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10 - Il Calitrano

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IL CALITRANO<br />

periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni<br />

Spedizione in abb. postale comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Firenze<br />

ANNO XIX - NUMERO <strong>10</strong> (nuova serie) GENNAIO-APRILE 1999<br />

VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936


IN COPERTINA:<br />

Per conservare nel tempo memorie che<br />

potranno tornare utili a comporre,<br />

domani, quel mosaico che è la storia, la<br />

storia della nostra gente, proponiamo<br />

questa foto dei primi anni ’60,<br />

patrimonio dalle radici lontane, che ci<br />

mostra il “traino” di Carmine Lops<br />

– meglio conosciuto come<br />

Carm’nucc’ – che gira per le strade<br />

del paese, raccogliendo i rifiuti.<br />

Altri tempi, altri momenti che ci<br />

dovrebbero aiutare a guardare indietro<br />

per riconoscere nello specchio del<br />

tempo le nostre radici.<br />

A TOCCARE UN LEMBO<br />

DEL TUO CIELO<br />

A toccare un lembo<br />

del tuo Cielo<br />

da quest’umida terra<br />

di pianto<br />

se a sera accendi le tue stelle<br />

nel canto di luna,<br />

o a contemplarti<br />

in preghiera<br />

sotto i dorati archi<br />

del tuo tempio<br />

nel silenzio dei tuoi misteri.<br />

L’Eterno e l’Immenso<br />

la tua luce<br />

e dagli orizzonti di sole<br />

a rischiararci la tua voce<br />

in quella oscura notte<br />

il sonno della morte.<br />

Manfredi Del Donno<br />

IN<br />

QUESTO NUMERO<br />

Le parole non bastano<br />

di Raffaele Salvante 3<br />

Luoghi della memoria 4<br />

Bicentenario della<br />

Rivoluzione Napoletana<br />

di Nicola Arminio 6<br />

<strong>Il</strong> generale Luigi Cerrata<br />

e la sua opera<br />

di Vannalucy Di Cecca 7<br />

S. Maria in Elce<br />

alla fine del Quattrocento<br />

di P. Gerardo Cioffari O.P. 8<br />

<strong>Il</strong> castello e la cavallerizza<br />

di Calitri<br />

di Emilio Ricciardi 12<br />

La scomparsa di un vero<br />

maestro<br />

di Remigio Schiavo 16<br />

Vita scolastica calitrana<br />

di Antonio Altieri 16<br />

DIALETTO E CULTURA<br />

POPOLARE 17<br />

MOVIMENTO<br />

DEMOGRAFICO 20<br />

SOLIDARIETÀ COL<br />

GIORNALE 21<br />

REQUIESCANT IN PACE 22<br />

LA NOSTRA BIBLIOTECA 23<br />

La nostra Rivista<br />

è diventata maggiorenne e<br />

– grazie al Vostro contributo –<br />

ha resistito per 18 anni,<br />

aggiornandosi e migliorandosi<br />

di anno in anno.<br />

Non fate mancare<br />

la vostra collaborazione.<br />

Aiutateci a crescere ancora.<br />

IL CALITRANO<br />

ANNO XIX - N. <strong>10</strong> n. s.<br />

Periodico quadrimestrale<br />

di ambiente - dialetto - storia e tradizioni<br />

dell’Associazione Culturale “Caletra”<br />

Fondato nel 1981<br />

Indirizzo Internet - http://www.dinonet.it<br />

E-mail: salva@dinonet.it<br />

Direttore<br />

Raffaella Salvante<br />

Direttore Responsabile<br />

A. Raffaele Salvante<br />

Segreteria<br />

Martina Salvante<br />

Direzione, Redazione, Amministrazione<br />

50142 Firenze - Via A. Canova, 78<br />

Tel. 055/78.39.36<br />

Spedizione in abbonamento postale 50%<br />

C. C. P. n. 11384500<br />

La collaborazione è aperta a tutti, ma in<br />

nessun caso instaura un rapporto di<br />

lavoro ed è sempre da intendersi a titolo<br />

di volontariato.<br />

I lavori pubblicati riflettono il pensiero dei<br />

singoli autori, i quali se ne assumono le<br />

responsabilità di fronte alla legge.<br />

<strong>Il</strong> giornale viene diffuso gratuitamente.<br />

Attività editoriale di natura non<br />

commerciale nei sensi previsti dall’art. 4<br />

del DPR 16.<strong>10</strong>.1972 n. 633 e successive<br />

modificazioni.<br />

Le spese di stampa e postali sono coperte<br />

dalla solidarietà dei lettori.<br />

Stampa: Polistampa - Firenze<br />

Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981<br />

del Tribunale di Firenze<br />

<strong>Il</strong> Foro competente per ogni controversia è<br />

quello di Firenze.<br />

Accrediti su c/c postale n. 11384500 intestato<br />

a “IL CALITRANO” - Firenze oppure<br />

c/c bancario 61943/00 intestato a Salvante<br />

A. Raffaele c/o Sede Centrale della<br />

Cassa di Risparmio di Firenze Spa - Via<br />

Bufalini, 6 - 50122 Firenze - ABI 6160.6 -<br />

CAB 2800<br />

Chiuso in stampa il 19 marzo 1999


N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />

a nostra società sta vivendo un vero e<br />

Lproprio travaglio spirituale e culturale<br />

che rimette in discussione il patto non<br />

scritto che fino a qualche tempo fa esisteva<br />

fra i cittadini e che era l’orizzonte<br />

entro cui avveniva il dibattito sugli<br />

orientamenti dell’intera comunità, ma<br />

ora gli effetti della sua crisi si fanno sentire<br />

pesantemente nella vita pubblica,<br />

compromettendo non solo i rapporti a<br />

livello di persone, ma ancor più a livello<br />

di gruppi e di istituzioni.<br />

Lo sradicamento, sempre più diffuso,<br />

così come la perdita dell’identità tradizionale,<br />

è collegata, anche, al tramonto<br />

di tutte le ideologie che non hanno sciolto<br />

alcuni interrogativi, specie di fronte<br />

all’instancabile proliferare di partitini<br />

che agita il già triste panorama politico<br />

italiano, incapace di garantire le più elementari<br />

condizioni di sviluppo, sicurezza<br />

e rispetto dei diritti dei cittadini.<br />

Purtroppo, crediamo che dovremo<br />

attendere ancora molto, prima che i partiti<br />

facciano una seria riflessione autocritica<br />

sul loro modo di essere e di gestire<br />

il Paese e sui profondi processi di<br />

riforma di cui lo stesso ha bisogno, con<br />

una decisa sterzata verso il nuovo, e con<br />

capacità di fare scelte coraggiose.<br />

La politica rivendica tutta una serie<br />

di interventi, come i tanti “patti territoriali”<br />

siglati, ma di risultati concreti,<br />

cioè di nuovi posti di lavoro, ancora, se<br />

ne vedono pochi; il quadro diventa più<br />

preoccupante quando le persone, le famiglie,<br />

le categorie sociali, le popolazioni<br />

residenti in un territorio si sentono<br />

concretamente minacciate o in difficoltà<br />

nei loro bisogni e interessi primari. Infatti<br />

un paese dove i bambini muoiono<br />

di freddo, come è capitato tempo fa al<br />

campo nomadi Casilino 700; un paese<br />

che ignora un uomo morto su un marciapiede,<br />

come è accaduto a Roma, nei<br />

pressi di piazza Venezia; un paese dove<br />

impera la vuota burocrazia, la perenne<br />

disoccupazione, la violenza, lo spaccio<br />

di droga, la prostituzione coatta, l’abbandono<br />

dell’infanzia e degli anziani,<br />

l’usura, la mentalità razzista, l’omertà<br />

UN FORTE IMPEGNO EDUCATIVO<br />

LE PAROLE NON BASTANO<br />

Non basta non fare il male per sentirsi cittadini onesti con la coscienza a posto:<br />

occorre fare il bene; infatti saremo giudicati per l’ascolto e l’aiuto che avremo saputo dare,<br />

oppure avremo negato a chi aveva fame e sete, a chi chiedeva pace e giustizia.<br />

e così via – tutti segni di un mondo<br />

profondamente ingiusto ed egoista – non<br />

può e non deve farci perdere il senso di<br />

quella conquista che è il valore massimo<br />

della “persona”.<br />

Un cittadino serio ed attento alle sorti<br />

della democrazia del Paese non può<br />

non cogliere l’allarme che viene da un<br />

quadro così sconcertante.<br />

Perché dove c’è scarsità di risposte,<br />

dove c’è eccesso di delega, la mancanza<br />

di opportunità diventa vuoto di giustizia,<br />

un vuoto che il bisogno può far diventare<br />

rabbia e il povero capace di violenza,<br />

vuoto di fronte al quale non è possibile<br />

dichiararsi estranei e che deve<br />

scuotere la nostra indignazione col farci<br />

prendere più viva coscienza delle responsabilità<br />

con l’ascolto e l’aiuto concreto<br />

che sapremo dare; il messaggio<br />

forte e incisivo deve essere l’impegno<br />

di tutti a far nascere, nel nostro io, l’amore<br />

per poterlo diffondere e fare in<br />

modo che ci riconcili con l’umanità.<br />

A che servirebbe dire: “Dio, quante<br />

ingiustizie, quante violenze, quanti<br />

peccati!” se poi ce ne stiamo con le<br />

mani in mano, senza far niente, sdraiati<br />

comodamente in poltrona? Chi dovrà ricostruire<br />

il tessuto morale e sociale per<br />

colmare il pericoloso vuoto che si è<br />

creato? Ecco perché non possiamo<br />

permetterci il lusso di essere pessimisti!<br />

E per non correre il rischio di improvvisare<br />

in maniera imprudente e di<br />

cedere a retoriche superficialità occorre<br />

educarci ed educare alla dimensione socio-politica<br />

persone che sappiano essere<br />

cittadini consapevoli e attivi e non subiscano<br />

passivamente gli avvenimenti, che<br />

sappiano portare energie alla ricerca di<br />

un futuro più umanizzato, riscoprendo<br />

idealità e competenze per la costruzione<br />

del bene comune che è nelle aspirazioni<br />

profonde di tutti.<br />

La sfida non è rivolta a qualche addetto<br />

ai lavori o a gruppi con sensibilità<br />

particolari, ma è compito di ciascuno di<br />

noi cercare i segni dei tempi in cui siamo<br />

chiamati a vivere, sapendo mettere<br />

mano alle cose con la responsabilità di<br />

3<br />

chi ha imparato a guardarle con la visuale<br />

ampia di Dio; è in questo solco<br />

che si preparano le generazioni del domani.<br />

Infatti, noi – unitamente ai giovani<br />

– che pure siamo impegnati nella fatica<br />

collettiva di cambiare il mondo, non possiamo<br />

non anticipare, nei rapporti del<br />

quotidiano, ciò che vorremmo realizzato<br />

nelle dimensioni totali della storia; non<br />

è facile vivere con questa tensione, il bisogno<br />

di riposarci sulle sicurezze, spesso,<br />

ci fa tradire la nostra voglia che per attuarsi<br />

deve restare “provocazione”.<br />

Raffaele Salvante<br />

Un grave lutto ha colpito la comunità Calitrana<br />

con la scomparsa di don Vincenzo Cubelli<br />

– che chiude definitivamente un’epoca –<br />

padre spirituale dell’Arciconfraternita Immacolata<br />

Concezione per ben 51 anni, la sua<br />

anima è tornata al Padre il 09.02.1997 fra il<br />

compianto generale. Nel cinquantesimo di<br />

sacerdozio consegnò ai posteri il suo Testamento<br />

Spirituale: “…un ricordo va a tutti<br />

quelli che ho assistito nella loro malattia e<br />

agonia, con l’augurio che essi possano oggi<br />

godere quella felicità celeste, che auguriamo<br />

possa essere concessa anche a noi, allorchè<br />

Dio vorrà chiamarci…”<br />

“<strong>Il</strong> tesoro che vi lascio è il bene che io<br />

non ho fatto, che avrei voluto fare e che<br />

voi farete dopo di me” (Raoul Follerau)


IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />

DAGLI U.S.A.<br />

Luoghi della memoria<br />

Brooklyn, 12 ottobre 1998 novantesimo compleanno della nostra amica<br />

Angelina Pavese con due pronipote Gianna Toglia col vestito rosso e Maria<br />

Anna Walsh alla sua destra la signora Assunta Armiento in Galgano e alla<br />

sua sinistra la sorella Lucia con due pronipoti.<br />

Mamaroneck, New York USA, luglio 1913, la famiglia di Fastiggi Vito Gaetano,<br />

davanti alla sua abitazione; da sinistra: Maria Antonietta nata a Stamford nel<br />

1900, Fastiggi Vito Gaetano, nato a Calitri il 07.08.1860, da Fastiggi Cesare e<br />

Cerreta Maria Filomena e deceduto a Mamaroneck il 15.03.1933 – partì<br />

emigrante da Napoli il 09.07.1890 – James (Vincenzo) nato a New Rochelle nel<br />

1902, Enrico nato a New Rochelle nel 1904; dietro: Luigi nato a Stamford nel<br />

1896, De Carlo Luisa, moglie di Vito, nata a Calitri il 16.07.1873, da De Carlo<br />

Angelo Maria e Ricciardi Maria Antonia e deceduta a Tarrytown il 29.01.1956 –<br />

partì emigrante da Napoli il 04.12.1890 – Filomena nata a Stamford nel 1898;<br />

non incluso nella foto l’altro figlio Julius Cesare nato a Stamford nel 1893.<br />

Dobbs Ferry, U.S.A. 1952 circa, Maria Concetta Fastiggi di Cesare con le<br />

figlie Madeline, davanti,Teresa dietro e il figlio John Ricciardi.<br />

4<br />

Newark, New Jersey, giugno 1924, matrimonio di Domenico Codella di<br />

Mauro con la italo-americana Carmela Oppido.<br />

Newark, New Jersey 1928, celebrazione del matrimonio di Vito Michele<br />

Antonio Codella di Mauro con la italo-americana Cristina Oppido.


N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />

Newark, New Jersey 1932, foto ricordo del matrimonio di Ernesto Toglia con<br />

Giuseppina Codella.<br />

DALL’AUSTRALIA<br />

Da sinistra:Angelo Fastiggi (la fiacca), Rocco Di Milia (paparul’),Antonio Di<br />

Maio (l’urt’lan’ r’ Cast’glion’),Tonino e Vitale Di Milia figli di Rocco, Giuseppe<br />

Di Carlo (rascon’), e Vincenzo e Peppino Di Maio figli di Antonio.<br />

Calitri 15 agosto 1998, da sinistra Angelo Cestone (panculosc’), Agostino<br />

Racioppa (cunzes’), e Giovanni Galgano (zampaglion’).<br />

5<br />

DAL VENEZUELA<br />

Barquisimeto E. Lara 1958, da sinistra Marzial Pereira, Dante Cobuccio sul<br />

camioncino, nato a Mirabella Eclano, Benvenuto Albrigo proprietario<br />

dell’impresa, veronese e il nostro compaesano Salvatore Ramundo.<br />

Caracas 1959, da sinistra: Antonio Petito, Vincenzo Cicoira e Antonio<br />

Zazzarino.<br />

Calitri 1992/93 Canio Maffucci e la moglie Giovanna Tornillo mentre<br />

lavorano le salsicce.


IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />

arlando della Repubblica Napoletana<br />

Pdel 1799, Giustino Fortunato nel 1900<br />

enumerava quella vera ecatombe “che<br />

stupì il mondo civile e rese attonita e dolente<br />

tutta Italia”, l’ecatombe dei guistiziati<br />

della città di Napoli dal giugno<br />

1799 al settembre 1800 per decreto della<br />

Giunta Militare Borbonica. Quella Piazza<br />

del Mercato di Napoli in cui al giovinetto<br />

Corradino fu mozzo il capo il 29<br />

ottobre 1268 e il povero Masaniello tradito<br />

e crivellato il 16 luglio 1647, ignora<br />

ancora tutti i nomi di quei primi 99 martiri<br />

della libertà napoletana.<br />

L’Ammiraglio Nelson, divenuto arbitro<br />

delle sorti di sei milioni di napoletani,<br />

rifece le Giunte giudicatrici già costituite<br />

dal cardinale Ruffo, borbonico: la sentenza<br />

di morte dei patrioti, traditi prima dalla<br />

capitolazione dei Francesi, traditi dagli<br />

Inglesi, fu irrevocabilmente decretata.<br />

Due erano le Giunte tramutate in veri<br />

tribunali di sangue, una militare e una<br />

civile e sono ricordate come marchio<br />

d’infamia: si trascrivevano i nomi dei<br />

condannati e le guardie andavano a prelevarli<br />

nelle loro case; si processavano<br />

sommariamente e i poveri patrioti della<br />

Resistenza Napoletana venivano portati<br />

sul luogo del patibolo e trucidati.<br />

Si salvarono Vincenzo Cuoco e Francesco<br />

Lomonaco, due grandi eroi scrittori,<br />

quest’ultimo amico di Manzoni, che<br />

in Alta Italia narrò della catastrofe di Napoli,<br />

convinto che “la memoria di coloro<br />

NICOLA ARMINIO<br />

BICENTENARIO DELLA<br />

RIVOLUZIONE NAPOLETANA<br />

che abbiamo perduto è l’unico bene che<br />

possiamo trasmettere alla posterità”: ma<br />

l’indice dei martiri fu reso pubblico solo<br />

nel 1865 su due lapidi marmoree sul Municipio<br />

di Napoli (116 nomi).<br />

Martiri più illustri: Ammiraglio Francesco<br />

Caracciolo – gli fu annunciata la<br />

morte mentre passeggiava sul cassero –<br />

fu impiccato; Giuseppe Cotitta, albergatore;<br />

Carlo Belloni, nato a Vicenza; Niccolò<br />

Carlomagno, avvocato nato in Basilicata,<br />

fu decapitato; altri di varie regioni.<br />

Gaetano Russo, colonnello di fanteria;<br />

Giuliano Colonna, principe di Aliano,<br />

nato a Napoli; Ettore Carafa, conte di<br />

Ruvo, nato ad Andria; Antonio D’Avella,<br />

oliandolo, ghigliottinato; Giuseppe<br />

Sieyès, negoziante e vice console di<br />

Francia; Mario Pignatelli, decollato col<br />

fratello Ferdinando; Filippo Demarini,<br />

marchese di Genzano (NA), fucilato; Nicola<br />

Maria Rossi, professore dell’Università;<br />

Felice Mastrangelo, medico, che<br />

gridò sul patibolo “muoio libero”; Gaetano<br />

Morgera, sacerdote d’Ischia; Giovanni<br />

Varanese, studente abruzzese di<br />

medicina; Francesco Federici, marchese<br />

di Pietrastornina (AV) e maresciallo; Severo<br />

Caputo, marchese e professore di<br />

teologia, fucilato; Giuseppe Guardati, benedettino,<br />

professore di Università; Vincenzo<br />

Russo di Palma Nolana, avvocato,<br />

ucciso con torce accese. Molti martiri<br />

prima di morire entrarono a pregare nella<br />

vicina Cappella del Carmine.<br />

6<br />

Martiri furono anche impiegati, tenenti<br />

di vascello, avvocati, poeti, notai,<br />

molti di essi furono messi alla forca. “La<br />

strage di quegli uomini, nei quali si volle<br />

spegnere l’intelligenza e la virtù, ruppe la<br />

tradizione del sapere fra l’una e l’altra<br />

generazione, distrusse ogni principio di<br />

fede e di moralità pubblica, aprì tra principe<br />

e popolo un abisso profondo nel<br />

quale l’ultimo dei Borboni precipitò:<br />

fu un errore ed un peccato” così disse<br />

L. Settembrini. Da quel peccato, però,<br />

germogliò feconda l’idea dell’unità nazionale.<br />

L’eroina più illustre della Rivoluzione<br />

Napoletana fu Eleonora Fonseca<br />

Pimentel, lusitana di origine, “l’apollinea<br />

Eleonora”, lapidariamente enumerata<br />

dal Giustino Fortunato, forse per<br />

troppo rispetto, perché intellettuale e<br />

combattiva.<br />

La sera del 7 gennaio 1999 al Teatro<br />

San Carlo di Napoli il maestro Roberto<br />

De Simone ha diretto l’opera “Eleonora”,<br />

in onore della martire Eleonora Fonseca<br />

Pimentel, con grande successo di<br />

pubblico e con la presenza del Presidente<br />

del Consiglio Massimo D’Alema: non<br />

si è trattato di entrare nel ruolo di un solo<br />

carattere, ma di infilarsi “una tunica universale”,<br />

che renda possibile l’avvicendamento<br />

di tutti i martiri della storia, di<br />

tutti i dead man walking, ancora circolanti,<br />

delle centinaia di vittime della tracotanza<br />

del potere.<br />

Calitri 7 dicembre 1998, benedizione della<br />

statua dell’Immacolata Concezione donata<br />

dall’Arciconfraternita alla Caserma dei<br />

carabinieri.<br />

Da sinistra: prof. Vito Marchitto sindaco,<br />

capitano Nicola Massimiliano Zullo della<br />

Compagnia Carabinieri di S. Angelo dei<br />

Lombardi, mons.Aurelio Lucio Scalona parroco,<br />

maresciallo capo Enzo Soricelli, comandante<br />

della stazione Carabinieri di Calitri, maresciallo<br />

ordinario Fabio Laurentini vice comandante,<br />

Salvatore Ramundo coordinatore della<br />

cerimonia, prof. Salvatore Di Napoli priore<br />

dell’Arciconfraternita di Calitri, Vittorio Del<br />

Buono primo assistente dell’Arciconfraternita.


N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />

na suggestiva e commovente cerimo-<br />

Unia ha richiamato, il giorno 3 settembre<br />

u. s. nel Salone delle Conferenze<br />

della Fiera di Calitri, un foltissimo gruppo<br />

di parenti, familiari, amici ed estimatori<br />

del gen. Luigi Cerrata in occasione<br />

della presentazione alla cittadinanza di<br />

Calitri del suo ultimo lavoro: “L’Alto<br />

Ofanto – Paesaggi e aspetti fisici nel<br />

quadro storico”.<br />

Eccezionale moderatore è stato il dr.<br />

Antonio Cicoira, che nella sua prolusione<br />

ha sottolineato il valore scientifico<br />

dell’opera del Cerrata, frutto di un<br />

attento, scrupoloso e diligente studio di<br />

geologia, della tettonica e delle vicissitudini<br />

di queste contrade. “Ma al rigore<br />

delle argomentazioni scientifiche –<br />

ha commentato il dr. Cicoira – l’autore<br />

ha saputo coniugare uno stile agile,<br />

elegante, piacevolissimo, ricco di suggestioni<br />

poetiche e di policrome pennellate<br />

descrittive”.<br />

<strong>Il</strong> giornalista dr. Antonio Caggiano del<br />

“Mattino” di Napoli ha voluto interpretare<br />

l’opera dell’insigne studioso come<br />

un invito rivolto ai giovani ad appassionarsi<br />

allo studio, all’analisi delle vicende<br />

e agli accadimenti del proprio paese e<br />

della propria terra, sia per valorizzarne<br />

gli ambiti culturali, sia per trarre pungolo<br />

a condurre più approfonditi studi e<br />

più suggestive interpretazioni.<br />

Poi ha preso la parola l’oratore ufficiale<br />

della manifestazione, il prof. Antonio Altieri,<br />

già preside del locale Liceo “Leonardo<br />

da Vinci”, il quale ha esordito porgendo<br />

preliminarmente alla signora<br />

prof.ssa Anna Maria, figlia del generale,<br />

il ringraziamento per l’onore conferitogli<br />

e per l’alto mandato assegnatogli di procedere<br />

alla commemorazione e alla rievocazione<br />

dell’illustre genitore, “che –<br />

commentava l’oratore – con i suoi studi,<br />

le sue teorie, le sue interpretazioni, le<br />

sue indagini e le sue ricerche ha dato<br />

per il passato e continua a dare ancora<br />

oggi tanto prestigio al suo paese natale,<br />

dal quale meriterebbe un più significativo<br />

riconoscimento, quale, ad esempio,<br />

l’intitolazione di una strada, l’erezione<br />

di un cippo o l’elevazione di una lapide<br />

VANNALUCY DI CECCA<br />

IL GENERALE LUIGI CERRATA<br />

E LA SUA OPERA<br />

marmorea ad perpetuam rei memoriam”<br />

<strong>Il</strong> preside Altieri ha richiamato alla mente<br />

le immagini del suo primo incontro<br />

col generale, delle preziose e colte conversazioni<br />

avute con lui per le stradicciole<br />

a ridosso dell’abitato di Calitri,<br />

quando una conchiglia, un frammento<br />

di roccia offrivano allo studioso lo spunto<br />

per elargire dottissime disquisizioni<br />

sulla geologia, sulla storia e sulla vita<br />

di questa contrade. Ha richiamato alla<br />

mente il giorno in cui l’illustre studioso<br />

volle affidargli il compito di stilare una<br />

prefazione da apporre al suo studio. Ha<br />

ricordato ai presenti l’attestazione di stima<br />

e di affetto che il popolo di Calitri<br />

volle tributare a “don Luigi” il giorno<br />

della sua scomparsa.<br />

Infine il preside, dichiarandosi “incapace”<br />

di illustrare ai presenti la bellezza<br />

stilistica dell’opera, della scientificità<br />

delle tesi sostenute dall’autore, della genialità<br />

delle sue intuizioni e delle sue interpretazioni;<br />

“compito” – diceva l’autore<br />

– che richiederebbe l’intervento di<br />

uno studioso di discipline umanistiche,<br />

di un esperto di geologia e di un oratore<br />

di ben altro rango che non il mio”, ha<br />

voluto affidarsi alla lettura proprio di<br />

quella prefazione che egli approntò per<br />

l’opera del Cerrata e che la figlia, in ossequio<br />

al volere paterno, ha voluto anteporre<br />

al volume pubblicato. E agli attenti<br />

e ammirati ascoltatori l’oratore ha<br />

saputo porgere una suggestiva visione<br />

del nascere, del divenire e del mutare di<br />

queste contrade; ha proiettato su di un<br />

ideale schermo le immagini dell’avanzare<br />

e del regredire dei ghiacciai; dell’ergersi<br />

all’orizzonte del monte Vulture,<br />

vomitante lava dalle infuocate voragini,<br />

lanciante al cielo cenere e lapilli, arrossando<br />

foscamente le cupe notti irpine;<br />

ha saputo prospettare il susseguirsi di<br />

stagioni calde e fredde in relazione alle<br />

mutevoli condizioni climatiche ed ambientali,<br />

sino al grande e storico evento :<br />

l’insediamento in queste valli del primo<br />

“homo sapiens”.<br />

Al termine della sua suggestiva rievocazione,<br />

l’oratore ha voluto offrire ai presenti<br />

un “saggio” della limpida ed ele-<br />

7<br />

gante prosa, elaborata dallo studioso,<br />

proponendo all’attenzione dell’uditorio,<br />

il seguente passo: “ L’amore per queste<br />

contrade arricchisce l’ambiente, il panorama<br />

e l’orizzonte di elementi e componenti<br />

elegiaci; ed è l’amore per queste<br />

contrade, ora desolate, che muove la coscienza<br />

accorata e risentita dell’autore<br />

a rivolgere una fervida esortazione ai<br />

giovani, perché appuntino la loro attenzione<br />

su questo stato di deprimente ristagno<br />

di ogni attività produttiva e segnino<br />

l’inizio della nascita della loro<br />

terra, che, pur nello squallore di un ingiustificato<br />

abbandono, non manca di<br />

esercitare un fascino suggestivo e di<br />

commuovere profondamente l’anima di<br />

chi ne contempli il paesaggio aspro e<br />

incolto, in cui, tuttavia, sembrano essere<br />

concisamente riassunte e parcamente<br />

espresse”.<br />

Un lungo, vivissimo e scrosciante applauso<br />

ha sottolineato il dire del preside<br />

Altieri; e nel salone delle conferenze,<br />

mentre ancora riecheggiavano le parole<br />

dell’oratore, ho visto sguardi, e non solo<br />

quelli dei familiari e parenti, profondamente<br />

commossi e occhi lucidi e sfavillanti<br />

per la profonda e viva commozione.<br />

Calitri, anni venti, un gruppo di vecchi socialisti, da<br />

sinistra: Canio Zampaglione (mand’les’), Crescenzo<br />

Martiniello (papp’lon’),Vincenzo Stanco (r’ss’liegghj’),Angelomaria<br />

Cianci (napulitan’) e seduto<br />

al centro Giuseppe Di Napoli (marchicch’).


IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />

P. G ERARDO CIOFFARI O. P.<br />

S. MARIA IN ELCE<br />

ALLA FINE DEL QUATTROCENTO<br />

abbazia ed il casale di S. Maria in<br />

L’ Elce sono certamente la parte del territorio<br />

di Calitri meglio documentata almeno<br />

per quanto riguarda il Medioevo.<br />

I documenti editi dal Volpini e gli inediti<br />

che sta studiando Claudia Vultaggio<br />

testimoniano di un monastero particolarmente<br />

vivace. La breve storia tracciata<br />

dall’Acocella ha avuto il pregio di<br />

attirare l’attenzione verso questo rudere<br />

che parla del suo grande passato. Ma è<br />

chiaro che può venire alla luce una storia<br />

decisamente più consistente. Questo<br />

mio intervento vuole essere un piccolo<br />

contributo alla suddetta ricostruzione,<br />

utilizzando un documento di cui l’Acocella<br />

venne a conoscenza soltanto dopo<br />

la pubblicazione della prima edizione<br />

della Storia di Calitri. Come si sa, la<br />

seconda edizione (quella ristampata dal<br />

Pannisco nel 1984), è molto sintetica.<br />

E questa potrebbe essere la causa dell’uso<br />

insufficiente fattone dall’Acocella,<br />

a meno che non sia stato frenato dalla<br />

difficoltà della lettura. <strong>Il</strong> documento, infatti,<br />

nonostante il buono stato di conservazione,<br />

non presenta una lettura<br />

agevole.<br />

1. Contesto storico<br />

<strong>Il</strong> contesto storico era già noto anche<br />

all’Acocella, il quale giustamente prende<br />

le mosse dalla morte di re Ferrante I<br />

(25 gennaio 1494). <strong>Il</strong> figlio Alfonso II,<br />

abituato al comando per aver condotto<br />

numerose guerre, pensò di poter trattare i<br />

baroni del regno con lo stesso polso fermo<br />

con cui comandava i suoi ufficiali.<br />

<strong>Il</strong> che, ovviamente, provocò non pochi<br />

malumori, e per di più in un momento<br />

particolarmente delicato. Aveva passato<br />

le Alpi l’esercito francese del giovane re<br />

Carlo VIII, ed anche se a Napoli si scherzava<br />

su questa spedizione, il re non volle<br />

correre rischi.<br />

Ad evitare che si riaccendesse la<br />

congiura che il padre aveva dovuto affrontare<br />

pochi anni prima, Alfonso II ritenne<br />

di dover agire tempestivamente.<br />

Prima che i baroni potessero collegarsi<br />

La biblioteca di Massenzio Gesualdo<br />

efficacemente, in data 30 maggio ne ordinò<br />

la carcerazione. Scriveva allora<br />

Notar Giacomo: “Adì XXX de magio de<br />

venerdì 1494 foro prisi in castello novo<br />

lo Excellento Gulielmo de Sancto Severino<br />

conte de Capaze una con lo figlio<br />

nomine lo Signore Americho, et lo Excellente<br />

signore Loyse de Gesualdo,<br />

Conte de Conza et li figli et fratelli: della<br />

quale presa se diceva esserne stata<br />

causa Messere Iulio de Scorciatis” (Notar<br />

Giacomo, Cronaca di Napoli, Napoli<br />

1845, p. 182).<br />

Subito il re disponeva che fossero redatti<br />

inventari dei beni feudali dei baroni<br />

“ribelli”, sia che dovessero essere devoluti<br />

alla Corona che dovessero essere donati<br />

ai baroni fedeli. L’inventario che riguarda<br />

Calitri e S. Maria in Elce risale al<br />

14 giugno del 1494 e fu composto da un<br />

razionale della Regia Camera della Sommaria<br />

di Napoli, tale Giovanni Ungaro,<br />

coadiuvato da Giovanni Montanaro di<br />

Napoli.<br />

Cinque giorni dopo il re ordinava<br />

che contro i baroni ribelli si procedesse<br />

nei termini giudiziari previsti in caso di<br />

congiura e quindi con molta severità.<br />

Ma Carlo VIII avanzava, anche se lentamente,<br />

ed a Napoli la tensione cominciava<br />

ad alzarsi. Quando, sul finire dell’anno,<br />

Carlo entrava nel Lazio, il re<br />

Alfonso II si vide incapace di affrontare<br />

la situazione, consapevole dell’ostilità<br />

che si era tirato addosso nel Regno.<br />

Pensando di salvare il Regno a favore<br />

del figlio, esattamente allo scadere dell’anno<br />

del suo regno, abdicò a favore<br />

di Ferrante II, meglio noto come Ferrandino<br />

(24 gennaio 1495). Per recuperare<br />

la simpatia e la fiducia dei baroni,<br />

al fine di creare un clima di unità e di<br />

lotta contro l’invasore, Ferrandino liberò<br />

i nobili carcerati, fra cui appunto il<br />

conte di Conza e i suoi fratelli. Ma era<br />

ormai troppo tardi. Carlo VIII era alle<br />

porte e meno di un mese dopo (22 febbraio)<br />

entrava trionfalmente in Napoli,<br />

accolto con entusiasmo non solo dalla<br />

popolazione, ma anche da Luigi Gesualdo<br />

e dagli altri membri della famiglia.<br />

8<br />

2. <strong>Il</strong> manoscritto quattrocentesco<br />

“L’inventario – scrive l’Acocella<br />

(Storia di Calitri, 1984, p. 58-59) – che<br />

fu eseguito nel giugno 1494, è giunto<br />

nella copia originale fino a noi e costituisce<br />

un prezioso documento di fonte<br />

storica”. Come ho già detto, però, lo storico<br />

di Calitri utilizza questo documento<br />

solo in minima parte.<br />

È stato Emilio Ricciardi, col quale si<br />

è instaurata un’amichevole collaborazione,<br />

a fornirmi fotocopia del manoscritto,<br />

conservato all’Archivio di Stato di Napoli.<br />

Trattasi del fondo Relevi, vol. 322,<br />

ff. 81-85v (su S. Maria in Elce) e 88-<br />

<strong>10</strong>3v (su Calitri). L’interesse suscitato in<br />

me dal suddetto manoscritto mi ha spinto<br />

ad una ricerca personale all’Archivio di<br />

Stato di Napoli, dalla quale ho ricavato<br />

notizie sia su Calitri che su S. Maria in<br />

Elce.<br />

L’ampio volume manoscritto, che<br />

contiene anche il suddetto inventario,<br />

tratta di molte cittadine del Principato<br />

Ultra. Sulla copertina è indicato come<br />

Liber singularis Relev. et Liquidat. Introytuum<br />

feudalium terrarum Comitatus<br />

Consae ab anno 1494 usque ad 1517.<br />

<strong>Il</strong> titolo generale della parte più consistente<br />

è invece: Inventarium Civ(ita)tum<br />

terrarum et locorum status Comitatus<br />

Concie factum per Ioannem Ungarum<br />

Regie Camere Summarie racionalem cum<br />

intervencione Ioannis Montanarii de<br />

Neapoli credenzerii deputati per ipsam<br />

Cameram super ditto inventario. Quindi<br />

seguono le varie cittadine dei cui beni<br />

feudali si dà l’inventario, e che è opportuno<br />

qui ricordare nell’eventualità che<br />

qualche storico locale volesse utilizzare<br />

questa fonte molto interessante: Conza<br />

(carta 59), Sant’Andrea (c. 63), Caposele<br />

(c. 64), Palo (c. 68), Aulecta (c. 71),<br />

Caiano (c. 74), Santangilo (c. 78), Selvetile<br />

(c. 79), Sta M. in Elice (c. 81-85v),<br />

bianche 86-87v, Calitri (88-<strong>10</strong>3v), bianche<br />

<strong>10</strong>4-<strong>10</strong>5v, Cayranum (c. <strong>10</strong>6), Gesualdum<br />

(c. <strong>10</strong>7), Fontanarosa (c. 111,<br />

oltre ad un inserto a mezza pagina), Frigento<br />

(c. 124), Paterno (c. 126), Locussano<br />

(127v).


N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />

Come si può vedere dal titolo del volume,<br />

nella raccolta sono compresi anche<br />

documenti del Cinquecento. Io ho<br />

mantenuto la qualifica di “quattrocentesco”<br />

in quanto la parte relativa a S. Maria<br />

in Elce risale interamente al 1494,<br />

senza aggiunte posteriori, come invece<br />

nel caso della parte relativa a Calitri.<br />

Sorvolando, per ora, sugli aspetti storico-economici,<br />

vorrei soffermarmi qui<br />

su un aspetto particolare, quello della ricostruzione<br />

della Biblioteca del Monastero<br />

al tempo in cui ne fu abate Massenzio<br />

Gesualdo. <strong>Il</strong> che è reso possibile<br />

dal fatto che gli estensori dell’inventario<br />

stesso riportano con notevole cura l’elenco<br />

dei libri.<br />

Nella trascrizione che segue ho mantenuto<br />

fedelmente la grafia del tempo,<br />

potendo riuscire utile agli studiosi della<br />

lingua, specie in riferimento all’oggettistica<br />

di fine Quattrocento. Le uniche libertà<br />

che mi sono preso sono state quella<br />

di mettere in maiuscolo i nomi propri<br />

(che nell’originale sono sempre in minuscolo),<br />

allo scopo di esemplificare alquanto<br />

la lettura, e quella di sciogliere<br />

alcune abbreviazioni più difficilmente<br />

comprensibili. Tra parentesi quadre sono<br />

le parole di dubbia lettura. Le parentesi<br />

con i puntini sospensivi (…) indicano<br />

che a quel punto non sono registrati dei<br />

libri, ma oggetti di altro genere.<br />

3. I libri nell’inventario del 1494.<br />

Inventarium abbacie sancte Marie in<br />

Elece que fuit Massencij de<br />

Gisualdo, in qua olim Comes<br />

Consie solum habebat cognitionem<br />

criminalium causarum.<br />

In la quale abbatia sonno trovate le cose<br />

infrascripte che se possedeano per<br />

dicto Massentio como<br />

commendatario de quella.<br />

[carta 81] La casa, et primo intro una<br />

camera de dicta abatia doe cascie de<br />

noce mezane intra le quale nce<br />

sonno le infrascripte cose, videlicet<br />

In una cascia: Libro uno Nicolo de Lira<br />

in volume grande uno breviario de<br />

cam.ra de stampa unaltº Nicolo de<br />

lira seu le Ep(isto)le de Beato<br />

Hieronimo de stampa con lo<br />

commento.<br />

Uno breviario vechio scripto ad penna<br />

Uno Lactantio de stampa<br />

Unaltro libro de Ysaya p(ro)feta ad<br />

stampa con lo commento<br />

Unaltro libro eccli(si)astico de carta de<br />

pergameno lo quale se chiama<br />

Legenda Sanctorum<br />

Unaltro libro squaternato vechio antiquo<br />

senza tabole de carta de coyro<br />

scripto ad penna (…).<br />

[c. 81v] (…)<br />

In laltra cascia: Ce sonno scripture<br />

privilegij et instr(umen)ti et bulle<br />

(…)<br />

Et in unaltra cam(e)ra duj scrignj de<br />

canipo intro li qualj ce sonno le cose<br />

infr(ascript)e, videlicet:<br />

In uno scrigno ce sonno li infr(ascript)i<br />

libri<br />

[Annotazione laterale:]<br />

posto dicto scrigno con li libri in la<br />

camera dicta de lo gayfo<br />

Uno libro de stampa intitulato<br />

Gene(a)logia Deorum.<br />

Uno vocabolista de italiano de stampa.<br />

Unaltro libro de Somnio Scipionis ad<br />

stampa<br />

Uno Ovidio de eroydo ad stampa<br />

Uno Valerio Maximo de stampa con lo<br />

commento<br />

Un sincero e sentito<br />

augurio di benvenuto a<br />

S.E. mons. Salvatore NUNNARI<br />

Nuovo Arcivescovo<br />

dell’Arcidiocesi di S. Angelo dei Lombardi,<br />

Conza della Campania, Nusco e Bisaccia.<br />

Nato a Reggio Calabria l’11.06.1939 ordinato sacerdote<br />

nel 1964, nella sua città dal 1983 parroco<br />

della Parrocchia di S. Maria del Divin Soccorso.<br />

Vicario Episcopale per il lavoro dal 1992, iscritto all’ordine<br />

dei pubblicisti. La celebrazione del possesso<br />

della Arcidiocesi è fissato per sabato 14.04.99.<br />

Vita filosoforum de stampa<br />

Uno Alberto Magno ad stampa<br />

Uno […] Aristotelis de stampa con lo<br />

commento<br />

Uno Alberto de [Etic] de stampa<br />

Uno Diodoro Siculo<br />

Uno libro de (a)strologia in picciulo<br />

volume de stampa. Incomenza:<br />

In principio Joannis de monte<br />

Uno Valerio Massimo ad stampa con lo<br />

commento<br />

Uno Bonoaccurso de stampa<br />

Uno Diodoro Siculo de stampa<br />

Uno Plauto de stampa<br />

[c. 82] Uno Justiniano de carta de<br />

coyro vechio scripto ad penna<br />

Unaltro libro de San(ctissi)ma Trinitate<br />

vechio senza tabole scripto ad penna<br />

Uno libro de zorfa de canto<br />

Uno Seneca de stampa ligato ad modo<br />

de registro grande<br />

Unaltro libro de stampa ligato in lo dicto<br />

modo intitulato [De] Principio Pirri<br />

9<br />

Perocti<br />

Uno le oratione de Tulio<br />

In lo altro scrigno sencele sonno li<br />

infr(ascrip)ti libri, videlicet:<br />

[Annotazione laterale:]<br />

Lo dicto scrigno de dicti libri sonno<br />

posti intro la camera de lo gayfo<br />

In primis uno Auli Gelio deslegato<br />

Tulio de officiis in carta de coyro<br />

scripto ad penna in volume picculo<br />

Uno Oratio disligato de stampa con<br />

commento<br />

Uno libro de lo papa mundo ad stampa<br />

con le figure in volume grande<br />

Uno libro de [sancto] Thomase de<br />

Aq(ui)no de stampa<br />

Uno Lucio […] ad stampa squaternato<br />

Uno Lucano ad stampa con commento<br />

Josefo ad stampa<br />

Uno Apoleyo de stampa<br />

Uno Martiale de stampa con commento<br />

Unaltro libro rubricato de re rustica de<br />

stampa<br />

Unaltro libro Justino<br />

Uno libro de astrologia de stampa in<br />

volume picculo figurato de stellis<br />

Le (e)pistole de Ovidio de stampa con<br />

commento<br />

Uno libro in volume picculo chiamato<br />

tractatum de sfera<br />

Uno Lactantio de stampa con lo<br />

commento<br />

Uno Justiniano et luno florentino de<br />

stampa:<br />

Uno Valerio ad Cornelium<br />

Uno libro disligato che se dice Summa<br />

astrologie<br />

Le epistole de [Fallerio] ad stampa<br />

Uno Salustio con lo commento<br />

squaternato de stampa<br />

Le epistole de Ovidio scripte ad penna<br />

de carta de bambace<br />

[c. 82v] Uno libro intitulato opusculum<br />

Tome<br />

Uno libro Tolomej<br />

Lo Filelfo de stampa in volume picculo<br />

Uno Propertio ad stampa con lo<br />

commento<br />

Uno Eusebio de stampa<br />

Una operecta in picculo volume de<br />

carta de coyro scripto ad penna che<br />

incomenza divitias alius<br />

Uno Persio in volume picculo de carta<br />

de bambaci<br />

De somnio Scipionis ad stampa<br />

Uno Svetonio con lo commento de<br />

stampa desligato<br />

Lo [….] desligato ad stampa<br />

Quintiliano ad stampa disligato<br />

Lo prologo de Sancto Hieronymo<br />

desligato<br />

La retorica de Tulio ad penna in carta<br />

de bambace


IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />

Le epistole de Plinio in picculo volume<br />

de stampa desligata<br />

Liber Abraham squaternato ad stampa<br />

Svetonio de stampa ligato ad modo de<br />

registro<br />

Le epistole de Falaris de stampa<br />

Uno doctrinale de carta de coyro<br />

Le epistole de Plinio de stampa<br />

Uno quaterno de breviatura de lege ad<br />

penna vechio<br />

Una operecta de stampa de Fratre<br />

Baptista<br />

Una operecta de stampa intitulata Caij<br />

Plinii secundi in volume picculo<br />

Le epistole de Oratio scripte in carta de<br />

coyro ad mano in volume picculo de<br />

[…](…)<br />

Duj sportuni ferrati scasciati con dentro<br />

scripture et in uno ce sonno certi<br />

libri<br />

de stampa squaternati et desligati.<br />

[Annotazione laterale:]<br />

Dicto sportone con li libri posto a la<br />

camera de lo gayfo (…)<br />

[c. 83] (…)<br />

Uno banchecto da tenere scripture<br />

aperto intro lo quale ce sta uno<br />

Tulio de Officiis de stampa legato<br />

ad modo de regestro con certe<br />

scripture da niente (…)<br />

[c. 83v] Uno mesale grosso novo<br />

Unaltro mesalecto picculo de […] usato<br />

(…)<br />

Doe carte de navigare (…)<br />

Intro la ecclesia (…)<br />

Duj messalj uno ad stampa et l’altro in<br />

carta de coyro 80<br />

Uno breviario de carta de coyro ad<br />

penna vechio (…)<br />

Tre antifanarij grandj in carta de coyro<br />

In una cascia dereto lo altare maiore<br />

(…)<br />

Duj librectj de canto in carta de coyro.<br />

86<br />

[c. 84] In una camera sopra le scale<br />

nominata la cam(e)ra penta<br />

(…)<br />

Uno breviario vechio de carta de coyro<br />

(…) 87<br />

[84v] (…)<br />

[85] (…)<br />

[85v] (…)<br />

4. Massenzio Gesualdo e S. Maria in<br />

Elce.<br />

La famiglia Gesualdo, giunta ad una<br />

grande consapevolezza del proprio ruolo<br />

e della propria forza nel contesto del re-<br />

gno di Napoli, volle rafforzare la propria<br />

immagine non solo con matrimoni prestigiosi<br />

con altre famiglie nobili ma anche<br />

ricorrendo a nomi che richiamavano<br />

l’età classica. Nomi come Camillo,<br />

Scipione o Massenzio rispondevano appunto<br />

a questa esigenza.<br />

Si è detto che nel 1471, essendo già<br />

morto il figlio primogenito Sansone (o<br />

Sansonetto), Luigi II Gesualdo nominò<br />

suo erede al feudo di Calitri il di lui figlio<br />

Nicola. Tale almeno la tesi dell’Acocella,<br />

che rinvia ad alcuni documenti<br />

dell’Archivio di Stato di Napoli: Questi<br />

ottenne con Privilegio del 30 marzo<br />

1471, l’investitura di Calitri e degli altri<br />

feudi aviti (Storia di Calitri, 1984, p. 58).<br />

Ora, sia il De Lellis (Discorsi delle famiglie<br />

nobili, II, 1663, p. 14) che l’Acocella<br />

menzionano solo di sfuggita un altro<br />

figlio di Luigi II, Antonio, meglio<br />

noto come Antonello Gesualdo. Nella ricerca<br />

che ho fatto all’Archivio di Stato di<br />

Napoli mi sono imbattuto in una copia<br />

secentesca di un Privilegio di investitura<br />

del feudo di Calitri a favore di Antonello<br />

Gesualdo datato 31 marzo 1471 (un giorno<br />

dopo quello che l’Acocella avrebbe<br />

visto a favore di Nicola, fratello di Antonello).<br />

Un dato che potrebbe significare<br />

una modifica non indifferente nell’elenco<br />

dei signori di Calitri. Per il decennio<br />

1471-1480 potrebbe scomparire Nicola<br />

ed essere inserito Antonello. Ma, prima<br />

di tirare questa conclusione, è opportuno<br />

attendere qualche altra scoperta in un<br />

senso o nell’altro.<br />

Qui è invece opportuno introdurre un<br />

nuovo personaggio che ebbe molto a che<br />

fare con S. Maria in Elce e molto probabilmente<br />

con Calitri. Si tratta di Massenzio<br />

Gesualdo, altro fratello di Nicola e di<br />

Antonello e quindi fratello anche di colui<br />

che subentrerà autorevolmente nel feudo,<br />

Luigi III Gesualdo.<br />

Nell’inventario in questione, Massenzio<br />

è definito commendatario. Dal testo<br />

non è molto chiaro se fosse sacerdote,<br />

ma dalle notizie che dà il de Lellis, è<br />

chiaro che egli è l’ecclesiastico della famiglia.<br />

A lui si deve il restauro della cappella<br />

di S. Giovanni Battista nella chiesa<br />

di S. Martino dei padri certosini sotto il<br />

Castel di S. Erasmo, lasciandovi questa<br />

iscrizione: Divo Ioanni Baptistae dedicatum,<br />

Massentius Iesualdus pie exornavit<br />

(De Lellis, cit., 15). Questa era la<br />

cappella di famiglia dei Gesualdo, e<br />

Massenzio fece apporre la seguente iscrizione:<br />

Veteres Iesualdi Proceres Dei, et<br />

immortalis memores. Infine, volle ricordare<br />

il fratello minore Carlo, sepolto<br />

ugualmente nella suddetta cappella, con<br />

queste parole: Carolo Iesualdo strenuo<br />

<strong>10</strong><br />

Equiti, Primi Ordinis Hierosolymitano,<br />

ex Procerum Regni Neapolitani, Vetusta<br />

Iesualdorum, illustrique Familia, plena<br />

honoribus, vita functo, qui Messanae cognita<br />

obsessae a Turcis, Rodi, quo laturus,<br />

opem navigabat deditione, Neapolim<br />

rediens climaterico, Anno MDXXIII extinctus<br />

est. Massentius Iesualdus fratri<br />

amantissimo, beneque merenti.<br />

Abate di S. Maria in Elce era dunque<br />

nel 1494 questo Massenzio, che doveva<br />

essere abbastanza giovane se nel<br />

1523 curava ancora la sepoltura del fratello<br />

Carlo. È difficile però dire se anch’egli<br />

finisse in carcere quel 30 maggio<br />

del 1494 come gli altri fratelli, oppure,<br />

grazie al suo stato ecclesiastico, perdesse<br />

soltanto le sue prebende, ma non la<br />

libertà.<br />

In ogni caso era un sacerdote dotto.<br />

Dal contesto dell’inventario, i libri messi<br />

sotto sequestro sembrano di sua proprietà,<br />

piuttosto che del monastero in<br />

quanto tale. Probabilmente aveva libri<br />

anche in altre sue residenze, come quella<br />

nei pressi della chiesa di S. Martino a<br />

Napoli. L’elenco però dei libri di S. Maria<br />

in Elce è di tutta rilevanza. Per quell’epoca,<br />

infatti, non sono molti gli inventari<br />

di libri che superano gli 87 titoli della<br />

Biblioteca di Massenzio Gesualdo a<br />

S. Maria in Elce. A questi 87 titoli vanno<br />

aggiunte poi le due carte di navigazione<br />

e un’intera cassa di scripture privilegij<br />

et instr(umen)ti et bulle.<br />

5. Cultura classica<br />

I titoli dei libri sopra riferiti rivelano<br />

un interesse prevalente in Massenzio Gesualdo<br />

e, quasi certamente, in tutta la sua<br />

famiglia. Più avanti si vedrà come il nipote<br />

Fabrizio (figlio del fratello Luigi<br />

III) sarà molto attivo nei circoli della<br />

nuova cultura umanistica napoletana.<br />

Nella sua biblioteca sono presenti gli<br />

storici latini e greci da Tito Livio (59 a.<br />

C. – 17 d.C.), a Cornelio Nepote (99-27<br />

a. C.), da Diodoro Siculo (due copie) a<br />

Dionigi di Alicarnasso, tutti autori sensibili<br />

al discorso sulle antichità romane,<br />

oltre a C. Crispo Sallustio, il noto storico<br />

della congiura di Catilina e delle guerre<br />

giugurtine, a Lucano (39-65) e a Svetonio,<br />

autore delle Vite dei Cesari (due volumi<br />

o due copie). A completare il quadro<br />

vi sono anche il versatile M. Terenzio<br />

Varrone (116-27), bibliotecario di<br />

Giulio Cesare (del suo De re rustica v’erano<br />

due copie), Vitruvio Pollione, il celebre<br />

autore del De Architectura, e Strabone,<br />

l’autore della nota Geografia, morto<br />

nel 24 d.C.


N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />

A segnare il passaggio dagli storici<br />

puri ai narratori moralisti è Valerio Massimo,<br />

contemporaneo di Gesù Cristo, che<br />

scrisse Fatti e detti memorabili, una raccolta<br />

che ebbe un gran successo nel medioevo<br />

per il facile utilizzo da parte dei<br />

predicatori. Oltre alle due copie (o due<br />

volumi della stessa opera?) della sua<br />

opera, l’inventario segnala anche un Valerio<br />

ad Cornelium. Sulla sua scia può<br />

essere considerato Aulo Gellio (II secolo<br />

dopo Cristo), con le sue Notti Attiche.<br />

Legate all’oratoria, ma con una forte<br />

valenza pedagogica erano anche gli scritti<br />

di M. Tullio Cicerone (<strong>10</strong>6-43 a.C.). Di<br />

lui a S. Maria in Elce c’erano due copie<br />

del De officiis, due del Somnium Scipionis,<br />

la Retorica, e una raccolta di Orazioni.<br />

Ben sei titoli, cosa che però non<br />

deve sorprendere, in quanto il suo è uno<br />

dei massimi nomi della classicità romana,<br />

con in più una fruibilità sia sul piano<br />

del metodo oratorio che sul contenuto<br />

altamente umanistico del suo messaggio.<br />

In linea con questo messaggio e, se vogliamo,<br />

ancor più vicino ai princìpi cristiani<br />

era Lucio Anneo Seneca (4- 65<br />

d.C.), l’inascoltato consigliere di Nerone.<br />

Nell’inventario non è però specificato se<br />

si tratti di un’opera specifica o di una<br />

raccolta. A questo tipo di letteratura potrebbero<br />

essere accostate anche le Epistole<br />

di Plinio il Giovane (61-112 d.C.),<br />

di cui a S. Maria in Elce v’erano due copie.<br />

Un’altra non è chiaro se si riferisse a<br />

questo stesso autore, o più probabilmente<br />

allo zio Plinio il Vecchio (una operecta<br />

de stampa intitulata Caij Plinii Secundi).<br />

È ricordato poi Quintiliano (35-<br />

Calitri 1954, la famiglia Acocella (l’andr’ttes’)<br />

da sinistra: Giuseppina Codella,Acocella Maria<br />

Teresa, la seconda figlia, Filippo Acocella, e le<br />

altre due figlie Vincenzina e Ada.<br />

98 d.C.), come Cicerone oratore ma anche<br />

pedagogista, nonché una Vita filosoforum,<br />

che potrebbe essere quella di<br />

Diogene Laerzio.<br />

L’amore per la cultura classica nella<br />

famiglia Gesualdo non poteva permettere<br />

che ci si limitasse ad una biblioteca<br />

umanistico-pedagogica. Massenzio raccolse<br />

a S. Maria in Elce anche testi non<br />

propriamente conciliabili con la mentalità<br />

monastica. Vi si trovano le Commedie<br />

di Plauto (†184 a.C.). Lo scrittore satirico<br />

Quinto Orazio Flacco (65-8 a.C.) è<br />

presente con due titoli (uno di Epistole).<br />

Come è presente il suo imitatore Persio<br />

(34-62 d.C.), autore di sei brevi poemi<br />

satirici (uno sulle preghiere inutili). Di<br />

Ovidio non c’è l’Ars amatoria, ma vi<br />

sono le Epistole e le Epistolae Heroidum<br />

(lettere di eroine della mitologia abbandonate<br />

dai loro uomini). Di Properzio<br />

(54-<strong>10</strong> circa a.C.) vi sono i poemi elegiaci.<br />

C’è anche Giovenale, il più noto<br />

poeta satirico latino, fiorito nella prima<br />

metà del II secolo. E c’è Marziale (40-<br />

<strong>10</strong>4 d.C.), autore di Epigrammi, oltre ad<br />

Apuleio (120-168 d.C.) col suo romanzo<br />

Metamorfosi, sulle trasformazioni in asino<br />

del suo protagonista Lucio.<br />

Quanto agli scrittori cristiani l’inventario<br />

comincia con Giustino (<strong>10</strong>0-165),<br />

anche se non è chiaro se si tratti del Dialogo<br />

con Trifone oppure (più probabile)<br />

dell’Apologia. Anche di Lattanzio (250-<br />

325) non è chiaro se l’opera conservata è<br />

il De mortibus persecutorum oppure le<br />

Divinae Institutiones. Essendo però Lattanzio<br />

ricordato due volte, avrebbero potuto<br />

esserci entrambe. Di Eusebio di Ce-<br />

NUOVO VESCOVO<br />

alla Diocesi di Alife – Caiazzo (CE)<br />

<strong>Il</strong> 17 aprile<br />

alle ore diciassette pomeridiane<br />

a Caserta, in località Palamacciò,<br />

verrà consacrato vescovo<br />

mons. don PIETRO FARINA<br />

Nato a Maddaloni il 7 maggio 1942 ordinato<br />

sacerdote il 26 giugno 1966 e quasi<br />

subito parroco a Mezzano di Caserta.<br />

Personaggio di spicco per i suoi studi all’Università<br />

Gregoriana e le numerose specializzazioni<br />

conseguite in altre Università,<br />

uomo di preghiera e di sincera condivisione.<br />

A Lui vadano gli auguri di un santo ministero,<br />

da parte di tutti: parenti, amici,<br />

figli spirituali e la redazione del nostro<br />

giornale.<br />

11<br />

sarea (260-340) c’era poi la Storia Ecclesiastica.<br />

Girolamo (345-420) è menzionato<br />

una volta per il Prologo ed una<br />

per le Epistole commentate dal teologo<br />

francescano Nicolò di Lyra (1270-1340),<br />

del quale c’è anche un altro Libro uno in<br />

volume grande (forse l’edizione del<br />

1472). Inoltre, due volte è ricordato Alberto<br />

Magno e due S. Tommaso d’Aquino,<br />

i massimi pensatori domenicani.<br />

La Legenda Sanctorum dovrebbe essere<br />

la celebre Legenda aurea di Jacopo da<br />

Varagine.<br />

A parte il solito Giustiniano (per il<br />

diritto) e Giuseppe Flavio (n. 38 d.C.),<br />

per le Guerre Giudaiche, compaiono anche<br />

tre opere di astrologia (una Summa,<br />

un trattato De stellis, ed un trattato che<br />

comincia con: In principio Ioannis de<br />

Monte), nonché l’opera di Tolomeo (secondo<br />

secolo d.C.). E c’è anche un Tractatum<br />

de sphera.<br />

I libri ecclesiastici non sono molti.<br />

Si comincia con quattro breviari vecchi,<br />

per finire ad un nuovo messale grande,<br />

un messaletto, altri due messali a stampa<br />

e tre antifonari grandi. Due libretti riguardano<br />

il canto liturgico, e così pure il<br />

libro detto de zorfa de canto.<br />

La presenza poco consistente di libri<br />

ecclesiastici farebbe pensare che questi<br />

fossero i libri personali di Massenzio Gesualdo.<br />

<strong>Il</strong> che porterebbe anche alla conclusione<br />

che la Biblioteca dei monaci era<br />

ubicata altrove. Se da un lato Massenzio<br />

cercava di essere del tutto autonomo<br />

quanto agli strumenti della sua attività, è<br />

però plausibile che incentivasse tra i monaci<br />

anche la lettura dei classici.<br />

Calitri 18 novembre 1927, il signor Cianci<br />

Giovanni con i figli Michelina e Michele alla<br />

“sciula” r’ Santa Lucia.


IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />

n età moderna Calitri era famosa per il<br />

Isuo castello «maestoso e commodo»,<br />

costruito o, più probabilmente, ricostruito<br />

nel XV secolo. Le raffigurazioni antiche<br />

lo mostrano incombente sulle piccole<br />

abitazioni sottostanti e cinto da una<br />

cortina di mura, nelle quali si apriva un<br />

varco servito da un ponte levatoio.<br />

Distrutto dai terremoti che si successero<br />

tra il 1688 e il 1694, del castello restano<br />

scarse testimonianze. Si sa che era<br />

composto da due ali, disposte a differenti<br />

quote di impianto e collegate da un ponte<br />

levatoio, con due cortili all’interno e un<br />

secondo ponte levatoio sul fossato che,<br />

insieme a una potente cinta di bastioni,<br />

sbarrava l’accesso principale alla fortezza.<br />

Vito Acocella riferisce inoltre di un<br />

passaggio segreto, una via di fuga sotterranea<br />

che sbucava fuori dell’abitato1 .<br />

A poca distanza dai bastioni, verso<br />

la Ripa, sorgeva la chiesa di S. Maria ad<br />

Ripam «de Castro», sulla quale i Gesualdo,<br />

principi di Venosa, conti di Conza<br />

e signori di Calitri per quasi tre secoli,<br />

mantenevano il diritto di patronato.<br />

Durante il XVI secolo il castello perdette<br />

progressivamente il suo originario<br />

carattere militare per assumere l’aspetto<br />

di una sfarzosa residenza patrizia. Nel<br />

Cinquecento vi abitarono tutti gli arcivescovi<br />

di casa Gesualdo e nel 1540 vi<br />

nacque Alfonso Gesualdo, cardinale decano<br />

del Sacro Collegio e arcivescovo di<br />

Napoli dal 1597 al 1603.<br />

Nel 1561 un terremoto danneggiò il<br />

grande edificio e solo nel 1613 si ebbero<br />

consistenti lavori di ristrutturazione. Nel<br />

1637 il castello era definito «fabrica degna<br />

per il Principe» 2 e nel 1688 Donatantonio<br />

Castellano lo descriveva composto<br />

da oltre trecento stanze «che vi<br />

possono stare comodamente da cinque<br />

Corti di Signori ben munito di due ponti<br />

a levatoio, con bellissimi bastioni, atteso<br />

detto castello sta sopra un monte, e guarnito<br />

di tutte comodità, et altro tanto la<br />

terra è tutta murata con quattro porte,<br />

che si rende assai sicura» 3 ; il tavolario4 Chianelli, che lo visitò dopo il terremoto<br />

del 1692, parlò di «una bella macchina di<br />

fabbrica» messa a dura prova da «tre as-<br />

EMILIO RICCIARDI<br />

IL CASTELLO E<br />

LA CAVALLERIZZA DI CALITRI<br />

salti di fierissimo terremoto» (1688,<br />

1689, 1692) e calcolò che per «ridurre<br />

habitabile detto castello» sarebbe stata<br />

necessaria una spesa di oltre 6.000 scudi,<br />

consigliando al feudatario di non spendere<br />

soldi inutili per lo stipendio di un<br />

castellano 5 .<br />

<strong>Il</strong> castello, riparato alla meglio, fu definitivamente<br />

distrutto dal terremoto<br />

dell’8 settembre 1694, nel quale perse la<br />

vita il vecchio feudatario Francesco Mirelli<br />

con quasi tutta la sua famiglia 6 . <strong>Il</strong><br />

grande edificio, che nel 1696, secondo<br />

il tavolario Antonio Caracciolo, era ridotto<br />

a «uno mucchio di pietre» 7 , non fu<br />

più ricostruito: le pietre furono rivendute<br />

a lotti ai cittadini per riutilizzarle in nuove<br />

costruzioni, mentre i pezzi di spoglio<br />

più pregiati furono impiegati dal feudatario<br />

per ristrutturare «un Palazzotto di<br />

detta terra […] alla piazza, che si chiama<br />

vulgarmente la casa di Gatta», da utilizzare<br />

per abitazione del Barone «dopo la<br />

ruina del Castello per il terremoto» 8 .<br />

Nel Settecento nuove abitazioni sorsero<br />

a ridosso dei ruderi, trasformando<br />

l’antico fossato in una nuova strada, la<br />

«via del fosso». I terremoti successivi<br />

cancellarono le ultime vestigia della<br />

grande fabbrica.<br />

<strong>Il</strong> castello alla fine del Quattrocento<br />

Nel 1494 numerosi baroni del regno<br />

di Napoli, tra i quali Luigi Gesualdo,<br />

conte di Conza, si ribellarono al re Alfonso<br />

II d’Aragona. La punizione del sovrano<br />

non si fece attendere: i traditori<br />

furono arrestati e i loro beni furono requisiti.<br />

Tra le proprietà confiscate a Luigi<br />

Gesualdo vi fu anche la terra di Calitri<br />

col castello, del quale fu compilato un<br />

accurato inventario. <strong>Il</strong> documento, conservato<br />

nell’Archivio di Stato di Napoli<br />

9 , era già noto a Vito Acocella, che lo<br />

citò nella sua Storia di Calitri, ma non lo<br />

trascrisse, forse a causa dell’eccessiva<br />

lunghezza e della difficile lettura. Si tratta<br />

della più dettagliata descrizione a noi<br />

nota del castello, del quale vengono elen-<br />

12<br />

cati una ventina di ambienti, tra cui «la<br />

camera solita della Contessa» e «la camera<br />

della guardarobba sotto la camera<br />

de la Contessa», nella quale erano conservati<br />

gli utensili di rame e di ferro e un<br />

prezioso servizio da tavola <strong>10</strong> ; la camera<br />

«sotto de la sala», la camera « super la<br />

porta ferrata», due cucine, la «vechia» e<br />

la «nova», con il «furno», «la camera<br />

nova di lo furno», la «grotta del cellaro»<br />

e vari locali di servizio; «la camera dove<br />

stava lo Conte», un appartamentino di<br />

due stanze, dall’arredamento piuttosto<br />

spartano; infine un grande salone chiamato<br />

«la camera de la logia», nel quale al<br />

momento dell’inventario erano ammucchiate<br />

numerose casse colme di stoffe,<br />

vestiti, scarpe e perfino uno scrigno con i<br />

paramenti e gli arredi sacri utilizzati per<br />

officiare nella cappella del castello 11 .<br />

Gli ambienti erano disposti su più livelli<br />

e l’arredamento era completato da<br />

scrigni e bauli che contenevano denaro 12 ,<br />

armi 13 , biancheria, finimenti per le cavalcature<br />

14 e ogni altro genere di cose.<br />

Notevole la biblioteca, che comprendeva<br />

sia manoscritti, alcuni dei quali miniati,<br />

sia opere a stampa; vi si trovavano autori<br />

classici latini (Cicerone, Ovidio), scrittori<br />

italiani del Trecento (soprattutto Boccaccio,<br />

del quale il conte possedeva numerose<br />

opere), poeti come Dante, Petrarca<br />

e Sannazzaro e diversi libri di soggetto<br />

religioso (tra i quali le Parabole di<br />

Salomone e la Legenda aurea di Jacopo<br />

da Varagine) 15 .<br />

Relativamente poche le armi rinvenute<br />

nel castello ma, anche se l’inventario<br />

non fa menzione di alcun pezzo di<br />

artiglieria, la presenza nei depositi del<br />

castello di barili di zolfo e salnitro, ingredienti<br />

base della polvere da sparo, fa<br />

sospettare che le artiglierie, insieme alle<br />

armi migliori, fossero già state portate<br />

via da Luigi Gesualdo.<br />

<strong>Il</strong> feudo e il castello di Calitri, assegnati<br />

successivamente a Consalvo de<br />

Cordova, primo viceré spagnolo del regno<br />

di Napoli, furono restituiti a Luigi<br />

III Gesualdo solo dopo la sottomissione<br />

di quest’ultimo a Ferdinando il Cattolico,<br />

avvenuta nel 1506 16 .


N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />

<strong>Il</strong> castello in età vicereale<br />

Nel 1561, mentre Luigi IV Gesualdo<br />

acquistava il titolo di principe di Venosa,<br />

un terremoto distrusse gran parte del castello<br />

di Calitri che, tra la fine del Cinquecento<br />

e l’inizio del Seicento, attraversò<br />

un periodo di abbandono, rimanendo<br />

per molti mesi all’anno disabitato,<br />

affidato soltanto alle cure di un castellano<br />

17 . Ogni tanto accoglieva, per un breve<br />

soggiorno, il card. Alfonso, assurto ai<br />

vertici della carriera ecclesiastica e residente<br />

per la maggior parte del tempo a<br />

Roma, o qualcuno dei feudatari, che però<br />

preferivano abitare nelle altre dimore<br />

della famiglia, a Napoli, a Gesualdo o<br />

nella nuova residenza di Venosa.<br />

<strong>Il</strong> 20 agosto 1613 Emanuele Gesualdo,<br />

unico erede maschio del vecchio<br />

principe Carlo, morì cadendo da cavallo<br />

durante una battuta di caccia. <strong>Il</strong> giovane<br />

lasciava la moglie, Polissena von Fürstemberg,<br />

incinta di sette mesi, e una<br />

bimba di due anni, Isabella. La giovane<br />

vedova, che fino a quel momento aveva<br />

abitato nel castello di Venosa, decise di<br />

trasferirsi e don Carlo, che si era ritirato<br />

da molti anni a Gesualdo, scrisse subito<br />

ai suoi uomini di fiducia affinché riparassero<br />

il castello di Calitri e lo rendessero<br />

accogliente per le due principesse,<br />

alle quali fu riservato l’appartamento una<br />

volta abitato dal card. Alfonso Gesualdo.<br />

Pochi giorni dopo, l’8 settembre, anche<br />

il vecchio principe moriva, e così<br />

toccò alla principessa Polissena seguire i<br />

lavori, che durarono un intero anno.<br />

Le relazioni dei lavori, conservate<br />

nell’archivio di Stato di Napoli insieme<br />

con alcune lettere che si riportano in appendice<br />

18 , offrono nuove informazioni<br />

sul castello. A partire dal mese di settembre<br />

1613 sono documentati pagamenti<br />

per l’acquisto e il trasporto di calce<br />

e pietre, estratte dalle cave tra Calitri<br />

e Cairano; tavole di quercia, di castagno<br />

e di abete, queste ultime fatte venire<br />

da Pescopagano; poi chiodi, serrature,<br />

tela, cera, colla e altri materiali da<br />

costruzione.<br />

Le porte e le finestre del castello furono<br />

accomodate con tavole di castagno,<br />

furono acquistate e messe in opera serrature<br />

e maniglie nuove, fu accomodata la<br />

rimessa della carrozza, fu rifatto il ponte<br />

levatoio con tavoloni di quercia e furono<br />

acquistate perfino «quattro catenacce per<br />

le carcere». I lavori in muratura interessarono<br />

alcuni locali di servizio come la<br />

dispensa, la cucina e le cisterne, oltre al<br />

grande salone con la loggia, in un angolo<br />

del quale fu costruita una scala a chiocciola<br />

(«lumaca»).<br />

Alla morte del principe Carlo la moglie,<br />

Eleonora d’Este, lasciò il castello di<br />

Gesualdo per raggiungere la nuora, ormai<br />

prossima a partorire, a Calitri. Qui,<br />

nel novembre 1613, Polissena Furstemberg<br />

diede alla luce una bambina, che<br />

fu chiamata Leonora Emanuela Carlina.<br />

Così si estinse definitivamente il ramo<br />

maschile della casa Gesualdo e, per circa<br />

un anno, il castello di Calitri fu abitato<br />

solo da donne. Come si è detto, fu<br />

Polissena a seguire i lavori di riparazione<br />

nel castello, che terminarono nel settembre<br />

del 1614. Dopo qualche tempo<br />

Polissena si risposò con Andrea Acquaviva,<br />

principe di Caserta, mentre Eleonora<br />

d’Este lasciò per sempre l’Irpinia e<br />

ritornò a Modena, dove si spense nel<br />

1637.<br />

La piccola Leonora fu rinchiusa nel<br />

monastero napoletano di S. Maria della<br />

Sapienza, nel quale in seguito pronunciò<br />

i voti, mentre Isabella, ultima erede<br />

dei Gesualdo, sposò il principe Nicolò<br />

Ludovisi, dal quale ebbe una sola figlia,<br />

Lo stolto ha il cuore<br />

sulle labbra,<br />

il saggio ha la bocca<br />

nel cuore.<br />

(Qoèlet XXI - <strong>10</strong>)<br />

Lavinia. Nel 1629 Isabella, appena diciottenne,<br />

morì, lasciando alla figlia tutti<br />

i beni dei Gesualdo. Pochi anni dopo<br />

morì anche la bambina e, non essendoci<br />

eredi, i beni dei Gesualdo vennero incamerati<br />

dalla Corona e successivamente<br />

rivenduti a Nicolò Ludovisi, marito di<br />

Isabella e padre di Lavinia, che così divenne<br />

il nuovo feudatario di Calitri.<br />

La cavallerizza<br />

Oltre che per il castello, in età rinascimentale<br />

Calitri era famosa per l’allevamento<br />

dei cavalli. Lo provano tra l’altro<br />

le lettere di Bernardo Tasso, che nel<br />

1541 scriveva a Luigi Gesualdo per<br />

chiedergli un cavallo per la principessa di<br />

Sanseverino 19 ; e di Alfonso Fontanelli,<br />

diplomatico di casa d’Este, che il 14 giugno<br />

1594, in una missiva indirizzata al<br />

duca di Ferrara Alfonso II, scriveva:<br />

«S’avviammo verso Caposelle passando<br />

per molte terre di S.E. et particolarmente<br />

per Calitro ove allora si trovava<br />

la razza de’cavalli che per favorir me fù<br />

13<br />

condotta al luogo dove passavamo acciò<br />

ch’io lo vedessi.<br />

Restai veramente maravigliato non<br />

tanto per la bellezza delle giumente, et<br />

de’poledri ch’è incomparabile, quanto<br />

per la qualità de’stalloni che sono i più<br />

belli ch’occhio humano possa vedere, et<br />

in particolare un ginetto, et un portante<br />

maraviglioso 20 .»<br />

I cavalli venivano maneggiati in due<br />

cavallerizze. Quella più antica, ripetutamente<br />

citata nell’inventario quattrocentesco,<br />

si trovava nella Terra, «dereto Corte»,<br />

cioè occupava il lato orientale dell’attuale<br />

piazza della Repubblica; verso<br />

la metà del XVII secolo il principe Ludovisi<br />

la cedette all’arcivescovo di Conza,<br />

Ercole Rangone, che a sua volta donò<br />

il suolo al monastero benedettino dell’Annunziata<br />

21 .<br />

La cavallerizza descritta nel 1594 da<br />

Fontanelli si trovava invece nei pressi<br />

dell’Ofanto, vicino al ponte; lo conferma<br />

uno strumento notarile del 1631 nel quale,<br />

tra i beni della defunta Isabella Gesualdo,<br />

viene elencato anche «lo terricello<br />

al Ponte dove se solevano maneggiare<br />

li cavalli, (il quale) confina con<br />

l’Ofanto et altri (confini)» 22 , mentre una<br />

carta un po’ più antica parla di un «loco<br />

detto de lo cortino vulgariter detto dove<br />

cavalcava la bona memoria del signor<br />

principe Luigi» 23 .<br />

La passione per l’allevamento dei cavalli,<br />

così diffusa tra i componenti della<br />

famiglia Gesualdo, non era invece condivisa<br />

dai nuovi feudatari, i Ludovisi, i<br />

quali, come si è detto, alienarono la cavallerizza<br />

nella Terra e lasciarono andare<br />

in rovina anche quella nei pressi dell’Ofanto.<br />

Alla fine del Seicento il tavolario<br />

Chianelli, parlando della cavallerizza<br />

dell’Ofanto, affermava che «hoggi (è)<br />

caduta in tutto» 24 , e questa breve citazione<br />

è l’ultima notizia pervenutaci<br />

sulla celebrata «razza de’cavalli» di<br />

Calitri.<br />

Documenti<br />

Napoli, Archivio di Stato,<br />

Relevi, vol. 317<br />

f. 747<br />

Al sig. Giovan Camillo Zampaglione<br />

mio Agente - Calitro<br />

Dovendo venire ad abitare nel Castello<br />

de Calitro Donna Isabella mia figlia<br />

con la sua famiglia bisongnia che<br />

noi facciasi vedere diligentemente che<br />

detto Castiello non piova che ve siano


IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />

porte et fenestre in quelli appartamenti<br />

particularemente de quello de detta mia<br />

figlia se vorrà servire, facendo far bene<br />

l’incerate alle finestre del Castiello, de<br />

quelle cammare che andarà la sudetta<br />

mia figlia e bisongnia dove chiove o serratura<br />

et le ferrate ponere […] fate vedere<br />

li camini delle ciminere et tutto quello<br />

che bisongnio, et si per queste cose volete<br />

(che) manno Giovanni Sabato, avvisate<br />

che si mandarrà. Fate anco far quella<br />

maggiore provisione de lengnie che<br />

sia possibile et farli riponere in Castello<br />

[…] tutto quello che spenderete per la<br />

reparactione […] de detto Castello […]<br />

ne farrete notando a conto a parte acciò<br />

se possa fare buono al camarlingho […]<br />

state sano.<br />

de Gesualdo allo 28 de aug.to 1613<br />

Don Carlo<br />

f. 749<br />

Al Sig. D. Giovan Camillo Zampaglione<br />

Signor fratello amantissimo<br />

la signora Donna Polissena eccellentissima<br />

mia signora per quello che tocha<br />

alla volontà, et desiderio suo vorria partire<br />

domenica da qui et venirsene in Calitri<br />

et però lo impediscie il stato di sua salute<br />

nel quale si trova, si spera però che presto<br />

estarà libera de questo impedimento, et se<br />

ne vennarrà volando; et pertanto necissario,<br />

non solo non perda tempo, ma che<br />

sia molto solecito ad attender allo bisognio<br />

del castiello et particularmente à<br />

quanto vederrà qui sotto annotato […] si<br />

che di gratia stia avegilantissima à quello<br />

negotio, […] che sa che quella è la volonta<br />

et comandamento del mio eccellentissimo<br />

padrone.<br />

Si ha da accomodar l’appartamento<br />

detto del Cardinale perché per questi<br />

mesi di estate (Sua) Eccellenza desidera<br />

venir in esso et perciò bisongnia veder<br />

che ve siano tutte le porte et finestre che<br />

serriano bone et che non entri vento, che<br />

nelle porte siano tutte le serrature et chiave,<br />

se accommodate sonno tutte le impannate<br />

et tutte le fenestre dicto appartamento,<br />

fare annettare et reveder le astriche<br />

di tutte le camere de questo appartamento<br />

et inspecie che la cammara scura<br />

sia pulitissima che non si mancha cosa<br />

alcuna.<br />

Se ci à da veder che la lumaca che<br />

cala da detto appartamento ad quello delle<br />

donne a bascio sia lindissima et non si<br />

mancha cosa alcuna, se à da fabricar la<br />

scala che escie alle sale grandi detto allo<br />

correturo che va alla loggia di sopra, che<br />

(è) la prima quando se entra la sala à<br />

mano destra, et se à da cacciar una finestra<br />

nel mezzo da metter la rota alla<br />

usanza delle monache, havertendo che<br />

lo muro che se fa per serrar detta porta<br />

sia largo de modo che la rota resta fatta<br />

di < > la grossezza del muro, acciò se<br />

possa metter alla finestra de lengnio stante<br />

dalla parte de fuora cioè dalla parte <<br />

> da dietro nel correturo, et farce metter<br />

il sagli como sta quello delle monache,<br />

tanto da una parte quanto dallaltra et<br />

quella rota sia fatta et posta subbito, et<br />

far serrar la scaletta che sagli alla loggietta,<br />

et cammare de sopra allo correturo<br />

et logetta dello Castiello.<br />

Siano da riveder tutti li lietti del Castiello,<br />

et far rifar < > et quello del sudetto<br />

appartamento particularemente acciò<br />

non piova parte alcuna, far veder tutte<br />

le cisterne che pigliano laqua et, si<br />

urge farse aqua frischa, farla levar et annettar<br />

le cisterne, fare accomodar et allestire<br />

tutte le camere per servitori che<br />

sono nella corte et particularmente quelle<br />

che sono più vicino alla sala, et quelle<br />

della dispensa e tiniello, perché ponno<br />

servire per servitori.<br />

Far veder tutte le cimenere, et camini<br />

di detto appartamento particularmente<br />

far accomodar tutti li necissarij tanto nelle<br />

donne quanto nelli servitori [...]<br />

Se à da comodar lo appartamento da<br />

bascio delle donne et rivedendo tutte le<br />

porte et finestre che siano bene et serrabili<br />

come de sopra et particularmente la<br />

porta < > ditto appartamento habbi chiave,<br />

et tutto quello bisongnia le porte de<br />

ditte porte serrate che stian bene, far tutte<br />

le fenestre [...] et veder tutte le astriche<br />

stipi camini et schale che siano servibili<br />

et particularmente [...] far bianchegiare<br />

tutto l’appartamento da bascio, per accomodar<br />

con ogni diligentia la Cappella,<br />

acciò se possa dire messa, far veder tutte<br />

le scanzile della guarda robba delle donne<br />

che stiano bene […] far la magiore provisione<br />

de legni che se po […]<br />

f. 727<br />

da Venosa alli 31 de ag. 1613<br />

affezzionatissimo fratello et signore<br />

Lelio Cioglia<br />

Io mastro Giovanni Sabato Orilia della<br />

città della Cava capomastro nelle fabriche<br />

del signor Principe di Venosa Don<br />

Carlo Gesualdo […] essendo stato al Castello<br />

di Calitri, et richiesto che vedesse<br />

li pericoli che correvano in detto Castello<br />

mandatoci dal detto Signor Principe del<br />

mese di agosto del anno passato 1613,<br />

14<br />

videlo fra l’altro lo camarone, che c’era<br />

necessario una scarpa al cantone che era<br />

spaccato et lo ponte di legno che era fracito,<br />

et era necessario farlo da novo et li<br />

travi della cucina erano per cascare et<br />

molti altri residuj necessarij. Per li quali<br />

primieramente al cantone dove bisognava<br />

la scarpa se ci è fatta una lomaca che<br />

serve per scarpa, et grada et al ponte quale<br />

era fracito si ci è fatto novo de legnami<br />

de cerze et alla cucina se ci sono messi li<br />

travi, et conciate finestre et porte che erano<br />

tutte fracite, et in molte camare che vi<br />

era cascata la fabrica per l’acqua che ci<br />

era trapilata dentro, quale cose furono<br />

ordinate dal detto Signor Principe et<br />

dopo finite per ordine della signora Donna<br />

Polisena per reparatione et conservatione<br />

de detto Castello et in fede ho fatta<br />

fare la presente per copia del infrascritto<br />

scritta de mia mano. In Gesualdo li 4 de<br />

settembre 1614. Io Mastro Gio. Sabato<br />

Orilia confirmo ut supra.<br />

NOTE<br />

1 V. ACOCELLA, Storia di Calitri, r.a., Calitri<br />

1984.<br />

2 «Calitri, che è forse la maggiore e più popolata<br />

terra del S.r Prencipe, ha un castello, che veram.te<br />

è fabrica degna per il Principe, perché è<br />

maestoso e commodo per la qualità del sito oltre il<br />

credere. È uso, per mantenerlo, darle assegnamento<br />

di certa vendita di legname, e comple conservarlo,<br />

perché è meritevole d’applicatione. In questo<br />

luogo S.E. ha privilegio di confirmare il magistrato;<br />

e questa Terra e la Città di Venosa son le camere riserbate<br />

delli Principi, mediante le quali devono essere<br />

esenti dagli alloggiamenti. In questo luogo<br />

che ha territori con pascoli grandi e che son communi<br />

del Principe et Università, S. E.nza potrebbe<br />

oltre la razza delle giumente, che ve sta l’estate, tenere<br />

industria di pecore, vacche e porci, perché li<br />

pascoli sono vasti e buoni, e la Com(modi)tà dell’acqua<br />

è grande e non si possono vendere né cavarne<br />

altro utile. <strong>Il</strong> dar poi li bovi migliorerebbe le<br />

resposte di grani a S.E. che ha molti territorij e li<br />

maggiori inculti. E quando S.E. fece tenere partito<br />

dell’entrate della Com.tà, oltre il beneficio di quel<br />

publico S.E. ravanzava 250 s(cu)di l’anno». (riportato<br />

in G. FELICI, <strong>Il</strong> principato di Venosa e la contea<br />

di Conza, Venosa 1992, p. 54, prot. 274, parte III,<br />

n.18 [1637]).<br />

3 Curia Arcivescovile di S. Angelo dei Lombardi,<br />

ms. del 1691: D.A. CASTELLANO, Cronica<br />

conzana, libro III, cap. II, disc. I, pp. 43-47. Ampi<br />

brani della Cronica sono riportati in V. ACOCELLA,<br />

cit.., e in G. CHIUSANO, La cronista conzana. Manoscritto<br />

inedito del 1691, Conza della Campania<br />

1983.<br />

4 I tavolari erano i professionisti incaricati di<br />

redigere perizie di beni immobili e dipendevano<br />

dal Sacro Regio Consiglio. Cfr. F. STRAZZULLO,<br />

Edilizia e urbanistica a Napoli dal ‘500 al ‘700,<br />

Napoli 1968, pp. 31 ss.


N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />

5 Napoli, Archivio di Stato, Notai del XVII secolo,<br />

scheda 660, prot. 6, ff. 115 ss.<br />

6 «Calitri vi sono morte 1200. persone, essendo<br />

tutta diruta con le Chiese, Monasterij e Case. <strong>Il</strong><br />

Castello di detta Terra stava situato sopra un monteto<br />

molto grande, a modo di Fortezza, con ponti,<br />

quale s’aprì da una parte, e precipitò sopra della<br />

Terra, che li stava di sotto essendosi periti in detto<br />

Castello il sig. Francesco Mirella, il padre del Marchese,<br />

con sua Madre, D. Maddalena Carafa Moglie<br />

d’esso Marchese, con sei figli maschi, e due<br />

femine, non eccedendo il più grande 7. anni, D.<br />

Paolo Carafa e D. Anna Mirella moglie di D. Oratio<br />

Carafa sua moglie, e tutta l’altra servitù sono rimasti<br />

estinti, fuorche il loro Segretario Comasco,<br />

che si ritrovò la Domenica susseguente ad hore<br />

24. vivo sotto delle Pietre, il quale teneva sopra<br />

della fronte una Cera d’Innocenzo XI. suo Paesano,<br />

e stando con tutti i sentime(n)ti disse, che il<br />

medesimo Innocenzo l’haveva salvato dalla morte<br />

perché non haveva potuto prendere i Sagramenti<br />

nell’istesso giorno della Madre Santissima per alcuni<br />

suoi affari, come havevano fatto tutti i sopradetti<br />

Signori, & havendo preso i Sagramenti il sudetto<br />

Comasco, se ne morì doppo due giorni. <strong>Il</strong><br />

sudetto Marchese Mirella nel tempo del Terremoto<br />

si ritrovò in Napoli con il primo suo figlio,<br />

ch’altrimente ancor essi haverebbero corso l’istessa<br />

fortuna. Nel sudetto Castello nelli due Cortili si<br />

sono fatte due aperture grandissime molto larghe, e<br />

profonde, che re(n)dono gran stupore». (Vera e distinta<br />

relatione dello spaventoso e funesto terremoto<br />

accaduto in Napoli e parte del suo regno il<br />

giorno di 8 settembre 1694 … et in particolare<br />

nelle tre Provincie di Principato Ultra, Citra e<br />

Basilicata…, Napoli - Roma 1694, pp. 3 e 4).<br />

7 «osservai il Castello Baronale quale stava<br />

situato sopra una collina superiore all’edificij di<br />

detta terra et consisteva in un gran edificio, però lo<br />

have à fatto distrutto, et ridotto ad uno mucchio di<br />

pietre» (Napoli, Archivio di Stato, Notai del XVII<br />

secolo, scheda 723, prot. 3).<br />

8 Napoli, Archivio di Stato, Archivio Caracciolo<br />

di Torella, vol. 193/2, ff. non numerati. L’edificio<br />

è tuttora conosciuto col nome di “palazzo<br />

del barone”.<br />

9 INVENTARIUM CIVITATUM terrarum et<br />

locorum status Comitatus Concie factum per Joannem<br />

Ungarum Regie Camere Summarie racionale<br />

cum intervencione Joannis Montanarij di Neap.<br />

credenzerij deputati per ipsam Cameram super<br />

dicto Inventario. (Napoli, Archivio di Stato, Relevi,<br />

vol. 322, ff. 88-<strong>10</strong>3v, [1494]).<br />

<strong>10</strong> <strong>Il</strong> servizio era composto da: «carrafe sey<br />

cristalline; quatro jarre colla manicha cristallina;<br />

caldelerj duj cristallini; coppe duj una collo coperchio<br />

e una senza; duj jarre cristalline; uno bocale<br />

cristallino; una confectera collo pede ructo<br />

de cristallino; una confectera de vitro […] dello<br />

quale nello mangiar ne so rocte parechi e lo pocho<br />

che restao e stato donato». (Ivi, f. 91)<br />

11 «un altro scringnio ferrato vechio in lo quale<br />

sta uno messale ad stampa pizulo, una chianeta<br />

de damascho biancho, […] duj cammisi, […] una<br />

stola vechia, […] unaltra chyaneta de damaschino<br />

biancho colla croce de damaschino carmosino,<br />

[…] lo panno de lo altare de simile damaschino,<br />

[…] unaltra chyaneta de damaschino carmosino<br />

con croce biancha, […] uno campanello de metallo,<br />

[…] duj calici colle patene de argento inaurato,<br />

uno grande e uno piu pizulo, […] duj agnus dei de<br />

argento, uno grande con la pieta et unaltro colla figura<br />

de nostra donna da una banda at dalaltra la testa<br />

del salvatore». (Ivi, f. 97)<br />

12 «De oro ducati sixanta uno, de carlini corrente<br />

in uno saccho ducati ceto cinquanta nove et<br />

tarj duj, de coronati in una saccha secticento et duj<br />

so ducati trecento et octo tarj quattro et grana otto,<br />

de coronati in unaltra saccha < > octocento vinti<br />

sey so ducati trecento sixanta tre tarj < > et grana<br />

quattro […]». (Ivi, f. 88).<br />

13 «balestre undeci de azaro […] duj zarbottane<br />

[…] cincho scoppette duj de metallo et duj de<br />

ferro con una de metallo corta […] una bonbardella<br />

vechia scassata de ferro […] uno mortaro di<br />

petra per far polve […] corpi de coraza undici<br />

scassati et vechyi, una armatura vechya scassata<br />

[…] vari arme de jostra, lo pecto de la coraza […]<br />

brazale, spallarole, lj guanti […] una lanza [...]<br />

duj balestre de azaro con martineti […] cincho fudari<br />

de spate senza arma, una paro de tenaglie per<br />

far pallotte de archo, unaltro paro de tenaglie per<br />

far pallotte de zarbottana […] lanze nove con ferri<br />

et aste, quatro ronconi, dui aze ». (Ivi, f. 92, 93,<br />

<strong>10</strong>0, <strong>10</strong>1e passim).<br />

14 «uno guarnimento de mula de velluto nigro<br />

guarnito con aczappamento a staffe de aurata,<br />

una coperta de sella de velluto nigro de mula, uno<br />

guarnimento de cavallo de velluto pagonazo fornito<br />

inaurato con coperta de sella de velluto pagonazo,<br />

uno guarnimento de velluto nigro […] con staffe<br />

de aurato, uno guarnimento torchescho de velluto<br />

pagonazo con zappe de aurato senza staffe et<br />

stafili, […] una sella da mulo, una sella torchesca,<br />

[…] uno guarnimento de cavallo de jostra de<br />

damaschino lionato inferrato, […] uno guarnimento<br />

di panno da sella de donna de velluto carmosino<br />

usato con franzetta istoriata de oro et seta<br />

rossa con cossinetto de semele velluto, […] una<br />

coperta de sella di homo a la catalana corta de<br />

velluto nigro con certi altrj guarnimenti di briglie,<br />

[…] uno collaro de cavallo, […] duy jopponecti<br />

uno de taffeta russo et laltro biancho, […] la sella<br />

de jostra […].» (Ivi, ff. 99 ss.)<br />

15 «lo petrarcha a stampa […] le Cento novelle<br />

ad stampa, lo archadio sannazaro ad penna,<br />

lo oratorio pictato, Tulio de officijs ad stampa […]<br />

una fiammetta in volume pizulo in pergameno ad<br />

15<br />

penna, le epistole de ovidio in vulgare ad stampe<br />

[…] le prediche di fra roberto vulgate ad stampa,<br />

un libretto ad stampa de lj miracolj de la Virgene<br />

maria […] lo libro de Joan Boccazo in volume<br />

piccolo ad stampa, la ystoria de la destruttione de<br />

jerusallem, la fiammetta de Joan boccazo in volume<br />

piccolo […] uno plinio grande ad stampa, lo filocolo<br />

ad stampa, […] li comentarij de cesaro ad<br />

stampa, lo legendario de li santi ad stampa, appiano<br />

alexandrino ad stampa, le vite del plutarcho,<br />

Isopo vulgare et storiato, ovidio medamolfoses<br />

vulgate ad penna in carta pergamena, Dante<br />

ad penna vechio et strazato in carta di bambace, la<br />

bibia vulgata ad stampa, le cento novelle ad stampa,<br />

lo petrarcha e li sonetti ad stampa, una opera<br />

detta filomena ad stampa in volume pizulo, una<br />

opera intitulata lo sipontino, le paravole de Salamon<br />

la sapientia ad penna et in pergamena». (Ivi,<br />

ff. 99-<strong>10</strong>0)<br />

16 Cfr. E. RICCIARDI, Calitri all’epoca di Consalvo<br />

de Cordova, in «<strong>Il</strong> <strong>Calitrano</strong>», n.s., 6 (1997),<br />

pp. <strong>10</strong>-12.<br />

17 Nel 1614 il castellano era un certo Muzio<br />

Martuccio, che ricevé «per provisione, et vitto<br />

d’un anno fenito ad Augusto 1614 (…) ducati sessantaquattro,<br />

et grana vintisei conforme hanno<br />

avuto l’altri predecessori castellani » (Napoli, Archivio<br />

di Stato, Relevi, vol. 317, f. 712).<br />

18 Ivi, ff. 700-745 [1613-14]<br />

19 Cfr. Lettere di Bernardo Tasso, II, Venezia<br />

1553, p. 485, riportato in C. MODESTINO, Della dimora<br />

di Torquato Tasso in Napoli negli anni 1588,<br />

1592, 1594. Discorsi tre, Napoli 1861-1863, disc.<br />

II, pp. 44-45.<br />

20 Riportato in A. VACCARO, Carlo Gesualdo<br />

principe di Venosa. L’uomo e i tempi, Venosa<br />

1989, p. 204.<br />

21 Cfr. C. DE ROSA, Ave Gratia Plena. Fondazione,<br />

vita e ricchezza delle Donne Moniche di<br />

Calitri, dattiloscritto conservato presso la Biblioteca<br />

comunale di Calitri, s.d., pp. 3-4.<br />

22 Napoli, Archivio di Stato, Archivio Caracciolo<br />

di Torella, 193/2, ff. non numerati.<br />

23 Napoli, Archivio di Stato , Relevi, vol. 317,<br />

f. 694 [1588].<br />

24 Napoli, Archivio di Stato, Notai del XVII secolo,<br />

scheda 660, prot. 6, f. 119.<br />

Contursi, Piazza Garibaldi 29 maggio 1959, Congresso Eucaristico Mariano, in prima fila da sinistra: avv.<br />

Paolo Rosapepe sindaco di Contursi, mons. Salvatore Siani parroco di Contursi, S.E. mons. Guido Casullo Vescovo<br />

di Nusco, S. E. mons. Giuseppe Maria Palatucci Vescovo di Campagna, prof. Remigio Schiavo presidente<br />

di Azione Cattolica,in fondo vestito di nero l’ex carceriere Francesco Forlenza e l’avv. Enzo Rufolo con<br />

le braccia conserte, in seconda fila l’assessore Arnoldo Rufolo e il pittore Salvatore Bini con occhiali neri.


IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />

LA SCOMPARSA DI UN VERO MAESTRO<br />

mprovvisamente il 22 novembre 1998, l’insegnante elemen-<br />

Itare Angelo MAZZEO ci ha lasciato! <strong>Il</strong> suo cuore generoso<br />

non ha retto al gelo di questi giorni. Nato a Torre del Greco nel<br />

1933 conobbe molto presto la sofferenza con la privazione del<br />

suo papà e si trasferì con la mamma Rosa Pellegrino a Contursi.<br />

Conseguì a diciotto anni l’abilitazione Magistrale nell’Istituto<br />

“Teresa Confalonieri” di Campagna (SA) e fu tra i vincitori<br />

del Concorso magistrale del 1955. Fu il fondatore e primo presidente<br />

della locale sezione della GIAC (Gioventù Italiana di<br />

Azione Cattolica) di Contursi.<br />

Quasi subito venne arruolato e inviato alla Scuola Allievi<br />

Ufficiali di Ascoli Piceno, da cui ne uscì col grado di Tenente in<br />

S.P.E. per ritornare all’insegnamento che aveva abbracciato<br />

con la fede di un apostolo e coll’ardore di un martire. Fondò a<br />

Contursi, con altri, il Centro di Cultura Popolare U.N.L.A. e ne<br />

fu benemerito presidente per lunghi decenni.<br />

a Scuola Media “A.M. Del Re“ di Calitri nel giugno del<br />

L1998 ha concluso il primo ciclo di incontri, di studi e di dibattiti<br />

sul tema: Solidarietà-Ambiente e territorio.<br />

Nel documento programmatico stilato dal Consiglio dei<br />

docenti e dai rispettivi consigli di classe, il preside e gli insegnanti<br />

indicavano gli obiettivi che si intendevano, con la predetta<br />

attività, conseguire: “Conoscenza del mondo degli anziani<br />

sotto l’aspetto delle abitudini, dell’alimentazione, del<br />

tempo libero e delle occupazioni” e venivano tracciati i percorsi<br />

da intraprendere e gli itinerari da seguire, ricercando “fatti,<br />

racconti e aneddoti narrati dal nonno” e studiando “il linguaggio<br />

degli anziani”.<br />

Gli alunni interessati alla ricerca e allo studio delle tematiche<br />

proposte erano quelli delle classi seconde, sez.A, B e C, guidati<br />

dai deocenti referenti: proff.ri Raffaele Nicolais, Gerardina<br />

Cesta e Giacinta Cestone. <strong>Il</strong> preside prof. Michele Oreste Lapenna,<br />

nel precisarne gli ambiti operativi e le finalità educative,<br />

proclamava: “La Scuola Media A. Del Re di Calitri, nell’ambito<br />

dell’Educazione alla solidarietà, ha programmato… lo svolgimento<br />

dell’attività: “Conosciamo i nonni e il loro mondo!”.<br />

Gli alunni, in assolvimento dei compiti loro assegnati dai rispettivi<br />

docenti, si erano premurati di raccogliere “fatti, racconti<br />

e aneddoti narrati dai nonni”, collezionando un nutrito<br />

florilegio di ameni episodi, di inusuali avvenimenti interessanti,<br />

caratteristici e unici personaggi del paese e di esilaranti detti e<br />

saggi aforismi da essi pronunciati un cinquantennio fa.<br />

I ragazzi, poi, nelle ultime settimane dell’anno scolastico,<br />

hanno dato vita ad un ciclo di trattenimenti musicali, recitativi<br />

ed interpretativi.<br />

Lodevolissima è stata l’interpretazione, da parte dei ragazzi<br />

della II C, della brillante commedia: “La moglie di scorta”<br />

per la regia attenta, precisa e appassionata del prof. Raffaele Nicolais,<br />

coadiuvato da tutti gli altri docenti. Ma superbo, unico<br />

ed eccezionale è stato il recitativo che gli stessi alunni hanno<br />

voluto proporre all’attenzione degli spettatori con l’atto unico:<br />

“Una storia di una elezione in Calitri, fatta con tutti i stuort’<br />

16<br />

Ebbe per consorte una sposa, Anna Tomay, che gli portò affetto,<br />

amore e conforto; formò una famiglia di sani principi morali.<br />

Per quattro anni fu anche amministratore e assessore sagace<br />

e inflessibile del Comune di Contursi, ma “il suo fiore all’occhiello”<br />

è stata, in questi ultimi anni, la Fondazione a Contursi<br />

della SOCIETÀ BIODINAMICA VALLE DEL SELE per offrire<br />

servizi ai piccoli imprenditori agricoli e condurre le coltivazioni<br />

con metodi biologici (indirizzo biodinamico) per offrire<br />

prodotti sani ai consumatori, per contribuire alla buona salute,<br />

all’e’uilibrio biologico ed al risanamento sociale.<br />

Per dirigere questa società Angelo Mazzeo ha profuso tutte<br />

le sue forze, il suo sangue, il suo tutto: è il lavoro, la lotta l’hanno<br />

ucciso, povero amico! È partito da noi, ma noi lo sentiamo<br />

presente con la luce del suo esempio che resta il suo unico e<br />

vero testamento spirituale. Così lo ricorderanno i suoi amici…<br />

Remigio Schiavo<br />

VITA SCOLASTICA CALITRANA<br />

nom’ calitrani. Gli stessi alunni si premuravano precisare che<br />

non c’era in loro, proponendo il “recitativo”, alcun desiderio di<br />

arrecare offesa a chicchessia, bensì il solo desiderio di giocare<br />

sui nomignoli che la gente del paese sa affibbiare facendo leva<br />

su una fertile e ingegnosa inventiva.<br />

Al Preside, ai docenti collaboratori e agli alunni, bravi, intelligenti<br />

e sagaci interpreti, i complimenti di tutti quelli che vedono<br />

nella Scuola (quella con la S maiuscola) una palestra di<br />

educazione morale, culturale e civile e che, unica, potrà creare<br />

le premesse per una sana, responsabile e cosciente società del<br />

domani.<br />

Auguri di sempre più significative e gratificanti manifestazioni<br />

e agli alunni l’augurio di sempre più vivi ed esaltanti<br />

successi.<br />

Antonio Altieri<br />

Calitri anno scolastico 1997/98 il preside prof. Michele Lapenna con i<br />

docenti Carmela Poto, Raffaele Nicolais, Lucia Calabrese e Luisa Nicolais con<br />

gli alunni della classe II C della Scuola Media “Alfonso Del Re” interpreti<br />

della commedia “La moglie di scorta”.


N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />

DIALETTO E CULTURA POPOLARE<br />

LA STORIA DI UNA ELEZIONE<br />

IN CALITRI FATTA CON TUTTI I<br />

STUORT’NOM’<br />

Relazione inviata al Prefetto da parte del Commissario Straordinario<br />

appositamente mandato a Calitri per sovrintendere le<br />

elezioni stesse.<br />

A sua Eccellenza il Prefetto di Avellino<br />

Oggetto: Relazione del Commissario Straordinario sullo svolgimento<br />

delle elezioni straordinarie nel comune di Calitri.<br />

Una volta preso contatto con la Giunta uscente, ed in particolare<br />

con il capo dell’Amministrazione, cioè M’chel’ u’ Sinn’ch’,<br />

il nostro primo atto ufficiale fu quello di affiggere le liste elettorali,<br />

precedentemente preparate e ratificate in concomitanza<br />

con l’apertura della campagna elettorale.<br />

Le liste, come Lei sa, erano sei. Circa la natura della loro composizione<br />

siamo in grado di poter affermare che:<br />

la prima lista è uno schieramento chiaramente di destra, comprendente<br />

esponenti della vecchia aristocrazia monarchica, alleatisi<br />

per l’occasione con i nuovi ricchi ed alcuni proprietari<br />

terrieri, elementi si sicura fede conservatrive.<br />

La lista comprende:<br />

Capolista u’ Rre, poi Faraon’, u’ Bbaron’, u’ Cont’, u’ Pr’bbjtarj,<br />

Padron’, Patr’nett’, u’ Milionarij, u’ Nzaccand’, Ron T’rnis’,<br />

Ron Ditta, Ron Taratubb’, Ron Giuann’ la Merda.<br />

La seconda lista, quella cattolica, è naturalmente composta di<br />

persone pie e di rappresentanti del clero; essa comprende:<br />

Capolista u’ Patretern’; poi Gies’ Crist’, Gesù nell’orto, Croc’<br />

r’ Ddij, Ianua cel’, Maria e Gesù, u’ Clerical’, u’ Pr’uticchj’,<br />

Totonn’ r’ l’Acc’preut’,Zi Preut’, M’nacon’, Zia Monaca Paccia,<br />

Papa Sist’, Sant’, Santucc’, Santocchj’, Sant’ Luiggij, Santa<br />

Maria, Sant’Vardin’ Saluagg’, Ama Ddij e Ratt’ a Ddij.<br />

Vi è poi la lista di sinistra, composta da lavoratori di ogni tipo,<br />

per lo più artigiani e braccianti, fra i quali troviamo:<br />

Capolista Fat’hant’; e quindi: Travagliator’, u’ Mastron’, u’<br />

Mastricchj’, u’ Cus’tor’, u’ F’rnacial’, u’ F’rnacialiegghj’, u’<br />

Spacca Pietr’, u’ Scardalan’, u’ S’llar’, u’ Mbaglia Segg’, u’ S’tar’,<br />

u’ Zappator’, Capzappa, Scatin’, Bbrient’, Zappa r’ cap’<br />

abbagghj’, Faucion’ e Miet’ Saraogghja.<br />

Vi è anche la lista di estrema sinistra, che dà serie preoccupazioni,<br />

essendo composta da sottoproletari, emarginati e, comunque,<br />

bisognosi; essi sono:<br />

Capolista l’Affamat’; e quindi u’ Patut’, u’ Sicch’, u’ S’ccat’, u’<br />

Verd’ Sicch’, Strazzon’, Stramacchj’, M’sckin’, u’ P’zz’ntiegghj’,<br />

u’ P’zzent’, u’ R’sp’rat’, u’ Zengar’, u’ Schiav’, Mangiaterra,<br />

Passauay e Mai na lira.<br />

Un’altra lista è quella degli ecologi, altrimenti detti Verdi:<br />

Capolista Giardin’; poi u’ P’lit’, Fiorin’, la Pajonaca, a’ Sp’rrusc’na,<br />

u’ Suogl’, F’necchiastr’, Cardon’, Mazz’lin’, u’<br />

Sciard’nier’ e Piano Verde.<br />

Infine è stata presentata una lista civica di non chiaro orientamento<br />

politico, pare si tratti di opportunisti:<br />

A CURA DI RAFFAELE SALVANTE<br />

17<br />

Capolista l’Ass’ arruna tutt’; quindi Scolla Tutt’, Viv’ mangia ca<br />

viv’, Cuta Cuta, u’ Scaran’, u’ Scialon’, Panzarella, Panzannanz’,<br />

Trippa Aff’lata, V’lanzon’, u’ Cap’llon’ e u’ Saput’.<br />

Come secondo atto si procede alla nomina della Commissione<br />

dell’Ordine Pubblico; a capo dell’Arma fu designato Zi Tonn’<br />

maggior’, che ebbe alle sue dipendenze u’ Capitan’, u’T’nent’,<br />

u’ Mar’sciall’, u’ Br’hatier’, u’ Sargent’, u’ Capural’, a Guardia<br />

reggia e u’ Giandarm’.<br />

A disposizione del gruppo furono messe le armi: Sciabb’licchj’,<br />

Sciabb’la, Sciabb’lon’, Sciabb’lacchion’, u’ P’stuol’, Zip’, U’<br />

Fucelar’, u’ Fucil’, Cannon’, nonché di riserva, come armi<br />

improprie, u’ Magl’, Martiegghj’, Corda Lenta, Zuquastr’, Zuquastriegghj’,<br />

Zoca Zoca, Staffin’, Scamm’rzon’, Taccar’ r’<br />

seggia, Puntaruol’, Pungcul’, P’satur’, Staccion’, Chiangon’,<br />

Paroccula Janca, Ngin’Ars’ e Tav’lon’.<br />

Una volta organizzata la forza pubblica ed affisse le liste, si poté<br />

dichiarare aperta la campagna elettorale, che fu subito intensa ed<br />

animata con numerosi comizi tenuti da esperti oratori delle varie<br />

parti, fra cui si distinsero: u’Pr’rr’cator’, u’Libberator’, u’Bb’sciard’,<br />

Farfalacchj’, Pesc’nnar’, Caca Cunsigl’, Caca Riav’l’e<br />

Tre ore di Caca (uno che la sapeva lunga nel parlare).<br />

I rappresentanti del Partito Operaio organizzarono una manifestazione<br />

politica, nel corso della quale fu scoperto un monumento:<br />

Totta Creta.<br />

Nel 1° periodo della campagna, non si ebbero incidenti, o perlomeno<br />

non di natura politica. Una prima rissa scoppiò in piazza<br />

e vide come protagonisti u’ Puorch’ e Sana P’rciegghj’.<br />

Un altro scontro vide quali protagonisti u’ Hatton’, M’scion’ e<br />

a’ Muscia Hatta da una parte e Z’cculicchj’ e a’ Zoccula dall’altra.<br />

Ancora un fatto increscioso si ebbe dopo qualche giorno; infatti,<br />

in pieno giorno due fratelli, C’p’gghin’ e C’p’gghion’,<br />

furono rinvenuti in gravi condizioni. L’indagine condusse all’arresto<br />

del responsabile nella persona di Spacca C’pogghia,<br />

che venne processato e avviato alle carceri di Avellino.<br />

<strong>Il</strong> primo incidente originato da passioni politiche si ebbe a tre<br />

giorni dalla chiusura della campagna durante un comizio tenuto<br />

da u’ Patratern’, capolista cattolico, Benfigliuol’, u’ P’zuoch’,<br />

An’ma Moscia, An’ma Fredda e An’ma Longa, simpatizzanti<br />

del Partito Cattolico venivano provocati da sei noti anti-Cristo :<br />

u’ Pr’t’stant’, u’ Gg’rej’, u’ P’mm’nal’, Barabba, u’ Riav’l’ e<br />

C’n’trin’.<br />

<strong>Il</strong> pronto intervento della forza pubblica, provvide ad arrestare<br />

i malfattori e volse a ristabilire la calma.<br />

Un ennesimo scontro si verificò la penultima sera della Campagna<br />

Elettorale e vide questa volta alle prese Ceca Auciegghj’,<br />

l’Auc’gghion’, e Ngappa Auciegghj’ da una parte e dall’altra<br />

Quagliariegghj’, M’rl’ciegghj’, C’c’ron’, Cardill’, P’ccion’, a’<br />

R’nd’negghia, a’ Curnacchia, Cap’ r’Auciegghj’, Piett’ Russs’,<br />

Passarin’, u’ Paparasciann’, u’ Pic-Prien’ e Totonn’ chi abbola.<br />

Un grande tafferuglio si verificò più tardi; esso si svolse nel<br />

modo seguente: B’r’zacch’, B’r’zill’, Sacch’tiegghj’, u’ Sacchett’,<br />

Truopp’l’, Pasciut’, Panzitt’, Panz-cuott’, Pangiuott’ e<br />

Panzon’, nonché Mangia Gol’, Mangia Lard’, ‘Nzerta Cingul’


IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />

e Canio prendi una Pasta, tutti del partito dei Benestanti, cercavano<br />

di tirare dalla loro parte un certo numero di elettori indecisi,<br />

tra i quali: u’ P’gghiastr’, u’ Sciuott’, Pull-Pull’, Hall’,<br />

Hallucc’, Sauzicchj’, Sammucchj’, Pr’sutt’, F’catiegghj’, Fr’tt’legghia,<br />

Baccalà, la R’cotta, C’coria, Caulicchj’, Caulon’,<br />

Cappucc’, Capp’cciegghj’, Cucuzziegghj’, Cucozza, Paparul’,<br />

P’p’ciegghj’, M’nn’loccia, Mandarin’, C’rasegghia, C’uzon’,<br />

Acquasala salata, Mier’, Miezz’ litr’, la Stizza.<br />

Ci furono altri episodi ed altri scontri, a cui parteciparono numerosi<br />

simpatici cittadini, che non ricordiamo per mancanza di<br />

tempo.<br />

Per motivi di sicurezza, però, furono arrestati alcuni noti malviventi<br />

locali: u’ Sp’stat’, u’ Mb’ccius’, u’ Sckifus’, u’ Mafius’,<br />

u’ Spaccon’, u’ Pacciariegghj’, u’ Bbr’hant’, u’ Malandrin’, u’<br />

Malom’, Malatesta, u’ Saluagg’ e u’ Haliot’.<br />

Si procedette alla nomina dei presidenti di sezione e degli scrutatori;<br />

come presidenti di sezione erano stati nominati alcuni fra<br />

i più importanti intellettuali, vale a dire:<br />

Per la prima sezione Capacchion’, per le altre sezioni: Cap’ r’<br />

Tumm’l’, Cap’ r’ Paglia, Cap’ r’ Casiegghj’, Cap’ a Zappon’,<br />

Cuzzett’, u’ Cuzzut’, Sett’ Cozz’, C’rv’gghion’, C’rv’gghiuzz’, u’<br />

Cionna, u’ Babbeh’ e M’chel’ Fessa.<br />

Furono scelti, come scrutatoti: u’C’cat’, u’C’catiegghj’, C’con’,<br />

Ceca Ceca, Z’nnarul’, Uocchj’ Stritt’, Uocchj’ r’ M’ligghj’ e<br />

Uocchj’ Chius’; a loro disposizione fu messa La Corrente.<br />

Fu predisposta, inoltre, la staffetta che avrebbe dovuto trasportare,<br />

a spoglio ultimato, gli incartamenti in Prefettura; essa fu<br />

così composta: u’ Pilota, u’ Sciaffè, u’ Carr’zzier’, Para carrozza,<br />

u’ Carrier’, u’ Carr’, Ciucc’ Carr’ch’, u’ Baissin’, la<br />

Cavalla, u’ Cavalier’, Scinn’ ra Cavagghj’, a’ Cariulina, Motorin’<br />

e u’ Mercè, sotto la direzione r’ P’stier’.<br />

A sera si conclusero le operazioni preliminari e le schede furono<br />

deposte nelle urne, che furono sigillate, ponendo a loro custodia<br />

Cat’niegghj’, Masch’tiegghj’ e Cat’nazz’.<br />

Nel corso della notte vi fu un tentativo di superare il sistema di<br />

sicurezza da parte di un certo Spezzacatin’, ma fu subito sorpreso<br />

dalle guardie e fu prima incatenato, poi, per maggior sicurezza,<br />

chiuso in cella.<br />

Nel mezzo della notte furono arrestati, per disturbo della Pubblica<br />

quiete : Canij Tenor’, u’Cantator’, u’Viuol’, Vijlin’, Fresc’ca,<br />

Fr’scch’ttiegghj’, Zi Scisch’, Tammurr’, Pata Pata, Zum’ Zum’,<br />

Mand’les’, Campanar’, Bajocch’, M’s’con’e Banda Paccia.<br />

Non vi fu altro durante la notte; la mattina seguente si poterono<br />

regolarmente aprire le operazioni di voto, che per tutta la mattinata<br />

registrarono una affluenza molto scarsa. Di alcuni incidenti<br />

che si verificarono ricordiamo l’episodio che può essere<br />

ritenuto il più toccante per i suoi aspetti inizialmente drammatici<br />

e finalmente gioiosi; infatti, incurante del suo stato di gravidanza<br />

molto avanzato e fedele al suo civico dovere, si presentò<br />

ai seggi una donna ammirevole Ciuccia Prena.<br />

Già si trovava in cabina, quando, forse per l’emozione, fu colta<br />

dalle doglie con disperate invocazioni d’aiuto; il destino volle<br />

che in una sezione vicina, dove si accingeva ad esercitare il suo<br />

diritto di voto, si trovasse un cittadino lodevole – u’Vamman’ –<br />

il quale, richiamato dalle grida, accorreva prontamente, resosi<br />

conto della situazione, prestava rapidamente il suo aiuto alla<br />

partoriente.<br />

Così la donna, proprio nel seggio elettorale, diede alla luce un figlio<br />

al quale è stato felicemente imposto il nome di u’ P’gghitr’<br />

che, però veniva esposto alle insane mire di un certo Scorcia<br />

Ciucc’, un vero maniaco che tentò più volte di mettere le mani sul<br />

piccolo, finché non è stato catturato e rinchiuso nel manicomio.<br />

Nel pomeriggio i nostri informatori ci riferivano le cause della<br />

scarsa affluenza alle urne; infatti, nei pressi della sede elettora-<br />

18<br />

le si aggiravano alcuni loschi individui, i quali avevano potere<br />

di spaventare, con il loro aspetto poco piacevole, molti elettori,<br />

tenendoli lontani dal seggio; in breve essi venivano identificati<br />

ed arrestati: u’ Bbrutt’, u’ Carpat’, Nason’, Naschon’, Pinocchj’,<br />

Nas’ r’ Pecura, Nas’ r’ Can’, Muss’ r’ Checcia, u’<br />

Mamm’cciegghj’, u’ Mammocc’, l’Istr’c’, a’ Scimmia, u’ Coccodrill’,<br />

l’Acciahom’.<br />

In seguito a questa operazione, l’affluenza alle urne si intensificò,<br />

ma fino alla chiusura si resero necessari ancora alcuni interventi<br />

della Forza Pubblica, per impedire l’accesso ai seggi di<br />

alcuni gruppi di persone, o perché non in possesso dei requisiti<br />

o perché non degni, infatti si dovette impedire l’accesso a u’<br />

Piccul’, u’ P’cc’ninn’, u’ Bbammin’, u’ Figliul’, u’ Pup’l’, Pup’lon’<br />

e Pupacchj’ perché nessuno in possesso della maggiore età.<br />

Nel caso di un altro gruppo di persone si ravvisò, nell’indecenza<br />

del loro stato, uno scarso rispetto per le istituzioni repubblicane;<br />

fu negato loro il permesso di accedere al seggio e si<br />

dispose il loro allontanamento con l’obbligo di non ripresentarsi<br />

nello stesso stato; trattavasi dei signori: Piscion’, Pisciotta,<br />

u’ Cacat’, Cacon’, Caca alerta, Cazz’ fet’, Loffa, F’till’,<br />

F’neca, Strunz’, Pacca Z’lata, Mmerda Mbiett’, Scagn’la<br />

Mmerda, Rosa Lomm’.<br />

Altri furono ugualmente bloccati all’ingresso e trattenuti in stato<br />

di fermo, per offesa al comune senso del pudore; essi rispondevano<br />

ai seguenti nomi: u’ Pesc’, P’sc’lon’, P’sc’licchj’, P’sc’laccon’,<br />

Cazzariegghj’, Cazzegghia, Cic’r’ Pesc’, Cicer’ Cann’,<br />

Cicigghj’, l’Auc’gghion’, u’ Cul’ Sicch’, u’ Cul’ Stritt’, Chiappa<br />

Chiappa e Duj Bà. In seguito si decise di affidare costoro alle<br />

cure di Mitt’Calzon’, u’Pannacciar’e Casa Cappiegghj’affinchè<br />

coprissero le loro vergogne. A loro disposizione si misero subito<br />

molti volontari come Cauzon’, Pantalon’, Vracon’, P’tt’lon’,<br />

Scap’tegghia, Stival’, Mezza Cauzetta, u’ Giacchett’, u’ Giacch’ttar’,<br />

Giacchetta Corta, Cammisa Frescka, Sciamm’rchicch’,<br />

Cappiegghj’, Cupp’lin’, Cupp’lon’, u’Capp’gghiar’, u’Sciarp’ e<br />

Cravattin’. Con il loro aiuto gli osceni furono vestiti da capo a<br />

piedi e poterono essere ammessi ai votare<br />

Vi furono altri piccoli incidenti di minore importanza; nel corso<br />

della serata, infatti, ad un tratto, la Corrente si sentì venir<br />

meno e serenamente si spense, ma fu subito sostituita da Lucegghia,<br />

P’trolij’ e Str’lluc’. Non ci fu altro di grande rilievo e<br />

per il resto le operazioni di voto si svolsero con regolaristà<br />

fino a sera quando si raggiunge e si superò il 60% dei votanti.<br />

Gli elettori affluivano a gruppi, mantenendo comportamenti<br />

più o meno corretti. <strong>Il</strong> gruppo certamente più educato e perbene<br />

fu quello composto dagli “Onorevoli Signori”: Caricanò, Zidirò,<br />

Zzo-Zzo, Ndò Ndò, Furlò, Chiò Chiò, Vazziò, Parlippò,<br />

Pirlingò, Tusciapò, Sckolì, Pongì, Ciommì, Turlì, Z’gh’nì, Frittì,<br />

Chich’l’chì, Pescè, Tavè, Stuscè, Perciocchè, u’ Ciattè, u’ Cionna,<br />

Gliaglià, Piacciù, Perciù e Cirlippù.<br />

Un altro gruppo rispettabile e abbastanza ordinato fu quello<br />

comprendente: Pista Pista, Ciamba Ciamba, Vascia Vascia,<br />

Toscia Moscia, Nisc’ Nasc’, Luccè Lucè, Lik Lik, Ricca Recca,<br />

Risqua Rasqua, Tocqua Tocqua, Quadr’ e Squadr’, Coppa Coppa,<br />

Pacchi Pacchi, Tibb’ Tibb’, Suonn’ Suonn’, Muss’ Muss’, e<br />

Coj Coj.<br />

Si presentò, invece, un altro gruppo molto sgraziato e confusionario,<br />

comprendente i signori: Ndr’ccigl’, Abballa Pietr’<br />

Zengar’, u’ Ciamban’, u’ Baggian’, Ninga Nanga, Stingh’,<br />

Stingh’Tis’, u’Vasc’liegghj’, u’ Scazza Mauriegghj’, Ndrand’la,<br />

Ndrangula Nuc’, C’fringul’, u’ Zanza Maglius’, u’ Pamb’llin’,<br />

Zomba Antonij, Zomba Cardill’, Per’ r’ Pruma, Ammacca<br />

Pan’, Mbaccator’, Pier’ Rolc’, Cecca menat’ Pes’la e Mast’<br />

Cajtan’ Mb’s’mat’. Saltellando, saltellando, sopraggiunsero<br />

Vanapent’ e Rospa Ciomba.


N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />

Volarono, invece, le carte, le schede e i registri al solo apparire<br />

dei signori: u’Vient’, la Voria, Punent’, T’mpesta, P’l’vin’ e Fa<br />

la Pioggia.<br />

Fastidiosa e molesta venne a votare la comitiva comprendente:<br />

Tavan’, u’ Prucchj’, u’ Cemm’c’, C’mm’cicchj’, M’schill’,<br />

Papp’lon’ e Mast’ Pul’c’.<br />

Durante le votazioni funzionava una società privata per indagini<br />

demoscopiche formata da: u’ Fis’ch’, u’ Chim’ch’, u’ Strolagh’<br />

e u’ Str’hon’ per le elaborazioni dei primi dati e le prime<br />

proiezioni elettorali. Altri gruppi notevoli che vennero a votare<br />

furono: Squarcion’, Squarcegghia, Squarciegghj’, Squaquegghia,<br />

u’ Quequa e a’ Quaquaregghia. <strong>Il</strong> gruppo dei Cecchi,<br />

ovvero: C’cch’llin’, C’cch’tiegghj’, Cicch’ Vocè, Cicch’ r’ la<br />

Mamma, nonché Cicch’ r’ Mast’ Pasqual’ e quelli dei Canio, ossia<br />

Canijon’, Canijazz’, Canjmacc’, Cient’ Canij e Canij a<br />

nonna. Un gruppo numerico Cingh’, Cinquin’ Cient’ Mis’,<br />

Trentoss’, u’Trentass’, Pasckal’ r’ trentaruj, Pasckal’ r’ trentatrè,<br />

Quaranta e Zzer’.<br />

Essendosi rifiutati di dare le loro generalità, non furono ammessi<br />

ai voti tali Z-d, Z-l e Z-b.<br />

Vennero poi Pusc’, Pinusc’, Pisciusc’, Palusc’, Nosc’, M’calosc’,<br />

Linardosc’, Nisc’, u’ Chisc’ e Capisc’, Zuzz’, Cazuzz’, u’<br />

Nuzz’, Mariozz’, Faizz’, Ciocia, P’cec’, F’lec’, la Pec’, u’<br />

Mmec’, Crok’, Mast’ Rocch’, Zinnocch’, Sagliocch’, Pac’nciocch’,<br />

Maceppa, Chie-Chieppa, Sceppapipp’, Ngella, Rella,<br />

Juccella, Santella, Sckinella, Tatill’, Sp’till’, Ciannill’, V’ssill’,<br />

Narch’zirl’, u’ Roll’, Ngiulla, Ciaculla, P’ciolla, u’ Zamall’,<br />

Cacciabball’, Tateh’, Cilah’, M’s’ddej’, M’cel’, Samuel’, Pachel’,<br />

u’ Bboia, u’ Bbaj, u’ Piul’, u’ Maul’, Ianeul’ e Iateula.<br />

Vennero famiglie intere come: l’Ang’lon’, l’Ang’legghia, u’<br />

VALLE PIRAGGINE (contrada Sierri)<br />

A te valle Piraggine, culla della mia vita,<br />

la tua gradita immagine, mi è sempre assai gradita.<br />

Un marmocchio barcollando, mi sembra di vedere<br />

Che ogni due passi ruzzola con piacere.<br />

Quand’era primavera, raccoglievo le margherite,<br />

spuntate lì, sul prato, tremule e fiorite.<br />

Sotto ai biancospini, il profumo delle viole<br />

Inebriava l’aria, al sorgere del sole!<br />

Diventato grandicello, andavo a cacciar rane,<br />

e non m’importava niente, se mangiavo solo pane!<br />

<strong>Il</strong> canto degli uccelli e il fragore del torrente<br />

Che scorreva li vicino, mi stordivano la mente.<br />

Dai tuoi colli boscosi, s’ammira l’altopiano<br />

Fin dove terra e cielo, si baciano lontano!<br />

Da lì, si vede Calitri e altri paesi ancora,<br />

ed è uno spettacolo il chiaror dell’aurora!<br />

Laggiù in fondo alla valle, un fiume serpeggiante<br />

Scorre tra i canneti e rigogliose piante.<br />

Ai bordi del suo letto, passa la ferrovia,<br />

e ogni tanto un treno, fischia e fugge via!<br />

T’amo valle Piraggine, t’amo e t’ho lasciato<br />

Sono andato lontano ma, nel cuore ti ho portato!<br />

Nei tuoi argillosi campi, ci siamo rotti le reni<br />

Io e la mia famiglia, poveri ma sereni!<br />

Roma, 2 gennaio 1998<br />

19<br />

Colac’, a’ Culacegghia, u’ Culaciggh’, u’ Curat’l’, u’ Curat’lon’<br />

u’ Curat’licch’, Ng’l’negghia, Panca, Panch’tiegghj’, Pangh’losc’,<br />

Pataccon’, Patacca, Patacchiegghj’, Sciascion’, Sciascia,<br />

Sciasciappa, Sciascialicchj’, Sciampagn’, Sciampagnon’,<br />

Sciampagniegghj’.<br />

Con rispetto fu accolto il gruppo storico, composto da Marcantonij,<br />

Silla, Masaniell’, Nap’lion’; all’ultima ora, come al<br />

solito, furono condotti ai seggi u’ Malat’, Mo’ Mor’ e u’ Muort’,<br />

e cos’ si finì.<br />

Fatto lo spoglio e convocato il primo consiglio comunale, si<br />

procedette all’insediamento del nuovo Governo Cittadino, che<br />

risultò sorretto da un raggruppamento di tutte le forze antimonarchiche<br />

e così composto:<br />

Alla Giustizia V’lanzon’<br />

Al Tesoro u’ Scialon’ e u’ Scaran’<br />

Alle Finanze u’ Cabb’llota<br />

Ai Lavori Pubblici Travagliator’ e, come<br />

sottosegretario, u’ Mastron’<br />

Alla Pubblica Istruzione u’ Saput’<br />

All’Industria Fat’hand’<br />

All’Assistenza l’Affamat’ e, come<br />

sottosegretario, u’ Patut’<br />

All’Igiene e Sanità Maria Salute con l’aiuto r’ u’<br />

P’lit’<br />

Rapporti con la Santa Sede Papa Sist’ e, sottosegretario, u’<br />

Clerical’<br />

All’Agricoltura Piano Verde e Miet’ Saraogghia<br />

Ministro senza portafoglio Mainalira<br />

Capo del Governo: l’Ass’Arruna Tutt’.<br />

Michelangelo Armiento Calitri luglio 1973, Rosa Tartaglia (Bagnona), con il nipote Luciano Di<br />

Maio, a cavalcioni sull’asino, alla Pila r’ la Fica.


IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />

MOVIMENTO DEMOGRAFICO<br />

Rubrica a cura di Anna Rosania<br />

I dati, relativi al periodo dal 17.<strong>10</strong>.1998 al 5.02.1999, sono stati rilevati<br />

presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri.<br />

NATI<br />

Averga Renata di Mariano e Moschetti Raffaella 25.09.1998<br />

Rotonda Maria di Franco e Cestone Michela 14.<strong>10</strong>.1998<br />

Rosania Patrik di Bruno e Fonzo Giovanna 26.<strong>10</strong>.1998<br />

Zabatta Chiara di Pietro e Cerreta Angela 02.11.1998<br />

Maffucci Antonio di Michele e Di Maio Francesca <strong>10</strong>.11.1998<br />

Russo Mariantonietta di Francesco e Stanco Gaetanina 14.11.1998<br />

Cialeo Giuseppe di Vincenzo e Immerso Lidia 21.11.1998<br />

Di Carlo Francesco di Antonio e Cestone Rosa 03.12.1998<br />

Togua Marika di Antonio e Gallo Mariella 20.12.1998<br />

Di Maio Valentina di Michele e DI Guglielmo Anna 27.12.1998<br />

Acocella Miriam di Michele e Di Cairano Antonella 29.12.1998<br />

Di Maio Michele di Antonio e De Nicola Angela 12.01.1999<br />

Astone Emanuele di Giosuè e Wegrzyn Ezzbietta 17.01.1999<br />

Margotta Andrea di Francesco e Maffucci Luciana 01.02.1999<br />

Leone Michela di Vitoantonio e De Luci Maria 05.02.1999<br />

MATRIMONI<br />

Del Re Vincenzo e Spito Daniela 19.09.1998<br />

Di Mattia Martino Antonio e Caputo Maria 24.<strong>10</strong>.1998<br />

Di Cairano Francesco e Lamorte Gessica 30.12.1998<br />

MORTI<br />

Zabatta Mirko 01.09.1998 - 08.09.1998<br />

Di Maio Incoronata 19.12.1924 - 05.<strong>10</strong>.1998<br />

Di Cairano Maria Concetta 09.06.19<strong>10</strong> - 11.<strong>10</strong>.1998<br />

De Nicola Pasquale 20.03.1931 - 16.<strong>10</strong>.1998<br />

Giarla Maria 02.01.1907 - 19.<strong>10</strong>.1998<br />

Cestone Celestina Incoronata 19.05.1926 - 13.11.1998<br />

Bifronte Vincenzo 18.01.1924 - 19.11.1998<br />

Maffucci Antonio 14.11.1915 - 27.11.1998<br />

Cestone Giuseppe 19.03.1934 - 28.11.1998<br />

Sperduto Giuseppe Vincenzo 13.05.1906 - 04.12.1998<br />

Maffucci Franceschina 07.06.1928 - 14.12.1998<br />

Acocella Giuseppe Nicola 02.01.1920 - 16.12.1998<br />

Rinaldi Giovanna 15.11.1924 - 21.12.1998<br />

Zabatta Rosa 15.05.1911 - 30.12.1998<br />

Codella Michele 28.02.1915 - 30.12.1998<br />

Di Cecca Maria Luigia 17.02.1931 - 11.01.1999<br />

Di Maio Francesca 19.08.1913 - 12.01.1999<br />

Tancredi Maria 05.<strong>10</strong>.1905 - 12.01.1999<br />

Di Guglielmo Lucia 19.05.1912 - 20.01.1999<br />

Metallo Antonio 04.02.1916 - 22.01.1999<br />

Buldo Maria Vittoria 29.09.1929 - 28.01.1999<br />

Don Vincenzo Cubelli 28.08.1921 - 30.01.1999<br />

Vodola Elena 25.08.1933 - 09.01.1999<br />

20<br />

IL VELO DELLA POPOLANA<br />

Sei rimasta sola a portarlo<br />

per coprirti il capo ed il viso<br />

quando esci di casa<br />

al freddo ed alla pioggia<br />

unico riparo.<br />

lo tieni stretto al petto<br />

mentre frettolosa cammini<br />

o vieni dalla lontana campagna.<br />

D’inverno è il tuo cappotto,<br />

hai pudore di quello vero<br />

proprio dell’immagine<br />

di altre chiamate “signore”.<br />

Semplicemente ti rifugi<br />

nella custodia di panno,<br />

per difendere da sguardi truccati,<br />

non protette da cipria ed unguenti<br />

le rughe e le labbra aride,<br />

e le sofferenze patite.<br />

Quando però rientri a casa,<br />

alla luce debole del focolare<br />

gli occhi tuoi si riscaldano<br />

di amore vero che riscatta<br />

nella libertà della parola<br />

il silenzio dei passi lesti,<br />

i tempi vuoti della solitudine<br />

d’una terra da riscoprire<br />

ad ogni costo,<br />

ultima salvezza antica<br />

per noi superstiti<br />

inappagati sognatori.<br />

Aldo Viviano<br />

(da Carbone PZ)<br />

Calitri 1903, Margotta Mariantonia nata a<br />

Calitri 14.01.1881, sposata con Bongo Luigi il<br />

12.08.1901, con il suo primo figlio Pasquale nato il<br />

09.06.1902 in una foto del rinomato studio<br />

fotografico Angelomaria Leone del 1903. La<br />

famiglia Margotta, soprannominata “stingh’”<br />

abitava a lu sierr’ nei pressi del palazzo Vitamore, e<br />

il signor Bongo per la prossima estate che verrà a<br />

Calitri, vorrebbe poter incontrare qualche parente.


N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />

DA CALITRI<br />

SOLIDARIETÀ COL GIORNALE<br />

<strong>10</strong>.000: Di Napoli Luigi – Codella Giuseppe – De Nicola Giovanni.<br />

15.000: Gallucci Vincenzo – Gautieri Canio – Di Maio Giuseppe,<br />

Fontana del Noce – Buldo Cesare – Di Tolve Rino – Cicoira<br />

Franco – Cialeo Francesco, via Pittoli 21.<br />

20.000: Delli Liuni Maria Carmela – Bozza Vincenzo – Maffucci<br />

M. Filomena – Lucietta Fastiggi ved. Stanco – Mauro Giuseppe<br />

– Leone Angelo, New Bar – Lungaro Canio – Germano<br />

Michele – Maffucci Maria – Cianci Mariantonia – Galgano Michele<br />

– Martiniello Canio – Contino Vito Antonio – Di Napoli Canio,<br />

via A.Cerrata – De Luca Maria, via Pittoli 131 – Lampariello<br />

Serafina – Maffucci Di Maio Benedetta – Galgano Domenico,<br />

via Gesualdo 8 – Cubelli Alfonso – Nigro Vito – Cerreta Mariannina<br />

– Fasano Giovanni.<br />

25.000: Nicolais Cristina ved. Acocella.<br />

30.000: Galgano Giuseppe – Di Napoli Canio – Galgano<br />

Francesco – Di Cairano Mario Angelo – Di Napoli Angelomaria<br />

– Di Roma Giuseppe – Scoca Canio, via Sotto Macello – Suore<br />

di Gesù Redentore – Di Maio Enzo.<br />

50.000: Borea Esterina - Ricciardi Vitale – Fierravanti Michelina<br />

e Zarrilli Vittorio – Galgano Rosa e Umberto – Maffucci Lucia<br />

vedova Margotta – Di Napoli Pasquale Salvatore – Cerreta Angelomaria<br />

– Di Cecca Giuseppe.<br />

<strong>10</strong>0.000: Zampaglione Antonio.<br />

DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE<br />

<strong>10</strong>.000: Gautieri Giuseppe (Bologna) – Di Cosmo Michele<br />

(Poggibonsi) – Briuolo Luigi (Alessandria) – Zarrilli Luigi (Poggibonsi)<br />

– Di Roma Mario (Mariano C.se) – Pollina Angelo (Poggibonsi)<br />

– Pastore Maria (Fornaci di Barga) – Galgano Canio<br />

(Cantù) – Di Napoli Antonio (Rho) – Di Maio Antonio (S. Bernardino)<br />

– Cecere Marco (Firenze) – Associazione culturale “Pro-<br />

Licusati” (Licusati) – Di Cosmo Egidio (Ostra).<br />

15.000: Cicoira Lidia (Napoli) – Margotta Di Milia Teodora<br />

(Poggibonsi) – Gabellini Lorenzo (Firenze) – Maffucci Mario<br />

(Lari) – Di Muro Pasquale (Rignano sull’Arno) – Fastiggi Vittorio<br />

(Mariano C.se) – De Felice Michele (Avellino) – Vallario Lorenzo<br />

(Milano).<br />

20.000: Margotta Angelo (Collemarino) – Malanca Canio<br />

(Copreno Lentate) – Polestra Pasqualino (Milano) – Di Napoli Mario<br />

(Bollate) – Gautieri Alfonso (Cadorago) – Di Maio Franca Maria<br />

(Milano) – Gautieri Canio (Mariano C.se) - Bozza Canio<br />

(Robecco sul Naviglio) – Zabatta Salvatore (Milano) – Maffucci<br />

Tonino (Lentate S.S.) – Di Fronzo Pasquale (Mirabella Eclano) –<br />

Di Napoli Vincenzo (Bologna) – Leone Antonio (Poggibonsi) – Di<br />

Cosmo Canio (Ancona) – Cerreta Michele (Carrara) – Nicolais<br />

Antonio (Lavaiano) – Gallo Vito (Pontedera) – Nargi Livio (Castelvetere<br />

sul Calore) – Ricciardi Berardino (Torino) – Gautieri Vito<br />

(Moncalieri) – Di Cairano Teresa (Torino) – Di Napoli Antonio<br />

(Rho) – Miele Pietrangelo (Bollate) – Scoca Francesca (Ponte<br />

Tresa) – Gallucci M. Filomena ved. Di Napoli (Acqui Terme) –<br />

Gautieri Vito (Acqui Terme) – Metallo Giuseppe (Bagnoli) – Codella<br />

Vincenzo (Scandiano) – Di Carlo Attilio (Cordenons) – Palermo<br />

Antonio (Arosio) – Gallicchio Mario (Milano) – Di Cairano<br />

Domenico (S. Mauro T.se) – Capossela Giuseppe (Genova Pontex)<br />

– Cubelli Michele (Bologna) – Leone Giuseppe (Misinto) –<br />

Codella Berardino (Lentate) – Gautieri Giuseppe (Moncalieri) –<br />

Zabatta Pietro (Lentate S/S) – Zabatta Mario (Cantù) – Cantarella<br />

Maria (Genova) – Cianci Michele (Briosco) – Santeusanio Giuseppe<br />

(Livorno) – Sansone Giacinta (Torino) – Gervasi Gerardo<br />

(Olgiate Comasco) – Codella Filomena (Avellino) – Di Carlo<br />

21<br />

Maria (Cambiano) – Cubelli Vito (Foggia) – Paoletta Erminio<br />

(Portici) – Panico Fiorentino e Teresa (Pomigliano D’Arco).<br />

25.000: Scarano Anita (Lucrezia) – Pivano Federico (Firenze) –<br />

Cerreta Orazio (Caselle T.se) – Di Maio Giacinta (Cogliate) –<br />

Maffucci Angelo M. (Lissone) – Abate Gaetano (Salerno) – Scoca<br />

Antonio (Trento) – Abate Giuseppe Nicola (Avellino) – Mons.<br />

Salvatore Siani (Contursi Terme).<br />

30.000: Nicolais Elena (Roma) – Don Michele Di Milia (Senerchia)<br />

– Nicolais Giovanni (Firenze) – Buldo Cesare Giovanni<br />

(Varese) – Di Cosmo Vincenzo (Poggibonsi) – Russo Giuseppina<br />

(Trento) – Maffucci Canio (Bresso) – Padre Francesco Cubelli<br />

O.P.(Pistoia) – Maffucci Giuseppe (Milano) – Della Badia Angelo<br />

(Napoli) – Sena Gerardo (Bisaccia) – Mazziotti Grazia (Tione)<br />

– Fierravanti Vito (Lavena Ponte Tresa) – Miele Cesare (Mariano<br />

C.se) – De Rosa Attilio (Treviso) – Don Valentino Di Napoli (Castelfranci)<br />

– Zampino Raffaele (Battipaglia) – Paradiso Gaetano<br />

(Lioni) – Zarrilli Maria (Poggio a Caiano) – Cianci Michelina<br />

ved. Maffucci (Pisa) – Zarrilli Maria (Poggio a Caiano) – Pasqualicchio<br />

Luigi (Figino Serenza) – Sagliocco Franco (Nichelino)<br />

– Di Carlo maresciallo Canio (Avellino) – Metallo Giovanni (Pontasserchio)<br />

– Di Milia Angela Marino (Nova Milanese) – Pastore<br />

Umberto (Verona) – Codella Vito (Cremona) – Mollica Antonio<br />

(Novara).<br />

40.000: De Nicola Vincenzo (Pavia).<br />

50.000: De Nicola Michele (Bologna) – Messina Giuseppe<br />

(Roma) – Giannini Mario (Firenze) – Di Milia Antonietta (Milano)<br />

– Centro Residenziale Studi Pugliesi (Siponto) – Mobilio Domenico<br />

(Firenze) – Gori Stefano (Firenze) – Margotta Mario e Nicolais<br />

Dina e Vincenzo (S. Donato M.se) – don Lorenzo Sena (Fabriano)<br />

– Codella Vitantonio (Castel S. Niccolo’) – Di Napoli<br />

Francesco (Biella) – Losasso Rocco (Avellino) – Nicolais Maria<br />

(Latina) – Di Maio maresciallo Antonio (Revello) – Battaglia Domenico<br />

(Firenze) – Acocella Armando e Zarrilli Angela (Limidi Soliera)<br />

– Di Maio Gaetano (Trento) – Lampariello Franchino (Garbagnate<br />

M.se) – Cianci Michele (Firenze) – Zazzarino Vincenzo<br />

(Mercogliano) – Lampariello Maria (Solofra) – Fastiggi Vito (Avellino)<br />

– Del Donno Manfredi (S. Croce sul Sannio) – Chirico Ettore<br />

e Di Milia Angela (Teora) – Galgano Vincenzo (Riccione) – Di<br />

Cairano Giuseppe (Milano) – Zabatta Michele (S. Giorgio a<br />

Cremano) – Rabasca Angelomaria (Cervinara) – Di Maio Michele<br />

Arcangelo (Napoli) – Cerrata Anna Maria in Rizzi (Foggia)<br />

– Di Napoli Donato (Napoli) – Fierravanti Canio (Castiglione<br />

D/S) – Spatola Saverio (Brescia) – Trofa A. Enrico (Avellino) –<br />

Sacchitella Caterina (Siena) – Della Badia Donato (Gallarate) –<br />

Vettori Antimo (Masiano) – Gallucci Vincenzina (Napoli).<br />

<strong>10</strong>0.000: Nannariello Vincenzo (Piacenza) – Montagnani Roberto<br />

(Panzano) – P. Rosario Messina (Casoria).<br />

DALL’ESTERO<br />

BELGIO: Simone Michele L. 35.000<br />

CANADA: Lampariello Michele L. <strong>10</strong>0.000 – Lampariello Pietro<br />

L. <strong>10</strong>0.000<br />

GERMANIA: Koschmieder Giuseppina e Klaus L. <strong>10</strong>0.000<br />

INGHILTERRA: Galgano Vincenzo L. 50.000.<br />

SVIZZERA: Di Milia Giuseppe L. 20.000 – Cestone Giuseppe<br />

L. 25.000.<br />

U.S.A.: Pavese Angelina $ 25 – Acocella Mario $ 50 – Russo<br />

Vincenzo $ 50 – Ricciardi Frank $25<br />

URUGUAY: Lampariello Vito L. 30.000.<br />

Chiediamo scusa e comprensione<br />

per qualsiasi involontaria omissione


IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />

REQUIESCANT IN PACE<br />

Bernardino Fastiggi<br />

Calitri USA<br />

13.06.1933 - † 04.01.1990<br />

“I giusti vivono per<br />

sempre, la loro<br />

ricompensa è presso il<br />

Signore”.<br />

I parenti tutti.<br />

Canio Cestone Maria Gerarda Cestone<br />

01.09.1908 - † 07.02.1989 02.06.1911 - † 27.02.1998<br />

Zi Canij r’ Panch’losc’ e zia Ndina r’ M’calon’<br />

I figli, il genero, le nuore, i nipoti e i parenti tutti li<br />

ricordano con tanto affetto.<br />

Antonio Sena<br />

15.08.1938 - † 09.05.1996<br />

A tre anni della<br />

scomparsa i tuoi<br />

familiari ti ricordano<br />

con lo stesso affetto di<br />

sempre.<br />

Beniamino Nicolais<br />

25.07.1923 - † 12.01.1997<br />

Con immutato dolore e<br />

affetto i tuoi cari ti<br />

ricordano.<br />

Lucia Cerreta<br />

Vedova Corazzelli<br />

28.01.1911 - † 14.01.1998<br />

“Quale gioia quando mi<br />

dissero: andremo alla<br />

casa del Padre”.<br />

I parenti tutti.<br />

Calitri 30 aprile 1997 le nozze d’oro di Lucia Maffucci e Vincenzo Margotta.<br />

22<br />

Gaetano Fastiggi<br />

Calitri USA<br />

29.04.1930 - † 27.01.1977<br />

Riempi il vuoto che hai<br />

lasciato fra di noi<br />

guidando dal cielo i<br />

nostri passi.<br />

I familiari.<br />

Gaetano Trofa<br />

Accadia Calitri<br />

23.07.1871 - † 08.02.1944<br />

Coniugato a Calitri con<br />

Maria Michela Papa il<br />

20.12.1894, tutti i nipoti<br />

e pronipoti lo ricordano<br />

con tanto affetto.<br />

Vincenzo Margotta<br />

22.04.1927 - † 24.07.1998<br />

Tu che tanto ci amasti in<br />

vita, veglia su di noi e<br />

guidaci perché possiamo<br />

sempre percorrere come<br />

te la giusta via della<br />

rettitudine e della bontà.<br />

I tuoi cari.<br />

Michele Cianci<br />

12.04.1933 - † 26.01.1998<br />

Dopo un’intera vita dedicata<br />

alla famiglia e al lavoro<br />

presso il Consorzio Agrario<br />

che era diventato una<br />

seconda ragione di vita, nel<br />

primo anniversario della sua<br />

prematura scomparsa, lo<br />

ricordano con immutato<br />

amore la moglie Lucia e i<br />

figli Rosa e Leonardo.<br />

Domenico Maffucci<br />

Calitri Pisa<br />

08.07.1914 - † 15.03.1998<br />

È tornato al Padre fra il<br />

compianto dei familiari,<br />

degli amici e di quanti lo<br />

conobbero.<br />

A DONATO DI NAPOLI<br />

Nel primo anniversario della sua scomparsa.<br />

Come il finale di un film<br />

Triste,<br />

ti sei addormentato,<br />

in silenzio,<br />

la candela corrugata<br />

dall’ultima fiamma,<br />

sul davanzale;<br />

il soffiar del vento<br />

a spargere gocce di pianto<br />

oltre l’Immacolata,<br />

giù, per il crinale;<br />

soffuso coro di voci<br />

in anfratti di vallata.<br />

Musiche scolpite<br />

In note di vita,<br />

dentro “l’azzurrar”<br />

di tuo petto<br />

i nostri ricordi, vivi,<br />

di eterni adulti-bambini.<br />

<strong>Il</strong>lusioni amare e dolci…<br />

De Sica, Charlot, Fellini…<br />

In primavere d’aria fine,<br />

a sognar “scrigni di perle”<br />

nel tuo… “Rossini”.<br />

Ciao e non addio, DONATO<br />

con te, “PROSSIMAMENTE”:<br />

“In Ciel, fra…”.<br />

Grazie ancora, Donato.<br />

Ettore Cicoira


N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />

LA NOSTRA<br />

BIBLIOTECA<br />

GENTE VESUVIANA romanzo di Gian Paolo Tozzoli -<br />

L’Autore Libri, Firenze 1999<br />

è una Napoli malata che scorre nel sangue di chi la abita,<br />

C’ una città fatta di compromessi, di tradizioni da rispettare e<br />

temere oltre la ragione; c’è una legge dell’onore cui non si può<br />

venire meno; ci sono catene ideali che raramente possono essere<br />

spezzate. Un fermento, un ribollire sotterraneo che spesso cerca<br />

la via di uscire, che ricorda molto da vicino il caro Vesuvio.<br />

Un grande romanzo in cui la penna tagliente dell’Autore tratteggia<br />

le inquietudini, i drammi, le passioni della “gente vesuviana”.<br />

Gian Paolo Tozzoli, per chi non lo conosce, è stato diplomatico<br />

di carriera, ambasciatore a Tirana, Malta, Praga. Vive a Roma,<br />

ha pubblicato opere di narrativa, sillogi, saggi, romanzi.<br />

CASTELVETERE SUL CALORE di Livio Nargi, Presentazione<br />

di Francesco Fusco - Ed. Grappone, Mercogliano.<br />

l telaio ronzante del tempo tesse la tunica viva” scrisse il<br />

“AGoethe: le lontananze arcane, anelito vibratile di storia alla<br />

ricerca di luce, prorompono dai documenti longobardi, normanni,<br />

svevi, angioini, del declinare del Medioevo all’Età Moderna e a<br />

quella Contemporanea opportunamente riportati. La cronotassi<br />

dei “Castri veteris comites” palesa autorevoli parentali col fascinoso,<br />

abile diplomatico Sergianni Caracciolo pugnalato dai sicari<br />

di Alfonso d’Aragona e Sveva della stessa stirpe per confluire<br />

nell’infeudamento dei De Beaumont, che dominarono fino al crepuscolo<br />

della feudalità decretata con legge del 2 agosto 1806 di<br />

Giuseppe Bonaparte. I “foci”o “focularia” riportati evidenziano<br />

incrementi e cali correlati a calamità naturali: i terremoti, le carestie,<br />

gli eventi bellici, la peste, che infierì nel Regno di Napoli nel<br />

1656; essa frantumò labili resistenze umane perché la medicina<br />

empirica del tempo non disponeva di mezzi adeguati per debellare<br />

il flagello, negli atti definito “il contagio” e il colera.<br />

Agili biografie presentano gli uomini celebri: il domenicano<br />

Raffaello Maffei autore del “De vera et legitime Urbani VI<br />

electione”; mons. De Matteis, Gennaro De Matteis compositore,<br />

poeta e politico, Elena Discepolo Gall docente universitaria,<br />

il sacerdote Calabrese, Don Palermo e Padre Bimonte<br />

oratori sacri e scrittori, il pio barone De Beaumont, i sacerdoti<br />

Mele saggisti e pubblicisti, il reverendo Nargi professore ginnasiale<br />

e poeta di “profetico spirito dotato”, e così via. Come<br />

tutti i paesi irpini e le città del regno delle Due Sicilie, Castelvetere<br />

fu sede di “Vendita” carbonara che vide fra i suoi affiliati<br />

l’intellighenzia paesana. <strong>Il</strong> più alto indice di arte si ammira<br />

nelle chiese e su esse si sofferma il Nargi esplorandone le radici<br />

lontane e trascrivendo le epigrafi. Degna di lode è l’iniziativa<br />

di Livio Nargi di aver coinvolto nella esaltazione della<br />

Vergine e per la datazione dell’icona Piero Bargellini letterato,<br />

critico d’arte e agiografo; La Pira, fervente cattolico, romanista<br />

e politico; il poeta padre David Maria Turoldo; il cardinale<br />

Palazzini e tanti altri. Le Congregazioni laicali, le campane, le<br />

edicole sacre di tutto il Nargi ci narra per condurci con mano<br />

dotta alla conoscenza di Castelvetere che deve certamente moltissimo<br />

a questo suo umile figlio.<br />

(dalla presentazione di Francesco Fusco)<br />

23<br />

L’ARTE SACRA IN ALTA IRPINIA di Pasquale di<br />

Fronzo - Ed. Grappone, Mercogliano, 1998 - 4 voll.<br />

onosciamo ed ammiriamo da molti anni don Pasquale Di<br />

CFronzo, anzitutto per la forte passione sacerdotale, nonché<br />

per le sue doti di storico e ricercatore locale, per le sue iniziative,<br />

per i suoi numerosi scritti ed eravamo più che sicuri che<br />

gli “otia” nella nativa Mirabella avrebbero dato i loro frutti e<br />

quali pregevoli frutti troviamo in questi primi quattro volumi su<br />

L’Arte Sacra in Alta Irpinia!<br />

Anzitutto il titolo è riduttivo perché la caparba e competente tenacia<br />

del Nostro ha investigato il vasto entroterra della provincia<br />

di Avellino che comprende il territorio Arianese, la valle del<br />

Calore, la valle dell’Ufita, la Baronia, la montagnosa Alta Irpinia,<br />

nonché l’area di Nusco e di Montella; territorio per secoli<br />

abbandonato al suo duro destino fatto di calamità atmosferiche,<br />

terremoti, usura del tempo, furti, vandalismo, incendi,<br />

alienazioni, incuria per ignoranza della preziosità delle opere.<br />

Finalmente, ringraziando Pasquale Di Fronzo che con umiltà<br />

e vocazione ha cercato, con passione – fra dimenticanza ed<br />

indifferenza – di ridare alla nostra terra e alle nostre genti il<br />

valore della sua cultura, possiamo vantare di avere un’opera<br />

di inestimabile valore che ci permette di scoprire un mondo<br />

che pure era alla nostra portata, ma di cui ignoravamo finora<br />

il valore.<br />

Una vera e propria enciclopedia d’arte dove si parla di tutto,<br />

dalle tele agli stucchi, dagli organi alle croci monumentali,<br />

dai secchielli dell’acqua santa ai sarcofagi, dalle maioliche<br />

alle statue, dalle edicole votive alle statue e così via, con un paziente,<br />

appassionato, interessante viaggio alla scoperta di tesori<br />

di opere d’arte sconosciute o dimenticate.<br />

A Pasquale Di Fronzo, al suo certosino, robusto lavoro di ricercatore<br />

attento, scrupoloso, puntuale e competente, va la riconoscenza<br />

di tutti noi.<br />

LA CHIESA DI S. MARIA DEI VERGINI di Emilio Ricciardi<br />

– Tip. Galluccio, Napoli, 1998<br />

l 1998 è stato il quarto centenario della fondazione della parroc-<br />

Ichia di S. Maria dei Vergini, istituita nel 1598 dall’arcivescovo<br />

cardinale Alfonso Gesualdo (nato a Calitri il 20 ottobre 1540) ed<br />

anche il trentesimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale del<br />

parroco don Michele Del Prete che per celebrare degnamente le<br />

due ricorrenze ha commissionato il presente studio, teso a ricostruire<br />

la storia della parrocchia, che sorge nel quartiere dei Vergini,<br />

uno dei luoghi napoletani più ricchi di storia e di arte.<br />

Infatti, quando si parla del quartiere dei Vergini, il pensiero corre<br />

immediatamente ai suoi monumenti più celebri, legati ai nomi<br />

di famosi artisti, come il grande monastero domenicano della Sanità,<br />

capolavoro di fra’ Nuvolo; la chiesa dei Padri della Missione,<br />

disegnata da Luigi Vanvitelli; la cappella di S. Maria Succurre<br />

Miseris, rifatta dal genio di Ferdinando Sanfelice.<br />

Inoltre nella chiesa dei Vergini si conserva il fonte battesimale<br />

nel quale furono battezzati due illustri napoletani: l’insigne<br />

architetto Ferdinando Sanfelice e S. Alfonso Maria de’ Liguori<br />

che fu presentato al fonte il 29 settembre 1696 nonché il ricordo<br />

dell’inatteso onore di una visita papale da parte di Pio IX<br />

esule da Roma che il 21 novembre 1849 si recò nella parrocchia<br />

dei Vergini.<br />

Un ottimo lavoro che diviso in sei capitoli, vivace nella fluidità<br />

dello stile, enuclea in una sintesi armoniosa e scorrevole la<br />

storia completa della parrocchia dalle sue origini fino ai tempi<br />

nostri, con tutte le tappe più significative, con un panorama<br />

completo delle testimonianze scritte documentarie.


Calitri 1928/29 in occasione della visita di Francesco Ricciardi da Dobbs Ferry, da sinistra in piedi: Berardino Ricciardi (11.11.1914) – Francesco Ricciardi (05.08.1913) – Filomena Ricciardi Cioffari<br />

(18.02.1919) – Vitale Ricciardi (30.08.1909) – Lucia Armiento Ricciardi, seconda moglie di Giovanni, (giugno 1889 – 19.06.1970) – Giovanni Ricciardi (16.05.1876 – 25.04.1946) – Gaetana Metallo De Carlo<br />

(1892 - 1980) figlia di Maddalena Ricciardi Metallo (01.07.1863 - 15.11.1892); seduti: Maria Michela Ricciardi Fastiggi (22.<strong>10</strong>.1858 - 22.03.1942) – Francesco Ricciardi (19.12.1866 - 18.09.1929) – Angelarosa<br />

Ricciardi Abate (22.09.1869 - ottobre 1960) – la piccola Giacinta Ricciardi Sansone (25.05.1924). (Per gentile concessione del signor Frank Ricciardi da Dobbs Ferry U.S.A.).<br />

In caso di mancato recapito si prega rispedire al mittente che si impegna ad accollarsi le spese postali.

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