Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
IL CALITRANO<br />
periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni<br />
Spedizione in abb. postale comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Firenze<br />
ANNO XIX - NUMERO <strong>10</strong> (nuova serie) GENNAIO-APRILE 1999<br />
VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936
IN COPERTINA:<br />
Per conservare nel tempo memorie che<br />
potranno tornare utili a comporre,<br />
domani, quel mosaico che è la storia, la<br />
storia della nostra gente, proponiamo<br />
questa foto dei primi anni ’60,<br />
patrimonio dalle radici lontane, che ci<br />
mostra il “traino” di Carmine Lops<br />
– meglio conosciuto come<br />
Carm’nucc’ – che gira per le strade<br />
del paese, raccogliendo i rifiuti.<br />
Altri tempi, altri momenti che ci<br />
dovrebbero aiutare a guardare indietro<br />
per riconoscere nello specchio del<br />
tempo le nostre radici.<br />
A TOCCARE UN LEMBO<br />
DEL TUO CIELO<br />
A toccare un lembo<br />
del tuo Cielo<br />
da quest’umida terra<br />
di pianto<br />
se a sera accendi le tue stelle<br />
nel canto di luna,<br />
o a contemplarti<br />
in preghiera<br />
sotto i dorati archi<br />
del tuo tempio<br />
nel silenzio dei tuoi misteri.<br />
L’Eterno e l’Immenso<br />
la tua luce<br />
e dagli orizzonti di sole<br />
a rischiararci la tua voce<br />
in quella oscura notte<br />
il sonno della morte.<br />
Manfredi Del Donno<br />
IN<br />
QUESTO NUMERO<br />
Le parole non bastano<br />
di Raffaele Salvante 3<br />
Luoghi della memoria 4<br />
Bicentenario della<br />
Rivoluzione Napoletana<br />
di Nicola Arminio 6<br />
<strong>Il</strong> generale Luigi Cerrata<br />
e la sua opera<br />
di Vannalucy Di Cecca 7<br />
S. Maria in Elce<br />
alla fine del Quattrocento<br />
di P. Gerardo Cioffari O.P. 8<br />
<strong>Il</strong> castello e la cavallerizza<br />
di Calitri<br />
di Emilio Ricciardi 12<br />
La scomparsa di un vero<br />
maestro<br />
di Remigio Schiavo 16<br />
Vita scolastica calitrana<br />
di Antonio Altieri 16<br />
DIALETTO E CULTURA<br />
POPOLARE 17<br />
MOVIMENTO<br />
DEMOGRAFICO 20<br />
SOLIDARIETÀ COL<br />
GIORNALE 21<br />
REQUIESCANT IN PACE 22<br />
LA NOSTRA BIBLIOTECA 23<br />
La nostra Rivista<br />
è diventata maggiorenne e<br />
– grazie al Vostro contributo –<br />
ha resistito per 18 anni,<br />
aggiornandosi e migliorandosi<br />
di anno in anno.<br />
Non fate mancare<br />
la vostra collaborazione.<br />
Aiutateci a crescere ancora.<br />
IL CALITRANO<br />
ANNO XIX - N. <strong>10</strong> n. s.<br />
Periodico quadrimestrale<br />
di ambiente - dialetto - storia e tradizioni<br />
dell’Associazione Culturale “Caletra”<br />
Fondato nel 1981<br />
Indirizzo Internet - http://www.dinonet.it<br />
E-mail: salva@dinonet.it<br />
Direttore<br />
Raffaella Salvante<br />
Direttore Responsabile<br />
A. Raffaele Salvante<br />
Segreteria<br />
Martina Salvante<br />
Direzione, Redazione, Amministrazione<br />
50142 Firenze - Via A. Canova, 78<br />
Tel. 055/78.39.36<br />
Spedizione in abbonamento postale 50%<br />
C. C. P. n. 11384500<br />
La collaborazione è aperta a tutti, ma in<br />
nessun caso instaura un rapporto di<br />
lavoro ed è sempre da intendersi a titolo<br />
di volontariato.<br />
I lavori pubblicati riflettono il pensiero dei<br />
singoli autori, i quali se ne assumono le<br />
responsabilità di fronte alla legge.<br />
<strong>Il</strong> giornale viene diffuso gratuitamente.<br />
Attività editoriale di natura non<br />
commerciale nei sensi previsti dall’art. 4<br />
del DPR 16.<strong>10</strong>.1972 n. 633 e successive<br />
modificazioni.<br />
Le spese di stampa e postali sono coperte<br />
dalla solidarietà dei lettori.<br />
Stampa: Polistampa - Firenze<br />
Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981<br />
del Tribunale di Firenze<br />
<strong>Il</strong> Foro competente per ogni controversia è<br />
quello di Firenze.<br />
Accrediti su c/c postale n. 11384500 intestato<br />
a “IL CALITRANO” - Firenze oppure<br />
c/c bancario 61943/00 intestato a Salvante<br />
A. Raffaele c/o Sede Centrale della<br />
Cassa di Risparmio di Firenze Spa - Via<br />
Bufalini, 6 - 50122 Firenze - ABI 6160.6 -<br />
CAB 2800<br />
Chiuso in stampa il 19 marzo 1999
N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />
a nostra società sta vivendo un vero e<br />
Lproprio travaglio spirituale e culturale<br />
che rimette in discussione il patto non<br />
scritto che fino a qualche tempo fa esisteva<br />
fra i cittadini e che era l’orizzonte<br />
entro cui avveniva il dibattito sugli<br />
orientamenti dell’intera comunità, ma<br />
ora gli effetti della sua crisi si fanno sentire<br />
pesantemente nella vita pubblica,<br />
compromettendo non solo i rapporti a<br />
livello di persone, ma ancor più a livello<br />
di gruppi e di istituzioni.<br />
Lo sradicamento, sempre più diffuso,<br />
così come la perdita dell’identità tradizionale,<br />
è collegata, anche, al tramonto<br />
di tutte le ideologie che non hanno sciolto<br />
alcuni interrogativi, specie di fronte<br />
all’instancabile proliferare di partitini<br />
che agita il già triste panorama politico<br />
italiano, incapace di garantire le più elementari<br />
condizioni di sviluppo, sicurezza<br />
e rispetto dei diritti dei cittadini.<br />
Purtroppo, crediamo che dovremo<br />
attendere ancora molto, prima che i partiti<br />
facciano una seria riflessione autocritica<br />
sul loro modo di essere e di gestire<br />
il Paese e sui profondi processi di<br />
riforma di cui lo stesso ha bisogno, con<br />
una decisa sterzata verso il nuovo, e con<br />
capacità di fare scelte coraggiose.<br />
La politica rivendica tutta una serie<br />
di interventi, come i tanti “patti territoriali”<br />
siglati, ma di risultati concreti,<br />
cioè di nuovi posti di lavoro, ancora, se<br />
ne vedono pochi; il quadro diventa più<br />
preoccupante quando le persone, le famiglie,<br />
le categorie sociali, le popolazioni<br />
residenti in un territorio si sentono<br />
concretamente minacciate o in difficoltà<br />
nei loro bisogni e interessi primari. Infatti<br />
un paese dove i bambini muoiono<br />
di freddo, come è capitato tempo fa al<br />
campo nomadi Casilino 700; un paese<br />
che ignora un uomo morto su un marciapiede,<br />
come è accaduto a Roma, nei<br />
pressi di piazza Venezia; un paese dove<br />
impera la vuota burocrazia, la perenne<br />
disoccupazione, la violenza, lo spaccio<br />
di droga, la prostituzione coatta, l’abbandono<br />
dell’infanzia e degli anziani,<br />
l’usura, la mentalità razzista, l’omertà<br />
UN FORTE IMPEGNO EDUCATIVO<br />
LE PAROLE NON BASTANO<br />
Non basta non fare il male per sentirsi cittadini onesti con la coscienza a posto:<br />
occorre fare il bene; infatti saremo giudicati per l’ascolto e l’aiuto che avremo saputo dare,<br />
oppure avremo negato a chi aveva fame e sete, a chi chiedeva pace e giustizia.<br />
e così via – tutti segni di un mondo<br />
profondamente ingiusto ed egoista – non<br />
può e non deve farci perdere il senso di<br />
quella conquista che è il valore massimo<br />
della “persona”.<br />
Un cittadino serio ed attento alle sorti<br />
della democrazia del Paese non può<br />
non cogliere l’allarme che viene da un<br />
quadro così sconcertante.<br />
Perché dove c’è scarsità di risposte,<br />
dove c’è eccesso di delega, la mancanza<br />
di opportunità diventa vuoto di giustizia,<br />
un vuoto che il bisogno può far diventare<br />
rabbia e il povero capace di violenza,<br />
vuoto di fronte al quale non è possibile<br />
dichiararsi estranei e che deve<br />
scuotere la nostra indignazione col farci<br />
prendere più viva coscienza delle responsabilità<br />
con l’ascolto e l’aiuto concreto<br />
che sapremo dare; il messaggio<br />
forte e incisivo deve essere l’impegno<br />
di tutti a far nascere, nel nostro io, l’amore<br />
per poterlo diffondere e fare in<br />
modo che ci riconcili con l’umanità.<br />
A che servirebbe dire: “Dio, quante<br />
ingiustizie, quante violenze, quanti<br />
peccati!” se poi ce ne stiamo con le<br />
mani in mano, senza far niente, sdraiati<br />
comodamente in poltrona? Chi dovrà ricostruire<br />
il tessuto morale e sociale per<br />
colmare il pericoloso vuoto che si è<br />
creato? Ecco perché non possiamo<br />
permetterci il lusso di essere pessimisti!<br />
E per non correre il rischio di improvvisare<br />
in maniera imprudente e di<br />
cedere a retoriche superficialità occorre<br />
educarci ed educare alla dimensione socio-politica<br />
persone che sappiano essere<br />
cittadini consapevoli e attivi e non subiscano<br />
passivamente gli avvenimenti, che<br />
sappiano portare energie alla ricerca di<br />
un futuro più umanizzato, riscoprendo<br />
idealità e competenze per la costruzione<br />
del bene comune che è nelle aspirazioni<br />
profonde di tutti.<br />
La sfida non è rivolta a qualche addetto<br />
ai lavori o a gruppi con sensibilità<br />
particolari, ma è compito di ciascuno di<br />
noi cercare i segni dei tempi in cui siamo<br />
chiamati a vivere, sapendo mettere<br />
mano alle cose con la responsabilità di<br />
3<br />
chi ha imparato a guardarle con la visuale<br />
ampia di Dio; è in questo solco<br />
che si preparano le generazioni del domani.<br />
Infatti, noi – unitamente ai giovani<br />
– che pure siamo impegnati nella fatica<br />
collettiva di cambiare il mondo, non possiamo<br />
non anticipare, nei rapporti del<br />
quotidiano, ciò che vorremmo realizzato<br />
nelle dimensioni totali della storia; non<br />
è facile vivere con questa tensione, il bisogno<br />
di riposarci sulle sicurezze, spesso,<br />
ci fa tradire la nostra voglia che per attuarsi<br />
deve restare “provocazione”.<br />
Raffaele Salvante<br />
Un grave lutto ha colpito la comunità Calitrana<br />
con la scomparsa di don Vincenzo Cubelli<br />
– che chiude definitivamente un’epoca –<br />
padre spirituale dell’Arciconfraternita Immacolata<br />
Concezione per ben 51 anni, la sua<br />
anima è tornata al Padre il 09.02.1997 fra il<br />
compianto generale. Nel cinquantesimo di<br />
sacerdozio consegnò ai posteri il suo Testamento<br />
Spirituale: “…un ricordo va a tutti<br />
quelli che ho assistito nella loro malattia e<br />
agonia, con l’augurio che essi possano oggi<br />
godere quella felicità celeste, che auguriamo<br />
possa essere concessa anche a noi, allorchè<br />
Dio vorrà chiamarci…”<br />
“<strong>Il</strong> tesoro che vi lascio è il bene che io<br />
non ho fatto, che avrei voluto fare e che<br />
voi farete dopo di me” (Raoul Follerau)
IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />
DAGLI U.S.A.<br />
Luoghi della memoria<br />
Brooklyn, 12 ottobre 1998 novantesimo compleanno della nostra amica<br />
Angelina Pavese con due pronipote Gianna Toglia col vestito rosso e Maria<br />
Anna Walsh alla sua destra la signora Assunta Armiento in Galgano e alla<br />
sua sinistra la sorella Lucia con due pronipoti.<br />
Mamaroneck, New York USA, luglio 1913, la famiglia di Fastiggi Vito Gaetano,<br />
davanti alla sua abitazione; da sinistra: Maria Antonietta nata a Stamford nel<br />
1900, Fastiggi Vito Gaetano, nato a Calitri il 07.08.1860, da Fastiggi Cesare e<br />
Cerreta Maria Filomena e deceduto a Mamaroneck il 15.03.1933 – partì<br />
emigrante da Napoli il 09.07.1890 – James (Vincenzo) nato a New Rochelle nel<br />
1902, Enrico nato a New Rochelle nel 1904; dietro: Luigi nato a Stamford nel<br />
1896, De Carlo Luisa, moglie di Vito, nata a Calitri il 16.07.1873, da De Carlo<br />
Angelo Maria e Ricciardi Maria Antonia e deceduta a Tarrytown il 29.01.1956 –<br />
partì emigrante da Napoli il 04.12.1890 – Filomena nata a Stamford nel 1898;<br />
non incluso nella foto l’altro figlio Julius Cesare nato a Stamford nel 1893.<br />
Dobbs Ferry, U.S.A. 1952 circa, Maria Concetta Fastiggi di Cesare con le<br />
figlie Madeline, davanti,Teresa dietro e il figlio John Ricciardi.<br />
4<br />
Newark, New Jersey, giugno 1924, matrimonio di Domenico Codella di<br />
Mauro con la italo-americana Carmela Oppido.<br />
Newark, New Jersey 1928, celebrazione del matrimonio di Vito Michele<br />
Antonio Codella di Mauro con la italo-americana Cristina Oppido.
N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />
Newark, New Jersey 1932, foto ricordo del matrimonio di Ernesto Toglia con<br />
Giuseppina Codella.<br />
DALL’AUSTRALIA<br />
Da sinistra:Angelo Fastiggi (la fiacca), Rocco Di Milia (paparul’),Antonio Di<br />
Maio (l’urt’lan’ r’ Cast’glion’),Tonino e Vitale Di Milia figli di Rocco, Giuseppe<br />
Di Carlo (rascon’), e Vincenzo e Peppino Di Maio figli di Antonio.<br />
Calitri 15 agosto 1998, da sinistra Angelo Cestone (panculosc’), Agostino<br />
Racioppa (cunzes’), e Giovanni Galgano (zampaglion’).<br />
5<br />
DAL VENEZUELA<br />
Barquisimeto E. Lara 1958, da sinistra Marzial Pereira, Dante Cobuccio sul<br />
camioncino, nato a Mirabella Eclano, Benvenuto Albrigo proprietario<br />
dell’impresa, veronese e il nostro compaesano Salvatore Ramundo.<br />
Caracas 1959, da sinistra: Antonio Petito, Vincenzo Cicoira e Antonio<br />
Zazzarino.<br />
Calitri 1992/93 Canio Maffucci e la moglie Giovanna Tornillo mentre<br />
lavorano le salsicce.
IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />
arlando della Repubblica Napoletana<br />
Pdel 1799, Giustino Fortunato nel 1900<br />
enumerava quella vera ecatombe “che<br />
stupì il mondo civile e rese attonita e dolente<br />
tutta Italia”, l’ecatombe dei guistiziati<br />
della città di Napoli dal giugno<br />
1799 al settembre 1800 per decreto della<br />
Giunta Militare Borbonica. Quella Piazza<br />
del Mercato di Napoli in cui al giovinetto<br />
Corradino fu mozzo il capo il 29<br />
ottobre 1268 e il povero Masaniello tradito<br />
e crivellato il 16 luglio 1647, ignora<br />
ancora tutti i nomi di quei primi 99 martiri<br />
della libertà napoletana.<br />
L’Ammiraglio Nelson, divenuto arbitro<br />
delle sorti di sei milioni di napoletani,<br />
rifece le Giunte giudicatrici già costituite<br />
dal cardinale Ruffo, borbonico: la sentenza<br />
di morte dei patrioti, traditi prima dalla<br />
capitolazione dei Francesi, traditi dagli<br />
Inglesi, fu irrevocabilmente decretata.<br />
Due erano le Giunte tramutate in veri<br />
tribunali di sangue, una militare e una<br />
civile e sono ricordate come marchio<br />
d’infamia: si trascrivevano i nomi dei<br />
condannati e le guardie andavano a prelevarli<br />
nelle loro case; si processavano<br />
sommariamente e i poveri patrioti della<br />
Resistenza Napoletana venivano portati<br />
sul luogo del patibolo e trucidati.<br />
Si salvarono Vincenzo Cuoco e Francesco<br />
Lomonaco, due grandi eroi scrittori,<br />
quest’ultimo amico di Manzoni, che<br />
in Alta Italia narrò della catastrofe di Napoli,<br />
convinto che “la memoria di coloro<br />
NICOLA ARMINIO<br />
BICENTENARIO DELLA<br />
RIVOLUZIONE NAPOLETANA<br />
che abbiamo perduto è l’unico bene che<br />
possiamo trasmettere alla posterità”: ma<br />
l’indice dei martiri fu reso pubblico solo<br />
nel 1865 su due lapidi marmoree sul Municipio<br />
di Napoli (116 nomi).<br />
Martiri più illustri: Ammiraglio Francesco<br />
Caracciolo – gli fu annunciata la<br />
morte mentre passeggiava sul cassero –<br />
fu impiccato; Giuseppe Cotitta, albergatore;<br />
Carlo Belloni, nato a Vicenza; Niccolò<br />
Carlomagno, avvocato nato in Basilicata,<br />
fu decapitato; altri di varie regioni.<br />
Gaetano Russo, colonnello di fanteria;<br />
Giuliano Colonna, principe di Aliano,<br />
nato a Napoli; Ettore Carafa, conte di<br />
Ruvo, nato ad Andria; Antonio D’Avella,<br />
oliandolo, ghigliottinato; Giuseppe<br />
Sieyès, negoziante e vice console di<br />
Francia; Mario Pignatelli, decollato col<br />
fratello Ferdinando; Filippo Demarini,<br />
marchese di Genzano (NA), fucilato; Nicola<br />
Maria Rossi, professore dell’Università;<br />
Felice Mastrangelo, medico, che<br />
gridò sul patibolo “muoio libero”; Gaetano<br />
Morgera, sacerdote d’Ischia; Giovanni<br />
Varanese, studente abruzzese di<br />
medicina; Francesco Federici, marchese<br />
di Pietrastornina (AV) e maresciallo; Severo<br />
Caputo, marchese e professore di<br />
teologia, fucilato; Giuseppe Guardati, benedettino,<br />
professore di Università; Vincenzo<br />
Russo di Palma Nolana, avvocato,<br />
ucciso con torce accese. Molti martiri<br />
prima di morire entrarono a pregare nella<br />
vicina Cappella del Carmine.<br />
6<br />
Martiri furono anche impiegati, tenenti<br />
di vascello, avvocati, poeti, notai,<br />
molti di essi furono messi alla forca. “La<br />
strage di quegli uomini, nei quali si volle<br />
spegnere l’intelligenza e la virtù, ruppe la<br />
tradizione del sapere fra l’una e l’altra<br />
generazione, distrusse ogni principio di<br />
fede e di moralità pubblica, aprì tra principe<br />
e popolo un abisso profondo nel<br />
quale l’ultimo dei Borboni precipitò:<br />
fu un errore ed un peccato” così disse<br />
L. Settembrini. Da quel peccato, però,<br />
germogliò feconda l’idea dell’unità nazionale.<br />
L’eroina più illustre della Rivoluzione<br />
Napoletana fu Eleonora Fonseca<br />
Pimentel, lusitana di origine, “l’apollinea<br />
Eleonora”, lapidariamente enumerata<br />
dal Giustino Fortunato, forse per<br />
troppo rispetto, perché intellettuale e<br />
combattiva.<br />
La sera del 7 gennaio 1999 al Teatro<br />
San Carlo di Napoli il maestro Roberto<br />
De Simone ha diretto l’opera “Eleonora”,<br />
in onore della martire Eleonora Fonseca<br />
Pimentel, con grande successo di<br />
pubblico e con la presenza del Presidente<br />
del Consiglio Massimo D’Alema: non<br />
si è trattato di entrare nel ruolo di un solo<br />
carattere, ma di infilarsi “una tunica universale”,<br />
che renda possibile l’avvicendamento<br />
di tutti i martiri della storia, di<br />
tutti i dead man walking, ancora circolanti,<br />
delle centinaia di vittime della tracotanza<br />
del potere.<br />
Calitri 7 dicembre 1998, benedizione della<br />
statua dell’Immacolata Concezione donata<br />
dall’Arciconfraternita alla Caserma dei<br />
carabinieri.<br />
Da sinistra: prof. Vito Marchitto sindaco,<br />
capitano Nicola Massimiliano Zullo della<br />
Compagnia Carabinieri di S. Angelo dei<br />
Lombardi, mons.Aurelio Lucio Scalona parroco,<br />
maresciallo capo Enzo Soricelli, comandante<br />
della stazione Carabinieri di Calitri, maresciallo<br />
ordinario Fabio Laurentini vice comandante,<br />
Salvatore Ramundo coordinatore della<br />
cerimonia, prof. Salvatore Di Napoli priore<br />
dell’Arciconfraternita di Calitri, Vittorio Del<br />
Buono primo assistente dell’Arciconfraternita.
N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />
na suggestiva e commovente cerimo-<br />
Unia ha richiamato, il giorno 3 settembre<br />
u. s. nel Salone delle Conferenze<br />
della Fiera di Calitri, un foltissimo gruppo<br />
di parenti, familiari, amici ed estimatori<br />
del gen. Luigi Cerrata in occasione<br />
della presentazione alla cittadinanza di<br />
Calitri del suo ultimo lavoro: “L’Alto<br />
Ofanto – Paesaggi e aspetti fisici nel<br />
quadro storico”.<br />
Eccezionale moderatore è stato il dr.<br />
Antonio Cicoira, che nella sua prolusione<br />
ha sottolineato il valore scientifico<br />
dell’opera del Cerrata, frutto di un<br />
attento, scrupoloso e diligente studio di<br />
geologia, della tettonica e delle vicissitudini<br />
di queste contrade. “Ma al rigore<br />
delle argomentazioni scientifiche –<br />
ha commentato il dr. Cicoira – l’autore<br />
ha saputo coniugare uno stile agile,<br />
elegante, piacevolissimo, ricco di suggestioni<br />
poetiche e di policrome pennellate<br />
descrittive”.<br />
<strong>Il</strong> giornalista dr. Antonio Caggiano del<br />
“Mattino” di Napoli ha voluto interpretare<br />
l’opera dell’insigne studioso come<br />
un invito rivolto ai giovani ad appassionarsi<br />
allo studio, all’analisi delle vicende<br />
e agli accadimenti del proprio paese e<br />
della propria terra, sia per valorizzarne<br />
gli ambiti culturali, sia per trarre pungolo<br />
a condurre più approfonditi studi e<br />
più suggestive interpretazioni.<br />
Poi ha preso la parola l’oratore ufficiale<br />
della manifestazione, il prof. Antonio Altieri,<br />
già preside del locale Liceo “Leonardo<br />
da Vinci”, il quale ha esordito porgendo<br />
preliminarmente alla signora<br />
prof.ssa Anna Maria, figlia del generale,<br />
il ringraziamento per l’onore conferitogli<br />
e per l’alto mandato assegnatogli di procedere<br />
alla commemorazione e alla rievocazione<br />
dell’illustre genitore, “che –<br />
commentava l’oratore – con i suoi studi,<br />
le sue teorie, le sue interpretazioni, le<br />
sue indagini e le sue ricerche ha dato<br />
per il passato e continua a dare ancora<br />
oggi tanto prestigio al suo paese natale,<br />
dal quale meriterebbe un più significativo<br />
riconoscimento, quale, ad esempio,<br />
l’intitolazione di una strada, l’erezione<br />
di un cippo o l’elevazione di una lapide<br />
VANNALUCY DI CECCA<br />
IL GENERALE LUIGI CERRATA<br />
E LA SUA OPERA<br />
marmorea ad perpetuam rei memoriam”<br />
<strong>Il</strong> preside Altieri ha richiamato alla mente<br />
le immagini del suo primo incontro<br />
col generale, delle preziose e colte conversazioni<br />
avute con lui per le stradicciole<br />
a ridosso dell’abitato di Calitri,<br />
quando una conchiglia, un frammento<br />
di roccia offrivano allo studioso lo spunto<br />
per elargire dottissime disquisizioni<br />
sulla geologia, sulla storia e sulla vita<br />
di questa contrade. Ha richiamato alla<br />
mente il giorno in cui l’illustre studioso<br />
volle affidargli il compito di stilare una<br />
prefazione da apporre al suo studio. Ha<br />
ricordato ai presenti l’attestazione di stima<br />
e di affetto che il popolo di Calitri<br />
volle tributare a “don Luigi” il giorno<br />
della sua scomparsa.<br />
Infine il preside, dichiarandosi “incapace”<br />
di illustrare ai presenti la bellezza<br />
stilistica dell’opera, della scientificità<br />
delle tesi sostenute dall’autore, della genialità<br />
delle sue intuizioni e delle sue interpretazioni;<br />
“compito” – diceva l’autore<br />
– che richiederebbe l’intervento di<br />
uno studioso di discipline umanistiche,<br />
di un esperto di geologia e di un oratore<br />
di ben altro rango che non il mio”, ha<br />
voluto affidarsi alla lettura proprio di<br />
quella prefazione che egli approntò per<br />
l’opera del Cerrata e che la figlia, in ossequio<br />
al volere paterno, ha voluto anteporre<br />
al volume pubblicato. E agli attenti<br />
e ammirati ascoltatori l’oratore ha<br />
saputo porgere una suggestiva visione<br />
del nascere, del divenire e del mutare di<br />
queste contrade; ha proiettato su di un<br />
ideale schermo le immagini dell’avanzare<br />
e del regredire dei ghiacciai; dell’ergersi<br />
all’orizzonte del monte Vulture,<br />
vomitante lava dalle infuocate voragini,<br />
lanciante al cielo cenere e lapilli, arrossando<br />
foscamente le cupe notti irpine;<br />
ha saputo prospettare il susseguirsi di<br />
stagioni calde e fredde in relazione alle<br />
mutevoli condizioni climatiche ed ambientali,<br />
sino al grande e storico evento :<br />
l’insediamento in queste valli del primo<br />
“homo sapiens”.<br />
Al termine della sua suggestiva rievocazione,<br />
l’oratore ha voluto offrire ai presenti<br />
un “saggio” della limpida ed ele-<br />
7<br />
gante prosa, elaborata dallo studioso,<br />
proponendo all’attenzione dell’uditorio,<br />
il seguente passo: “ L’amore per queste<br />
contrade arricchisce l’ambiente, il panorama<br />
e l’orizzonte di elementi e componenti<br />
elegiaci; ed è l’amore per queste<br />
contrade, ora desolate, che muove la coscienza<br />
accorata e risentita dell’autore<br />
a rivolgere una fervida esortazione ai<br />
giovani, perché appuntino la loro attenzione<br />
su questo stato di deprimente ristagno<br />
di ogni attività produttiva e segnino<br />
l’inizio della nascita della loro<br />
terra, che, pur nello squallore di un ingiustificato<br />
abbandono, non manca di<br />
esercitare un fascino suggestivo e di<br />
commuovere profondamente l’anima di<br />
chi ne contempli il paesaggio aspro e<br />
incolto, in cui, tuttavia, sembrano essere<br />
concisamente riassunte e parcamente<br />
espresse”.<br />
Un lungo, vivissimo e scrosciante applauso<br />
ha sottolineato il dire del preside<br />
Altieri; e nel salone delle conferenze,<br />
mentre ancora riecheggiavano le parole<br />
dell’oratore, ho visto sguardi, e non solo<br />
quelli dei familiari e parenti, profondamente<br />
commossi e occhi lucidi e sfavillanti<br />
per la profonda e viva commozione.<br />
Calitri, anni venti, un gruppo di vecchi socialisti, da<br />
sinistra: Canio Zampaglione (mand’les’), Crescenzo<br />
Martiniello (papp’lon’),Vincenzo Stanco (r’ss’liegghj’),Angelomaria<br />
Cianci (napulitan’) e seduto<br />
al centro Giuseppe Di Napoli (marchicch’).
IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />
P. G ERARDO CIOFFARI O. P.<br />
S. MARIA IN ELCE<br />
ALLA FINE DEL QUATTROCENTO<br />
abbazia ed il casale di S. Maria in<br />
L’ Elce sono certamente la parte del territorio<br />
di Calitri meglio documentata almeno<br />
per quanto riguarda il Medioevo.<br />
I documenti editi dal Volpini e gli inediti<br />
che sta studiando Claudia Vultaggio<br />
testimoniano di un monastero particolarmente<br />
vivace. La breve storia tracciata<br />
dall’Acocella ha avuto il pregio di<br />
attirare l’attenzione verso questo rudere<br />
che parla del suo grande passato. Ma è<br />
chiaro che può venire alla luce una storia<br />
decisamente più consistente. Questo<br />
mio intervento vuole essere un piccolo<br />
contributo alla suddetta ricostruzione,<br />
utilizzando un documento di cui l’Acocella<br />
venne a conoscenza soltanto dopo<br />
la pubblicazione della prima edizione<br />
della Storia di Calitri. Come si sa, la<br />
seconda edizione (quella ristampata dal<br />
Pannisco nel 1984), è molto sintetica.<br />
E questa potrebbe essere la causa dell’uso<br />
insufficiente fattone dall’Acocella,<br />
a meno che non sia stato frenato dalla<br />
difficoltà della lettura. <strong>Il</strong> documento, infatti,<br />
nonostante il buono stato di conservazione,<br />
non presenta una lettura<br />
agevole.<br />
1. Contesto storico<br />
<strong>Il</strong> contesto storico era già noto anche<br />
all’Acocella, il quale giustamente prende<br />
le mosse dalla morte di re Ferrante I<br />
(25 gennaio 1494). <strong>Il</strong> figlio Alfonso II,<br />
abituato al comando per aver condotto<br />
numerose guerre, pensò di poter trattare i<br />
baroni del regno con lo stesso polso fermo<br />
con cui comandava i suoi ufficiali.<br />
<strong>Il</strong> che, ovviamente, provocò non pochi<br />
malumori, e per di più in un momento<br />
particolarmente delicato. Aveva passato<br />
le Alpi l’esercito francese del giovane re<br />
Carlo VIII, ed anche se a Napoli si scherzava<br />
su questa spedizione, il re non volle<br />
correre rischi.<br />
Ad evitare che si riaccendesse la<br />
congiura che il padre aveva dovuto affrontare<br />
pochi anni prima, Alfonso II ritenne<br />
di dover agire tempestivamente.<br />
Prima che i baroni potessero collegarsi<br />
La biblioteca di Massenzio Gesualdo<br />
efficacemente, in data 30 maggio ne ordinò<br />
la carcerazione. Scriveva allora<br />
Notar Giacomo: “Adì XXX de magio de<br />
venerdì 1494 foro prisi in castello novo<br />
lo Excellento Gulielmo de Sancto Severino<br />
conte de Capaze una con lo figlio<br />
nomine lo Signore Americho, et lo Excellente<br />
signore Loyse de Gesualdo,<br />
Conte de Conza et li figli et fratelli: della<br />
quale presa se diceva esserne stata<br />
causa Messere Iulio de Scorciatis” (Notar<br />
Giacomo, Cronaca di Napoli, Napoli<br />
1845, p. 182).<br />
Subito il re disponeva che fossero redatti<br />
inventari dei beni feudali dei baroni<br />
“ribelli”, sia che dovessero essere devoluti<br />
alla Corona che dovessero essere donati<br />
ai baroni fedeli. L’inventario che riguarda<br />
Calitri e S. Maria in Elce risale al<br />
14 giugno del 1494 e fu composto da un<br />
razionale della Regia Camera della Sommaria<br />
di Napoli, tale Giovanni Ungaro,<br />
coadiuvato da Giovanni Montanaro di<br />
Napoli.<br />
Cinque giorni dopo il re ordinava<br />
che contro i baroni ribelli si procedesse<br />
nei termini giudiziari previsti in caso di<br />
congiura e quindi con molta severità.<br />
Ma Carlo VIII avanzava, anche se lentamente,<br />
ed a Napoli la tensione cominciava<br />
ad alzarsi. Quando, sul finire dell’anno,<br />
Carlo entrava nel Lazio, il re<br />
Alfonso II si vide incapace di affrontare<br />
la situazione, consapevole dell’ostilità<br />
che si era tirato addosso nel Regno.<br />
Pensando di salvare il Regno a favore<br />
del figlio, esattamente allo scadere dell’anno<br />
del suo regno, abdicò a favore<br />
di Ferrante II, meglio noto come Ferrandino<br />
(24 gennaio 1495). Per recuperare<br />
la simpatia e la fiducia dei baroni,<br />
al fine di creare un clima di unità e di<br />
lotta contro l’invasore, Ferrandino liberò<br />
i nobili carcerati, fra cui appunto il<br />
conte di Conza e i suoi fratelli. Ma era<br />
ormai troppo tardi. Carlo VIII era alle<br />
porte e meno di un mese dopo (22 febbraio)<br />
entrava trionfalmente in Napoli,<br />
accolto con entusiasmo non solo dalla<br />
popolazione, ma anche da Luigi Gesualdo<br />
e dagli altri membri della famiglia.<br />
8<br />
2. <strong>Il</strong> manoscritto quattrocentesco<br />
“L’inventario – scrive l’Acocella<br />
(Storia di Calitri, 1984, p. 58-59) – che<br />
fu eseguito nel giugno 1494, è giunto<br />
nella copia originale fino a noi e costituisce<br />
un prezioso documento di fonte<br />
storica”. Come ho già detto, però, lo storico<br />
di Calitri utilizza questo documento<br />
solo in minima parte.<br />
È stato Emilio Ricciardi, col quale si<br />
è instaurata un’amichevole collaborazione,<br />
a fornirmi fotocopia del manoscritto,<br />
conservato all’Archivio di Stato di Napoli.<br />
Trattasi del fondo Relevi, vol. 322,<br />
ff. 81-85v (su S. Maria in Elce) e 88-<br />
<strong>10</strong>3v (su Calitri). L’interesse suscitato in<br />
me dal suddetto manoscritto mi ha spinto<br />
ad una ricerca personale all’Archivio di<br />
Stato di Napoli, dalla quale ho ricavato<br />
notizie sia su Calitri che su S. Maria in<br />
Elce.<br />
L’ampio volume manoscritto, che<br />
contiene anche il suddetto inventario,<br />
tratta di molte cittadine del Principato<br />
Ultra. Sulla copertina è indicato come<br />
Liber singularis Relev. et Liquidat. Introytuum<br />
feudalium terrarum Comitatus<br />
Consae ab anno 1494 usque ad 1517.<br />
<strong>Il</strong> titolo generale della parte più consistente<br />
è invece: Inventarium Civ(ita)tum<br />
terrarum et locorum status Comitatus<br />
Concie factum per Ioannem Ungarum<br />
Regie Camere Summarie racionalem cum<br />
intervencione Ioannis Montanarii de<br />
Neapoli credenzerii deputati per ipsam<br />
Cameram super ditto inventario. Quindi<br />
seguono le varie cittadine dei cui beni<br />
feudali si dà l’inventario, e che è opportuno<br />
qui ricordare nell’eventualità che<br />
qualche storico locale volesse utilizzare<br />
questa fonte molto interessante: Conza<br />
(carta 59), Sant’Andrea (c. 63), Caposele<br />
(c. 64), Palo (c. 68), Aulecta (c. 71),<br />
Caiano (c. 74), Santangilo (c. 78), Selvetile<br />
(c. 79), Sta M. in Elice (c. 81-85v),<br />
bianche 86-87v, Calitri (88-<strong>10</strong>3v), bianche<br />
<strong>10</strong>4-<strong>10</strong>5v, Cayranum (c. <strong>10</strong>6), Gesualdum<br />
(c. <strong>10</strong>7), Fontanarosa (c. 111,<br />
oltre ad un inserto a mezza pagina), Frigento<br />
(c. 124), Paterno (c. 126), Locussano<br />
(127v).
N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />
Come si può vedere dal titolo del volume,<br />
nella raccolta sono compresi anche<br />
documenti del Cinquecento. Io ho<br />
mantenuto la qualifica di “quattrocentesco”<br />
in quanto la parte relativa a S. Maria<br />
in Elce risale interamente al 1494,<br />
senza aggiunte posteriori, come invece<br />
nel caso della parte relativa a Calitri.<br />
Sorvolando, per ora, sugli aspetti storico-economici,<br />
vorrei soffermarmi qui<br />
su un aspetto particolare, quello della ricostruzione<br />
della Biblioteca del Monastero<br />
al tempo in cui ne fu abate Massenzio<br />
Gesualdo. <strong>Il</strong> che è reso possibile<br />
dal fatto che gli estensori dell’inventario<br />
stesso riportano con notevole cura l’elenco<br />
dei libri.<br />
Nella trascrizione che segue ho mantenuto<br />
fedelmente la grafia del tempo,<br />
potendo riuscire utile agli studiosi della<br />
lingua, specie in riferimento all’oggettistica<br />
di fine Quattrocento. Le uniche libertà<br />
che mi sono preso sono state quella<br />
di mettere in maiuscolo i nomi propri<br />
(che nell’originale sono sempre in minuscolo),<br />
allo scopo di esemplificare alquanto<br />
la lettura, e quella di sciogliere<br />
alcune abbreviazioni più difficilmente<br />
comprensibili. Tra parentesi quadre sono<br />
le parole di dubbia lettura. Le parentesi<br />
con i puntini sospensivi (…) indicano<br />
che a quel punto non sono registrati dei<br />
libri, ma oggetti di altro genere.<br />
3. I libri nell’inventario del 1494.<br />
Inventarium abbacie sancte Marie in<br />
Elece que fuit Massencij de<br />
Gisualdo, in qua olim Comes<br />
Consie solum habebat cognitionem<br />
criminalium causarum.<br />
In la quale abbatia sonno trovate le cose<br />
infrascripte che se possedeano per<br />
dicto Massentio como<br />
commendatario de quella.<br />
[carta 81] La casa, et primo intro una<br />
camera de dicta abatia doe cascie de<br />
noce mezane intra le quale nce<br />
sonno le infrascripte cose, videlicet<br />
In una cascia: Libro uno Nicolo de Lira<br />
in volume grande uno breviario de<br />
cam.ra de stampa unaltº Nicolo de<br />
lira seu le Ep(isto)le de Beato<br />
Hieronimo de stampa con lo<br />
commento.<br />
Uno breviario vechio scripto ad penna<br />
Uno Lactantio de stampa<br />
Unaltro libro de Ysaya p(ro)feta ad<br />
stampa con lo commento<br />
Unaltro libro eccli(si)astico de carta de<br />
pergameno lo quale se chiama<br />
Legenda Sanctorum<br />
Unaltro libro squaternato vechio antiquo<br />
senza tabole de carta de coyro<br />
scripto ad penna (…).<br />
[c. 81v] (…)<br />
In laltra cascia: Ce sonno scripture<br />
privilegij et instr(umen)ti et bulle<br />
(…)<br />
Et in unaltra cam(e)ra duj scrignj de<br />
canipo intro li qualj ce sonno le cose<br />
infr(ascript)e, videlicet:<br />
In uno scrigno ce sonno li infr(ascript)i<br />
libri<br />
[Annotazione laterale:]<br />
posto dicto scrigno con li libri in la<br />
camera dicta de lo gayfo<br />
Uno libro de stampa intitulato<br />
Gene(a)logia Deorum.<br />
Uno vocabolista de italiano de stampa.<br />
Unaltro libro de Somnio Scipionis ad<br />
stampa<br />
Uno Ovidio de eroydo ad stampa<br />
Uno Valerio Maximo de stampa con lo<br />
commento<br />
Un sincero e sentito<br />
augurio di benvenuto a<br />
S.E. mons. Salvatore NUNNARI<br />
Nuovo Arcivescovo<br />
dell’Arcidiocesi di S. Angelo dei Lombardi,<br />
Conza della Campania, Nusco e Bisaccia.<br />
Nato a Reggio Calabria l’11.06.1939 ordinato sacerdote<br />
nel 1964, nella sua città dal 1983 parroco<br />
della Parrocchia di S. Maria del Divin Soccorso.<br />
Vicario Episcopale per il lavoro dal 1992, iscritto all’ordine<br />
dei pubblicisti. La celebrazione del possesso<br />
della Arcidiocesi è fissato per sabato 14.04.99.<br />
Vita filosoforum de stampa<br />
Uno Alberto Magno ad stampa<br />
Uno […] Aristotelis de stampa con lo<br />
commento<br />
Uno Alberto de [Etic] de stampa<br />
Uno Diodoro Siculo<br />
Uno libro de (a)strologia in picciulo<br />
volume de stampa. Incomenza:<br />
In principio Joannis de monte<br />
Uno Valerio Massimo ad stampa con lo<br />
commento<br />
Uno Bonoaccurso de stampa<br />
Uno Diodoro Siculo de stampa<br />
Uno Plauto de stampa<br />
[c. 82] Uno Justiniano de carta de<br />
coyro vechio scripto ad penna<br />
Unaltro libro de San(ctissi)ma Trinitate<br />
vechio senza tabole scripto ad penna<br />
Uno libro de zorfa de canto<br />
Uno Seneca de stampa ligato ad modo<br />
de registro grande<br />
Unaltro libro de stampa ligato in lo dicto<br />
modo intitulato [De] Principio Pirri<br />
9<br />
Perocti<br />
Uno le oratione de Tulio<br />
In lo altro scrigno sencele sonno li<br />
infr(ascrip)ti libri, videlicet:<br />
[Annotazione laterale:]<br />
Lo dicto scrigno de dicti libri sonno<br />
posti intro la camera de lo gayfo<br />
In primis uno Auli Gelio deslegato<br />
Tulio de officiis in carta de coyro<br />
scripto ad penna in volume picculo<br />
Uno Oratio disligato de stampa con<br />
commento<br />
Uno libro de lo papa mundo ad stampa<br />
con le figure in volume grande<br />
Uno libro de [sancto] Thomase de<br />
Aq(ui)no de stampa<br />
Uno Lucio […] ad stampa squaternato<br />
Uno Lucano ad stampa con commento<br />
Josefo ad stampa<br />
Uno Apoleyo de stampa<br />
Uno Martiale de stampa con commento<br />
Unaltro libro rubricato de re rustica de<br />
stampa<br />
Unaltro libro Justino<br />
Uno libro de astrologia de stampa in<br />
volume picculo figurato de stellis<br />
Le (e)pistole de Ovidio de stampa con<br />
commento<br />
Uno libro in volume picculo chiamato<br />
tractatum de sfera<br />
Uno Lactantio de stampa con lo<br />
commento<br />
Uno Justiniano et luno florentino de<br />
stampa:<br />
Uno Valerio ad Cornelium<br />
Uno libro disligato che se dice Summa<br />
astrologie<br />
Le epistole de [Fallerio] ad stampa<br />
Uno Salustio con lo commento<br />
squaternato de stampa<br />
Le epistole de Ovidio scripte ad penna<br />
de carta de bambace<br />
[c. 82v] Uno libro intitulato opusculum<br />
Tome<br />
Uno libro Tolomej<br />
Lo Filelfo de stampa in volume picculo<br />
Uno Propertio ad stampa con lo<br />
commento<br />
Uno Eusebio de stampa<br />
Una operecta in picculo volume de<br />
carta de coyro scripto ad penna che<br />
incomenza divitias alius<br />
Uno Persio in volume picculo de carta<br />
de bambaci<br />
De somnio Scipionis ad stampa<br />
Uno Svetonio con lo commento de<br />
stampa desligato<br />
Lo [….] desligato ad stampa<br />
Quintiliano ad stampa disligato<br />
Lo prologo de Sancto Hieronymo<br />
desligato<br />
La retorica de Tulio ad penna in carta<br />
de bambace
IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />
Le epistole de Plinio in picculo volume<br />
de stampa desligata<br />
Liber Abraham squaternato ad stampa<br />
Svetonio de stampa ligato ad modo de<br />
registro<br />
Le epistole de Falaris de stampa<br />
Uno doctrinale de carta de coyro<br />
Le epistole de Plinio de stampa<br />
Uno quaterno de breviatura de lege ad<br />
penna vechio<br />
Una operecta de stampa de Fratre<br />
Baptista<br />
Una operecta de stampa intitulata Caij<br />
Plinii secundi in volume picculo<br />
Le epistole de Oratio scripte in carta de<br />
coyro ad mano in volume picculo de<br />
[…](…)<br />
Duj sportuni ferrati scasciati con dentro<br />
scripture et in uno ce sonno certi<br />
libri<br />
de stampa squaternati et desligati.<br />
[Annotazione laterale:]<br />
Dicto sportone con li libri posto a la<br />
camera de lo gayfo (…)<br />
[c. 83] (…)<br />
Uno banchecto da tenere scripture<br />
aperto intro lo quale ce sta uno<br />
Tulio de Officiis de stampa legato<br />
ad modo de regestro con certe<br />
scripture da niente (…)<br />
[c. 83v] Uno mesale grosso novo<br />
Unaltro mesalecto picculo de […] usato<br />
(…)<br />
Doe carte de navigare (…)<br />
Intro la ecclesia (…)<br />
Duj messalj uno ad stampa et l’altro in<br />
carta de coyro 80<br />
Uno breviario de carta de coyro ad<br />
penna vechio (…)<br />
Tre antifanarij grandj in carta de coyro<br />
In una cascia dereto lo altare maiore<br />
(…)<br />
Duj librectj de canto in carta de coyro.<br />
86<br />
[c. 84] In una camera sopra le scale<br />
nominata la cam(e)ra penta<br />
(…)<br />
Uno breviario vechio de carta de coyro<br />
(…) 87<br />
[84v] (…)<br />
[85] (…)<br />
[85v] (…)<br />
4. Massenzio Gesualdo e S. Maria in<br />
Elce.<br />
La famiglia Gesualdo, giunta ad una<br />
grande consapevolezza del proprio ruolo<br />
e della propria forza nel contesto del re-<br />
gno di Napoli, volle rafforzare la propria<br />
immagine non solo con matrimoni prestigiosi<br />
con altre famiglie nobili ma anche<br />
ricorrendo a nomi che richiamavano<br />
l’età classica. Nomi come Camillo,<br />
Scipione o Massenzio rispondevano appunto<br />
a questa esigenza.<br />
Si è detto che nel 1471, essendo già<br />
morto il figlio primogenito Sansone (o<br />
Sansonetto), Luigi II Gesualdo nominò<br />
suo erede al feudo di Calitri il di lui figlio<br />
Nicola. Tale almeno la tesi dell’Acocella,<br />
che rinvia ad alcuni documenti<br />
dell’Archivio di Stato di Napoli: Questi<br />
ottenne con Privilegio del 30 marzo<br />
1471, l’investitura di Calitri e degli altri<br />
feudi aviti (Storia di Calitri, 1984, p. 58).<br />
Ora, sia il De Lellis (Discorsi delle famiglie<br />
nobili, II, 1663, p. 14) che l’Acocella<br />
menzionano solo di sfuggita un altro<br />
figlio di Luigi II, Antonio, meglio<br />
noto come Antonello Gesualdo. Nella ricerca<br />
che ho fatto all’Archivio di Stato di<br />
Napoli mi sono imbattuto in una copia<br />
secentesca di un Privilegio di investitura<br />
del feudo di Calitri a favore di Antonello<br />
Gesualdo datato 31 marzo 1471 (un giorno<br />
dopo quello che l’Acocella avrebbe<br />
visto a favore di Nicola, fratello di Antonello).<br />
Un dato che potrebbe significare<br />
una modifica non indifferente nell’elenco<br />
dei signori di Calitri. Per il decennio<br />
1471-1480 potrebbe scomparire Nicola<br />
ed essere inserito Antonello. Ma, prima<br />
di tirare questa conclusione, è opportuno<br />
attendere qualche altra scoperta in un<br />
senso o nell’altro.<br />
Qui è invece opportuno introdurre un<br />
nuovo personaggio che ebbe molto a che<br />
fare con S. Maria in Elce e molto probabilmente<br />
con Calitri. Si tratta di Massenzio<br />
Gesualdo, altro fratello di Nicola e di<br />
Antonello e quindi fratello anche di colui<br />
che subentrerà autorevolmente nel feudo,<br />
Luigi III Gesualdo.<br />
Nell’inventario in questione, Massenzio<br />
è definito commendatario. Dal testo<br />
non è molto chiaro se fosse sacerdote,<br />
ma dalle notizie che dà il de Lellis, è<br />
chiaro che egli è l’ecclesiastico della famiglia.<br />
A lui si deve il restauro della cappella<br />
di S. Giovanni Battista nella chiesa<br />
di S. Martino dei padri certosini sotto il<br />
Castel di S. Erasmo, lasciandovi questa<br />
iscrizione: Divo Ioanni Baptistae dedicatum,<br />
Massentius Iesualdus pie exornavit<br />
(De Lellis, cit., 15). Questa era la<br />
cappella di famiglia dei Gesualdo, e<br />
Massenzio fece apporre la seguente iscrizione:<br />
Veteres Iesualdi Proceres Dei, et<br />
immortalis memores. Infine, volle ricordare<br />
il fratello minore Carlo, sepolto<br />
ugualmente nella suddetta cappella, con<br />
queste parole: Carolo Iesualdo strenuo<br />
<strong>10</strong><br />
Equiti, Primi Ordinis Hierosolymitano,<br />
ex Procerum Regni Neapolitani, Vetusta<br />
Iesualdorum, illustrique Familia, plena<br />
honoribus, vita functo, qui Messanae cognita<br />
obsessae a Turcis, Rodi, quo laturus,<br />
opem navigabat deditione, Neapolim<br />
rediens climaterico, Anno MDXXIII extinctus<br />
est. Massentius Iesualdus fratri<br />
amantissimo, beneque merenti.<br />
Abate di S. Maria in Elce era dunque<br />
nel 1494 questo Massenzio, che doveva<br />
essere abbastanza giovane se nel<br />
1523 curava ancora la sepoltura del fratello<br />
Carlo. È difficile però dire se anch’egli<br />
finisse in carcere quel 30 maggio<br />
del 1494 come gli altri fratelli, oppure,<br />
grazie al suo stato ecclesiastico, perdesse<br />
soltanto le sue prebende, ma non la<br />
libertà.<br />
In ogni caso era un sacerdote dotto.<br />
Dal contesto dell’inventario, i libri messi<br />
sotto sequestro sembrano di sua proprietà,<br />
piuttosto che del monastero in<br />
quanto tale. Probabilmente aveva libri<br />
anche in altre sue residenze, come quella<br />
nei pressi della chiesa di S. Martino a<br />
Napoli. L’elenco però dei libri di S. Maria<br />
in Elce è di tutta rilevanza. Per quell’epoca,<br />
infatti, non sono molti gli inventari<br />
di libri che superano gli 87 titoli della<br />
Biblioteca di Massenzio Gesualdo a<br />
S. Maria in Elce. A questi 87 titoli vanno<br />
aggiunte poi le due carte di navigazione<br />
e un’intera cassa di scripture privilegij<br />
et instr(umen)ti et bulle.<br />
5. Cultura classica<br />
I titoli dei libri sopra riferiti rivelano<br />
un interesse prevalente in Massenzio Gesualdo<br />
e, quasi certamente, in tutta la sua<br />
famiglia. Più avanti si vedrà come il nipote<br />
Fabrizio (figlio del fratello Luigi<br />
III) sarà molto attivo nei circoli della<br />
nuova cultura umanistica napoletana.<br />
Nella sua biblioteca sono presenti gli<br />
storici latini e greci da Tito Livio (59 a.<br />
C. – 17 d.C.), a Cornelio Nepote (99-27<br />
a. C.), da Diodoro Siculo (due copie) a<br />
Dionigi di Alicarnasso, tutti autori sensibili<br />
al discorso sulle antichità romane,<br />
oltre a C. Crispo Sallustio, il noto storico<br />
della congiura di Catilina e delle guerre<br />
giugurtine, a Lucano (39-65) e a Svetonio,<br />
autore delle Vite dei Cesari (due volumi<br />
o due copie). A completare il quadro<br />
vi sono anche il versatile M. Terenzio<br />
Varrone (116-27), bibliotecario di<br />
Giulio Cesare (del suo De re rustica v’erano<br />
due copie), Vitruvio Pollione, il celebre<br />
autore del De Architectura, e Strabone,<br />
l’autore della nota Geografia, morto<br />
nel 24 d.C.
N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />
A segnare il passaggio dagli storici<br />
puri ai narratori moralisti è Valerio Massimo,<br />
contemporaneo di Gesù Cristo, che<br />
scrisse Fatti e detti memorabili, una raccolta<br />
che ebbe un gran successo nel medioevo<br />
per il facile utilizzo da parte dei<br />
predicatori. Oltre alle due copie (o due<br />
volumi della stessa opera?) della sua<br />
opera, l’inventario segnala anche un Valerio<br />
ad Cornelium. Sulla sua scia può<br />
essere considerato Aulo Gellio (II secolo<br />
dopo Cristo), con le sue Notti Attiche.<br />
Legate all’oratoria, ma con una forte<br />
valenza pedagogica erano anche gli scritti<br />
di M. Tullio Cicerone (<strong>10</strong>6-43 a.C.). Di<br />
lui a S. Maria in Elce c’erano due copie<br />
del De officiis, due del Somnium Scipionis,<br />
la Retorica, e una raccolta di Orazioni.<br />
Ben sei titoli, cosa che però non<br />
deve sorprendere, in quanto il suo è uno<br />
dei massimi nomi della classicità romana,<br />
con in più una fruibilità sia sul piano<br />
del metodo oratorio che sul contenuto<br />
altamente umanistico del suo messaggio.<br />
In linea con questo messaggio e, se vogliamo,<br />
ancor più vicino ai princìpi cristiani<br />
era Lucio Anneo Seneca (4- 65<br />
d.C.), l’inascoltato consigliere di Nerone.<br />
Nell’inventario non è però specificato se<br />
si tratti di un’opera specifica o di una<br />
raccolta. A questo tipo di letteratura potrebbero<br />
essere accostate anche le Epistole<br />
di Plinio il Giovane (61-112 d.C.),<br />
di cui a S. Maria in Elce v’erano due copie.<br />
Un’altra non è chiaro se si riferisse a<br />
questo stesso autore, o più probabilmente<br />
allo zio Plinio il Vecchio (una operecta<br />
de stampa intitulata Caij Plinii Secundi).<br />
È ricordato poi Quintiliano (35-<br />
Calitri 1954, la famiglia Acocella (l’andr’ttes’)<br />
da sinistra: Giuseppina Codella,Acocella Maria<br />
Teresa, la seconda figlia, Filippo Acocella, e le<br />
altre due figlie Vincenzina e Ada.<br />
98 d.C.), come Cicerone oratore ma anche<br />
pedagogista, nonché una Vita filosoforum,<br />
che potrebbe essere quella di<br />
Diogene Laerzio.<br />
L’amore per la cultura classica nella<br />
famiglia Gesualdo non poteva permettere<br />
che ci si limitasse ad una biblioteca<br />
umanistico-pedagogica. Massenzio raccolse<br />
a S. Maria in Elce anche testi non<br />
propriamente conciliabili con la mentalità<br />
monastica. Vi si trovano le Commedie<br />
di Plauto (†184 a.C.). Lo scrittore satirico<br />
Quinto Orazio Flacco (65-8 a.C.) è<br />
presente con due titoli (uno di Epistole).<br />
Come è presente il suo imitatore Persio<br />
(34-62 d.C.), autore di sei brevi poemi<br />
satirici (uno sulle preghiere inutili). Di<br />
Ovidio non c’è l’Ars amatoria, ma vi<br />
sono le Epistole e le Epistolae Heroidum<br />
(lettere di eroine della mitologia abbandonate<br />
dai loro uomini). Di Properzio<br />
(54-<strong>10</strong> circa a.C.) vi sono i poemi elegiaci.<br />
C’è anche Giovenale, il più noto<br />
poeta satirico latino, fiorito nella prima<br />
metà del II secolo. E c’è Marziale (40-<br />
<strong>10</strong>4 d.C.), autore di Epigrammi, oltre ad<br />
Apuleio (120-168 d.C.) col suo romanzo<br />
Metamorfosi, sulle trasformazioni in asino<br />
del suo protagonista Lucio.<br />
Quanto agli scrittori cristiani l’inventario<br />
comincia con Giustino (<strong>10</strong>0-165),<br />
anche se non è chiaro se si tratti del Dialogo<br />
con Trifone oppure (più probabile)<br />
dell’Apologia. Anche di Lattanzio (250-<br />
325) non è chiaro se l’opera conservata è<br />
il De mortibus persecutorum oppure le<br />
Divinae Institutiones. Essendo però Lattanzio<br />
ricordato due volte, avrebbero potuto<br />
esserci entrambe. Di Eusebio di Ce-<br />
NUOVO VESCOVO<br />
alla Diocesi di Alife – Caiazzo (CE)<br />
<strong>Il</strong> 17 aprile<br />
alle ore diciassette pomeridiane<br />
a Caserta, in località Palamacciò,<br />
verrà consacrato vescovo<br />
mons. don PIETRO FARINA<br />
Nato a Maddaloni il 7 maggio 1942 ordinato<br />
sacerdote il 26 giugno 1966 e quasi<br />
subito parroco a Mezzano di Caserta.<br />
Personaggio di spicco per i suoi studi all’Università<br />
Gregoriana e le numerose specializzazioni<br />
conseguite in altre Università,<br />
uomo di preghiera e di sincera condivisione.<br />
A Lui vadano gli auguri di un santo ministero,<br />
da parte di tutti: parenti, amici,<br />
figli spirituali e la redazione del nostro<br />
giornale.<br />
11<br />
sarea (260-340) c’era poi la Storia Ecclesiastica.<br />
Girolamo (345-420) è menzionato<br />
una volta per il Prologo ed una<br />
per le Epistole commentate dal teologo<br />
francescano Nicolò di Lyra (1270-1340),<br />
del quale c’è anche un altro Libro uno in<br />
volume grande (forse l’edizione del<br />
1472). Inoltre, due volte è ricordato Alberto<br />
Magno e due S. Tommaso d’Aquino,<br />
i massimi pensatori domenicani.<br />
La Legenda Sanctorum dovrebbe essere<br />
la celebre Legenda aurea di Jacopo da<br />
Varagine.<br />
A parte il solito Giustiniano (per il<br />
diritto) e Giuseppe Flavio (n. 38 d.C.),<br />
per le Guerre Giudaiche, compaiono anche<br />
tre opere di astrologia (una Summa,<br />
un trattato De stellis, ed un trattato che<br />
comincia con: In principio Ioannis de<br />
Monte), nonché l’opera di Tolomeo (secondo<br />
secolo d.C.). E c’è anche un Tractatum<br />
de sphera.<br />
I libri ecclesiastici non sono molti.<br />
Si comincia con quattro breviari vecchi,<br />
per finire ad un nuovo messale grande,<br />
un messaletto, altri due messali a stampa<br />
e tre antifonari grandi. Due libretti riguardano<br />
il canto liturgico, e così pure il<br />
libro detto de zorfa de canto.<br />
La presenza poco consistente di libri<br />
ecclesiastici farebbe pensare che questi<br />
fossero i libri personali di Massenzio Gesualdo.<br />
<strong>Il</strong> che porterebbe anche alla conclusione<br />
che la Biblioteca dei monaci era<br />
ubicata altrove. Se da un lato Massenzio<br />
cercava di essere del tutto autonomo<br />
quanto agli strumenti della sua attività, è<br />
però plausibile che incentivasse tra i monaci<br />
anche la lettura dei classici.<br />
Calitri 18 novembre 1927, il signor Cianci<br />
Giovanni con i figli Michelina e Michele alla<br />
“sciula” r’ Santa Lucia.
IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />
n età moderna Calitri era famosa per il<br />
Isuo castello «maestoso e commodo»,<br />
costruito o, più probabilmente, ricostruito<br />
nel XV secolo. Le raffigurazioni antiche<br />
lo mostrano incombente sulle piccole<br />
abitazioni sottostanti e cinto da una<br />
cortina di mura, nelle quali si apriva un<br />
varco servito da un ponte levatoio.<br />
Distrutto dai terremoti che si successero<br />
tra il 1688 e il 1694, del castello restano<br />
scarse testimonianze. Si sa che era<br />
composto da due ali, disposte a differenti<br />
quote di impianto e collegate da un ponte<br />
levatoio, con due cortili all’interno e un<br />
secondo ponte levatoio sul fossato che,<br />
insieme a una potente cinta di bastioni,<br />
sbarrava l’accesso principale alla fortezza.<br />
Vito Acocella riferisce inoltre di un<br />
passaggio segreto, una via di fuga sotterranea<br />
che sbucava fuori dell’abitato1 .<br />
A poca distanza dai bastioni, verso<br />
la Ripa, sorgeva la chiesa di S. Maria ad<br />
Ripam «de Castro», sulla quale i Gesualdo,<br />
principi di Venosa, conti di Conza<br />
e signori di Calitri per quasi tre secoli,<br />
mantenevano il diritto di patronato.<br />
Durante il XVI secolo il castello perdette<br />
progressivamente il suo originario<br />
carattere militare per assumere l’aspetto<br />
di una sfarzosa residenza patrizia. Nel<br />
Cinquecento vi abitarono tutti gli arcivescovi<br />
di casa Gesualdo e nel 1540 vi<br />
nacque Alfonso Gesualdo, cardinale decano<br />
del Sacro Collegio e arcivescovo di<br />
Napoli dal 1597 al 1603.<br />
Nel 1561 un terremoto danneggiò il<br />
grande edificio e solo nel 1613 si ebbero<br />
consistenti lavori di ristrutturazione. Nel<br />
1637 il castello era definito «fabrica degna<br />
per il Principe» 2 e nel 1688 Donatantonio<br />
Castellano lo descriveva composto<br />
da oltre trecento stanze «che vi<br />
possono stare comodamente da cinque<br />
Corti di Signori ben munito di due ponti<br />
a levatoio, con bellissimi bastioni, atteso<br />
detto castello sta sopra un monte, e guarnito<br />
di tutte comodità, et altro tanto la<br />
terra è tutta murata con quattro porte,<br />
che si rende assai sicura» 3 ; il tavolario4 Chianelli, che lo visitò dopo il terremoto<br />
del 1692, parlò di «una bella macchina di<br />
fabbrica» messa a dura prova da «tre as-<br />
EMILIO RICCIARDI<br />
IL CASTELLO E<br />
LA CAVALLERIZZA DI CALITRI<br />
salti di fierissimo terremoto» (1688,<br />
1689, 1692) e calcolò che per «ridurre<br />
habitabile detto castello» sarebbe stata<br />
necessaria una spesa di oltre 6.000 scudi,<br />
consigliando al feudatario di non spendere<br />
soldi inutili per lo stipendio di un<br />
castellano 5 .<br />
<strong>Il</strong> castello, riparato alla meglio, fu definitivamente<br />
distrutto dal terremoto<br />
dell’8 settembre 1694, nel quale perse la<br />
vita il vecchio feudatario Francesco Mirelli<br />
con quasi tutta la sua famiglia 6 . <strong>Il</strong><br />
grande edificio, che nel 1696, secondo<br />
il tavolario Antonio Caracciolo, era ridotto<br />
a «uno mucchio di pietre» 7 , non fu<br />
più ricostruito: le pietre furono rivendute<br />
a lotti ai cittadini per riutilizzarle in nuove<br />
costruzioni, mentre i pezzi di spoglio<br />
più pregiati furono impiegati dal feudatario<br />
per ristrutturare «un Palazzotto di<br />
detta terra […] alla piazza, che si chiama<br />
vulgarmente la casa di Gatta», da utilizzare<br />
per abitazione del Barone «dopo la<br />
ruina del Castello per il terremoto» 8 .<br />
Nel Settecento nuove abitazioni sorsero<br />
a ridosso dei ruderi, trasformando<br />
l’antico fossato in una nuova strada, la<br />
«via del fosso». I terremoti successivi<br />
cancellarono le ultime vestigia della<br />
grande fabbrica.<br />
<strong>Il</strong> castello alla fine del Quattrocento<br />
Nel 1494 numerosi baroni del regno<br />
di Napoli, tra i quali Luigi Gesualdo,<br />
conte di Conza, si ribellarono al re Alfonso<br />
II d’Aragona. La punizione del sovrano<br />
non si fece attendere: i traditori<br />
furono arrestati e i loro beni furono requisiti.<br />
Tra le proprietà confiscate a Luigi<br />
Gesualdo vi fu anche la terra di Calitri<br />
col castello, del quale fu compilato un<br />
accurato inventario. <strong>Il</strong> documento, conservato<br />
nell’Archivio di Stato di Napoli<br />
9 , era già noto a Vito Acocella, che lo<br />
citò nella sua Storia di Calitri, ma non lo<br />
trascrisse, forse a causa dell’eccessiva<br />
lunghezza e della difficile lettura. Si tratta<br />
della più dettagliata descrizione a noi<br />
nota del castello, del quale vengono elen-<br />
12<br />
cati una ventina di ambienti, tra cui «la<br />
camera solita della Contessa» e «la camera<br />
della guardarobba sotto la camera<br />
de la Contessa», nella quale erano conservati<br />
gli utensili di rame e di ferro e un<br />
prezioso servizio da tavola <strong>10</strong> ; la camera<br />
«sotto de la sala», la camera « super la<br />
porta ferrata», due cucine, la «vechia» e<br />
la «nova», con il «furno», «la camera<br />
nova di lo furno», la «grotta del cellaro»<br />
e vari locali di servizio; «la camera dove<br />
stava lo Conte», un appartamentino di<br />
due stanze, dall’arredamento piuttosto<br />
spartano; infine un grande salone chiamato<br />
«la camera de la logia», nel quale al<br />
momento dell’inventario erano ammucchiate<br />
numerose casse colme di stoffe,<br />
vestiti, scarpe e perfino uno scrigno con i<br />
paramenti e gli arredi sacri utilizzati per<br />
officiare nella cappella del castello 11 .<br />
Gli ambienti erano disposti su più livelli<br />
e l’arredamento era completato da<br />
scrigni e bauli che contenevano denaro 12 ,<br />
armi 13 , biancheria, finimenti per le cavalcature<br />
14 e ogni altro genere di cose.<br />
Notevole la biblioteca, che comprendeva<br />
sia manoscritti, alcuni dei quali miniati,<br />
sia opere a stampa; vi si trovavano autori<br />
classici latini (Cicerone, Ovidio), scrittori<br />
italiani del Trecento (soprattutto Boccaccio,<br />
del quale il conte possedeva numerose<br />
opere), poeti come Dante, Petrarca<br />
e Sannazzaro e diversi libri di soggetto<br />
religioso (tra i quali le Parabole di<br />
Salomone e la Legenda aurea di Jacopo<br />
da Varagine) 15 .<br />
Relativamente poche le armi rinvenute<br />
nel castello ma, anche se l’inventario<br />
non fa menzione di alcun pezzo di<br />
artiglieria, la presenza nei depositi del<br />
castello di barili di zolfo e salnitro, ingredienti<br />
base della polvere da sparo, fa<br />
sospettare che le artiglierie, insieme alle<br />
armi migliori, fossero già state portate<br />
via da Luigi Gesualdo.<br />
<strong>Il</strong> feudo e il castello di Calitri, assegnati<br />
successivamente a Consalvo de<br />
Cordova, primo viceré spagnolo del regno<br />
di Napoli, furono restituiti a Luigi<br />
III Gesualdo solo dopo la sottomissione<br />
di quest’ultimo a Ferdinando il Cattolico,<br />
avvenuta nel 1506 16 .
N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />
<strong>Il</strong> castello in età vicereale<br />
Nel 1561, mentre Luigi IV Gesualdo<br />
acquistava il titolo di principe di Venosa,<br />
un terremoto distrusse gran parte del castello<br />
di Calitri che, tra la fine del Cinquecento<br />
e l’inizio del Seicento, attraversò<br />
un periodo di abbandono, rimanendo<br />
per molti mesi all’anno disabitato,<br />
affidato soltanto alle cure di un castellano<br />
17 . Ogni tanto accoglieva, per un breve<br />
soggiorno, il card. Alfonso, assurto ai<br />
vertici della carriera ecclesiastica e residente<br />
per la maggior parte del tempo a<br />
Roma, o qualcuno dei feudatari, che però<br />
preferivano abitare nelle altre dimore<br />
della famiglia, a Napoli, a Gesualdo o<br />
nella nuova residenza di Venosa.<br />
<strong>Il</strong> 20 agosto 1613 Emanuele Gesualdo,<br />
unico erede maschio del vecchio<br />
principe Carlo, morì cadendo da cavallo<br />
durante una battuta di caccia. <strong>Il</strong> giovane<br />
lasciava la moglie, Polissena von Fürstemberg,<br />
incinta di sette mesi, e una<br />
bimba di due anni, Isabella. La giovane<br />
vedova, che fino a quel momento aveva<br />
abitato nel castello di Venosa, decise di<br />
trasferirsi e don Carlo, che si era ritirato<br />
da molti anni a Gesualdo, scrisse subito<br />
ai suoi uomini di fiducia affinché riparassero<br />
il castello di Calitri e lo rendessero<br />
accogliente per le due principesse,<br />
alle quali fu riservato l’appartamento una<br />
volta abitato dal card. Alfonso Gesualdo.<br />
Pochi giorni dopo, l’8 settembre, anche<br />
il vecchio principe moriva, e così<br />
toccò alla principessa Polissena seguire i<br />
lavori, che durarono un intero anno.<br />
Le relazioni dei lavori, conservate<br />
nell’archivio di Stato di Napoli insieme<br />
con alcune lettere che si riportano in appendice<br />
18 , offrono nuove informazioni<br />
sul castello. A partire dal mese di settembre<br />
1613 sono documentati pagamenti<br />
per l’acquisto e il trasporto di calce<br />
e pietre, estratte dalle cave tra Calitri<br />
e Cairano; tavole di quercia, di castagno<br />
e di abete, queste ultime fatte venire<br />
da Pescopagano; poi chiodi, serrature,<br />
tela, cera, colla e altri materiali da<br />
costruzione.<br />
Le porte e le finestre del castello furono<br />
accomodate con tavole di castagno,<br />
furono acquistate e messe in opera serrature<br />
e maniglie nuove, fu accomodata la<br />
rimessa della carrozza, fu rifatto il ponte<br />
levatoio con tavoloni di quercia e furono<br />
acquistate perfino «quattro catenacce per<br />
le carcere». I lavori in muratura interessarono<br />
alcuni locali di servizio come la<br />
dispensa, la cucina e le cisterne, oltre al<br />
grande salone con la loggia, in un angolo<br />
del quale fu costruita una scala a chiocciola<br />
(«lumaca»).<br />
Alla morte del principe Carlo la moglie,<br />
Eleonora d’Este, lasciò il castello di<br />
Gesualdo per raggiungere la nuora, ormai<br />
prossima a partorire, a Calitri. Qui,<br />
nel novembre 1613, Polissena Furstemberg<br />
diede alla luce una bambina, che<br />
fu chiamata Leonora Emanuela Carlina.<br />
Così si estinse definitivamente il ramo<br />
maschile della casa Gesualdo e, per circa<br />
un anno, il castello di Calitri fu abitato<br />
solo da donne. Come si è detto, fu<br />
Polissena a seguire i lavori di riparazione<br />
nel castello, che terminarono nel settembre<br />
del 1614. Dopo qualche tempo<br />
Polissena si risposò con Andrea Acquaviva,<br />
principe di Caserta, mentre Eleonora<br />
d’Este lasciò per sempre l’Irpinia e<br />
ritornò a Modena, dove si spense nel<br />
1637.<br />
La piccola Leonora fu rinchiusa nel<br />
monastero napoletano di S. Maria della<br />
Sapienza, nel quale in seguito pronunciò<br />
i voti, mentre Isabella, ultima erede<br />
dei Gesualdo, sposò il principe Nicolò<br />
Ludovisi, dal quale ebbe una sola figlia,<br />
Lo stolto ha il cuore<br />
sulle labbra,<br />
il saggio ha la bocca<br />
nel cuore.<br />
(Qoèlet XXI - <strong>10</strong>)<br />
Lavinia. Nel 1629 Isabella, appena diciottenne,<br />
morì, lasciando alla figlia tutti<br />
i beni dei Gesualdo. Pochi anni dopo<br />
morì anche la bambina e, non essendoci<br />
eredi, i beni dei Gesualdo vennero incamerati<br />
dalla Corona e successivamente<br />
rivenduti a Nicolò Ludovisi, marito di<br />
Isabella e padre di Lavinia, che così divenne<br />
il nuovo feudatario di Calitri.<br />
La cavallerizza<br />
Oltre che per il castello, in età rinascimentale<br />
Calitri era famosa per l’allevamento<br />
dei cavalli. Lo provano tra l’altro<br />
le lettere di Bernardo Tasso, che nel<br />
1541 scriveva a Luigi Gesualdo per<br />
chiedergli un cavallo per la principessa di<br />
Sanseverino 19 ; e di Alfonso Fontanelli,<br />
diplomatico di casa d’Este, che il 14 giugno<br />
1594, in una missiva indirizzata al<br />
duca di Ferrara Alfonso II, scriveva:<br />
«S’avviammo verso Caposelle passando<br />
per molte terre di S.E. et particolarmente<br />
per Calitro ove allora si trovava<br />
la razza de’cavalli che per favorir me fù<br />
13<br />
condotta al luogo dove passavamo acciò<br />
ch’io lo vedessi.<br />
Restai veramente maravigliato non<br />
tanto per la bellezza delle giumente, et<br />
de’poledri ch’è incomparabile, quanto<br />
per la qualità de’stalloni che sono i più<br />
belli ch’occhio humano possa vedere, et<br />
in particolare un ginetto, et un portante<br />
maraviglioso 20 .»<br />
I cavalli venivano maneggiati in due<br />
cavallerizze. Quella più antica, ripetutamente<br />
citata nell’inventario quattrocentesco,<br />
si trovava nella Terra, «dereto Corte»,<br />
cioè occupava il lato orientale dell’attuale<br />
piazza della Repubblica; verso<br />
la metà del XVII secolo il principe Ludovisi<br />
la cedette all’arcivescovo di Conza,<br />
Ercole Rangone, che a sua volta donò<br />
il suolo al monastero benedettino dell’Annunziata<br />
21 .<br />
La cavallerizza descritta nel 1594 da<br />
Fontanelli si trovava invece nei pressi<br />
dell’Ofanto, vicino al ponte; lo conferma<br />
uno strumento notarile del 1631 nel quale,<br />
tra i beni della defunta Isabella Gesualdo,<br />
viene elencato anche «lo terricello<br />
al Ponte dove se solevano maneggiare<br />
li cavalli, (il quale) confina con<br />
l’Ofanto et altri (confini)» 22 , mentre una<br />
carta un po’ più antica parla di un «loco<br />
detto de lo cortino vulgariter detto dove<br />
cavalcava la bona memoria del signor<br />
principe Luigi» 23 .<br />
La passione per l’allevamento dei cavalli,<br />
così diffusa tra i componenti della<br />
famiglia Gesualdo, non era invece condivisa<br />
dai nuovi feudatari, i Ludovisi, i<br />
quali, come si è detto, alienarono la cavallerizza<br />
nella Terra e lasciarono andare<br />
in rovina anche quella nei pressi dell’Ofanto.<br />
Alla fine del Seicento il tavolario<br />
Chianelli, parlando della cavallerizza<br />
dell’Ofanto, affermava che «hoggi (è)<br />
caduta in tutto» 24 , e questa breve citazione<br />
è l’ultima notizia pervenutaci<br />
sulla celebrata «razza de’cavalli» di<br />
Calitri.<br />
Documenti<br />
Napoli, Archivio di Stato,<br />
Relevi, vol. 317<br />
f. 747<br />
Al sig. Giovan Camillo Zampaglione<br />
mio Agente - Calitro<br />
Dovendo venire ad abitare nel Castello<br />
de Calitro Donna Isabella mia figlia<br />
con la sua famiglia bisongnia che<br />
noi facciasi vedere diligentemente che<br />
detto Castiello non piova che ve siano
IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />
porte et fenestre in quelli appartamenti<br />
particularemente de quello de detta mia<br />
figlia se vorrà servire, facendo far bene<br />
l’incerate alle finestre del Castiello, de<br />
quelle cammare che andarà la sudetta<br />
mia figlia e bisongnia dove chiove o serratura<br />
et le ferrate ponere […] fate vedere<br />
li camini delle ciminere et tutto quello<br />
che bisongnio, et si per queste cose volete<br />
(che) manno Giovanni Sabato, avvisate<br />
che si mandarrà. Fate anco far quella<br />
maggiore provisione de lengnie che<br />
sia possibile et farli riponere in Castello<br />
[…] tutto quello che spenderete per la<br />
reparactione […] de detto Castello […]<br />
ne farrete notando a conto a parte acciò<br />
se possa fare buono al camarlingho […]<br />
state sano.<br />
de Gesualdo allo 28 de aug.to 1613<br />
Don Carlo<br />
f. 749<br />
Al Sig. D. Giovan Camillo Zampaglione<br />
Signor fratello amantissimo<br />
la signora Donna Polissena eccellentissima<br />
mia signora per quello che tocha<br />
alla volontà, et desiderio suo vorria partire<br />
domenica da qui et venirsene in Calitri<br />
et però lo impediscie il stato di sua salute<br />
nel quale si trova, si spera però che presto<br />
estarà libera de questo impedimento, et se<br />
ne vennarrà volando; et pertanto necissario,<br />
non solo non perda tempo, ma che<br />
sia molto solecito ad attender allo bisognio<br />
del castiello et particularmente à<br />
quanto vederrà qui sotto annotato […] si<br />
che di gratia stia avegilantissima à quello<br />
negotio, […] che sa che quella è la volonta<br />
et comandamento del mio eccellentissimo<br />
padrone.<br />
Si ha da accomodar l’appartamento<br />
detto del Cardinale perché per questi<br />
mesi di estate (Sua) Eccellenza desidera<br />
venir in esso et perciò bisongnia veder<br />
che ve siano tutte le porte et finestre che<br />
serriano bone et che non entri vento, che<br />
nelle porte siano tutte le serrature et chiave,<br />
se accommodate sonno tutte le impannate<br />
et tutte le fenestre dicto appartamento,<br />
fare annettare et reveder le astriche<br />
di tutte le camere de questo appartamento<br />
et inspecie che la cammara scura<br />
sia pulitissima che non si mancha cosa<br />
alcuna.<br />
Se ci à da veder che la lumaca che<br />
cala da detto appartamento ad quello delle<br />
donne a bascio sia lindissima et non si<br />
mancha cosa alcuna, se à da fabricar la<br />
scala che escie alle sale grandi detto allo<br />
correturo che va alla loggia di sopra, che<br />
(è) la prima quando se entra la sala à<br />
mano destra, et se à da cacciar una finestra<br />
nel mezzo da metter la rota alla<br />
usanza delle monache, havertendo che<br />
lo muro che se fa per serrar detta porta<br />
sia largo de modo che la rota resta fatta<br />
di < > la grossezza del muro, acciò se<br />
possa metter alla finestra de lengnio stante<br />
dalla parte de fuora cioè dalla parte <<br />
> da dietro nel correturo, et farce metter<br />
il sagli como sta quello delle monache,<br />
tanto da una parte quanto dallaltra et<br />
quella rota sia fatta et posta subbito, et<br />
far serrar la scaletta che sagli alla loggietta,<br />
et cammare de sopra allo correturo<br />
et logetta dello Castiello.<br />
Siano da riveder tutti li lietti del Castiello,<br />
et far rifar < > et quello del sudetto<br />
appartamento particularemente acciò<br />
non piova parte alcuna, far veder tutte<br />
le cisterne che pigliano laqua et, si<br />
urge farse aqua frischa, farla levar et annettar<br />
le cisterne, fare accomodar et allestire<br />
tutte le camere per servitori che<br />
sono nella corte et particularmente quelle<br />
che sono più vicino alla sala, et quelle<br />
della dispensa e tiniello, perché ponno<br />
servire per servitori.<br />
Far veder tutte le cimenere, et camini<br />
di detto appartamento particularmente<br />
far accomodar tutti li necissarij tanto nelle<br />
donne quanto nelli servitori [...]<br />
Se à da comodar lo appartamento da<br />
bascio delle donne et rivedendo tutte le<br />
porte et finestre che siano bene et serrabili<br />
come de sopra et particularmente la<br />
porta < > ditto appartamento habbi chiave,<br />
et tutto quello bisongnia le porte de<br />
ditte porte serrate che stian bene, far tutte<br />
le fenestre [...] et veder tutte le astriche<br />
stipi camini et schale che siano servibili<br />
et particularmente [...] far bianchegiare<br />
tutto l’appartamento da bascio, per accomodar<br />
con ogni diligentia la Cappella,<br />
acciò se possa dire messa, far veder tutte<br />
le scanzile della guarda robba delle donne<br />
che stiano bene […] far la magiore provisione<br />
de legni che se po […]<br />
f. 727<br />
da Venosa alli 31 de ag. 1613<br />
affezzionatissimo fratello et signore<br />
Lelio Cioglia<br />
Io mastro Giovanni Sabato Orilia della<br />
città della Cava capomastro nelle fabriche<br />
del signor Principe di Venosa Don<br />
Carlo Gesualdo […] essendo stato al Castello<br />
di Calitri, et richiesto che vedesse<br />
li pericoli che correvano in detto Castello<br />
mandatoci dal detto Signor Principe del<br />
mese di agosto del anno passato 1613,<br />
14<br />
videlo fra l’altro lo camarone, che c’era<br />
necessario una scarpa al cantone che era<br />
spaccato et lo ponte di legno che era fracito,<br />
et era necessario farlo da novo et li<br />
travi della cucina erano per cascare et<br />
molti altri residuj necessarij. Per li quali<br />
primieramente al cantone dove bisognava<br />
la scarpa se ci è fatta una lomaca che<br />
serve per scarpa, et grada et al ponte quale<br />
era fracito si ci è fatto novo de legnami<br />
de cerze et alla cucina se ci sono messi li<br />
travi, et conciate finestre et porte che erano<br />
tutte fracite, et in molte camare che vi<br />
era cascata la fabrica per l’acqua che ci<br />
era trapilata dentro, quale cose furono<br />
ordinate dal detto Signor Principe et<br />
dopo finite per ordine della signora Donna<br />
Polisena per reparatione et conservatione<br />
de detto Castello et in fede ho fatta<br />
fare la presente per copia del infrascritto<br />
scritta de mia mano. In Gesualdo li 4 de<br />
settembre 1614. Io Mastro Gio. Sabato<br />
Orilia confirmo ut supra.<br />
NOTE<br />
1 V. ACOCELLA, Storia di Calitri, r.a., Calitri<br />
1984.<br />
2 «Calitri, che è forse la maggiore e più popolata<br />
terra del S.r Prencipe, ha un castello, che veram.te<br />
è fabrica degna per il Principe, perché è<br />
maestoso e commodo per la qualità del sito oltre il<br />
credere. È uso, per mantenerlo, darle assegnamento<br />
di certa vendita di legname, e comple conservarlo,<br />
perché è meritevole d’applicatione. In questo<br />
luogo S.E. ha privilegio di confirmare il magistrato;<br />
e questa Terra e la Città di Venosa son le camere riserbate<br />
delli Principi, mediante le quali devono essere<br />
esenti dagli alloggiamenti. In questo luogo<br />
che ha territori con pascoli grandi e che son communi<br />
del Principe et Università, S. E.nza potrebbe<br />
oltre la razza delle giumente, che ve sta l’estate, tenere<br />
industria di pecore, vacche e porci, perché li<br />
pascoli sono vasti e buoni, e la Com(modi)tà dell’acqua<br />
è grande e non si possono vendere né cavarne<br />
altro utile. <strong>Il</strong> dar poi li bovi migliorerebbe le<br />
resposte di grani a S.E. che ha molti territorij e li<br />
maggiori inculti. E quando S.E. fece tenere partito<br />
dell’entrate della Com.tà, oltre il beneficio di quel<br />
publico S.E. ravanzava 250 s(cu)di l’anno». (riportato<br />
in G. FELICI, <strong>Il</strong> principato di Venosa e la contea<br />
di Conza, Venosa 1992, p. 54, prot. 274, parte III,<br />
n.18 [1637]).<br />
3 Curia Arcivescovile di S. Angelo dei Lombardi,<br />
ms. del 1691: D.A. CASTELLANO, Cronica<br />
conzana, libro III, cap. II, disc. I, pp. 43-47. Ampi<br />
brani della Cronica sono riportati in V. ACOCELLA,<br />
cit.., e in G. CHIUSANO, La cronista conzana. Manoscritto<br />
inedito del 1691, Conza della Campania<br />
1983.<br />
4 I tavolari erano i professionisti incaricati di<br />
redigere perizie di beni immobili e dipendevano<br />
dal Sacro Regio Consiglio. Cfr. F. STRAZZULLO,<br />
Edilizia e urbanistica a Napoli dal ‘500 al ‘700,<br />
Napoli 1968, pp. 31 ss.
N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />
5 Napoli, Archivio di Stato, Notai del XVII secolo,<br />
scheda 660, prot. 6, ff. 115 ss.<br />
6 «Calitri vi sono morte 1200. persone, essendo<br />
tutta diruta con le Chiese, Monasterij e Case. <strong>Il</strong><br />
Castello di detta Terra stava situato sopra un monteto<br />
molto grande, a modo di Fortezza, con ponti,<br />
quale s’aprì da una parte, e precipitò sopra della<br />
Terra, che li stava di sotto essendosi periti in detto<br />
Castello il sig. Francesco Mirella, il padre del Marchese,<br />
con sua Madre, D. Maddalena Carafa Moglie<br />
d’esso Marchese, con sei figli maschi, e due<br />
femine, non eccedendo il più grande 7. anni, D.<br />
Paolo Carafa e D. Anna Mirella moglie di D. Oratio<br />
Carafa sua moglie, e tutta l’altra servitù sono rimasti<br />
estinti, fuorche il loro Segretario Comasco,<br />
che si ritrovò la Domenica susseguente ad hore<br />
24. vivo sotto delle Pietre, il quale teneva sopra<br />
della fronte una Cera d’Innocenzo XI. suo Paesano,<br />
e stando con tutti i sentime(n)ti disse, che il<br />
medesimo Innocenzo l’haveva salvato dalla morte<br />
perché non haveva potuto prendere i Sagramenti<br />
nell’istesso giorno della Madre Santissima per alcuni<br />
suoi affari, come havevano fatto tutti i sopradetti<br />
Signori, & havendo preso i Sagramenti il sudetto<br />
Comasco, se ne morì doppo due giorni. <strong>Il</strong><br />
sudetto Marchese Mirella nel tempo del Terremoto<br />
si ritrovò in Napoli con il primo suo figlio,<br />
ch’altrimente ancor essi haverebbero corso l’istessa<br />
fortuna. Nel sudetto Castello nelli due Cortili si<br />
sono fatte due aperture grandissime molto larghe, e<br />
profonde, che re(n)dono gran stupore». (Vera e distinta<br />
relatione dello spaventoso e funesto terremoto<br />
accaduto in Napoli e parte del suo regno il<br />
giorno di 8 settembre 1694 … et in particolare<br />
nelle tre Provincie di Principato Ultra, Citra e<br />
Basilicata…, Napoli - Roma 1694, pp. 3 e 4).<br />
7 «osservai il Castello Baronale quale stava<br />
situato sopra una collina superiore all’edificij di<br />
detta terra et consisteva in un gran edificio, però lo<br />
have à fatto distrutto, et ridotto ad uno mucchio di<br />
pietre» (Napoli, Archivio di Stato, Notai del XVII<br />
secolo, scheda 723, prot. 3).<br />
8 Napoli, Archivio di Stato, Archivio Caracciolo<br />
di Torella, vol. 193/2, ff. non numerati. L’edificio<br />
è tuttora conosciuto col nome di “palazzo<br />
del barone”.<br />
9 INVENTARIUM CIVITATUM terrarum et<br />
locorum status Comitatus Concie factum per Joannem<br />
Ungarum Regie Camere Summarie racionale<br />
cum intervencione Joannis Montanarij di Neap.<br />
credenzerij deputati per ipsam Cameram super<br />
dicto Inventario. (Napoli, Archivio di Stato, Relevi,<br />
vol. 322, ff. 88-<strong>10</strong>3v, [1494]).<br />
<strong>10</strong> <strong>Il</strong> servizio era composto da: «carrafe sey<br />
cristalline; quatro jarre colla manicha cristallina;<br />
caldelerj duj cristallini; coppe duj una collo coperchio<br />
e una senza; duj jarre cristalline; uno bocale<br />
cristallino; una confectera collo pede ructo<br />
de cristallino; una confectera de vitro […] dello<br />
quale nello mangiar ne so rocte parechi e lo pocho<br />
che restao e stato donato». (Ivi, f. 91)<br />
11 «un altro scringnio ferrato vechio in lo quale<br />
sta uno messale ad stampa pizulo, una chianeta<br />
de damascho biancho, […] duj cammisi, […] una<br />
stola vechia, […] unaltra chyaneta de damaschino<br />
biancho colla croce de damaschino carmosino,<br />
[…] lo panno de lo altare de simile damaschino,<br />
[…] unaltra chyaneta de damaschino carmosino<br />
con croce biancha, […] uno campanello de metallo,<br />
[…] duj calici colle patene de argento inaurato,<br />
uno grande e uno piu pizulo, […] duj agnus dei de<br />
argento, uno grande con la pieta et unaltro colla figura<br />
de nostra donna da una banda at dalaltra la testa<br />
del salvatore». (Ivi, f. 97)<br />
12 «De oro ducati sixanta uno, de carlini corrente<br />
in uno saccho ducati ceto cinquanta nove et<br />
tarj duj, de coronati in una saccha secticento et duj<br />
so ducati trecento et octo tarj quattro et grana otto,<br />
de coronati in unaltra saccha < > octocento vinti<br />
sey so ducati trecento sixanta tre tarj < > et grana<br />
quattro […]». (Ivi, f. 88).<br />
13 «balestre undeci de azaro […] duj zarbottane<br />
[…] cincho scoppette duj de metallo et duj de<br />
ferro con una de metallo corta […] una bonbardella<br />
vechia scassata de ferro […] uno mortaro di<br />
petra per far polve […] corpi de coraza undici<br />
scassati et vechyi, una armatura vechya scassata<br />
[…] vari arme de jostra, lo pecto de la coraza […]<br />
brazale, spallarole, lj guanti […] una lanza [...]<br />
duj balestre de azaro con martineti […] cincho fudari<br />
de spate senza arma, una paro de tenaglie per<br />
far pallotte de archo, unaltro paro de tenaglie per<br />
far pallotte de zarbottana […] lanze nove con ferri<br />
et aste, quatro ronconi, dui aze ». (Ivi, f. 92, 93,<br />
<strong>10</strong>0, <strong>10</strong>1e passim).<br />
14 «uno guarnimento de mula de velluto nigro<br />
guarnito con aczappamento a staffe de aurata,<br />
una coperta de sella de velluto nigro de mula, uno<br />
guarnimento de cavallo de velluto pagonazo fornito<br />
inaurato con coperta de sella de velluto pagonazo,<br />
uno guarnimento de velluto nigro […] con staffe<br />
de aurato, uno guarnimento torchescho de velluto<br />
pagonazo con zappe de aurato senza staffe et<br />
stafili, […] una sella da mulo, una sella torchesca,<br />
[…] uno guarnimento de cavallo de jostra de<br />
damaschino lionato inferrato, […] uno guarnimento<br />
di panno da sella de donna de velluto carmosino<br />
usato con franzetta istoriata de oro et seta<br />
rossa con cossinetto de semele velluto, […] una<br />
coperta de sella di homo a la catalana corta de<br />
velluto nigro con certi altrj guarnimenti di briglie,<br />
[…] uno collaro de cavallo, […] duy jopponecti<br />
uno de taffeta russo et laltro biancho, […] la sella<br />
de jostra […].» (Ivi, ff. 99 ss.)<br />
15 «lo petrarcha a stampa […] le Cento novelle<br />
ad stampa, lo archadio sannazaro ad penna,<br />
lo oratorio pictato, Tulio de officijs ad stampa […]<br />
una fiammetta in volume pizulo in pergameno ad<br />
15<br />
penna, le epistole de ovidio in vulgare ad stampe<br />
[…] le prediche di fra roberto vulgate ad stampa,<br />
un libretto ad stampa de lj miracolj de la Virgene<br />
maria […] lo libro de Joan Boccazo in volume<br />
piccolo ad stampa, la ystoria de la destruttione de<br />
jerusallem, la fiammetta de Joan boccazo in volume<br />
piccolo […] uno plinio grande ad stampa, lo filocolo<br />
ad stampa, […] li comentarij de cesaro ad<br />
stampa, lo legendario de li santi ad stampa, appiano<br />
alexandrino ad stampa, le vite del plutarcho,<br />
Isopo vulgare et storiato, ovidio medamolfoses<br />
vulgate ad penna in carta pergamena, Dante<br />
ad penna vechio et strazato in carta di bambace, la<br />
bibia vulgata ad stampa, le cento novelle ad stampa,<br />
lo petrarcha e li sonetti ad stampa, una opera<br />
detta filomena ad stampa in volume pizulo, una<br />
opera intitulata lo sipontino, le paravole de Salamon<br />
la sapientia ad penna et in pergamena». (Ivi,<br />
ff. 99-<strong>10</strong>0)<br />
16 Cfr. E. RICCIARDI, Calitri all’epoca di Consalvo<br />
de Cordova, in «<strong>Il</strong> <strong>Calitrano</strong>», n.s., 6 (1997),<br />
pp. <strong>10</strong>-12.<br />
17 Nel 1614 il castellano era un certo Muzio<br />
Martuccio, che ricevé «per provisione, et vitto<br />
d’un anno fenito ad Augusto 1614 (…) ducati sessantaquattro,<br />
et grana vintisei conforme hanno<br />
avuto l’altri predecessori castellani » (Napoli, Archivio<br />
di Stato, Relevi, vol. 317, f. 712).<br />
18 Ivi, ff. 700-745 [1613-14]<br />
19 Cfr. Lettere di Bernardo Tasso, II, Venezia<br />
1553, p. 485, riportato in C. MODESTINO, Della dimora<br />
di Torquato Tasso in Napoli negli anni 1588,<br />
1592, 1594. Discorsi tre, Napoli 1861-1863, disc.<br />
II, pp. 44-45.<br />
20 Riportato in A. VACCARO, Carlo Gesualdo<br />
principe di Venosa. L’uomo e i tempi, Venosa<br />
1989, p. 204.<br />
21 Cfr. C. DE ROSA, Ave Gratia Plena. Fondazione,<br />
vita e ricchezza delle Donne Moniche di<br />
Calitri, dattiloscritto conservato presso la Biblioteca<br />
comunale di Calitri, s.d., pp. 3-4.<br />
22 Napoli, Archivio di Stato, Archivio Caracciolo<br />
di Torella, 193/2, ff. non numerati.<br />
23 Napoli, Archivio di Stato , Relevi, vol. 317,<br />
f. 694 [1588].<br />
24 Napoli, Archivio di Stato, Notai del XVII secolo,<br />
scheda 660, prot. 6, f. 119.<br />
Contursi, Piazza Garibaldi 29 maggio 1959, Congresso Eucaristico Mariano, in prima fila da sinistra: avv.<br />
Paolo Rosapepe sindaco di Contursi, mons. Salvatore Siani parroco di Contursi, S.E. mons. Guido Casullo Vescovo<br />
di Nusco, S. E. mons. Giuseppe Maria Palatucci Vescovo di Campagna, prof. Remigio Schiavo presidente<br />
di Azione Cattolica,in fondo vestito di nero l’ex carceriere Francesco Forlenza e l’avv. Enzo Rufolo con<br />
le braccia conserte, in seconda fila l’assessore Arnoldo Rufolo e il pittore Salvatore Bini con occhiali neri.
IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />
LA SCOMPARSA DI UN VERO MAESTRO<br />
mprovvisamente il 22 novembre 1998, l’insegnante elemen-<br />
Itare Angelo MAZZEO ci ha lasciato! <strong>Il</strong> suo cuore generoso<br />
non ha retto al gelo di questi giorni. Nato a Torre del Greco nel<br />
1933 conobbe molto presto la sofferenza con la privazione del<br />
suo papà e si trasferì con la mamma Rosa Pellegrino a Contursi.<br />
Conseguì a diciotto anni l’abilitazione Magistrale nell’Istituto<br />
“Teresa Confalonieri” di Campagna (SA) e fu tra i vincitori<br />
del Concorso magistrale del 1955. Fu il fondatore e primo presidente<br />
della locale sezione della GIAC (Gioventù Italiana di<br />
Azione Cattolica) di Contursi.<br />
Quasi subito venne arruolato e inviato alla Scuola Allievi<br />
Ufficiali di Ascoli Piceno, da cui ne uscì col grado di Tenente in<br />
S.P.E. per ritornare all’insegnamento che aveva abbracciato<br />
con la fede di un apostolo e coll’ardore di un martire. Fondò a<br />
Contursi, con altri, il Centro di Cultura Popolare U.N.L.A. e ne<br />
fu benemerito presidente per lunghi decenni.<br />
a Scuola Media “A.M. Del Re“ di Calitri nel giugno del<br />
L1998 ha concluso il primo ciclo di incontri, di studi e di dibattiti<br />
sul tema: Solidarietà-Ambiente e territorio.<br />
Nel documento programmatico stilato dal Consiglio dei<br />
docenti e dai rispettivi consigli di classe, il preside e gli insegnanti<br />
indicavano gli obiettivi che si intendevano, con la predetta<br />
attività, conseguire: “Conoscenza del mondo degli anziani<br />
sotto l’aspetto delle abitudini, dell’alimentazione, del<br />
tempo libero e delle occupazioni” e venivano tracciati i percorsi<br />
da intraprendere e gli itinerari da seguire, ricercando “fatti,<br />
racconti e aneddoti narrati dal nonno” e studiando “il linguaggio<br />
degli anziani”.<br />
Gli alunni interessati alla ricerca e allo studio delle tematiche<br />
proposte erano quelli delle classi seconde, sez.A, B e C, guidati<br />
dai deocenti referenti: proff.ri Raffaele Nicolais, Gerardina<br />
Cesta e Giacinta Cestone. <strong>Il</strong> preside prof. Michele Oreste Lapenna,<br />
nel precisarne gli ambiti operativi e le finalità educative,<br />
proclamava: “La Scuola Media A. Del Re di Calitri, nell’ambito<br />
dell’Educazione alla solidarietà, ha programmato… lo svolgimento<br />
dell’attività: “Conosciamo i nonni e il loro mondo!”.<br />
Gli alunni, in assolvimento dei compiti loro assegnati dai rispettivi<br />
docenti, si erano premurati di raccogliere “fatti, racconti<br />
e aneddoti narrati dai nonni”, collezionando un nutrito<br />
florilegio di ameni episodi, di inusuali avvenimenti interessanti,<br />
caratteristici e unici personaggi del paese e di esilaranti detti e<br />
saggi aforismi da essi pronunciati un cinquantennio fa.<br />
I ragazzi, poi, nelle ultime settimane dell’anno scolastico,<br />
hanno dato vita ad un ciclo di trattenimenti musicali, recitativi<br />
ed interpretativi.<br />
Lodevolissima è stata l’interpretazione, da parte dei ragazzi<br />
della II C, della brillante commedia: “La moglie di scorta”<br />
per la regia attenta, precisa e appassionata del prof. Raffaele Nicolais,<br />
coadiuvato da tutti gli altri docenti. Ma superbo, unico<br />
ed eccezionale è stato il recitativo che gli stessi alunni hanno<br />
voluto proporre all’attenzione degli spettatori con l’atto unico:<br />
“Una storia di una elezione in Calitri, fatta con tutti i stuort’<br />
16<br />
Ebbe per consorte una sposa, Anna Tomay, che gli portò affetto,<br />
amore e conforto; formò una famiglia di sani principi morali.<br />
Per quattro anni fu anche amministratore e assessore sagace<br />
e inflessibile del Comune di Contursi, ma “il suo fiore all’occhiello”<br />
è stata, in questi ultimi anni, la Fondazione a Contursi<br />
della SOCIETÀ BIODINAMICA VALLE DEL SELE per offrire<br />
servizi ai piccoli imprenditori agricoli e condurre le coltivazioni<br />
con metodi biologici (indirizzo biodinamico) per offrire<br />
prodotti sani ai consumatori, per contribuire alla buona salute,<br />
all’e’uilibrio biologico ed al risanamento sociale.<br />
Per dirigere questa società Angelo Mazzeo ha profuso tutte<br />
le sue forze, il suo sangue, il suo tutto: è il lavoro, la lotta l’hanno<br />
ucciso, povero amico! È partito da noi, ma noi lo sentiamo<br />
presente con la luce del suo esempio che resta il suo unico e<br />
vero testamento spirituale. Così lo ricorderanno i suoi amici…<br />
Remigio Schiavo<br />
VITA SCOLASTICA CALITRANA<br />
nom’ calitrani. Gli stessi alunni si premuravano precisare che<br />
non c’era in loro, proponendo il “recitativo”, alcun desiderio di<br />
arrecare offesa a chicchessia, bensì il solo desiderio di giocare<br />
sui nomignoli che la gente del paese sa affibbiare facendo leva<br />
su una fertile e ingegnosa inventiva.<br />
Al Preside, ai docenti collaboratori e agli alunni, bravi, intelligenti<br />
e sagaci interpreti, i complimenti di tutti quelli che vedono<br />
nella Scuola (quella con la S maiuscola) una palestra di<br />
educazione morale, culturale e civile e che, unica, potrà creare<br />
le premesse per una sana, responsabile e cosciente società del<br />
domani.<br />
Auguri di sempre più significative e gratificanti manifestazioni<br />
e agli alunni l’augurio di sempre più vivi ed esaltanti<br />
successi.<br />
Antonio Altieri<br />
Calitri anno scolastico 1997/98 il preside prof. Michele Lapenna con i<br />
docenti Carmela Poto, Raffaele Nicolais, Lucia Calabrese e Luisa Nicolais con<br />
gli alunni della classe II C della Scuola Media “Alfonso Del Re” interpreti<br />
della commedia “La moglie di scorta”.
N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />
DIALETTO E CULTURA POPOLARE<br />
LA STORIA DI UNA ELEZIONE<br />
IN CALITRI FATTA CON TUTTI I<br />
STUORT’NOM’<br />
Relazione inviata al Prefetto da parte del Commissario Straordinario<br />
appositamente mandato a Calitri per sovrintendere le<br />
elezioni stesse.<br />
A sua Eccellenza il Prefetto di Avellino<br />
Oggetto: Relazione del Commissario Straordinario sullo svolgimento<br />
delle elezioni straordinarie nel comune di Calitri.<br />
Una volta preso contatto con la Giunta uscente, ed in particolare<br />
con il capo dell’Amministrazione, cioè M’chel’ u’ Sinn’ch’,<br />
il nostro primo atto ufficiale fu quello di affiggere le liste elettorali,<br />
precedentemente preparate e ratificate in concomitanza<br />
con l’apertura della campagna elettorale.<br />
Le liste, come Lei sa, erano sei. Circa la natura della loro composizione<br />
siamo in grado di poter affermare che:<br />
la prima lista è uno schieramento chiaramente di destra, comprendente<br />
esponenti della vecchia aristocrazia monarchica, alleatisi<br />
per l’occasione con i nuovi ricchi ed alcuni proprietari<br />
terrieri, elementi si sicura fede conservatrive.<br />
La lista comprende:<br />
Capolista u’ Rre, poi Faraon’, u’ Bbaron’, u’ Cont’, u’ Pr’bbjtarj,<br />
Padron’, Patr’nett’, u’ Milionarij, u’ Nzaccand’, Ron T’rnis’,<br />
Ron Ditta, Ron Taratubb’, Ron Giuann’ la Merda.<br />
La seconda lista, quella cattolica, è naturalmente composta di<br />
persone pie e di rappresentanti del clero; essa comprende:<br />
Capolista u’ Patretern’; poi Gies’ Crist’, Gesù nell’orto, Croc’<br />
r’ Ddij, Ianua cel’, Maria e Gesù, u’ Clerical’, u’ Pr’uticchj’,<br />
Totonn’ r’ l’Acc’preut’,Zi Preut’, M’nacon’, Zia Monaca Paccia,<br />
Papa Sist’, Sant’, Santucc’, Santocchj’, Sant’ Luiggij, Santa<br />
Maria, Sant’Vardin’ Saluagg’, Ama Ddij e Ratt’ a Ddij.<br />
Vi è poi la lista di sinistra, composta da lavoratori di ogni tipo,<br />
per lo più artigiani e braccianti, fra i quali troviamo:<br />
Capolista Fat’hant’; e quindi: Travagliator’, u’ Mastron’, u’<br />
Mastricchj’, u’ Cus’tor’, u’ F’rnacial’, u’ F’rnacialiegghj’, u’<br />
Spacca Pietr’, u’ Scardalan’, u’ S’llar’, u’ Mbaglia Segg’, u’ S’tar’,<br />
u’ Zappator’, Capzappa, Scatin’, Bbrient’, Zappa r’ cap’<br />
abbagghj’, Faucion’ e Miet’ Saraogghja.<br />
Vi è anche la lista di estrema sinistra, che dà serie preoccupazioni,<br />
essendo composta da sottoproletari, emarginati e, comunque,<br />
bisognosi; essi sono:<br />
Capolista l’Affamat’; e quindi u’ Patut’, u’ Sicch’, u’ S’ccat’, u’<br />
Verd’ Sicch’, Strazzon’, Stramacchj’, M’sckin’, u’ P’zz’ntiegghj’,<br />
u’ P’zzent’, u’ R’sp’rat’, u’ Zengar’, u’ Schiav’, Mangiaterra,<br />
Passauay e Mai na lira.<br />
Un’altra lista è quella degli ecologi, altrimenti detti Verdi:<br />
Capolista Giardin’; poi u’ P’lit’, Fiorin’, la Pajonaca, a’ Sp’rrusc’na,<br />
u’ Suogl’, F’necchiastr’, Cardon’, Mazz’lin’, u’<br />
Sciard’nier’ e Piano Verde.<br />
Infine è stata presentata una lista civica di non chiaro orientamento<br />
politico, pare si tratti di opportunisti:<br />
A CURA DI RAFFAELE SALVANTE<br />
17<br />
Capolista l’Ass’ arruna tutt’; quindi Scolla Tutt’, Viv’ mangia ca<br />
viv’, Cuta Cuta, u’ Scaran’, u’ Scialon’, Panzarella, Panzannanz’,<br />
Trippa Aff’lata, V’lanzon’, u’ Cap’llon’ e u’ Saput’.<br />
Come secondo atto si procede alla nomina della Commissione<br />
dell’Ordine Pubblico; a capo dell’Arma fu designato Zi Tonn’<br />
maggior’, che ebbe alle sue dipendenze u’ Capitan’, u’T’nent’,<br />
u’ Mar’sciall’, u’ Br’hatier’, u’ Sargent’, u’ Capural’, a Guardia<br />
reggia e u’ Giandarm’.<br />
A disposizione del gruppo furono messe le armi: Sciabb’licchj’,<br />
Sciabb’la, Sciabb’lon’, Sciabb’lacchion’, u’ P’stuol’, Zip’, U’<br />
Fucelar’, u’ Fucil’, Cannon’, nonché di riserva, come armi<br />
improprie, u’ Magl’, Martiegghj’, Corda Lenta, Zuquastr’, Zuquastriegghj’,<br />
Zoca Zoca, Staffin’, Scamm’rzon’, Taccar’ r’<br />
seggia, Puntaruol’, Pungcul’, P’satur’, Staccion’, Chiangon’,<br />
Paroccula Janca, Ngin’Ars’ e Tav’lon’.<br />
Una volta organizzata la forza pubblica ed affisse le liste, si poté<br />
dichiarare aperta la campagna elettorale, che fu subito intensa ed<br />
animata con numerosi comizi tenuti da esperti oratori delle varie<br />
parti, fra cui si distinsero: u’Pr’rr’cator’, u’Libberator’, u’Bb’sciard’,<br />
Farfalacchj’, Pesc’nnar’, Caca Cunsigl’, Caca Riav’l’e<br />
Tre ore di Caca (uno che la sapeva lunga nel parlare).<br />
I rappresentanti del Partito Operaio organizzarono una manifestazione<br />
politica, nel corso della quale fu scoperto un monumento:<br />
Totta Creta.<br />
Nel 1° periodo della campagna, non si ebbero incidenti, o perlomeno<br />
non di natura politica. Una prima rissa scoppiò in piazza<br />
e vide come protagonisti u’ Puorch’ e Sana P’rciegghj’.<br />
Un altro scontro vide quali protagonisti u’ Hatton’, M’scion’ e<br />
a’ Muscia Hatta da una parte e Z’cculicchj’ e a’ Zoccula dall’altra.<br />
Ancora un fatto increscioso si ebbe dopo qualche giorno; infatti,<br />
in pieno giorno due fratelli, C’p’gghin’ e C’p’gghion’,<br />
furono rinvenuti in gravi condizioni. L’indagine condusse all’arresto<br />
del responsabile nella persona di Spacca C’pogghia,<br />
che venne processato e avviato alle carceri di Avellino.<br />
<strong>Il</strong> primo incidente originato da passioni politiche si ebbe a tre<br />
giorni dalla chiusura della campagna durante un comizio tenuto<br />
da u’ Patratern’, capolista cattolico, Benfigliuol’, u’ P’zuoch’,<br />
An’ma Moscia, An’ma Fredda e An’ma Longa, simpatizzanti<br />
del Partito Cattolico venivano provocati da sei noti anti-Cristo :<br />
u’ Pr’t’stant’, u’ Gg’rej’, u’ P’mm’nal’, Barabba, u’ Riav’l’ e<br />
C’n’trin’.<br />
<strong>Il</strong> pronto intervento della forza pubblica, provvide ad arrestare<br />
i malfattori e volse a ristabilire la calma.<br />
Un ennesimo scontro si verificò la penultima sera della Campagna<br />
Elettorale e vide questa volta alle prese Ceca Auciegghj’,<br />
l’Auc’gghion’, e Ngappa Auciegghj’ da una parte e dall’altra<br />
Quagliariegghj’, M’rl’ciegghj’, C’c’ron’, Cardill’, P’ccion’, a’<br />
R’nd’negghia, a’ Curnacchia, Cap’ r’Auciegghj’, Piett’ Russs’,<br />
Passarin’, u’ Paparasciann’, u’ Pic-Prien’ e Totonn’ chi abbola.<br />
Un grande tafferuglio si verificò più tardi; esso si svolse nel<br />
modo seguente: B’r’zacch’, B’r’zill’, Sacch’tiegghj’, u’ Sacchett’,<br />
Truopp’l’, Pasciut’, Panzitt’, Panz-cuott’, Pangiuott’ e<br />
Panzon’, nonché Mangia Gol’, Mangia Lard’, ‘Nzerta Cingul’
IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />
e Canio prendi una Pasta, tutti del partito dei Benestanti, cercavano<br />
di tirare dalla loro parte un certo numero di elettori indecisi,<br />
tra i quali: u’ P’gghiastr’, u’ Sciuott’, Pull-Pull’, Hall’,<br />
Hallucc’, Sauzicchj’, Sammucchj’, Pr’sutt’, F’catiegghj’, Fr’tt’legghia,<br />
Baccalà, la R’cotta, C’coria, Caulicchj’, Caulon’,<br />
Cappucc’, Capp’cciegghj’, Cucuzziegghj’, Cucozza, Paparul’,<br />
P’p’ciegghj’, M’nn’loccia, Mandarin’, C’rasegghia, C’uzon’,<br />
Acquasala salata, Mier’, Miezz’ litr’, la Stizza.<br />
Ci furono altri episodi ed altri scontri, a cui parteciparono numerosi<br />
simpatici cittadini, che non ricordiamo per mancanza di<br />
tempo.<br />
Per motivi di sicurezza, però, furono arrestati alcuni noti malviventi<br />
locali: u’ Sp’stat’, u’ Mb’ccius’, u’ Sckifus’, u’ Mafius’,<br />
u’ Spaccon’, u’ Pacciariegghj’, u’ Bbr’hant’, u’ Malandrin’, u’<br />
Malom’, Malatesta, u’ Saluagg’ e u’ Haliot’.<br />
Si procedette alla nomina dei presidenti di sezione e degli scrutatori;<br />
come presidenti di sezione erano stati nominati alcuni fra<br />
i più importanti intellettuali, vale a dire:<br />
Per la prima sezione Capacchion’, per le altre sezioni: Cap’ r’<br />
Tumm’l’, Cap’ r’ Paglia, Cap’ r’ Casiegghj’, Cap’ a Zappon’,<br />
Cuzzett’, u’ Cuzzut’, Sett’ Cozz’, C’rv’gghion’, C’rv’gghiuzz’, u’<br />
Cionna, u’ Babbeh’ e M’chel’ Fessa.<br />
Furono scelti, come scrutatoti: u’C’cat’, u’C’catiegghj’, C’con’,<br />
Ceca Ceca, Z’nnarul’, Uocchj’ Stritt’, Uocchj’ r’ M’ligghj’ e<br />
Uocchj’ Chius’; a loro disposizione fu messa La Corrente.<br />
Fu predisposta, inoltre, la staffetta che avrebbe dovuto trasportare,<br />
a spoglio ultimato, gli incartamenti in Prefettura; essa fu<br />
così composta: u’ Pilota, u’ Sciaffè, u’ Carr’zzier’, Para carrozza,<br />
u’ Carrier’, u’ Carr’, Ciucc’ Carr’ch’, u’ Baissin’, la<br />
Cavalla, u’ Cavalier’, Scinn’ ra Cavagghj’, a’ Cariulina, Motorin’<br />
e u’ Mercè, sotto la direzione r’ P’stier’.<br />
A sera si conclusero le operazioni preliminari e le schede furono<br />
deposte nelle urne, che furono sigillate, ponendo a loro custodia<br />
Cat’niegghj’, Masch’tiegghj’ e Cat’nazz’.<br />
Nel corso della notte vi fu un tentativo di superare il sistema di<br />
sicurezza da parte di un certo Spezzacatin’, ma fu subito sorpreso<br />
dalle guardie e fu prima incatenato, poi, per maggior sicurezza,<br />
chiuso in cella.<br />
Nel mezzo della notte furono arrestati, per disturbo della Pubblica<br />
quiete : Canij Tenor’, u’Cantator’, u’Viuol’, Vijlin’, Fresc’ca,<br />
Fr’scch’ttiegghj’, Zi Scisch’, Tammurr’, Pata Pata, Zum’ Zum’,<br />
Mand’les’, Campanar’, Bajocch’, M’s’con’e Banda Paccia.<br />
Non vi fu altro durante la notte; la mattina seguente si poterono<br />
regolarmente aprire le operazioni di voto, che per tutta la mattinata<br />
registrarono una affluenza molto scarsa. Di alcuni incidenti<br />
che si verificarono ricordiamo l’episodio che può essere<br />
ritenuto il più toccante per i suoi aspetti inizialmente drammatici<br />
e finalmente gioiosi; infatti, incurante del suo stato di gravidanza<br />
molto avanzato e fedele al suo civico dovere, si presentò<br />
ai seggi una donna ammirevole Ciuccia Prena.<br />
Già si trovava in cabina, quando, forse per l’emozione, fu colta<br />
dalle doglie con disperate invocazioni d’aiuto; il destino volle<br />
che in una sezione vicina, dove si accingeva ad esercitare il suo<br />
diritto di voto, si trovasse un cittadino lodevole – u’Vamman’ –<br />
il quale, richiamato dalle grida, accorreva prontamente, resosi<br />
conto della situazione, prestava rapidamente il suo aiuto alla<br />
partoriente.<br />
Così la donna, proprio nel seggio elettorale, diede alla luce un figlio<br />
al quale è stato felicemente imposto il nome di u’ P’gghitr’<br />
che, però veniva esposto alle insane mire di un certo Scorcia<br />
Ciucc’, un vero maniaco che tentò più volte di mettere le mani sul<br />
piccolo, finché non è stato catturato e rinchiuso nel manicomio.<br />
Nel pomeriggio i nostri informatori ci riferivano le cause della<br />
scarsa affluenza alle urne; infatti, nei pressi della sede elettora-<br />
18<br />
le si aggiravano alcuni loschi individui, i quali avevano potere<br />
di spaventare, con il loro aspetto poco piacevole, molti elettori,<br />
tenendoli lontani dal seggio; in breve essi venivano identificati<br />
ed arrestati: u’ Bbrutt’, u’ Carpat’, Nason’, Naschon’, Pinocchj’,<br />
Nas’ r’ Pecura, Nas’ r’ Can’, Muss’ r’ Checcia, u’<br />
Mamm’cciegghj’, u’ Mammocc’, l’Istr’c’, a’ Scimmia, u’ Coccodrill’,<br />
l’Acciahom’.<br />
In seguito a questa operazione, l’affluenza alle urne si intensificò,<br />
ma fino alla chiusura si resero necessari ancora alcuni interventi<br />
della Forza Pubblica, per impedire l’accesso ai seggi di<br />
alcuni gruppi di persone, o perché non in possesso dei requisiti<br />
o perché non degni, infatti si dovette impedire l’accesso a u’<br />
Piccul’, u’ P’cc’ninn’, u’ Bbammin’, u’ Figliul’, u’ Pup’l’, Pup’lon’<br />
e Pupacchj’ perché nessuno in possesso della maggiore età.<br />
Nel caso di un altro gruppo di persone si ravvisò, nell’indecenza<br />
del loro stato, uno scarso rispetto per le istituzioni repubblicane;<br />
fu negato loro il permesso di accedere al seggio e si<br />
dispose il loro allontanamento con l’obbligo di non ripresentarsi<br />
nello stesso stato; trattavasi dei signori: Piscion’, Pisciotta,<br />
u’ Cacat’, Cacon’, Caca alerta, Cazz’ fet’, Loffa, F’till’,<br />
F’neca, Strunz’, Pacca Z’lata, Mmerda Mbiett’, Scagn’la<br />
Mmerda, Rosa Lomm’.<br />
Altri furono ugualmente bloccati all’ingresso e trattenuti in stato<br />
di fermo, per offesa al comune senso del pudore; essi rispondevano<br />
ai seguenti nomi: u’ Pesc’, P’sc’lon’, P’sc’licchj’, P’sc’laccon’,<br />
Cazzariegghj’, Cazzegghia, Cic’r’ Pesc’, Cicer’ Cann’,<br />
Cicigghj’, l’Auc’gghion’, u’ Cul’ Sicch’, u’ Cul’ Stritt’, Chiappa<br />
Chiappa e Duj Bà. In seguito si decise di affidare costoro alle<br />
cure di Mitt’Calzon’, u’Pannacciar’e Casa Cappiegghj’affinchè<br />
coprissero le loro vergogne. A loro disposizione si misero subito<br />
molti volontari come Cauzon’, Pantalon’, Vracon’, P’tt’lon’,<br />
Scap’tegghia, Stival’, Mezza Cauzetta, u’ Giacchett’, u’ Giacch’ttar’,<br />
Giacchetta Corta, Cammisa Frescka, Sciamm’rchicch’,<br />
Cappiegghj’, Cupp’lin’, Cupp’lon’, u’Capp’gghiar’, u’Sciarp’ e<br />
Cravattin’. Con il loro aiuto gli osceni furono vestiti da capo a<br />
piedi e poterono essere ammessi ai votare<br />
Vi furono altri piccoli incidenti di minore importanza; nel corso<br />
della serata, infatti, ad un tratto, la Corrente si sentì venir<br />
meno e serenamente si spense, ma fu subito sostituita da Lucegghia,<br />
P’trolij’ e Str’lluc’. Non ci fu altro di grande rilievo e<br />
per il resto le operazioni di voto si svolsero con regolaristà<br />
fino a sera quando si raggiunge e si superò il 60% dei votanti.<br />
Gli elettori affluivano a gruppi, mantenendo comportamenti<br />
più o meno corretti. <strong>Il</strong> gruppo certamente più educato e perbene<br />
fu quello composto dagli “Onorevoli Signori”: Caricanò, Zidirò,<br />
Zzo-Zzo, Ndò Ndò, Furlò, Chiò Chiò, Vazziò, Parlippò,<br />
Pirlingò, Tusciapò, Sckolì, Pongì, Ciommì, Turlì, Z’gh’nì, Frittì,<br />
Chich’l’chì, Pescè, Tavè, Stuscè, Perciocchè, u’ Ciattè, u’ Cionna,<br />
Gliaglià, Piacciù, Perciù e Cirlippù.<br />
Un altro gruppo rispettabile e abbastanza ordinato fu quello<br />
comprendente: Pista Pista, Ciamba Ciamba, Vascia Vascia,<br />
Toscia Moscia, Nisc’ Nasc’, Luccè Lucè, Lik Lik, Ricca Recca,<br />
Risqua Rasqua, Tocqua Tocqua, Quadr’ e Squadr’, Coppa Coppa,<br />
Pacchi Pacchi, Tibb’ Tibb’, Suonn’ Suonn’, Muss’ Muss’, e<br />
Coj Coj.<br />
Si presentò, invece, un altro gruppo molto sgraziato e confusionario,<br />
comprendente i signori: Ndr’ccigl’, Abballa Pietr’<br />
Zengar’, u’ Ciamban’, u’ Baggian’, Ninga Nanga, Stingh’,<br />
Stingh’Tis’, u’Vasc’liegghj’, u’ Scazza Mauriegghj’, Ndrand’la,<br />
Ndrangula Nuc’, C’fringul’, u’ Zanza Maglius’, u’ Pamb’llin’,<br />
Zomba Antonij, Zomba Cardill’, Per’ r’ Pruma, Ammacca<br />
Pan’, Mbaccator’, Pier’ Rolc’, Cecca menat’ Pes’la e Mast’<br />
Cajtan’ Mb’s’mat’. Saltellando, saltellando, sopraggiunsero<br />
Vanapent’ e Rospa Ciomba.
N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />
Volarono, invece, le carte, le schede e i registri al solo apparire<br />
dei signori: u’Vient’, la Voria, Punent’, T’mpesta, P’l’vin’ e Fa<br />
la Pioggia.<br />
Fastidiosa e molesta venne a votare la comitiva comprendente:<br />
Tavan’, u’ Prucchj’, u’ Cemm’c’, C’mm’cicchj’, M’schill’,<br />
Papp’lon’ e Mast’ Pul’c’.<br />
Durante le votazioni funzionava una società privata per indagini<br />
demoscopiche formata da: u’ Fis’ch’, u’ Chim’ch’, u’ Strolagh’<br />
e u’ Str’hon’ per le elaborazioni dei primi dati e le prime<br />
proiezioni elettorali. Altri gruppi notevoli che vennero a votare<br />
furono: Squarcion’, Squarcegghia, Squarciegghj’, Squaquegghia,<br />
u’ Quequa e a’ Quaquaregghia. <strong>Il</strong> gruppo dei Cecchi,<br />
ovvero: C’cch’llin’, C’cch’tiegghj’, Cicch’ Vocè, Cicch’ r’ la<br />
Mamma, nonché Cicch’ r’ Mast’ Pasqual’ e quelli dei Canio, ossia<br />
Canijon’, Canijazz’, Canjmacc’, Cient’ Canij e Canij a<br />
nonna. Un gruppo numerico Cingh’, Cinquin’ Cient’ Mis’,<br />
Trentoss’, u’Trentass’, Pasckal’ r’ trentaruj, Pasckal’ r’ trentatrè,<br />
Quaranta e Zzer’.<br />
Essendosi rifiutati di dare le loro generalità, non furono ammessi<br />
ai voti tali Z-d, Z-l e Z-b.<br />
Vennero poi Pusc’, Pinusc’, Pisciusc’, Palusc’, Nosc’, M’calosc’,<br />
Linardosc’, Nisc’, u’ Chisc’ e Capisc’, Zuzz’, Cazuzz’, u’<br />
Nuzz’, Mariozz’, Faizz’, Ciocia, P’cec’, F’lec’, la Pec’, u’<br />
Mmec’, Crok’, Mast’ Rocch’, Zinnocch’, Sagliocch’, Pac’nciocch’,<br />
Maceppa, Chie-Chieppa, Sceppapipp’, Ngella, Rella,<br />
Juccella, Santella, Sckinella, Tatill’, Sp’till’, Ciannill’, V’ssill’,<br />
Narch’zirl’, u’ Roll’, Ngiulla, Ciaculla, P’ciolla, u’ Zamall’,<br />
Cacciabball’, Tateh’, Cilah’, M’s’ddej’, M’cel’, Samuel’, Pachel’,<br />
u’ Bboia, u’ Bbaj, u’ Piul’, u’ Maul’, Ianeul’ e Iateula.<br />
Vennero famiglie intere come: l’Ang’lon’, l’Ang’legghia, u’<br />
VALLE PIRAGGINE (contrada Sierri)<br />
A te valle Piraggine, culla della mia vita,<br />
la tua gradita immagine, mi è sempre assai gradita.<br />
Un marmocchio barcollando, mi sembra di vedere<br />
Che ogni due passi ruzzola con piacere.<br />
Quand’era primavera, raccoglievo le margherite,<br />
spuntate lì, sul prato, tremule e fiorite.<br />
Sotto ai biancospini, il profumo delle viole<br />
Inebriava l’aria, al sorgere del sole!<br />
Diventato grandicello, andavo a cacciar rane,<br />
e non m’importava niente, se mangiavo solo pane!<br />
<strong>Il</strong> canto degli uccelli e il fragore del torrente<br />
Che scorreva li vicino, mi stordivano la mente.<br />
Dai tuoi colli boscosi, s’ammira l’altopiano<br />
Fin dove terra e cielo, si baciano lontano!<br />
Da lì, si vede Calitri e altri paesi ancora,<br />
ed è uno spettacolo il chiaror dell’aurora!<br />
Laggiù in fondo alla valle, un fiume serpeggiante<br />
Scorre tra i canneti e rigogliose piante.<br />
Ai bordi del suo letto, passa la ferrovia,<br />
e ogni tanto un treno, fischia e fugge via!<br />
T’amo valle Piraggine, t’amo e t’ho lasciato<br />
Sono andato lontano ma, nel cuore ti ho portato!<br />
Nei tuoi argillosi campi, ci siamo rotti le reni<br />
Io e la mia famiglia, poveri ma sereni!<br />
Roma, 2 gennaio 1998<br />
19<br />
Colac’, a’ Culacegghia, u’ Culaciggh’, u’ Curat’l’, u’ Curat’lon’<br />
u’ Curat’licch’, Ng’l’negghia, Panca, Panch’tiegghj’, Pangh’losc’,<br />
Pataccon’, Patacca, Patacchiegghj’, Sciascion’, Sciascia,<br />
Sciasciappa, Sciascialicchj’, Sciampagn’, Sciampagnon’,<br />
Sciampagniegghj’.<br />
Con rispetto fu accolto il gruppo storico, composto da Marcantonij,<br />
Silla, Masaniell’, Nap’lion’; all’ultima ora, come al<br />
solito, furono condotti ai seggi u’ Malat’, Mo’ Mor’ e u’ Muort’,<br />
e cos’ si finì.<br />
Fatto lo spoglio e convocato il primo consiglio comunale, si<br />
procedette all’insediamento del nuovo Governo Cittadino, che<br />
risultò sorretto da un raggruppamento di tutte le forze antimonarchiche<br />
e così composto:<br />
Alla Giustizia V’lanzon’<br />
Al Tesoro u’ Scialon’ e u’ Scaran’<br />
Alle Finanze u’ Cabb’llota<br />
Ai Lavori Pubblici Travagliator’ e, come<br />
sottosegretario, u’ Mastron’<br />
Alla Pubblica Istruzione u’ Saput’<br />
All’Industria Fat’hand’<br />
All’Assistenza l’Affamat’ e, come<br />
sottosegretario, u’ Patut’<br />
All’Igiene e Sanità Maria Salute con l’aiuto r’ u’<br />
P’lit’<br />
Rapporti con la Santa Sede Papa Sist’ e, sottosegretario, u’<br />
Clerical’<br />
All’Agricoltura Piano Verde e Miet’ Saraogghia<br />
Ministro senza portafoglio Mainalira<br />
Capo del Governo: l’Ass’Arruna Tutt’.<br />
Michelangelo Armiento Calitri luglio 1973, Rosa Tartaglia (Bagnona), con il nipote Luciano Di<br />
Maio, a cavalcioni sull’asino, alla Pila r’ la Fica.
IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />
MOVIMENTO DEMOGRAFICO<br />
Rubrica a cura di Anna Rosania<br />
I dati, relativi al periodo dal 17.<strong>10</strong>.1998 al 5.02.1999, sono stati rilevati<br />
presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri.<br />
NATI<br />
Averga Renata di Mariano e Moschetti Raffaella 25.09.1998<br />
Rotonda Maria di Franco e Cestone Michela 14.<strong>10</strong>.1998<br />
Rosania Patrik di Bruno e Fonzo Giovanna 26.<strong>10</strong>.1998<br />
Zabatta Chiara di Pietro e Cerreta Angela 02.11.1998<br />
Maffucci Antonio di Michele e Di Maio Francesca <strong>10</strong>.11.1998<br />
Russo Mariantonietta di Francesco e Stanco Gaetanina 14.11.1998<br />
Cialeo Giuseppe di Vincenzo e Immerso Lidia 21.11.1998<br />
Di Carlo Francesco di Antonio e Cestone Rosa 03.12.1998<br />
Togua Marika di Antonio e Gallo Mariella 20.12.1998<br />
Di Maio Valentina di Michele e DI Guglielmo Anna 27.12.1998<br />
Acocella Miriam di Michele e Di Cairano Antonella 29.12.1998<br />
Di Maio Michele di Antonio e De Nicola Angela 12.01.1999<br />
Astone Emanuele di Giosuè e Wegrzyn Ezzbietta 17.01.1999<br />
Margotta Andrea di Francesco e Maffucci Luciana 01.02.1999<br />
Leone Michela di Vitoantonio e De Luci Maria 05.02.1999<br />
MATRIMONI<br />
Del Re Vincenzo e Spito Daniela 19.09.1998<br />
Di Mattia Martino Antonio e Caputo Maria 24.<strong>10</strong>.1998<br />
Di Cairano Francesco e Lamorte Gessica 30.12.1998<br />
MORTI<br />
Zabatta Mirko 01.09.1998 - 08.09.1998<br />
Di Maio Incoronata 19.12.1924 - 05.<strong>10</strong>.1998<br />
Di Cairano Maria Concetta 09.06.19<strong>10</strong> - 11.<strong>10</strong>.1998<br />
De Nicola Pasquale 20.03.1931 - 16.<strong>10</strong>.1998<br />
Giarla Maria 02.01.1907 - 19.<strong>10</strong>.1998<br />
Cestone Celestina Incoronata 19.05.1926 - 13.11.1998<br />
Bifronte Vincenzo 18.01.1924 - 19.11.1998<br />
Maffucci Antonio 14.11.1915 - 27.11.1998<br />
Cestone Giuseppe 19.03.1934 - 28.11.1998<br />
Sperduto Giuseppe Vincenzo 13.05.1906 - 04.12.1998<br />
Maffucci Franceschina 07.06.1928 - 14.12.1998<br />
Acocella Giuseppe Nicola 02.01.1920 - 16.12.1998<br />
Rinaldi Giovanna 15.11.1924 - 21.12.1998<br />
Zabatta Rosa 15.05.1911 - 30.12.1998<br />
Codella Michele 28.02.1915 - 30.12.1998<br />
Di Cecca Maria Luigia 17.02.1931 - 11.01.1999<br />
Di Maio Francesca 19.08.1913 - 12.01.1999<br />
Tancredi Maria 05.<strong>10</strong>.1905 - 12.01.1999<br />
Di Guglielmo Lucia 19.05.1912 - 20.01.1999<br />
Metallo Antonio 04.02.1916 - 22.01.1999<br />
Buldo Maria Vittoria 29.09.1929 - 28.01.1999<br />
Don Vincenzo Cubelli 28.08.1921 - 30.01.1999<br />
Vodola Elena 25.08.1933 - 09.01.1999<br />
20<br />
IL VELO DELLA POPOLANA<br />
Sei rimasta sola a portarlo<br />
per coprirti il capo ed il viso<br />
quando esci di casa<br />
al freddo ed alla pioggia<br />
unico riparo.<br />
lo tieni stretto al petto<br />
mentre frettolosa cammini<br />
o vieni dalla lontana campagna.<br />
D’inverno è il tuo cappotto,<br />
hai pudore di quello vero<br />
proprio dell’immagine<br />
di altre chiamate “signore”.<br />
Semplicemente ti rifugi<br />
nella custodia di panno,<br />
per difendere da sguardi truccati,<br />
non protette da cipria ed unguenti<br />
le rughe e le labbra aride,<br />
e le sofferenze patite.<br />
Quando però rientri a casa,<br />
alla luce debole del focolare<br />
gli occhi tuoi si riscaldano<br />
di amore vero che riscatta<br />
nella libertà della parola<br />
il silenzio dei passi lesti,<br />
i tempi vuoti della solitudine<br />
d’una terra da riscoprire<br />
ad ogni costo,<br />
ultima salvezza antica<br />
per noi superstiti<br />
inappagati sognatori.<br />
Aldo Viviano<br />
(da Carbone PZ)<br />
Calitri 1903, Margotta Mariantonia nata a<br />
Calitri 14.01.1881, sposata con Bongo Luigi il<br />
12.08.1901, con il suo primo figlio Pasquale nato il<br />
09.06.1902 in una foto del rinomato studio<br />
fotografico Angelomaria Leone del 1903. La<br />
famiglia Margotta, soprannominata “stingh’”<br />
abitava a lu sierr’ nei pressi del palazzo Vitamore, e<br />
il signor Bongo per la prossima estate che verrà a<br />
Calitri, vorrebbe poter incontrare qualche parente.
N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />
DA CALITRI<br />
SOLIDARIETÀ COL GIORNALE<br />
<strong>10</strong>.000: Di Napoli Luigi – Codella Giuseppe – De Nicola Giovanni.<br />
15.000: Gallucci Vincenzo – Gautieri Canio – Di Maio Giuseppe,<br />
Fontana del Noce – Buldo Cesare – Di Tolve Rino – Cicoira<br />
Franco – Cialeo Francesco, via Pittoli 21.<br />
20.000: Delli Liuni Maria Carmela – Bozza Vincenzo – Maffucci<br />
M. Filomena – Lucietta Fastiggi ved. Stanco – Mauro Giuseppe<br />
– Leone Angelo, New Bar – Lungaro Canio – Germano<br />
Michele – Maffucci Maria – Cianci Mariantonia – Galgano Michele<br />
– Martiniello Canio – Contino Vito Antonio – Di Napoli Canio,<br />
via A.Cerrata – De Luca Maria, via Pittoli 131 – Lampariello<br />
Serafina – Maffucci Di Maio Benedetta – Galgano Domenico,<br />
via Gesualdo 8 – Cubelli Alfonso – Nigro Vito – Cerreta Mariannina<br />
– Fasano Giovanni.<br />
25.000: Nicolais Cristina ved. Acocella.<br />
30.000: Galgano Giuseppe – Di Napoli Canio – Galgano<br />
Francesco – Di Cairano Mario Angelo – Di Napoli Angelomaria<br />
– Di Roma Giuseppe – Scoca Canio, via Sotto Macello – Suore<br />
di Gesù Redentore – Di Maio Enzo.<br />
50.000: Borea Esterina - Ricciardi Vitale – Fierravanti Michelina<br />
e Zarrilli Vittorio – Galgano Rosa e Umberto – Maffucci Lucia<br />
vedova Margotta – Di Napoli Pasquale Salvatore – Cerreta Angelomaria<br />
– Di Cecca Giuseppe.<br />
<strong>10</strong>0.000: Zampaglione Antonio.<br />
DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE<br />
<strong>10</strong>.000: Gautieri Giuseppe (Bologna) – Di Cosmo Michele<br />
(Poggibonsi) – Briuolo Luigi (Alessandria) – Zarrilli Luigi (Poggibonsi)<br />
– Di Roma Mario (Mariano C.se) – Pollina Angelo (Poggibonsi)<br />
– Pastore Maria (Fornaci di Barga) – Galgano Canio<br />
(Cantù) – Di Napoli Antonio (Rho) – Di Maio Antonio (S. Bernardino)<br />
– Cecere Marco (Firenze) – Associazione culturale “Pro-<br />
Licusati” (Licusati) – Di Cosmo Egidio (Ostra).<br />
15.000: Cicoira Lidia (Napoli) – Margotta Di Milia Teodora<br />
(Poggibonsi) – Gabellini Lorenzo (Firenze) – Maffucci Mario<br />
(Lari) – Di Muro Pasquale (Rignano sull’Arno) – Fastiggi Vittorio<br />
(Mariano C.se) – De Felice Michele (Avellino) – Vallario Lorenzo<br />
(Milano).<br />
20.000: Margotta Angelo (Collemarino) – Malanca Canio<br />
(Copreno Lentate) – Polestra Pasqualino (Milano) – Di Napoli Mario<br />
(Bollate) – Gautieri Alfonso (Cadorago) – Di Maio Franca Maria<br />
(Milano) – Gautieri Canio (Mariano C.se) - Bozza Canio<br />
(Robecco sul Naviglio) – Zabatta Salvatore (Milano) – Maffucci<br />
Tonino (Lentate S.S.) – Di Fronzo Pasquale (Mirabella Eclano) –<br />
Di Napoli Vincenzo (Bologna) – Leone Antonio (Poggibonsi) – Di<br />
Cosmo Canio (Ancona) – Cerreta Michele (Carrara) – Nicolais<br />
Antonio (Lavaiano) – Gallo Vito (Pontedera) – Nargi Livio (Castelvetere<br />
sul Calore) – Ricciardi Berardino (Torino) – Gautieri Vito<br />
(Moncalieri) – Di Cairano Teresa (Torino) – Di Napoli Antonio<br />
(Rho) – Miele Pietrangelo (Bollate) – Scoca Francesca (Ponte<br />
Tresa) – Gallucci M. Filomena ved. Di Napoli (Acqui Terme) –<br />
Gautieri Vito (Acqui Terme) – Metallo Giuseppe (Bagnoli) – Codella<br />
Vincenzo (Scandiano) – Di Carlo Attilio (Cordenons) – Palermo<br />
Antonio (Arosio) – Gallicchio Mario (Milano) – Di Cairano<br />
Domenico (S. Mauro T.se) – Capossela Giuseppe (Genova Pontex)<br />
– Cubelli Michele (Bologna) – Leone Giuseppe (Misinto) –<br />
Codella Berardino (Lentate) – Gautieri Giuseppe (Moncalieri) –<br />
Zabatta Pietro (Lentate S/S) – Zabatta Mario (Cantù) – Cantarella<br />
Maria (Genova) – Cianci Michele (Briosco) – Santeusanio Giuseppe<br />
(Livorno) – Sansone Giacinta (Torino) – Gervasi Gerardo<br />
(Olgiate Comasco) – Codella Filomena (Avellino) – Di Carlo<br />
21<br />
Maria (Cambiano) – Cubelli Vito (Foggia) – Paoletta Erminio<br />
(Portici) – Panico Fiorentino e Teresa (Pomigliano D’Arco).<br />
25.000: Scarano Anita (Lucrezia) – Pivano Federico (Firenze) –<br />
Cerreta Orazio (Caselle T.se) – Di Maio Giacinta (Cogliate) –<br />
Maffucci Angelo M. (Lissone) – Abate Gaetano (Salerno) – Scoca<br />
Antonio (Trento) – Abate Giuseppe Nicola (Avellino) – Mons.<br />
Salvatore Siani (Contursi Terme).<br />
30.000: Nicolais Elena (Roma) – Don Michele Di Milia (Senerchia)<br />
– Nicolais Giovanni (Firenze) – Buldo Cesare Giovanni<br />
(Varese) – Di Cosmo Vincenzo (Poggibonsi) – Russo Giuseppina<br />
(Trento) – Maffucci Canio (Bresso) – Padre Francesco Cubelli<br />
O.P.(Pistoia) – Maffucci Giuseppe (Milano) – Della Badia Angelo<br />
(Napoli) – Sena Gerardo (Bisaccia) – Mazziotti Grazia (Tione)<br />
– Fierravanti Vito (Lavena Ponte Tresa) – Miele Cesare (Mariano<br />
C.se) – De Rosa Attilio (Treviso) – Don Valentino Di Napoli (Castelfranci)<br />
– Zampino Raffaele (Battipaglia) – Paradiso Gaetano<br />
(Lioni) – Zarrilli Maria (Poggio a Caiano) – Cianci Michelina<br />
ved. Maffucci (Pisa) – Zarrilli Maria (Poggio a Caiano) – Pasqualicchio<br />
Luigi (Figino Serenza) – Sagliocco Franco (Nichelino)<br />
– Di Carlo maresciallo Canio (Avellino) – Metallo Giovanni (Pontasserchio)<br />
– Di Milia Angela Marino (Nova Milanese) – Pastore<br />
Umberto (Verona) – Codella Vito (Cremona) – Mollica Antonio<br />
(Novara).<br />
40.000: De Nicola Vincenzo (Pavia).<br />
50.000: De Nicola Michele (Bologna) – Messina Giuseppe<br />
(Roma) – Giannini Mario (Firenze) – Di Milia Antonietta (Milano)<br />
– Centro Residenziale Studi Pugliesi (Siponto) – Mobilio Domenico<br />
(Firenze) – Gori Stefano (Firenze) – Margotta Mario e Nicolais<br />
Dina e Vincenzo (S. Donato M.se) – don Lorenzo Sena (Fabriano)<br />
– Codella Vitantonio (Castel S. Niccolo’) – Di Napoli<br />
Francesco (Biella) – Losasso Rocco (Avellino) – Nicolais Maria<br />
(Latina) – Di Maio maresciallo Antonio (Revello) – Battaglia Domenico<br />
(Firenze) – Acocella Armando e Zarrilli Angela (Limidi Soliera)<br />
– Di Maio Gaetano (Trento) – Lampariello Franchino (Garbagnate<br />
M.se) – Cianci Michele (Firenze) – Zazzarino Vincenzo<br />
(Mercogliano) – Lampariello Maria (Solofra) – Fastiggi Vito (Avellino)<br />
– Del Donno Manfredi (S. Croce sul Sannio) – Chirico Ettore<br />
e Di Milia Angela (Teora) – Galgano Vincenzo (Riccione) – Di<br />
Cairano Giuseppe (Milano) – Zabatta Michele (S. Giorgio a<br />
Cremano) – Rabasca Angelomaria (Cervinara) – Di Maio Michele<br />
Arcangelo (Napoli) – Cerrata Anna Maria in Rizzi (Foggia)<br />
– Di Napoli Donato (Napoli) – Fierravanti Canio (Castiglione<br />
D/S) – Spatola Saverio (Brescia) – Trofa A. Enrico (Avellino) –<br />
Sacchitella Caterina (Siena) – Della Badia Donato (Gallarate) –<br />
Vettori Antimo (Masiano) – Gallucci Vincenzina (Napoli).<br />
<strong>10</strong>0.000: Nannariello Vincenzo (Piacenza) – Montagnani Roberto<br />
(Panzano) – P. Rosario Messina (Casoria).<br />
DALL’ESTERO<br />
BELGIO: Simone Michele L. 35.000<br />
CANADA: Lampariello Michele L. <strong>10</strong>0.000 – Lampariello Pietro<br />
L. <strong>10</strong>0.000<br />
GERMANIA: Koschmieder Giuseppina e Klaus L. <strong>10</strong>0.000<br />
INGHILTERRA: Galgano Vincenzo L. 50.000.<br />
SVIZZERA: Di Milia Giuseppe L. 20.000 – Cestone Giuseppe<br />
L. 25.000.<br />
U.S.A.: Pavese Angelina $ 25 – Acocella Mario $ 50 – Russo<br />
Vincenzo $ 50 – Ricciardi Frank $25<br />
URUGUAY: Lampariello Vito L. 30.000.<br />
Chiediamo scusa e comprensione<br />
per qualsiasi involontaria omissione
IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />
REQUIESCANT IN PACE<br />
Bernardino Fastiggi<br />
Calitri USA<br />
13.06.1933 - † 04.01.1990<br />
“I giusti vivono per<br />
sempre, la loro<br />
ricompensa è presso il<br />
Signore”.<br />
I parenti tutti.<br />
Canio Cestone Maria Gerarda Cestone<br />
01.09.1908 - † 07.02.1989 02.06.1911 - † 27.02.1998<br />
Zi Canij r’ Panch’losc’ e zia Ndina r’ M’calon’<br />
I figli, il genero, le nuore, i nipoti e i parenti tutti li<br />
ricordano con tanto affetto.<br />
Antonio Sena<br />
15.08.1938 - † 09.05.1996<br />
A tre anni della<br />
scomparsa i tuoi<br />
familiari ti ricordano<br />
con lo stesso affetto di<br />
sempre.<br />
Beniamino Nicolais<br />
25.07.1923 - † 12.01.1997<br />
Con immutato dolore e<br />
affetto i tuoi cari ti<br />
ricordano.<br />
Lucia Cerreta<br />
Vedova Corazzelli<br />
28.01.1911 - † 14.01.1998<br />
“Quale gioia quando mi<br />
dissero: andremo alla<br />
casa del Padre”.<br />
I parenti tutti.<br />
Calitri 30 aprile 1997 le nozze d’oro di Lucia Maffucci e Vincenzo Margotta.<br />
22<br />
Gaetano Fastiggi<br />
Calitri USA<br />
29.04.1930 - † 27.01.1977<br />
Riempi il vuoto che hai<br />
lasciato fra di noi<br />
guidando dal cielo i<br />
nostri passi.<br />
I familiari.<br />
Gaetano Trofa<br />
Accadia Calitri<br />
23.07.1871 - † 08.02.1944<br />
Coniugato a Calitri con<br />
Maria Michela Papa il<br />
20.12.1894, tutti i nipoti<br />
e pronipoti lo ricordano<br />
con tanto affetto.<br />
Vincenzo Margotta<br />
22.04.1927 - † 24.07.1998<br />
Tu che tanto ci amasti in<br />
vita, veglia su di noi e<br />
guidaci perché possiamo<br />
sempre percorrere come<br />
te la giusta via della<br />
rettitudine e della bontà.<br />
I tuoi cari.<br />
Michele Cianci<br />
12.04.1933 - † 26.01.1998<br />
Dopo un’intera vita dedicata<br />
alla famiglia e al lavoro<br />
presso il Consorzio Agrario<br />
che era diventato una<br />
seconda ragione di vita, nel<br />
primo anniversario della sua<br />
prematura scomparsa, lo<br />
ricordano con immutato<br />
amore la moglie Lucia e i<br />
figli Rosa e Leonardo.<br />
Domenico Maffucci<br />
Calitri Pisa<br />
08.07.1914 - † 15.03.1998<br />
È tornato al Padre fra il<br />
compianto dei familiari,<br />
degli amici e di quanti lo<br />
conobbero.<br />
A DONATO DI NAPOLI<br />
Nel primo anniversario della sua scomparsa.<br />
Come il finale di un film<br />
Triste,<br />
ti sei addormentato,<br />
in silenzio,<br />
la candela corrugata<br />
dall’ultima fiamma,<br />
sul davanzale;<br />
il soffiar del vento<br />
a spargere gocce di pianto<br />
oltre l’Immacolata,<br />
giù, per il crinale;<br />
soffuso coro di voci<br />
in anfratti di vallata.<br />
Musiche scolpite<br />
In note di vita,<br />
dentro “l’azzurrar”<br />
di tuo petto<br />
i nostri ricordi, vivi,<br />
di eterni adulti-bambini.<br />
<strong>Il</strong>lusioni amare e dolci…<br />
De Sica, Charlot, Fellini…<br />
In primavere d’aria fine,<br />
a sognar “scrigni di perle”<br />
nel tuo… “Rossini”.<br />
Ciao e non addio, DONATO<br />
con te, “PROSSIMAMENTE”:<br />
“In Ciel, fra…”.<br />
Grazie ancora, Donato.<br />
Ettore Cicoira
N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999 IL CALITRANO<br />
LA NOSTRA<br />
BIBLIOTECA<br />
GENTE VESUVIANA romanzo di Gian Paolo Tozzoli -<br />
L’Autore Libri, Firenze 1999<br />
è una Napoli malata che scorre nel sangue di chi la abita,<br />
C’ una città fatta di compromessi, di tradizioni da rispettare e<br />
temere oltre la ragione; c’è una legge dell’onore cui non si può<br />
venire meno; ci sono catene ideali che raramente possono essere<br />
spezzate. Un fermento, un ribollire sotterraneo che spesso cerca<br />
la via di uscire, che ricorda molto da vicino il caro Vesuvio.<br />
Un grande romanzo in cui la penna tagliente dell’Autore tratteggia<br />
le inquietudini, i drammi, le passioni della “gente vesuviana”.<br />
Gian Paolo Tozzoli, per chi non lo conosce, è stato diplomatico<br />
di carriera, ambasciatore a Tirana, Malta, Praga. Vive a Roma,<br />
ha pubblicato opere di narrativa, sillogi, saggi, romanzi.<br />
CASTELVETERE SUL CALORE di Livio Nargi, Presentazione<br />
di Francesco Fusco - Ed. Grappone, Mercogliano.<br />
l telaio ronzante del tempo tesse la tunica viva” scrisse il<br />
“AGoethe: le lontananze arcane, anelito vibratile di storia alla<br />
ricerca di luce, prorompono dai documenti longobardi, normanni,<br />
svevi, angioini, del declinare del Medioevo all’Età Moderna e a<br />
quella Contemporanea opportunamente riportati. La cronotassi<br />
dei “Castri veteris comites” palesa autorevoli parentali col fascinoso,<br />
abile diplomatico Sergianni Caracciolo pugnalato dai sicari<br />
di Alfonso d’Aragona e Sveva della stessa stirpe per confluire<br />
nell’infeudamento dei De Beaumont, che dominarono fino al crepuscolo<br />
della feudalità decretata con legge del 2 agosto 1806 di<br />
Giuseppe Bonaparte. I “foci”o “focularia” riportati evidenziano<br />
incrementi e cali correlati a calamità naturali: i terremoti, le carestie,<br />
gli eventi bellici, la peste, che infierì nel Regno di Napoli nel<br />
1656; essa frantumò labili resistenze umane perché la medicina<br />
empirica del tempo non disponeva di mezzi adeguati per debellare<br />
il flagello, negli atti definito “il contagio” e il colera.<br />
Agili biografie presentano gli uomini celebri: il domenicano<br />
Raffaello Maffei autore del “De vera et legitime Urbani VI<br />
electione”; mons. De Matteis, Gennaro De Matteis compositore,<br />
poeta e politico, Elena Discepolo Gall docente universitaria,<br />
il sacerdote Calabrese, Don Palermo e Padre Bimonte<br />
oratori sacri e scrittori, il pio barone De Beaumont, i sacerdoti<br />
Mele saggisti e pubblicisti, il reverendo Nargi professore ginnasiale<br />
e poeta di “profetico spirito dotato”, e così via. Come<br />
tutti i paesi irpini e le città del regno delle Due Sicilie, Castelvetere<br />
fu sede di “Vendita” carbonara che vide fra i suoi affiliati<br />
l’intellighenzia paesana. <strong>Il</strong> più alto indice di arte si ammira<br />
nelle chiese e su esse si sofferma il Nargi esplorandone le radici<br />
lontane e trascrivendo le epigrafi. Degna di lode è l’iniziativa<br />
di Livio Nargi di aver coinvolto nella esaltazione della<br />
Vergine e per la datazione dell’icona Piero Bargellini letterato,<br />
critico d’arte e agiografo; La Pira, fervente cattolico, romanista<br />
e politico; il poeta padre David Maria Turoldo; il cardinale<br />
Palazzini e tanti altri. Le Congregazioni laicali, le campane, le<br />
edicole sacre di tutto il Nargi ci narra per condurci con mano<br />
dotta alla conoscenza di Castelvetere che deve certamente moltissimo<br />
a questo suo umile figlio.<br />
(dalla presentazione di Francesco Fusco)<br />
23<br />
L’ARTE SACRA IN ALTA IRPINIA di Pasquale di<br />
Fronzo - Ed. Grappone, Mercogliano, 1998 - 4 voll.<br />
onosciamo ed ammiriamo da molti anni don Pasquale Di<br />
CFronzo, anzitutto per la forte passione sacerdotale, nonché<br />
per le sue doti di storico e ricercatore locale, per le sue iniziative,<br />
per i suoi numerosi scritti ed eravamo più che sicuri che<br />
gli “otia” nella nativa Mirabella avrebbero dato i loro frutti e<br />
quali pregevoli frutti troviamo in questi primi quattro volumi su<br />
L’Arte Sacra in Alta Irpinia!<br />
Anzitutto il titolo è riduttivo perché la caparba e competente tenacia<br />
del Nostro ha investigato il vasto entroterra della provincia<br />
di Avellino che comprende il territorio Arianese, la valle del<br />
Calore, la valle dell’Ufita, la Baronia, la montagnosa Alta Irpinia,<br />
nonché l’area di Nusco e di Montella; territorio per secoli<br />
abbandonato al suo duro destino fatto di calamità atmosferiche,<br />
terremoti, usura del tempo, furti, vandalismo, incendi,<br />
alienazioni, incuria per ignoranza della preziosità delle opere.<br />
Finalmente, ringraziando Pasquale Di Fronzo che con umiltà<br />
e vocazione ha cercato, con passione – fra dimenticanza ed<br />
indifferenza – di ridare alla nostra terra e alle nostre genti il<br />
valore della sua cultura, possiamo vantare di avere un’opera<br />
di inestimabile valore che ci permette di scoprire un mondo<br />
che pure era alla nostra portata, ma di cui ignoravamo finora<br />
il valore.<br />
Una vera e propria enciclopedia d’arte dove si parla di tutto,<br />
dalle tele agli stucchi, dagli organi alle croci monumentali,<br />
dai secchielli dell’acqua santa ai sarcofagi, dalle maioliche<br />
alle statue, dalle edicole votive alle statue e così via, con un paziente,<br />
appassionato, interessante viaggio alla scoperta di tesori<br />
di opere d’arte sconosciute o dimenticate.<br />
A Pasquale Di Fronzo, al suo certosino, robusto lavoro di ricercatore<br />
attento, scrupoloso, puntuale e competente, va la riconoscenza<br />
di tutti noi.<br />
LA CHIESA DI S. MARIA DEI VERGINI di Emilio Ricciardi<br />
– Tip. Galluccio, Napoli, 1998<br />
l 1998 è stato il quarto centenario della fondazione della parroc-<br />
Ichia di S. Maria dei Vergini, istituita nel 1598 dall’arcivescovo<br />
cardinale Alfonso Gesualdo (nato a Calitri il 20 ottobre 1540) ed<br />
anche il trentesimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale del<br />
parroco don Michele Del Prete che per celebrare degnamente le<br />
due ricorrenze ha commissionato il presente studio, teso a ricostruire<br />
la storia della parrocchia, che sorge nel quartiere dei Vergini,<br />
uno dei luoghi napoletani più ricchi di storia e di arte.<br />
Infatti, quando si parla del quartiere dei Vergini, il pensiero corre<br />
immediatamente ai suoi monumenti più celebri, legati ai nomi<br />
di famosi artisti, come il grande monastero domenicano della Sanità,<br />
capolavoro di fra’ Nuvolo; la chiesa dei Padri della Missione,<br />
disegnata da Luigi Vanvitelli; la cappella di S. Maria Succurre<br />
Miseris, rifatta dal genio di Ferdinando Sanfelice.<br />
Inoltre nella chiesa dei Vergini si conserva il fonte battesimale<br />
nel quale furono battezzati due illustri napoletani: l’insigne<br />
architetto Ferdinando Sanfelice e S. Alfonso Maria de’ Liguori<br />
che fu presentato al fonte il 29 settembre 1696 nonché il ricordo<br />
dell’inatteso onore di una visita papale da parte di Pio IX<br />
esule da Roma che il 21 novembre 1849 si recò nella parrocchia<br />
dei Vergini.<br />
Un ottimo lavoro che diviso in sei capitoli, vivace nella fluidità<br />
dello stile, enuclea in una sintesi armoniosa e scorrevole la<br />
storia completa della parrocchia dalle sue origini fino ai tempi<br />
nostri, con tutte le tappe più significative, con un panorama<br />
completo delle testimonianze scritte documentarie.
Calitri 1928/29 in occasione della visita di Francesco Ricciardi da Dobbs Ferry, da sinistra in piedi: Berardino Ricciardi (11.11.1914) – Francesco Ricciardi (05.08.1913) – Filomena Ricciardi Cioffari<br />
(18.02.1919) – Vitale Ricciardi (30.08.1909) – Lucia Armiento Ricciardi, seconda moglie di Giovanni, (giugno 1889 – 19.06.1970) – Giovanni Ricciardi (16.05.1876 – 25.04.1946) – Gaetana Metallo De Carlo<br />
(1892 - 1980) figlia di Maddalena Ricciardi Metallo (01.07.1863 - 15.11.1892); seduti: Maria Michela Ricciardi Fastiggi (22.<strong>10</strong>.1858 - 22.03.1942) – Francesco Ricciardi (19.12.1866 - 18.09.1929) – Angelarosa<br />
Ricciardi Abate (22.09.1869 - ottobre 1960) – la piccola Giacinta Ricciardi Sansone (25.05.1924). (Per gentile concessione del signor Frank Ricciardi da Dobbs Ferry U.S.A.).<br />
In caso di mancato recapito si prega rispedire al mittente che si impegna ad accollarsi le spese postali.