br />

Pietro Cerreta e Canio Lelio Toglia i<br />

quali, adoperando le apparecchiature della<br />

Mostra “Le ruote quadrate”, coinvolgono<br />

gli alunni dell’ITC, dell’ISA e del<br />

Liceo Scientifico, le tre Scuole che compongono<br />

l’Istituto. In realtà, si tratta di<br />

una collaborazione – resa possibile dalla<br />

nuova Legge dell’Autonomia Scolastica<br />

– tra una Scuola, il “Maffucci”, e “ScienzaViva”,<br />

l’Associazione no-profit che gestisce<br />

la Mostra, di cui gli stessi professori<br />

fanno parte.<br />

Per la stessa data il Ministero aveva<br />

invitato al medesimo scopo altre scuole,<br />

9 per la precisione, per i loro progetti<br />

sull’Astronomia, la Geografia e la Fisica.<br />

Il giorno precedente io e altri 19 allievi<br />

delle tre Scuole del Maffucci, accompagnati<br />

dal vicepreside, prof. Giovanni<br />

Melaccio e dai professori Cerreta e<br />

Toglia, siamo partiti per Roma. I membri<br />

della delegazione meritano di essere qui<br />

ricordati: Valeria Basile, Clementina Capasso,<br />

Gerardina Cesta, Luisa Ciano, Serafina<br />

D’Annunzio, Massimo Di Milia,<br />

Giuseppe Di Napoli, Vito Di Napoli, Angelo<br />

Gallo, Giuseppina Gautieri, Riccardo<br />

Iannella, Giuseppe Maffucci, Antonella<br />

Maglione, Giuseppina Marchitto,<br />

Giuseppina Montano, Roberta Strollo,<br />

Rossella Tita, Gianmichele Toglia, Martina<br />

Nicoletta Zarrilli.<br />

Passata la notte in un albergo della<br />

Capitale, ci siamo levati di buon’ora per<br />

arrivare al Palazzo in tempo per la colazione,<br />

svoltasi nel Salone delle Feste.<br />

C’è stato bisogno di un tempo considerevole<br />

per accedervi, dovendo passare attraverso<br />

le maglie e i detector del sistema<br />

di sicurezza che protegge il Capo dello<br />

Stato.<br />

Subito dopo, in un’altra delle sontuose<br />

sale del Palazzo, una funzionaria del<br />

Quirinale ci ha spiegato che la nostra<br />

presenza al Quirinale derivava dal proposito<br />

del Presidente della Repubblica<br />

ANTONELLA CESTONE<br />

VISITA AL QUIRINALE<br />

Il professore Cerreta presenta l’IIS “A. Maffucci” di Calitri al Presidente e alla Signora Ciampi<br />

Carlo Azeglio Ciampi di avvicinare i giovani<br />

alle istituzioni, specialmente nella<br />

sua dimora ufficiale.<br />

Ogni mese, infatti, alcune Scuole,<br />

che si mettono in evidenza in ambito nazionale<br />

per la didattica, sono invitate al<br />

Quirinale per vivere una giornata nella<br />

dimora di colui che rappresenta tutti noi<br />

italiani e riassume in sé l’unità e la continuità<br />

dello Stato.<br />

Il Palazzo, come l’incaricata ci ha ancora<br />

spiegato, ha innanzitutto un decoro<br />

da mantenere e molte sono le persone<br />

che sono addette a questo compito. Abbiamo<br />

avuto modo di conoscerne alcune,<br />

altamente specializzate nel loro settore,<br />

le quali si sono presentate a noi e con<br />

grande comunicativa ci hanno parlato<br />

delle mansioni che sono state chiamate a<br />

svolgere: gli addetti al restauro e alla manutenzione<br />

dei mobili; i responsabili dei<br />

giardini e, nel contempo, delle composizioni<br />

di fiori freschi che, giornalmente e<br />

nelle occasioni particolari, abbelliscono<br />

le sale del Palazzo; le signore a cui è affidato<br />

il compito di rinfrescare periodicamente<br />

e restaurare gli arazzi; i corazzieri,<br />

impegnati, grazie anche all’imponente<br />

statura, nella difesa della sicurezza<br />

del Quirinale e in compiti di rappresen-<br />

4<br />

tanza, allorquando le delegazioni straniere<br />

sono in visita al Capo dello Stato.<br />

Un’altra funzionaria, poi, con l’aiuto<br />

di immagini, ha svolto una lezione di<br />

educazione civica riportandoci alla mente<br />

i dieci presidenti che si sono susseguiti<br />

dalla proclamazione della Repubblica<br />

ad oggi e gli atti più rilevanti da<br />

loro compiuti. Essa, interrogando noi ragazzi<br />

con fare garbato, ha verificato la<br />

conoscenza, nostra e degli allievi delle<br />

altre scuole, della Costituzione e devo<br />

dire che il nostro gruppo si è distinto meritevolmente<br />

citandone a memoria alcuni<br />

articoli e suscitando l’ammirazione dei<br />

presenti.<br />

Dopo ciò, quando ormai l’attenzione<br />

di noi tutti dava segni evidenti di stanchezza,<br />

abbiamo visto arrivare un giovine<br />

signore che, con un piglio tra il serio e<br />

il faceto, ci ha annunciato che stava per<br />

parlarci di un argomento che ci avrebbe<br />

scandalizzato o perlomeno avrebbe sollevato<br />

le nostre riserve, per la poca considerazione<br />

che tra noi italiani esso ha:<br />

l’inno nazionale. E, con uno stile accattivante,<br />

muovendosi rapidamente sulla pedana<br />

dalla quale ci parlava, raccontandoci<br />

aneddoti, drammatizzando situazioni<br />

verosimili con l’aiuto del pubblico


N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

La Signora Ciampi vuol provare, incuriosita, il modellino delle ruote quadrate<br />

presente, è riuscito a rinnovare un’attenzione<br />

ormai allo stremo.<br />

Ed è stata una bellissima lezione, con<br />

la quale abbiamo appreso l’originalità<br />

culturale e musicale del nostro inno nazionale<br />

il quale – diversamente da quelli<br />

di altri Paesi (Francia, Stati Uniti, Germania…)<br />

che godono forse di maggiore<br />

apprezzamento – non è copiato da inni<br />

già esistenti ed è stato scritto e musicato<br />

proprio nel periodo di cui ha cantato gli<br />

ideali.<br />

L’inno francese, invece, deriva dal<br />

“Chant de guerre pour l’armée du Rhin”,<br />

che i volontari di Marsiglia in marcia<br />

verso Parigi durante la rivoluzione francese<br />

adottarono come canto e solo nel<br />

1795 divenne “La marsigliese”; quello<br />

americano, poi, e quello tedesco sono<br />

presi “a prestito” l’uno da un motivo inglese,<br />

l’altro da un canto austriaco!!!<br />

E alla fine il giovine signore dall’eloquio<br />

così travolgente è riuscito a farcelo<br />

cantare. Abbiamo cantato l’inno con il<br />

cuore davvero rivolto verso i valori nazionali,<br />

essendo entrati a poco a poco<br />

nell’ottica in cui gli aspetti musicali, storici<br />

e patriottici si fondevano meravigliosamente.<br />

Anche la rivalutazione dell’inno di<br />

Il salone in cui è avvenuta la cerimonia. Di spalle il Presidente e la Signora Ciampi, a destra<br />

Gianmichele Toglia e Luisa Ciano mentre presentano il modellino delle ruote quadrate<br />

5<br />

Mameli, abbiamo arguito, è volontà precisa<br />

dell’attuale Presidente della Repubblica.<br />

A questo punto, ed era ormai mezzogiorno,<br />

ci è stata annunziata una sorpresa:<br />

l’arrivo del Presidente con la moglie,<br />

la signora Franca. Non tutti i mesi, a<br />

causa dei suoi innumerevoli impegni,<br />

egli può salutare gli studenti in visita al<br />

Palazzo. Questa volta siamo stati proprio<br />

fortunati!!<br />

Alla sua presenza due scuole tra le<br />

presenti sono state chiamate ad esporre i<br />

loro progetti. E, insieme all’Istituto Nautico<br />

di Viareggio, è stata chiamata la nostra<br />

Scuola!!!<br />

Emozionati ed eccitati nel contempo<br />

siamo balzati tutti in piedi per sistemarci<br />

contro la parete laterale della sala e poter<br />

meglio osservare il professore Cerreta<br />

che con Gianmichele Toglia e Luisa Ciano,<br />

due studenti dell’IIS, si avvicinava<br />

alla coppia presidenziale per fare loro<br />

dono di un modellino delle ruote quadrate,<br />

realizzato per l’occasione dal maestro<br />

falegname Vito Cerreta.<br />

La signora Franca è stata invitata a<br />

sperimentare il modellino, mentre Gianmichele<br />

Toglia spiegava le leggi fisiche<br />

che ne stanno alla base. Un oggetto quadrato<br />

che rotola naturalmente su delle<br />

gobbe arrotondate desta una ovvia curiosità.<br />

Il Presidente e la moglie sono<br />

parsi molto divertiti e interessati dal fenomeno<br />

e hanno chiesto delucidazioni,<br />

che il nostro amico ha dato molto puntualmente.<br />

Luisa Ciano, che è intervenuta subito<br />

dopo, ha presentato il Progetto “Apprendimento<br />

e insegnamento interattivo” che<br />

consente agli studenti delle Scuole superiori<br />

di Calitri un particolare approccio<br />

sperimentale ai fenomeni della fisica.<br />

Partecipando a questo Progetto noi studenti<br />

delle Scuole di Calitri abbiamo due<br />

opportunità, quella di svolgere un corso<br />

esperienziale di Meccanica, Ottica, Elettromagnetismo,<br />

Percezione umana ecc.,<br />

che prelude alle lezioni scolastiche teoriche,<br />

e quella di diventare istruttori di altri<br />

ragazzi. Infatti, quando la mostra viene<br />

richiesta in una qualsiasi città italiana,<br />

gli studenti che hanno seguito il corso,<br />

sono invitati a loro volta a «formare» i<br />

loro coetanei della Scuola della città richiedente.<br />

Questa «collaborazione tra pari»<br />

risulta didatticamente molto produttiva,<br />

tanto che i ragazzi della città ospitante<br />

poi riescono a gestire la mostra sulla<br />

sola base conoscitiva fornita durante<br />

questo rapporto paritario.<br />

Il professore Cerreta, nel presentare<br />

la nostra Scuola, ha illustrato il paese di<br />

Calitri in cui essa ha sede, descrivendo<br />

la tenacia e la laboriosità dei suoi abi-


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003<br />

Il professore Pietro Cerreta con Gianmichele Toglia e Luisa Ciano rispondono alla Signora<br />

Ciampi durante la presentazione del modellino delle ruote quadrate<br />

Gianmichele Toglia e Luisa Ciano, due studenti dell’IIS, si avvicinano al Presidente della Repubblica<br />

Carlo Azeglio Ciampi per fargli dono di un modellino delle ruote quadrate, realizzato<br />

per l’occasione dal maestro falegname Vito Cerreta.<br />

tanti. Ha sottolineato l’importanza della<br />

collaborazione tra docenti e artigiani che<br />

consente la costruzione degli exhibit della<br />

mostra e in particolare del modellino<br />

che veniva offerto. Poiché le altre Scuole<br />

portavano nomi di personaggi largamente<br />

conosciuti, egli ha ritenuto che<br />

fosse opportuno spendere alcune parole<br />

per tratteggiare la figura e l’opera del<br />

Medico calitrano A.M. Maffucci a cui<br />

la Scuola è intitolata, un nome che poteva<br />

figurare bene in mezzo agli altri in<br />

quanto apparteneva a uno studioso di livello<br />

internazionale che nell’800 si è dedicato<br />

a molti problemi di medicina e<br />

con Koch agli studi della Tubercolosi.<br />

Il Presidente e la Signora Ciampi, al<br />

termine dell’incontro, ci hanno lasciato<br />

per ritornare ai loro impegni, non senza<br />

aver prima stretto le mani o scambiato<br />

qualche parola con quelli che si facevano<br />

loro incontro al passaggio.<br />

Ci è stata concessa, a questo punto, la<br />

visita del piano nobile del Quirinale. Per<br />

gruppi, abbiamo seguito la guida assegnataci,<br />

che ha storicizzato le nozioni di<br />

storia dell’arte che via via ci illustrava,<br />

essendo il Palazzo dapprima residenza<br />

estiva di Papa Gregorio XIII e dei suoi<br />

successori al soglio pontificio, in seguito<br />

6<br />

Palazzo Reale con l’unità d’Italia e, infine,<br />

con la scelta repubblicana, dimora<br />

del Presidente della Repubblica. Questi<br />

cambiamenti, come è facile immaginare,<br />

hanno comportato variazioni di stile nella<br />

decorazione delle pareti e nell’arredamento<br />

delle stanze.<br />

Ci è stata fatta una presentazione veramente<br />

singolare del Palazzo, anche<br />

perché la nostra guida l’ha ancor più arricchita<br />

con aneddoti e piccole storie private<br />

di papi e di re che hanno reso vivi,<br />

pullulanti di vita, gli ambienti che a mano<br />

a mano percorrevamo.<br />

Un abbondante pranzo offertoci nel<br />

Salone delle Feste e preparato dagli alunni<br />

e dagli insegnanti di due istituti alberghieri<br />

del Lazio è stato l’ultimo momento<br />

trascorso nella dimora del Presidente.<br />

Conclusasi così la nostra visita al Quirinale,<br />

siamo ritornati al pullman sotto una<br />

pioggia fastidiosa, ma animati dal pensiero<br />

di voler raccontare a tutti gli eventi di<br />

una giornata davvero particolare.<br />

Antonella Cestone<br />

XXXVI PREMIO<br />

NAZIONALE S<strong>IL</strong>ARUS<br />

È bandito il XXXVI concorso letterario<br />

“Silarus”. Si articola in tre sezioni:<br />

narrativa, poesia e saggistica.<br />

Ogni autore potrà concorrere per tutte<br />

le sezioni con un solo racconto o<br />

novella della lunghezza massima di<br />

sei cartelle dattiloscritte, due poesie<br />

della lunghezza massima di trenta<br />

versi ed un solo saggio critico su personaggi,<br />

opere o aspetti originali della<br />

letteratura contemporanea, lunghezza<br />

massima nove cartelle dattiloscritte.<br />

Si gradisce l’invio di un curriculum.<br />

I lavori, inediti, devono essere redatti<br />

in quattro copie, nitidamente<br />

dattiloscritte, singolarmente ordinate,<br />

firmate ed inviate a<br />

Segreteria del premio Silarus<br />

C. P. 317-84091<br />

BATTIPAGLIA (SA)<br />

entro il 28 febbraio 2004<br />

Per ulteriori informazioni:<br />

Tel. 0828/30.70.39<br />

Fax 0828/34.39.34<br />

E-mail: silarus@hotmail.com


N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

<strong>IL</strong> GIOVANE<br />

ING. FAUSTO ACOCELLA<br />

l giovane, o la giovinezza, intesa come<br />

I“età della vita” non si può facilmente<br />

racchiudere entro i limiti stretti di una<br />

definizione di tipo giuridico, perché collocandosi<br />

all’interno dei margini mobili<br />

tra la dipendenza infantile e l’autonomia<br />

dell’età adulta, in quel periodo di<br />

puro cambiamento e di inquietudine in<br />

cui si realizzano le promesse dell’adolescenza,<br />

tra l’immaturità sessuale e la<br />

maturità, tra la formazione e il pieno dispiego<br />

delle facoltà mentali, appare<br />

chiaro che essa rappresenta – per ciascun<br />

individuo – una condizione provvisoria<br />

che anziché appartenere alle classi<br />

di età, le attraversano, con un carattere<br />

diremmo quasi necessariamente “conflittuale”<br />

della transizione da un’età all’altra.<br />

E parlando concretamente di giovani,<br />

di casi reali che vivono nella nostra comunità<br />

calitrana, vogliamo parlare del<br />

giovane ing. Fausto Acocella, non perché<br />

è meglio o più importante degli altri,<br />

ma semplicemente perché è il giovane per<br />

mezzo del quale intendiamo parlare della<br />

gioventù in genere, nella viva speranza di<br />

portare quel contributo fattivo di vita e di<br />

esperienza; e partiamo dal lunedì 26 maggio<br />

alle ore 11 nella Sala Stampa Luca<br />

Savonuzzi del Comune di Bologna, a Palazzo<br />

d’Accursio in Piazza Maggiore 6<br />

quando è stata premiata, insieme a quella<br />

di altri due vincitori, con un assegno di<br />

1.550 Euro (Lire 3.000.000) la tesi di laurea<br />

– Studio e progettazione di un impianto<br />

industriale per la produzione di pellicole<br />

adesive e biadesive” – che l’ing.<br />

Fausto ha conseguito presso l’Università<br />

degli Studi di Napoli “Federico II” nell’anno<br />

accademico 2001-2002 discutendola<br />

col chiarissimo professore Ing. Antonio<br />

Valentino.<br />

Un ulteriore riconoscimento che gli<br />

è stato conferito per la partecipazione<br />

ad un Bando di concorso promosso dal<br />

Comitato Giovani Imprenditori – Confederazione<br />

Nazionale dell’Artigianato<br />

e della Piccola e Media Impresa di Bologna,<br />

che vuole incoraggiare gli universitari<br />

a pensare in termini d’impresa<br />

già al momento della scelta e della stesura<br />

della tesi di laurea, che per un neo<br />

laureato è quella molla capace di ridare<br />

spazio all’emozione, all’amore, all’entusiasmo,<br />

alla pietà, di ogni azione, riuscendo<br />

a indirizzarla e a correggerla,<br />

ma soprattutto ridandole scopo, spessore<br />

e vigore per affrontare, con rinnovata<br />

sensibilità e con profonda consapevolezza<br />

gli immancabili momenti bui<br />

della vita, quando l’emergere dell’egoismo,<br />

dell’invidia, della volontà di potere,<br />

della tentazione di uno smodato benessere<br />

da conseguire con corruttele varie,<br />

si affaccia vellicando la parte peggiore<br />

dell’amor proprio per convincerlo<br />

a scegliere la via più facile dei compromessi.<br />

Purtroppo in questa nostra società,<br />

ogni giovane – compreso il giovane ing.<br />

Fausto Acocella – deve affrontare, suo<br />

malgrado, le inquietanti forze misteriose<br />

per definizione, insondabili per legge, impalpabili<br />

come efficaci incubi che popolano<br />

di ombre la vita di chi si trova a scegliere<br />

per il suo avvenire; il crescente livello<br />

delle interferenze politiche – sarebbe<br />

meglio dire ideologiche – che portano a<br />

scelte faziose, frutto di leggerezza e di<br />

imprevidenza, in modo convulso, affrettato<br />

e superficiale condizionano negativamente<br />

il giovane privo di difese, privandolo<br />

di una concreta, coerente e realistica<br />

scelta.<br />

Molte volte siamo proprio noi “anziani”<br />

a portare fuori strada i giovani con<br />

le nostre manie di raccomandazione, di<br />

protezione, di consigli furbeschi, di frettolosa<br />

ed interessata invadenza, invece<br />

di parlare con chiarezza e senza fronzoli<br />

che la vita è una sfida impegnativa che<br />

esige attenzione vigile, coraggio, costante<br />

impegno per renderla il momento significativo<br />

e qualificante della nostra esistenza;<br />

imparino a confrontarsi, e quando<br />

ci vuole a scontrarsi, senza fughe, ma<br />

con dignità e fermezza, sempre a difesa<br />

7<br />

degli ideali per i quali si sono impegnati,<br />

anche attraverso un percorso formativo<br />

articolato in tappe, tempi e modalità diversificate.<br />

L’intenzione buona, la rettitudine dell’animo,<br />

la bontà sincera, il calore del cuore<br />

conferiscono alla razionalità una base solida<br />

e feconda, guidando l’intelligenza verso la<br />

sua meta, in parole povere la morale è il<br />

punto d’incontro dell’amore disinteressato,<br />

sincero, dell’amore come slancio altruistico,<br />

generoso, nobile, alto, ammirevole.<br />

Chi nella vita vissuta ha ritenuto più<br />

opportuno fare a meno di queste caratteristiche<br />

che fanno capo all’amore per scegliere<br />

una vita facile ed accomodante, ha<br />

perduto non solo il futuro che si era prefigurato<br />

da giovane, ma ha distrutto anche<br />

il suo passato che ha cessato di essere<br />

grandioso e sublime come nei suoi sogni.<br />

Il Cronista<br />

Bologna, lunedì 26 maggio 2003 premiazione<br />

della tesi dell’ing. Fausto Acocella.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003<br />

icordare un “compleanno-anniversa-<br />

Rrio” e vestirlo a festa, con l’abito<br />

“buono” delle grandi occasioni, assemblando<br />

ed amalgamando pezzi pregiati<br />

dei vibranti tempi della gioventù con<br />

esperienze di vita, temperate in mille siti<br />

del Bel Paese, fa venire i brividi, esalta<br />

ed immalinconisce, nello stesso tempo,<br />

l’animo nostro, come il sorseggiare di<br />

un cocktail magico a base di estratti di<br />

“mente e cuore” …<br />

Ed è questo l’effetto principe che,<br />

nella mattinata piena di sole di sabato<br />

mattina 10 maggio, ci ha scossi e coinvolti<br />

nella nostra, ormai semi-secolare,<br />

veste di ex-alunni nell’Auditorium dell’Istituto,<br />

a contatto di respiro e gomito<br />

con la “studiosa gioventù di “desanctisiana<br />

memoria”, scalpitante e viva, con il<br />

suo vocio alto e basso, in armonia con<br />

gl’immancabili richiami dei docenti preposti,<br />

discretamente dispensati alla bisogna.<br />

“Cinquantanni” dallo storico 1953,<br />

ma nell’aria ad aleggiar la stessa “seriosità”<br />

mista all’entusiasmo scanzonato di<br />

ieri.<br />

Mezzo secolo ad attestare la validità<br />

indiscussa di un impianto culturale cocciutamente<br />

voluto ed armonicamente<br />

mantenuto ed ammodernato dallo Staff<br />

dei Docenti e la collaborazione degli<br />

alunni succedutosi nel tempo, innalzando<br />

“l’albero maestro dal tronco solido”, le<br />

cui radici e ramificazioni hanno raggiunto<br />

ed avvolto la Penisola, da Bolzano a<br />

Palermo, affermando con silenziosa ma<br />

prorompente energia, la valenza cultural-professionale<br />

e lo straordinario adattamento<br />

etnico della nostra gioventù alto-irpina.<br />

Ci riferiamo, senza allori, alle nostre<br />

esperienze partenopee, romane, torinesi,<br />

milanesi, fiorentine, calabresi,<br />

genovesi, venete, abruzzesi… nelle professioni,<br />

banche, servizi, industrie, commercio,<br />

Stato e parastato, assicurazioni,<br />

scuola, Università…, maturate “sullo<br />

ETTORE CICOIRA<br />

50° ANNIVERSARIO<br />

DELL’ISTITUTO TECNICO<br />

COMMERCIALE DI CALITRI<br />

Calitri 28 marzo 1953, gli alunni del primo anno di fondazione dell’Istituto durante una gita,<br />

da sinistra in piedi: Franco Paolantonio, Rocco Briuolo,Antonio Di Napoli si vede appena la<br />

testa, Bartolomeo De Nora,Vittorio Mastronicola, Francesco Menna, di Bisaccia, Giuseppe<br />

Cialeo,Angelomaria Tornillo, Raffaele Salvante, Mario Buono; seconda fila:Vincenzo Codella,<br />

Giuseppe Galgano, Michele Del Re, Antonio Tetta; prima fila: Angelina De Rosa, Sisina<br />

Pastore, Angela Zarrilli, Anna Basile, Franca Maria Frucci, Anna Cioffari con maglia bianca,<br />

Mariettina Del Re e Maria Antonietta Maffucci. Nella foto mancano: Vittorio Di Maio,<br />

Michele Frucci, Giovanni Maffucci,Valentino Nannariello e Canio Vincenzo Nicolais.<br />

zoccolo duro” della preparazione degli<br />

anni del nostro Istituto, ammodernato,<br />

affinato e sofisticato nel tempo, ma<br />

sempre supporto basilare nell’affermarci,<br />

convincere, resistere e perché non…<br />

“spalancare” le porte, spesso serrate,<br />

delle locali diffidenze e scuoterne la indifferenza.<br />

Data la “storicità” dell’evento, su<br />

proposta degli ex-alunni del quinto corso<br />

(anni 1957-61) ed a nome di tutti gli altri,<br />

inclusi i pionieri in assoluto del primo<br />

corso (1953-57) abbiamo ritenuto<br />

opportuno stigmatizzare il 50° Anniversario<br />

con una Targa, da conservare nella<br />

teca dell’Istituto, riferita “al cammino<br />

un dì intrapreso e mai interrotto”, da rispolverare,<br />

magari, nei tanti futuri anniversari.<br />

Del nostro “status” scolastico indub-<br />

8<br />

biamente tanto è mutato: vi sono compagni<br />

oggi assisi tra i docenti, Direttori,<br />

Capi Servizi, Professionisti affermati,<br />

funzionari…, ma per tutti, in senso buono,<br />

“dei tempi che furon oggi ci assale il<br />

sovvenir”, sull’onda di un dolce amarcord…<br />

Il libro de’ ricordi parte dal Preside<br />

Acocella, il ns. “Zi Totonno”, al prof.<br />

Del Franco, mitico “Treccento…”, al<br />

sofisticato Bruni Roccia, all’atletico<br />

prof. Di Maio, all’ecclettico Preside Altieri,<br />

compositore e storico, oltre le magie<br />

de’ numeri, alla sapiente Preside Di<br />

Maio, finta burbera, allo scientifico Preside<br />

Cicoira, a Moccia ed al Preside…<br />

che, oggi ci ospita, tanta l’acqua sotto i<br />

ponti, limpida e chiara, e tanto l’indimenticabile<br />

nostro rispetto, anche per<br />

lo scienziato A.M. Maffucci, che da lu-


N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

Calitri 10 maggio 2003, il dott. Lorenzino Toglia, ex alunno dell’Istituto tra gli anni<br />

cinquanta, il prof. Giovanni Melaccio e il dirigente scolastico Antonio De Gianni.<br />

Calitri 10 maggio 2003, il dr. Giovanni Acocella, già direttore dell’Ospedale Forlanini di Roma,<br />

mentre ricorda la figura dello scienziato Angelo Maria Maffucci da cui l’Istituto prende il<br />

nome, il prof. Antonio Altieri, Preside dell’Istituto tra gli anni sessanta e settanta, l’Ispettrice<br />

Antonietta Tartaglia, il dirigente scolastico Antonio De Gianni e il prof. Giovanni Melaccio.<br />

Calitri 10 maggio 2003, il dott. Ettore Cicoria, attualmente dirigente dell’ENEL ed alunno<br />

dell’Istituto negli anni cinquanta, tedoforo delle Olimpiadi di Roma, mentre offre alla<br />

Scuola una targa a nome di tutti gli ex alunni, il prof. Giovanni Melaccio e il dirigente<br />

scolastico Antonio De Gianni.<br />

9<br />

Gli iscritti al primo anno<br />

di Fondazione<br />

dell’Istituto Tecnico Commerciale<br />

“Angelo Maria Maffucci”<br />

di CALITRI<br />

1) Basile Anna<br />

2) Briuolo Rocco<br />

3) Buono Mario<br />

4) Cialeo Giuseppe<br />

5) Cioffari Anna<br />

6) Codella Vincenzo<br />

7) Del Re Maria Luigia<br />

8) Del Re Michele<br />

9) De Nora Bartolomeo<br />

10) De Rosa Angelina<br />

11) Di Maio Vittorio<br />

12) Di Napoli Antonio<br />

13) Frucci Franca Maria<br />

14) Frucci Michele<br />

15) Galgano Giuseppe<br />

16) Maffucci Giovanni<br />

17) Maffucci Mariantonia<br />

18) Mastronicola Vittorio<br />

19) Menna Francesco<br />

20) Nannariello Valentino<br />

21) Nicolais Canio Vincenzo<br />

22) Paolantonio Francesco<br />

<strong>23</strong>) Pastore Rosa<br />

24) Salvante Angelo Raffaele<br />

25) Tetta Antonio<br />

26) Tornillo Angelo<br />

27) Zarrilli Angela<br />

stro, con il suo nome, al paese ed ai nostri<br />

Titoli.<br />

Il ricordo delle gite fuori Regione,<br />

con il nostro obbligatorio ed immancabile<br />

corredo di vestiti e cravatte, fa sorridere,<br />

oggi, era dei jeans “scambiati”, dei<br />

capelli a punte di “gel” e delle gonne a<br />

strisce alternate di cotone e “pelle”, ma<br />

sono uguali il cameratismo e l’allegria<br />

che caratterizzano i nostri volti.<br />

Lo “squittio” dei computer per le aule<br />

e corridoi, non si coniuga con i veloci<br />

“manual-file” degli stenografici “Ga-


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003<br />

Calitri 1° maggio 2003, la professoressa Teresa Di Maio, il prof. Peppino Mastrodomenico,<br />

rispettivamente Preside e Vice-Preside dell’Istituto negli anni ottanta, il prof.<br />

Giovanni Melaccio, il dirigente scolastico Antonio De Gianni e l’Assessore Provinciale<br />

Lo Conte.<br />

belsberg-Noe e Moscero” dei nostri tempi,<br />

né con il ticchettio della Olivetti 88<br />

del buon nostro Michele Toglia, all’opera<br />

intendo di Segreteria, né con il righello<br />

a segnar croci di “Mastro” e riquadri<br />

di Situazioni, con i risvolti merlettati<br />

dall’incerto inchiostro delle prime<br />

“biro”…<br />

Ma sui tasti del “PENDIUM”, ultima<br />

serie, compagno quotidiano del nostro<br />

lavoro, sono le stesse dita che battono<br />

“Situazioni in tempo reale” e Controlli<br />

incrociati di “Budget”, rincorren-<br />

do l’Istituto, memori dell’assioma di<br />

Eduardo: “gli esami non finiscono<br />

mai:::”.<br />

In questo 10 maggio lo spirito si è<br />

riacceso all’improvviso: “Cinquantanni<br />

trascorsi dal primo fatidico dì: al diavolo<br />

“le fronti alte ed i capelli in grigio”, i titoli,<br />

le lauree, la vita in eterno cammino<br />

a consumare solette di suola: tutti uniti<br />

oggi, a respirare l’aria semplice, giovane<br />

e pura, come una volta, da… COMPA-<br />

GNI DI SCUOLA”.<br />

Calitri, 10 maggio 2003<br />

Calitri 8 maggio 2003, i coniugi Carlo Di Roma e Filomena Rafaniello di Lioni, festeggiano con<br />

particolare amore il secondo compleanno delle loro amatissime gemelline; da sinistra:Alessia,<br />

Chiara e Barbara.Tantissimi auguri da mamma, papà e dalla Redazione.<br />

10<br />

COMPAGNI DI SCUOLA<br />

Quando le metti insieme<br />

Queste tre parole<br />

“COMPAGNI DI SCUOLA”<br />

senti soffiare nell’aria il respiro<br />

della gioventù che non è mai “sola”,<br />

l’allegria di tante risate che salgono<br />

in cielo<br />

come l’uccello che vola,<br />

il rumore di mille passi<br />

che “battono” senza usurare le suola,<br />

un calore che riempie il cuore,<br />

come il pane che mangi<br />

imbottito di “fette d’amore”.<br />

COMPAGNI DI SCUOLA<br />

Correndo in mezzo all’erba<br />

Senza pestare le viole,<br />

pensando che un anno che passa<br />

non è una… “estrazione di mola”,<br />

è un frutto che cresce e matura<br />

in una stanza che si riempie<br />

di mogli, mariti e… figli,<br />

il ritratto della nonna con il nonno,<br />

tra i libri, il Diploma, la Laurea<br />

appesi al muro…<br />

Fuggendo dai paesi per le Città<br />

del mondo,<br />

dispersi come foglie al vento,<br />

sole ed acqua in quantità,<br />

ritornando con un pensiero “solo”,<br />

pescando il fior fiore della schiuma<br />

e lasciando i guai sul… fondo.<br />

Stare insieme con il cuore,<br />

come una volta,<br />

avvolti nell’antico fumo odoroso<br />

della carne e patate, nella teglia,<br />

il sugo e cacio-pecora delle “cannazze”<br />

e le parole che, scivolando<br />

tra presente e passato,<br />

grattano e lisciano i tempi<br />

come carezze…<br />

I ricordi impigliati nella rete,<br />

i fatti buoni ed i “Cattivi”,<br />

anche quelli “sopra e…sotto”<br />

le lenzuola,<br />

luminosi come il grano sparso al sole…<br />

Professionisti, professori, ragionieri<br />

arzilli e belli, ora, come da ragazzi “ieri”,<br />

pensieri e ricordi conditi di “prole”,<br />

e, “a mazzetti”, nel nome della gioventù,<br />

episodi vivi come fasci lucenti di sole…<br />

“UN ISTITUTO, il nostro<br />

“A. M. MAFFUCCI”<br />

da “cinquantenni, sempre in volo,<br />

e NOI uniti ora, con la vivacità unica:<br />

da… COMPAGNI DI SCUOLA<br />

Calitri 10 maggio 2003<br />

Ettore Cicoira<br />

1953-2003<br />

ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE STATALE<br />

“Angelomaria Maffucci”<br />

CALITRI (AV)<br />

Nel 50° anniversario della sua istituzione a ricordo degli<br />

anni trascorsi, in armonia ed amicizia<br />

e giovanili ardori, lungo l’arioso cammino<br />

del sapere e dell’apprendimento.<br />

Calitri, 10 maggio 2003<br />

Gli ex Alunni tutti


N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

CONCORSO<br />

La biblioteca leopardiana privata<br />

Nicola Ruggiero di Torre del Greco<br />

bandisce per l’anno 2003 un premio<br />

di 1.500 Euro da assegnarsi ad uno<br />

studio critico o storico o ad un contributo<br />

linguistico e filologico sulla<br />

figura di Giacomo Leopardi.<br />

I contributi, cui si richiede il carattere<br />

di originalità e di rigore<br />

scientifico, e di essere inediti, devono<br />

avere un’estensione non inferiore<br />

alle quindici e non superiore<br />

alle trenta cartelle dattiloscritte con<br />

battitura spazio due.<br />

I dattiloscritti dei saggi, in quattro<br />

copie, e le eventuali fotografie<br />

dei documenti (in copia unica) vanno<br />

inviati al<br />

Prof. Nicola Ruggiero<br />

Via Sedivola, 85<br />

80059 Torre del Greco NA<br />

entro il 31 dicembre 2003<br />

L’esito del premio sarà comunicato<br />

ai soli vincitori e pubblicato per<br />

esteso sui giornali Roma di Napoli,<br />

La Torre – Il Tornese – Tutto è… di<br />

Torre del Greco, La Voce della Provincia<br />

– Lo Strillone di Torre Annunziata,<br />

Metropolis di Castellammare<br />

di Stabia, Presenza di Striano<br />

e Miscellanea di Lancusi (SA).<br />

La rivista S<strong>IL</strong>ARUS è portavoce<br />

ufficiale del Premio Leopardi<br />

2003.<br />

Francia 1974/75, i coniugi Maria Michela Salvante<br />

(a’ camm’nanda) nata il 26.01.1900 e<br />

deceduta il <strong>23</strong>.09.1994 e Francesco Maffucci<br />

(u’ chjvar’) nato il 01.11.1900 e deceduto il<br />

05.02.1981, si erano sposati il 12.02.1921.<br />

DAGLI USA<br />

Stati Uniti, 5 gennaio 2003, alcuni membri del Calitri Web site festeggiano le Befana in casa<br />

della famiglia Basile a Brooklyn, N.Y. da sinistra, dietro: Roseanna Innella Raia, Maria Margotta<br />

Basile, Roberto Bongo, Beth Bongo, Richard Payne,Angela Cicoira Moloney, Rosa Cestone<br />

Innella, Peppino Zarrilli, Mario Toglia, Luisa Nicolais Fischetti, Margaret Ricciardi, Gennaro Fischetti,<br />

Grace Basile, Fred Rabasca, Louise Rabasca Payne, Maria Zarrilli e Andre Zarrilli.<br />

PACE PER TUTTI<br />

Sogno la Pace come una<br />

colomba bianca<br />

che vola, vola nel cielo<br />

e mai si stanca:<br />

nel becco un antico ramo d’ulivo,<br />

negli occhi lo sguardo di un<br />

bimbo giulivo,<br />

nel cuore la speranza<br />

di un mondo migliore,<br />

dove non ci sia odio ma solo<br />

amore.<br />

PACE per te che sei bianco,<br />

PACE per te che sei nero,<br />

Pace per te fratello<br />

sia tu americano, afgano,<br />

iracheno.<br />

Mai più venti disastrosi di guerra,<br />

rumore di cannoni,<br />

grida disperate di donne<br />

riverse a terra,<br />

ma voci di radio lontane che<br />

annunciano PACE al genere<br />

umano.<br />

E melodie di usignoli ad allietare<br />

un mondo d’oro dove la PACE<br />

vive sovrana e la guerra davvero,<br />

ma davvero non è stata mai<br />

così lontana!.<br />

Iolanda Cubelli<br />

11<br />

Calitri, 20 dicembre 2002. Lucia Zabatta e<br />

Vito Di Maio festeggiano i loro cinquant’anni<br />

di matrimonio. Auguri vivissimi dalla Redazione.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003<br />

alitri fu una delle terre che più subì<br />

Cl’influenza spirituale della congregazione<br />

redentorista, fondata da Sant’Alfonso<br />

Maria de Liguori nel 1731 e subito diffusasi<br />

nelle diocesi più povere e abbandonate<br />

del Regno di Napoli. La spiritualità<br />

alfonsiana fu introdotta in Calitri anche<br />

attraverso l’opera di p. Francesco Maria<br />

Margotta (1699-1764), uno dei primi<br />

compagni di Sant’Alfonso; e non è esagerato<br />

affermare che si debbono a p. Margotta<br />

e alla sua lunga azione pastorale in<br />

Calitri molte delle tradizioni religiose del<br />

nostro paese: egli per tanti anni fu padre<br />

spirituale della Confraternita dell’Immacolata,<br />

si preoccupò di commissionare la<br />

statua e l’altare che tuttora si vedono nella<br />

chiesa della Concezione, istituì, insieme<br />

con il sacerdote don Angelo Gervasi senior,<br />

la processione del Venerdì Santo e di<br />

certo diede un grosso contributo alla diffusione<br />

presso il popolo delle canzoncine<br />

alfonsiane, che costituiscono ancora oggi<br />

gran parte del repertorio sacro calitrano1. Uno dei maggiori meriti di p. Margotta<br />

è quello di avere portato a Calitri<br />

molti religiosi che nel XVIII secolo si<br />

distinsero per carisma e per santità di vita;<br />

oltre a Sant’Alfonso, grazie a p. Margotta<br />

vennero in Calitri i servi di Dio p.<br />

Cesare Sportelli e p. Paolo Cafaro, il venerabile<br />

Domenico Blasucci, nato a Ruvo,<br />

per il quale è in corso la causa di<br />

beatificazione, e San Gerardo Maiella, il<br />

giovane laico redentorista che, dopo una<br />

vita contrassegnata da miracoli e profezie,<br />

morì nella casa di Materdomini e fu<br />

canonizzato nel 1904.<br />

Fu proprio p. Margotta a far conoscere<br />

Gerardo a Sant’Alfonso. Il sacerdote<br />

calitrano, che aveva grande stima<br />

del giovane religioso, incontrando<br />

Sant’Alfonso nella casa di Nocera dei<br />

Pagani gli raccontò della condotta esemplare<br />

e delle virtù prodigiose di Gerardo;<br />

quindi ottenne il permesso di condurre<br />

EM<strong>IL</strong>IO RICCIARDI<br />

LA CONGREGAZIONE DEL<br />

SANTISSIMO REDENTORE<br />

A CALITRI - II PARTE<br />

P. Francesco Margotta e San Gerardo Maiella<br />

il giovane con sé a Napoli, dove si recava<br />

spesso per il suo ufficio di procuratore<br />

della congregazione; i due religiosi si<br />

trattennero nella capitale per tre mesi e<br />

Gerardo ebbe modo di vedere le più belle<br />

chiese della città e di conoscere religiosi<br />

di tutte le congregazioni.<br />

Tutto nuovo fu Napoli per Gerardo<br />

(…) Frequentando il P. Margotta le Comunità<br />

più rispettabili, ed essendo in<br />

somma stima, Gerardo trattenendosi anch’esso,<br />

altro non vi volle, che parlasse,<br />

per essere conosciuto (…) Preso restò di<br />

lui, tra tutti, il P. Francesco Pepe, uomo<br />

noto per probità, e dottrina il quale (…)<br />

tratteneasi anche le ore intiere a confabulare<br />

con lui 2.<br />

Oltre che per la sua fede, per la sua<br />

condotta e per le penitenze che si infliggeva<br />

(il biografo riferisce che “facevano<br />

a gara col p. Margotta a chi più poteva<br />

cruciare sé stesso 3”), ben presto i napoletani<br />

conobbero il giovane redentorista<br />

anche per i numerosi miracoli che egli<br />

operò in città.<br />

Tanti accidenti, e così portentosi, divulgati<br />

per la Città, [Gerardo] passo non<br />

poteva dare fuori di casa, senza essere<br />

mostrato a dito. Ponderando un tanto applauso<br />

il P. Margotta, e temendo che aura<br />

di vanità non entrasse a titillargli il cuore,<br />

risolvette disfarsene. Ottenne in grazia<br />

bensì dal nostro B. Padre Alfonso vederlo<br />

situato nell’altra nostra casa in Caposele:<br />

casa prediletta di esso Margotta,<br />

perché stabilita coll’opera sua 4.<br />

Così Gerardo si stabilì in Caposele,<br />

dove visse fino alla sua morte, avvenuta<br />

nell’ottobre del 1755. Nell’estate del<br />

1755, dovendo andare a Calitri per alcuni<br />

suoi affari, p. Margotta chiese a Gerardo<br />

di accompagnarlo. I due religiosi presero<br />

alloggio nella casa di don Giuseppe Antonio<br />

Berrilli, un ricco “massaro di campo”<br />

che abitava in una casa con giardino<br />

alle spalle della chiesa di S. Antuono. Tra<br />

12<br />

Abbiamo contemplato, o Dio, le<br />

meraviglie del tuo amore<br />

(Salmo 117)<br />

p. Margotta e i Berrilli intercorrevano antichi<br />

rapporti di amicizia e forse anche<br />

di parentela (un nipote di p. Margotta, citato<br />

nel suo testamento, si chiamava Pasquale<br />

Berrilli 5); le due famiglie appartenevano<br />

allo stesso ceto sociale e in gioventù<br />

il religioso aveva abitato proprio in<br />

via Sant’Antuono. Nel 1747 p. Margotta,<br />

spogliatosi di gran parte dei suoi beni per<br />

seguire Sant’Alfonso, aveva donato la sua<br />

casa alla congregazione redentorista e<br />

due anni dopo l’abitazione era stata acquistata<br />

da don Giovanni Berrilli, arciprete<br />

di Calitri dal 1726 al 1764, e dai<br />

suoi fratelli Canio e Francesco.<br />

Intorno alla metà del XVIII secolo i<br />

Berrilli avevano conosciuto una repentina<br />

ascesa sociale; fino a questa data infatti<br />

non si ha notizia di membri della<br />

famiglia con posizioni di rilievo nella vita<br />

pubblica cittadina. Il cognome non<br />

compare mai nelle visite pastorali di<br />

metà Cinquecento pubblicate da Gerardo<br />

Cioffari 6 e nemmeno nei protocolli notarili<br />

degli stessi anni; il più antico documento<br />

riguardante la famiglia sembra essere<br />

una pergamena allegata a un atto<br />

notarile del 1622, in cui è citato un “Andreas<br />

Burrellus de Caletri 7” (il cognome<br />

da Borrello si trasformerà in Borrillo,<br />

quindi in Berrilli). Non sono noti né sacerdoti,<br />

né chierici, né amministratori appartenenti<br />

alla famiglia fino ai primi anni<br />

del Settecento; nel primo elenco di confratelli<br />

dell’Immacolata Concezione non<br />

compare alcun Berrilli 8. Solo nel 1726<br />

viene nominato arciprete, come si è detto,<br />

don Giovanni Borrillo, e agli stessi<br />

anni risalgono i rogiti del notaio Antonio<br />

Berrilli; nel 1719, tra le educande del


N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

monastero dell’Annunziata, figura la giovane<br />

Anna Maria Borrillo 9.<br />

Invece gli atti del catasto del 1753 testimoniano<br />

di una famiglia saldamente<br />

attestata al vertice della gerarchia economica<br />

e sociale del paese. I tre capifamiglia<br />

(Giovanbattista, Giuseppe Antonio e<br />

Pasquale) erano titolari di un reddito che<br />

ammontava complessivamente a quasi<br />

7000 ducati; possedevano terreni e case,<br />

decine di bovini e centinaia di pecore,<br />

avevano in casa servi e serve. Inoltre Giovanbattista<br />

era dottore in diritto civile ed<br />

ecclesiastico, Giuseppe Antonio “viveva<br />

del suo”, mentre Pasquale era uno degli<br />

Eletti dell’Università tra il 1753 e il 1754.<br />

Il folto clero di Calitri, oltre all’arciprete<br />

Giovanni Berrilli, annoverava a quella data<br />

anche il sacerdote don Canio Berrilli e<br />

il chierico don Nicolò Saverio Berrilli,<br />

mentre 3 delle 22 monache rinchiuse nel<br />

monastero dell’Annunziata (suor Maria<br />

Loreta, suor Maria Benedetta e suor Geltrude)<br />

appartenevano alla medesima famiglia<br />

10.<br />

Il gran numero di religiosi e di monache<br />

presenti nella famiglia indica che i<br />

Berrilli praticavano il maggiorascato,<br />

concentrando la maggior parte del patrimonio<br />

nelle mani del primogenito e destinando<br />

gli altri figli alla vita consacrata<br />

o a matrimoni combinati con famiglie di<br />

pari ricchezza. Nei decenni seguenti i<br />

Berrilli mantennero un posto di rilievo<br />

nella vita pubblica di Calitri; tra essi vi<br />

furono sindaci, parroci, assessori, priori<br />

della confraternita dell’Immacolata, che<br />

cercarono di mantenere il loro piccolo<br />

potere nella società calitrana, in contesa<br />

con le principali famiglie di galantuomini<br />

del paese, come quella degli Zampaglione,<br />

da secoli uomini di fiducia dei<br />

feudatari, e quella dei Tuozzolo, che dopo<br />

i moti del 1799 muteranno il cognome<br />

in Tozzoli 11 (altre famiglie del ceto<br />

delle “persone civili”, come i Cioglia, i<br />

Margotta e i Rinaldi, non sembrano avere<br />

avuto la stessa importanza, almeno nel<br />

XVIII e nel XIX secolo).<br />

Una versione alquanto icastica dei<br />

rapporti tra p. Margotta e i suoi ospiti la<br />

offre uno dei più famosi biografi di San<br />

Gerardo, p. Nicola Ferrante, che definisce<br />

i Berrilli una di quelle famiglie di nobiltà<br />

provinciale, frequenti in quell’epoca ancora<br />

feudale, che passavano il tempo nelle<br />

normali faccende agricole e nei pettegolezzi<br />

paesani. Religiose per tradizione,<br />

imparentate con molte suore dei vari monasteri<br />

locali, sufficientemente dotate di<br />

ricchezze, riponevano la loro ambizione<br />

nell’ospitare i missionari di passaggio e<br />

nel legare i nomi a qualche chiesa o arciconfraternita<br />

religiosa. Però se dalle chiese<br />

esigevano, come compenso, una lapide<br />

coi titoli altisonanti degli avi, dai missionari<br />

si aspettavano tutto un codice di osservanza<br />

rigorosa: austerità di gesti e di<br />

parole; mani e mento inchiodati sul petto;<br />

volto atteggiato a pietà.<br />

Per la famiglia Berrilli il tipo ideale<br />

del missionario era impersonato dal padre<br />

Margotta, così grave e compassato e<br />

col tormento interno scavato sulle guance.<br />

La sua figura un po’ tetra e nostalgica<br />

rendeva più evidente il contrasto col suo<br />

compagno di viaggio, tutto fuoco negli<br />

occhi; tutto fremiti nelle parole; tutto<br />

giovialità nella persona. Ma il Padre correva<br />

dalla mattina alla sera dietro le opere<br />

dei campi, mentre l’umile Fratello rimaneva<br />

solo, a contatto con una famiglia<br />

sconosciuta da cui veniva riguardato<br />

con una certa aria di compatimento. 12<br />

Ma ben presto i prodigi operati da<br />

Gerardo lo rivelarono a tutta la popolazione;<br />

il suo ricordo rimase nei calitrani<br />

per lungo tempo dopo la sua morte e le<br />

testimonianze di quelli che l’avevano conosciuto<br />

furono raccolte per istruire la<br />

causa di beatificazione.<br />

Le piccole cose, sono piccole cose,<br />

la fedeltà alle piccole cose fa<br />

l’uomo grande.<br />

(S. Agostino)<br />

Una delle prime biografie del santo,<br />

quella scritta da p. Antonio Tannoja, dedica<br />

al soggiorno calitrano di San Gerardo<br />

un breve capitolo, che qui di seguito<br />

si riporta per intero e con lievissime<br />

modifiche, in modo da non perdere la<br />

freschezza della prosa. Sono state inserite<br />

alcune brevi note redazionali che, mettendo<br />

a confronto lo scritto con altre biografie<br />

e con gli atti del Catasto onciario<br />

del 1753, mirano a identificare i personaggi<br />

implicati nella vicenda, dei quali<br />

spesso il biografo non riporta il nome.<br />

* * *<br />

A.M. TANNOJA, Vita del servo di Dio Fr.<br />

Gerardo Maiella laico della Congregazione<br />

del SS. Redentore,IV ed., Napoli 1824.<br />

Capitolo XXIX - Passa Gerardo in Calitri,<br />

e vi opera delle meraviglie (pp. 144-148).<br />

Passando per Caposele il P. Margotta,<br />

e portatosi in Calitri, sua patria, portò<br />

seco il Fratello Gerardo. Mentre il P.<br />

Margotta attendeva al disbrigo de’ suoi<br />

affari, egli trattenevasi in Chiesa. Non<br />

era nota in Calitri la virtù sua, e come<br />

veniva favorito da Dio. Mentre una mattina<br />

trattenevasi in Chiesa, giunse in cerca<br />

di lui una donna di Bisaccia. Ritiran-<br />

13<br />

dosi, in vederlo la donna, piangente se le<br />

butta a piedi, cercando la salute di un<br />

suo congiunto, che gravemente stava infermo.<br />

Gerardo avendola accolta colla<br />

solita sua umanità, certo della guarigione,<br />

rimandolla indietro. Ammirati quei<br />

signori di casa, con sorriso dissero l’accaduto<br />

al P. Margotta. Voi ridete, perché<br />

non sapete, lor disse, i doni di Dio che<br />

questo Fratello possiede, e feceli carichi<br />

delle virtù di Gerardo, e di come da Dio<br />

veniva favorito. Più di questo non vi volle,<br />

per vedersi accreditato in Calitri, e<br />

vedersi affollato da ogni sorta di persone.<br />

Ritrovandosi spedito da medici [giudicato<br />

dai medici senza speranza di guarigione]<br />

il chirurgo D. Giovanni Cioglia,<br />

compianto da tutti, perché eccellente professore;<br />

chiamato Gerardo fu renitente;<br />

ma comandato dal P. Margotta, vi si<br />

portò; e con un segno di croce, che gli<br />

fece sulla fronte, il Cioglia nell’istante<br />

si vide in sensi, e migliorato. Miracolo!<br />

gridarono ammirati e stupiti i circostanti;<br />

ma Gerardo umiliando sé stesso disse:<br />

tanto sa fare l’ubbidienza. Stiede bene il<br />

Cioglia, né mancò santificare dappertutto<br />

la santità del servo di Dio [Giovanni Cioglia,<br />

marito di Angela Cetti, è ricordato<br />

nel catasto del 1753. Il suo unico figlio,<br />

Giuseppe Cioglia, divenne un famoso<br />

giurista 13].<br />

Anche nel tempo istesso ritrovandosi<br />

gravemente a letto un gentiluomo fratello<br />

d’una religiosa, e nello stato di estremarsi<br />

[di ricevere l’Estrema Unzione],<br />

commosso il P. Margotta dalle lagrime<br />

della sorella, comandò parimente a Gerardo<br />

di essere a visitarlo. Come vi giunse,<br />

avendolo segnato nella fronte col solito<br />

segno di croce, riacquistò i perduti<br />

sensi, e fecesi una buona confessione;<br />

migliorò e seguitò a vivere.<br />

Una gentildonna sentendone magnificare<br />

la santità, fu da lui per conferirgli<br />

un suo bisogno, che agli altri aveva ribrezzo<br />

di comunicare. Quando fu da Gerardo,<br />

né anche ebbe il coraggio di spiegarsi.<br />

Egli compatendo l’erubescenza [il<br />

rossore], le disse: giacché non volete parlar<br />

voi, parlerò io per voi. Così dicendo<br />

le svelò tutto l’interno. Attestò questa,<br />

che non altri, che essa e Dio sapea ciò<br />

che aveale scoperto [La donna era Maria<br />

Candida Arace, una bizzoca sorella dell’arciprete<br />

di Andretta e parente di alcune<br />

donne di casa Berrilli 14].<br />

Anche l’ombra sua operò portenti. Vedendosi<br />

assalita da dolorosa mincrania D.<br />

Angela Rinaldi in casa del signor Borelli:<br />

sentendo le tante cose di Gerardo, e vedendo<br />

in un angolo della stanza il di lui<br />

cappellaccio; voglio vedere (disse più per<br />

gioco che per senno) se questo Fratello è<br />

santo. Mettendoselo in testa, non tanto sel


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003<br />

pose, che libera si vide dal travaglio. [Dovrebbe<br />

trattarsi di Arcangela Rinaldi, figlia<br />

di Eligio e di Maria Arace e nipote<br />

dei Berrilli. Giuseppe Antonio Berrilli<br />

aveva infatti sposato Rosa Arace, mentre<br />

Flavia Berrilli aveva sposato Nicolò Rinaldi.<br />

A quell’epoca Arcangela doveva<br />

avere una ventina di anni. I Rinaldi abitavano<br />

vicino al monastero dell’Annunziata,<br />

in un palazzetto che oggi ospita la<br />

biblioteca comunale di Calitri 15].<br />

Tra le tante profezie, ne accenno una.<br />

Essendosegli raccomandato da più persone<br />

un primario gentiluomo, ma troppo<br />

imbrogliato con Dio, e non curante dell’anima;<br />

Gerardo portandosi a visitarlo,<br />

cercò invogliarlo per i santi esercizj, che<br />

imminenti erano in Casa nostra. Si scusò<br />

con varj pretesti il gentiluomo, e Gerardo<br />

più ne avanzò le premure. Quegli vedendosi<br />

stretto, e non volendolo compiacere;<br />

verrò, gli disse, ad ottobre. Non volete<br />

per ora, ripigliò Gerardo, volete venire<br />

ad ottobre? ma ottobre non lo vedrete. In<br />

agosto ancorché valido il gentiluomo, assalito<br />

da febbre maligne, passato si vide<br />

all’eternità [Il gentiluomo di cui si parla<br />

era Nicolò Saverio Berrilli. Il suo nome è<br />

riportato nella biografia scritta da Nicola<br />

Ferrante, che fu postulatore della causa<br />

di canonizzazione di San Gerardo.<br />

Don Nicolò Berrilli era chierico e abitava<br />

in casa del fratello Giovanbattista; all’epoca<br />

della morte aveva 39 anni 16].<br />

In Calitri egli fu come un confessore<br />

estraordinario per quelle monache Benedettine.<br />

Tutte conferir vollero con lui i<br />

proprj spirituali bisogni. Sopra tutto animolle<br />

all’esatta osservanza, ed alla frequente<br />

Comunione. Ogni sua parola, dicono<br />

le monache, era una saetta, che trapassava<br />

il cuore; e tutte accese si videro di<br />

una special tenerezza per Gesù Cristo, e<br />

per Maria Santissima. Racconta di sé una<br />

religiosa, che essendo stata distolta di monacarsi,<br />

già erasi determinata di ritornare<br />

al secolo: Gerardo avendosela chiamata,<br />

con tal energia le parlò sopra i pregi dello<br />

stato religioso, che ne l’istante mutata si<br />

vide, e tutta invogliata di monacarsi.<br />

Agitata vedevasi da scrupoli un’altra<br />

religiosa; né modo eravi stato di quietarla.<br />

Abboccandosi con Gerardo, senzaché<br />

spiegata si fosse, egli le fé presente le<br />

sue angustie. Avendo posto in esecuzione<br />

quanto Gerardo gli disse, libera si vide<br />

da ogni travaglio [I nomi di queste religiose<br />

non sono stati tramandati da nessun<br />

biografo. Tuttavia un elenco completo<br />

delle abitanti del monastero di Calitri<br />

è riportato negli atti del Catasto Onciario<br />

del 1753 17].<br />

Ossequiose furono con lui le Benedettine,<br />

ma non in tutto assecondavano i<br />

suoi desiderj. Avendo scorto mal situato<br />

Calitri 7 febbraio 2003, i coniugi Giulio Di<br />

Napoli nato il 11.09.1927 e Antonietta Abate<br />

nata il <strong>23</strong>.05.1930 festeggiano il loro 50°<br />

anniversario di matrimonio. Con i migliori<br />

auguri della Redazione.<br />

il parlatorio; e quello che è più, attaccata<br />

la ruota alla porta della Chiesa che guardava<br />

la pubblica strada, sembrogli un disordine.<br />

Fattene parola col P. Margotta,<br />

volle questi, che con un sermone rilevato<br />

avesse alle monache l’inconveniente. Fecelo<br />

Gerardo, e tutte d’un parer situata<br />

vollero la ruota ov’egli la volea. La medesima<br />

sera, essendosi raffreddate, mutarono<br />

parere. Tutto in ispirito ebbe presente<br />

Gerardo: dimandato perché non vedeasi<br />

colla solita giovialità? resto inquieto,<br />

disse, per le Monache. Essendosi la<br />

mattina portato nel monistero, la Badessa<br />

volea e non volea dircelo [Nel 1753 la<br />

badessa era donna Caterina Cappa, nativa<br />

di Bisaccia 18]; ed egli prevenendola,<br />

le fé presente quanto vi era stato: la ruota,<br />

disse, non si è tolta, né si toglierà mai<br />

più. Profetizzò. Più volte si è tentato, anche<br />

con ammannirsi nuova crate [ricostruire<br />

una nuova grata del parlatorio], e<br />

nuova ruota; ma mai si è veduto effettuato<br />

19.<br />

Avendo osservato i signori Borelli,<br />

che troppo logore avea le scarpe, pensarono<br />

farcele nuove, e per divozione tenersi<br />

le vecchie. Assalito da contorcimento<br />

di viscere un garzoncello di casa,<br />

e reso inutile ogni tentativo, si ricorrette<br />

alle scarpe di Gerardo. Applicate, nell’istante<br />

si vide sano. Si resero così celebri<br />

queste scarpe di Gerardo in Calitri, che<br />

14<br />

come attesta D. Giuseppe Antonio Borelli,<br />

tuttavia vanno in giro, operando<br />

prodigj. Le monache, avendone inteso le<br />

meraviglie, anch’esse ne vollero una, e si<br />

dovettero contentare. Così fuori, che entro<br />

il monistero queste scarpe non sono,<br />

che come la panacea di ogni male 20.<br />

Né passò molto tempo, che essendosi<br />

portati i nostri colla missione in Calitri,<br />

condussero seco anche Gerardo per accudire<br />

ai loro bisogni. In questa missione,<br />

come nelle altre, egli operava per mille:<br />

profezie, conversioni, penetrazione di<br />

cuori tutto il giorno si vedeano; ed ai Padri<br />

altro non restava, che vedersi i peccatori<br />

commossi, e contriti, e farli degni<br />

della Sagramentale assoluzione. Nella casa<br />

ove risedea, casualmente Gerardo cader<br />

fece un grosso vaso di olio: vedendo<br />

questo una giovanetta, trattenere non si<br />

potette di scaricargli contro molte villanie,<br />

trattandolo da sciocco, e scimunito.<br />

Alle grida di quella accorrendo la madre:<br />

figlia non è niente perché raccolto mi bisogna<br />

per la lana. Si raccoglié l’olio il<br />

meglio che si poté; ma andando la donna<br />

per prendere il vaso rovesciato, lo ritrova<br />

con suo stupore pieno, assai più che non<br />

era per l’innanzi. Tanto sul punto questa<br />

proclamò a gloria di Gerardo; e tanto si<br />

contesta [si attesta] dai nostri Padri, che<br />

furono in quella Missione. [La ragazza<br />

protagonista di questo episodio era Maria<br />

Berrilli; sua madre era donna Giulia<br />

Arace, moglie di un ignoto gentiluomo<br />

della famiglia Berrilli (non è stato possibile<br />

ricavare da alcuna fonte il nome del<br />

marito), la quale, rimasta vedova pochi<br />

anni prima, viveva con i tre figli piccoli<br />

in casa del cognato Giuseppe Antonio.<br />

La ragazza, che all’epoca del miracolo<br />

aveva 10 anni, in seguito prese il velo nel<br />

monastero dell’Annunziata con il nome<br />

di suor Maria Giuseppa; la sua testimonianza<br />

su questo e su altri avvenimenti,<br />

come il “miracolo della mula”, fu riportata<br />

nel processo ordinario del santo 21].<br />

NOTE<br />

1 Cfr. E. RICCIARDI, La Congregazione del SS.<br />

Redentore a Calitri (I) - P. Francesco Margotta e il<br />

culto dell’Immacolata Concezione, in “Il Calitrano”,<br />

n.s., 22 (2003), pp. 8-13.<br />

2 A.M. TANNOJA, Vita del servo di Dio Fr. Gerardo<br />

Maiella laico della Congregazione del SS.<br />

Redentore, IV ed., Napoli 1824, pp. 111-114.<br />

3 Ibidem.<br />

4 Ibidem.<br />

5 Il testamento di P. Margotta è riportato in F.<br />

KUNTZ, Commentaria de vita D. Alphonsi et de rebus<br />

Congregationis SS. Redemptoris, ms. conservato<br />

nell’Archivio Generale dei Redentoristi in Roma,<br />

VII, ff. 190-195.<br />

6 Cfr. G. CIOFFARI, Calitri. Uomini e terre nel<br />

Cinquecento, Bari 1996.<br />

7 Napoli, Archivio di Stato, Notai del XVII secolo,<br />

scheda 45, prot. 10, f. 355 [1622].


N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

8 L’elenco è in L’Arciconfraternita dell’Immacolata<br />

Concezione di Calitri, a cura di V.A. CER-<br />

RETA e G. CIOFFARI, I., Bari 1997, pp. 74-79.<br />

9 Cfr. C. DE ROSA, Ave Gratia Plena. Fondazione,<br />

vita e ricchezza delle Donne Moniche di Calitri,<br />

dattiloscritto conservato presso la Biblioteca<br />

comunale di Calitri, s.d., p. 5.<br />

10 Napoli, Archivio di Stato, Catasto onciario,<br />

voll. 3974-3981. Cfr. anche E. RICCIARDI, Cognomi<br />

e soprannomi calitrani nel ’700 ricavati dagli atti<br />

preliminari del “Catasto onciario”, in “Il Calitrano”,<br />

n.s., 4 (1997), pp. 10-11.<br />

11 Cfr. V. ACOCELLA, Storia di Calitri [1946],<br />

r.a., Calitri 1984; G. ACOCELLA, Calitri. Vita di un<br />

grosso borgo rurale dell’alta Irpinia dal 1861 al<br />

1971, Calitri 1977; A. COGLIANO, L’antico regime al<br />

tramonto fra empasse dello Stato e crisi del 1799.<br />

Conflitti politici e sociali nelle aree pastorali del<br />

Principato Ultra, in “Archivio Storico per le Province<br />

Napoletane”, CXVIII (2000), pp. 224-285.<br />

12 N. FERRANTE, Storia meravigliosa di S. Gerardo<br />

Maiella, III ed., Roma 1965, p. 318.<br />

13 Un breve profilo di Giuseppe Cioglia è in V.<br />

ACOCELLA, Storia di Calitri…, cit., pp. 250-251.<br />

14 Il nome della donna è riportato in N. FER-<br />

li usi e le tradizioni talvolta sono del-<br />

Gle occasioni per avvicinare ed accomunare<br />

realtà differenti, come è accaduto<br />

a Calitri nel giorno dell’ultimo di carnevale<br />

dove è stato rappresentato con<br />

grande successo un ballo folkloristico “Il<br />

laccio dell’amore”; questo caratteristico<br />

ballo è stato importato da un’altra zona<br />

dell’Irpinia, la parte più occidentale,<br />

quella che si affaccia sulla vasta provincia<br />

di Napoli: Vallo di Lauro e Baianese.<br />

Attualmente il “laccio dell’amore”<br />

viene riproposto ogni anno nel giorno<br />

dell’ultimo di Carnevale a conclusione<br />

di tutti i festeggiamenti carnevaleschi;<br />

nei tempi passati, invece, questo tipo di<br />

ballo era chiamato “Albero della libertà”<br />

in seguito alla libertà conquistata<br />

dopo la Rivoluzione del 1799 quando la<br />

cittadina di Lauro insorse contro la Repubblica<br />

Partenopea per ottenere l’indipendenza.<br />

In un primo momento intorno a questo<br />

albero si svolgevano i processi popolari<br />

e in seguito anche i matrimoni; il<br />

rito prevedeva che gli sposi dovevano girare<br />

per tre volte prima verso destra e<br />

poi verso sinistra. Sulla cima veniva<br />

messo un cappello di colore blu molto<br />

simile al cappuccio di Pulcinella, i lacci<br />

erano di colore rosso e giallo esattamente<br />

i colori della rivoluzione. Con il passar<br />

del tempo le cose sono cambiate, infatti<br />

l’albero non fu più usato per i processi,<br />

ma solamente in occasione dei matrimoni<br />

e così venne chiamato “Laccio dell’amore”.<br />

Durante i matrimoni venivano in-<br />

RANTE, op. cit., p. 320 e in F. SANTOLI, San Gerardo<br />

Maiella. Fratello Laico Professo Redentorista<br />

1726-1755, p. 294.<br />

15 Napoli, Archivio di Stato, Catasto onciario,<br />

vol. 3974.<br />

16 “Don Nicolò Saverio Berrilli era un gentiluomo<br />

dalla vita facile e gaudente, che si gettava<br />

nei piaceri con un’impetuosità naturale e selvaggia,<br />

incurante degli scandali. Ma i suoi eccessi derivavano<br />

dalla passione, non dai princìpi, perché era<br />

fondamentalmente credente e rettore di un beneficio<br />

ecclesiastico. Voleva solo godersi la vita riservando<br />

alla penitenza il tempo futuro. Ma disgraziatamente<br />

le sue vedute non collimarono con quelle<br />

del cielo.” (N. FERRANTE, op. cit., p. 321).<br />

17 Napoli, Archivio di Stato, Catasto onciario,<br />

vol. 3974, riportato in E. RICCIARDI, Cognomi e<br />

soprannomi calitrani…, cit., p. 10.<br />

18 Ibidem.<br />

19 “La ruota, per testimonianza di molti, rimase<br />

ancora per decine e decine di anni al medesimo<br />

posto. Solo più tardi, dopo incessanti preghiere, si<br />

riuscì finalmente a sistemarla altrove. Di fronte vi<br />

fu posta l’immagine di fratel Gerardo.” (N. FER-<br />

RANTE, op. cit., p. 322).<br />

CARNEVALE A CALITRI<br />

trecciati i lacci per augurio agli sposi, se<br />

l’intreccio riusciva bene anche il matrimonio<br />

avrebbe avuto un buon esito.<br />

A Calitri questa manifestazione ha<br />

avuto un significato diverso in quanto il<br />

“Laccio dell’amore” è stato rappresentato<br />

in un contesto “romantico” data la<br />

presenza di molte coppie famose e numerosi<br />

ragazzi mascherati da cuore; la<br />

scenografia era molto singolare in quanto<br />

i “Cuori” facevano da cornice alle<br />

coppie famose presenti alla sfilata. Così<br />

non sono potute mancare: Renzo e Lucia,<br />

Paolo e Francesca, il Re Sole e Ma-<br />

15<br />

20 “Da allora quelle vecchie scarpe passarono<br />

di casa in casa, seminando miracoli, finché, divise e<br />

suddivise tra i devoti, scomparvero dalla circolazione.<br />

Si sa solo che una di esse fu donata al monastero<br />

delle Benedettine dove andò perduta.” (Ivi,<br />

p. 320).<br />

21 “In quei momenti io ero come stordita, come<br />

immersa in una visione di sogno. Vedevo Gerardo<br />

ricomporre con le sue mani i cocci sparsi<br />

per terra e l’olio rifluire lentamente nel vaso risanato.<br />

Mia madre rimase senza fiato per un pezzo,<br />

mentre egli si ritirava nella sua stanza a pregare.<br />

Là lo trovammo, luminoso come un angelo.” (Ivi,<br />

p. 318). “La stessa suora narra: “Altra volta quei<br />

miei buoni antenati, rattristati per la morte di una<br />

mula, appena lo dissero a Gerardo, questi andò<br />

nella stalla, e, fatto un segno di Croce, la mula si<br />

alzò con sorpresa e gioia di tutti, che con evidente<br />

miracolo, l’avevano vista tornare a vita” (F. SAN-<br />

TOLI, op. cit., p. 293). “Queste notizie furono poi<br />

raccolte e tramandate da una sua nipote, Sig.ra<br />

Maria Teresa Berrilli. Tutte conformi a questa deposizione,<br />

fatta dalla sig.ra Berrilli, furono di altre<br />

tre Monache del detto Monastero nel 1843” (Ibidem).<br />

ria Antonietta nonché Napoleone e Giuseppina,<br />

inoltre c’erano anche Minnie e<br />

Topolino, Robin Hood e Lady Marian,<br />

Braccio di Ferro e Olivia, Roger e Jessica<br />

Rabbit.<br />

Il gruppo folcloristico “I UAGLIUN’<br />

RU’UAFFIJ” hanno rappresentato il tutto<br />

in costume tipico calitrano sfilando<br />

per le vie principali del paese nonché tra<br />

i vicoletti del centro storico portando così<br />

a quelle poche persone anziane che<br />

ancora vi abitano un breve spettacolo a<br />

domicilio.<br />

Annamaria Maffucci<br />

La ricca vetrina della Gioielleria – Argenteria “LO SCRIGNO” by Antonella Fasano sito in<br />

Corso Garibaldi 118.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003<br />

S. Giovanni Rotondo 1953/54, una gita degli insegnanti della scuola elementare di Calitri, da sinistra: Lidia Mingione di Salvatore e di Luigia Cozzolino,<br />

coniugata Toglia, nata il 10.01.1918, Gaetanina Cestone di Canio e di Lucia Scoca, coniugata Ricciardi, nata il 24.07.1924, Gabriella Cerone<br />

di Giuseppe e di Emanuela Berrilli, coniugata Melaccio, nata il 07.05.1887 e deceduta il 13.12.1978, Cesare Carola di Federico e di Maria<br />

Francesca Cerreta nato il 03.03.1900 e deceduto il 21.10.1964,Vincenzina Nicolais di Giuseppantonio e di Maria Maddalena Di Maio, coniugata<br />

Cerreta, nata il 20.02.1924, Lorenzo ing.Toglia di Raffaele e di Maria Concetta Piumelli nato il 20.12.1898 e deceduto il 24.12.1963,Teresina<br />

Scoca di Gaetano e di Maria Concetta Capossella, coniugata Di Maio, nata il 11.02.1898 e deceduta il 31.05.1988, Annita Margherita<br />

Cerrito di Giovanni e di Maria Migliaccio nata il 01.02.1901 e deceduta il 29.01.1977, Maddalena Scoca di Gaetano e di Maria Concetta Capossela<br />

nata il <strong>23</strong>.11.1886 e deceduta il 15.09.1967, Orsola Ferrara di Vincenzo e di Maria Cristina Di Benedetto, di Mugnano del Cardinale,<br />

coniugata Toglia, nata il 21.05.1898, e deceduta ad Avella il 21.05.1958, Elia Savanella di Vito e di Maria Anna Di Maio, coniugata Di Napoli, nata<br />

il 02.05.1927, l’insegnante Urciuoli (si vede solo la testa), Maria Anna Di Maio di Angelo e di Maria Luigia Del Re, coniugata Savanella, nata<br />

il 17.05.1894 e deceduta il 15.08.1981, Concetta Savanella di Vito e di Maria Anna Di Maio nata il 05.10.1915, Maria Antonietta Toglia di Canio<br />

e di Maria Concetta Martiniello nata il 03.01.1895 e deceduta il 20.03.1983,Aurora Maria Antonietta Riviello di Giovanni e di Maria Luigia Melaccio<br />

nata il 18.06.1939, Rosa Adelaide Banfo di Vercelli nata il 15.12.1907 da Edoardo e da Luigia Guaschino, coniugata con Francesco Cerone,<br />

Maria Cerone di Giuseppe e di Emanuela Berrilli nata il <strong>23</strong>.11.1901 e deceduta il 18.02.1976, davanti: Francesco Toglia di Vincenzo e di Maria<br />

Teresa Frieri nato il 19.06.1913 e deceduto il 24.12.1992, Michele Ricciardi di Vitale e di Francesca Toglia nato il 15.08.1917 e deceduto il<br />

03.01.1973, Pasqualina Toglia di Michelantonio e di Lucia Di Milia nata il <strong>23</strong>.02.1896 e deceduta il 28.09.1976.<br />

16<br />

Calitri 4 settembre 2002,<br />

nella masseria di Angelo Cestone<br />

(panch’losc’) a Serra<br />

Cicerchia un agape fraterna,<br />

da sinistra Mauro Maffucci<br />

(nzacch’tiegghj’), Raffaele Salvante<br />

direttore de Il Calitrano,Vincenzo<br />

Metallo (lalla),<br />

Maria Teresa Pierucci<br />

coniugata Cicoira, Tonino<br />

Cicoira, presidente dell’Associazione<br />

Romana dei Calitrani,<br />

a cap’tav’la,Angelo Cestone,<br />

Vincenza Maffucci in<br />

piedi, Pietro Maffucci (spaccac’pogghj’),<br />

Antonietta moglie<br />

di Pietro Maffucci,Teresa<br />

moglie di Vincenzo Metallo,Anita<br />

moglie di Mauro<br />

Maffucci.


N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

LA NOSTRA<br />

BIBLIOTECA<br />

VIA CONCEZIONE di Alfonso Nannariello – Casa Editrice<br />

LIBRIA Melfi 2003<br />

estate scorsa, nel 2001, sono stata a Calitri in compagnia di<br />

L’ alcuni amici che avevano organizzato un evento di scrittura<br />

nel castello da poco restaurato, le cui sale ospitavano, fra l’altro,<br />

una bella mostra di fotografie dell’Irpinia prima e dopo il<br />

terremoto. Di quelle foto ricordo le lacerazioni della terra,<br />

aperti tagli di mano sotto le case e la piccolezza del destino di<br />

pietra. A un certo punto, l’amica di Avellino che mi accompagnava,<br />

Emilia, mi ha fatto cenno e mi ha mostrato una delle foto<br />

che ritraeva le case di Via Concezione.<br />

Ma qualcuno mi ha dato da parlare e mi sono distratta.<br />

Poi, verso sera, siamo usciti da Calitri e con gli amici che ci accompagnavano,<br />

Enza e suo marito, ci siamo fermati a guardare<br />

il paese dalla strada con le sue collane di luci ricordano quelli<br />

che, da sempre, vanno via e quelli che stanno cercando di restare<br />

(Enza ha una piccola e bellissima libreria a Calitri, un gesto<br />

di coraggio e volontà). E di nuovo Emilia mi ha indicato Via<br />

Concezione e mi ha detto: è quella la strada del libro di Alfonso.<br />

Ho avuto per le mani Via Concezione qualche anno fa, poi<br />

Alfonso mi ha riconsegnato il manoscritto l’anno scorso, un po’<br />

modificato, se non vado errata, e l’ho riletto. E come la prima<br />

volta ne ho tratta impressioni assai forti, emozioni di luoghi, di<br />

case, di oggetti, di nomi, di voci scomparse e di dialetti resistenti.<br />

Di Via Concezione rimane una nota assai forte e molto lirica.<br />

Rimane il modo di comporre le frasi, sintonico alla frammentazione<br />

della terra che Alfonso racconta, alle sue frane, alle<br />

sue storie interrotte e a queste stagioni che ancor oggi si susseguono<br />

senza più persone che le guardino. Rimane l’onda della<br />

memoria che porta avanti, che mi fa molto pensare a Erri De<br />

Luca, ma anche di più a certi film sulla ex Jugoslavia.<br />

Perché è come se una guerra avesse attraversato questi luoghi e<br />

Via Concezione fosse, anche nel suo dialetto, un territorio straniero<br />

e devastato, ma al tempo stesso molto familiare. Ho anche<br />

pensato a uno scrittore che amo molto, Hector Bianciotti, e a un<br />

suo libro sull’infanzia e l’adolescenza, Quel che la notte racconta<br />

del giorno. Trovo la scrittura di Alfonso assai simile a<br />

quella di quest’autore italiano d’origini ma cresciuto in Argentina<br />

e abituato a comporre in lingua francese (quanti sradicamenti,<br />

almeno quanti ne vivono gli irpini e l’Irpinia).<br />

E sradicamento e frammentazione sono le cifre di questo libro<br />

(prezioso e vero) che appartiene ad un genere letterario che, con<br />

grave torto, il mercato editoriale d’oggi ama poco per una necessità<br />

comprensibile che è quella della vendita a lettori desiderosi<br />

di trame: ma, e lo confermano altri libri e altri autori recenti<br />

che parlano della stessa Irpinia, forse non c’è altro modo<br />

di raccontare certi luoghi e certe storie interrotte se non con<br />

l’interruzione della sintassi. E poi i libri che conservano un’anima<br />

scelgono per destino di non usare le armi dell’intreccio.<br />

Penso così al libro di Alfonso come a quella foto nel castello di<br />

Calitri, alla mano del terremoto che taglia i tubi delle case sotto<br />

le fondamenta e che lascia fuori le ossa dei ricordi, i dettagli<br />

che in tempi di pace nessuno avrebbe notato, le infinite polveri<br />

della memoria. Penso a questo libro con affetto perché non lo si<br />

17<br />

dimentica facilmente. Anche le ferite più silenziose e lontane,<br />

quando rimarginano, lasciano un segno. E non è poco.<br />

Antonella Cilento<br />

TEORA nell’estate 1936 durante le Grandi Manovre di<br />

Enzo Fiore – Valsele Tipografica s.r.l. – Materdomini 2003.<br />

nzo Fiore ha al suo attivo oltre quarant’anni di professione di<br />

Earchitetto è stato preside in vari e importanti Istituti, ha pubblicato<br />

saggi di urbanistica, ha lavorato nel sud America, è stato<br />

Ispettore Centrale al Ministero della Pubblica Istruzione,<br />

ma non ha mai disdegnato collaborare a varie riviste e indagare<br />

e studiare sulla storia del suo paese e della sua regione l’Irpinia.<br />

E così che, dopo oltre quindici anni dal disastroso terremoto<br />

del 1980, l’autore si è finalmente deciso a prendere visione,<br />

esaminandole attentamente, le carte che era riuscito a salvare<br />

nei giorni piovosi di quel terribile novembre e riscoprire<br />

(l’autore era un ragazzo) che nell’estate del 1936 il suo paese<br />

natale Teora era stato, per una sola ora, capitale d’Italia per lo<br />

svolgimento delle “Prime Grandi Manovre dell’Impero” che si<br />

tennero dal 20 al 30 agosto.<br />

L’affezione, legata ai lontani ricordi del padre che quelle carte<br />

aveva gelosamente conservate gli hanno fatto scegliere per l’attenta,<br />

paziente e scrupolosa ricerca presso biblioteche, emeroteche,<br />

giornali, lettere e testimonianze d’epoca, alla scoperta<br />

delle vere motivazioni di quelle manovre militari, e con stile<br />

spigliato e semplice ce ne rende edotti col presente libro che è<br />

esso stesso un pezzo di storia. All’apparente motivazione, di<br />

onorare il balilla Lorenzo Fusco di Monteforte Irpino decorato<br />

in Africa con medaglia d’argento, c’erano veri e propri intrighi<br />

politico-dinastici alla base di quella scelta; infatti si voleva dare<br />

ad Umberto di Savoia – al quale era stata impedita dai reali<br />

genitori la partecipazione alla campagna d’Etiopia del 35/36,<br />

mentre vi aveva partecipato il cugino il Duca Amedeo d’Aosta<br />

– l’occasione di ribadire la continuità dinastica di casa Savoia.<br />

Alla presenza del Re, di Mussolini e dei generali italiani dell’epoca<br />

circa 60.000 uomini parteciparono alle grandi manovre<br />

con il corpo d’armata “Azzurro” comandato dal principe ereditario<br />

Umberto di Savoia e quello “Rosso” comandato dal generale<br />

Guillet, con la folta partecipazione di osservatori militari<br />

esteri dalla Francia – Giappone – Cecoslovacchia – Germania<br />

– Yugoslavia – Unione Sovietica – Stati Uniti d’America –<br />

Gran Bretagna e Cina, assistiti da ufficiali italiani di pari grado<br />

con interpreti forniti dal Ministero degli Esteri.<br />

Un bel libro che si legge tutto d’un fiato e corredato da fatti di<br />

vita paesana che per i più giovani possono essere un vero arricchimento<br />

culturale.<br />

LA PERCEZIONE QUOTIDIANA DI Luigi Pumpo – Biblioteca<br />

di Presenza – Striano (NA) 2003<br />

olpisce ancora una volta in Pumpo l’attenzione analitica ai<br />

Cparticolari, che gli consente di disegnare paesaggi pittorici,<br />

carichi di bellezza e di nostalgia, di rivivere spartiti memoriali<br />

avidi di innocenza e di stupore, di incantarsi ancora all’amore<br />

della vita, che irrompe come una forza naturale e inarrestabile,<br />

come flusso di coscienza, che sfida il grigio del tempo per inventare<br />

sempre nuove occasioni, oltre il tempo.<br />

La poesia si nutre di intelligenza e sensibilità, che, coniugate insieme,<br />

disegnano l’immagine di un uomo del Sud, invaghito dei<br />

propri miti, pronto a difenderli ad oltranza contro l’assedio di<br />

un quotidiano che sempre più si simula e si somiglia. Sfidare il<br />

consueto resta la scommessa di chi intende e sente contempo-


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003<br />

raneamente che la vita è un’avventura straordinaria, che non<br />

può essere sciupata e violata, ma che va invece custodita nello<br />

scrigno prezioso della memoria e dell’amore, come messaggio<br />

a chi più si è amato e a ciò che più si è vissuto a continuare a<br />

percorrere gli impervi ma inevitabili sentieri che portano alle<br />

trasparenze interiori, contro lo smog che rischia di offuscare<br />

l’anima e, con essa, la giusta visione della vita, fondata sulla<br />

bellezza e sull’armonia.<br />

(dalle note critiche di Francesco D’Episcopo)<br />

L’ALMANACCO DELLE DODICI LUNE – LIBRAGEN-<br />

DA AUGURALE 2003 di Antonio Lazzarini – Napoli 2002<br />

arissimi, nonostante la corsa veloce del mondo verso le<br />

Cscarne forme espressive multimediali, continua a rinnovarsi<br />

in questi giorni che precedono le festività natalizie, il tradizionale<br />

scambio di luccicanti biglietti e cartoncini augurali. Io<br />

non mi sottraggo alla simpatica consuetudine e vi adempio<br />

mediante il dono di questa minuscola iniziativa editoriale. Per<br />

coloro che amano rivedere in trasparenza qualche aspetto della<br />

Posillipo di ieri, il presente mazzetto di raccontini, poesie, ricordi,<br />

curiosità può rappresentare – almeno lo spero – una breve<br />

parentesi distensiva. L’offro, con cuore semplice, pieno di affetto,<br />

a tutte le persone che, per brevi tratti o lunghissimi percorsi<br />

esistenziali, hanno condiviso il mio cammino di ultra – e<br />

che ultra! – settantenne.<br />

Nelle pagine sono riportati eventi, memorie e nomi (spesso,<br />

pseudonimi) a me molto cari, stati d’animo, nostalgie di anni<br />

ormai lontani e di luoghi che inesorabilmente si trasformano.<br />

Peraltro, pur vivendo il presente con molta serenità, non credo<br />

sia male tener d’occhio il proprio passato ricordando fatti e figure<br />

d’altri tempi attraverso la ricerca di quegli esili fili mnemonici<br />

che collegano fra loro le epoche e le persone.<br />

Non so se il contenuto dell’almanacco potrà contribuire a ravvivare<br />

quelle sensazioni che, pur appartenendo quasi del tutto<br />

all’ieri, aiutano a meglio comprendere quanta gioia c’è stata e si<br />

rinnova in ciascuno di noi ogni Natale e ad ogni inizio d’un novello<br />

anno, ma esso rappresenta, comunque, il veicolo che vi<br />

porta miei auguri davvero spontanei e cordiali.<br />

(dalla presentazione dell’Autore)<br />

L’ARTE SACRA IN ALTA IRPINIA di Pasquale Di Fronzo<br />

– Tipografia Grappone di Mercogliano – Giugno 2003<br />

ebbene già in piena fase di stampa, non possiamo fare a<br />

Smeno di dire qualche parola sull’ultimo volume, l’undicesimo,<br />

di don Pasquale Di Fronzo su quell’immenso e purtroppo<br />

sconosciuto tesoro dell’Arte Sacra della nostra cara Irpinia,<br />

che è diventato il pane quotidiano del nostro Autore, che sempre<br />

in prima linea e senza fronzoli, con l’ardore di un neofita,<br />

sta conducendo un lavoro di catalogazione del ricco patrimonio<br />

d’Arte, che molto spesso offre un esempio affascinante dei pur<br />

fragili nessi fra arte e potere, in una sorta di pur cifrato manifesto<br />

ideologico volto non solo a trasmettere precisi orientamenti<br />

religiosi, ma anche a definire alcuni indirizzi del potere<br />

stesso.<br />

Ne è una prova lampante, fra l’altro, il primo articolo del libro<br />

sul “Vescovo nel frontone della cattedrale di Bisaccia” che<br />

rappresenta una delicata, e nello stesso tempo complicata, fase<br />

di transizione dalla cultura religiosa bizantina a quella Normanna,<br />

che per noi personalmente rappresenta un importante<br />

punto di snodo anche per la storia di tanti santi Patroni che proprio<br />

in questo periodo alquanto nebuloso subirono un cambia-<br />

18<br />

mento come a Calitri che dai SS. Protettori chiaramente bizantini<br />

si passò a San Canio.<br />

Perciò ci sentiamo in obbligo con don Pasquale per tutto<br />

quello che sta facendo per la nostra Irpinia e ringraziandolo gli<br />

assicuriamo il nostro povero sostegno morale.<br />

G. Pinna, Con gli occhi della memoria, La Lucania nelle fotografie<br />

di Franco Pinna 1952-1959, Il ramo d’oro editore,<br />

Trieste, 2002, pp. 167<br />

rnesto De Martino, il più grande an-<br />

Etropologo italiano del Novecento,<br />

nel 1952 guidò una spedizione interdisciplinare<br />

per studiare sul campo i<br />

comportamenti delle popolazioni della<br />

Basilicata. Oggetto della ricerca erano<br />

gli individui (uomini, donne, bambini,<br />

giovani, vecchi…), le abitazioni, la famiglia,<br />

la festa, il lavoro, la musica popolare,<br />

ecc. A far scattare questo interesse, nell’immediato dopoguerra,<br />

fu certamente il libro di Carlo Levi, Cristo si è fermato<br />

a Eboli, e l’attivismo politico del sindaco di Tricarico<br />

Rocco Scotellaro, ma anche le precedenti spedizioni di linguisti<br />

e sociologi tedeschi e americani.<br />

Con questa ricerca, la cultura popolare lucana fu posta al<br />

centro dell’etnologia nazionale a causa dei suoi caratteri<br />

che risultavano singolari per gli studiosi del settore e nello<br />

stesso tempo arcaici. D’altra parte, erano quasi ignoti al resto<br />

degli italiani.<br />

A corredare di immagini le ricerche dell’équipe di De Martino<br />

fu chiamato il fotografo sardo Franco Pinna. Nel 2002, a cinquant’anni<br />

dalla prima missione del famoso antropologo, la<br />

Provincia di Potenza pubblica l’archivio delle foto di Pinna.<br />

Quello lasciato da Pinna, che ritornò in Lucania anche nel<br />

1956 e nel 1959, è un ricco deposito di documenti. Non semplicemente<br />

una raccolta di fotografie di un tempo ormai passato.<br />

Piuttosto lezioni pratiche di fotografia, dalle quali ognuno di<br />

noi potrebbe ricavare insegnamenti. È il catalogo dei provini<br />

delle foto, che si trova nella seconda parte del libro, ad illustrare<br />

molto bene il processo di ricerca documentale compiuta dal fotografo,<br />

prima di pervenire a determinati “scatti”. In esso si trova,<br />

in un certo senso, la chiave di lettura intellettuale del bellissimo<br />

album fotografico che lo precede.<br />

Mi colpiscono le immagini di San Fele e delle pratiche di devozione<br />

presso il Santuario della Madonna di Pierno, località<br />

che distano soli pochi chilometri da Calitri, e mi inducono a<br />

pensare che il libro riguardi anche noi. Infatti, si andava a Pierno<br />

anche da Calitri. Quei volti e quelle consuetudini religiose<br />

non mi appaiono estranei. Vi rintraccio parte della mia infanzia<br />

che, dopotutto, ritorna spesso nei miei pensieri quotidiani: gli<br />

asini, i muli, le bisacce, la fiera degli animali, il fotografo ambulante,<br />

l’incantatore di serpenti, bambini allattati al seno, l’organetto,<br />

i pranzi sull’erba, la sofferenza e la richiesta di grazia<br />

alla Madonna. La valle dell’Ofanto che separa geograficamente<br />

l’Irpinia dalla Lucania non interrompe la continuità di relazioni<br />

tra i paesi che si trovano sulle opposte rive del fiume, sebbene<br />

nel passato esso fosse notevolmente impetuoso e di difficile<br />

guado. Anche un calitrano, dunque, può riconoscere le<br />

proprie matrici comportamentali nelle immagini di Pinna, sia<br />

quando esse si riferiscono ai paesi più vicini sia quando riguardano<br />

i paesi più prossimi al materano. Anzi, il calitrano di<br />

oggi dovrebbe guardarle con attenzione per capire il salto epocale<br />

che è avvenuto in questi ultimi cinquant’anni.<br />

Pietro Cerreta


N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

“Lu scarpar”<br />

DIALETTO E CULTURA POPOLARE<br />

Anticamente erano molti gli artigiani delle scarpe, sia perché<br />

era minima la parte della produzione industriale e sia perché<br />

molto sviluppata era l’attività artigianale locale. Il calzolaio del<br />

passato del piccolo centro viveva una vita simile a quella del contadino<br />

perché con quest’ultimo divideva quasi tutte le attività<br />

agricole, in particolare quelle inerenti alle produzioni di derrate:<br />

il grano, il granone, le biade, l’uva e la frutta. Egli era, si può dire<br />

quasi, calzolaio d’inverno e dei periodi dell’anno piovosi, nevosi,<br />

freddi o eccessivamente caldi e contadino per tutti gli altri.<br />

Nelle nostre zone venivano prodotti dall’artigiano del legno, in<br />

epoche che i nostri avi ancora ci ricordano, i “cuturri” (coturni =<br />

calzature di origine greco-romana), che prima venivano calzati per<br />

uso continuativo e lavorativo e più tardi solo per uso sedentario.<br />

Le scarpe nell’antichità erano semplici: strisce di pelle o<br />

“laccioli” cuciti alle pianelle di cuoio. Le vecchie scarpe erano<br />

di foggia elementare, con cuciture limitate solo alla suola e al<br />

tacco, svolgendo così bene il ruolo di antipioggia e antineve,<br />

con una buona impermeabilità.<br />

Solo più tardi la tomaia fu confezionata e cucita in più parti,<br />

aventi forme più consoni alle fattezza del piede. Le vecchie<br />

Foglio A: 1) Macchinetta occhiellatrice; 2) Forma (in metallo) formato<br />

grande; 3) Forma (in metallo) “a pier’ “, completa di forma media; 4)<br />

Forma (in metallo) formato piccolo; 5) “Precetto” = perforatrice multipla;<br />

6) “Precetto” = perforatrice singola; 7) Misura (per le dimensioni del<br />

piede); 8) “Pier’ r puorc’ “ =lisicatoio in legno; 9) Tirastivali; 10) Tiraforme;<br />

11) “Spart’punt’” = zigrino; 12) Bigoncello per il bagno del cuoio; 13)<br />

Rasatoio per tacchi; 14) Tenaglie piccole; 15) Pinze tirapelle per montatura<br />

punte; 16) Macchinetta per bottoni; 17) “Taccia”= bulletta; 18)<br />

“chijvariegghio” = bullettone; 19) “Bancariegghio” = deschetto.<br />

A CURA DI MICHELE CERRETA<br />

19<br />

“scarpe fini” e li “scarpin’”, fatti con pelle di vitello e crome, avevano<br />

l’apertura a pattina, chiusa con più bottoncini laterali. L’opera<br />

dello “scarparo” nei tempi passati – fino al termine della seconda<br />

guerra mondiale – veniva svolta presso le famiglie più<br />

che nella propria bottega. Il mastro con i suoi lavoranti e discepoli<br />

si recava nella case a svolgere la propria attività, consistente<br />

nel confezionare scarpe nuove e riparare le vecchie per tutti i<br />

componenti della famiglia, presso la quale consumava i pasti<br />

offerti. E i tanti fatti strani e aneddoti che ancora oggi si raccontano<br />

avvenivano proprio durante queste permanenze, quando i lavoranti<br />

condividevano la vita domestica della famiglia ospitante.<br />

Il calzolaio svolgeva l’attività anche in settori affini. Egli<br />

confezionava: la cintura per pantaloni che tagliava (“staccava”)<br />

lungo tutto il dorso della pelle del vitello per ottenerla<br />

lunga, da un lato cuciva la fibbia e il passante, dall’altro l’appuntiva<br />

e la perforava nell’ultimo tratto; le varie bretelle; lo<br />

“scarfugghio” ( la protezione dell’indice) e “’u vrazzal’” (bracciale)<br />

del mietitore; il grembiule e la “vandiera” dei fabbri; “li<br />

’nand-vrache” per i pastori e per i mungitori di mucche; i paramacchia<br />

per i cacciatori e tutto quanto concerneva le cavezze,<br />

le briglie e i finimenti di selle, sellini per carretti e basti di<br />

muli, asini e cavalli, in assenza di sellai.<br />

1) Martello con penna del calzolaio; 2) Trincetto (coltello del calzolaio); 3) “Assuglia”<br />

= lesina; 4) “Ssuglion’ “= punteruolo; 5) “Tacci’lin’ “ = bulletta tonda grande; 6) “Tacci’lin’<br />

“ = bulletta tonda piccola; 7) Chiodo del calzolaio; 8) “Tex” = chiodo piccolo<br />

del calzolaio; 9) Tenaglie da sconficcare; 10) “Spandicera” = lisciapianta o bussetto;<br />

11) Acciaiolo o accarino per affilare il coltello; 12) “Guradaman’ “ = manale (pelle<br />

protettrice della mano che tirava lo spago); 13) Pedale; 14) Pinze per montatura; 15)<br />

Rotella o rotellina; 16) Raspa; 17) “Curnett’ “ = mazza da lisciare o stecca; 18)<br />

Cuoio; 19) Stampa; 20) Spago; 21) Forma in legno per scarpa; 22)Toppo o ceppo<br />

= “tav’letta”; <strong>23</strong>) Forma per gambale; 24) “Quat’ “ = catino per il bagno della suola;<br />

25) Setole; 26) Ciotola per tinte; 27) sasso per battere il cuoio = la “preta”.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003<br />

PROVERBI<br />

La freva r’ continuu ammazza l’om’ = la febbre duratura uccide l’uomo<br />

Chi ten’ fer’ a Ddij n’ perd’ maj = chi ha fiducia in Dio non perde mai<br />

A’ r’ chiov’ e a r’ cacà, Ddij nu lu pr’hà = non pregare Dio per far piovere e per digerire<br />

Carta vaj e sciuquator’ s’ vanta = se arrivano buone carte il giocatore si crede bravo<br />

Chi fac’ la spia n’ n’eia figlia r’ Maria = chi fa la spia è figlia di Maria<br />

Chi mal’ penza, mal’ fac’ = chi pensa male, male fa<br />

Eia nat’ cula cammina (v’stut’) = è nato con la camicia (vestito)<br />

Na pera frac’ta n’ uasta nu panar’ = una pera marcia rovina un intero paniere<br />

Parla cum’ t’hav’ mammata = parla come ti ha fatto tua madre<br />

Chi n’ fac’ una, n’ fac’ ciend’ e una = chi ne fa una, è capace di farne cento ed una<br />

MODI DI DIRE<br />

V’ sit’ abb’ttat? = vi siete saziati?<br />

Vach’ r’ pressa = vado di fretta<br />

Eia sciut’ scuosc’l’! = non è andata come si voleva !<br />

Fatt’ ndenn’ = fatti valere<br />

L’hav’ p’l’zzat’ gghiogn’ = lo ha ripulito di ogni suo avere<br />

Eia capac’ r’ fa cart’ fauz’ = è capace di fare carte false<br />

N’ tengh’ na m’luina = ce ne ho in gran quantità<br />

Mo’ spercia a bbogghj’ = l’acqua comincia a bollire<br />

S’ l’eia assaquat’ = se ne è fuggito<br />

So’ piomb’ a nu pal’ = sono senza soldi<br />

A L’ARIA R’ SANT’ LIVARDIN’<br />

La mia bella va in campagna<br />

la Maronna l’accumpagna<br />

n’ nziamai ven’ a chiov’<br />

ten’ r’ scarp’ nov’, nov’.<br />

Vann’ vist’ stammatina<br />

a l’aria r’ Sant’ Livardin’<br />

tutt’ quanta mpr’c’ssion’<br />

p’ la via r’ lu R’pon’.<br />

Nnnanz’ a tutt’ scia S’ppuccia<br />

po’ la mamma cu la ciuccia<br />

e l’attan’ stia nn’ret’<br />

ca sc’lava nda r’ pret’.<br />

Quegghj’ gran’ a la Canneta<br />

osc’ chi r’ bbol’ met’<br />

si p’aiut’ a la famiglia<br />

n’ ng’ foss’ la bb’ttiglia.<br />

Tu r’ saj bb’llezza mia<br />

t’ t’ness’ cumpagnia<br />

ma cu st’ fuoch’ a lu cor’<br />

n’ m’ ric’ r’ sci for’.<br />

T’ r’cuord’ oi figliò,<br />

quigghju’ Ddij chi t’ criò,<br />

quann’ m’ r’cist’ no<br />

sciust’ nnanz’ a Tusciapò.<br />

A CURA DI RAFFAELE SALVANTE<br />

***<br />

Un simpatico e realistico quadretto di vita paesana che porta con se quei dolci ricordi d’infanzia che ci hanno accompagnato per<br />

tutta la vita con quella loro schiettezza, semplicità, parsimonia del vivere, innocenza della vita.<br />

20<br />

DAVANTI A SAN BERARDINO<br />

La mia bella va in campagna<br />

la Madonna l’accompagna<br />

non sia mai viene la pioggia<br />

ha le scarpe nuove, nuove.<br />

Li hanno visti questa mattina<br />

davanti San Berardino<br />

tutti e tre in processione<br />

per la via del Ripone.<br />

Davanti a tutti andava Giuseppa<br />

dopo la mamma con l’asina<br />

e il padre andava dietro<br />

perchè scivolava sulle pietre.<br />

Quel grano alla Canneta<br />

oggi chi lo vuole mietere !<br />

se per aiuto alla famiglia<br />

non ci fosse la bottiglia (di vino).<br />

Senti qua bellezza mia<br />

ti farei compagnia<br />

ma con questo fuoco al cuore<br />

non me la sento di andare in campagna.<br />

Ti ricordi, o ragazza<br />

quel Dio che ti creò<br />

quando mi dicesti di no<br />

proprio davanti a Tusciapò (barberia)


N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

DA CALITRI<br />

L’ALBERO DIVINO<br />

Albero millenario, la cui cultura ha segnato<br />

la civiltà del bacino mediterraneo. Le sue<br />

fronde simboleggiano l’onore e la pace dei<br />

semplici. È una pianta benedetta, è simbolo<br />

della fede dell’uomo e della presenza di<br />

Dio, fonte di ispirazione artistica. Per millenni<br />

ha presenziato ai riti e alle manifestazioni<br />

spirituali delle città mediterranee. La<br />

sua domesticazione inizia tra il IV e il III<br />

millennio a.C.<br />

È stato trasportato dalla Palestina verso l’Egitto,<br />

indi è passato alla cultura romana e da<br />

questa, attraverso la Spagna arrivò agli Arabi<br />

sulle sponde meridionali del bacino. Si rac-<br />

SOLIDARIETÀ COL GIORNALE<br />

Euro 5: Covino Teresa<br />

Euro 8: Metallo Rocco<br />

Euro 10: Cubelli Jolanda – Nannariello Elvira – Zarrilli Luigia – Maffucci<br />

Lucia via Macello 34 – De Nicola Giovanni e Rachele – Rosania<br />

Luigi – Rossi Serafino – Codella Giuseppe (C. da Difesette) – Metallo<br />

Canio e Di Milia Rosa – Codella Vincenzo Fontana della Noce<br />

– Tornillo Michelangelo – Cerreta Mariannina – Di Roma Antonio<br />

C.da Tufiello – Vallario Lorenzo via Rabasca 1<br />

Euro 15: Codella Antonio – Nannariello Migliorina<br />

Euro 20: Nocera Gabrio Lucio Vincenzo – Di Roma Giuseppe – Ramundo<br />

Michelina<br />

Euro 25: Cerreta Giuseppe – Cestone Franca Maria<br />

Euro 30: Di Cecca Giuseppe<br />

DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE<br />

Euro 5: Colucci Pasquale (Sirignano) – Briuolo Lucia (S. Michele) –<br />

Immerso Antonietta (Velletri) -<br />

Euro 6: Gabellini Lorenzo (Firenze) – Cerreta Giuseppe (Cambiano)<br />

Euro 7: Landolfi Antonio (Salerno)<br />

Euro 7, 50: Lucadamo Pasquale (Olgiate C.sco)<br />

Euro 10: Pastore Canio (Riccione) – Galgano Vincenzo (Lentate S.<br />

S.) – Cianci Michele (Mariano C.se) – Stanco Lucia (Casalgrande) –<br />

Coglianese Angelo (Oliveto Citra) – Salvatore Lucia (Montatone) –<br />

Concione Rabasca Raffaella (Caserta) – Di Napoli Giuseppe (Roseto<br />

D’Abruzzi) – Cianci Annamaria (Napoli) – Di Milia Angela (Vico<br />

Palma Campania) – Moretton Uselmo (Contursi Terme) – Della Badia<br />

Mariantonia (Montaione) – Di Napoli Vincenza (Bologna) – Capossela<br />

Pino e Pina (Genova Ponex) – Capossela Giovanna (Benevento)<br />

– Cerreta Vincenzo (Camnago) – Margotta Angelo (Ancona) – Metallo<br />

M. Antonietta (Morena) – Rubino Michele (Coreana) – Cerreta<br />

Luigi (Bari) – Capossela Vito (Scandiano) – Di Napoli Maria (Bollate)<br />

– Pastore Lucia e Alessandrello Stefano (Comiso) – Bavosa Rosa<br />

<br />

<br />

Erbe di Casa Nostra<br />

<br />

conta che fu un seme d’ulivo che, venne raccolto<br />

da un Angelo nel Paradiso Terrestre<br />

per donarlo ad Adamo che spuntò sulla sua<br />

tomba. Aristeo piantò l’ulivo sulla costa mediterranea<br />

e gli uomini impararono a coltivarlo<br />

per ricavarne l’olio. È un esemplare<br />

che preferisce terreni calcarei ed asciutti, impiega<br />

molto tempo per diventare produttivo,<br />

ama le colline esposte al sole ma non disdegna<br />

le pianure. È una pianta che ha straordinarie<br />

caratteristiche vegetative in quando il<br />

suo ceppo ha la capacità di rigenerazione<br />

anche quando il tronco è stato tagliato.<br />

Ha una ricrescita lenta e richiede anni di attesa<br />

prima di dare il frutto, ma è molto longeva<br />

e può restare vitale per millenni. Le tecniche<br />

21<br />

(Poggibonsi) – Di Milia Anna Tongiorgi (Crespina) – Rizzi Savina<br />

(Napoli) – Fastiggi Canio (Ponsacco) – Metallo Vincenzo (S. Giovanni<br />

V.no) – Di Domenico Mariantonia in Di Cosmo (Poggibonsi) –<br />

Vallario Lorenzo (Milano) – Rabasca Canio (Nova M.se)<br />

Euro 12: Paoletta Erminio (Portici) – Margotta Concetta (Riccione)<br />

Euro 15: Zarrilli Vito (Roma) – Di Milia Vincenzo (Pescara) – Gallucci<br />

Di Napoli M.Filomena (Acqui Terme) – Gautieri Vito (Acqui Terme)<br />

– Di Cairano Michele (Novate M.se) – Zabatta Vito (Capergnanica)<br />

– Di Cairano Scoca Francesca (Ponte Tresa) – Cestone<br />

Pasquale (Bologna) – Margotta Maria Teresa (Salerno) – Di Cosmo<br />

Vincenzo (Poggibonsi) – Russo Maria Antonietta (Roma) – Zabatta<br />

Vincenzo (Lentate S.S.)<br />

Euro 20: Senerchia Giuseppe (Sesto Fior.no) - Nocera Mirko Settimio<br />

Giuseppe (Vallata) – Figurelli Canio (Lentate S.S.) – Guerrizio Marcello<br />

(Avellino) – Maffucci Marco (Roma) – Cicoira Antonio (Rimini) –<br />

Padre Rosario Messina (Casoria) – Del Cogliano Concettina (Leccio)<br />

Euro 25: Studio Commerciale Di Cairano Mario (Guidonia) - Bozza<br />

Michele (Roma) – Voltaggio Claudia (Napoli) – Pastore Raffaele<br />

(Roma) – Leccese Gallo Gerardo (Ascoli Satriano) – Milano Calvani<br />

Vincenza (Cascina) – Zarrilli Michele (Corchiano) – Margotta Mario<br />

& Nicolais Vincenzo (S. Donato M.se)<br />

Euro 26: Norelli Francesco (Roma) – Cecchetti Turiddo (Pistoia) –<br />

Frasca Vincenzo (Roma) – Vallario Giuseppenicola (S. Miniato Basso)<br />

Euro 30: Messina Giuseppe (Roma) – Cianci Mario (Napoli)<br />

Euro 33: Codella Michele Pavona)<br />

Euro 50: Bazzani Paolo (Barberino V. D’Elsa) – Della Valva Francesco<br />

(Bollate) – Caputo Antonio (Firenze) – Iezzi Sergio (Napoli)<br />

Euro 100: Alliod Cicoira Silvia (Aosta)<br />

DALL’ESTERO<br />

Belgio: Euro 20 Di Carlo Raffaela – Ragazzo Nicola – Mignone<br />

Antonio - Euro 42, 50 Tartaglia Giuseppe<br />

Svizzera: Euro 320, 94 Associazione Calitrani Emigrati in Svizzera<br />

U. S. A.: Euro 25 Fastiggi Richard e Patricia<br />

<br />

di cultura tradizionali sono oggi studiate al fine<br />

di migliorare il suo rendimento. Sono state<br />

introdotte nuove piante e nuove pratiche<br />

per rendere più agevole il raccolto dei frutti. Il<br />

primo uso dell’olio riguardava la preparazione<br />

dei profumi, unguenti, mentre l’impiego<br />

alimentare è di epoca successiva. Anche ai<br />

piedi delle Alpi piemontesi, il destino ha portato<br />

questo albero dai mari del Medio Oriente<br />

al cospetto delle Alpi Occidentali.<br />

Raggiunse il Piemonte in epoca romana introducendosi<br />

nel vecchio continente sulla<br />

riviera del Garda ed oggi rappresenta una<br />

pianta integrata del suo paesaggio.<br />

Alba Algeri<br />

(da Ritortolo)


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003<br />

MOVIMENTO DEMOGRAFICO<br />

Rubrica a cura di Anna Rosania<br />

I dati, relativi al periodo dal 9 dicembre 2002 al 18 giugno 2003,<br />

sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri.<br />

NATI<br />

Malanga Niko di Luciano e di Zarra Concetta 02.01.2003<br />

Maffucci Francesco di Pasquale e di Pagliarulo Vincenzina 02.01.2003<br />

Cucciniello Giuseppe Federico di Noris Antonio e di Marzullo Rosalba<br />

04.01.2003<br />

Toscano Fabiana di Giovanni e di Avella Franca 25.02.2003<br />

Bavosa Michael Vito di Carmine e di Di Napoli Francesca 04.03.2003<br />

Martiniello Sara di Vito e di Russo Lucia 04.03.2003<br />

Zarra Francesco di Michele e di Cialeo M. Antonietta 10.03.2003<br />

Rainone Adriana di Canio e di Sibilia Mirella 21.03.2003<br />

Diasparra Erica di Mario e di Pastore Nicolina 30.03.2003<br />

Sibilia Simone di Massimiliano e di Caruso Anna 15.04.2003<br />

MATRIMONI<br />

Iorlano Giovampietro e Senerchia Maria 12.04.2003<br />

Mazzeo Gerardo e Zarrilli Luciana 10.05.2003<br />

Cubelli Francesco e Margotta Maria 07.06.2003<br />

MORTI<br />

Russo A. Maria 24.01.1920 - † 09.12.2002<br />

Angeliello Rosa Maria 12.04.1927 - † 29.01.2003<br />

Lucrezia Giovanna 29.04.1921 - † 14.02.2003<br />

Cestone Francesco 13.07.1907 - † 01.03.2003<br />

Lettieri Maria 10.08.1925 - † 06.03.2003<br />

Di Maio Mariantonia 01.12.1906 - † 08.03.2003<br />

Gautieri Giuseppe 05.02.1924 - † 10.03.2003<br />

Di Muro Rosa 07.09.1930 - † 14.03.2003<br />

De Nicola Giovanni 09.03.1911 - † 16.03.2003<br />

Di Carlo Canio 03.11.19<strong>23</strong> - † 16.03.2003<br />

Di Cecca Vito 18.11.1915 - † 16.03.2003<br />

Immerso Lucia 13.12.19<strong>23</strong> - † 17.03.2003<br />

Maffucci Giuseppe 19.02.1922 - † 17.03.2003<br />

Senerchia Salvatore 24.12.1924 - † 19.03.2003<br />

Coppola Maddalena 12.04.1920 - † <strong>23</strong>.03.2003<br />

Del Buono Gerardo 16.05.1964 - † 24.03.2003<br />

Vigorito M. Antonietta 29.06.1959 - † 26.03.2003<br />

Fierravanti Giovanni 29.08.1928 - † 06.04.2003<br />

Gervasi Canio 03.02.1933 - † 18.04.2003<br />

Di Maio Iolanda 10.02.1933 - † 08.05.2003<br />

Di Maio Salvatore 01.02.1915 - † 16.05.2003<br />

Maffucci Giuseppe 21.03.1928 - † 16.05.2003<br />

Zabatta M. Camilla 09.11.1928 - † 18.05.2003<br />

Zabatta Antonio <strong>23</strong>.09.1928 - † 19.05.2003<br />

Rinaldi Concetta 04.06.1927 - † 26.05.2003<br />

Pastore M. Antonia 12.06.1913 - † 02.06.2003<br />

Muoio Virginio 04.05.1917 - † 09.06.2003<br />

Cianci Antonia 04.05.1913 - † 14.06.2003<br />

Zarrilli M. Teresa 19.07.1932 - † 17.06.2003<br />

Tornillo Teresa 29.10.1907 - † 18.06.2003<br />

22<br />

I Pensieri della Vita<br />

Volano i miei pensieri,<br />

Come ali di un uccello<br />

Fra i rami di un albero,<br />

Che taciturno lascia<br />

Cadere le sue foglie.<br />

Scivolano le mie lacrime,<br />

In un ruscello senza fine,<br />

Che con il suo gorgoglio<br />

Canta la mia primavera.<br />

In fondo c’è una luce,<br />

Una luce tanto fievole,<br />

Dove i miei pensieri<br />

Cominciano a trovar pace.<br />

Viaggiando all’infinito<br />

Nell’infinito<br />

Del mio cuore.<br />

Bj daniele<br />

Calitri 1937, fotografia fatta per mandare<br />

al capofamiglia Antonio Zabatta (p’rtosa)<br />

che si trovava in Africa Orientale per lavoro,<br />

da sinistra Lucia Zabatta, Vito Zabatta,<br />

Maria Giuseppa Germano (sckattosa)<br />

nata il 30.09.1907 e deceduta il<br />

27.10.1998,Vittorio Zabatta e Giovannina<br />

Zabatta.


N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

REQUIESCANT IN PACE<br />

Lorenzo Ricciardi<br />

22.07.1928 † 06.02.2003<br />

Affida al Signore le tue cure<br />

ed egli sarà tuo tutore.<br />

Luigi Galgano<br />

(Premaio)<br />

19.06.19<strong>23</strong> † <strong>23</strong>.07.1993<br />

I familiari e gli amici lo<br />

ricordano con affetto a<br />

quanti lo conobbero<br />

Vito Michele Nannariello<br />

21.12.1834 † 30.05.1903<br />

Cento anni sono come<br />

polvere portata via dal<br />

vento, quando c’è l’amore<br />

Maria Giovanna Margotta<br />

18.09.1916 † 27.06.1983<br />

Venti anni fa il Signore ti ha<br />

chiamata a se, e da<br />

venti anni che non smetto di<br />

pensare a te, il tuo<br />

Franchino<br />

Giovanni Abate<br />

25.08.1919 † 18.05.1998<br />

Il Signore lo nutrirà col<br />

pane della saggezza,<br />

e lo abbevererà nell’acqua<br />

dei suoi insegnamenti.<br />

(Siracide 15/3)<br />

Immacolata Del Cogliano<br />

01.09.1919 † 04.07.2000<br />

Difficoltà e sofferenze<br />

non sono mancate nella tua<br />

vita, ma il Signore<br />

è scudo per chi in lui<br />

si rifugia.<br />

Maria Villani<br />

20.10.1935 † 28.09.1995<br />

Iddio sostiene chi sta in<br />

bilico e rialza<br />

chiunque è abbattuto.<br />

(Salmo 145/14)<br />

Giovanni Rainone<br />

10.10.1881 † 01.05.1941<br />

Giusto è il Signore e ama la<br />

giustizia e i giusti vedranno<br />

il suo volto<br />

(Salmo 11/8)<br />

<strong>23</strong><br />

Michele Scoca<br />

Calitri Bologna<br />

12.05.1909 † 08.06.1989<br />

A 14 anni dalla sua<br />

scomparsa il ricordo<br />

dei figli Giuseppe,<br />

Vincenzo, Angela<br />

e di tutta la famiglia è<br />

sempre più vivo.<br />

Lo ameremo sulla terra<br />

affinché possa riposare in<br />

pace in Cielo<br />

Michele Frucci<br />

03.02.1936 † 18.06.1998<br />

Un amico fedele è un<br />

balsamo nella vita,<br />

e chi ha il timor di Dio lo<br />

troverà.<br />

(Siracide 6/16)<br />

Michele Cubelli<br />

19.09.1925 † 15.08.2000<br />

Nel terzo anniversario della<br />

tua scomparsa, forte è<br />

l’amore del tuo ricordo<br />

Nicola Cubelli<br />

25.11.19<strong>23</strong> † 07.06.1997<br />

Solo in Dio avrai pace, o<br />

anima mia.<br />

(Salmo 62/2)<br />

Canio Vincenzo Toglia<br />

(u Talian’)<br />

10.10.1862 † 16.06.1945<br />

L’anima mia proteggi e<br />

fammi salvo, né io sia<br />

confuso, perché in te fidai.<br />

(Salmo 25/20)<br />

Antonio Di Milia<br />

28.09.1914 † 30.08.1991<br />

Si compiace, il Signore, di<br />

chi lo teme e di chi si affida<br />

nella sua bontà<br />

(Salmo 147 A-11)<br />

Giuseppe Cianci<br />

19.05.1928 † 21.06.1999<br />

Gli anni passano ma il<br />

nostro amore per te<br />

diventa più forte


In caso di mancato recapito, si prega di voler restituire all’Ufficio C.M.P. Firenze<br />

per la riconsegna al mittente, che si impegna ad accollarsi le spese postali.<br />

Calitri 28 dicembre 2002, Festa dei cinquant’anni, presso il Ristorante Sambuco. Sono tutti nati nel 1952, ultima fila da sinistra: Maria Rosaria Cestone (cicc’llon’) nata il 04.09.1952, Donato Tornillo<br />

fioraio, nato il 13.11, Giuseppina Maffucci (sett’cozz’) nata l’11.06,Angelo Pasqualicchio (s’ppon’), si vede appena la testa, nato l’11.03, Donato, Mario, Pompeo Maffucci (cavallo pazzo) nato il 16.01, Giuseppe<br />

Maffucci (ndundar’), con baffi, si vede solo la testa, nato il 22.10,Antonio Cestone (ciannill’), nato il 29.05,Vincenzo Basile (Alberatosi), il più in alto, nato il 07.01, Giambattista De Nicola (rall’ e dall’) con<br />

capelli brizzolati e leggermente piegato in avanti, nato il 03.08,Angelo Coppola, con maglia a righe, nato il 31.03, Francesco Galgano (ciaglion’) con baffi e cravatta, nato il 04.09, Mario Maffucci (nzacca),<br />

con baffi e col braccio sul suo vicino, nato il 19.10, Mario Margotta (cic’niegghj’), nato il 31.07,Vincenzo Maffucci (ang’legghia) con folti baffi, si vede solo la testa, nato il 14.11,Vincenzo Cerreta (m’zz’chend’/bemvigliuol’),<br />

con baffi,Angela Bozza (sanzicch’), si vede solo la testa, nata il 04.12, Franca Bozza (sanzicch’), Giovanna Maffucci (p’ciff’), nata il 17.02; prima fila: Maria Vincenza Caputo (chie-chiepp’)<br />

nata il 28.11, Gaetanina Maffucci Codella (la v’lata) nata il 30.03,Teresina Mesce in Sena, nata ad Aquilonia il 30.12, Rosa Maffucci (giampietr’) nata il 09.11, Giuseppe Mastrullo (spavar’) nato il 22.06, Silvana<br />

Di Napoli (fiaschegghia) nata il 18.06, Maria Codella (f ’scegghia) nata il 30.08,Angelina Russo (tobb’t’) nata il 24.01.

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