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IL CALITRANO N. <strong>10</strong> n. s. - Gennaio-Aprile 1999<br />
Le epistole de Plinio in picculo volume<br />
de stampa desligata<br />
Liber Abraham squaternato ad stampa<br />
Svetonio de stampa ligato ad modo de<br />
registro<br />
Le epistole de Falaris de stampa<br />
Uno doctrinale de carta de coyro<br />
Le epistole de Plinio de stampa<br />
Uno quaterno de breviatura de lege ad<br />
penna vechio<br />
Una operecta de stampa de Fratre<br />
Baptista<br />
Una operecta de stampa intitulata Caij<br />
Plinii secundi in volume picculo<br />
Le epistole de Oratio scripte in carta de<br />
coyro ad mano in volume picculo de<br />
[…](…)<br />
Duj sportuni ferrati scasciati con dentro<br />
scripture et in uno ce sonno certi<br />
libri<br />
de stampa squaternati et desligati.<br />
[Annotazione laterale:]<br />
Dicto sportone con li libri posto a la<br />
camera de lo gayfo (…)<br />
[c. 83] (…)<br />
Uno banchecto da tenere scripture<br />
aperto intro lo quale ce sta uno<br />
Tulio de Officiis de stampa legato<br />
ad modo de regestro con certe<br />
scripture da niente (…)<br />
[c. 83v] Uno mesale grosso novo<br />
Unaltro mesalecto picculo de […] usato<br />
(…)<br />
Doe carte de navigare (…)<br />
Intro la ecclesia (…)<br />
Duj messalj uno ad stampa et l’altro in<br />
carta de coyro 80<br />
Uno breviario de carta de coyro ad<br />
penna vechio (…)<br />
Tre antifanarij grandj in carta de coyro<br />
In una cascia dereto lo altare maiore<br />
(…)<br />
Duj librectj de canto in carta de coyro.<br />
86<br />
[c. 84] In una camera sopra le scale<br />
nominata la cam(e)ra penta<br />
(…)<br />
Uno breviario vechio de carta de coyro<br />
(…) 87<br />
[84v] (…)<br />
[85] (…)<br />
[85v] (…)<br />
4. Massenzio Gesualdo e S. Maria in<br />
Elce.<br />
La famiglia Gesualdo, giunta ad una<br />
grande consapevolezza del proprio ruolo<br />
e della propria forza nel contesto del re-<br />
gno di Napoli, volle rafforzare la propria<br />
immagine non solo con matrimoni prestigiosi<br />
con altre famiglie nobili ma anche<br />
ricorrendo a nomi che richiamavano<br />
l’età classica. Nomi come Camillo,<br />
Scipione o Massenzio rispondevano appunto<br />
a questa esigenza.<br />
Si è detto che nel 1471, essendo già<br />
morto il figlio primogenito Sansone (o<br />
Sansonetto), Luigi II Gesualdo nominò<br />
suo erede al feudo di Calitri il di lui figlio<br />
Nicola. Tale almeno la tesi dell’Acocella,<br />
che rinvia ad alcuni documenti<br />
dell’Archivio di Stato di Napoli: Questi<br />
ottenne con Privilegio del 30 marzo<br />
1471, l’investitura di Calitri e degli altri<br />
feudi aviti (Storia di Calitri, 1984, p. 58).<br />
Ora, sia il De Lellis (Discorsi delle famiglie<br />
nobili, II, 1663, p. 14) che l’Acocella<br />
menzionano solo di sfuggita un altro<br />
figlio di Luigi II, Antonio, meglio<br />
noto come Antonello Gesualdo. Nella ricerca<br />
che ho fatto all’Archivio di Stato di<br />
Napoli mi sono imbattuto in una copia<br />
secentesca di un Privilegio di investitura<br />
del feudo di Calitri a favore di Antonello<br />
Gesualdo datato 31 marzo 1471 (un giorno<br />
dopo quello che l’Acocella avrebbe<br />
visto a favore di Nicola, fratello di Antonello).<br />
Un dato che potrebbe significare<br />
una modifica non indifferente nell’elenco<br />
dei signori di Calitri. Per il decennio<br />
1471-1480 potrebbe scomparire Nicola<br />
ed essere inserito Antonello. Ma, prima<br />
di tirare questa conclusione, è opportuno<br />
attendere qualche altra scoperta in un<br />
senso o nell’altro.<br />
Qui è invece opportuno introdurre un<br />
nuovo personaggio che ebbe molto a che<br />
fare con S. Maria in Elce e molto probabilmente<br />
con Calitri. Si tratta di Massenzio<br />
Gesualdo, altro fratello di Nicola e di<br />
Antonello e quindi fratello anche di colui<br />
che subentrerà autorevolmente nel feudo,<br />
Luigi III Gesualdo.<br />
Nell’inventario in questione, Massenzio<br />
è definito commendatario. Dal testo<br />
non è molto chiaro se fosse sacerdote,<br />
ma dalle notizie che dà il de Lellis, è<br />
chiaro che egli è l’ecclesiastico della famiglia.<br />
A lui si deve il restauro della cappella<br />
di S. Giovanni Battista nella chiesa<br />
di S. Martino dei padri certosini sotto il<br />
Castel di S. Erasmo, lasciandovi questa<br />
iscrizione: Divo Ioanni Baptistae dedicatum,<br />
Massentius Iesualdus pie exornavit<br />
(De Lellis, cit., 15). Questa era la<br />
cappella di famiglia dei Gesualdo, e<br />
Massenzio fece apporre la seguente iscrizione:<br />
Veteres Iesualdi Proceres Dei, et<br />
immortalis memores. Infine, volle ricordare<br />
il fratello minore Carlo, sepolto<br />
ugualmente nella suddetta cappella, con<br />
queste parole: Carolo Iesualdo strenuo<br />
<strong>10</strong><br />
Equiti, Primi Ordinis Hierosolymitano,<br />
ex Procerum Regni Neapolitani, Vetusta<br />
Iesualdorum, illustrique Familia, plena<br />
honoribus, vita functo, qui Messanae cognita<br />
obsessae a Turcis, Rodi, quo laturus,<br />
opem navigabat deditione, Neapolim<br />
rediens climaterico, Anno MDXXIII extinctus<br />
est. Massentius Iesualdus fratri<br />
amantissimo, beneque merenti.<br />
Abate di S. Maria in Elce era dunque<br />
nel 1494 questo Massenzio, che doveva<br />
essere abbastanza giovane se nel<br />
1523 curava ancora la sepoltura del fratello<br />
Carlo. È difficile però dire se anch’egli<br />
finisse in carcere quel 30 maggio<br />
del 1494 come gli altri fratelli, oppure,<br />
grazie al suo stato ecclesiastico, perdesse<br />
soltanto le sue prebende, ma non la<br />
libertà.<br />
In ogni caso era un sacerdote dotto.<br />
Dal contesto dell’inventario, i libri messi<br />
sotto sequestro sembrano di sua proprietà,<br />
piuttosto che del monastero in<br />
quanto tale. Probabilmente aveva libri<br />
anche in altre sue residenze, come quella<br />
nei pressi della chiesa di S. Martino a<br />
Napoli. L’elenco però dei libri di S. Maria<br />
in Elce è di tutta rilevanza. Per quell’epoca,<br />
infatti, non sono molti gli inventari<br />
di libri che superano gli 87 titoli della<br />
Biblioteca di Massenzio Gesualdo a<br />
S. Maria in Elce. A questi 87 titoli vanno<br />
aggiunte poi le due carte di navigazione<br />
e un’intera cassa di scripture privilegij<br />
et instr(umen)ti et bulle.<br />
5. Cultura classica<br />
I titoli dei libri sopra riferiti rivelano<br />
un interesse prevalente in Massenzio Gesualdo<br />
e, quasi certamente, in tutta la sua<br />
famiglia. Più avanti si vedrà come il nipote<br />
Fabrizio (figlio del fratello Luigi<br />
III) sarà molto attivo nei circoli della<br />
nuova cultura umanistica napoletana.<br />
Nella sua biblioteca sono presenti gli<br />
storici latini e greci da Tito Livio (59 a.<br />
C. – 17 d.C.), a Cornelio Nepote (99-27<br />
a. C.), da Diodoro Siculo (due copie) a<br />
Dionigi di Alicarnasso, tutti autori sensibili<br />
al discorso sulle antichità romane,<br />
oltre a C. Crispo Sallustio, il noto storico<br />
della congiura di Catilina e delle guerre<br />
giugurtine, a Lucano (39-65) e a Svetonio,<br />
autore delle Vite dei Cesari (due volumi<br />
o due copie). A completare il quadro<br />
vi sono anche il versatile M. Terenzio<br />
Varrone (116-27), bibliotecario di<br />
Giulio Cesare (del suo De re rustica v’erano<br />
due copie), Vitruvio Pollione, il celebre<br />
autore del De Architectura, e Strabone,<br />
l’autore della nota Geografia, morto<br />
nel 24 d.C.