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ARRO NOTIZIE<br />

Direttore Responsabile<br />

Paolo Gobbi<br />

Direzione<br />

Amministrazione<br />

Pixel Pubblicità srl<br />

Via C. Beccaria 12 - 00196 Roma<br />

Tel. 06.36005336 - Fax 06.36002005<br />

pixel@pixelpubblicita.it<br />

Redazione<br />

ARRO<br />

(<strong>Associazione</strong> <strong>Regionale</strong> Romana Orafi)<br />

Via Properzio, 5 - 00193 Roma<br />

Tel. 06.68437258<br />

info@orafaromana.it<br />

orafaromana.it<br />

Autorizzazione<br />

Registrazione del Tribunale di Roma<br />

n. <strong>40</strong>0/2001 del 19.9.2001<br />

Commissione Stampa<br />

info@orafaromana.it<br />

Paolo Rocchi (coordinatore)<br />

Marco Ansaldi<br />

Giuliano Ansuini<br />

Mario Didone<br />

Marco Fasoli<br />

Giannenrico Ferri<br />

Paolo Paolillo<br />

Pubblicazione trimestrale<br />

primavera/estate 2009<br />

Numero doppio<br />

Progetto grafico<br />

ed impaginazione<br />

Pixel Pubblicità srl<br />

Via C. Beccaria, 12 - 00196 Roma<br />

Tel. 06.36005336 - Fax 06.36002005<br />

Tiratura<br />

2.000 copie, di cui 600<br />

distribuite ai soci dell’<strong>Associazione</strong><br />

<strong>Regionale</strong> Romana Orafi<br />

Stampa<br />

Tipografia Palombi & Lanci srl<br />

Via Maremmana Inf. km 0,500<br />

Villa Adriana - 00010 Tivoli<br />

Stampato nel mese di giugno 2009<br />

ASSOCIATA<br />

in questo<br />

<strong>numero</strong><br />

pagina3<br />

pagina4 INTERVISTA<br />

a FRANCESCO DE ANGELIS<br />

LETTERA del PRESIDENTE<br />

pagina6<br />

la ROMANA in MOSTRA a PECHINO<br />

di Paolo Rocchi<br />

pagina16<br />

la CULTURA SBARCA in CINA<br />

la Redazione<br />

pagina20<br />

è TEMPO di CA<strong>MB</strong>IARE<br />

di Claudio Franchi<br />

pagina22<br />

pagina24<br />

BVLGARI in NOME del GIOIELLO<br />

di Claudio Franchi<br />

PROGETTO come RICCHEZZA<br />

di Marco Fasoli<br />

pagina31<br />

CARTE DI CREDITO l’ANELLO DEBOLE...<br />

di Federico Saccani


L E T T E R A D E L P R E S I D E N T E<br />

Cari Soci,<br />

la crisi non ha voluto risparmiare neanche noi, cosicché per la prima volta in<br />

trent’anni abbiamo assaporato l’amarezza di veder diminuire i nostri fatturati e di conseguenza<br />

i profitti.<br />

Non è certo di conforto il fatto che questa esperienza venga condivisa con tutte le<br />

altre categorie di prodotti in considerazione del fatto che la crisi è totale e, soprattutto,<br />

strutturale e sovranazionale dettata dall’assenza di domanda.<br />

È in momenti come questi che si deve mettere in atto la capacità di rilettura e di<br />

riorganizzazione del nostro comparto, che si deve impegnare tutta la forza intellettiva e<br />

la tonicità fisica che un’azienda ed un imprenditore devono avere.<br />

E’ con la modestia di rimettersi in gioco, di rivedere le strategie, di accettare i cambiamenti,<br />

che si dimostra l’attitudine all’imprenditoria, e non è una mera questione di<br />

età, ma di approccio e di attitudine.<br />

L’<strong>Associazione</strong>, per questo, ha perseverato nella sua opera di sviluppo dei programmi,<br />

atti alla qualificazione e riqualificazione del settore, tramite i suoi corsi e una poderosa<br />

azione di marketing che tende a far conoscere il marchio dell’ARRO, sia in ambito<br />

locale che internazionale.<br />

Divulgare il nome ARRO non è solo un’operazione di marketing, ma una consistente<br />

azione di rivalutazione dei percorsi espressivi della gioielleria romana che ci avvicinano sia ai<br />

nostri committenti, che a noi stessi, rilanciando quella capacità inventiva che non ha pari.<br />

La Mostra di Pechino ne è stato un chiaro esempio.<br />

Ha dimostrato, infatti, che siamo riusciti ad incantare e a far sognare anche chi di<br />

noi conosce, forse, solo il nome.<br />

L’evento ha, di fatto, dimostrato che il mercato si conquista con la forza delle idee,<br />

della storia e con la forza delle differenze perchè l’omologazione culturale non piace a<br />

questo mondo, ma soprattutto ha permesso di constatare che chi ha una storia, una cultura<br />

e la predisposizione genetica all’invenzione (vedi la grande Mostra di Bulgari, per i<br />

125 anni dalla fondazione, che invito tutti a visitare, perché istruttiva e bellissima), ha<br />

un’arma in più, o meglio possiede il mezzo per sconfiggere questa maledetta crisi globale.<br />

Se tutto ciò è stato possibile realizzarlo a Pechino per qualcuno di noi, sono convinto<br />

che si possano ottenere gli stessi risultati anche qui.<br />

Ci dobbiamo impegnare ad attrarre i consumatori, quella fetta di mercato disposta a<br />

comprare, distraendola da altri prodotti che non hanno certamente il fascino della<br />

gioielleria; la nostra immagine spesso è utilizzata in pubblicità per sponsorizzare altri<br />

tipi di prodotti: oro, platino, perle, per non parlare dei diamanti che sono i più richiesti.<br />

Pertanto quello che si evince è che le nostre gioie hanno una fortissima capacità<br />

attrattiva che spesso, solo per abitudine, non sfruttiamo, o forse lo facciamo troppo poco.<br />

Per noi è naturale che un diamante brilli, che l’oro sia concupiscente, che il corallo è<br />

un agglomerato animale e che il tutto sia così affascinante ma la domanda è: “abbiamo<br />

l’entusiasmo per rappresentarlo?” se sì, siete sulla strada giusta, se no guardatevi dentro<br />

e probabilmente scoprirete il perché.<br />

Paolo Paolillo<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

3


4<br />

“Gioielleria e oreficeria,<br />

un binomio che si associa<br />

spontaneamente<br />

a tradizione e innovazione,<br />

rappresentano l’emblema<br />

del patrimonio produttivo<br />

e culturale di Roma<br />

e del Lazio<br />

in ogni parte del mondo”<br />

SEI DOMANDE A<br />

FRANCESCO DE ANGELIS<br />

Assessore alla piccola e media impresa, commercio e artigianato della Regione<br />

Lazio, non ha dubbi: il settore orafo è una delle più importanti peculiarità produttive<br />

del made in Lazio, un biglietto da visita pregiato e prezioso della “Regione di<br />

Roma” sul mercato cinese.<br />

Assessore, quali sono le<br />

motivazioni che hanno<br />

indotto la Regione a<br />

promuovere le sue produzioni<br />

orafe sul mercato<br />

cinese?<br />

«L’importanza della Cina e del suo<br />

vastissimo mercato non la scopriamo<br />

certamente oggi. Si tratta di un<br />

Paese ricco di storia e cultura, ma<br />

anche caratterizzato da una capillare<br />

rete commerciale, industriale e<br />

artigianale. Già da diversi anni<br />

lavoriamo per rafforzare il dialogo<br />

tra Cina e Lazio, con una serie di<br />

importanti eventi. Ed oggi, ancor<br />

più, la Cina presenta le condizioni<br />

ideali per consolidare progetti di<br />

internazionalizzazione e di partenariato,<br />

progetti che da un lato pun-<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

tano a rafforzare i livelli di scambio<br />

commerciale e di collaborazione<br />

industriale, dall’altro costituiscono<br />

anche un importante strumento di<br />

conoscenza e di confronto sulle<br />

capacità innovative e sulle tecniche<br />

produttive».<br />

Cosa può offrire in questo senso il<br />

Lazio?<br />

«Il nostro sistema produttivo è leader<br />

nazionale in fatto di innovazione<br />

e creatività. Il petrolio del Lazio è<br />

costituito proprio da fattori come<br />

la creatività, la ricerca, il gusto, il<br />

design. Fattori che non nascono<br />

oggi ma sono il frutto di una<br />

sapiente tradizione, che affonda le<br />

sue radici nella storia del nostro<br />

territorio. La gioielleria laziale ne è<br />

uno splendido esempio. Prodotti<br />

che hanno una loro specifica identità<br />

e una caratteristica fondamentale:<br />

quella dell’unicità.<br />

Eventi come “Roma, il gioiello: la<br />

fabbrica dei sogni”, rappresentano<br />

ad un tempo sia la volontà consapevole<br />

dei produttori orafi del Lazio<br />

di confrontarsi con il sistema Cina,<br />

sia una vetrina internazionale di<br />

alcune delle creazioni più esclusive<br />

dei nostri laboratori di eccellenza».<br />

Quanto possono incidere progetti<br />

come questo sulla competitività di<br />

un prodotto o di un segmento produttivo?<br />

«Certamente eventi promozionali ed<br />

esposizioni costituiscono altrettanti<br />

momenti privilegiati per promuove-


e prodotti e servizi. Ma non devono<br />

rimanere suggestioni limitate nel<br />

tempo. Devono invece costituire<br />

altrettante occasioni per far comprendere,<br />

per comunicare le capacità<br />

che il nostro territorio riesce ad<br />

esprimere nelle sue diverse espressioni.<br />

Le imprese del Lazio stanno<br />

giocando un ruolo di straordinaria<br />

importanza sui mercati internazionali.<br />

E questo non nasce dal caso,<br />

ma dalla capacità che hanno di<br />

coniugare tradizione e innovazione».<br />

Come è possibile dunque alimentare<br />

il patrimonio delle PMI?<br />

«Occorre puntare con decisione sulla<br />

formazione. Per tutelare la tradizione,<br />

dobbiamo saperla tramandare.<br />

E per farlo occorre formare i giovani<br />

ai mestieri artigianali. A tale<br />

scopo la Regione ha stabilito che le<br />

imprese artigianali artistiche operanti<br />

da almeno cinque anni,<br />

potranno attivare nel Lazio le botteghe-scuola,<br />

che consistono in percorsi<br />

formativi che abbinano tecnica<br />

e pratica degli allievi per l’apprendimento<br />

delle arti e dei mestieri.<br />

Formare i giovani ai mestieri arti-<br />

gianali significa garantire l’esistenza<br />

in vita della tradizione artigianale.<br />

Anche perché non c’è qualità se alla<br />

base non c’è adeguata preparazione<br />

e attitudine all’aggiornamento».<br />

Secondo lei, dunque, esiste anche<br />

all’estero un mercato per le PMI?<br />

«Certo, le piccole imprese hanno<br />

margini d’internazionalizzazione, a<br />

patto che sappiano collaborare tra<br />

loro, aggregandosi. In questo senso<br />

la Regione sta operando sia per<br />

valorizzare le eccellenze laziali all’estero,<br />

sia per offrire alle PMI laziali<br />

strumenti concreti per consentire<br />

loro di conoscere e operare meglio<br />

sui mercati, aggregarsi e partecipare<br />

alle strategie ed ai programmi di<br />

sviluppo all’estero.<br />

Internazionalizzarsi non significa<br />

solo esportare. Significa dotarsi di<br />

una cultura e di una dimensione<br />

internazionale, vuol dire rafforzare<br />

la propria capacità competitiva.<br />

Chi opera all’estero deve innanzitutto<br />

darsi una organizzazione solida<br />

ed efficiente all’interno.<br />

Per essere incisiva sui mercati, dunque,<br />

l’impresa deve fare leva sulle<br />

proprie risorse locali, irrobustendosi<br />

all’interno e poi comprendere che la<br />

strategia vincente sta nella capacità di<br />

aggregarsi, per competere insieme».<br />

Assessore, un’ultima domanda.<br />

Cos’è per lei il fascino di un gioiello?<br />

«Un anello con brillanti, un collier,<br />

un bracciale d’oro trasmettono<br />

emozioni sia a chi li indossa sia a<br />

chi li ammira. Non sono solo oggetti,<br />

sono l’essenza stessa del bello.<br />

Ogni volta che vedo all’opera un<br />

maestro orafo, resto ammirato dall’arte<br />

creativa, dai gesti che compiono,<br />

di un prezioso ma informe<br />

metallo, un gioiello di bellezza<br />

unica e irripetibile. È un mestiere<br />

difficile, quello dell’orafo. Serve intuizione,<br />

manualità, fantasia, creatività.<br />

Serve amore per la bellezza. Ma tali<br />

qualità devono essere accompagnate<br />

anche da una perfetta tecnica<br />

di base, dal sapere, dalla sapienza<br />

del fare. E tutte queste qualità si<br />

combinano armoniosamente nei<br />

gioielli che gli artigiani del Lazio<br />

hanno esposto a Pechino, per<br />

un’autentica fabbrica dei sogni».<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

5


6<br />

L ’ I N T E R V I S T A<br />

di Paolo Rocchi<br />

GIOIELLIERI E ARTIGIANI<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

ROMANI A PECHINO:<br />

LA CRONACA DI UN SUCCESSO<br />

L’evento promosso da ARRO in<br />

terra cinese era atteso da molto<br />

tempo. E’ stato un lavoro complesso,<br />

costruito nel tempo e nell’economia di quel<br />

progetto di riqualificazione dell’ARRO che ha<br />

già prodotto importanti risultati. Dalla formazione,<br />

alla valorizzazione della cultura di progetto, giungono gli<br />

appuntamenti internazionali per divulgare le potenzialità del<br />

Comparto romano di gioielleria. Il percorso è lungo e articolato<br />

tanto che sarà utile attingere dalla viva voce di Claudio Franchi,<br />

curatore dell’evento di Pechino. Come nasce l’idea di questa mostra?<br />

FOTO DI MORENO MAGGI


FOTO DI MORENO MAGGI<br />

E’ giusto sottolineare che l’evento è figlio del progetto di riqualificazione<br />

del quale costituisce un punto di arrivo e al contempo di<br />

partenza. E’ un punto di arrivo perché segue le tappe di Colonia e<br />

di Palazzo Incontro, eventi che possiamo considerare “laboratorio<br />

di esperienza” per giungere al risultato odierno: non a caso<br />

abbiamo pensato al sottotitolo “la fabbrica dei sogni”, che è da oltre un<br />

anno marchio depositato. È invece un punto di partenza, perché l'operazione<br />

promossa da ARRO, presso lo spazio 798 di Pechino, si propone di<br />

valorizzare i contenuti immateriali del nostro lavoro, con l’ ambizione di<br />

ampliare il messaggio ad altre forme espressive complementari al gioiello,<br />

il cui fine è di raccontare un modo nuovo di vivere le emozioni. Insomma<br />

in ARRO si sente la necessità, studiato il settore e le problematiche ad esso<br />

connesse, di tracciare strade innovative per lo sviluppo dell’arte orafa.<br />

Cosa intendi quando dici che “il progetto ha l’ambizione di ampliare<br />

il messaggio ad altre forme complementari al gioiello?”<br />

Vedi, in qualunque viaggio dell’uomo, anche in quello dell’anima,<br />

si muovono l'occhio e l'olfatto, la mente e le viscere, la ragione<br />

e il gesto istintuale. A questi sensi, a queste ragioni e' affidato<br />

il compito di trasmettere un'idea complessa dell'arte che,<br />

come sosteneva Rosenberg, “e' un modo speciale di pensare”:<br />

In questo contesto la pratica curatoriale e' di fondamentale<br />

importanza.<br />

Come curatore ho tracciato un percorso interdisciplinare<br />

di un dialogo fatto di relazioni, quindi di persone e<br />

idee. Il viaggio a Pechino ha proposto lo sviluppo della<br />

cultura di progetto che ha in Stefano Ricci il caposaldo<br />

di questo importante tema - spesso assente nel nostro<br />

Foto di gruppo di alcuni espositori<br />

presenti a Pechino nel giorno<br />

dell’inaugurazione della mostra.<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

7


1<br />

5<br />

6<br />

2<br />

7<br />

4<br />

3<br />

8


9<br />

1. Il taglio del nastro. Da sinistra: Il Presidente della China Jewellery<br />

Association, Il Direttore ICE di Pechino Antonino La Spina,<br />

l’Ambasciatore d’Italia in Cina Riccardo Sessa, l’on. Luigi Celori,<br />

il Presidente dell’Arro Paolo Paolillo.<br />

2. Da sinistra Massimo Maria Melis, Giampaolo Bonucelli e signora,<br />

Italo Calvarese, Marcello Albanese e signora.<br />

3. Vetrina di Bulgari in esposizione a Pechino.<br />

4. Il presidente Paolillo firma il pannello del red carpet.<br />

5. La dottoressa Pier Paola D’Alessandro direttore di Sviluppo Lazio<br />

promotore del progetto ARRO.<br />

6. Alcuni invitati alla mostra.<br />

7. Claudio Franchi firma il pannello.<br />

8. Conferenza stampa prima dell’inaugurazione della mostra.<br />

9. Ospite fotografa una vetrina in esposizione.<br />

10. La sala espositiva.<br />

11. L’Ambasciatore Riccardo Sessa e il dott. Antonino La Spina all’uscita<br />

della mostra.<br />

12. Alcuni invitati osservano la scultura in esposizione a Pechino<br />

presentata da Claudio Franchi.<br />

settore - nonché prezioso collaboratore alla pratica<br />

curatoriale.<br />

L’Architetto Maria Eugenia Muratori ha creato una<br />

“scena barocca di segno contemporaneo” raccogliendo<br />

le esigenze curatoriali di uno spazio che dialogasse con<br />

le opere e il risultato è stato a dir poco esaltante. Le<br />

forme d’arte installate nel percorso espositivo hanno<br />

contribuito sia all’architettura degli interni sia allo stimolo<br />

sensoriale di un coinvolgimento più ampio dell’opera-gioiello,<br />

indicando, se possibile, futuri percorsi d’a-<br />

10 11<br />

12<br />

vanguardia per un settore spesso povero di idee. Nella<br />

sperimentata squadra le intuizioni sono diventate<br />

forme significanti ed emozioni da fruire nel percorso del<br />

tempo. Per dirlo alla maniera di Moravia " Ho viaggiato<br />

come si sogna... ho finalmente viaggiato con abbandono<br />

e scoperta..."<br />

Ritieni che la complessità di questi messaggi possa<br />

essere facilmente recepita?<br />

Onestamente non ci aspettiamo di creare una rivoluzio-<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

9


10<br />

LE SCULTURE<br />

IN ESPOSIZIONE<br />

Un viaggio tra storia, presente e futuro, un percorso tra le arti per mostrare la creatività di<br />

una delle maggiori capitali culturali del mondo: così è stata ideata e realizzata la grande<br />

mostra Roma, il gioiello. La Fabbrica dei sogni che ha presentato le importanti espressioni<br />

romane dell’arte orafa contemporanea e di due scultori nel distretto 798 di Pechino. In<br />

questo luogo monumentale, uno dei più importanti quartieri artistici del mondo, che<br />

esprime al meglio lo straordinario interesse della Cina per le arti e per i linguaggi del contemporaneo,<br />

l’ARRO ha messo in campo un’esposizione di potente respiro pensata non come una semplice vetrina ma<br />

come un ampio progetto di valorizzazione delle potenzialità estetiche e culturali di una città capace<br />

finalmente di rivitalizzare la sua storia millenaria con le espressioni più recenti dei suoi sfaccettati linguaggi<br />

artistici. Il concetto che ha fondato l’intera mostra fortemente voluta da Paolo Paolillo è stato<br />

quello dell’unione tra l’inventiva e il gusto dei grandi orafi di Roma e del Lazio e le due grandi scultureinstallazioni<br />

di Roberto Almagno e di Claudio Franchi. In questo modo si è evidenziato con forza il superamento<br />

delle vecchie barriere tra le arti erroneamente considerate “maggiori” o “minori” e si è dato spazio<br />

concreto alla riscoperta di quel passaggio fluido e senza soluzione di continuità che nei secoli scorsi<br />

vedeva i grandi scultori monumentali esprimersi anche nel campo dell’oreficeria, l’arte orafa come terreno<br />

di formazione e coltura per la nascita di autori poi destinati a creare alcuni dei capolavori della scultura<br />

internazionale e il grande collezionismo che nei suoi palazzi e nelle sue camere delle meraviglie<br />

amava raccogliere grandi marmi e monili, bronzetti e cassette argentee o gioielli senza le distinzioni tipiche<br />

di una certa cultura museale legata a stereotipi ottocenteschi. La grande mostra pechinese al 798 ha<br />

coniugato questa visione al concetto di unità delle arti indotto dal design dando spazio alle diverse<br />

forme espressive e alle peculiarità dei singoli autori in un allestimento, ideato dall’architetto Maria<br />

Eugenia Muratori, che nella sua idea di percorso ha esaltato le creazioni e le personalità dei grandi maestri<br />

orafi della Roma di oggi ponendole in un confronto attivo e fecondo con due grandi opere scultoree<br />

di Claudio Franchi e Roberto Almagno attraverso una valorizzazione che lega la forza del passato di<br />

Roma a una visione futuribile della sua energia creativa. Così l’opera di Claudio Franchi gioca sui macro e<br />

micro slittamenti, sul passaggio dalla scala personale ed esistenziale del gioiello e del corpo alla scala<br />

ambientale e aperta dell’installazione come una sorta di grande introduzione al viaggio nelle opere dei<br />

maestri orafi che compongono le tappe fondamentali di un tracciato lucente. Così, come un cammino a<br />

ritroso dallo splendore alle tenebre il percorso è stato coronato dalla presenza leggera e incombente<br />

della grande opera Memoria di Roberto Almagno, un bosco di legni oscuri rimodellati dalla mano dell’artista<br />

sorto da un terreno di cenere, elementi vibranti e lievi, miracoli di un equilibrio metaforico tra leggerezza<br />

e potenza plastica in dialogo con la cultura della scrittura e della calligrafia orientale per unire<br />

due culture di grande profondità storica come quella italiana e quella cinese e per divenire infine il simbolo<br />

di un’arte capace di conservare il rispetto per la natura e il mondo rimanendo attivamente al centro<br />

delle dialettiche e delle innovazioni della complessità contemporanea.<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

PROFESSOR LORENZO CANOVA<br />

Docente di storia dell’arte contemporanea


PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

FOTO DI MORENO MAGGI<br />

11


12<br />

L ’ I N T E R V I S T A<br />

ne. O forse si. Non è importante cosa ci aspettiamo noi in<br />

ARRO. E’ comunque utile guardare alla comunicazione<br />

fatta dell’evento da alcune testate giornalistiche locali e<br />

riviste specializzate del settore. Seppure il nostro comunicato<br />

stampa spiegasse con chiarezza l’innovativa<br />

chiave di costruzione dell’evento, in nessun caso si è verificato<br />

che qualcuno abbia raccolto la complessità di<br />

questi messaggi. Anzi, la comunicazione si è fermata alle<br />

solite note semplificate di 31 gioiellieri che hanno portato<br />

il proprio prodotto a Pechino, Nessuna menzione è<br />

stata fatta per il dialogo inscindibile con lo spazio, con le<br />

opere d’arte, insomma con quegli elementi che per noi<br />

sono stati basilari per esaltare il potere emozionale delle<br />

immagini. Ma questo importa poco, la storia è fatta di<br />

utopie e in ARRO siamo consci di aver avviato da tempo<br />

una strada difficile, che si scontra con un lungo periodo<br />

di dormiente abbandono delle menti. Noi andiamo avanti<br />

grazie ad un pensiero che da tempo ci viene trasferito<br />

dal Presidente Paolillo: la forza delle idee.<br />

Insomma in tutto questo c’è un trascinatore?<br />

Trascinatore è limitante, il termine esatto è piuttosto<br />

“deus ex machina”. Mi piace ricordare che circa dieci fa<br />

Paolo Paolillo fece un paziente lavoro di ricerca di coloro<br />

che potevano costituire un valore aggiunto per l’attività<br />

dell’ARRO. Tra i tanti validi consiglieri “scovati” nel com-<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

parto, chiamò Stefano Ricci, riconosciuto designer<br />

di fama internazionale e gli chiese<br />

di realizzare un progetto di riqualificazione<br />

per l’ARRO. Mi contattò,<br />

ancora in una fase<br />

embrionale della mia crescita<br />

da storico e critico<br />

d’arte, stimolandomi in<br />

una crescita che ha portato<br />

ai risultati odierni. Ha<br />

costruito con pazienza la<br />

complessa strategia di relazioni<br />

istituzionali spendendo moltissimo<br />

tempo e mettendo in gioco una forza di volontà e<br />

di idee sino ad allora sconosciuta in ARRO. Se andiamo a<br />

guardare i risultati ottenuti dall’ARRO negli ultimi anni<br />

non è difficile identificare i successi con il mandato del<br />

nostro attuale Presidente. Paolo Paolillo è a mio avviso<br />

l’unica risorsa insostituibile della nostra <strong>Associazione</strong>,<br />

poiché è difficile nella nostra società contemporanea<br />

trovare persone che riescono a guidare una squadra<br />

riconoscendo ai componenti il loro effettivo valore.<br />

Tornando all’evento di Pechino, quindi è la squadra<br />

che ha colto un risultato di grande valore.<br />

Infatti, l’attività svolta in ARRO produce effetti sensibili.<br />

Pechino ne è la testimonianza.<br />

Perché è stata scelta la sede di Pechino per questo<br />

evento?<br />

Anche questa scelta è stata fortemente ponderata, nulla<br />

è stato lasciato al caso. Nella depressa economia globalizzata<br />

abbiamo identificato nell’arte contemporanea<br />

l’unico settore fibrillante, stimolante e stimolato da


collezionisti e da un pubblico ampio di conoscitori.<br />

Da tempo siamo convinti che il gioiello debba recuperare<br />

il valore di opera, svincolarsi dalla riproducibilità illimitata,<br />

liberarsi del lacciolo della brandizzazione omologante.<br />

Così abbiamo identificato il luogo più importante nel<br />

mondo per l’arte contemporanea: l’Art Zone 798 di<br />

Pechino, un distretto industriale dell’epoca maoista<br />

riqualificato in tempi recenti e affidato agli artisti.<br />

L’abbiamo studiato e ne abbiamo recepito le potenzialità.<br />

Il gioiello in uno spazio dell’arte contemporanea?<br />

Comprendo lo stupore. In effetti si è disabituati a vedere<br />

il gioiello come forma d’arte. Ma la nostra non è presunzione,<br />

semmai un ragionamento logico. Il gioiello si è<br />

gradualmente trasformato in un bene di consumo.<br />

I marchi del lusso si sono adeguati alla standardizzazione,<br />

abbandonando la loro originaria propensione a servire<br />

clienti esigenti. Oggi è prevista solo la serializzazione<br />

e i sogni non possono essere fatti in serie. Un pubblico<br />

sempre più ampio di clienti facoltosi, desiderosi di<br />

distinguersi, ha dirottato il proprio interesse dal gioiello<br />

all’arte, riconoscendo a quest’ultima un valore che il<br />

gioiello non ha più.<br />

In tal senso la nostra sfida è rivolta ad un recupero che è<br />

scritto nella storia, basta studiarla per capire come<br />

risolvere i problemi dell’uomo e non cadere in errori che<br />

per l’essere umano sono ciclici.<br />

Abbiamo costruito un’idea percorribile: riportare il<br />

gioiello nello spazio dell’arte, farlo dialogare con la<br />

misura gigante dei linguaggi dell’arte contemporanea;<br />

trasformare questo limite in vantaggio: l’estetica del<br />

piccolo come recupero del particolare, costringere con il<br />

mezzo del gioiello a riconquistare attenzione per le piccole<br />

cose preziose e non essere distratti dal vuoto di ciò<br />

che stupisce solo per la dimensione. E questo sembra<br />

essere il momento migliore. Nello stesso ambito dell’arte<br />

contemporanea si critica la “bulimia del gigantismo”. Il<br />

L ’ I N T E R V I S T A<br />

gioiello può farsi promotore di una rinascita di valori e<br />

quindi rivestire anche un potenziale sociologico oltre<br />

che artistico. Del resto Roberto Almagno ha presentato<br />

a Pechino un’opera che parla di questo nuovo corso: la<br />

sua installazione fatta di esili legni vibranti in dialogo<br />

con la luce, si propone anche come “forma-segno” per<br />

una pregevole collezione di gioielli ed entrambe le proposte<br />

si possono definire poetiche espressioni di un pensiero<br />

unico e distintivo.<br />

Insomma sembra di essere proiettati in un’altra<br />

dimensione: arte, sociologia, emozioni, certo tutto ciò<br />

appare stimolante, ma è realisticamente percorribile?<br />

Quali risultati produce in tal senso l’esperienza di<br />

Pechino?<br />

In ARRO abbiamo sempre pensato in termini pratici.<br />

Seppure qualcuno possa pensare che la cultura sia un<br />

elemento accessorio è in realtà la parte innervante di<br />

una efficiente comunicazione marketing. Il sociologo<br />

Giampaolo Fabris ha più volte introdotto il tema dei<br />

“valori immateriali” come gli unici che possono stimolare<br />

il pubblico all’acquisto di un prodotto. Ma per arrivare<br />

ad identificare questi “valori immateriali” è utile una<br />

strategia che possa essere applicata correttamente al<br />

settore di riferimento.<br />

Il gioiello è fatto prima di emozione poi di materiali preziosi.<br />

Svilirlo in serializzazioni illimitate e ridurlo a semplice<br />

“logo” equivale a svuotarlo di contenuti, di interesse.<br />

Cosa è successo invece a Pechino: abbiamo scelto uno<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

13


14<br />

L ’ I N T E R V I S T A<br />

spazio espositivo che replicava nelle fattezze architettoniche<br />

un’aula basilicale romana, un edificio longitudinale<br />

con archi a volta, contrafforti in laterizio ed una<br />

galleria prospettica di memoria borrominiana. Lo spazio<br />

è stato valorizzato con uno studiato allestimento scenografico.<br />

L’Architetto Muratori ha collocato drappi di<br />

tessuto alle pareti, attenuando la luce proveniente dall’esterno<br />

con l’intento di produrre una soffusa ambientazione,<br />

nella quale 31 vetrine auto-illuminate sembravano<br />

quasi veleggiare riproducendo l’idea di modulicolonne:<br />

una atmosfera fortemente evocativa dell'architettura<br />

effimera della festa barocca del Seicento.<br />

L’architetto ha poi utilizzato le due installazioni come<br />

punti di fuga opposti dello spazio architettonico, oltre<br />

che come ideali connessioni di collegamento dello spiegamento<br />

delle opere-gioiello.<br />

Il risultato per il visitatore è stato quello di una atmosfera<br />

avvolgente, assolutamente inedita. L’occhio e la<br />

mente venivano conquistati dall’ambientazione soffusa;<br />

l’interesse veniva catturato dalle isole di luce in uno<br />

spazio fisico definito, ben diverso dalla confusione che<br />

esiste nelle consunte fiere di settore.<br />

Le installazioni avevano un senso emozionale oltre che<br />

didattico e divenivano argomento di curiosità e discussione.<br />

In sintesi la strategia espositiva restituiva al<br />

riguardante un bene prezioso: l’immaginazione e la<br />

voglia di scoprire. Sono queste le condizioni ideali per<br />

proporre l’acquisto di un bene che non è utile se non per<br />

ciò che produce: l’emozione e il sogno.<br />

Quindi c’è un risultato che possiamo definire concreto<br />

a seguito della mostra?<br />

Senza alcun dubbio, anzi direi che c’è più di un risultato<br />

concreto. La mostra è stata visitata da 30.000 persone<br />

in quindici giorni e l’effetto che ne è conseguito è stato<br />

l’invito ufficiale di due istituzioni cinesi ad esporre i contenuti<br />

del catalogo in due conferenze: una fiera di<br />

gioielleria a Shenzhen e l’Università di Wuhan. L’invito<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

professionale è stato esteso al sottoscritto, a Stefano<br />

Ricci, in qualità di co-curatore e Marco Fasoli, quale<br />

responsabile organizzativo dell’evento. Il pubblico cinese<br />

è fortemente interessato al “concept” proposto, all’aspetto<br />

della storicizzazione degli eventi della scuola<br />

orafa romana , alla chiave critica avanzata nelle lettura<br />

delle opere di gioielleria. Direi che non ci si poteva<br />

aspettare nulla di più concreto dell’internazionalizzazione<br />

del marchio ARRO e della nostra scuola orafa, in<br />

uno dei mercati più interessanti del mondo.<br />

Questa notizia sembra il coronamento di un progetto<br />

di successo…<br />

Certamente. Ma possiamo augurarci che l’attenzione che<br />

abbiamo creato a Pechino possa essere replicata altrove,<br />

in special modo nel nostro Paese, anche se sono ben conscio<br />

che vale la regola del non essere mai profeti in Patria.<br />

Come ultima domanda vorrei dire che non passa inosservata<br />

la presenza di Bulgari in una mostra collettiva,<br />

evento quanto mai insolito.<br />

Nei saggi storici del nostro catalogo Bulgari è rappresentato<br />

come il padre della gioielleria romana del Novecento,<br />

un nome che ha saputo raccontare nel mondo<br />

lo stile della nostra cultura creativa del prezioso. La sensibilità<br />

dimostrata dai vertici dell’azienda nel riconoscersi<br />

in questo progetto è segno della forza aggregante<br />

dell’associazionismo. Nonostante Bulgari sia ampiamente<br />

strutturato a livello internazionale, si è calato<br />

nella dimensione della scuola romana, con artigiani e<br />

gioiellieri che certo non possono competere con la forza<br />

d’immagine di questa azienda ultracentenaria.<br />

Eppure il movimento che si sta creando genera un grande<br />

interesse: dalla lezione della casa di via Condotti si è<br />

sviluppato un movimento fatto di codici espressivi<br />

distintivi, di abilità d’eccellenza, di materie preziose trasformate<br />

in emozioni pure. E’ la lezione indelebile della<br />

scuola romana di gioielleria.


Moreno Maggi, tra i più affermati fotografi<br />

italiani di Architettura, Interni e<br />

Fine Art, inizia la sua carriera negli<br />

anno 80 a New York lavorando<br />

presso lo studio di famosi fotografi<br />

di Architettura (Paul Warshal, James D’ Addio e<br />

Elliot Fine), Fine Art (Jim Kiernan) e Annual Report<br />

(William Rivelli). Allo stesso tempo si iscrive<br />

al Fashion Institute of New York dove completa il<br />

corso in still life and fashion photography.<br />

Dopo dieci anni di professione in USA rientra<br />

in Italia ed inzia a collaborare regolarmente con<br />

grandi studi di architettura tra cui lo Studio Fuksas,<br />

lo Studio Piano, lo Studio Portoghesi per cui<br />

segue progetti sia in Italia che all’estero.<br />

Collabora regolarmente anche per le piu’<br />

importanti riviste italiane del settore tra cui<br />

Casabella, Domus, Area, D’Architettura, A.D.,<br />

L’Arca, Ville e Casali, Abitare etc. nonché con rivi-<br />

MORENO MAGGI<br />

PHOTOGRAPHER<br />

ste internazionali tra cui Architectural Records in<br />

Usa, Arkitekture and Bau Forum in Austria,<br />

Zeitscrift fur Architecture “Detail” in Germany,<br />

Pitman’s Publishing in Inghilterra etc. Partecipa<br />

regolarmente a progetti di documentazione architettonica<br />

antica e moderna in accordo con docenti<br />

delle maggiori Università Italiane (Vedi progetto<br />

Superluoghi) e viene regolarmente invitato da<br />

Università italiane a discutere sulla fotografia in<br />

relazione con l’architettura (Etica ed estetica della<br />

fotografia di architettura). Le sue fotografie sono<br />

state esposte a New York, Washington, Pechino,<br />

Roma, Milano, Ancona etc.; nel quadro di progetti<br />

di documentazione architettonica di progetti specifici<br />

nonché per progetti di ricerca personale sia<br />

a colori che in B/W.<br />

Risiede a Roma e New York quando non viaggia<br />

in tutto il mondo documentando progetti di<br />

architettura ed interior.


16<br />

A T T U A L I T A<br />

La Redazione<br />

LA CULTURA<br />

SBARCA IN CINA<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009


Aseguito dell’evento espositivo “Roma, il<br />

Gioiello, la Fabbrica dei Sogni” presso lo spazio<br />

798 di Pechino, si registrano alcuni avvenimenti<br />

che promettono interessanti sviluppi<br />

in terra cinese.<br />

Il catalogo e la conseguente organizzazione dell’esposizione<br />

hanno creato un inaspettato quanto atteso<br />

interesse da parte del pubblico cinese. La pubblicazione<br />

è stata letta e studiata accuratamente, suscitando<br />

curiosità e attrazione verso la scuola romana del gioiello.<br />

L’estensione di questa comunicazione è stata affidata<br />

a Marco Fasoli che, nella sua presenza a Pechino per<br />

l’intero periodo della mostra, ha tessuto una serie di<br />

importanti relazioni scaturite nell’invito, da parte di<br />

organizzazioni private e dello Stato, a ritornare in Cina<br />

con la richiesta di soddisfare l’interesse nei confronti<br />

della nostra storia e della nostra cultura.<br />

L’invito raccolto da Marco Fasoli, ed esteso ai curatori<br />

del catalogo, Claudio Franchi e Stefano Ricci, si è<br />

rivelato una vera e propria missione professionale. La<br />

prima tappa è stata la città di Shenzhen, a pochi chilometri<br />

da Hong Kong, nella quale gli organizzatori hanno<br />

dato vita ad un forum dal titolo Roman Jewellery’s<br />

Design, Market and History, Culture Forum privilegiando<br />

quindi in modo entusiastico l’aspetto culturale della<br />

scuola romana. Il forum, che ha visto i tre esperti impegnati<br />

in una conferenza seguita da un ampio ed appassionato<br />

dibattito, è stato organizzato nell’economia della<br />

5th China (Shenzhen) International Cultural Industries<br />

Fair, una mostra che raccoglie le produzioni più recenti<br />

A T T U A L I T A<br />

del panorama cinese. Shenzhen rappresenta il 70% della<br />

produzione orafo-gioielliera dell’intero paese.<br />

L’accoglienza è stata calorosa e la partecipazione molto<br />

attenta ai temi trattati ha svelato ai nostri esperti un<br />

pubblico non certo impreparato alla cultura del gioiello.<br />

Da Shenzhen Franchi, Fasoli e Ricci si sono poi spostati<br />

nella città di Wuhan, sede del secondo appuntamento<br />

previsto nel ciclo di conferenze. Wuhan è una<br />

città di otto milioni di abitanti, attraversata dal fiume<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

17


Azzurro, importante e millenaria via navigabile e commerciale.<br />

La città non è famosa solo per essere il maggiore<br />

centro produttivo di fibre ottiche e industria<br />

pesante del paese, ma anche per essere la sede di 108<br />

università impegnate nella formazione di oltre un milione<br />

di studenti.<br />

I nostri esperti sono stati accolti presso l’Università<br />

Statale di Tecnologia e Geologia e hanno organizzato i<br />

loro interventi per il Dipartimento di Gioielleria.<br />

La facoltà è organizzata in un campus che ospita<br />

24.000 studenti oltre ad altri 20.000 esterni. Peculiarità<br />

del Dipartimento di gioielleria è quello di contemplare<br />

sia la parte teorica sia quella tecnico pratica come<br />

valore di completezza del processo formativo. La qualità<br />

della preparazione degli studenti è piuttosto elevata<br />

dal momento che l’ingresso in Dipartimento è stabilito<br />

da una selezione rigida che privilegia il merito.<br />

I giovani studenti occupano l’intera giornata di attività<br />

dividendosi tra i laboratori di costruzione orafa, analisi<br />

gemmologica, taglio delle pietre e le aule per l’apprendimento<br />

delle materie teoriche e progettuali. La<br />

completezza e l’integrazione delle diverse fasi formative<br />

fornisce ai giovani gli strumenti per una preparazione<br />

adeguata alla futura collocazione nel mercato del lavoro.<br />

Il Dipartimento offre il proprio supporto per le analisi<br />

gemmologiche anche alle imprese, arrivando a produrre<br />

oltre un milione di certificati nell’arco di un anno.<br />

A T T U A L I T A<br />

Il basso costo di un certificato gemmologico (1,5 euro)<br />

contribuisce allo sviluppo del mercato del gioiello con<br />

forti connotazioni di garanzia per il consumatore.<br />

La partecipazione alle conferenze dei tre esperti è<br />

stata ampia, entusiastica ed attiva, vista l’articolazione<br />

degli interventi che prevedeva le seguenti specificità:<br />

per Franchi i criteri stilistici, storici e costruttivi del<br />

gioiello, oltre a cenni di metodologia per il restauro e la<br />

conservazione; per Ricci la centralità del progetto; per<br />

Fasoli i principi del marketing e della comunicazione. Le<br />

conferenze si concludevano alle 21.30 dopo essere iniziate<br />

sin dalle 14.00.<br />

Tra gli aspetti che hanno maggiormente colpito va<br />

sottolineata, oltre alla calda accoglienza del corpo<br />

docenti e del Vice Rettore Prof. Frank M.X.Yang, la presenza<br />

del Segretario Politico del Partito Comunista.<br />

Fasoli, Franchi e Ricci si sono intrattenuti con il<br />

Segretario e con il Vice Rettore che hanno esposto loro<br />

il desiderio di coinvolgerli in un rapporto di collaborazione<br />

di docenza per i prossimi tre anni.<br />

Questo aspetto evidenzia l’importanza che i massimi<br />

organismi politici dello stato cinese danno alla formazione<br />

e alla cultura, considerandoli elementi essenziali<br />

per lo sviluppo ed il futuro economico della nazione e<br />

valorizzando con visione lungimirante l’interscambio<br />

con le professionalità di livello internazionale.<br />

Non meno toccante è stata la partecipazione degli<br />

studenti accorsi nell’aula magna gremita al limite della<br />

capienza. I giovani alla fine dell’<strong>ultimo</strong> intervento<br />

hanno trattenuto ed impegnato con domande acute e<br />

pertinenti i tre esperti, intrattenendoli fino alle 23.00.<br />

Graditissima a questo punto la sorpresa dell’incarico<br />

ufficiale di assunzione in qualità di Professori Docenti<br />

dell’Università di Tecnologia e Geologia Cinese di<br />

Wuhan, Istituto di Gioielleria, con decorrenza immediata<br />

e per la durata di un triennio. La cerimonia di assegnazione<br />

del titolo è avvenuta in un clima di festoso<br />

entusiasmo generale, coinvolgendo l’intero corpo<br />

docente e gli studenti.<br />

Questa importante opportunità crea le condizioni per<br />

trasferire e comunicare la cultura e la storia dell’oreficeria<br />

romana ad un livello che non è solo quello del<br />

mercato, ma di studio e ricerca storica, critica e scientifica.<br />

Aspetti questi che nella loro totalità si rivelano in<br />

Cina molto considerati per la costruzione di un mercato<br />

efficiente e competitivo. L’esperienza universitaria si<br />

presenta anche come terreno di potenziale apprendimento<br />

dei valori di conoscenza di un mercato a noi<br />

poco noto, ma che tutti guardano come una grande<br />

opportunità.<br />

Questi valori potranno essere acquisiti durante le<br />

prossime esperienze professionali di Franchi, Fasoli e<br />

Ricci e costituire un terreno di preziosa valenza professionale.<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

19


20<br />

A T T U A L I T A<br />

di Claudio Franchi<br />

La società muta<br />

in continuazione<br />

e compito<br />

di un’associazione<br />

è quello di studiare<br />

i cambiamenti e indicare<br />

ai propri soci le potenziali<br />

strade da percorrere<br />

per non rimanere<br />

invischiati e arretrati<br />

nelle secche<br />

dell’immobilismo.<br />

L’ARRO si occupa di ciò,<br />

ma ai soci spetta<br />

il compito di partecipare,<br />

verificare, contribuire<br />

con forme attive<br />

di coinvolgimento.<br />

Per cambiare ci vuole<br />

coraggio, partecipazione<br />

e condivisione.<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

È TEMPO<br />

DI CA<strong>MB</strong>IARE<br />

Il Censis evidenzia nel rapporto "Diario dell'inverno di crisi": Stime affidabili<br />

ci dicono che nel 2009 le famiglie italiane risparmieranno 24,1<br />

miliardi di euro grazie all'abbassamento dei mutui e dei costi dell'energia,<br />

ma è come se il consumatore stia ancora ruminando la realtà, cercando<br />

di capire come orientare in consumi questa implicita maggiore<br />

disponibilità. Ma l'aspetto dei consumi è quello di più difficile lettura: se<br />

da una parte sale l'ottimismo (l'indice di fiducia dei consumatori Isae sale<br />

da 99,6 a 102,6), al tempo stesso predominano comportamenti prudenti<br />

negli acquisti. Lo stile di consumo è ormai profondamente cambiato, rileva<br />

ancora il Censis, aggiungendo che vincerà chi riuscirà ad intercettare<br />

meglio tali mutamenti e quando i consumi ripartiranno saranno quelli di un<br />

consumatore più attento, alla ricerca di buoni prezzi o di alta qualità.<br />

Nell’osservare questi dati mi è tornato in mente un libro letto oramai<br />

cinque anni orsono: Il tempo di cambiare, un saggio che lucidamente invita<br />

a riflettere sulle politiche dissennate della globalizzazione attraverso un<br />

possibile scenario di un mondo diverso ma possibile.<br />

Ebbene in quel testo l’autore evidenzia gli aspetti deteriori di politiche<br />

troppo appiattite sull’esasperazione del concetto di “consumo” e sulla perdita<br />

graduale dei valori della cultura definita in senso ampio.<br />

Così accade che l’inquietante scenario sociale del nostro scorcio di<br />

tempo appaia tutt’altro che solido e compatto, mentre la costruzione di<br />

una identità individuale cerchi ancora e invano un fondale solido al quale<br />

ancorarsi.<br />

La modernizzazione invece deve fare i conti con l’inevitabile ciclo biologico<br />

e storico di ogni evento dell’umano fluire, ovvero siamo giunti alla<br />

fase finale di un processo che pur garantendo benessere nel passato, oggi<br />

giunge alla fine della propria corsa e agli occhi dei fragili convincimenti<br />

dell’uomo contemporaneo ciò viene percepito come difficile da accettare.<br />

L’inossidabile certezza nel progresso, l’illimitata fiducia nel potere della<br />

ragione, dell’innovazione tecnologica, delle scoperte scientifiche, comincia<br />

a vacillare nella mente della gente comune. La società moderna si è cullata<br />

nell’illusione che tutto poteva essere risolto dall’innovazione mentre il<br />

recupero dei valori fondanti della nostra civiltà è stato sconsideratamente<br />

identificato come “superato”.<br />

Pertanto la società contemporanea si trova ad un inevitabile bivio: o continuare<br />

a testa bassa, nella consapevolezza falsa e fuorviante che il progresso<br />

corrisponda alla velocizzazione esasperata dei ritmi imposti dalla discuti


ile dottrina globalizzante o ripensare i valori dell’uomo<br />

e recuperarne più efficacemente, attraverso la lezione<br />

della storia, gli aspetti positivi e costruttivi.<br />

Ciò che non accettiamo, o fatichiamo ad accettare,<br />

è che lo stile di vita dell’uomo sia cambiato. L’attuale<br />

crisi delle merci, trasversale ad ogni categoria di “bene<br />

di consumo” e ad ogni nazione, sia ricca sia povera, è<br />

indice di un eccesso produttivo di ogni genere di<br />

merce, di una esasperata serializzazione di prodotto,<br />

rispetto alle reali esigenze di chi dovrebbe servirsene.<br />

La crescita verticale delle produttività, permessa da<br />

una forma sempre più diffusa di isterismo tecnologico,<br />

ha creato una saturazione che non può essere risolta se<br />

non con il ridimensionamento di ciò che viene prodotto<br />

in eccesso.<br />

In tal senso il monito di Giovanni Sartori, espresso<br />

in un articolo del Corriere della Sera del 1998, riecheggia<br />

con possente frastuono: se l'investimento è in tecnologia,<br />

se è ancora in macchine (o, come si dice in<br />

inglese, capital intensive), allora non riduce la disoccupazione.<br />

Le stesse strategie di marketing si possono oramai<br />

dichiarare fallimentari dal momento che non riescono<br />

più a manipolare le menti dei consumatori. Tanto che<br />

in sede Censis viene spontaneo chiedersi chi sarà in<br />

grado di intercettare meglio i mutamenti dei nuovi stili<br />

di consumo, evidenziando che anche nell’ambito della<br />

statistica ci si riferisce sempre all’eterna sfida, sino ad<br />

oggi ampiamente vinta dalle strategie di marketing,<br />

quella di “costringere” il consumatore a fare il proprio<br />

dovere: ovvero spendere!<br />

Non viene in mente a nessuno invece che le merci<br />

che attualmente invadono in modo dissennato l’orbe<br />

terracqueo non servono a nessuno.<br />

Né si giunge alla logica e scontata consapevolezza che<br />

la crisi doveva prima o poi giungere, dal momento che<br />

uomini e donne sono stati costantemente manipolati<br />

verso l’acquisto di ogni genere di prodotto, con il risultato<br />

che ci siamo finalmente resi conto che della stragrande<br />

maggioranza di questi prodotti possiamo fare a meno.<br />

Ma certo non possiamo fare a meno delle emozioni<br />

e dei sogni.<br />

Due categorie di “prodotto” che, guarda caso, in un<br />

passato neanche troppo lontano, albergavano nel<br />

gioiello, forma espressiva storicamente innervante la storia<br />

dell’uomo.<br />

La crisi che investe tutta l’economia mondiale ci<br />

restituirà,nel migliore dei casi,una struttura diversa<br />

della domanda mondiale. Il modello basato su un consumismo<br />

esasperato, che si preoccupa di distruggere<br />

sistematicamente risorse non riproducibili e di pregiudicare<br />

l’intero patrimonio ambientale, dovrà orientarsi<br />

verso una riduzione nel consumo indiscriminato di beni<br />

A T T U A L I T A<br />

a favore di merci di alto livello qualitativo. Ecco che<br />

allora il gioiello non potrà sfuggire a questa logica. I<br />

nostri prodotti dovranno risultare ricchi di contenuti<br />

immateriali, dovranno essere “raccontati” dalla capacità<br />

di una oratoria persuasiva e da quelle abilità che oggi<br />

vengono considerate – erroneamente- superate, o nel<br />

migliore dei casi, irraggiungibili, quali la manualità<br />

colta, la cultura di progetto, le conoscenze umanistiche,<br />

la ricerca e la sperimentazione formale.<br />

Sarà difficile d’ora in poi non fare i conti con ciò<br />

che è stato posto all’evidenza da un’altra indagine del<br />

Censis, questa volta promossa dall’ARRO e sottoposta<br />

all’attenzione – spesso disattesa – dei Soci: qui i gioiellieri<br />

si sono mostrati succubi delle marche molto di più<br />

di quanto non lo siano i loro clienti. L’oggetto artigianale<br />

unico, il pezzo inimitabile ha un’aura e un valore in<br />

termini di status che i gioielli di marca (talvolta perfino<br />

quelli di griffe preziose) non hanno. E in questo concordano<br />

tanto i romani quanto i turisti.<br />

Eppure nonostante un messaggio così forte e chiaro,<br />

nonostante una azione produttiva come mai in ARRO è<br />

stata avviata, con il risultato di una “fotografia” finalmente<br />

esauriente di ciò che i nostri clienti pensano di<br />

noi, del nostro lavoro, la maggior parte degli operatori<br />

del Settore fa finta di nulla o si crogiola nella postmoderna<br />

ideologia dell’ignorante presuntuoso.<br />

Ma il futuro è nel sapere, al quale l’uomo è principalmente<br />

legato per la possibilità di decidere il proprio<br />

destino, e quindi avere l’opportunità di migliorarlo.<br />

Invece la nostra modernità abbonda di un altro<br />

poco invidiabile primato: quello che Giulio Ferroni definisce<br />

l’asinità contemporanea: somari ci sono stati tutti<br />

i tempi, ma il somaro classico tendeva quasi sempre a<br />

prendere atto della propria ignoranza; l’asinità contemporanea<br />

è invece lucida, plastificata, arrogante, pretenziosa,<br />

ha perduto ogni rapporto con il solido fondo della<br />

materia; non ha complessi e per lo più non riconosce se<br />

stessa, immersa in un brodo che le fa apparire tutto<br />

facile, tutto indifferente, tutto alla sua portata.<br />

Troppo spesso, purtroppo, abbiamo a che fare con<br />

questa ignoranza arrogante che non lascia spazio alla<br />

crescita, che non considera il valore della ricerca e della<br />

cultura come l’unica via per ovviare alla cristallizzata<br />

stasi del nostro Settore.<br />

Ora, con una crisi che ci ha messo alle corde, con<br />

una prepotenza che non lascia scampo, nessuno potrà<br />

più sfuggire alle proprie responsabilità.<br />

Non rendersi conto di una necessità di un cambiamento,<br />

non produrlo, non misurarsi con l’inevitabile e<br />

irrinunciabile riqualificazione professionale, significherà<br />

avviare un suicidio professionale.<br />

Dovremo solo verificare, nel prossimo futuro, se tale<br />

suicidio sarà limitato o di massa.<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

21


22<br />

A T T U A L I T A<br />

di Marco Fasoli<br />

Il comparto orafo gioielliero ha la necessità di correggere<br />

il rapporto fin qui tenuto, tra committente<br />

e autore di un progetto. Il riconoscere la titolarità<br />

del progetto al professionista che lo ha pensato e<br />

prodotto nelle sue parti progettuali dettagliate per<br />

approntare la produzione, trova ancora molti ostacoli<br />

culturali che poggiano su personalità chiuse in presunzioni<br />

arcaiche.<br />

Il gioielliere, figura ormai superata dal commerciante,<br />

ha oggi più che mai la necessità di approfondire la conoscenza<br />

della radice della parola autore, che dal greco<br />

auxano “far crescere”, è colui che prolunga nel tempo<br />

quel progresso di trasformazioni volto al miglioramento.<br />

Questo concetto lo ritroviamo nella radice latina della<br />

parola autore augere “accrescere”, rispondendo alla necessità<br />

del gioielliere di aumentare, attraverso la riconoscibilità<br />

dei prodotti, la propria affermazione ed immagine che<br />

da solo si impoverirebbe, mescolandosi prima e spegnendosi<br />

poi nel magma del mercato.<br />

La nostra <strong>Associazione</strong> non a caso porta avanti il<br />

concetto di cultura di progetto, individuando l’insieme<br />

di professionalità e menti pensanti, riconosciute, come<br />

il nuovo valore di percezione progettuale da parte del<br />

cliente riflesso nel prodotto.<br />

Questo valore competitivo oggi viene totalmente<br />

vanificato, in nome di un risparmio economico che<br />

porta più verso la copiatura che verso l’affermazione<br />

dell’individualità dell’immagine commerciale. Eppure la<br />

storia insegna. Quando De Sole chiama lo stilista Tom<br />

Ford in Gucci, non tiene nascosto l’evento anzi, ne fa<br />

un fatto mediatico riconoscendo la creatività dell’autore<br />

nei nuovi valori simbolici che le collezioni di accessori<br />

(borse, cinture, portafogli, occhiali ecc…) riscontravano<br />

come successo. Il comunicare costantemente il<br />

nome dell’autore del successo di Gucci in quegli anni,<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

PROGETTO<br />

COME RICCHEZZA<br />

ha certamente accresciuto la fama di Ford ma fatto<br />

ancora più determinante ha aumentato notevolmente<br />

la notorietà, il successo delle collezioni ed il fatturato di<br />

Gucci, che grazie a questa collaborazione ha espanso la<br />

sua presenza nei mercati internazionali.<br />

La povertà intellettuale del nostro comparto, porta<br />

naturalmente al non riconoscimento del diritto d’autore<br />

o proprietà intellettuale.<br />

Sembra una regola basica, in effetti è un grosso<br />

limite confermato da tanti professionisti, progettisti e<br />

designer, che quotidianamente rincorrono tentativi di<br />

scippi di creatività ed invenzione.<br />

Il mercato della contraffazione sembra distante<br />

dalle nostre realtà commerciali, per motivi di costi di<br />

produzione legati al metallo prezioso, nella realtà la<br />

contraffazione e l’appropriazione di idee e progetti, a<br />

volte pagati ma mai riconosciuti, è poco visibile ma<br />

molto frequente.<br />

Il successo non si raggiunge in modo casuale, viene<br />

costruito ed elaborato, tiene conto delle collaborazioni<br />

interne ed esterne dell’azienda con le quali costruisce<br />

una immagine positiva, un linguaggio positivo e riconoscibile<br />

attraverso i prodotti che rappresentano l’azienda.<br />

Lo sforzo quindi non è quello di risparmiare a<br />

tutti costi: risparmiare sugli investimenti di comunicazione,<br />

sui costi delle collaborazioni esterne, per non<br />

parlare del risparmio dei costi di formazione e motivazione<br />

del personale interno fino a non investire sullo<br />

sviluppo delle future collezioni, cercando di interpretare<br />

in modo posticcio i desideri dei nostri clienti.<br />

A questo punto diviene importante riprendere un<br />

passaggio del pensiero di Bauman, espresso nel suo<br />

saggio “consumo, dunque sono”: la destinazione ultima<br />

di tutte le merci in vendita è il consumo da parte di chi<br />

acquista. Gli acquirenti desiderano procurarsi merci da


consumare se, il loro consumo promette di soddisfarne i desideri.<br />

Il prezzo che il cliente potenziale in cerca di soddisfazione<br />

è disposto a pagare per le merci offerte dipende dalla credibilità<br />

della promessa e dall’intensità dei desideri.<br />

La credibilità della promessa. Quanti di noi si è mai fermato<br />

a pensare se i propri gioielli comunicano, nell’essere<br />

esposti negli spazi vetrina, la credibilità della promessa e se<br />

questa promessa è carica di quei valori intangibili ed emotivi<br />

che stimolano direttamente il desiderio del cliente.<br />

Da soli riusciamo ad interpretare un così complesso<br />

mondo in evoluzione come quello del consumo e del mercato,<br />

strettamente collegato al continuo e veloce mutamento dei<br />

modelli di consumo dei nostri potenziali clienti?<br />

Ci siamo mai soffermati a riflettere sul teorema del cambiamento<br />

“quello che è proposto oggi è superato domani e<br />

obsoleto dopodomani”? Le sollecitazioni continue delle offerte<br />

accelerate dalla comunicazione, dagli standard espositivi in<br />

termini di spazio, dal rapporto diretto con il prodotto e l’ampio<br />

assortimento ha educato i nostri clienti ad una relazione,<br />

anche con i nostri prodotti, più sintetica e carica di valori<br />

emotivi rinnovati.<br />

La gestione di questi valori rinnovati non può più prescindere<br />

dalla qualità professionale espressa, condivisa e confortata<br />

da collaboratori professionalmente forti.<br />

Organizzare un team di talenti specializzati in aree che<br />

fino ad oggi abbiamo creduto superflue, deve divenire il<br />

primo investimento programmatico da considerare assolutamente<br />

opportuno per la sopravvivenza e forse il successo.<br />

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PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

23


24<br />

Collana in oro e platino con smeraldi<br />

e ametiste cabochon, turchesi e diamanti, 1965.<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

125<br />

BULGARI<br />

IN NOME<br />

DEL GIOIELLO<br />

di Claudio Franchi - storico e critico del gioiello


SOTIRIO BULGARI,<br />

fondatore della dinastia di gioiellieri,<br />

davanti al suo negozio di St. Moritz, 1906.<br />

Il Palazzo delle Esposizioni di Roma sfoggia, è il caso di dirlo, la<br />

migliore veste preziosa, accogliendo negli spazi recentemente<br />

ristrutturati una delle mostre più significative di inizio secolo:<br />

l’elegia del gioiello nel nome di Bulgari. Avevamo lamentato in<br />

più di un’occasione, in queste pagine, l’assenza cronica di un<br />

attore di eccezione nella nostra contemporaneità, ci riferiamo naturalmente<br />

a Sua Maestà il Gioiello. Ora possiamo invece godere di un<br />

evento che restituisce una retrospettiva ricchissima di storia e di<br />

cultura di un prodotto fin troppo svilito, ma restituito alla vista e<br />

alla percezione emotiva del grande pubblico. Quel pubblico che<br />

aveva perduto il gusto di nutrirsi della bellezza e della preziosità di<br />

gemme e di manufatti di rara eccellenza.<br />

Infatti, ciò che preme a chi scrive, non è tanto svelare la magnificenza<br />

delle pietre, l’opulenza dell’oro e del platino, lo scintillio, la<br />

varietà e l’unicità del colore trasferito in rari cristalli, seppure non<br />

mi esimerò di tentarne una breve rappresentazione. Questo compito<br />

è ben assolto da un catalogo ricco d’immagini e di testi, ottimamente<br />

curato da Amanda Triossi e valorizzato dalla presentazione<br />

di uno storico di grande spessore, Alvar Gonzales-Palacios, studioso<br />

che ha saputo trasferire l’oreficeria, la gioielleria e altre forme<br />

espressive, dal limbo delle “arti minori” al massimo grado della<br />

gerarchia degli umani manufatti.<br />

Ciò che preme raccontare è la percezione delle emozioni vissute,<br />

raccolte nella visita della mostra e vera rassegna di sentimenti<br />

stimolati dalla bellezza inequivocabile del gioiello.<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

25


26<br />

Bulgari sfoggia la forza della propria tradizione e la possente<br />

lezione della storia rivelando ciò che a pochi è noto: le proprie origini<br />

di argentiere garantite da Georgis e Sotirio, i capostipiti della<br />

stirpe di gioiellieri che oggi conta oltre 250 punti vendita nel<br />

mondo. In quei manufatti di argento si legge il vigore del modellato,<br />

del decorativismo, della strategia costruttiva di opere prodotte<br />

per valorizzare la bellezza femminile.<br />

Fibbie, chàtelaines, collane, bracciali, sono i progenitori delle<br />

future produzioni Bulgari. Oggetti che rivelano l’attenzione per lo<br />

stile, la ricercatezza di un linguaggio in grado di esprimere ancora<br />

il vigore ellenico per la tradizione plastica, o l’utilizzo di elementi<br />

ornamentali come le protomi leonine e le figure femminili della<br />

migliore concezione mitologico-classica.<br />

Un prontuario d’immagini elaborate nella forma del gioiello,<br />

tradotte nella nobile materia dell’argento, esempi genuini di una<br />

cultura autoctona in grado di rigenerare se stessa, viene elaborato<br />

dai Bulgari in Epiro proprio mentre Roma vive l’esaltante avventura<br />

dei Castellani. Due mondi apparentemente distanti quanto incredibilmente<br />

vicini nel segno delle culture d’origine.<br />

Già di fronte a queste opere il pubblico è trascinato a ritroso nel<br />

cammino della storia, complice la studiata coreografia di teli trasparenti<br />

di cartografica evidenza, posti sulle pareti degli ambienti<br />

espositivi. Le piante di una geografia che contestualizza lo spazio<br />

dialogano con il tempo espresso dalle opere, mentre la magia di<br />

vederle vivere di fronte allo stupore dei convenuti è servita come<br />

prelibata libagione.<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

Claudia Cardinale, durante la mostra di gioielli Bulgari<br />

tenutasi presso l’ambasciata italiana a Parigi nel novembre<br />

1962, mentre le viene allacciata al collo una collana<br />

in diamanti baguette con un importantissimo diamante<br />

a goccia di 66 carati.


Spilla e orecchini in oro e platino<br />

con ametiste, smeraldi e zaffiri cabochon,<br />

1965 circa. Sono tipici dello stile Bulgari<br />

dell’epoca per l’insolita combinazione<br />

cromatica abbinata al taglio cabochon.<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

27


...TRA ETERNITA E STORIA...<br />

Da quelle esperienze poi si dipana il percorso dello<br />

stile, mai fisso, mai ripetitivo, espressione della volontà<br />

di essere figli del proprio tempo, di gareggiare con la<br />

propria storia e con il proprio destino: essere grandi e<br />

rappresentare il linguaggio romano; accogliere i segni<br />

dell’ellenismo di appartenenza e renderli originali di volta<br />

in volta senza perdere le proprie radici.<br />

Così Bulgari rivitalizza l’esperienza dei primi secoli<br />

della nostra era quando Roma piuttosto che conquistare,<br />

veniva conquistata dalla bellezza della Grecia ellenistica.<br />

Nella mostra la scansione dello scorrere degli anni è<br />

parallela a quella degli ambienti espositivi.<br />

Alla storia delle origini fa seguito l’apparizione dello<br />

sfoggio di platini e diamanti del primo Novecento.<br />

Dall’esperienza dei primi trenta anni del secolo, tracciata<br />

nell’orbita del gioiello francese, Bulgari approda alla<br />

sperimentazione delle ampie superfici di metallo giallo.<br />

Fino a giungere agli anni ’60, quando le plastiche evidenze<br />

rinforzate dal colore si misurano con la spavalda<br />

contaminazione tra tinte fredde delle pietre e le calde<br />

tonalità dell’oro giallo, facendo da contrappunto all’inedita<br />

combinazione di pietre traslucide, come il turchese,<br />

e la preziosa trasparenza di smeraldi, rubini e zaffiri.<br />

La concezione architettonica del gioiello e la modularità<br />

espansa del segno ripetuto in varianti infinite<br />

rappresentano il segno distintivo degli anni ’80, forse<br />

l’apice del design Bulgari, quello che vede anche il<br />

ritorno delle monete come citazione della romanità e<br />

della terra d’origine della famiglia.<br />

Ma non mancheremo di citare esempi celebri come<br />

la conquista di Hollywood e l’ingresso di Bulgari nel<br />

gotha internazionale.<br />

Richard Burton si farà portatore del sogno di donare<br />

gioielli per esaltare l’amore e la bellezza di Lyz Taylor,<br />

esaltando il binomio - oggi purtroppo edulcorato dalla<br />

svilente contemporaneità - gioiello-femminilità, introducendo<br />

lo stile Bulgari nel mondo che conta e che<br />

annovera, tra le altre, le bellezze senza tempo della<br />

dolce vita romana.<br />

Infine, come in uno scrigno ricavato al centro dell’esposizione,<br />

Bulgari presenta pochi ma significativi<br />

esempi della cultura contemporanea.<br />

Gioielli pensati come mosaicate tessiture di materia<br />

preziosa, castoni collegati da dissimulati sistemi di<br />

complessa meccanica orafa, tesi ad esaltare la multicolore<br />

essenza delle gemme e l’apparente semplicità del<br />

disegno nella ben più complicata strategia costruttiva.<br />

Segni di un tentativo di tracciare ancora lo stile di<br />

un’epoca, rimanendo fedeli alla vocazione che da sempre<br />

vede Bulgari come “il gioielliere” per eccellenza.<br />

E di fronte a queste esaltanti visioni di luce, una<br />

signora inevitabilmente attratta dall’unicità di tali<br />

opere si chiede perché non appaiano anche i prezzi…<br />

Mio malgrado mi lascio sfuggire, forse in tono un po’<br />

irriverente: “non si chiede mai il prezzo di un sogno….”<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

29


CARTE<br />

DI CREDITO<br />

Per creare un circuito nel<br />

quale far funzionare il sistema<br />

“carte” sono necessari<br />

tre o quattro soggetti:<br />

Un emittente: banca o ente finanziario<br />

che emette la carta.<br />

Un cliente o utilizzatore: l'emittente<br />

della carte di credito considera<br />

cliente, colui che spende denaro<br />

utilizzando la carta da lui emessa.<br />

Banca acquiring: L'adesione al<br />

circuito, degli esercenti, avviene<br />

solitamente tramite l'intermediazione<br />

di una società di gestione di<br />

terminali P.O.S. (point of sale).<br />

Un esercente: è l'esercizio commerciale<br />

che, aderendo ad un circuito<br />

di convenzione, permette ai<br />

propri clienti di pagare attraverso le<br />

carte di credito.<br />

L'emittente e le banche acquiring,<br />

a fronte del servizio prestato<br />

guadagnano delle commissioni,<br />

queste si calcolano in percentuale<br />

sul volume gestito e sul <strong>numero</strong><br />

delle transazioni, questo costo lo<br />

paga l'esercente.<br />

Il cliente ha il vantaggio di utilizzare<br />

una forma di pagamento<br />

elettronico sostitutivo del denaro<br />

contanti e degli assegni, senza<br />

pagare provvigioni.<br />

Che vantaggi ha l'esercente?<br />

Non perdere clientela in favore<br />

di altri esercizi che accettano le<br />

carte e la sicurezza del buon esito<br />

delle transazioni anche in presenza<br />

di compratori non conosciuti.<br />

Vediamo il perché queste motivazioni<br />

vengono meno.<br />

In un regime di libero mercato è<br />

normale che gli esercizi commerciali<br />

in concorrenza, diminuiscano<br />

gli utili in favore degli acquirenti.<br />

Nel caso di transazioni con carte<br />

di credito i profitti dei negozi, non<br />

scendono in favore dei compratori,<br />

ma a vantaggio di intermediari creditizi<br />

(emittente, società di gestione,<br />

banca).<br />

Se al cliente proponessimo uno<br />

sconto del 5 % a fronte di un pagamento<br />

con assegno o contanti,<br />

questo pagherebbe con la carta?<br />

Tutti gli emittenti di carte di<br />

credito conoscono la risposta, infatti<br />

prevedono nei contratti, clausole<br />

specifiche del tipo: il vostro<br />

esercizio si impegna ad accettare la<br />

carta, a non scoraggiare il suo utilizzo<br />

commentando negativamente,<br />

a non suggerire altre forme di<br />

pagamento, a non proporre sconti<br />

con pagamenti alternativi.<br />

La prima e più importante motivazione<br />

che spinge l'esercente ad<br />

accettare la convenzione con le<br />

carte di credito è la sicurezza del<br />

buon esito delle transazioni.<br />

A T T U A L I T A<br />

di Federico Saccani<br />

L’ANELLO DEBOLE SONO GLI ESERCENTI<br />

Recito alcune clausole tratte<br />

da un contratto standard di AME-<br />

RICAN EXPRESS:<br />

“L'autorizzazione non garantisce<br />

che American Express accetterà<br />

l'addebito senza esercitare il proprio<br />

diritto di Riaddebito e non<br />

costituisce garanzia che la persona<br />

che ha effettuato l'addebito sia il<br />

titolare o che il Vostro esercizio sarà<br />

pagato.”<br />

“America Express potrà procedere<br />

al riaddebito, anche senza previo<br />

contatto con il vostro esercizio...<br />

OMISSIS”<br />

“Qualora America Express riceva<br />

dal vostro esercizio addebiti contestati<br />

in <strong>numero</strong> molto elevato e/o<br />

al di fuori della norma... OMISSIS...<br />

potrà applicare al vostro esercizio<br />

uno speciale programma per il<br />

riaddebito ovvero risolvere il presente<br />

accordo”.<br />

Anche altri circuiti e banche<br />

acquiring utilizzano clausole simili<br />

per ritorcere contro l'esercente il<br />

rischio frodi.<br />

Se sfortunatamente nel vostro<br />

negozio entrerà un furfante dotato<br />

di una carta rubata o clonata e<br />

con un documento contraffatto,<br />

rispettare la procedura non sarà<br />

sufficiente, il gestore avrà facoltà<br />

di richiedere il denaro indietro e di<br />

sciogliere il contratto anche dopo<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

31


32<br />

A T T U A L I T A<br />

aver autorizzato la transazione.<br />

Questa non è una lontana ipotesi,<br />

ma la drammatica realtà accaduta<br />

a molti negozianti negli ultimi<br />

mesi. Dopo alcune segnalazioni,<br />

venute dai soci, il consiglio direttivo<br />

ARRO ha avviato una indagine.<br />

Abbiamo riscontrato, sia nel settore<br />

dei preziosi che in quello dell'abbigliamento,<br />

casistiche simili e<br />

ripetute da parte di vari gestori.<br />

Attenzione a volte al danno si<br />

unisce la beffa.<br />

Dopo che il vostro gestore vi ha<br />

cacciato dal circuito potrà utilizzare<br />

questa clausola contenuta in alcuni<br />

contratti:<br />

“La completa denominazione ed<br />

i dati identificativi dell'esercizio<br />

convenzionato potranno esseri<br />

inseriti in comunicazioni... OMIS-<br />

SIS... Tali dati, anche per il periodo<br />

successivo alla vigenza del contratto,<br />

potranno essere inseriti in un<br />

elenco comune, formato da società<br />

emittenti di carte di pagamento,<br />

relativo agli esercizi presso i quali<br />

siano state utilizzate carte rubate,<br />

smarrite, contraffatte o falsificate...<br />

PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />

con esonero da ogni responsabilità<br />

possa derivare da errori o inesattezze<br />

nella elaborazione dei dati riportati<br />

nell'elenco e senza obbligo di<br />

comunicazione di tale inserimento”.<br />

Significa che, se per caso nel<br />

tuo negozio entra un furfante che<br />

passa una carta rubata, i gestori<br />

del circuito possono inserire il tuo<br />

nome in un elenco di presunti<br />

complici. In poche parole ti mettono<br />

alla gogna.<br />

Lo stesso potrebbe capitare per<br />

sbaglio... se infangano il tuo nome<br />

per errore, comunque non sono<br />

responsabili.<br />

Il funzionamento del circuito<br />

interbancario non è semplice, nella<br />

gran parte dei casi l'emittente prepara<br />

un contratto con la banca<br />

acquiring, stipulando costi e regole.<br />

Se il gestore prende per se i<br />

rischi d'insoluto pagherà minori<br />

commissioni all'emittente, seguendo<br />

il rapporto più rischio più guadagno.<br />

Fin qui tutto bene, ma<br />

quando il gestore stipula l'accordo<br />

Tel. 336.736664 - 06.2005568<br />

Rappresentante su Roma e Provincia della Ditta:<br />

ARTURO FACCHINI<br />

ASTUCCI E CARTOTECNICA PER GIOIELLERIE<br />

con l'esercente accolla ad esso il<br />

rischio delle insolvenze.<br />

Di questo gli emittenti sono<br />

consapevoli anche se dichiarano<br />

che è assurdo far pagare a chi<br />

rispetta scrupolosamente le procedure<br />

le falle del sistema.<br />

Gli emittenti hanno bisogno<br />

degli esercenti, ma rischiano di<br />

rompere la catena a causa degli<br />

intermediari.<br />

E' proprio il caso di dirlo, gli<br />

esercenti si sono rotti....!!!<br />

La sicurezza nel mondo delle<br />

carte di credito è il requisito fondamentale<br />

per il loro utilizzo.<br />

Migliorare il sistema dovrebbe<br />

essere l'interesse di tutti, ma se ha<br />

sopportare il costo del cattivo funzionamento<br />

saranno sempre gli<br />

esercenti, chi di dovere non investirà<br />

mai in sistemi più sicuri.<br />

Siamo nella fase del dialogo,<br />

attenti a proporre ed ascoltare soluzioni,<br />

ma fermi nel richiedere certezze,<br />

qualora queste tardassero a<br />

venire saremo pronti a rompere la<br />

catena.<br />

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