LE OFFERTE - Cooperativa Agricola di Legnaia
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cultura<br />
Tesori del territorio<br />
<strong>di</strong> Luca Campostrini<br />
L’abbazia <strong>di</strong> Ba<strong>di</strong>a<br />
a Settimo, un luogo <strong>di</strong> valore<br />
inestimabile, trascurato però<br />
da governo e istituzioni.<br />
Il 17 e 18 settembre<br />
è possibile visitare<br />
eccezionalmente la parte<br />
che <strong>di</strong> solito è inaccessibile<br />
È un patrimonio dalle sconfinate potenzialità,<br />
un tesoro <strong>di</strong> cui non molti hanno<br />
piena consapevolezza: l’abbazia <strong>di</strong><br />
Ba<strong>di</strong>a a Settimo, che sembra avere le<br />
proprie origini presso un oratorio dove<br />
esisteva una piccola comunità religiosa.<br />
Fu il conte cadolingio (da Cadolo,<br />
personaggio longobardo vissuto nel X<br />
secolo) Lotario, nel 1004, a trasformare<br />
l’oratorio in monastero, introducendo<br />
i benedettini cluniacensi (da Cluny,<br />
piccolo villaggio nella Borgogna, in<br />
Francia).<br />
Col trascorrere degli anni i posse<strong>di</strong>menti<br />
del monastero si allargarono sempre<br />
più, grazie a cospicue donazioni, fino<br />
al punto che la struttura entrò in possesso<br />
<strong>di</strong> quasi tutto l’Appennino, dalla Futa<br />
al passo del Giogo, nonché dei terreni<br />
Don Carlo Maurizi<br />
verso la pianura. Ma proprio le tante<br />
ricchezze avevano allontanato i cluniacensi<br />
dall’ideale monastico, al che,<br />
nel 1236, papa Gregorio IX affidò la<br />
ba<strong>di</strong>a ai cistercensi, che riaffermarono<br />
i punti fondamentali della regola <strong>di</strong> san<br />
Benedetto: solitu<strong>di</strong>ne, povertà, lavoro<br />
manuale e rinuncia ad attività lucrative.<br />
Agli inizi del XIV secolo la reputazione<br />
dei frati <strong>di</strong> Settimo era tanto solida<br />
che la repubblica fiorentina – oltre ad<br />
accordare protezione – affidò loro la<br />
custo<strong>di</strong>a del sigillo della repubblica<br />
nonché la gestione dell’erario.<br />
Dopo alterne vicende a cavallo dei secoli<br />
(fra le note positive vale la pena ricordare<br />
i proficui rapporti con la famiglia<br />
Me<strong>di</strong>ci e gli interventi artistici nella chiesa<br />
e nel convento da parte delle botteghe<br />
<strong>di</strong> Brunelleschi e Della Robbia; fra quelle<br />
negative i saccheggi e le devastazioni<br />
ad opera delle truppe <strong>di</strong> Carlo V e un<br />
conseguente impoverimento dell’abbazia),<br />
nel 1783 Pietro Leopoldo, Granduca<br />
<strong>di</strong> Toscana, or<strong>di</strong>nò la soppressione<br />
dell’or<strong>di</strong>ne Cistercense: in tal modo la<br />
Ba<strong>di</strong>a a Settimo, che per tanti anni era<br />
stata centro monastico, grande istituzione<br />
politica, culturale ed amministrativa, entrò<br />
in una fase <strong>di</strong> declino.<br />
Declino che, mutatis mutan<strong>di</strong>s, incombe<br />
ancora oggi.<br />
Don Carlo Maurizi, da quin<strong>di</strong>ci anni<br />
priore dell’abbazia, si è speso anima<br />
e corpo per restituire alla struttura lo status<br />
che le spetta: «Se si vuole aver cura<br />
dell’umanità – esor<strong>di</strong>sce il religioso -<br />
non si può prescindere dal tesoro <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione<br />
e <strong>di</strong> cultura che la ha generata.<br />
Noi siamo ciò che siamo grazie a<br />
quello che i nostri avi hanno costruito e<br />
spesso non ci pensiamo, pecchiamo <strong>di</strong><br />
arroganza. Quest’abbazia, come sito<br />
<strong>di</strong> archeologia me<strong>di</strong>evale, è <strong>di</strong> un’importanza<br />
incalcolabile, perché le possibilità<br />
<strong>di</strong> scavi e stu<strong>di</strong> da effettuare sono<br />
immense; oltretutto è fondamentale per<br />
lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> ciò che è stato il Me<strong>di</strong>oevo,<br />
imprescin<strong>di</strong>bile per capire come<br />
Firenze abbia avuto il suo “boom” nel<br />
Rinascimento. Purtroppo siamo nel momento<br />
peggiore - per quanto riguarda<br />
l’attenzione verso i beni culturali - degli<br />
ultimi 50 anni e Ba<strong>di</strong>a a Settimo è un<br />
para<strong>di</strong>gma perfetto <strong>di</strong> quella che – a<br />
più ampio raggio – è la problematica<br />
riguardante il settore culturale in Italia».<br />
Lo sfogo <strong>di</strong> don Carlo è dovuto al fatto<br />
che l’abbazia è attualmente “<strong>di</strong>visa” in<br />
due parti: quella visitabile, pubblica, è<br />
<strong>di</strong> proprietà ecclesiastica, il resto è <strong>di</strong><br />
proprietà privata.<br />
«La parte privata versa in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
abbandono da tanto tempo – prosegue<br />
il priore – e il suo degrado rischia<br />
<strong>di</strong> compromettere, a livello strutturale,<br />
anche il resto. Se quin<strong>di</strong> non sarà acquisita<br />
in tempi brevi, così da poterla<br />
gestire e ristrutturare, rischiamo <strong>di</strong> vanificare<br />
quanto fatto finora. Pochi anni<br />
fa, grazie a un decreto dell’allora ministro<br />
Rutelli che ci assegnava appositi<br />
fon<strong>di</strong>, fummo vicini all’acquisizione,<br />
ma poi il decreto fu annullato dai tagli<br />
del ministro Tremonti. Attualmente infatti<br />
non esiste in Italia alcuna politica per i<br />
beni culturali, c’è una totale improvvisazione».<br />
Per acquistare la parte privata occorrono<br />
circa 5 milioni: «I 3 milioni che doveva<br />
darci lo Stato sono stati annullati dall’attuale<br />
governo, un milione che ci aveva<br />
promesso Matteo Renzi quando era presidente<br />
della Provincia si è volatilizzato;<br />
l’unico milione effettivamente messo a<br />
<strong>di</strong>sposizione è quello della Cassa <strong>di</strong> Risparmio<br />
<strong>di</strong> Firenze» <strong>di</strong>chiara don Carlo.<br />
Fra le bellezze dell’abbazia (per farsi<br />
un’idea si può visitare il sito www.<br />
ba<strong>di</strong>a<strong>di</strong>settimo.it) devono essere menzionati<br />
almeno il soffitto a capriate me<strong>di</strong>oevale,<br />
pressoché unico al mondo;<br />
l’altare del 1639 – il più bello fra quelli<br />
costruiti dall’Opificio delle pietre dure -<br />
realizzato su <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Pietro Tacca;<br />
la torre, sul cui modello nel corso dei<br />
secoli ne sono state realizzate tante,<br />
in Italia e all’estero; una biblioteca <strong>di</strong><br />
20mila volumi sul monachesimo e sulle<br />
arti e i mestieri dell’Europa, documentazione<br />
unica nel suo genere.<br />
Negli ultimi tre lustri don Carlo Maurizi<br />
ha contribuito enormemente a far<br />
conoscere l’abbazia, sia tramite l’associazione<br />
“Amici della Ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Settimo”<br />
- che agisce su vari fronti, fra i<br />
quali la rievocazione storica -, sia con<br />
la Fondazione “Opera della Ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />
Settimo”, «mortificata dal <strong>di</strong>castero <strong>di</strong><br />
Sandro Bon<strong>di</strong> che ci ha illuso per tre<br />
anni con false promesse» – ammette<br />
sgomento il religioso.<br />
«Potrebbero essere creati flussi <strong>di</strong> turismo<br />
<strong>di</strong> grande importanza, se l’abbazia venisse<br />
valorizzata, ma allo stato delle<br />
cose «mancano anche le infrastrutture<br />
adeguate, a iniziare dai parcheggi -<br />
<strong>di</strong>ce il priore - le istituzioni preferiscono<br />
spendere molti sol<strong>di</strong> per eventi che garantiscono<br />
loro visibilità e ritorno <strong>di</strong> immagine,<br />
come per esempio il convegno<br />
Florence 2010 sui beni culturali, anziché<br />
per le cose concrete e necessarie».<br />
Prenotando allo 055 7310537 è possibile<br />
effettuare visite guidate il sabato<br />
e la domenica, ma intanto è bene annotarsi<br />
due date: il 17 e 18 settembre<br />
sarà possibile visitare la parte <strong>di</strong> abbazia<br />
privata, normalmente inaccessibile.<br />
Un’occasione da non perdere assolutamente.<br />
Nel prestigioso complesso (fra l’altro,<br />
apprezzato “laboratorio” <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> da<br />
parte <strong>di</strong> studenti universitari) vivono solo<br />
quattro persone, ma l’auspicio è che in<br />
tempi brevi possa tornare a starci una<br />
comunità monastica.<br />
16 17<br />
Infine una significativa considerazione:<br />
«La piana fiorentina è stata<br />
fino a trent’anni fa la risorsa agricola<br />
<strong>di</strong> Firenze - spiega don Carlo<br />
- il mercato ortofrutticolo <strong>di</strong> Novoli<br />
funzionava esclusivamente con gli<br />
ortaggi prodotti qui, famosi in tutta<br />
Italia.<br />
Firenze non sarebbe mai <strong>di</strong>ventata<br />
quello che è stata nei secoli senza<br />
questa piana, che ha recitato il ruolo<br />
- oltre che <strong>di</strong> risorsa agricola - <strong>di</strong> essenziale<br />
snodo commerciale, costituito<br />
dal trasporto fluviale sull’Arno.<br />
E proprio la gestione delle acque<br />
dell’Arno e la bonifica della piana<br />
è stata per lungo tempo pertinenza<br />
dei monaci <strong>di</strong> Ba<strong>di</strong>a a Settimo.<br />
Questi pochi esempi - conclude<br />
Carlo Maurizi - per far capire quanto<br />
stretto fosse il legame fra Firenze<br />
e l’abbazia, elemento che invece<br />
oggi molti <strong>di</strong>menticano, a partire<br />
dai vari sindaci del capoluogo toscano».