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NELLA RAVENNA DI FINE OTTOCENTO<br />
LA PRIMAVERA DELLA CARITÀ<br />
Quel segno<br />
portato dall’acqua<br />
“Amerò chi soffre e<br />
cercherò di raddolcire<br />
col mio affetto l’amarezza<br />
delle sue lacrime”.<br />
Asciugare le lacrime calde<br />
che rigano il volto dei<br />
poveri più miseri, dei<br />
malati senza speranza di<br />
guarire, dei malinconici<br />
che hanno smarrito la loro<br />
gioia in un tempo che<br />
fu. Leccare le ferite degli<br />
esseri umani. Fu questa<br />
la missione di don <strong>Angelo</strong><br />
<strong>Lolli</strong>. Questo il suo<br />
programma di vita. Questo<br />
il suo desiderio più<br />
grande. La voce afona,<br />
quasi senza timbro, gli<br />
occhi vivaci, l’aria bonaria,<br />
il sorriso benevolo<br />
sempre accennato sul<br />
volto, la veste talare nera<br />
e consumata che gli arrivava<br />
fino ai piedi, il cappello<br />
tricorno che si usava nel secolo<br />
scorso, e un cuore grande,<br />
pronto ad anticipare i bisogni<br />
dei derelitti della società.<br />
Per questo generoso sacerdo-<br />
L’immagine della “Madonna dei vicoli”,<br />
detta “Madonna del sudore”, che arrivò tra<br />
le mani della madre di don <strong>Lolli</strong> mentre lavorava<br />
come lavandaia e aspettava il suo<br />
bambino. Don <strong>Angelo</strong> tenne sempre nel suo<br />
ufficio quest’immagine.<br />
1<br />
te romagnolo, quegli scarti<br />
umani profumavano di Dio. E<br />
poi, la corona del rosario sempre<br />
tra le mani. Del resto, quando<br />
era ancora nel seno materno,<br />
la protezione della Madonna gli