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LA DOMUS PUBLICA DI PIETRABBONDANTE

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nell’affermazione che essi furono insediati<br />

nelle località in questione nel corso della prima<br />

metà del XVI secolo e parlano di loro proprio<br />

come di gente che era venuta dalla Dalmazia in<br />

Italia non molto tempo prima […]” (“Le colonie<br />

serbocroate nell’Italia meridionale”, 1911).<br />

In questo paese ha avuto luogo una importante<br />

attività di ricerca sulla lingua “slavisana”, secondo<br />

il neologismo proposto da Walter Breu<br />

e Giovanni Piccoli, autori del locale dizionario<br />

croato molisano. La valorizzazione della lingua,<br />

che prevede anche scambi culturali con<br />

la Croazia, si accompagna alla rivitalizzazione<br />

delle tradizioni. Oltre la Smercka natalizia<br />

(la notte della vigilia di Natale viene accesa,<br />

sul sagrato della chiesa, una grande torcia,<br />

costituita da pezzi di legno e collocata su un<br />

tronco di albero rovesciato), la festa del primo<br />

maggio ripresa - come ci ricorda Matteo Patavino<br />

nel capitolo “Archetipi e trasformazioni”<br />

del volume “Passaggi Sonori” - dalla metà del<br />

1980, rappresenta un’occasione di condivisione<br />

collettiva di una tradizione particolarmente<br />

sentita. Il corteo del Mája rientra nelle feste<br />

A sinistra:<br />

Colle d’Anchise, 6-5-2007: il Pagliaro in chiesa<br />

(foto: D. D’Alessandro)<br />

Nell’altra pagina:<br />

Acquaviva Collecroce: particolare della targa<br />

commemorativa di Nicola Neri posta sulla facciata<br />

del Municipio<br />

primaverili propiziatorie e ha un intento di<br />

rafforzamento della fraternità tra la popolazione,<br />

che mantiene ancora vivo il ricordo delle<br />

proprie origini. Come avviene in manifestazioni<br />

analoghe che hanno alla base la figura del<br />

pagliaio, per realizzare il Mája si riveste un telaio<br />

conico con elementi vegetali. La struttura,<br />

alta più di tre metri, è composta da rami flessibili,<br />

canne e paglia e si differenzia dalle altre<br />

composizioni per il suo aspetto antropomorfo<br />

(presenta infatti anche la testa e le braccia). La<br />

preparazione inizia il giorno precedente la festa,<br />

con la raccolta di fiori e primizie, protratta<br />

fin quando è possibile per evitarne l’appassimento.<br />

L’addobbo viene eseguito da un gruppo<br />

di giovani e da alcuni adulti: via via che il Mája<br />

prende forma, ognuno contribuisce al miglioramento<br />

della composizione con proposte e<br />

suggerimenti. La mattina del giorno successivo<br />

si compiono gli ultimi ritocchi; quando la figura<br />

è completata, nel rivestimento e nelle fattezze<br />

quasi umane accentuate nei grandi occhi<br />

del volto, il Mája è pronto per essere animato.<br />

Questa personificazione presenta un aspetto<br />

piuttosto femminile: ha una corona sulla testa,<br />

una lunga capigliatura e la parte sottostante<br />

appare come un’ampia gonna.<br />

Nella rappresentazione osservata nel 2007, il<br />

Mája non porta sul capo una croce ma un ciuffo<br />

vistoso, a differenza delle analoghe figure di<br />

Fossalto (2005, 2006) e Colle d’Anchise (2007),<br />

dove inoltre il Pagliaro entra in chiesa. Ricordiamo<br />

che nella descrizione di Milan Rešetar<br />

del 1911 il Mája viene benedetto e, come la Pagliara<br />

di Fossalto, è innaffiato con getti d’acqua<br />

augurali, elemento che Rešetar ricollega al<br />

corteo delle dòdole presso i serbocroati, effet-<br />

tuato per propiziare la pioggia e la fertilità della<br />

terra. Sulla base delle informazioni raccolte,<br />

che attestano la vitalità della festa fino al 1940<br />

e la sua interruzione causata dalla guerra, Alberto<br />

M. Cirese cita la presenza di una croce di<br />

spighe di grano, posta sulla sommità del cono,<br />

la benedizione religiosa e la distruzione finale<br />

del Mája, presso i ruderi di una chiesa, eseguita<br />

da ragazzi (“La pagliara del primo maggio nei<br />

paesi slavo-molisani”). La festa del Mája è documentata<br />

fotograficamente, dal 2001 al 2007,<br />

in un sito internet dedicato ad Acquaviva Collecroce.<br />

Dalle immagini si nota come il ciuffo<br />

sia differente, di anno in anno, cosa che indica<br />

come le feste possano, nel tempo, presentare<br />

alcune diversità, pur mantenendo tratti distintivi<br />

di base sui quali i protagonisti procedono<br />

con andamenti variabili e in base alla propria<br />

creatività. Al termine della composizione, la<br />

veste vegetale viene indossata da un giovane e<br />

inizia il corteo, dapprima verso piazza Nicola<br />

Neri, poi lungo le vie del paese. Lo “spirito della<br />

vegetazione” continua la sua processione,<br />

tra esibizioni coreutiche e musicali di gruppi<br />

in costume provenienti anche da altre località<br />

del Molise. Il primo maggio è un giorno particolare<br />

ad Acquaviva Collecroce, un giorno di<br />

festa ma soprattutto di memoria: vi è un sentimento<br />

di intensa partecipazione, specialmente<br />

nei bambini, che si impegnano a cantare con<br />

l’aiuto di testi scritti nella loro “bella lingua”,<br />

come sollecitava Nicola Neri. Tutto ciò testimonia<br />

quanto sia importante l’apprendimento<br />

della tradizione attraverso le feste, non soltanto<br />

con il coinvolgimento e l’osservazione, ma<br />

anche secondo a modalità “guidate” da associazioni<br />

locali, culturali o scolastiche. Mentre<br />

il corteo prosegue il suo percorso nel paese,<br />

le danze e la distribuzione del cibo sciolgono<br />

l’iniziale compostezza e sollecitano i partecipanti<br />

a esprimersi più gioiosamente, cantando<br />

e ballando attorno al Mája.<br />

Questo articolo costituisce, in alcune sue parti, una rielaborazione<br />

del testo “Mája, Acquaviva Collecroce”, pubblicato<br />

in Feste e Riti d’Italia. Sud 1, a cura di S. Massari, De<br />

Luca, Roma, 2009: pp. 326-337.<br />

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Lapa, a. III, n. 1-2: 33-36.<br />

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maggio nei paesi slavo-molisani. Slovenski Etnograf,<br />

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Patavino M. (a cura di) (2006): Passaggi Sonori.<br />

I canti, le musiche e gli strumenti della tradizione<br />

orale del Medio Molise Fortore. Finis Terrae,<br />

Santa Croce di Magliano.<br />

Rešetar M. (1911): Die Serbokroatischen Kolonien<br />

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cura di W. Breu e M. Gardenghi (1997): Le colonie<br />

serbocroate nell’Italia meridionale ,Amministrazione<br />

Provinciale di Campobasso).<br />

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