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Angelo Lolli A L A L - Alta Media

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sudore”. Immagine che si trovava<br />

in una cappellina sorta in un<br />

crogiuolo di stradine che dalla<br />

via Fiume Montone Abbandonato<br />

scomparivano nelle campagne<br />

di Ravenna. La Tuda non ha<br />

dubbi: quel “coso” venuto dall’acqua<br />

è per l’Albina. “Porterà<br />

fortuna al tuo bambino!”, le dice<br />

insistendo perché lo tenesse.<br />

E la mamma di <strong>Angelo</strong> <strong>Lolli</strong><br />

non esitò a conservare gelosamente<br />

quella Madonnina di cartone<br />

affiorata dal canale. Un<br />

buon augurio, un segno, una<br />

promessa, che il futuro <strong>Angelo</strong><br />

custodirà con altrettanta cura<br />

nel suo ufficio di sacerdote.<br />

Il monello di Dio<br />

La casa di Alba e Orlando<br />

<strong>Lolli</strong>, nella borgata di San Biagio,<br />

in via Scaletta 82, era una<br />

di quelle che stavano in piedi<br />

per miracolo; con il puntello di<br />

san Benedetto, diceva qualcuno.<br />

Muri di malta e mattoni<br />

crudi tra viuzze fangose e polverose<br />

popolate da proletari,<br />

gente di cui poteva leggersi la<br />

fatica di vivere nelle rughe del<br />

volto; gente semplice, abituata<br />

al sacrificio, che come ricchezza<br />

aveva quella dei figli. E<br />

spesso, per poterli sfamare, si<br />

toglieva il pane dalla bocca.<br />

Orlando era un bracciante. La<br />

3<br />

sua paga giornaliera? Una lira e<br />

trenta centesimi. A casa c’erano<br />

già Rosa, nata nel 1869, e Romeo,<br />

arrivato quattro anni dopo.<br />

Giovanni e Luigi erano morti a<br />

nove e sedici mesi. L’Albina<br />

aveva le sue giuste preoccupazioni<br />

pensando al bambino che<br />

portava in grembo. Quando nasce,<br />

il 21 agosto 1880, lo chiama<br />

<strong>Angelo</strong> Maria. Lo battezza il<br />

giorno dopo, in Duomo. Nel nome<br />

dell’ultimo nato della famiglia<br />

<strong>Lolli</strong>, già il programma della<br />

sua vita: essere l’angelo della<br />

carità, un angelo in carne e ossa,<br />

senz’ali se non quelle dell’amore<br />

che non conosce confini,<br />

della gratuità che si fa carezza,<br />

sorriso, azione, sollievo, speranza.<br />

Sarà l’amico dei poveri, disposto<br />

a tutto per vedere un cenno<br />

di gioia sul loro volto, sarà<br />

padre e fratello degli emarginati<br />

della storia.<br />

Eppure nei primi anni della<br />

sua vita “il monello di Dio”,<br />

come lui stesso amava definirsi,<br />

non fu propriamente un angioletto.<br />

Di bricconate ne combinava<br />

eccome. Vivace, irrequieto,<br />

con quell’aria sbarazzina e<br />

un po’ temeraria che lo accompagnerà<br />

anche da adulto nella<br />

sua via alla carità, <strong>Angelo</strong> passava<br />

il giorno fuori casa, “in<br />

mezzo al fango della strada”,<br />

dirà lui. La sorella Rosa riusci-

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