Volume II - Comune di Agliana
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alcuni AA (Lambertini & Lazzereschi, 1981; Nucci & Pellegrinotti, 1994), i primi a continuare<br />
l’opera iniziata dai Romani furono i monaci Benedettini, che lavoravano la terra resa molto<br />
fertile dalle frequenti inondazioni. Furono loro che iniziarono lo sfruttamento del fiume che<br />
già all’inizio del 1200 era notevole non solo come fonte d’approvvigionamento idrico, ma<br />
anche come forza motrice <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> mulini. Nel Me<strong>di</strong>o Evo la compagna fu coltivata<br />
solo parzialmente, e parte del territorio fu nuovamente abbandonata. Con l’avvento dei Me<strong>di</strong>ci<br />
e l’inizio <strong>di</strong> un periodo <strong>di</strong> relativa tranquillità, si evidenziarono i problemi determinati<br />
dall’assetto idrogeologico della piana. E’ in questi anni che furono bonificate estese zone paludose<br />
come il Maccione, Focognano, Limite, Le Miccine e lo stesso Osmannoro, quest’ultimo<br />
grazie alle famiglie fiorentine, come i Rucellai, gli Strozzi, etc… Dalla prima metà del ‘500 si<br />
susseguirono <strong>di</strong>sastrose inondazioni.<br />
Molti fattori contribuirono a rendere così grave il <strong>di</strong>ssesto idrogeologico: l’assenza <strong>di</strong> una<br />
normativa e principalmente la variazione climatica, infatti, in quel periodo, si registra un generale<br />
abbassamento della temperatura ed un notevole aumento delle precipitazioni, tanto<br />
da far parlare gli stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> “piccola età glaciale”. Il governo Me<strong>di</strong>ceo decise <strong>di</strong> risolvere il<br />
problema idrogeologico affidando la competenza dei lavori pubblici del contado fiorentino<br />
all’antica Magistratura dei Capitani <strong>di</strong> parte Guelfa. Nonostante tutti gli sforzi <strong>di</strong> razionalizzazione<br />
avvenuti nel ‘500, il ‘600 si presentò con lo stesso problema delle inondazioni. Le<br />
relazioni e le perizie dei Capitani <strong>di</strong> Parte, parlano <strong>di</strong> un susseguirsi continuo d’alluvioni e<br />
conseguenti danni. La sicurezza del fiume acquisì sempre maggiore importanza. Nel ‘700<br />
con l’avvento dei Lorena, continuarono i lavori, gli interventi su fiumi e torrenti. Inoltre furono<br />
fatti perio<strong>di</strong>ci lavori <strong>di</strong> manutenzione, ma sostanzialmente la situazione non cambiò.<br />
(Barsanti, 1988) ”Un Viaggiatore che alla metà dei Settecento avesse voluto percorrere in<br />
lungo e in largo la Toscana, si sarebbe trovato <strong>di</strong> fronte ad un paesaggio oggi inimmaginabile.<br />
In Versilia, in Val<strong>di</strong>nievole, in Valdarno, in Val<strong>di</strong>chiana e quin<strong>di</strong> ancora per tutta la fascia<br />
costiera della Maremma grossetana, livornese e pisana si sarebbe potuto vedere un paesaggio<br />
tipicamente palustre, una larga superficie bassa, umida, ingombra <strong>di</strong> acque stagnanti e<br />
nauseabonde, ricoperta da una fitta vegetazione igrofita e macchiosa, fortemente malarica<br />
e pertanto, al pari <strong>di</strong> una vasta arca circostante, non interessata da inse<strong>di</strong>amenti stabili. Questi<br />
territori non erano affatto privi <strong>di</strong> vita, perché la ricchezza delle risorse ittiche, pabulari e<br />
forestali, richiamava molte persone.”<br />
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Piana nel I° sec. a.C. da Lambertini D., Lazzereschi L., 1981: “Campi Bisenzio Documenti per la storia<br />
del territorio.”