Giugno - Luglio - Agosto 2013 - Costa Etrusca
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di Paola Valdata<br />
Èun decisionista nato.<br />
«Quando sono convinto<br />
di qualcosa vado<br />
avanti a spallate», ammette<br />
lui stesso. Si pone un<br />
obiettivo e passo dopo passo<br />
lo raggiunge, senza lasciarsi<br />
distogliere da incidenti di<br />
percorso. Certo Fulvio Murzi,<br />
presidente Asiu dal 2006,<br />
supera sforzi e fatiche spinto<br />
da forza di volontà e ambizione.<br />
«Ma non soffro della<br />
sindrome di onnipotenza<br />
– sostiene – e nutro una certezza:<br />
chi si occupa della cosa<br />
pubblica non deve permettere<br />
che l’interesse personale<br />
intacchi quello collettivo».<br />
Il suo modo di procedere<br />
senza esitazioni e con una<br />
naturale propensione al ruolo<br />
di leader gli ha procurato<br />
anche qualche invidia di<br />
troppo e gli inevitabili nemici.<br />
Ma nel trarre un bilancio,<br />
Murzi non ha dubbi, «le<br />
soddisfazioni superano le<br />
delusioni». In un’era dominata<br />
dalle incertezze e dal rischio<br />
di rinunciare anche ai<br />
sogni, trasmette energia e<br />
sano ottimismo sentir dire<br />
ad un manager pubblico di<br />
lungo corso come Fulvio<br />
Murzi che i giorni migliori,<br />
quelli più felici, devono ancora<br />
venire.<br />
Qual è stata l’esperienza<br />
professionale più bella?<br />
«In attesa della prossima,<br />
l’ultima, la presidenza Asiu.<br />
Intanto perché è giunta inaspettata,<br />
sette anni fa, in un<br />
momento in cui ero politicamente<br />
in letargo e mi ci sono<br />
buttato a capofitto, come<br />
sono solito fare. E poi perché<br />
occuparsi di rifiuti, riciclo,<br />
energia alternativa è affascinante:<br />
riguarda il futuro<br />
del mondo, i grandi cambiamenti<br />
che ci attendono».<br />
Dalla sanità, nelle vesti di<br />
presidente Usl 25 e poi di<br />
ideatore della Società Ge-<br />
Chi è Fulvio Murzi<br />
Fulvio Murzi, presidente di Asiu e Tap dal 2006, è<br />
nato a Piombino il 29 dicembre del ’45, da mamma<br />
Evelina, casalinga, e babbo Gino, autista di camion.<br />
Ha studiato fino alla maturità scientifica a Firenze<br />
e si è laureato in Farmacia a Pisa, nel ’71.<br />
Ha lavorato nelle farmacie pubbliche di Piombino,<br />
prima come collaboratore e poi come direttore, e nel<br />
’94 ha dato vita insieme a due colleghi alla Società<br />
Gestione Farmacie. Dal 1983 al 1991 è stato presidente<br />
Usl 25: periodo che lo ha visto impegnato politicamente,<br />
nel Pci, anche come consigliere comunale<br />
a Piombino.<br />
Murzi è stato istruttore di vela e presidente del centro<br />
velico nel periodo universitario e la passione per<br />
il mare lo ha portato a fondare insieme ad altri amici<br />
lo yacht club di Marina di Salivoli. Ha una figlia,<br />
Elisa, nata dal precedente matrimonio. Oggi è sposato<br />
con Antonella Paperini.<br />
stione Farmacie, all’ambiente.<br />
Settori così differenti…<br />
«È vero. Ma nella loro gestione<br />
colgo profonde affinità,<br />
un approccio comune,<br />
determinato da un senso di<br />
prospettiva ampio, da una<br />
visione di territori naturali<br />
che hanno interessi comuni.<br />
E che indicano con chiarezza<br />
il fragile legame della Val<br />
di Cornia con Livorno: noi<br />
siamo orientati a sud».<br />
Otto anni, dall’83 al ’91,<br />
come presidente dell’allora<br />
Usl 25. Cos’hanno pro-<br />
dotto?<br />
«Il raggiungimento di traguardi<br />
importanti che nel<br />
contempo sono stati la causa<br />
di un grande male».<br />
Perchè?<br />
«Perché realizzare allora il<br />
nuovo ospedale di Villamarina<br />
in quattro anni, quando<br />
di solito ne occorrono venti,<br />
bruciando i tempi, mi ha attirato<br />
odio e ritorsioni. E<br />
guai giudiziari. In sintesi,<br />
sono stato accusato di aver<br />
preso soldi in più per girarli<br />
al partito (Pci ndr.), con imputazioni<br />
che andavano dal-<br />
L’impianto della Tap per la produzione di Conglomix<br />
19<br />
la corruzione all’abuso d’ufficio.<br />
Il giorno del mio arresto,<br />
nel ’92, mi sono ritrovato,<br />
alle sei del mattino, oltre<br />
trenta finanzieri con il mitra<br />
sotto casa. Ho trascorsi dodici<br />
giorni in una cella d’isolamento<br />
alle Sughere di<br />
Livorno. E vi assicuro che<br />
quando non sai neppure perché<br />
ci sei finito, brancoli nel<br />
buio».<br />
Come è finita?<br />
«Sono stato scarcerato, ma<br />
ho dovuto combattere cinque<br />
anni per dimostrare la<br />
mia innocenza. Con me altre<br />
dodici persone sono state<br />
coinvolte in questo fattaccio,<br />
dei sette processi a mio<br />
carico sei sono morti sul nascere<br />
e l’unico che è stato<br />
celebrato si è concluso con<br />
un’assoluzione perché il fatto<br />
non sussiste».<br />
Che cosa le ha lasciato<br />
quest’esperienza?<br />
«Per prima cosa una convinzione:<br />
la giustizia non è<br />
uguale per tutti. Con le stesse<br />
carte processuali in mano<br />
puoi perdere o vincere, essere<br />
condannato o assolto: dipende<br />
da quanta voglia di<br />
lottare hai. Comunque mi<br />
sono piaciuto per come ho<br />
reagito, per come ho saputo<br />
gestire, mantenendo i nervi