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14<br />
L ’ I N T E R V I S T A<br />
spazio espositivo che replicava nelle fattezze architettoniche<br />
un’aula basilicale romana, un edificio longitudinale<br />
con archi a volta, contrafforti in laterizio ed una<br />
galleria prospettica di memoria borrominiana. Lo spazio<br />
è stato valorizzato con uno studiato allestimento scenografico.<br />
L’Architetto Muratori ha collocato drappi di<br />
tessuto alle pareti, attenuando la luce proveniente dall’esterno<br />
con l’intento di produrre una soffusa ambientazione,<br />
nella quale 31 vetrine auto-illuminate sembravano<br />
quasi veleggiare riproducendo l’idea di modulicolonne:<br />
una atmosfera fortemente evocativa dell'architettura<br />
effimera della festa barocca del Seicento.<br />
L’architetto ha poi utilizzato le due installazioni come<br />
punti di fuga opposti dello spazio architettonico, oltre<br />
che come ideali connessioni di collegamento dello spiegamento<br />
delle opere-gioiello.<br />
Il risultato per il visitatore è stato quello di una atmosfera<br />
avvolgente, assolutamente inedita. L’occhio e la<br />
mente venivano conquistati dall’ambientazione soffusa;<br />
l’interesse veniva catturato dalle isole di luce in uno<br />
spazio fisico definito, ben diverso dalla confusione che<br />
esiste nelle consunte fiere di settore.<br />
Le installazioni avevano un senso emozionale oltre che<br />
didattico e divenivano argomento di curiosità e discussione.<br />
In sintesi la strategia espositiva restituiva al<br />
riguardante un bene prezioso: l’immaginazione e la<br />
voglia di scoprire. Sono queste le condizioni ideali per<br />
proporre l’acquisto di un bene che non è utile se non per<br />
ciò che produce: l’emozione e il sogno.<br />
Quindi c’è un risultato che possiamo definire concreto<br />
a seguito della mostra?<br />
Senza alcun dubbio, anzi direi che c’è più di un risultato<br />
concreto. La mostra è stata visitata da 30.000 persone<br />
in quindici giorni e l’effetto che ne è conseguito è stato<br />
l’invito ufficiale di due istituzioni cinesi ad esporre i contenuti<br />
del catalogo in due conferenze: una fiera di<br />
gioielleria a Shenzhen e l’Università di Wuhan. L’invito<br />
PRIMAVERA/ESTATE 2009<br />
professionale è stato esteso al sottoscritto, a Stefano<br />
Ricci, in qualità di co-curatore e Marco Fasoli, quale<br />
responsabile organizzativo dell’evento. Il pubblico cinese<br />
è fortemente interessato al “concept” proposto, all’aspetto<br />
della storicizzazione degli eventi della scuola<br />
orafa romana , alla chiave critica avanzata nelle lettura<br />
delle opere di gioielleria. Direi che non ci si poteva<br />
aspettare nulla di più concreto dell’internazionalizzazione<br />
del marchio ARRO e della nostra scuola orafa, in<br />
uno dei mercati più interessanti del mondo.<br />
Questa notizia sembra il coronamento di un progetto<br />
di successo…<br />
Certamente. Ma possiamo augurarci che l’attenzione che<br />
abbiamo creato a Pechino possa essere replicata altrove,<br />
in special modo nel nostro Paese, anche se sono ben conscio<br />
che vale la regola del non essere mai profeti in Patria.<br />
Come ultima domanda vorrei dire che non passa inosservata<br />
la presenza di Bulgari in una mostra collettiva,<br />
evento quanto mai insolito.<br />
Nei saggi storici del nostro catalogo Bulgari è rappresentato<br />
come il padre della gioielleria romana del Novecento,<br />
un nome che ha saputo raccontare nel mondo<br />
lo stile della nostra cultura creativa del prezioso. La sensibilità<br />
dimostrata dai vertici dell’azienda nel riconoscersi<br />
in questo progetto è segno della forza aggregante<br />
dell’associazionismo. Nonostante Bulgari sia ampiamente<br />
strutturato a livello internazionale, si è calato<br />
nella dimensione della scuola romana, con artigiani e<br />
gioiellieri che certo non possono competere con la forza<br />
d’immagine di questa azienda ultracentenaria.<br />
Eppure il movimento che si sta creando genera un grande<br />
interesse: dalla lezione della casa di via Condotti si è<br />
sviluppato un movimento fatto di codici espressivi<br />
distintivi, di abilità d’eccellenza, di materie preziose trasformate<br />
in emozioni pure. E’ la lezione indelebile della<br />
scuola romana di gioielleria.