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Lo Scarpone Valsusino - Sezione Valsusa

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Annuale pellegrinaggio al Rocciamelone<br />

di Davide Corona<br />

Sabato 30 e domenica 31 luglio,<br />

la <strong>Sezione</strong> ha festeggiato il<br />

suo 42° raduno alla vetta del<br />

Rocciamelone, con la tradizionale<br />

ascensione dei propri alpini,<br />

armati di vessillo e gagliardetti,<br />

che, guidati dal loro instancabile<br />

presidente Giancarlo Sosello,<br />

hanno voluto ancora una volta<br />

ritrovarsi e stringersi insieme al<br />

cospetto della statua della Beata<br />

Vergine per rinsaldare quel filo<br />

comune che lega tutte le penne<br />

nere a quel monte così sacro per<br />

la <strong>Sezione</strong> e gli alpini di <strong>Valsusa</strong><br />

tutti.<br />

Come sempre il tutto inizia<br />

nelle primissime luci di domenica<br />

31 luglio quando una lunga<br />

“colonna” di alpini, dipartendosi<br />

dai Rifugi “La Riposa e Ca’<br />

d’Asti” e snodandosi lungo l’intero<br />

itinerario di salita, raggiunge<br />

la vetta per assistere alla<br />

Santa Messa, officiata come da<br />

tradizione da don Nino, il quale<br />

ha avuto parole di apprezzamento<br />

ed elogio verso l’operato<br />

quotidiano degli alpini, veri testimoni<br />

ed ambasciatori, nel<br />

mondo d’oggi, di quei valori di<br />

appartenenza nazionale, fratellanza,<br />

solidarietà, senso del dovere<br />

e della Patria che molto<br />

spesso ai tempi nostri si fa fatica<br />

ad incarnare. Oltre alle bellissime,<br />

ma al tempo stesso semplici<br />

parole di don Nino durante<br />

l’omelia, a far da corollario alla<br />

funzione sono state la recitazione<br />

della Preghiera dell’Alpino<br />

da parte del nostro<br />

Presidente sezionale e l’intonazione<br />

musicale dei brani “Signore<br />

delle Cime” e del<br />

“Silenzio d’Ordinanza” da parte<br />

dei musici della fanfara, diretti<br />

dall’egregio maestro Danilo<br />

Bellando, saliti fin lassù con i<br />

loro fedeli strumenti a fiato.<br />

Un elogio particolare va<br />

come sempre all’indefesso impegno<br />

profuso da parte di Fulgido<br />

Tabone, che con la sua<br />

presenza ed attività ha garantito<br />

l’intero successo dell’evento sia<br />

la sera prima a Ca’ d’Asti, che<br />

la mattina di domenica in vetta,<br />

predisponendo la Cappella ed il<br />

piazzale per la Santa Messa e la<br />

consumazione di un piacevolissimo<br />

rinfresco a base di pasticcini,<br />

vino e the caldo. Onorava<br />

la manifestazione della propria<br />

presenza, il generale di divisione<br />

Giorgio Blais, il quale<br />

partendo la mattina stessa direttamente<br />

da Susa, ha voluto così<br />

rinsaldare quel profondo vincolo<br />

di unione al sacro monte ed alla<br />

Vergine Maria, protettrice di tutti<br />

gli alpini valsusini, facendogli ri-<br />

Considerazioni a margine<br />

del pellegrinaggio in vetta di Giorgio Blais<br />

Mi è già capitato di dire e di<br />

scrivere che la vetta del Rocciamelone<br />

è il posto più bello del<br />

mondo. Non credo che sia solo<br />

una convinzione mia. La gioia,<br />

l’orgoglio, la serena soddisfazione,<br />

l’incanto della vista e<br />

delle cime che si scorgono e, soprattutto,<br />

la stupenda statua<br />

della Madonna aprono il cuore<br />

di chi giunge in vetta a sentimenti<br />

che poche altre esperienze<br />

sono in grado di dare. Già<br />

la salita, impervia, non comoda,<br />

giustamente faticosa consente di<br />

allargare lo sguardo alla valle,<br />

alla cinta di Torino, alla città ancora<br />

illuminata se la salita avviene<br />

in ore antelucane. Incontri<br />

con animali, volpi, lepri, marmotte,<br />

ma anche daini sono tutt’altro<br />

che infrequenti. E ogni<br />

passo verso la vetta è una piccola,<br />

significativa conquista. E<br />

all’arrivo, ai 3.538 metri di<br />

quota, ecco la Madonna che si<br />

erge maestosa, confidente, rasserenante,<br />

bellissima. Grande<br />

scultore quello Stuardi! Da oltre<br />

cento anni Susa e la sua valle<br />

guardano con devozione alla<br />

vetta del Rocciamelone dove la<br />

statua troneggia benedicente.<br />

Da cento anni pellegrini e devoti,<br />

alpinisti e montanari si<br />

inerpicano fino alla vetta per de-<br />

porre ai piedi della Vergine una<br />

preghiera, una implorazione, un<br />

ringraziamento, una speranza.<br />

La statua della Madonna del<br />

Rocciamelone fa parte ormai di<br />

Susa e della sua valle, come una<br />

realtà immutabile; è là e lo sappiamo.<br />

Partiamo dal fondo valle a<br />

piedi, con mezzi meccanici fin<br />

dove è possibile, dal versante di<br />

Susa, da quello di Novalesa o di<br />

Usseglio, e col passo consentito<br />

a ciascuno dall’età e dalle proprie<br />

forze saliamo, saliamo,<br />

avendo nella mente e nel cuore<br />

quell’unico obiettivo. Arrivare<br />

alla vetta e rendere omaggio alla<br />

Madonna.<br />

E’ quindi assolutamente giusto<br />

e bello e significativo che gli<br />

alpini di oggi, eredi di quegli alpini<br />

che nel 1899 portarono a<br />

spalle la statua in vetta, abbiano<br />

deciso di effettuare il pellegrinaggio<br />

sezionale in vetta, l’ultima<br />

domenica di luglio.<br />

Le circostanze della mia vita<br />

mi hanno consentito di partecipare<br />

al pellegrinaggio solo un<br />

paio di volte, ma quante emozione<br />

in quelle occasioni!<br />

Trovo addirittura grandioso<br />

che i componenti della fanfara<br />

sezionale salgano in vetta portandosi<br />

al seguito gli strumenti.<br />

E anche quest’anno, che emozione<br />

e che gioia sentire, durante<br />

la celebrazione della Santa<br />

Messa in vetta, sentire suonare,<br />

come primo brano, Stelutis alpinis,<br />

canto che la mia permanenza<br />

in Friuli mi ha permesso<br />

di apprezzare e amare in maniera<br />

notevolissima. Bravi, bravissimi.<br />

Ma bravissimi tutti gli alpini<br />

saliti e con quanta fierezza indossavano<br />

il loro cappello, fedele<br />

compagno di tante fatiche,<br />

vicissitudini, gioie! Un alpino si<br />

identifica con il suo cappello,<br />

che gli dà una identità,<br />

un’anima, direi. Nessuno al<br />

mondo è come gli alpini ed il<br />

cappello – in quante maniere<br />

assai più poetiche è stato scritto!<br />

– rende gli alpini unici. Le<br />

stesse semplici ed ingenue parole<br />

della nostra canzone “Sul<br />

cappello che noi portiamo c’è<br />

una lunga penna nera che a noi<br />

serve da bandiera...” dà la cifra<br />

di cosa sia il cappello per noi.<br />

Non per niente, quando un alpino<br />

“va avanti”, assieme alla<br />

corona di fiori sulla sua bara c’è<br />

sempre, immancabilmente, il<br />

cappello.<br />

E, come considerazione finale,<br />

vorrei esortare tutti a trattare<br />

il cappello con il riguardo<br />

vivere e testimoniare quegli<br />

stessi ricordi e quelle stesse sensazioni<br />

che sicuramente lo hanno<br />

accompagnato durante la sua<br />

splendida carriera da ufficiale<br />

nelle fila degli alpini.<br />

Erano presenti al pellegrinaggio<br />

i vessilli delle Sezioni<br />

A.N.A. Val Susa, Cuneo e Torino,<br />

ed i gagliardetti di Avigliana,<br />

Bussoleno, Caprie,<br />

Chianocco, Chiomonte, Chiusa<br />

San Michele, Mattie, Mompantero,<br />

Novalesa, Sant’Antonino,<br />

San Didero, San Giorio, Susa e<br />

Vaie per quanto riguarda la <strong>Sezione</strong>,<br />

insieme a quelli esterni di<br />

Chiaves, Collegno, Cortandone,<br />

Monastero, Ronco Scrivia,<br />

Roure, Santo Stefano Roero e<br />

Trana ai quali va il nostro più<br />

sentito ringraziamento per la vicinanza<br />

mostrataci con la loro<br />

presenza.<br />

che si merita. Devo affermare<br />

che con grande dispiacere ho<br />

visto o saputo di persone che<br />

hanno partecipato a manifestazioni<br />

politiche di parte, o a proteste<br />

e manifestazioni di piazza,<br />

o addirittura ad azioni eversive,<br />

con il cappello in testa.<br />

Mi hanno pure riferito che<br />

una di queste persone, di fronte<br />

ad una specifica osservazione,<br />

abbia risposto: “Il cappello è<br />

mio e ne faccio quello che voglio”.<br />

Devo vibratamente dire:<br />

NO! Il cappello è tuo, ma non<br />

fai quello che vuoi. Il cappello<br />

te lo ha dato la Patria e tu lo indossi<br />

quando servi la Patria,<br />

quando la rispetti, quando la difendi.<br />

Altrimenti indebolisci l’idea<br />

che pensi di sostenere e insozzi<br />

il cappello, rendendolo strumento<br />

di partigianeria, e al<br />

tempo stesso offendendo gli alpini<br />

che non la pensano come<br />

te. Gli alpini devono difendere<br />

gli ideali, l’Italia, con quella intelligente<br />

disciplina che li ha<br />

sempre contraddistinti e con lo<br />

spirito di serietà, abnegazione,<br />

sacrificio che li porta ogni ultima<br />

domenica di luglio in vetta<br />

al Rocciamelone a pregare la<br />

Madonna con intenzioni pure e<br />

serie.<br />

<strong>Lo</strong> <strong>Scarpone</strong><br />

<strong>Valsusino</strong> 9<br />

Attualità

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