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LA DOMUS PUBLICA DI PIETRABBONDANTE

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Pescopennataro, località Rio Verde: composizione cronologica dei diversi insiemi litici.<br />

Le industrie testimoniano come l’area sia stata frequentata ripetutamente nel corso del Paleolitico. Le statistiche<br />

del sito denominato RV1 indicano, rispetto alla media, una maggiore incidenza delle tracce riferibili al Paleolitico<br />

superiore<br />

ORIzzONtE<br />

CRONOLOGICO<br />

RV<br />

(n=505)<br />

RV 1<br />

(n=1444)<br />

RV 2<br />

(n=44)<br />

Paleolitico inferiore-medio 17% 7% 20%<br />

Paleolitico superiore 17% 44% 14%<br />

Attribuzione incerta 66% 49% 66%<br />

sità di Ferrara, conclusosi con la pubblicazione,<br />

nel 2006, di una monografia che definisce<br />

lo stato dell’arte della preistoria in provincia di<br />

Isernia. Largo spazio è dato, in questo lavoro,<br />

alle industrie litiche di alcune località dell’alto<br />

Molise.<br />

Pescopennataro<br />

L’agro di Pescopennataro, come accennato in<br />

premessa, è da più di un cinquantennio meta<br />

d’interesse per lo studio della preistoria altomolisana.<br />

Le diverse collezioni, essenzialmente<br />

provenienti da prospezioni di superficie,<br />

formano oggi un tesoro di almeno diecimila<br />

manufatti. Circa 1600 reperti, derivanti dalle<br />

raccolte di Pietro Patriarca e Fortuna Ciavolino,<br />

sono conservati nella sezione preistorica<br />

del locale Museo Civico della Pietra; un’altra<br />

collezione è custodita nel Museo Emiliano di<br />

Agnone, mentre un esiguo campione è esposto<br />

nel Museo di Etnopreistoria del CAI a Napoli;<br />

il campione più nutrito è però quello scaturito<br />

dalle raccolte trentennali di Bruno Paglione.<br />

Il materiale proviene da diverse località (tra<br />

le altre, Laghi dell’Anitra, Guado Cannavina,<br />

Prato Martello, Monte Pasquale, La Morgia)<br />

gravitanti sull’area nota come Rio Verde (dal<br />

rio omonimo), ampio tavolato inframontano<br />

posto ad una quota media di ca. 1000 m s.l.m.,<br />

oggi coperto a bosco o pascolo e isolatamente<br />

edificato.<br />

I primi interventi sistematici sono quelli, già<br />

citati, di Radmilli, il quale, tra il ‘57 e il ‘58, rinviene,<br />

in località Prato Martello, un complesso<br />

litico attribuito al Paleolitico inferiore-medio,<br />

classificato, secondo la terminologia del tempo,<br />

come di tecnica “protolevalloisiana” e incluso<br />

nella da lui coniata cultura “abruzzese<br />

di montagna”. Quasi un trentennio più tardi,<br />

nel 1985, viene pubblicato uno studio di P.<br />

Ucelli Gnesutta su un complesso musteriano<br />

proveniente da Pescopennataro. Non cessano,<br />

frattanto, le raccolte degli appassionati, che<br />

saranno in gran parte riordinate, nel biennio<br />

1994-95, da S. Grimaldi nel suo lavoro sulle<br />

industrie paleolitiche molisane, in cui trovano<br />

largo spazio gli insiemi di Rio Verde. Dalla<br />

sua sintesi risulta un range cronologico di<br />

frequentazione dell’area esteso dal Paleolitico<br />

inferiore al Paleolitico superiore, con una certa<br />

predominanza di elementi del Paleolitico<br />

medio. Una più accurata disamina delle evidenze<br />

paletnologiche di Pescopennataro trova<br />

posto, tra il 2005 e il 2006, nel succitato progetto<br />

di revisione e riordino delle emergenze<br />

preistoriche della provincia di Isernia diretto<br />

dall’Università di Ferrara. Nel settembre del<br />

2007, infine, l’Università del Molise ha condotto,<br />

sotto la direzione di Antonella Minelli,<br />

una campagna di ricognizione nelle aree di<br />

provenienza delle collezioni note, orientato<br />

alla mappatura dei principali rinvenimenti.<br />

Dati sostanziali sull’industria litica sono<br />

oggi disponibili per un nutrito campione proveniente<br />

dalle aree siglate RV, RV1, RV2. Le industrie<br />

analizzate confermano che l’area è stata<br />

frequentata durante il Paleolitico inferiore,<br />

medio e superiore (gli insiemi comprendono<br />

infatti, oltre a molti elementi di attribuzione<br />

incerta, tre bifacciali, industria musteriana e<br />

industria laminare).<br />

È presumibile che l’area abbia ospitato, nelle<br />

diverse fasi, installazioni di natura e funzione<br />

polivalenti, come sembrano indicare le statistiche<br />

tecno-tipologiche nei singoli insiemi e<br />

orizzonti cronologici. Nei limiti imposti dalla<br />

commistione e selettività dei campioni, che<br />

consentono di rado di spingersi oltre il dato<br />

Carta del Molise<br />

L’area numerata delimita l’alto Molise; vi appartengono i seguenti comuni (in grigio scuro sono evidenziati i<br />

comuni noti per i ritrovamenti preistorici): 1: San Pietro Avellana; 2: Castel del Giudice; 3: Sant’Angelo del Pesco; 4:<br />

Pescopennataro; 5: Capracotta; 6: Belmonte del Sannio; 7: Agnone; 8: Vastogirardi; 9: Carovilli; 10: Castelverrino; 11:<br />

Pietrabbondante; 12: Poggio Sannita<br />

10 11<br />

1<br />

2<br />

8<br />

3 4<br />

5<br />

9<br />

6<br />

7<br />

10 12<br />

11<br />

descrittivo, esistono alcune suggestioni interpretative,<br />

come quella relativa al gruppo Paleolitico<br />

superiore del complesso RV1: la sua<br />

composizione tecnologica sembra ricondurre<br />

al modello dell’officina litica, come suggerito<br />

dal fatto che il complesso è quasi esclusivamente<br />

composto da nuclei, prenuclei e prodotti<br />

tecnici o scarti, mancando invece i supporti<br />

d’uso (schegge, lame, strumenti).<br />

Capracotta<br />

Si deve a B. Paglione la raccolta di una discreta<br />

quantità di manufatti litici in località Morrone,<br />

nel comune di Capracotta, in un’area di pa

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