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424 Annali d’italianistica 30 (2012)<br />
Il metodo evocato è quello degli Studi su Dante di Auerbach (p. 16 e p. 228,<br />
Écrits sur Dante [1929], Paris, Macula, 1998): Roma antica e pagana è<br />
considerata “figura” di quella cristiana. Lo stesso termine, scrive D’Amico, è del<br />
resto utilizzato da Giovanni Villani per designare la personificazione della città<br />
di Roma disegnata su una insegna inviata a Firenze da Cola di Rienzo. Viene<br />
dunque proposta come analisi innovativa quella che interroga i testi allo scopo di<br />
individuare nella proiezione letteraria della Roma allegorica il riflesso della<br />
rappresentazione del potere. All’indomani della caduta dell’Impero Romano<br />
d’Occidente, l’immagine della Dea venerata dai Romani, in quanto simbolo<br />
della virtù guerriera, della potenza terrestre e della grandezza divina si declina<br />
sulla b<strong>as</strong>e di due paradigmi paralleli e antitetici: il paganesimo morente e il<br />
cristianesimo trionfante. La Roma di Claudiano è testimonianza della transizione<br />
ed è la rappresentazione del triste presente della città. Con Prudenzio poi la Dea<br />
l<strong>as</strong>cia l’Olimpo alla ricerca della “salvezza”. La figura trionfante della Roma<br />
medievale è diversa dalla Dea Roma adorata all’epoca di Augusto. Con la<br />
vittoria del cristianesimo, infatti, la personificazione della città torna a svolgere<br />
un ruolo importante, ma gravida di qualità e vizi propri alla condizione umana,<br />
dispogliata della sua natura divina. Il fatto di essere rappresentata come donna,<br />
piuttosto che come dea, conferisce alla personificazione della città una serie di<br />
valenze allegoriche legate alla sfera sessuale: i nemici potenziali sono molto<br />
spesso dei vicini più o meno pericolosi che cercano di possederla. Eccezion fatta<br />
per la breve parentesi del regno di Ottone III, il “Medio Evo” accentua il<br />
pessimismo circa la possibile rin<strong>as</strong>cenza della città. Il contesto è quello delle<br />
lotte intestine tra Papato e il Sacro Impero, alle quali viene ad aggiungersi,<br />
intorno al 1143, un terzo elemento di conflitto: il Comune. Nel periodo che<br />
segue si rafforza la concezione imperiale e universale del Papato e l’immagine<br />
di Roma si <strong>as</strong>simila a quella della Ecclesia romana, <strong>as</strong>similata nell’<strong>as</strong>petto alla<br />
personificazione tradizionale di Dea, ma portatrice dell’ideologia teocratica.<br />
Nella seconda parte del libro, la ricerca si concentra sullo studio della<br />
personificazione di Roma nel corso del XIV secolo. Gli scrittori di questa epoca<br />
s’inscrivono all’interno di una tradizione icononografica allegorica e retorica<br />
ampiamente codificata e dunque utile alla propaganda politica. A partire da<br />
questa prosopopea è nata la Roma sacra e universale di Dante, quella di Cola di<br />
Rienzo e di Petrarca, favorevoli a una repubblica garante della pace e rispettosa<br />
delle libertà comunali, il Nuovo Impero Romano di Fazio degli Uberti o di<br />
Biondo di Cione, il frate che impetra la creazione di una monarchia romana di<br />
carattere din<strong>as</strong>tico in quanto viatico di pace e stabilità per la penisola italiana.<br />
L’inizio del secolo XIV fu particolarmente difficile per i Romani che<br />
dovettero sopportare l’ambizione sfrenata di Bonifacio VIII e il tr<strong>as</strong>ferimento<br />
della sede pontificia ad Avignone, l’avvento di Arrigo VII di Lussemburgo,<br />
quello di Luigi IV in Baviera, ed infine l’arroganza del potere baronale. La<br />
decadenza economica, sociale e urbana della città induce gli scrittori a<br />
rappresentare Roma attraverso l’immagine tradizionale della vecchia donna che