18 giugno - luglio - agosto <strong>2013</strong> Ambiente e riciclo sono le grandi sfide che cambiano il futuro. Piombino e Val di Cornia sono proiettati verso sud. La crisi si combatte con progetti innovativi. Un esempio? Solaretrusca. La tua forza si misura quando sale lo stress. I giorni migliori devono ancora venire
di Paola Valdata Èun decisionista nato. «Quando sono convinto di qualcosa vado avanti a spallate», ammette lui stesso. Si pone un obiettivo e passo dopo passo lo raggiunge, senza lasciarsi distogliere da incidenti di percorso. Certo Fulvio Murzi, presidente Asiu dal 2006, supera sforzi e fatiche spinto da forza di volontà e ambizione. «Ma non soffro della sindrome di onnipotenza – sostiene – e nutro una certezza: chi si occupa della cosa pubblica non deve permettere che l’interesse personale intacchi quello collettivo». Il suo modo di procedere senza esitazioni e con una naturale propensione al ruolo di leader gli ha procurato anche qualche invidia di troppo e gli inevitabili nemici. Ma nel trarre un bilancio, Murzi non ha dubbi, «le soddisfazioni superano le delusioni». In un’era dominata dalle incertezze e dal rischio di rinunciare anche ai sogni, trasmette energia e sano ottimismo sentir dire ad un manager pubblico di lungo corso come Fulvio Murzi che i giorni migliori, quelli più felici, devono ancora venire. Qual è stata l’esperienza professionale più bella? «In attesa della prossima, l’ultima, la presidenza Asiu. Intanto perché è giunta inaspettata, sette anni fa, in un momento in cui ero politicamente in letargo e mi ci sono buttato a capofitto, come sono solito fare. E poi perché occuparsi di rifiuti, riciclo, energia alternativa è affascinante: riguarda il futuro del mondo, i grandi cambiamenti che ci attendono». Dalla sanità, nelle vesti di presidente Usl 25 e poi di ideatore della Società Ge- Chi è Fulvio Murzi Fulvio Murzi, presidente di Asiu e Tap dal 2006, è nato a Piombino il 29 dicembre del ’45, da mamma Evelina, casalinga, e babbo Gino, autista di camion. Ha studiato fino alla maturità scientifica a Firenze e si è laureato in Farmacia a Pisa, nel ’71. Ha lavorato nelle farmacie pubbliche di Piombino, prima come collaboratore e poi come direttore, e nel ’94 ha dato vita insieme a due colleghi alla Società Gestione Farmacie. Dal 1983 al 1991 è stato presidente Usl 25: periodo che lo ha visto impegnato politicamente, nel Pci, anche come consigliere comunale a Piombino. Murzi è stato istruttore di vela e presidente del centro velico nel periodo universitario e la passione per il mare lo ha portato a fondare insieme ad altri amici lo yacht club di Marina di Salivoli. Ha una figlia, Elisa, nata dal precedente matrimonio. Oggi è sposato con Antonella Paperini. stione Farmacie, all’ambiente. Settori così differenti… «È vero. Ma nella loro gestione colgo profonde affinità, un approccio comune, determinato da un senso di prospettiva ampio, da una visione di territori naturali che hanno interessi comuni. E che indicano con chiarezza il fragile legame della Val di Cornia con Livorno: noi siamo orientati a sud». Otto anni, dall’83 al ’91, come presidente dell’allora Usl 25. Cos’hanno pro- dotto? «Il raggiungimento di traguardi importanti che nel contempo sono stati la causa di un grande male». Perchè? «Perché realizzare allora il nuovo ospedale di Villamarina in quattro anni, quando di solito ne occorrono venti, bruciando i tempi, mi ha attirato odio e ritorsioni. E guai giudiziari. In sintesi, sono stato accusato di aver preso soldi in più per girarli al partito (Pci ndr.), con imputazioni che andavano dal- L’impianto della Tap per la produzione di Conglomix 19 la corruzione all’abuso d’ufficio. Il giorno del mio arresto, nel ’92, mi sono ritrovato, alle sei del mattino, oltre trenta finanzieri con il mitra sotto casa. Ho trascorsi dodici giorni in una cella d’isolamento alle Sughere di Livorno. E vi assicuro che quando non sai neppure perché ci sei finito, brancoli nel buio». Come è finita? «Sono stato scarcerato, ma ho dovuto combattere cinque anni per dimostrare la mia innocenza. Con me altre dodici persone sono state coinvolte in questo fattaccio, dei sette processi a mio carico sei sono morti sul nascere e l’unico che è stato celebrato si è concluso con un’assoluzione perché il fatto non sussiste». Che cosa le ha lasciato quest’esperienza? «Per prima cosa una convinzione: la giustizia non è uguale per tutti. Con le stesse carte processuali in mano puoi perdere o vincere, essere condannato o assolto: dipende da quanta voglia di lottare hai. Comunque mi sono piaciuto per come ho reagito, per come ho saputo gestire, mantenendo i nervi