cop 69b - Agenda Digitale Lombarda - Regione Lombardia
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Sicurezza<br />
news<br />
maggio<br />
giugno<br />
2011<br />
limpegno di tanti<br />
per la protezione di tutti<br />
69
4<br />
6<br />
10<br />
12<br />
16<br />
20<br />
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34<br />
37<br />
40<br />
42<br />
44<br />
46<br />
SOMMARIO<br />
NOTIZIE FLASH:<br />
■ Rete Radio regionale di protezione civile, potenziata<br />
in un sistema unico e integrato, in vista<br />
dell’Expo 2015<br />
■ Sala Operativa italiana modello per l’Europa<br />
■ Cultura dell’emergenza, formazione sul campo e<br />
sinergia tra le istituzioni, in scena al R.E.A.S. -<br />
Salone dell’Emergenza 2011<br />
<strong>Lombardia</strong> e Liguria, il gemellaggio continua<br />
di Franco Pasargiklian<br />
L’impegno della Croce Rossa Italiana<br />
al confine Tunisino-Libico<br />
di Marco Guadesi<br />
La nuova modalità d’allertamento<br />
per i temporali forti<br />
di Egidio Bertolotti e Gian Paolo Minardi<br />
Parco del Ticino: quasi 300 i volontari<br />
impegnati a vigilare sul territorio<br />
di Francesco Lamberini<br />
Tracce di vita e di speranza<br />
di Eleonora Marchiafava<br />
SPECIALE come si diventa volontari<br />
Mezzi all’avanguardia e maggiore<br />
formazione per i volontari di domani<br />
di Francesco Lamberini<br />
Dal Friuli ad Haiti, un ‘miracolo’ che dura<br />
35 anni<br />
di Alessia Furia<br />
Anziani più sicuri con il Pool Antitruffe<br />
di Alessia Furia<br />
Studenti a scuola di sicurezza e legalità<br />
dalla Polizia Locale<br />
di Francesco Lamberini<br />
Quando la mobilità urbana insegue politiche<br />
di ‘security<br />
di Alessia Furia<br />
Il comandante Casale: «Garantire<br />
la sicurezza è il nostro primo impegno»<br />
di Francesco Lamberini<br />
Al via il processo di identificazione di ICE,<br />
infrastruttura critica europea<br />
di Alessia Furia<br />
Satellite o monoplano?<br />
di Giovanni Cantone<br />
Quando l’intesa funziona<br />
di Eleonora Marchiafava<br />
Sicurezza<br />
news<br />
Bimestrale della Direzione generale<br />
Protezione civile, Polizia locale e Sicurezza<br />
di <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong><br />
L’assessore alla Protezione civile,<br />
Polizia locale e Sicurezza:<br />
02 67654411 - 67655444<br />
romano_la_russa@regione.lombardia.it<br />
Anno 13<br />
maggio - giugno<br />
2011<br />
Direttore editoriale<br />
Roberto Cova<br />
Direttore responsabile<br />
Luigi Rigo<br />
Redazione<br />
Piazza Città di <strong>Lombardia</strong>, 1 20124 Milano<br />
tel. +39 02 67656850 - +39 02 67652827<br />
Coordinamento di Redazione<br />
Daniela Dei Cas - Angela De Rosa -<br />
Roberto Di Sanzo - Grazia Bruno - Carla Ferrario -<br />
Anna Perrone - Claudia Sella<br />
e-mail: daniela_dei_cas@regione.lombardia.it<br />
Articoli di questo numero:<br />
Alessia Furia - Eleonora Marchiafava<br />
Francesco Lamberini - Giovanni Cantone -<br />
Franco Pasargiklian - Marco Guadesi -<br />
Egidio Bertolotti - Gian Paolo Minardi<br />
Editore incaricato<br />
Edizioni Nazionali Srl<br />
20142 Milano - Viale Faenza 26/5<br />
tel. 02 8135018 - 8136669<br />
Registro operatori della comunicazione: n. 1461<br />
P.Iva 09117330150<br />
n.69<br />
Ufficio pubblicità<br />
Edizioni Nazionali Srl<br />
tel. 02 8135018 - 8136669 - fax 02 8134925<br />
Supervisore: Luigi Rigo<br />
Giusy Patané - Domenico Mingrone<br />
e Giuseppe Maccabruni<br />
Progetto grafico: Franco Cettina<br />
Photographer: Michele Lepre<br />
Stampa: RDS WebPrinting- 20043 Arcore (MB)<br />
Autorizzazione del Tribunale di Milano n.386 del 21 maggio 1999
EDITORIALE<br />
‘Open day’<br />
della Polizia Locale,<br />
a scuola di legalità<br />
A<br />
Avvicinare le istituzioni e la Polizia locale ai cittadini,<br />
attraverso un’attività di sensibilizzazione rivolta<br />
alla componente più preziosa e recettiva della nostra<br />
società, vale a dire i giovani. È questo lo spirito che<br />
contraddistingue l’organizzazione degli “Open Day”<br />
dei Comandi di Polizia locale, realizzati su iniziativa<br />
di questo assessorato, in collaborazione con i Comandi<br />
stessi. Un’attività di informazione e divulgazione basata<br />
sull’interattività tra agenti e studenti, con dimostrazioni<br />
pratiche e visite alle diverse strutture che fanno della<br />
Polizia locale lombarda un Corpo all’avanguardia,<br />
senza dubbio paragonabile alle altre Forze dell’Ordine.<br />
Due le tappe che si sono svolte sino ad oggi: la prima<br />
ha avuto luogo a Brescia, dove un centinaio di bambini<br />
ha assistito alle simulazioni di un intervento dell’unità<br />
cinofila. Tra i momenti di maggior interesse, la visita<br />
alla Sala Operativa del Comando bresciano: i tecnici<br />
hanno mostrato agli studenti le immagini riprese<br />
dalle telecamere ubicate in varie zone della città,<br />
con grande sorpresa da parte<br />
del pubblico presente.<br />
Una calorosa accoglienza è stata<br />
tributata anche alle unità a cavallo:<br />
non vi è modo migliore<br />
per avvicinare i ragazzi alla Polizia<br />
locale che stimolare la loro curiosità<br />
grazie all’apporto degli amici<br />
a quattro zampe.<br />
A Bergamo, seconda tappa<br />
dell’iniziativa, le istituzioni<br />
cittadine hanno voluto partecipare<br />
attivamente all’organizzazione<br />
della giornata, coinvolgendo anche<br />
il locale nucleo di Protezione Civile<br />
e numerosi addestratori esperti<br />
in tecniche di difesa personale.<br />
Questi ultimi hanno insegnato<br />
ai ragazzi seduti intorno al “tatami”<br />
alcune semplici ma efficaci mosse<br />
da utilizzare in caso di aggressione<br />
subita: mosse non certo atte<br />
ad offendere, ma a disarmare e<br />
disorientare i potenziali<br />
contendenti.<br />
Di grande impatto, inoltre,<br />
Sicurezza<br />
news<br />
la simulazione dello spegnimento<br />
di un piccolo incendio, nella quale io stesso mi sono<br />
cimentato. Sono certo che queste dimostrazioni<br />
resteranno indelebili nella memoria dei giovani<br />
partecipanti e che molti di loro manifesteranno presto<br />
il desiderio di divenire agenti di Polizia locale.<br />
I giovani non sono soltanto i destinatari delle nostre<br />
iniziative di sensibilizzazione, ma il principale volano<br />
della diffusione di una consapevolezza diffusa riguardo<br />
al ruolo della Polizia locale ed alle mansioni che essa<br />
realmente svolge, sfatando alcuni luoghi comuni tanto<br />
radicati quanto infondati.<br />
Il nostro obiettivo deve essere, sulla scorta del successo<br />
ottenuto nelle due prime tappe, l’allargamento<br />
dell’iniziativa all’intero territorio regionale,<br />
auspicabilmente organizzando un “Open day”<br />
in concomitanza in tutti i comandi della <strong>Lombardia</strong>.<br />
Se questo sarà possibile, come tutti ci auguriamo,<br />
lo si dovrà all’impegno dei Comandi coinvolti<br />
ed al prezioso lavoro della struttura coordinata<br />
dal dott. Fabrizio Cristalli.<br />
Romano La Russa<br />
Assessore alla Protezione Civile,<br />
Polizia Locale e Sicurezza<br />
3
NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH<br />
Rete Radio regionale di protezione<br />
civile, potenziata in un sistema<br />
unico e integrato, in vista dell’Expo<br />
2015<br />
La <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> ha adottato nel corso degli anni numerosi<br />
interventi per realizzare le reti radio per la Protezione civile,<br />
l’Antincendio Boschivo, le Polizie Locali, il Servizio Sanitario<br />
Urgenza Emergenza 118, nonché la dorsale regionale denominata<br />
‘Alta Frequenza’. Tali reti radio del Sistema regionale di<br />
Protezione civile saranno ora valorizzate, ampliate e potenziate,<br />
creando un sistema unico e integrato delle reti di comunicazione.<br />
Il sistema sarà predisposto, anche in prospettiva di EXPO 2015,<br />
per l’interoperabilità con le strutture dello Stato (Vigili del Fuoco,<br />
etc.) e con i sistemi già esistenti, in particolar modo quelli in tecnologia<br />
digitale (la rete Tetra del Comune di Milano). Saranno ampliate e tecnologicamente aggiornate le reti di<br />
protezione civile, del servizio antincendi boschivi, del servizio di urgenza ed emergenza medica 118, e della sicurezza;<br />
sarà potenziata in misura significativa anche la dorsale in ponte radio che percorre il territorio regionale e che<br />
collega i ridiffusori e le centrali operative del Sistema di radiocomunicazioni. La soluzione adottata condurrà alla<br />
realizzazione, entro la fine del 2012, di uno dei sistemi regionali più completi, innovativi e diffusi sul territorio, articolato<br />
in soluzioni basate su una pluralità di tecnologie, per soddisfare nel modo migliore le esigenze operative dei<br />
servizi impegnati nelle emergenze e nella difesa della sicurezza della popolazione. ■<br />
Sala Operativa italiana modello per l’Europa<br />
Una delegazione della DG-ECHO, l’ufficio per gli Aiuti umanitari e la Protezione civile della Commissione Europea,<br />
guidata dal direttore Walter Shwarzenbrunner, ha visitato questa mattina la Sala Situazione Italia, il COAU, il<br />
COEMM e il Centro Funzionale del Dipartimento della Protezione civile nazionale. Le strutture operative della<br />
Protezione civile italiana sono state individuate quale modello da seguire per la realizzazione di una nuova sala<br />
operativa a Bruxelles, che prenderà il nome di Emergency Response Centre (ERC). Il nuovo centro ERC verrà allestito<br />
sulla base dell’attuale Monitoring and Information Centre (MIC) e andrà a unificare la gestione delle emergenze<br />
sia di protezione civile che umanitarie. La delegazione, con il compito di individuare le specifiche tecniche necessarie<br />
alla realizzazione di una struttura frutto delle migliori esperienze internazionali, ha identificato proprio nelle<br />
diverse sale operative del Dipartimento della Protezione civile gli esempi di efficienza ed esperienza da trasportare<br />
a livello europeo.<br />
“Oggi siamo qui ha dichiarato Walter Shwarzenbrunner in chiusura di incontro - per visitare e conoscere a fondo<br />
le strutture che coadiuvano quotidianamente<br />
il Sistema di<br />
Protezione civile italiano. Grazie<br />
alle esaurienti spiegazioni dei colleghi<br />
abbiamo potuto apprezzare il<br />
funzionamento delle diverse strumentazioni<br />
tecniche che contiamo<br />
di utilizzare a livello europeo<br />
nell’Emergency response centre<br />
voluto dalla Commissione europea.<br />
L’Italia, in questo campo, rappresenta<br />
un esempio importante di<br />
professionalità e di efficienza tecnica.<br />
E’ stato inoltre molto interessante<br />
s<strong>cop</strong>rire le modalità di collaborazione<br />
e di frequente scambio<br />
di informazioni tra il livello nazionale<br />
e i livelli regionali e locali,<br />
oltre alla risposta dell’intero sistema<br />
alle numerose emergenze che<br />
interessano il territorio italiano. ■<br />
NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH
NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH<br />
Cultura dell’emergenza, formazione sul campo e sinergia<br />
tra le istituzioni, in scena al R.E.A.S. - Salone dell’Emergenza<br />
2011<br />
Con la nuova edizione di R.E.A.S. - Salone<br />
dell’Emergenza, in programma dal 7 al 9 ottobre<br />
2011, il Centro Fiera di Montichiari (Brescia) ripropone<br />
l’impegno concreto di contribuire alla<br />
migliore diffusione della cultura e delle conoscenze<br />
nel campo della tutela dei cittadini nelle situazioni<br />
di rischio, calamità ed emergenza.<br />
R.E.A.S. - Salone dell’Emergenza è un appuntamento<br />
che mobilita tutte le maggiori realtà che,<br />
ad ogni livello, operano nell’ambito dell’emergenza.<br />
Con questa manifestazione, il Centro Fiera<br />
di Montichiari offre un’occasione per fare rete, in<br />
un momento d’incontro che ha come denominatore<br />
comune un tema chiave come quello dell’Emergenza.<br />
Partecipano a R.E.A.S. - Salone dell’Emergenza<br />
i professionisti e volontari della<br />
Protezione Civile, dei Vigili del Fuoco, del Soccorso<br />
Alpino e Speleologico, delle Polizie Locali e<br />
Provinciali, delle Istituzioni e degli Enti impegnati<br />
sul fronte dell’emergenza e della sicurezza, con<br />
le più moderne ed aggiornate tecniche di soccorso<br />
ed intervento.<br />
Tra le numerose iniziative che verranno proposte<br />
nell’ambito della fiera, ricordamo la 1a Gara<br />
Nazionale di Soccorso Sanitario Memorial "Oscar<br />
Boscarol", in programma l’8 ottobre 2011. La<br />
Gara di Soccorso Sanitario ha lo s<strong>cop</strong>o di valutare<br />
le capacità dei soccorritori volontari nelle seguenti<br />
funzioni: operare e gestire in modo sicuro il<br />
soccorso; utilizzare le attrezzature presenti sul<br />
mezzo di soccorso; gestire un’emergenza in<br />
modo coordinato con il Sistema di Emergenza<br />
Sanitario; valutare e prestare assistenza ad una o<br />
più persone con modalità, mezzi e materiali idonei.<br />
Le iscrizioni sono aperte fino al 31 agosto<br />
2011 (info: www.boscarol.it).<br />
“R.E.A.S. - Salone dell’Emergenza è il frutto di un<br />
grande sforzo collettivo” spiega Ezio Zorzi, direttore<br />
del Centro Fiera. “Voglio esprimere, a nome del Centro Fiera del Garda di Montichiari, un sentito ringraziamento<br />
alla Provincia di Brescia, alla <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, agli Espositori, Volontari, Enti, Corpi dello Stato,<br />
Associazioni ed Organizzatori che da anni<br />
collaborando attivamente, fornendo un<br />
contributo essenziale. R.E.A.S. - Salone<br />
dell’Emergenza è oggi un momento di<br />
incontro fondamentale per tutte le realtà<br />
che operano nell’emergenza e che sono<br />
espressione di un modello operativo che<br />
costituisce un punto di riferimento per tutta<br />
Europa”.<br />
L’appuntamento con R.E.A.S. - Salone<br />
dell’Emergenza 2011, dunque, è al Centro<br />
Fiera di Montichiari (BS) dal 7 al 9 ottobre<br />
2011 con i seguenti orari: venerdì 7 e sabato<br />
8, dalle 9:30 alle 18:00; domenica 9, dalle<br />
9:30 alle 17:00. L’ingresso è gratuito previa<br />
registrazione sul sito www.salonemergenza.com.<br />
■<br />
NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH
6<br />
L<br />
<strong>Lombardia</strong> e Liguria,<br />
il gemellaggio continua<br />
di Franco Pasargiklian<br />
La collaborazione tra i due sistemi regionali di<br />
Protezione civile ebbe inizio nell’estate 2009,<br />
quando tra il 6 e il 12 settembre le province di Genova,<br />
nella zona di Nervi, e di La Spezia, nelle zone di Monte<br />
Marcello e Amelia, furono colpite da violenti incendi di<br />
grandi dimensioni, che giunsero a mettere a serio rischio<br />
perfino gli abitati di alcuni comuni: a Carrodano, per<br />
esempio, una frazione fu evacuata. I volontari liguri<br />
erano oramai stremati da giorni e giorni di lotta senza<br />
sosta contro il fuoco. Fu allora che la <strong>Lombardia</strong> diede<br />
alla Liguria la sua disponibilità a inviare nello spezzino<br />
uomini e mezzi in aiuto alle organizzazioni liguri.<br />
L’accordo e la sinergia che si creò subito sul campo tra<br />
le istituzioni, CFS e Regioni e tra le squadre di volontariato<br />
permisero di ottenere ottimi risultati operativi.<br />
Il successo di quella missione rafforzò i rapporti tra le<br />
Nel periodo di fine inverno, quando il rischio<br />
incendi nelle zone alpine è particolarmente elevato,<br />
l’organizzazione AIB della <strong>Lombardia</strong> è stata<br />
supportata quest’anno da squadre provenienti<br />
dalla Liguria che per tre settimane hanno svolto<br />
con successo attività di pattugliamento,<br />
monitoraggio e spegnimento incendi in una vasta<br />
area del Varesotto al confine con la Svizzera<br />
Nella sala operativa della Comunità Montana del Piambello.<br />
In piedi, sullo sfondo, Luca Vaghi, dirigente Gestione delle<br />
Emergenze DG Protezione civile, Polizia locale e Sicurezza;<br />
Omar Algisi, consigliere Pc e AIB Comunità Montana del<br />
Piambello; in piedi, a destra, Alessandro De Buk, DOS<br />
Comunità Montana Valli del Verbano<br />
due Regioni e la convinzione che si dovesse formalizzare<br />
un ‘gemellaggio’. Fu così che nell’estate del 2010 i due<br />
assessori competenti, Romano La Russa per la <strong>Lombardia</strong><br />
e Giovanni Barbagallo per la Liguria, sottoscrissero ‘un<br />
accordo di collaborazione per reciproco ausilio operativo<br />
nell’ambito delle attività di prevenzione ed estinzione<br />
degli incendi boschivi’.<br />
Il primo atto di questo accordo fu che, dal 10 luglio<br />
all’11 settembre del 2010, circa 250 volontari lombardi<br />
Gli assessori regionali di Liguria e <strong>Lombardia</strong>, Giovanni<br />
Barbagallo e Romano La Russa che hanno siglato l’accordo<br />
di mutua collaborazione nel settore AIB tra i due sistemi<br />
regionali di Protezione civile
Cunardo, 16 aprile. Il Senatore Giuseppe Zamberletti con i<br />
volontari e le autorità lombarde e liguri<br />
si alternarono nelle basi operative di Arenzano (GE) e<br />
Borghetto di Vara (SP), collaborando con i volontari<br />
liguri in attività di pattugliamento e monitoraggio del<br />
territorio e, in alcune occasioni, di attacco al fuoco.<br />
Il secondo atto dell’accordo ha visto protagonisti una<br />
cinquantina di volontari liguri che in tre turni settimanali<br />
dal 2 al 22 aprile 2011 sono stati impegnati in attività<br />
analoghe a quelle compiute dai colleghi lombardi in<br />
Liguria nei territori delle Comunità Montane del<br />
Piambello e Valli del Verbano.<br />
Sabato 16 aprile. Arrivo a Cunardo, il centro logistico da<br />
cui partono le missioni di pattugliamento e dove risiedono<br />
i volontari liguri: metà circa si trovano nella sede<br />
PC-AIB della Comunità Montana di Piambello, dove c’è<br />
anche la sala operativa, e l’altra metà nella foresteria,<br />
poco distante, della locale caserma del CFS.<br />
Nella sede della Comunità Montana ho incontrato il consigliere<br />
delegato alla Pc e AIB del Piambello, Omar Algisi<br />
e il responsabile ligure del secondo avvicendamento settimanale,<br />
Gilberto Chiappa, vice referente Pc della<br />
Provincia d’Imperia, che mi spiegano come avvengono i<br />
turni delle squadre AIB. “La mattina quattro squadre<br />
composte ognuna da quattro volontari liguri e da una<br />
guida (‘scout’) lombarda partono alle ore 9.00 per rientrare<br />
alle 12.30 (due nell’area del Piambello e due nel<br />
Verbano), compiendo determinati percorsi stabiliti quotidianamente<br />
con il Corpo Forestale, in base agli indici<br />
di rischio dati dal meteo, ovvero dall’ARPA regionale -<br />
spiega Algisi -. Di pomeriggio la partenza è prevista alle<br />
ore 14.30 con rientro alle 18.30 - 19.00.”<br />
“Noi volontari liguri abbiamo in dotazione cinque radio<br />
regionali collegate con la sala operativa - ha detto<br />
Chiappa - una per il sottoscritto, L0, (ovvero per il capo<br />
missione del turno settimanale, ndr) e le altre - L1, L2,<br />
L3, L4 - per i capo squadra dei quattro mezzi in pattugliamento”.<br />
Sabato 16 è un giorno speciale qui a Cunardo, non tanto<br />
perché, come previsto, sono arrivati i volontari liguri del<br />
Da sinistra: Renzo Morolla, Comandante regionale CFS della<br />
Liguria; Maria Sole De Medio, presidente Comunità<br />
Montana del Piambello, e Giovanni Barbagallo, assessore<br />
regionale all’Agricoltura della Liguria<br />
3° e ultimo turno, guidati dal capo missione Wladimiro<br />
Martini, vice referente Pc della Provincia di La Spezia,<br />
quanto perché le due Regioni hanno deciso di festeggiare<br />
il gemellaggio in questa giornata e non nella settimana<br />
successiva, a chiusura della missione, dal momento<br />
che troppo prossima alle festività di Pasqua. Dalla<br />
Liguria è arrivato in mattinata l’assessore regionale<br />
all’Agricoltura Giovanni Barbagallo con il dirigente<br />
Valerio Vassallo, il responsabile AIB Massimo Galardi e<br />
Sicurezza<br />
news<br />
7
8<br />
Il discorso del Senatore Giuseppe Zamberletti.<br />
A sinistra di Zamberletti, Marco Magrini presidente<br />
della Comunità Montana Valli del Verbano<br />
Da sinistra: Massimo Galardi, referente AIB <strong>Regione</strong> Liguria;<br />
Dario Bevilacqua, Coordinatore Volontari AIB della<br />
Comunità Montana Valli del Verbano; Pietro Bertola del<br />
Centro Operativo CFS di Curno e Bruno Chiapparoli, referente<br />
AIB <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong><br />
Silvia degli Esposti; inoltre hanno presenziato alla celebrazione<br />
del gemellaggio anche il Comandante regionale<br />
del CFS della Liguria, Renzo Morolla, accompagnato dal<br />
Comandante di Stazione del CFS di Arenzano, Pietro<br />
Tiberii, che l’estate scorsa ha coordinato le azioni di pattugliamento<br />
dei volontari lombardi in quella parte di territorio<br />
ligure. Per la <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> erano presenti il<br />
dirigente Luca Vaghi, il funzionario, referente AIB,<br />
Bruno Chiapparoli, il vice Comandante provinciale CFS di<br />
Varese, Carla Maria Gariboldi, le autorità e i funzionari<br />
delle due Comunità Montane interessate e naturalmente<br />
il sindaco di Cunardo, Angelo Morisi. Ma la sorpresa più<br />
bella per tutti i presenti, liguri e lombardi, è stata la partecipazione<br />
alla semplice e simpatica celebrazione del<br />
gemellaggio del nostro Pioniere, il Senatore Giuseppe<br />
Zamberletti.<br />
Nella ‘Locanda Antica Roma’, che ha fornito colazione,<br />
pranzo e cena a tutti gli operatori dei tre turni settimanali,<br />
si è pranzato all’insegna dei brindisi e dell’allegria,<br />
con qualche interruzione tra le varie portate per interventi<br />
e saluti di funzionari e volontari, per scambi di<br />
doni tra le due delegazioni e per ascoltare una brillante<br />
e curiosa testimonianza di Zamberletti sul primo gemellaggio<br />
AIB della storia della Protezione civile italiana.<br />
Essa avvenne nell’estate del 1981 quando, su sua proposta,<br />
dopo tre o quattro estati di incendi devastanti in<br />
Sardegna, squadre di Vigili del Fuoco volontari dell’Alto<br />
Adige s’imbarcarono per l’isola a dar man forte alla<br />
Forestale regionale. A quei tempi, infatti, come ha ricordato<br />
Zamberletti, non esistevano nel resto d’Italia associazioni<br />
o gruppi comunali come abbiamo oggi, e quindi<br />
l’unica <strong>Regione</strong>, per antica tradizione austro-ungarica,<br />
ad avere queste realtà organizzate del volontariato era<br />
Il ringraziamento ai volontari liguri e lombardi di Claudia<br />
Borlotti, funzionaria Pc della Provincia di Varese<br />
L’intervento del vice Comandante provinciale del CFS<br />
di Varese, Carla Maria Gariboldi
Un’ultima foto prima della partenza delle delegazioni di Liguria e <strong>Lombardia</strong>.<br />
Da sinistra: Alessandro De Buk; Dario Bevilacqua; Omar Algisi; Gilberto Chiappa, vice referente Pc-AIB Provincia d’Imperia;<br />
l’assessore ligure Giovanni Barbagallo con il dirigente del Servizio Valerio Vassallo<br />
proprio l’Alto Adige. Nonostante le diverse procedure<br />
operative a confronto e alcune difficoltà linguistiche tra<br />
sardi e sud tirolesi, quel primo esperimento di gemellaggio<br />
AIB fu abbastanza positivo.<br />
Sono passati trent’anni da allora, un’eternità per la storia<br />
della Protezione civile! Oggi questo gemellaggio operativo<br />
tra due regioni confinanti come <strong>Lombardia</strong> e<br />
Liguria è, a mio parere, già un modello per tutto il Paese.<br />
L’augurio è che questa esperienza continui (cosa di cui<br />
sono certo) e che il gemellaggio si estenda anche ad<br />
altre evenienze, come è successo per esempio l’estate<br />
scorsa quando i volontari lombardi di stanza nello spezzino<br />
per la campagna AIB intervennero a Portovenere,<br />
colpita da una violentissima alluvione, a fianco dei colleghi<br />
liguri. ■<br />
Per informazioni:<br />
U.O. Protezione Civile<br />
Bruno Chiapparoli<br />
Tel.: +39 02 67652554<br />
Sicurezza<br />
news<br />
9
10<br />
L’impegno della Croce<br />
Rossa Italiana al<br />
confine Tunisino-Libico<br />
L<br />
di Marco Guadesi*<br />
L’attività è cominciata i primi di marzo quando, in<br />
seguito alla firma di un accordo bilaterale con la<br />
Mezzaluna Rossa Tunisina, la CRI ha proceduto<br />
all’invio di un nucleo di valutazione presso la zona dei<br />
campi profughi al confine di nord-est.<br />
Il Nucleo di valutazione Cri<br />
Fa parte dell’ABC della risposta ai disastri, ed è ormai<br />
una prassi consolidata dell’Ente, quella di inviare “in<br />
avans<strong>cop</strong>erta” un ristretto numero di tecnici, di provata<br />
esperienza, per valutare le reali necessità, al fine di rendere<br />
l’intervento più efficace e rispondente ai bisogni.<br />
L’obiettivo di questo nucleo è quello di eseguire ciò che<br />
in gergo viene definito un “assessment”, ovvero una<br />
valutazione delle reali necessità, finalizzata ad evitare<br />
sovrapposizioni con altre organizzazioni e inutili dispendi<br />
di risorse umane e materiali. In quest’occasione, il<br />
team ha anche prelevato dei campioni di acqua per<br />
poterli successivamente analizzare in Italia e pianificare<br />
quindi una possibile strategia anche sul difficile fronte<br />
dell’emergenza idrica.<br />
La situazione al confine<br />
Al momento in cui veniva richiesto l’aiuto della CRI, a 8<br />
Ha avuto inizio i primi di aprile, con l’arrivo<br />
di un importante contributo in personale, materiali<br />
e mezzi, la missione CRI in soccorso all’eccezionale<br />
ondata migratoria, conseguente alla guerra civile<br />
libica<br />
Km dal valico di confine di Ras Ajdir, a poca distanza<br />
dalla città di Ben Gardane, sorgeva unicamente il campo<br />
di Choucha alla cui gestione partecipavano, e partecipano<br />
tuttora, diverse tra le principali organizzazioni umanitarie<br />
del Pianeta (quali: ICRC, WFP, SIF) sotto il coordinamento<br />
dell’UNHCR. Questo campo, ancora esistente,<br />
può ospitare fino a circa 20.000 migranti in attesa che<br />
l’IOM (International Organization of Migration) si occupi<br />
del loro rimpatrio (la capacità è di circa 700 rimpatri<br />
giornalieri). Le etnie dei profughi sono molteplici. La<br />
presenza di libici è davvero contenuta, alta è invece<br />
quella di ghanesi, congolesi, ivoriani, nigeriani, chadiani,<br />
bengalesi e cinesi provenienti dalla Tripolitania; si<br />
tratta fondamentalmente di gruppi etnici che in Libia<br />
svolgevano lavori di manodopera.<br />
L’ambiente è desertico e, ad eccezione di una lunga strada<br />
che conduce al confine e dopo altri 180 km porta a<br />
Tripoli, non c’è alcuna infrastruttura; la monotonia del<br />
deserto è saltuariamente interrotta da qualche venditore<br />
abusivo di carburante. Sta dunque alle organizzazioni<br />
umanitarie provvedere a tutto ciò che occorre ai migranti:<br />
ricovero per la notte, pasti, igiene e assistenza sanitaria.<br />
Quanto alla gestione dell’ordine pubblico, onere<br />
non indifferente, provvede l’esercito tunisino.
L’impegno della Croce Rossa Italiana<br />
al confine Tunisino-Libico<br />
L’accordo bilaterale con la Mezza Luna Rossa tunisina<br />
La presenza della CRI al confine è conseguente ad un<br />
accordo con la “consorella” tunisina in coordinamento<br />
con l’IFRC. La Federazione, al fine di arginare la congestione<br />
del campo di Choucha, sentito il parere<br />
dell’UNHCR, ha cominciato in marzo ad allestire un<br />
nuovo campo, della capienza iniziale di 2500 posti,<br />
denominato “Transit Camp”. L’accordo stipulato dalla CRI<br />
rientra in questo contesto e prevede la preparazione,<br />
unitamente a una cucina fornita dalla Mezzaluna<br />
Algerina, dei pasti destinati ai migranti ospiti del<br />
campo. A tale s<strong>cop</strong>o la CRI ha organizzato un’importante<br />
operazione logistica. A fine marzo, grazie a una nave<br />
messa a disposizione dalla Direzione Generale per la<br />
Cooperazione e lo Sviluppo del Ministero degli Esteri,<br />
sono partiti 23 automezzi e 38 operatori dal porto di<br />
Civitavecchia diretti verso Tunisi. La colonna della CRI,<br />
giunta a Tunisi, ha poi percorso 700 Km alla volta del<br />
confine, trasportando l’occorrente per allestire la cucina,<br />
gli impianti di potabilizzazione, i viveri e tutto il necessario<br />
per svolgere in totale autonomia le attività (gruppi<br />
elettrogeni, celle frigorifere, tende magazzino e per il<br />
personale, ecc.) senza gravare sulla Mezzaluna Rossa<br />
Tunisina.<br />
Il problema dell’acqua potabile<br />
L’acqua è uno dei problemi principali nella zona. La<br />
stessa acqua reperibile dalla rete idrica è salmastra,<br />
con scarse qualità dal punto di vista chimico e potenzialmente<br />
dannosa se consumata per un lungo periodo,<br />
specialmente per i bambini di età inferiore a un<br />
anno. Grazie alle analisi, eseguite sui campioni prelevati<br />
dal nucleo di valutazione, la CRI è stata la prima<br />
organizzazione giunta sul posto con le idee chiare, le<br />
conoscenze e i mezzi idonei per produrre acqua potabile.<br />
Questo ha fatto sì che diverse organizzazioni<br />
non governative si rivolgessero ai tecnici italiani per<br />
la risoluzione del problema. Benché non contemplato<br />
inizialmente dagli accordi, viste le contingenze la CRI<br />
ha provveduto successivamente anche alla fornitura<br />
dell’acqua necessaria alla preparazione del latte per i<br />
neonati presenti al Transit Camp.<br />
La CRI presenta ormai un’esperienza consolidata nella<br />
potabilizzazione in emergenza, esperienza che comincia<br />
nei Balcani, grazie all’impegno del chimico lodigiano<br />
Giuseppe Bolzoni e che vede il suo ultimo<br />
impiego nell’emergenza epidemica che ha colpito la<br />
già martoriata Haiti.<br />
Il personale in missione<br />
Il personale CRI impiegato proviene dalle diverse componenti<br />
civili e militari, ed ogni membro presenta una o<br />
più specializzazioni (sanitario, logista, cuoco). Le attività<br />
principali, una volta montate le strutture campali,<br />
consistono nella produzione dei pasti (talvolta diretti<br />
direttamente anche al valico di frontiera), nella produzione<br />
di acqua potabile e nella manutenzione del campo<br />
(elettrica, idraulica, ecc). La CRI può fare affidamento,<br />
oltre che sui volontari, su professionisti specializzati<br />
provenienti anche dai suoi cinque CIE (Centri Interventi<br />
Emergenza). I CIE sono strutture logistiche, distribuite<br />
strategicamente sul territorio nazionale dove sono<br />
immagazzinate e mantenute tutte le attrezzature necessarie<br />
per rispondere alle emergenze come: tende, brande,<br />
<strong>cop</strong>erte, cucine campali, potabilizzatori e mezzi<br />
pesanti; si tratta di strutture permanenti in cui opera un<br />
numero contenuto di personale dipendente specializzato<br />
e sempre pronto a partire 24 h 365 giorni l’anno. E’ grazie<br />
a strutture come questa che la CRI presenta una formidabile<br />
capacità di risposta ai disastri nazionali e internazionali.<br />
Il personale al momento presente in Tunisia è<br />
lo stesso che preparava i pasti o montava le tende a<br />
seguito del terremoto dell’Abruzzo, o che si occupava<br />
della produzione di acqua potabile durante la devastante<br />
epidemia di colera ad Haiti. ■<br />
*Watsan Team Croce Rossa Italiana<br />
Sicurezza<br />
news<br />
11
12<br />
La nuova modalità<br />
d’allertamento<br />
per i temporali forti<br />
U<br />
di Egidio Bertolotti<br />
e Gian Paolo Minardi<br />
Un temporale o un acquazzone improvviso non<br />
suscita certo meraviglia, visto che una scena del<br />
genere si ripete più volte nell’arco dell’anno e un<br />
po’ ovunque nella nostra regione. Ma va considerato che<br />
si tratta di un fenomeno meteorologico tanto spettacolare<br />
quanto pericoloso per i danni, talora gravi, che è in<br />
grado di arrecare a persone e cose.<br />
Dal punto di vista tecnico, quando si parla di temporale<br />
ci si riferisce ad un insieme di fenomeni, non ad una sola<br />
manifestazione atmosferica, con caratteristiche di rapidità,<br />
elevata intensità e spesso violenza. Insomma, è un<br />
fenomeno naturale che mette in gioco un’elevatissima<br />
quantità di energia, sia elettrica, sia termica, sia meccanica.<br />
Per contribuire a ridurre i rischi che ne possono<br />
derivare per l’uomo, le infrastrutture, il territorio e le<br />
attività in genere, <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> ha da molti anni<br />
incluso i temporali nello spettro di quei fenomeni che<br />
sono oggetto delle attività di previsione e prevenzione.<br />
A partire da giugno del 2009, con l’entrata in vigore<br />
della Direttiva regionale sull’allertamento per i rischi<br />
naturali (DGR n. 8/8753 del 22.12.2008), sono stati<br />
ridefiniti i criteri per l’allertamento, che scaturisce sulla<br />
base delle previsioni formulate dal Servizio<br />
Meteorologico Regionale (SMR) di ARPA <strong>Lombardia</strong> e<br />
della valutazione degli effetti al suolo effettuata dal<br />
Centro Funzionale Monitoraggio Rischi naturali (CFMR)<br />
della Giunta Regionale con sede alla Sala Operativa di<br />
protezione civile.<br />
Ricordando che la normativa fa riferimento ai cosiddetti<br />
“temporali forti”, quelli cioè in grado di produrre, per<br />
Con l’entrata in vigore, nel 2009, di un’apposita<br />
Direttiva regionale, sono stati ridefiniti i criteri<br />
per l’allertamento, che scaturisce dalle previsioni<br />
formulate dal Servizio Meteorologico Regionale<br />
di ARPA <strong>Lombardia</strong> e dalla valutazione degli effetti<br />
al suolo effettuata dal Centro Funzionale<br />
Monitoraggio Rischi naturali della Giunta Regionale<br />
con sede alla Sala Operativa di protezione civile.<br />
Tra giugno e agosto il maggior numero di situazioni<br />
temporalesche<br />
Il fulmine è il principale fenomeno che caratterizza<br />
il temporale (Foto: G.P. Minardi)<br />
definizione, su una sola località più di 40 mm di pioggia<br />
in un’ora, vediamo nel dettaglio come operano quotidianamente<br />
queste strutture.<br />
SMR, centro di competenza per la meteorologia regionale,<br />
redige ogni giorno il Bollettino di Vigilanza meteorologica.<br />
Inoltre, in previsione di fenomeni particolarmente<br />
intensi ed estesi emette anche uno specifico “Avviso<br />
di Condizioni Meteo Avverse” finalizzato alle attività di<br />
protezione civile. Il CFMR, valutati i dati e le previsioni<br />
disponibili, emette a sua volta il documento di allerta,<br />
cioè il cosiddetto Avviso di Criticità Regionale. Il sistema<br />
di allertamento si basa su tempi di preavviso che
Numero totale annuale e medio mensile di fulmini in <strong>Lombardia</strong> nel periodo 1996-2010<br />
(dati CESI SIRF)<br />
oscillano dalle 12 alle 24 ore. Il continuo affinamento<br />
degli strumenti e delle tecniche di previsione, unito<br />
all’evoluzione del sistema di allertamento regionale, ha<br />
permesso di estendere l’allertamento ai temporali forti,<br />
con l’emissione di un Avviso di moderata criticità, in<br />
caso di alta probabilità che il fenomeno avvenga su gran<br />
parte di una o più “aree omogenee di allertamento” in<br />
cui è stato suddiviso il territorio regionale. Da considerare<br />
che il termine “moderata criticità” indica già un alto<br />
livello di rischio. Nei casi in cui invece i temporali forti<br />
siano poco probabili, non viene diramata alcuna allerta:<br />
queste situazioni infatti sono ritenute di “ordinaria criticità”,<br />
quindi accettabili dalla popolazione e governabili<br />
a livello locale.<br />
Qualche precisazione può chiarire l’importanza della<br />
Direttiva. La rilevazione dei dati sui temporali viene<br />
effettuata mediante i cosiddetti sistemi LLS (Lightnings<br />
Localization System). Nella nostra Penisola il principale<br />
sistema, attivo dal 1994, è il Sistema Italiano<br />
Rilevamento Fulmini (SIRF) del CESI di Milano. Questo<br />
servizio permette di registrare entro pochi secondi i fulmini<br />
nube-suolo che avvengono in territorio italiano e<br />
quindi di eseguire un monitoraggio in tempo reale oltre<br />
ad analisi statistiche. Una precisione nominale di 500 m<br />
e una efficienza nominale del 90% fa si che i calcoli<br />
basati su questi dati forniscano informazioni estrema-<br />
mente accurate.<br />
Esaminando la serie storica dei<br />
fulmini in <strong>Lombardia</strong>, oltre ai<br />
picchi raggiunti all’inizio del<br />
nuovo secolo, si s<strong>cop</strong>re anche<br />
una diminuzione negli ultimi<br />
anni, in particolare nel 2010,<br />
da attribuire più a un’alternanza<br />
ciclica che a una vera e propria<br />
tendenza al calo dell’attività<br />
elettrica. I temporali in<br />
<strong>Lombardia</strong> sono un fenomeno<br />
comune e tipicamente estivo.<br />
Se infatti possono considerarsi<br />
rari nel trimestre dicembre-febbraio e possibili in primavera<br />
ed autunno, è tra giugno e agosto che si concentrano<br />
in massima parte le situazioni temporalesche. Ed è<br />
proprio in questo trimestre che si registra il numero<br />
medio mensile di fulmini maggiore, tra 9.000 e 13.000<br />
sulla regione, con il 30% circa delle giornate interessate<br />
da situazioni temporalesche. La maggiore frequenza di<br />
temporali si manifesta sulla fascia prealpina, in particolare<br />
sull’area dei laghi Maggiore e di Como e sulle Prealpi<br />
bergamasche e bresciane.<br />
L’osservazione dei temporali (localizzazione, misura dell’intensità)<br />
è svolta quotidianamente anche con altri<br />
strumenti di telerilevamento come il satellite meteorologico<br />
Meteosat, il radar meteorologico e la rete regionale<br />
di stazioni meteorologiche di monitoraggio. La previsione<br />
invece è basata essenzialmente sull’uso dei cosiddetti<br />
“modelli numerici di previsione del tempo”, ovvero<br />
modelli matematici che descrivono l’evoluzione dell’atmosfera<br />
e che in base ai dati di osservazione attuali calcolano<br />
gli scenari futuri, rielaborati poi dai meteorologi<br />
secondo metodi e procedure che consentono di diramare<br />
specifici bollettini.<br />
Nelle stagioni temporalesche 2009-2010, da quando è<br />
entrata in vigore la nuova Direttiva di allertamento, sono<br />
stati emessi 26 “Avvisi di criticità per temporali forti”<br />
che comprendono attivazioni dello stato di allerta, alcuni<br />
casi di estensione dello stesso<br />
a più aree omogenee e di<br />
revoca per cessate condizioni<br />
di criticità. Nella tabella sono<br />
evidenziati, per ciascuna area<br />
omogenea, il numero di giorni<br />
in cui è stata attiva l’allerta. Le<br />
aree maggiormente interessate<br />
sono state quelle alpine<br />
(eccetto l’Alta Valtellina) e prealpine<br />
e, in misura leggermente<br />
inferiore, le aree di pianura.<br />
La Valtellina e l’Oltrepò Pavese<br />
sono mediamente quelle meno<br />
allertate per questa tipologia<br />
di rischio.<br />
Fulminazione media annuale<br />
in <strong>Lombardia</strong> dal 2006 al 2010<br />
Sicurezza<br />
news<br />
13
14<br />
Totale giorni<br />
con moderata<br />
criticità<br />
per temporali<br />
forti anni<br />
2009-2010<br />
Sperimentazione di nuovi servizi<br />
di allerta<br />
Un servizio sperimentato negli anni 2007-2009 da<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> è il sistema STAF (Storm Track Alert<br />
and Forecast), sviluppato da RSE-Ricerca sul Sistema<br />
Elettrico, di allerta automatico via sms sulla base di una<br />
elaborazione di dati radar e satellite. Tale sistema è in<br />
grado di avvisare tempestivamente, entro la mezz’ora<br />
precedente all’evento, in caso di previsione di un forte<br />
temporale su un’area geografica prefissata (uno o più<br />
Comuni). Un’interfaccia grafica via web permette inoltre<br />
di seguire l’evento visualizzandolo cartograficamente<br />
su un pc (o su un palmare). I destinatari di questi sistemi<br />
sono soggetti in grado di prendere decisioni sul<br />
campo in modo autonomo (ad esempio sospendere una<br />
manifestazione all’aperto o interdire al traffico un sottopasso<br />
stradale) ma potrebbe potenzialmente estendersi<br />
anche al singolo cittadino, capace di interpretare<br />
correttamente questa informazione (come avviene in<br />
Svizzera). Nell’estate 2009 questo servizio ha permesso,<br />
ad esempio, al referente del Comune di Monza, sulla<br />
base di un protocollo operativo di gestione degli avvisi<br />
di criticità, di supportare le decisioni delle autorità preposte<br />
in numerose situazioni di rischio legate a temporali.<br />
La performance di questi sistemi è in continuo<br />
miglioramento, tuttavia un limite difficilmente superabile<br />
sono i tempi di allerta estremamente ridotti. Inoltre<br />
vengono segnalati anche temporali potenzialmente<br />
intensi ma che, essendosi attenuati o avendo cambiato<br />
rotta durante il loro percorso, si manifestano nell’area<br />
monitorata con effetti meno rilevanti.<br />
Come abbiamo visto i sistemi di monitoraggio strumentale<br />
(radar, fulmini, stazioni al suolo) e le osservazioni a<br />
vista, quando disponibili, restano i principali mezzi per<br />
valutare l’entità di un evento temporalesco (densità di<br />
fulmini, pioggia oraria, raffiche di vento, grandine).<br />
Infatti, dall’analisi delle criticità segnalate, si nota che<br />
non sempre queste vengono comunicate alla Sala operativa<br />
regionale, specie nei casi in cui le problematiche<br />
connesse possono essere affrontate localmente e in<br />
modo diretto. Queste rilevazioni possono essere integrate,<br />
ad esempio con quelle della stampa locale che invece<br />
è piuttosto attenta a dare voce a quegli eventi che<br />
arrecano danni alla collettività, in particolare sotto<br />
l’aspetto produttivo. Anche il sistema di segnalazione<br />
via web “RASDA” di <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, utilizzato per le<br />
richieste di rimborso dei danni da parte dei Comuni, può<br />
risultare utile. Informazioni preziose possono anche<br />
essere dedotte dall’operato dei volontari e dalle reti<br />
meteo amatoriali. Tuttavia il fatto che in una certa area<br />
non risultino criticità rilevanti non significa che non ci<br />
siano stati temporali forti. Il verificarsi di effetti negativi<br />
sul territorio, infatti, è strettamente correlato, oltre<br />
che alla vulnerabilità dello stesso, anche al momento in<br />
cui accade l’evento (di notte o di giorno può fare la differenza)<br />
e ad eventuali opere preventive strutturali e<br />
non strutturali messe in campo per fronteggiarlo.<br />
Le norme di prevenzione e l’autoprotezione<br />
Gli scenari di rischio associati ai temporali possono essere<br />
di vario tipo: effetti diretti generati dai fulmini oppure<br />
dall’esposizione alle raffiche di vento o alla grandine,<br />
ma anche quelli legati a esondazioni improvvise di torrenti<br />
o quelli determinati da piccole frane. Ma si può<br />
assistere anche ad effetti devastanti, rari ma non sconosciuti<br />
in <strong>Lombardia</strong>, riconducibili a tornado e trombe<br />
d’aria.<br />
Dal punto di vista normativo, in caso di avviso per temporali<br />
forti, è compito dei presidi territoriali, ovvero i<br />
Comuni, attivare con gradualità le procedure previste dal<br />
piano di emergenza, come la sorveglianza delle aree a<br />
maggior rischio (torrenti e corsi d’acqua minori, ponti,<br />
zone soggette a frane e colate di detrito) oltre a misure<br />
preventive da mettete in atto in occasione di manifestazioni<br />
di massa o di permanenza in luoghi aperti.<br />
Come noto i temporali sono talora imprevedibili, ma è<br />
possibile ovviare in parte a questo limite assumendo un<br />
ruolo attivo. Ogni cittadino, dunque, deve consultare<br />
costantemente le previsioni, specie se fornite da strutture<br />
istituzionalmente preposte. Ma anche osservare<br />
localmente i cambiamenti del tempo può rivelarsi utile a<br />
intraprendere azioni di protezione personale.<br />
Riconoscere i sintomi caratteristici di condizioni meteorologiche<br />
favorevoli allo sviluppo di temporali è relativamente<br />
semplice: il cielo tende a scurirsi; già al mattino<br />
si formano nubi cumuliformi; persiste o aumenta la<br />
foschia; si avverte la presenza di afa, specialmente in<br />
valle; si rileva un calo della pressione atmosferica; si<br />
percepisce un improvviso rinforzo del vento accompagnato<br />
da un calo di temperatura.<br />
Il possibile arrivo di un temporale si riconosce dal rapido<br />
sviluppo di cumuli, nubi di forma rigonfia e con contorni<br />
netti, che si possono trasformare in nubi tempora-<br />
Grandine<br />
di grosse dimensioni<br />
(foto P. Bonelli)
Ecco alcuni consigli per proteggersi in caso di:<br />
… fulmini<br />
● All’aperto: stare in un bosco, purché sotto un albero non isolato e più basso di quelli circostanti, lontano dai tralicci.<br />
● All’aperto: accovacciati a piedi uniti con un solo punto di contatto con il terreno, oppure seduti sullo zaino; stare distanziati<br />
di una decina di metri se si è in gruppo.<br />
● In rifugi: grotte, bivacchi, fienili, cappelle, ma lontano dalle pareti esterne.<br />
● In automobile con i finestrini chiusi e l’antenna della radio abbassata; nelle teleferiche, nei vagoni del treno, in roulotte,<br />
in aereo.<br />
● All’aperto: ricordare il motto “se puoi vederlo (il fulmine) sbrigati, se puoi sentirlo (il tuono) fuggi”.<br />
… esondazione di un corso d’acqua<br />
● Rifugiarsi nei piani alti degli edifici ed attendere i soccorsi, provvedendo se possibile a chiudere gli impianti gas, elettrici<br />
ed idrici.<br />
● Non sostare sui ponti o in prossimità di zone allagabili.<br />
● Evitare di mettersi in viaggio.<br />
… frana che coinvolge la propria casa<br />
● Abbandonarla immediatamente chiudendo, quando possibile, gli impianti di gas, acqua ed elettricità.<br />
● Dopo l’evento non rientrare in casa se non autorizzati dalle autorità competenti i quanto persiste il rischio di crolli.<br />
lesche anche nel giro di 15 minuti. Mediamente, prima<br />
che inizino a verificarsi i rovesci di pioggia, la nube deve<br />
aver raggiunto i 4-5 km di sviluppo verticale e deve<br />
essere trascorsa più di mezz’ora.<br />
Il temporale già formato può spostarsi alla velocità di<br />
30-40 km orari. Per valutare la possibilità che si stia<br />
approssimando, oltre alla verifica visiva è utile ricorrere<br />
al semplice metodo del tempo intercorrente tra fulmine<br />
e tuono: poiché la velocità di propagazione del suono è<br />
di 1 km ogni 3 secondi, basta contare i secondi che passano<br />
tra l’avvistamento di un fulmine e l’arrivo del tuono<br />
per stimare la distanza del nucleo temporalesco.<br />
Non dimentichiamo che i fulmini rappresentano il rischio<br />
principale dei temporali, soprattutto in montagna, dove<br />
si è più esposti. I danni da folgorazione indiretta possono<br />
essere più o meno gravi anche in funzione della posizione<br />
assunta e del luogo. I rovesci intensi nei centri<br />
urbani provocano spesso allagamenti generati dall’incapacità<br />
della rete di drenaggio di smaltire grosse quantità<br />
di pioggia in tempi ristretti. Pertanto se si è alla guida<br />
di un veicolo occorre almeno moderare la velocità.<br />
Questo perché la pioggia, aumentando la scivolosità dell’asfalto,<br />
può ostacolare la guida degli automezzi, che si<br />
rivela ancora più pericolosa in caso di temperature vicine<br />
a zero. Anche i rovesci di neve e la grandine sono<br />
fenomeni possibili durante i temporali. Pertanto in zone<br />
collinari e montane è molto importante dotarsi di catene<br />
o pneumatici da neve da tenere sempre in auto. Nel<br />
caso di scelta dell’area per un campeggio bisogna preferire<br />
una quota maggiore rispetto a quella del corso d’acqua<br />
e posizionarsi a distanza di sicurezza, anche da pendii<br />
ripidi o rocciosi. In presenza di vento forte, oltre agli<br />
oggetti improvvisamente sollevati, dovremo porre particolare<br />
attenzione alla guida poiché le raffiche tendono a<br />
far sbandare il veicolo: anche in questi casi è consigliabile<br />
la sosta o almeno velocità più moderata. In situazioni<br />
temporalesche, infine, è possibile un forte abbassamento<br />
della visibilità. Ciò non deve essere sottovalutato<br />
in montagna in quanto durante un’escursione può<br />
far perdere l’orientamento. ■<br />
Per informazioni:<br />
U.O. Protezione Civile<br />
Egidio Bertolotti<br />
Tel.: +39 02 67652476<br />
Ecco i riferimenti istituzionali:<br />
SALA OPERATIVA PROTEZIONE CIVILE<br />
Numero Verde: 800061160<br />
Sito: www.protezionecivile.regione.lombardia.it<br />
CENTRO FUNZIONALE MONITORAGGIO RISCHI<br />
Sito: www.allerte.protezionecivile.regione.lombardia.it (area riservata)<br />
E-mail: cfmr@protezionecivile.regione.lombardia.it<br />
SERVIZIO METEO REGIONALE (ARPA LOMBARDIA)<br />
Sito: www.arpalombardia.it\meteo<br />
Sito: www.arpalombardia.it/meteo/bollettini/prociv.asp (area riservata)<br />
E-mail: meteo@arpalombardia.it<br />
Sicurezza<br />
news<br />
15
16<br />
Parco del Ticino: quasi 300<br />
i volontari impegnati<br />
a vigilare sul territorio<br />
F<br />
di Francesco Lamberini<br />
Fin dalla sua istituzione come ente pubblico, avvenuta<br />
nel 1974 attraverso una legge regionale, il<br />
Parco del Ticino ha evidenziato l’esigenza di essere<br />
vigilato e protetto in modo adeguato. La complessità<br />
della sua morfologia e la pratica di alcune attività che ne<br />
impoveriscono le difese naturali, lo rendono infatti un<br />
territorio esposto ad alcuni rischi civili ed ambientali,<br />
come gli incendi e le inondazioni, ma anche gli eventi<br />
legati all’inquinamento.<br />
Nel 1979, sempre su delega della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, il<br />
Parco del Ticino ha iniziato a occuparsi del Servizio<br />
Antincendi Boschivi (AIB) organizzando corsi di formazione<br />
ad hoc per i volontari, ai quali sono affidati compiti<br />
che vanno dall’attività di prevenzione all’avvistamento<br />
aereo su ricognitore regionale allo spegnimento<br />
Suddivisi in undici distaccamenti, svolgono attività<br />
di antincendio boschivo, vigilanza ecologica<br />
e protezione civile. Istituito negli anni Settanta,<br />
il Consorzio è formato da 47 Comuni che gravitano<br />
nei 100 chilometri che vanno dal lago Maggiore al<br />
Po. La sede legale è a Magenta e l’ufficio del settore<br />
Volontariato in provincia di Varese. Il coordinatore<br />
Lorenzo Poma: «Fra le molte missioni, l’esperienza<br />
in Abruzzo mi ha particolarmente colpito»<br />
di incendi boschivi su tutto il territorio del Parco.<br />
L’intervento dei volontari è stato spesso richiesto anche<br />
fuori dal territorio del Parco, come ad esempio nella provincia<br />
di Bergamo, nel Parco Ticino Piemontese e in collaborazione<br />
con altri gruppi regionali nelle campagne<br />
antincendi estive in Liguria e Sardegna. Attività, quest’ultime,<br />
che hanno permesso ai volontari di sviluppare<br />
un ottimo rapporto con il Corpo Forestale dello Stato e<br />
Vigili del Fuoco.<br />
E’ inoltre importante prendere in esame i dati forniti proprio<br />
dal Corpo Forestale, evidenziati in un grafico, relativi<br />
agli incendi divampati nel Parco del Ticino a partire<br />
dal 1976. Ebbene, dalla statistica è possibile rilevare una<br />
diminuzione costante della superficie media bruciata in<br />
ciascun rogo che è coincisa con l’inizio dell’attività di<br />
I Volontari<br />
durante<br />
il 30° Anniversario<br />
del Parco<br />
del Ticino
Attività di spegnimento AIB da parte dei Volontari<br />
del Parco del Ticino<br />
Antincendio Boschivo da parte dei volontari, a dimostrazione<br />
di quanto importante si sia rivelato il loro impegno<br />
in termini di prevenzione e pronto intervento.<br />
Va inoltre evidenziato come la presenza sul territorio del<br />
personale funziona anche da deterrente nei confronti di<br />
possibili piromani o cittadini disattenti.<br />
Nel 1981, in attuazione di una specifica Legge Regionale,<br />
è stato organizzato il Servizio di Vigilanza<br />
Ecologica Volontaria che consente alle guardie ecologiche<br />
volontarie (GEV), dopo aver frequentato e superato<br />
un corso di formazione, di diventare pubblici ufficiali e<br />
agenti di Polizia Amministrativa. Il loro compito è quello<br />
di contribuire alla protezione dell’ambiente attraverso<br />
la vigilanza, la prevenzione e l’accertamento di infrazioni<br />
in materia, oltre a essere disponibili nei servizi di soccorso<br />
alle popolazioni colpite da calamità naturali.<br />
Successivamente, nel 1996, è stato istituito dall’Ente<br />
anche il Servizio di Protezione Civile, a seguito dell’esperienza<br />
acquisita negli anni precedenti dai volontari Aib<br />
e Gev. Nel frattempo una prima esperienza era stata già<br />
maturata, sotto il coordinamento della <strong>Regione</strong><br />
<strong>Lombardia</strong>, in occasione dell’alluvione in Valtellina del<br />
1987 a cui hanno fatto seguito gli interventi per l’alluvione<br />
in Piemonte del 1994, per l’operazione «Castoro»<br />
sempre in Piemonte nel 1995 e nella consegna degli<br />
aiuti umanitari a Sarajevo, in Bosnia, nel 1994. Infine<br />
nel 1997, per meglio coordinare le attività svolte dai<br />
numerosi volontari impegnati nel Servizio Antincendi<br />
Boschivi, nel Servizio Vigilanza Ecologica e in quello di<br />
Protezione Civile, è stato istituito e regolamentato il<br />
Corpo Volontari del Parco Ticino da parte dell’Ente con<br />
apposita delibera del Consiglio Direttivo e dell’Assemblea<br />
Consortile, a cui fa riferimento tutta la struttura volontaristica.<br />
Nel 1997, infine, il Corpo è stato riconosciuto<br />
ufficialmente con l’iscrizione, come prevede la legge,<br />
nell’Albo Regionale del Volontariato e nel registro<br />
Nazionale del Dipartimento della Protezione Civile di<br />
Roma.<br />
«Attualmente i volontari sono 280 su tutto il territorio<br />
del Parco – dice il coordinatore Lorenzo Poma – e svolgono<br />
attività di antincendio boschivo, vigilanza ecologica<br />
e protezione civile. Ciascuno opera in base al tempo<br />
a disposizione a livello locale o in ambito nazionale e<br />
internazionale. Sono orgoglioso di poter contare sempre<br />
su di loro; ogni attività da loro svolta è una garanzia per<br />
la professionalità e l’impegno profuso. Inoltre dal 2002<br />
siamo entrati a far parte della Colonna Mobile Regionale<br />
di Protezione Civile con la disponibilità di 80 volontari,<br />
di cui 20 di pronta partenza nelle 6 ore stabilite dalla<br />
convenzione. La <strong>Regione</strong> naturalmente ci fornisce il<br />
sostegno economico per tutte le attività e ci mette a<br />
disposizione mezzi ed attrezzature di ottimo livello, proprio<br />
per consentirci di svolgere al meglio i nostri compiti.<br />
Operare nella Colonna Mobile Regionale in sinergia<br />
con le altre stimate organizzazioni che la compongono<br />
ci è stato di grande motivazione».<br />
«Ho iniziato anch’io questa attività nel 1979 – sottoli-<br />
L’intervento del Corpo Volontari del Parco del Ticino<br />
nella frana della Valtellina del 2008<br />
nea Poma – quando il Parco del Ticino ha cominciato a<br />
“reclutare” il personale volontario per costituire, attraverso<br />
gli appositi corsi, le squadre antincendio. Poi nel<br />
1980 sono stato assunto con il compito specifico di<br />
coordinatore dei volontari e tutti insieme, giorno dopo<br />
giorno, abbiamo costruito questa efficiente organizzazione.<br />
Voglio ricordare con immenso affetto il compianto<br />
amico Pino Sporchia, coartefice della creazione di<br />
tutta la struttura, senza di lui non saremmo mai arrivati<br />
a questi livelli».<br />
Il Parco del Ticino è un Consorzio di 47 Comuni che gravitano<br />
nei circa cento chilometri che vanno dal lago<br />
Maggiore al Po. E’ un territorio di 90 mila ettari che si<br />
sviluppa sulle province di Varese, Milano e Pavia e di<br />
questi 20 mila sono boscati, per cui a rischio incendi.<br />
Proprio per questo nel ’79 è nato il servizio di prevenzione<br />
e intervento nei confronti di eventuali combustioni.<br />
La sede legale è in via Isonzo 1 a Magenta, dove c’è il<br />
Sicurezza<br />
news<br />
17
18<br />
Volontari durante il terremoto dell’Abruzzo nel 2009<br />
presidente del Parco, Milena Bertani, già assessore regionale<br />
alla Protezione Civile. L’ufficio del settore Volontariato,<br />
con sala operativa, è invece nella frazione<br />
Tornavento di Lonate Pozzolo (Varese) tel. 0331.662940-3.<br />
I 280 volontari sono infine suddivisi nei seguenti 11<br />
distaccamenti: Sesto Calende, Vergiate, Golasecca,<br />
Somma Lombardo, Arsago Seprio, Gallarate, Turbigo,<br />
Magenta, Vigevano, Parasacco (frazione di Zerbolò) e<br />
Servizio AIB elitrasportato. Base di Cuasso al Monte<br />
Campo Base dei Volontari del Parco del Ticino durante<br />
l’alluvione che colpì il Friuli Venezia Giulia nel 2006<br />
Volontari impegnati nell’alluvione di Varazze nel 2010<br />
Pavia. Nelle “piccole caserme” il numero dei volontari<br />
varia, per cui si va da una quindicina di elementi ad oltre<br />
40 in altri sedi. «In ogni caso - aggiunge Poma - noi<br />
lavoriamo a 360 gradi, non solo nei Comuni dove c’è un<br />
distaccamento, ma indistintamente su tutto il territorio<br />
del Parco. Tanto per fare un esempio, i volontari di Sesto<br />
Calende in caso di necessità possono essere inviati a<br />
Pavia a spegnere un incendio o ad arginare un allagamento.<br />
Tutte le sedi sono in collegamento radio tra loro<br />
e ciascuna ha un referente che coordina il proprio gruppo<br />
e si rapporta con me per organizzare le attività.<br />
Da sottolineare che abbiamo stipulato delle convenzioni<br />
con i Comuni dove sorge ciascun distaccamento, per cui<br />
lavoriamo a stretto contatto con il Sindaco che ci ospita<br />
mettendoci a disposizione i locali destinati agli uffici,<br />
la sala radio e le autorimesse come fossero delle piccole<br />
caserme. A turno, c’è sempre una persona esperta,<br />
pronta a rispondere alle chiamate H 24 e in grado di attivare<br />
e coordinare le squadre di soccorso. Il telefono<br />
d’emergenza H. 24 è 333.4320874».<br />
Numerose le missioni che hanno visto in prima linea i<br />
volontari del Parco Ticino, a partire dal terremoto<br />
dell’Irpinia nel 1981. Tra quelle più significative ricordiamo<br />
l’alluvione in Valtellina (1987) e quella in Piemonte<br />
(1994), la spedizione umanitaria a Sarajevo (1996), il<br />
sisma in Umbria e Marche (tra il 1997 e il ’98), la missione<br />
Arcobaleno in Albania (1999), il Giubileo del 2000<br />
seguito nello stesso anno dall’alluvione in <strong>Lombardia</strong> e<br />
Piemonte, il terremoto in Molise (2002), i funerali del<br />
Santo Padre (2005), varie campagne Aib estive in altre<br />
regioni (tra il 2005 e il 2009) e il sisma in Abruzzo del<br />
2009.<br />
«L’esperienza che mi ha colpito in modo particolare -<br />
conclude Lorenzo Poma - è quella fatta a L’Aquila.<br />
Ricordo con commozione le tante bare bianche dei bambini<br />
che ho visto sfilare durante i funerali. Poiché gestivamo,<br />
fra l’altro, il magazzino dove arrivavano gli aiuti<br />
umanitari, ho anche assistito a dei bimbi che ritiravano<br />
alcuni giocattoli accompagnati da letterine scritte da<br />
altri bambini più fortunati di loro. I miei occhi hanno<br />
visto grandi e piccoli gesti di solidarietà». ■
D<br />
“<br />
20<br />
Tracce di vita<br />
e di speranza<br />
di Eleonora Marchiafava<br />
“Diversamente da noi, che ‘pensiamo’ con gli occhi<br />
e vediamo il mondo come un insieme di colori, di<br />
volumi e di prospettive, il cane pensa con il naso<br />
e vede il mondo come scie, spirali, tracce profumate, zaffate<br />
aromatiche, intrecci odorosi carichi di significato.<br />
Ecco perché la chiave del successo del soccorso con le<br />
unità cinofile sta nel saper educare il cane a prediligere<br />
l’odore umano e a segnalarcelo”. Parlare con Bianca Emilia<br />
Manfredi, giudice internazionale della Federazione<br />
Cinologica Internazionale ed esperta di cinofilia da soccorso<br />
e di protezione civile, è un po’ come farsi sedurre<br />
dalla passione per gli animali e dall’amore per gli uomini<br />
e per la vita, da difendere e salvare. Lo sguardo vivace, le<br />
mani sempre in movimento, Bianca affascina prima di<br />
tutto per la sua competenza e per la conoscenza profonda<br />
che ha non solo degli amici a quattro zampe, ma anche<br />
delle dinamiche di protezione civile. Nel 2005 ha tenuto<br />
il primo corso di formazione delle unità cinofile promosso<br />
dall’Apt, dando vita a un corpo istruttori, alla figura del<br />
tutor e a quella dei cosiddetti “figuranti”, per poi proseguire<br />
con i corsi a cadenza annuale e con l’obiettivo di<br />
rendere la formazione delle unità cinofile permanente in<br />
Le Unità cinofile da ricerca sul campo<br />
di addestramento di Bonate Sopra in provincia<br />
di Bergamo<br />
Bianca Emilia Manfredi, giudice internazionale<br />
della FCI ed esperta di cinofilia da soccorso e<br />
di protezione civile, ci guida nell’emozionante<br />
mondo del rapporto tra uomo e animale, svelandoci<br />
i segreti degli amici a quattro zampe e spiegandoci<br />
l’importanza del metodo scientifico nelle ricerche<br />
degli scomparsi con le unità cinofile<br />
Italia. Nell’aprile 2009, in Abruzzo, a poche ore dal terremoto<br />
che colpì L’Aquila, le squadre cinofile guidate dai<br />
suoi istruttori salvarono 8 persone da sotto le macerie di<br />
Onna, una delle frazioni più colpite dal sisma.<br />
“L’insegnamento di una metodologia di ricerca è fondamentale<br />
per la buona riuscita delle missioni di soccorso<br />
della Protezione civile con le unità cinofile, e deve andare<br />
di pari passo con l’insegnamento di discipline altrettanto<br />
indispensabili come quelle di pronto soccorso medico e<br />
veterinario, di psicologia del disperso, di meteorologia”,<br />
dice Bianca Emilia Manfredi. Formatasi alla scuola statunitense<br />
e alla scuola svizzera (la mamma, da cui ha ereditato<br />
la professione e la passione, era svizzero-tedesca),<br />
Bianca E. Manfredi è stata chiamata dai Ros dei<br />
Carabinieri lo scorso gennaio, dopo oltre un mese di ricerche<br />
senza esito della povera Yara Gambirasio, la 13enne di<br />
Brembate di Sopra trovata senza vita a pochi chilometri<br />
da casa dopo tre mesi dalla sua scomparsa, il 26 novembre<br />
2010. Giorni, quelli, in cui i quotidiani hanno raccontato<br />
delle unità cinofile della Protezione Civile, dei “cani<br />
molecolari” e del Bloodhound svizzero utilizzato per le<br />
ricerche di Yara. “Sono tutti molecolari i cani!”, commen-
ta con un sorriso Bianca, che ha da poco dato alle stampe<br />
il manuale “Il cane da soccorso avrà un futuro?”. Il<br />
volume raccoglie le linee guida di selezione del cane da<br />
soccorso e le metodologie di ricerca che Bianca ha elaborato<br />
nel corso della sua lunga esperienza, e che qui propone<br />
con la collaborazione del collega Fabrizio Bonanno,<br />
anche lui giudice internazionale ed esperto di cani d’utilità,<br />
difesa e protezione civile. “Nelle sue ricerche il cane<br />
usa quasi esclusivamente il potente mezzo di cui è dotato,<br />
ovvero l’olfatto o il fiuto, con cui può percepire l’effluvio<br />
o la traccia”, ci spiega Bianca. “Di norma sfrutta quello<br />
che fra i due gli dà maggiori garanzie, per intensità o<br />
per sua specifica attitudine”. Da qui la distinzione tra cani<br />
da ricerca e cani da traccia: “Il cane da ricerca è senz’altro<br />
il più efficace”, conferma il giudice internazionale;<br />
“può iniziare la battuta senza sentire l’odore del disperso,<br />
ma proseguirla fino a localizzare quella persona che entra<br />
nel suo cono d’odore, nell’effluvio, che è l’insieme di tutte<br />
le molecole odorose di fonte umana in sospensione che<br />
guida il cane in direzione della persona presente sul territorio<br />
della sua ricerca, sia che si tratti della persona scomparsa<br />
o di un’altra, che può comunque fornire informazioni<br />
utili”. Il cane da traccia, invece, per essere impiegato<br />
con successo “ha bisogno di un preciso punto di partenza<br />
e di un oggetto ‘di qualità’ appartenente alla persona<br />
scomparsa, che serve al cane anche per distinguere l’odore<br />
del disperso da quello dei soccorritori o di altre persone<br />
presenti sul tracciato. Il cane da traccia è un cane a<br />
megaolfatto, usa cioè prevalentemente il fiuto, cercando<br />
sul terreno le tracce e seguendo l’odore del calpestamento<br />
degli umori del terreno e dell’erba unitamente all’odore<br />
della componente umana, ovvero l’effluvio, mentre il<br />
cane da ricerca è a teleolfatto, usa cioè l’olfatto per cercare<br />
l’effluvio nell’aria, ovvero le molecole umane in<br />
sospensione”. Uno dei metodi di ricerca più validi è<br />
l’americano Mantrailing, che addestra il cane a seguire le<br />
tracce lasciate dalle cellule umane e a guidare il conduttore,<br />
che lo tiene per il guinzaglio. “Una persona che cammina<br />
per 5 chilometri all’ora perde circa 150 micros<strong>cop</strong>iche<br />
scaglie di epidermide ogni 30 centimetri. Le cellule<br />
sono elementi individuali perché contengono il Dna, e<br />
sono quindi anche più probanti delle impronte digitali e<br />
dell’iride dell’occhio”, dice Bianca E. Manfredi. “Il metodo<br />
Mantrailing si basa sulla capacità del cane da ricerca di<br />
leggere tramite il Dna tutti gli odori personali, da come si<br />
nutre l’individuo alle eventuali malattie, la nicotina, le<br />
Le Unità cinofile<br />
del Nucleo operativo soccorso<br />
ad Onna (Aq)<br />
medicine assunte e così via. Lo<br />
stress a cui siamo sottoposti produce<br />
poi un insieme di sostanze<br />
acquose su uno strato di pellicola<br />
di grasso che si deposita sulla pelle e che, nella sua reazione,<br />
causa una sudorazione più elevata e una serie di<br />
molecole di diverso odorato”. Nel setto nasale del cane si<br />
sviluppano le cellule nervose che comunicano al cervello<br />
l’informazione sugli odori individuali: “Se il cane ha captato<br />
dunque l’odorato della persona XY, lo identifica quale<br />
‘persona XY’, processo che in bioneurologia si chiama riconoscimento<br />
olfattivo”. Da decenni utilizzata dalla polizia<br />
americana per la ricerca degli evasi, e adottata poi anche<br />
in Australia, questa metodologia è oggi diffusa in molti<br />
paesi europei, come Germania, Inghilterra, Svezia, Olanda<br />
e in Svizzera, proprio per i successi immediati che riesce<br />
a garantire. “Purtroppo, la tragedia della famiglia<br />
Gambirasio è invece l’ennesima dimostrazione del fatto<br />
che in Italia scontiamo un grave ritardo culturale, che<br />
consiste nel non applicare ancora metodi scientifici e protocolli<br />
operativi condivisi tra le diverse forze di sicurezza<br />
e le squadre di soccorso durante le ricerche di questo<br />
tipo”, sostiene la Manfredi. “Nei miei corsi di formazione<br />
insegno nove metodi scientifici di ricerca, che vanno scelti<br />
e applicati in base alla razza del cane e ai risultati dei<br />
Terminato l’addestramento un meritato<br />
riposo per i due bellissimi esemplari<br />
di pastore tedesco<br />
e per il pastore belga<br />
Sicurezza<br />
news<br />
21
22<br />
test attitudinali fatti agli animali, e senza i quali nessuna<br />
ricerca può avere successo”, precisa l’istruttrice. “Il rispetto<br />
di alcune procedure, soprattutto prima di avviare la<br />
ricerca sul campo, è cruciale: se al cane non si forniscono<br />
le giuste informazioni, non riuscirà mai a seguire le tracce<br />
dello scomparso. Se, per esempio, l’oggetto di qualità<br />
appartenente alla persona da cercare che il conduttore fa<br />
annusare al cane da traccia prima di partire è stato contaminato<br />
dal contatto con altre persone, o il<br />
sacchetto che lo conteneva non è stato sigillato<br />
bene, la ricerca diventa vana”. Così come<br />
è cruciale l’organizzazione logistica degli<br />
operatori e delle ricerche sul campo: “Tre anni<br />
fa ci chiamarono per la scomparsa di una persona<br />
anziana nel Milanese, nei pressi del<br />
canale Villoresi. Era l’ultimo dell’anno”, racconta<br />
Bianca, “e l’anziano si era allontanato<br />
da casa senza lasciare apparentemente traccia.<br />
Arrivati sul posto, la prima cosa che<br />
abbiamo fatto è stato allestire un campo base<br />
per la raccolta delle informazioni sullo scomparso<br />
e per l’esame della zona in cui cercare.<br />
Nel caso ad esempio Villoresi, le prime zone<br />
da percorrere erano sicuramente quelle che<br />
correvano lungo il canale, perché le molecole<br />
umane sono attirate dall’acqua e quindi i per-<br />
Unità cinofile a confronto<br />
Il 25, 26 e 27 febbraio scorsi si è svolta a Luino (Va) l’esercitazione cinofila<br />
dell’Associazione Nazionale Carabinieri. I nuclei partecipanti come<br />
unità cinofile sono stati: <strong>Regione</strong> Lazio sezione Roma 1, <strong>Regione</strong> Liguria<br />
sezione di Genova Ponente, <strong>Regione</strong> Toscana sezione di Prato, <strong>Regione</strong><br />
Veneto sezioni di Caerano San marco (Ve) e Bassano del Grappa,<br />
Provincia Autonoma di Trento e Bolzano sezione di Egna, <strong>Regione</strong><br />
Piemonte Nucleo Provinciale di Torino Gruppo Cinofili e Gruppo di<br />
Centallo (Cn), <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> sezioni di Giussano (Mi) e Grumello<br />
del Monte (Bg).<br />
Per un totale di 74 volontari di cui 60 Unità Cinofile. Sono intervenuti<br />
inoltre a sostegno logistico alla sezione di Giussano le sezioni di<br />
Brugherio (Mi) per il sistema di accreditamento dei volontari con tessera<br />
a lettura elettronica, Lecco per il sostegno alla gestione logistica, il<br />
Nucleo Provinciale di Torino per gli apparati di comunicazione<br />
radio/localizzazione e ponte radio.<br />
Le attività di verifica, da parte della commissione, sono iniziate nella<br />
giornata di venerdì sul campo macerie di Luino (Va) con le prime unità<br />
giunte nella mattinata dello stesso giorno attività terminate in serata.<br />
Nella giornata di sabato, con l’arrivo e la registrazione di tutti i volontari<br />
partecipanti, le attività hanno preso inizio alle ore 8,00 con l’alzabandiera;<br />
i volontari sono stati suddivisi e inviati con accompagnatori e<br />
conoscitori della zona (più un operatore radio e un responsabile) su<br />
Il giudice internazionale<br />
Bianca Emilia Manfredi<br />
con il direttore<br />
della Rivista<br />
“Sicurezza News”,<br />
Luigi Rigo<br />
corsi nei pressi dei corsi d’acqua sono quelli più ricchi<br />
d’informazione per le unità cinofile”. E per il boxer Zeus<br />
che, così guidato, trovò e salvò l’anziano, che stava scivolando<br />
nel canale. Lo stesso boxer che trovò poi in un dirupo<br />
dalle parti di Lecco, a due mesi di distanza dalla scomparsa,<br />
un camionista morto in un incidente stradale. “Si<br />
trattò di un caso particolare, perché i cani non riescono a<br />
riconoscere i cadaveri, dato che col sopraggiungere della<br />
morte le cellule rilasciate dal corpo diminuiscono<br />
e variano il loro odore, che viene modificato<br />
anche dalla decomposizione in atto”,<br />
spiega la Manfredi. “Il caso di Lecco rimane<br />
però significativo, perché dimostra la bravura<br />
del conduttore a leggere i segnali che il<br />
cane gli stava lanciando e a farsi condurre nel<br />
punto in cui si trovava il corpo dell’uomo”.<br />
Dunque, preparazione ed esperienza sia del<br />
conduttore che del cane sono fondamentali<br />
per fare delle unità cinofile uno strumento<br />
davvero efficace per salvare vite umane.<br />
“L’insegnamento di una disciplina quale il<br />
metodo Mantrailing, che è il più scientifico”,<br />
conclude Bianca Emilia Manfredi,<br />
“dura però 5 anni d’intenso esercizio settimanale<br />
del cane e del conduttore”, ma<br />
ne vale sicuramente la pena. ■<br />
quattro campi di lavoro dove sono state effettuate le prove di ricerca in<br />
superficie.<br />
La giornata è proseguita con nuove valutazioni e verifiche più concentrate<br />
verso le unità in formazione. Sono inoltre state effettuate due<br />
ricerche in terreno impervio coordinate dai volontari del Soccorso<br />
Alpino di Varese con la simulazione di un recupero in crepaccio di un<br />
infortunato; hanno partecipato unità cinofile e volontari del Gruppo di<br />
Centallo, Giussano e del Gruppo Cinofili della Provincia di Torino.<br />
Gli organizzatori sono stati lieti di ospitare come osservatori i nuclei di<br />
Verola Nuova (Bs), Bagnolo Mella (Bs), Milano e tutti i Presidenti di<br />
Sezione intervenuti alla manifestazione.<br />
Hanno portato altresì il loro saluto e quello degli Enti che rappresentano<br />
il Dott. Ceccaroni del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, il<br />
Dott Ilardi della Presidenza Nazionale ANC, l’Arch. Cinzio Merzagora<br />
della Protezione Civile della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, l’Assessore Taldone del<br />
Comune di Luino, il Delegato della XIX delegazione del Soccorso Alpino<br />
Gian Attilio Beltrami, il Cav Zocchi delegato alla PC dell’Ispettorato ANC<br />
Piemonte e Valle d’Aosta, Ufficiali e Sottufficiali dell’Arma in Servizio e<br />
in Congedo che hanno dato stimolo e supporto con le loro parole e la<br />
loro presenza alla nostra attività.<br />
Un grande ringraziamento da parte dei volontari va fatto al M.A.s.U.P.S.<br />
Michele Marzocchi del Centro Cinofili dell’Arma per la professionalità,<br />
capacità e imparzialità nella valutazione delle nostre unità cinofile,<br />
nonchè al consigliere Nazionale Filippo Ilardi per la disponibilità nei<br />
confronti di tutti i volontari.<br />
Un particolare encomio a tutti i volontari del Nucleo di Giussano che<br />
hanno condiviso con l’Organizzazione tutti i momenti di “costruzione”<br />
di questa esperienza, offrendo un grandissimo e indispensabile apporto<br />
materiale e psicologico.<br />
Per informazioni: Associazione Nazionale carabinieri<br />
Car. Marco Valsecchi Presidente del Nucleo Giussano Ipn 38
V<br />
Vocazione e adeguata preparazione non fanno<br />
solo rima, è un binomio che dovrebbe ispirare<br />
qualsiasi tipo di attività. Tanto più quando si<br />
parla di Protezione civile, poiché da un intervento mirato<br />
e tempestivo può dipendere la sorte di molte persone<br />
e spesso anche il futuro delle strutture colpite da un<br />
evento calamitoso. Volontario, quindi, non ci si improvvisa,<br />
tanto è vero che, in aggiunta all’indispensabile<br />
SPECIALE come si diventa volontari<br />
Mezzi all’avanguardia<br />
e maggiore formazione<br />
per i volontari di domani<br />
di Francesco Lamberini<br />
E’ quanto prevede Nicola Angelini, nuovo responsabile<br />
del coordinamento del volontariato di protezione civile<br />
in <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, per riuscire ad ottenere risultati<br />
sempre più efficaci negli interventi di soccorso che<br />
verranno effettuati in futuro. Fornisce una serie<br />
di suggerimenti sul percorso burocratico e pratico<br />
da intraprendere per poter diventare volontario<br />
di Protezione civile e alcune riflessioni che scaturiscono<br />
dalla sua lunga esperienza di quasi venticinque anni<br />
maturata sul campo<br />
motivazione, ci sono delle regole ben precise da rispettare<br />
e dei percorsi appositi da intraprendere. Vediamo quindi<br />
cosa occorre fare per riuscire a mettersi al servizio del<br />
prossimo.<br />
Da premettere innanzitutto che la normativa regionale di<br />
settore, ed in particolare il “Testo unico delle disposizioni<br />
regionali in materia di protezione civile”, la legge<br />
regionale 22 maggio 2004, n.16 ed il regolamento regio-<br />
Sicurezza<br />
news<br />
23
24<br />
SPECIALE come si diventa volontari<br />
nale 18 ottobre 2010, n.9 di attuazione dell’Albo<br />
Regionale del Volontariato di Protezione Civile, assicurano<br />
la massima partecipazione di tutti i cittadini al<br />
mondo del volontariato di Protezione civile e richiede<br />
agli aspiranti volontari requisiti di moralità, affidabilità,<br />
buona volontà e disponibilità. Gli stessi, inoltre, devono<br />
essere maggiorenni, mentre non è fissata un’età massima<br />
per il congedo. Per chi non se la sente più di operare<br />
sullo scenario di una catastrofe per l’età avanzata esistono<br />
comunque numerose altre attività che si possono<br />
svolgere nell’ambito di un gruppo e che vanno da quella<br />
amministrativa a quella organizzativa, dove conta<br />
soprattutto l’esperienza.<br />
Se un cittadino vuole diventare volontario di Protezione<br />
Civile deve innanzitutto rivolgersi ad un’organizzazione<br />
di volontariato (Associazione o Gruppo comunale) che<br />
svolga già tale attività.<br />
I Gruppi comunali sono organismi di emanazione pubblica<br />
e dipendono funzionalmente dal sindaco, mentre le<br />
Associazioni sono strutture di natura privata, con un<br />
proprio statuto, un presidente ed un consiglio direttivo.<br />
Poiché il Sistema Nazionale di Protezione Civile è un<br />
contesto organizzato e regolato da norme precise, le<br />
organizzazioni di volontariato per operare in armonia<br />
con la legge devono essere iscritte all’Albo Regionale del<br />
Volontariato di Protezione Civile, nonché nell’Elenco<br />
nazionale del Dipartimento della Protezione Civile; questo<br />
anche al fine di godere dei benefici economici e di<br />
tutela previsti dalle norme vigenti. Tali benefici consentono<br />
di ottenere il mantenimento del posto di lavoro nel<br />
momento in cui si è chiamati a far fronte ad una situazione<br />
di emergenza ed il rimborso delle spese quando si<br />
è in missione. L’iscrizione all’Albo Regionale ha anche<br />
una funzione istituzionale di tipo operativo, poiché<br />
aiuta le diverse autorità a conoscere cosa è presente sul<br />
territorio e su come intervenire, soprattutto se l’evento<br />
richiede l’impiego di volontari che abbiano un certo tipo<br />
di specializzazione. L’iscrizione di un cittadino che voglia<br />
diventare volontario è comunque possibile presso qualunque<br />
organizzazione di volontariato operante nel territorio<br />
di <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>.<br />
Nel periodo in cui sono impiegati, preventivamente<br />
autorizzato dalle Autorità di Protezione Civile (Sindaco,<br />
Prefetto, Presidenti di Provincia e <strong>Regione</strong> e Dipartimento<br />
di P.C.), ai volontari viene garantito il mantenimento<br />
del posto di lavoro con il relativo trattamento<br />
economico e previdenziale. Le leggi vigenti (art.4 della<br />
L. 266/91) prevedono inoltre che le organizzazioni di<br />
volontariato debbano provvedere alla <strong>cop</strong>ertura assicurativa<br />
dei propri aderenti. Eventuali informazioni in materia<br />
di volontariato di P.C. possono comunque essere<br />
richieste: ai settori Protezione Civile della propria<br />
Provincia; alle Amministrazioni comunali (per i Gruppi<br />
comunali di Protezione Civile); alla <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> -<br />
DG Protezione Civile, Prevenzione e Polizia locale.<br />
Tornando agli aspetti operativi di questa attività e premesso<br />
che fin dagli anni ‘90 tutte le Amministrazioni<br />
comunali sono tenute per legge a dotarsi di un servizio<br />
di Protezione Civile, va sottolineato, come già accennato,<br />
che esistono due tipologie di organizzazioni: una più<br />
istituzionale rappresentata dal Gruppo comunale o intercomunale<br />
(quando raggruppa più località) ed una,<br />
l’Associazione, che scaturisce dall’adesione spontanea di<br />
gruppi di cittadini con finalità rivolte alla protezione<br />
civile. In quest’ultimo caso l’iniziativa è tutta privata e<br />
l’Amministrazione pubblica riconosce l’operatività di tale<br />
organizzazione attraverso l’iscrizione all’Albo e per<br />
mezzo di eventuali convenzionamenti locali.<br />
Per tutti i volontari, già da diversi anni, è obbligatoria<br />
l’acquisizione di una formazione di base che comporta la
frequenza di un apposito corso organizzato seguendo gli<br />
standard forniti dalla Scuola Superiore di Protezione<br />
Civile della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>. Una volta superato positivamente<br />
il corso si può finalmente diventare volontari<br />
operativi e seguire le proprie inclinazioni, anche dal<br />
punto di vista della specializzazione.<br />
Anche per le organizzazioni, la normativa regionale, prescrive<br />
la scelta di una o più specialità, secondo le personali<br />
attitudini dei suoi componenti o - più propriamente<br />
- derivante dalla tipologia dei rischi presenti sul<br />
territorio di competenza.<br />
A tale proposito il Regolamento regionale n. 9 prevede<br />
un elenco di specializzazioni che riportiamo nel box a<br />
seguire.<br />
L’ALBO SI ARTICOLA NELLE<br />
SEGUENTI SPECIALITÀ<br />
● Logistica/gestionale<br />
● Cinofili<br />
● Subacquei e soccorso nautico<br />
● Intervento idrogeologico<br />
● Antincendio boschivo<br />
● Tele-radiocomunicazioni<br />
● Nucleo di pronto intervento di cui<br />
all’articolo 6, comma 2 della l.r. 16/2004<br />
● Impianti tecnologici e servizi essenziali<br />
● Unità equestri<br />
Ciascun gruppo può anche decidere di essere “monotematico”,<br />
per cui quello dei sommozzatori, ad esempio,<br />
può dedicarsi esclusivamente all’attività subacquea che<br />
eserciterà ogni volta verrà chiamato in emergenza. Ce ne<br />
sono altri, invece, che hanno al loro interno due o più<br />
specializzazioni. A loro volta si iscrivono all’Albo facendo<br />
presente le discipline esercitate da mettere in pratica<br />
all’occorrenza. A spaziare in diversi settori sono di<br />
solito i gruppi più numerosi.<br />
È inoltre importante fare una precisazione: molti gruppi<br />
che si occupano di antincendio boschivo, per tradizione<br />
non si sono mai iscritti all’Albo di Protezione civile, mentre<br />
con il nuovo regolamento regionale n. 9 anche questi<br />
dovranno provvedere in tal senso.<br />
Riguardo ai bisogni effettivi di intervento, dettati dalle<br />
caratteristiche territoriali, va considerato che la nostra<br />
regione è strutturata per due terzi in zone collinari o<br />
montane. Per cui i rischi che si manifestano maggiormente<br />
sono di tipo idrogeologico e idraulico. Non vanno<br />
però dimenticate tutte le altre attività, perché<br />
Protezione Civile vuol dire soprattutto accoglienza e<br />
assistenza alla popolazione colpita e dunque un ruolo<br />
primario continua a ri<strong>cop</strong>rirlo la logistica. Mentre stanno<br />
acquisendo sempre più importanza, non solo per numero<br />
ed efficacia, anche i gruppi cinofili specializzati nella<br />
ricerca di persone scomparse, sotto le macerie così come<br />
nei boschi ed in superficie.<br />
Concludiamo questa panoramica su come si diventa<br />
volontario rivolgendo alcune domande a Nicola Angelini,<br />
nuovo quadro responsabile della posizione organizzativa<br />
“coordinamento del volontariato di protezione civile”<br />
SPECIALE come si diventa volontari<br />
che fa capo, in <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, alla Direzione<br />
Generale di Protezione civile, Polizia Locale e Sicurezza.<br />
Nicola ha 42 anni ed ha mosso i suoi primi passi da<br />
volontario con la grande alluvione della Valtellina del<br />
1987. E’ iscritto nei vecchi “ruolini prefettizi” fin dal<br />
1992 e milita in un’organizzazione dal ’93, da poche settimane<br />
ha lasciato il mondo del volontariato per ri<strong>cop</strong>rire<br />
il nuovo incarico in <strong>Regione</strong>. In questo caso non si<br />
tratta di quesiti tecnici, ma soprattutto di domande centrate<br />
sulle motivazioni che inducono a intraprendere<br />
questo percorso.<br />
Quale desiderio prevalente anima chi vuole diventare<br />
volontario di Protezione civile?<br />
«Ciascuno trova dentro di sé la molla personale che lo<br />
spinge a dedicarsi al prossimo. Recentemente mi è<br />
capitato di parlare con un ragazzo non ancora diciottenne<br />
di una famiglia terremotata dell’Abruzzo e che a<br />
seguito del sisma si è dovuta trasferire a Bergamo.<br />
Questo giovane è venuto a cercarci perché i volontari<br />
hanno assistito lui e i suoi familiari costretti a trasferirsi<br />
in una tendopoli dopo l’evento. Mi ha detto che<br />
desiderava diventare volontario poiché sentiva di dover<br />
restituire al suo Paese quanto egli aveva ricevuto nel<br />
momento del bisogno, offrendo così il suo servizio in<br />
Protezione Civile. Naturalmente il Gruppo in cui militavo<br />
lo ha accolto e aspetterà che diventi maggiorenne<br />
per poi sottoporlo all’iter formativo e dare spazio a<br />
questo suo desiderio. In ogni caso occorre avere un<br />
grande spirito di servizio perché stiamo parlando di una<br />
forma di volontariato ormai molto professionale che<br />
necessita di tante esercitazioni, molto impegno e una<br />
buona dose di controllo sulla propria psiche per non<br />
Sicurezza<br />
news<br />
25
26<br />
lasciarsi sopraffare dalla gravità degli scenari cui si può<br />
assistere».<br />
Quali sono le maggiori difficoltà che si incontrano<br />
svolgendo questa attività?<br />
«Sono soprattutto di due tipi: una di ordine burocratico<br />
perché cominciano ad essere molte le incombenze<br />
amministrative che gravano sui volontari; l’altra - più<br />
difficile - consiste nel riuscire a mantenere viva l’attenzione<br />
e lo spirito di servizio di quanti fanno parte di ciascun<br />
gruppo, poiché nei momenti di “pace” si possono<br />
sentire a volte demotivati. Poi accade che quando arriva<br />
l’emergenza i volontari non bastano mai».<br />
E le soddisfazioni che invece si possono cogliere?<br />
«Sono molte, soprattutto di ordine morale e personale.<br />
Esiste una strana simbiosi che si viene a creare tra il<br />
SPECIALE come si diventa volontari<br />
volontario e la persona soccorsa quando si è in missione,<br />
situazioni che fanno nascere tante grandi amicizie,<br />
anche tra volontario e volontario. Quindi le soddisfazioni<br />
ci sono e sono molto forti e particolari, forse uniche<br />
nel mondo del volontariato».<br />
Quale potrebbe essere la fisionomia futura delle<br />
organizzazioni di volontariato?<br />
«<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> sta investendo molto in questo settore<br />
perché si è resa conto che il volontariato è una<br />
risorsa insostituibile. Desideriamo un volontariato sempre<br />
più formato e specializzato in modo che possa lavorare<br />
anche in piena sicurezza e con le giuste attrezzature<br />
e dotazioni. <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, con uno sforzo economico<br />
senza eguali, ha acquistato moltissimi mezzi e<br />
materiali, che sono stati poi distribuiti alle province in<br />
modo che ciascuna possa avere una propria colonna<br />
mobile, dotata di mezzi<br />
moderni ed efficaci per<br />
fronteggiare ogni tipo di<br />
emergenza. Quindi la<br />
Protezione civile volontaria<br />
lombarda è proiettata<br />
verso un futuro che la<br />
vedrà assumere le sembianze<br />
di una task force di<br />
pronto impiego, organizzata,<br />
ben funzionante ed<br />
efficace nei risultati». ■<br />
Per informazioni:<br />
U.O. Protezione Civile<br />
Nicola Angelini<br />
Tel. 02 67652500
A<br />
Dal Friuli ad Haiti,<br />
un ‘miracolo’<br />
che dura 35 anni<br />
Alla cerimonia del 35° Anniversario della fondazione<br />
dell’Associazione Volontari di Protezione civile<br />
del Gruppo A2A (ex AEM), i veri protagonisti erano<br />
loro: i volontari, che hanno riempito con commossa<br />
partecipazione la sala congressi della Casa<br />
dell’Energia Aem di Milano. Non è mancato<br />
un momento di gratitudine, in cui ciascuno è stato<br />
insignito di un premio, segno del riconoscimento<br />
e della profonda ammirazione dell’Associazione<br />
per il lavoro e il prezioso servizio prestato<br />
dai volontari nel corso degli anni e<br />
per le collaborazioni proficue nate con le diverse<br />
componenti della Protezione civile<br />
Alla commemorazione del 35° Anniversario della<br />
nascita del Gruppo A2A di Protezione civile<br />
(allora Aem, storica Azienda elettrica municipale<br />
di Milano), che si è svolta di recente nel capoluo-<br />
Una foto prima dell’inizio<br />
della manifestazione<br />
con alcuni ospiti e volontari<br />
del Gruppo di Protezione civile<br />
A2A<br />
di Alessia Furia<br />
go lombardo, erano presenti oltre al fondatore del<br />
Gruppo, Luigi Bossi, illustri personalità del mondo<br />
istituzionale, l’assessore alla Protezione civile di<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> Romano La Russa e il direttore<br />
Sicurezza<br />
news<br />
27
28<br />
Missione in Molise, Ripabottoni<br />
generale dell’Ufficio Volontariato, Formazione e<br />
Comunicazione del Dipartimento di Protezione civile<br />
nazionale, Titti Postiglione. Tra gli ospiti presenti<br />
anche Antonio Pugliano della direzione regionale dei<br />
VV.F della <strong>Lombardia</strong>, che ha portato i saluti di<br />
Antonio Monaco direttore regionale e il Comandante<br />
provinciale dei VV.F di Milano, Silvano Barberi.<br />
Non è mancata la partecipazione di Biagio Longo,<br />
assistente del presidente del Consiglio di Gestione di<br />
A2A Giuliano Zuccoli e del presidente del Consiglio di<br />
Sorveglianza di A2A, Avv. Graziano Tarantini. Biagio<br />
Longo insieme a Luigi Bossi ha in modo simpatico e<br />
Missione nello Sri Lanka 2005<br />
Luigi Bossi, fondatore e presidente<br />
del Gruppo di<br />
Protezione civile A2A con Titti<br />
Postiglione, Anita Vitale e<br />
Alberto Biancardi, dirigente<br />
U.O. Protezione civile della<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong><br />
Romano La Russa<br />
Assessore alla Protezione<br />
Civile,<br />
Polizia Locale e Sicurezza<br />
brillante animato la giornata, portando i saluti alla<br />
platea gremita di volontari dei due presidenti di A2A.<br />
Il Gruppo di volontari è stato fondato il 7 maggio del<br />
1976, proprio all’indomani di un tragico evento, il terremoto<br />
del Friuli. In quella drammatica occasione, il<br />
Gruppo fu uno dei primi a raggiungere i luoghi di<br />
emergenza, consapevole di portare oltre alla propria<br />
competenza e alle preziose capacità organizzative,<br />
relative all’allestimento degli impianti e al ripristino<br />
delle linee elettriche, solidarietà e sentimenti di umanità<br />
necessari per restituire la speranza alle popolazioni<br />
friulane vittime della calamità. La stessa prontezza<br />
di spirito e senso di solidarietà che da sempre<br />
caratterizzano ogni missione umanitaria in cui partecipano<br />
i volontari del Gruppo A2A e che hanno con-
La parola al presidente Luigi Bossi. Accanto a Bossi, Biagio Longo, assistente della presidenza di A2A e giornalista;<br />
l’assessore alla Protezione civile, Polizia locale e Sicurezza della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, Romano La Russa<br />
e Titti Postiglione<br />
traddistinto 35 anni di onorata attività. Ne sa qualcosa<br />
Luigi Bossi, ‘animatore’ principale della giornata,<br />
nonché anima creativa dell’Associazione, piccolo<br />
grande ‘miracolo’ nel panorama del volontariato italiano<br />
e non solo. “Io sono il fondatore e ormai memoria<br />
storica del Gruppo - ha affermato nel corso della commemorazione<br />
– che però continua a stare in piedi grazie<br />
alla professionalità delle persone che lo compongono”.<br />
Un impegno che inizia appunto nei giorni successivi<br />
il catastrofico terremoto che distrusse buona<br />
parte del Friuli, non solo case, ma anche infrastrutture<br />
e servizi. La scossa, infatti, fu talmente forte che<br />
venne percepita in quasi tutto il Nord Italia. In quell’occasione<br />
tutti gli organismi istituzionali furono<br />
impegnati nelle opere di soccorso alle popolazioni<br />
friulane. Migliaia di civili si recarono sul posto, tra cui<br />
anche un gruppetto di dipendenti di Aem che rispo-<br />
sero all’appello lanciato in quei giorni dalla Direzione<br />
aziendale per la ricerca di personale tecnico qualificato<br />
disposto a recarsi sul luogo del disastro per aiutare<br />
a ripristinare le linee elettriche. Così partono pronti<br />
a mettersi in gioco e a dare tutta la loro disponibilità,<br />
in un contesto storico in cui la struttura di<br />
Protezione civile non esisteva ancora. Intanto l’allora<br />
Presidente della Repubblica, Sergio Leone, nomina<br />
l’onorevole Giuseppe Zamberletti ‘Commissario straordinario<br />
per le emergenze’, col compito di coordinare i<br />
soccorsi, sia quelli ufficiali sia quelli nati dallo spirito<br />
di volontariato. Inizia a prendere forma quella<br />
struttura che poi, nel 1982, diventerà la Protezione<br />
civile italiana.”Da quando è stato fondato l’organismo<br />
di Protezione civile, grazie al suo fondatore Giuseppe<br />
Zamberletti - continua Bossi - il nostro Gruppo ne ha<br />
sempre fatto parte. Nasce, infatti, il primo nucleo di<br />
Missione ad Haiti 2010, installazione di pannelli solari Sicurezza<br />
news<br />
29
30<br />
Protezione civile all’interno di Aem distinguendosi per<br />
l’ottimo apporto e migliorandosi nel corso degli anni”.<br />
Nel 1982 Aem cambia assetto e si trasforma acquisendo<br />
il settore gas della Montedison, e da Azienda<br />
Elettrica Municipalizzata diventa Azienda Energetica<br />
Municipale. “Con l’acquisizione del settore gas della<br />
Montedison – afferma - sono entrati nuovi colleghi e<br />
volontari che hanno portato al Gruppo nuove professionalità<br />
ampliandone le possibilità di intervento”. E<br />
infine, l’ultima trasformazione avvenuta nel 2008 che<br />
ha portato alla nascita del Gruppo A2A in cui confluisce<br />
Aem. Anche il Gruppo cambia denominazione,<br />
diventando ‘Associazione Volontari di Protezione civile<br />
del Gruppo A2A. Nel 2001 un importante riconoscimento<br />
arriva dall’allora Assessorato ai Lavori Pubblici<br />
e Protezione civile della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> che giudica<br />
il Gruppo una delle organizzazioni più accreditate<br />
sotto il profilo organizzativo e tecnologico per il<br />
soccorso alle popolazioni e per il supporto logistico,<br />
stipulando una convenzione ‘per l’attuazione del supporto<br />
logistico e di pronto intervento nelle attività di<br />
protezione civile di competenza regionale. E’ così che<br />
il Gruppo entra a far parte della Colonna Mobile della<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, iniziando una collaborazione che<br />
dura tuttora. “L’importanza dell’opera svolta dal<br />
Gruppo di volontari A2A insieme alla Protezione civile<br />
regionale - ha sottolineato nel suo intervento l’assessore<br />
Romano La Russa - è un fiore all’occhiello per<br />
tutta l’amministrazione regionale e per tutta la<br />
Protezione civile nazionale. Siete il Gruppo di volontari<br />
con una lunga storia alle spalle, spesso intrecciata<br />
con la storia della città di Milano, nato ancora<br />
prima che la grande ‘macchina’ della Protezione civile<br />
iniziasse a partire. Un Gruppo che si contraddistingue<br />
anche per essere tra i più organizzati e addestrati a<br />
livello nazionale. Sappiamo – continua - che in<br />
momenti di necessità è sempre possibile contare sulla<br />
vostra opera. A voi va il mio ringraziamento e l’esortazione<br />
a continuare l’opera, sperando che le collaborazioni<br />
e le sinergie con il Gruppo dell’A2A possano<br />
aumentare nel futuro per il bene della comunità e di<br />
chi ha bisogno, da parte nostra saremo sempre pronti<br />
a sostenervi nella vostra opera spesso silenziosa,<br />
ma al tempo stesso eroica”. Come eroici sono gli stra-<br />
Al termine<br />
della cerimonia<br />
il presidente Bossi<br />
consegna a tutti<br />
i volontari del Gruppo<br />
di Protezione civile<br />
A2A un ricordo<br />
di questo’primo<br />
trentacinquennale’.<br />
A sinistra, nella foto,<br />
Paola Bongiorni<br />
segretaria e ‘colonna’<br />
del Gruppo A2A<br />
ordinari passi che ha fatto la Protezione civile nazionale<br />
nel corso di questi 35 anni, sottolineato da Titti<br />
Postiglione. “Il volontariato nell’ambito di un sistema<br />
complesso di Protezione civile è a sua volta un mosaico<br />
straordinario dove stanno insieme grandi organizzazioni<br />
presenti, grazie ai loro corpi specializzati, in<br />
modo capillare su tutto il territorio nazionale. Tra<br />
queste esistono veri e propri ‘gioielli’ come l’A2A, teoricamente<br />
piccola associazione in termini di numeri e<br />
strutture, ma con una potenzialità straordinaria.<br />
Personalmente ho un legame particolare con questa<br />
associazione per aver condiviso i tragici giorni che<br />
risalgono al terremoto dell’Aquila. Durante l’emergenza,<br />
di portata rilevante, mentre la straordinaria<br />
Colonna Mobile lombarda allestiva i campi di accoglienza<br />
a Monticchio, ci rendemmo subito conto che<br />
serviva una azione più diffusa relativamente alla<br />
rimessa in opera e in sicurezza degli impianti elettrici<br />
di acqua, luce e gas su cui si fonda una operazione<br />
di protezione civile e di assistenza alla popolazione.<br />
Immediatamente pensammo che c’era bisogno di loro,<br />
del Gruppo A2A, gli unici a operare da anni con una<br />
professionalità straordinaria e al tempo stesso con<br />
una disponibilità davvero impareggiabile. Nel giro di<br />
qualche ora, infatti, arrivarono pronti e puntuali come<br />
sempre. Iniziammo a segnare su un grosso tabellone i<br />
campi di accoglienza che a mano a mano venivano<br />
sistemati. Per noi la loro presenza è stata una sicurezza:<br />
la presenza di un volontariato così specializzato ci<br />
consentiva di avere piena fiducia in chi stava operando.<br />
E’ proprio questo il valore aggiunto del volontariato,<br />
che oggi, seguendo l’esempio del gruppo A2A è<br />
sempre più organizzato. In Europa attualmente sta<br />
nascendo l’idea di un ‘Corpo volontario europeo’ ed è<br />
all’Italia che si guarda, per la peculiarità del nostro<br />
sistema di averne tanti, così specializzati in tutti i<br />
settori e che indossando divise diverse riescono a<br />
lavorare insieme. E dal momento che il nostro sistema<br />
di Protezione civile fonda le proprie radici proprio sul<br />
volontariato è su quest’ultimo che dobbiamo continuare<br />
a investire e affinché possa continuare a crescere<br />
ha bisogno delle istituzioni come la <strong>Regione</strong><br />
<strong>Lombardia</strong> che la possa sostenere riconoscendone<br />
l’importanza”.
In questi anni il Gruppo A2A non ha mai smesso di<br />
essere di offrire il proprio aiuto alle popolazioni vittime<br />
di calamità, passando da una missione nazionale<br />
o internazionale con entusiasmo e supportando le<br />
altre organizzazioni con le proprie competenze e specializzazione<br />
nell’impiantistica dei servizi, ai vari<br />
livelli. “La missione del 2005 in Sri Lanka – ha ricordato<br />
Luigi Bossi – è stata la seconda grande esperienza<br />
operativa all’estero, dopo quella del 1999 quando<br />
siamo chiamati a partecipare a ‘Missione Arcobaleno’<br />
in Albania per l’assistenza ai profughi del Kosovo. In<br />
Sri Lanka, nella regione Tamil a Nord-est del Paese, tra<br />
le più pericolose dove spadroneggia la guerriglia tra i<br />
gruppi etnici differenti, ci rechiamo con la Protezione<br />
civile del Comune di Milano per allestire un campo<br />
gestito da InterSos. In quei giorni riuscimmo a ripristinare<br />
alcuni pozzi, mettere in funzione potabilizzatori<br />
e cisterne per l’acqua e soprattutto costruimmo<br />
moltissime latrine con tanto di scarichi al fine di consentire<br />
alle popolazioni di vivere dignitosamente.<br />
Dopo circa 20 giorni è partita una seconda squadra<br />
che si è occupata della costruzione di ben 13 km di<br />
linea elettrica a 15 mila volt, due cabine di trasformazione<br />
da ‘palo’ e svariati chilometri di distribuzione di<br />
bassa tensione”. Nel 2010, infine, a seguito del terremoto<br />
ad Haiti, A2A partecipa a una missione organizzata<br />
da <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, dove il Gruppo fu chiamato<br />
per far fronte a problemi di fornitura di energia<br />
elettrica laddove non c’era la possibilità di collegarsi<br />
a nessuna rete. E’ stato quindi affrontato in modo<br />
innovativo il problema di produrre sul posto l’energia<br />
necessaria per il funzionamento di un orfanotrofio,<br />
tramite l’installazione di un impianto fotovoltaico.<br />
“Presso il Seminario San Carlo di Port au Prince che<br />
ospita migliaia di persone, l’unico dei tre esistenti<br />
prima del terremoto che ha resistito alla scossa, è<br />
stato installato un impianto fotovoltaico che consente<br />
di sopperire alle carenze di elettricità date dalla<br />
distruzione della rete di distribuzione e alle difficoltà<br />
di approvvigionamento del gasolio per il generatore.<br />
Per il 2011 la previsione è quella di ritornare ad Haiti<br />
per una seconda spedizione, con l’obiettivo di completare<br />
l’impianto del Seminario al fine di renderlo<br />
Bossi e Marcello<br />
Di Capua, presidente<br />
della Fondazione Aem<br />
hanno consegnato<br />
anche<br />
ai rappresentanti delle<br />
altre organizzazioni<br />
che compongono<br />
la Colonna Mobile<br />
regionale targhe<br />
e gagliardetti.<br />
Nella foto viene<br />
premiato Alberto<br />
Bruno, presidente<br />
del Comitato<br />
provinciale<br />
della Croce Rossa<br />
autonomo energeticamente”. Il secondo obiettivo è<br />
quello di portare aiuto a Suor Marcella Catozza, missionaria<br />
francescana ad Haiti da cinque anni che sempre<br />
a Port au Prince, nella malfamata zona di ‘Waf<br />
Jeremy’ sta portando a termine la costruzione di un<br />
villaggio composto da più di 200 casette, un refettorio,<br />
una scuola e un ambulatorio medico. “Vorremmo<br />
riuscire ad aiutare anche Suor Marcella che in modo<br />
affettuoso abbiamo soprannominato ‘Suor Marine’ per<br />
la sua fortissima volontà e caparbietà che le fanno<br />
raggiungere obiettivi impensabili in un contesto profondamente<br />
degradato. Attualmente il suo ‘Vilaj<br />
Italyen’, sta diventando ogni giorno più grande in un<br />
mare di baracche e discariche. Vorremmo aiutarla per<br />
questo stiamo cercando il materiale necessario (pannelli,<br />
inverter, caricabatterie, batterie..) e siccome i<br />
fondi sono pochi ci stiamo rivolgendo anche alle ditte<br />
per avere il materiale gratuitamente e di poter ritornare<br />
ad Haiti per costruire nel villaggio di Suor<br />
Marcella un altro impianto fotovoltaico, e speriamo di<br />
riuscirci entro quest’anno”.<br />
Questa meravigliosa giornata di festeggiamenti è proseguita<br />
con la consegna della targa con incisa una<br />
sola parola dal grande significato: ‘grazie’ e regalata<br />
agli organismi che hanno aiutato dal punto di vista<br />
economico e materiale A2A al fine del raggiungimento<br />
dei suoi obiettivi, mentre a tutti gli altri ospiti<br />
intervenuti, volontari e non solo, è stato consegnato<br />
il gagliardetto, simbolo di stima e di amicizia.<br />
La cerimonia si è chiusa, infine, con una promessa<br />
importante da parte del Presidente della Fondazione<br />
di Aem, ossia l’impegno di offrire un sostegno economico<br />
fisso senza il quale la professionalità e la<br />
solidarietà del Gruppo di volontari avrebbero molta<br />
difficoltà a emergere. “La Fondazione Aem – ha sottolineato<br />
il presidente - ha come s<strong>cop</strong>o di tutelare e<br />
conservare il patrimonio di Aem, che è sicuramente<br />
storia industriale e di modernità, ma è soprattutto<br />
storia di uomini. Al prossimo Consiglio porterò una<br />
proposta di delibera per far sì che la Fondazione<br />
possa diventare un sostenitore fisso, dal punto di<br />
vista materiale, del Gruppo di Volontari di A2A di<br />
Protezione civile”. ■<br />
Sicurezza<br />
news<br />
31
32<br />
Anziani più sicuri<br />
con il Pool Antitruffe<br />
I<br />
di Alessia Furia<br />
Il Pool Antitruffe Anziani nasce nell'aprile 2007<br />
per volere del Procuratore Aggiunto del Tribunale<br />
di Milano, Alberto Nobili, e dell'amministrazione<br />
del Comune di Milano con l’allora vicesindaco<br />
Riccardo De Corato, che da subito ha provveduto a<br />
fornire personale e mezzi.<br />
Con la costituzione del Pool sono partite immediatamente<br />
le prime indagini, che hanno portato dopo<br />
poco ai primi arresti e alle denunce di vari personaggi<br />
che, singolarmente o in concorso, truffavano e<br />
derubavano la fascia più debole della popolazione: le<br />
persone anziane.<br />
“La prima indagine in assoluto in cui ci siamo imbattuti<br />
- ha detto il commissario aggiunto Francesco Podini,<br />
del Pool Antitruffe Anziani della Procura di Milano, “ha<br />
portato a s<strong>cop</strong>rire due uomini di origine campana che,<br />
fingendosi medici, truffavano preti anziani sottraendo<br />
loro i risparmi delle parrocchie, comprese le offerte dei<br />
fedeli. Ciò è accaduto sia a<br />
Milano che in provincia.<br />
La tecnica utilizzata è conosciuta:<br />
si tratta di quella<br />
tecnica che noi del mestiere<br />
abbiamo denominato ‘truffa<br />
all'americana’, in quanto<br />
due complici si fingono uno<br />
un medico e l'altro un benefattore.<br />
Quest’ultimo finge<br />
Per stroncare il fenomeno delle truffe agli anziani,<br />
a Milano è attivo già da qualche anno un lavoro<br />
proficuo di indagini, nelle quali le intercettazioni<br />
telefoniche sono uno strumento fondamentale. Non<br />
solo. L’attività di prevenzione e di sensibilizzazione<br />
prevista dal Pool in collaborazione con alcuni enti,<br />
è ritenuta indispensabile al fine di contrastare<br />
questi preoccupanti episodi di reato<br />
Il dott. Fabrizio Cristalli<br />
durante la conferenza stampa<br />
del Pool Antitruffe<br />
di dover donare una forte somma di denaro a una persona<br />
che però è ormai deceduta. Il raggiro nei confronti<br />
dell’ignaro prete avviene nel momento in cui il benefattore,<br />
con l’aiuto del suo complice, convince il prete<br />
ad accettare la finta somma, dal momento che non<br />
saprebbe a chi donarla, essendo defunta la persona a<br />
cui la donazione era destinata. Generalmente riescono<br />
a convincere la povera vittima ad andare da un<br />
notaio, che in realtà non esiste, al fine di redigere un<br />
finto atto con cui i due truffatori si divideranno la<br />
somma. Quasi sempre i preti, pensando di fare un’opera<br />
di bene alle loro parrocchie, accettano di dare in<br />
garanzia una somma di denaro, che viene poi derubata<br />
con un raggiro dai due soggetti. Mesi di indagini e<br />
di intercettazioni telefoniche, non solo, anche di<br />
appostamenti hanno portato all'arresto dei due individui<br />
e successivamente alla loro condanna”.<br />
Molto importanti per le indagini si sono dimostrate,<br />
naturalmente, le intercettazioni telefoniche. Uno<br />
strumento ottimo che offre grossi spunti investigativi<br />
e la possibilità di monitorare i movimenti dei truffa-
tori, capire le loro mosse e cercare poi di arrestarli in<br />
fragranza di reato.<br />
Con il passare del tempo e il lavoro sempre più in<br />
aumento, il Pool è stato rinforzato con altro personale<br />
anche della Polizia di Stato, dando vita così al<br />
cosiddetto ‘Interforze’. “L'unione del gruppo ha portato<br />
a una grande sinergia. In particolare, abbiamo iniziato<br />
a darci da fare con la raccolta di informazioni e<br />
a svolgere indagini su tutti i fascicoli giacenti presso<br />
la Procura”.<br />
All'inizio il compito è stato arduo, in quanto nella<br />
città di Milano e provincia le truffe o i furti agli anziani<br />
erano in forte aumento, ma soprattutto i personaggi<br />
che commettevano questi reati non avevano né un<br />
nome né tantomeno un volto; perciò è stato necessario,<br />
come primo passo, costruire un data base e un<br />
archivio dove riporre tutti i dati e le fotografie di ciascun<br />
personaggio e su cui sviluppare gli album fotografici.<br />
“Progressivamente - continua il Commissario -<br />
si è arrivati ad arrestare anche il ‘finto direttore di<br />
banca, il finto antennista, il finto idraulico o elettricista’,<br />
tutti poi inseriti in quell'archivio”.<br />
Ultimamente la presenza della Polizia Locale nel Pool è<br />
fortemente aumentata, proprio per dare un grosso<br />
impulso investigativo alle indagini sempre serrate. Oggi,<br />
dopo tanta esperienza, i componenti del Pool partecipano<br />
come relatori a convegni insieme a banche, ospedali,<br />
dando anche un supporto informativo a ufficiali e agenti<br />
di Polizia Locale di altri comuni”.<br />
Già da qualche tempo, grazie al direttore dell'Accademia<br />
della Polizia Locale, Emiliano Bezzon, ex<br />
comandante della Polizia Locale di Milano con una<br />
conoscenza approfondita del lavoro del Pool, è nata<br />
una interessante collaborazione con l'Accademia per<br />
portare l’esperienza del Pool a tutti i colleghi della<br />
Polizia Locale che prestano servizio anche nei piccoli<br />
comuni. “Costoro - ha tenuto a sottolineare Podini -<br />
probabilmente più di tutti, vivono in realtà dove gli<br />
anziani rappresentano la stragrande maggioranza;<br />
pertanto il nostro compito è quello di spiegare loro<br />
come accorgersi se un anziano sia o meno nelle mani<br />
di qualche truffatore malintenzionato. Purtroppo,<br />
avviene spesso che le vittime, per paura o frustrazione,<br />
non chiedono aiuto neanche ai loro familiari”.<br />
Altra iniziativa importante, intrapresa alcuni mesi<br />
orsono, riguarda quella organizzata con un importante<br />
istituto bancario che, facendo proprio il problema<br />
delle persone anziane, con l'ausilio del Pool sta creando<br />
incontri con il proprio personale e i propri clienti.<br />
“Il nostro obiettivo - ha concluso Podini - è offrire<br />
utili informazioni su come prevenire le truffe e i furti<br />
dal momento che oggi è molto più importante cercare<br />
di prevenire, informando e sensibilizzando tutti<br />
quegli enti, ospedali, mercati, asl, parrocchie, dove<br />
gli anziani sono più presenti”. ■<br />
Per informazioni:<br />
Pool Antitruffe Anziani - Procura di Milano<br />
Comm. Agg.to Francesco Podini<br />
Tel.: 02 54332699/2703; cell.: 335 7482550<br />
email: poolantitruffe.procura.milano@giustizia.it<br />
Sicurezza<br />
news<br />
33
34<br />
Studenti a scuola<br />
di sicurezza e legalità<br />
dalla Polizia Locale<br />
A<br />
di Francesco Lamberini<br />
Anni di incontri con i ragazzi delle scuole hanno<br />
dimostrato che il modo migliore per avvicinare<br />
la Polizia Locale ai cittadini è quello di iniziare<br />
prima possibile tale contatto. E’ proprio con questo<br />
obiettivo che numerosi Comuni, rispondendo a un’iniziativa<br />
della <strong>Regione</strong>, hanno predisposto una serie di open<br />
day in molti comandi presenti sul territorio lombardo. I<br />
primi due, che si sono tenuti il 5 maggio a Brescia e il<br />
19 maggio a Bergamo, hanno confermato quanta importanza<br />
rivestano eventi di questo tipo.<br />
L’appuntamento di Brescia ha visto protagonisti<br />
novanta scolari appartenenti a tre classi della Scuola<br />
Offrire ai ragazzi l’opportunità di osservare<br />
da vicino l’attività della Polizia Locale: con questo<br />
obiettivo si sono tenuti il 5 e 19 maggio,<br />
rispettivamente ai comandi di Brescia e Bergamo,<br />
due open day. Le iniziative, contrassegnate anche<br />
da dimostrazioni pratiche, hanno riscosso notevole<br />
successo. A entrambi gli appuntamenti, promossi<br />
da <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, è intervenuto l’assessore<br />
alla Protezione civile, Polizia locale e Sicurezza,<br />
Romano La Russa<br />
primaria audiofonetica delle Orsoline di Mompiano. Gli<br />
allievi, infatti, sono stati gli invitati speciali all’open<br />
day deciso dal comando di Polizia Locale di via<br />
Donegani e che si è svolto alla presenza dell’assessore<br />
regionale alla Protezione civile, Polizia locale e<br />
Sicurezza, Romano La Russa e del vicesindaco e assessore<br />
alla Sicurezza, Fabio Rolfi.<br />
Per gli scolari bresciani quella del 5 maggio scorso è<br />
stata una mattinata formativa ma anche densa di tanti<br />
contenuti ludici, trascorsa a contatto degli amici vigili in<br />
divisa, i quali hanno voluto far capire loro che la tutela<br />
delle norme e delle leggi va considerata un valore e
anche un esempio da diffondere. Si è trattato, in pratica,<br />
di una lezione di educazione civica applicata.<br />
«Siamo convinti dell’importanza del lavoro che stiamo<br />
facendo - ha spiegato l’assessore La Russa - e abbiamo<br />
potuto constatare che i risultati migliori li otteniamo<br />
proprio laddove iniziamo questo tipo di attività fin dalle<br />
scuole elementari. Vogliamo che le divise incutano sempre<br />
meno timore e che, al contrario, vengano percepite<br />
come un sicuro punto di riferimento».<br />
L’incontro con gli agenti, contrassegnato anche da alcune<br />
dimostrazioni pratiche del loro lavoro, ha rappresentato<br />
per i bambini un’esperienza molto costruttiva,<br />
hanno infine sottolineato il comandante del Corpo,<br />
Roberto Novelli e la responsabile dell’Ufficio di educazione<br />
stradale Giusy Pedracini.<br />
I bambini intervenuti hanno potuto prendere visione dei<br />
mezzi a disposizione del comando, dal furgone per la<br />
rilevazione di incidenti stradali, alle moto e bici utilizzate<br />
quotidianamente dagli agenti. Hanno visitato la sala<br />
operativa e la sala di foto segnalamento nella quale,<br />
attraverso fotografie scattate ad uno studente, hanno<br />
appreso il funzionamento di questo importante strumen-<br />
Alcuni momenti formativi e dimostrativi della Polizia<br />
Locale di Bergamo e di Brescia<br />
Sicurezza<br />
news<br />
35
36<br />
to per l’identificazione delle persone.<br />
In seguito è stato spiegato loro il connubio tra addestramento<br />
e cura che devono essere prestate agli animali<br />
presenti al comando, incontrando la Squadra ippomontata<br />
della PL che con 2 cavalli contribuisce al pattugliamenti<br />
dei parchi della città; la dimostrazione è terminata<br />
incontrando l’Unità cinofila. I 2 cani che la compongono,<br />
hanno intrattenuto i bambini con esibizioni sull’addestramento<br />
ricevuto, giochi e ricerca di sostanze<br />
psicotrope nascoste da uno degli alunni.<br />
Analogo successo lo ha riscosso l’open day tenuto il 19<br />
maggio al comando di Polizia Locale di via Coghetti a<br />
Bergamo. L’appuntamento è stato aperto dall’arrivo, nel<br />
vasto parcheggio all’aperto riservato agli automezzi, dei<br />
circa 130 giovani provenienti dalla scuola media Savoia<br />
e dal liceo Lussana e dai rappresentanti delle istituzioni<br />
e delle forze dell’ordine. Fra le autorità intervenute il sindaco<br />
Franco Tentorio, accompagnato dagli assessori<br />
Cristian Invernizzi e Marcello Moro, l’assessore regionale<br />
alla Protezione civile Romano La Russa e il vescovo ausiliare<br />
emerito Lino Belotti.<br />
Accanto al piccolo palco, allestito per l’occasione, sono<br />
state proposte sopra dei cavalletti una serie di fotografie<br />
in bianco e nero sulle tappe storiche vissute dal Corpo.<br />
L’appuntamento è stato aperto da una breve introduzione,<br />
letta ai microfoni, per spiegare le finalità dell’open day.<br />
«Oltre ad avvicinare gli studenti ai principali servizi svolti<br />
dal Corpo - è stato sottolineato - l’incontro si propone<br />
di far percepire il messaggio di legalità rivolto alla popolazione<br />
in età scolare e quello di sensibilizzazione verso i<br />
rischi connessi alla viabilità stradale».<br />
«Per rendere una città più vivibile - ha detto il sindaco<br />
nell’aprire gli interventi - la prima condizione è quella di<br />
farla maggiormente frequentare dai suoi abitanti, di giorno<br />
e di sera. E per realizzare questo obiettivo l’apporto<br />
della polizia municipale risulta essenziale. La presenza<br />
degli agenti, inoltre, ci consente di renderla più sicura<br />
attraverso il perseguimento dei reati ma anche attraverso<br />
le indicazioni di quello che i cittadini devono fare».<br />
«I vigili urbani - ha poi sottolineato l’assessore La Russa<br />
- come spesso vengono ancora chiamati gli appartenenti<br />
alla Polizia Locale, sono coloro che silenziosamente,<br />
senza farsi troppa pubblicità, pensano alla sicurezza dei<br />
vostri genitori, dei nostri figli e di tutta la popolazione.<br />
Lo fanno con quel donarsi agli altri che non è secondo a<br />
nessuno. Questa esperienza mi auguro possa esservi di<br />
insegnamento, certamente per voi ma anche da portare<br />
all’interno delle vostre famiglie».<br />
«Questo incontro con i giovani - ha infine commentato<br />
il comandante Paolo Cianciotta - rientra in un’iniziativa<br />
pilota promossa dalla <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> con l’intento di<br />
coinvolgere alcuni capoluoghi di provincia. E’ una proposta<br />
che abbiamo accettato con entusiasmo perché condividiamo<br />
il progetto di promulgare l’immagine di una<br />
Polizia locale moderna e vicina alla popolazione. Il principio<br />
che lo ispira è quello di diminuire la distanza tra le<br />
istituzioni locali e la cittadinanza, che poi rappresenta il<br />
nostro principale obiettivo. I ragazzi intervenuti rappresentano<br />
solo l’inizio di un progetto che intende coinvolgere<br />
un po’ tutti gli istituti».<br />
Infine i giovani hanno visitato il comando e sono stati<br />
loro proposti: filmati, le tecniche riguardanti il rilevamento<br />
di un sinistro, i controlli alcolimetrici, i drogatest<br />
e una dimostrazione di arti marziali. L’incontro si è<br />
concluso con una visita alla vicina sede della Protezione<br />
civile del Comune dove il dirigente Virgilio Appiani ha<br />
illustrato agli studenti l’attività dei volontari mostrando<br />
loro attrezzature e automezzi. ■<br />
Per informazioni:<br />
U.O. Polizia Locale e Interventi Integrati<br />
per la Sicurezza<br />
Cristiano Dell’Acqua<br />
Tel.: +39 02 67654842<br />
Bruno Donno<br />
Tel.: +39 02 67655019
A<br />
Quando la mobilità<br />
urbana insegue<br />
politiche di ‘security’<br />
Gallarate (Va) è all’avanguardia nello studio e<br />
nella realizzazione di percorsi innovativi di mobilità,<br />
basata anche sulla partecipazione attiva<br />
del cittadino. In questa strategia si è inserito,<br />
di recente, il progetto S.E.M. (Sistema di Emergenze<br />
Mobile). Non solo. E’ attivo da tre mesi il più grande<br />
sistema di rilevazione e letture targhe presente<br />
in Italia. Un utile strumento a supporto<br />
delle indagini di Polizia Giudiziaria e non solo<br />
Attualmente è ancora un ‘progetto pilota’, ma nel<br />
mese di settembre si chiuderà la fase di sperimentazione<br />
e S.E.M., il Sistema di Emergenze Mobile,<br />
sarà finalmente operativo. Un’attivazione che consentirà<br />
rapide e più potenziate comunicazioni tra Polizia Locale<br />
e Protezione Civile da un parte e cittadini dall’altra.<br />
Come funziona il sistema? “Tramite l’invio di un sms o<br />
mms da parte della Polizia Locale al cittadino - ha detto<br />
Simona Rita Bernutti, commissario ggiunto della Polizia<br />
Locale di Gallarate - sarà possibile avvisarlo in tempo<br />
reale di tutte quelle situazioni di rischio nel territorio<br />
di Alessia Furia<br />
gallaratese, come per esempio incidenti gravi in una<br />
delle aziende chimiche in prossimità della città tali da<br />
compromettere seriamente la circolazione”. Per ricevere<br />
il messaggio gli utenti dovranno accreditarsi e, collegandosi<br />
al portale dell’amministrazione comunale, reperire<br />
tutte le informazioni utili sulle norme di comportamento<br />
da tenere nei casi di rischio”. Di converso, S.E.M. consentirà<br />
anche all’utente di mettersi in comunicazione<br />
con Polizia Locale e Protezione Civile sia con una semplice<br />
chiamata sia inviando una foto o un audiomessaggio,<br />
che verranno immediatamente visionati.<br />
Sicurezza<br />
news<br />
37
38<br />
Scorcio della nuova sala operativa tecnologicamente<br />
avanzata della Polizia Locale di Gallarate<br />
“Se la materia è di nostra competenza agiamo immediatamente,<br />
oppure inoltriamo il documento agli altri settori<br />
dell’amministrazione o alle forze di polizia o di soccorso<br />
nel caso di incidenti stradali”.<br />
Un ulteriore servizio che offre S.E.M. è la compilazione<br />
di statistiche che metteranno in evidenza quali segnalazioni<br />
vengono maggiormente effettuate, con la raccolta<br />
di dati utili anche ad altri settori della ‘macchina comunale’.<br />
Tramite questo sistema, la città si dota di uno strumento<br />
all’avanguardia a livello nazionale. Unico precedente,<br />
gli sms che nel 2004 cercarono di disciplinare l’afflusso<br />
di persone a Roma per le esequie di papa Giovanni Paolo<br />
II. S.E.M., però, è molto di più. Oltre a indicare un pericolo,<br />
consentirà di suggerire i percorsi per aggirare<br />
l’ostacolo con tanto di mappa e potrà essere utilizzato<br />
per diffondere i contenuti delle ordinanze contingibili e<br />
urgenti da parte del sindaco. In generale, si attiva un<br />
nuovo, efficace e rapido canale di comunicazione con la<br />
cittadinanza, con ciò che ne consegue per quanto concerne<br />
i tempi di reazione di fronte a un’emergenza, per<br />
esempio legata a precipitazioni nevose.<br />
Mentre dunque S.E.M. opera soprattutto nell’ottica di<br />
politiche di prevenzione, l’altro, innovativo ‘Sistema di<br />
rilevamento e lettura delle targhe’ opera invece all’insegna<br />
di politiche di security. Dopo l’impianto di videosorveglianza<br />
attivo nel Comune di Gallarate dal 2006 (e<br />
completamente rinnovato nel 2009, grazie ai finanziamenti<br />
di <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>), il territorio gallaratese si<br />
dota infatti di un altro importante strumento di lettura<br />
per il riconoscimento sia dei veicoli che delle targhe. Un<br />
grande traguardo se si pensa che alle 43 postazioni di<br />
video-sorveglianza ‘ordinaria’ localizzate in vari punti del<br />
territorio, si vanno ad aggiungere ora 12 portali, posizionati<br />
in determinate arterie di accesso e di uscita della<br />
città, con caratteristiche tecniche davvero speciali.<br />
“Gallarate è il primo Comune in assoluto in Italia ad<br />
avere un sistema per il rilevamento delle targhe con queste<br />
specifiche caratteristiche, cioè così grande e potente<br />
- spiega Bernutti -. Il sistema si basa sulla tecnologia<br />
delle ‘zone a traffico limitato’, che hanno anche altri<br />
Comuni ma che a Gallarate è più potente, essendo in<br />
grado di riconoscere la targa di un veicolo che transita<br />
anche a 60 km all’ora. Inoltre, ci consente di tracciare il<br />
giorno, l’orario, la direzione di transito di tutti i veicoli<br />
e di riconoscere quelle targhe già comprese nella ‘black<br />
list’. Ad esempio, se ci arriva la segnalazione di un veicolo<br />
ricercato in seguito a una rapina, inserendo i riferimenti<br />
(il numero anche parziale della targa) il sistema<br />
avviserà automaticamente l’operatore della presenza del<br />
veicolo quando questo transiterà il varco. A questo<br />
punto sarà possibile allertare le altre Forze di Polizia,<br />
oppure agire autonomamente. Naturalmente siamo a<br />
disposizione di tutte le Forze dell’Ordine, Carabinieri,<br />
Polizia e Guardia di Finanza oltre che direttamente della<br />
Polizia Giudiziaria per fornire tutte le informazioni sul<br />
transito di veicoli”. Le 12 postazioni video sono state<br />
scelte in accordo con il dirigente del commissariato di<br />
Polizia di Stato selezionando le arterie di accesso e uscita<br />
dalla città, ritenute quelle più importanti da monitorare.<br />
“Per adesso - continua - siamo partiti con le principali<br />
arterie dove i veicoli sono quasi ‘obbligati’ a passare;<br />
certo è che il delinquente, quando vuole scappare,<br />
passa per vie secondarie o trova delle scorciatoie. In<br />
questi tre mesi abbiamo registrato comunque i primi<br />
risultati, riuscendo a rintracciare veicoli che ci erano<br />
stati segnalati perché s<strong>cop</strong>erti di assicurazione”. Ma<br />
l’obiettivo è di andare ben oltre. “Il territorio gallaratese<br />
è molto complesso da leggere dal punto di vista della<br />
sicurezza. Le notizie che trapelano farebbero sembrare<br />
Gallarate una località tranquilla come tutte quelle del<br />
basso varesotto, in cui non si registrano grossi episodi
di reati. In effetti, la volontà di munirsi di questa soluzione<br />
è arrivata dall’amministrazione comunale indipendentemente<br />
dall’effettiva esigenza o di un incremento a<br />
dismisura dei reati particolarmente gravi. Tuttavia, sappiamo<br />
benissimo, per dichiarazione della stessa divisione<br />
Distrettuale Antimafia, che il varesotto e il basso<br />
milanese sono interessati, in realtà, da fenomeni anche<br />
di natura mafiosi e inoltre, essendo vicinissimi all’aeroporto<br />
di Malpensa, siamo indotti a pensare che ci siano<br />
giri di delinquenza di un certo tipo, dalla mafia al traffico<br />
di droga, al riciclaggio di denaro. Anche per questo<br />
Il saluto della Polizia Locale al Comandante Alessi<br />
Gli agenti della Polizia Locale della città di Gallarate hanno salutato il loro<br />
comandante Giuseppe Alessi, ormai prossimo al pensionamento. Alessi ha retto,<br />
in qualità di Dirigente, il comando del Corpo di Polizia Locale di Gallarate dal 1°<br />
Novembre 1992 al 30 Giugno 2011.<br />
Laureato in Giurisprudenza ha traghettato il Comando dall’era della macchina<br />
da scrivere a quella dei computer rinnovando costantemente i mezzi e le strumentazioni<br />
tecniche.<br />
A lui i più sinceri auguri da parte di tutto il personale del Corpo di Polizia Locale.<br />
Giuseppe Alessi,<br />
comandante del Corpo di Polizia Locale di Gallarate<br />
Giuseppe Alessi,<br />
comandante del Corpo di Polizia Locale di Gallarate<br />
con Simona Rita Bernutti, commissario aggiunto<br />
ritengo che il sistema potrà essere non solo molto<br />
utile alle indagini di Polizia Giudiziaria ma ampliato<br />
tramite una implementazione degli impianti, e abbinato<br />
a tutti i sistemi di video sorveglianza che ci<br />
sono in tutti i comuni, fino a estenderlo a tutta<br />
<strong>Lombardia</strong>”.<br />
L’installazione del sistema, tra l’altro, è stata a costo<br />
zero per Gallarate. “Abbiamo usufruito dei finanziamenti<br />
della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, perché parte delle attrezzature<br />
tecniche sono state installate basandosi sugli impianti<br />
di video sorveglianza ‘ordinaria’. Per le strutture accessorie<br />
abbiamo potuto contare, invece, sul finanziamento<br />
del Ministero dell’Interno, grazie al ‘Patto della Sicurezza’<br />
siglato nel dicembre del 2009. In questo modo il Comune<br />
non ha sostenuto un euro di spesa”. ■<br />
Sicurezza<br />
news<br />
39
N<br />
40<br />
Il comandante Casale:<br />
«Garantire la sicurezza<br />
è il nostro primo impegno»<br />
di Francesco Lamberini<br />
Nello scorso 31 dicembre è stato<br />
nominato nuovo comandante della<br />
Polizia locale di Monza Alessandro Casale,<br />
42 anni, nato a Milano e residente nel<br />
capoluogo lombardo. Dopo aver conseguito<br />
la laurea in Giurisprudenza all’Università<br />
Statale e la specializzazione in Diritto tributario<br />
dell’impresa alla Bocconi, a soli 27<br />
anni ha ottenuto il primo incarico come<br />
comandante della Polizia municipale nel<br />
Comune di Calolziocorte, al confine tra<br />
Bergamo e Lecco. Nel marzo del 1998, e<br />
fino a novembre del 2001, ha poi assunto il<br />
ruolo di vice comandante a Legnano.<br />
Spostandosi in città sempre più popolate, a metà del<br />
2003 è stato quindi nominato comandante della municipale<br />
di Busto Arsizio dove ha ri<strong>cop</strong>erto, fino ad ottobre<br />
del 2010, altri importanti incarichi affidatigli dall’Amministrazione<br />
comunale, inerenti alla Protezione ci-<br />
Alessandro Casale, 42 anni, nato e residente a<br />
Milano, nello scorso 31 dicembre è stato nominato<br />
al vertice della Polizia locale di Monza. Proviene<br />
dalla municipale di Busto Arsizio. Avendo tenuto<br />
numerosi corsi di formazione rivolti agli agenti, ha<br />
alle spalle un’intensa attività di docente. «Siamo<br />
una delle poche realtà a garantire una continuità<br />
lavorativa – spiega – poiché svolgiamo la nostra<br />
attività nell’arco delle 24 ore e per 365 giorni<br />
all’anno»<br />
Alessandro Casale,<br />
comandante Polizia Locale<br />
di Monza<br />
vile, alla sicurezza viabilistica e alla mobilità.<br />
Il 31 dicembre ha infine ottenuto la<br />
nomina a comandante del Corpo di Polizia<br />
locale di Monza.<br />
Alessandro Casale ha sviluppato, durante il<br />
suo percorso professionale, anche un’intensa<br />
attività di docenza, soprattutto per<br />
conto dell’Iref (Istituto Regionale Lombardo<br />
per la Formazione della pubblica<br />
amministrazione). I corsi da lui tenuti, in<br />
varie località lombarde, sono stati mirati<br />
alla formazione, e in taluni casi alla specializzazione,<br />
di aspiranti e agenti di polizia<br />
locale. Inoltre il suo contributo come<br />
docente, in materia di circolazione stradale e procedimento<br />
sanzionatorio, lo ha offerto anche in numerose<br />
località italiane attraverso dei corsi specifici tenuti per<br />
conto di Infopol Srl. Infine, essendo anche giornalista<br />
pubblicista, iscritto al relativo Ordine di Milano, ha preso<br />
parte come relatore a numerosi convegni di Polizia locale<br />
e vanta al suo attivo molte collaborazioni scientifiche,<br />
articoli di approfondimento e consulenze, in occasione<br />
di appuntamenti riguardanti le attività degli agenti.<br />
La sede della Polizia locale di Monza, in cui da pochi<br />
mesi opera come comandante Alessandro Casale, è in via<br />
Mentana 15, dove è presente anche una moderna sala<br />
operativa. Sono 125 gli agenti, fra i quali emerge anche<br />
una consistente rappresentanza femminile. A livello di<br />
automezzi il Corpo risulta sufficientemente attrezzato e<br />
in particolare le moto in dotazione sono di ultima generazione.<br />
Nel colloquio con il comandante emerge subito una connotazione<br />
importante che caratterizza il servizio nella
sede di Monza. «Siamo una delle poche città a garantire<br />
una continuità lavorativa – dice – poiché svolgiamo la<br />
nostra attività nell’arco delle 24 ore e per 365 giorni<br />
all’anno. Entrando poi nel dettaglio dei vari compiti,<br />
abbiamo del personale che presidia la zona a traffico<br />
limitato e pedonale. Poi ci sono delle pattuglie, con auto<br />
e moto, che si occupano del normale controllo del territorio,<br />
del pronto intervento e della rilevazione degli incidenti,<br />
inoltre disponiamo di un vigile di quartiere per<br />
ognuna delle cinque circoscrizione, infine abbiamo un<br />
nucleo di prevenzione delle aree cosiddette sensibili; si<br />
tratta in pratica di un ufficio mobile che sorveglia quelle<br />
zone più soggette a illegalità e a comportamenti che<br />
possono suscitare apprensioni nei cittadini. Il tutto è<br />
affiancato dai nuclei specialistici che spaziano dalla vigilanza<br />
ambientale all’edilizia, dalla giudiziaria all’annonaria<br />
e che eseguono controlli mirati”.<br />
Quindi le competenze degli agenti spaziano su<br />
più fronti.<br />
Il controllo di una città, specie se di dimensioni medio<br />
grandi, richiede un grosso impegno. E’ sicuramente<br />
importante rivolgere particolari attenzioni alla circolazione<br />
stradale, ma è altrettanto indispensabile garantire<br />
la sicurezza urbana e la tutela dell’ambiente.<br />
Va dunque sfatato il luogo comune secondo il<br />
quale gli agenti fanno prevalentemente le<br />
multe?<br />
Certamente, perché oggi il personale è chiamato ad operare<br />
su 360 gradi, di conseguenza tutto ciò che accade<br />
sul territorio deve essere di nostra conoscenza. Mi riferisco<br />
in particolare agli avvenimenti riguardanti la sicurezza<br />
in genere e ai casi di illegalità che possono suscitare<br />
allarmi e disagi, anche se solo percepiti. Quella<br />
della Polizia locale è una competenza strategica perché<br />
in fondo il cittadino non teme tanto le rapine ma piuttosto<br />
i piccoli reati che sono rappresentati dai furti in<br />
casa o dalla presenza di particolari soggetti<br />
nei parchi. Attività, la nostra, che<br />
comunque comporta il dover mettere in<br />
conto una serie di rischi tutt’altro che<br />
sottovalutabili. Ciò premesso, nei casi di<br />
ordine pubblico o eventi criminali di un<br />
certo tipo solitamente intervengono gli<br />
agenti della questura o i carabinieri.<br />
Una riflessione sulla sua recente<br />
nomina a comandante della<br />
Polizia locale di Monza?<br />
Sono molto soddisfatto di questo incarico perché indubbiamente<br />
Monza è una città importante, e in quanto tale<br />
si prospetta anche appagante dal punto di vista professionale.<br />
Inoltre mi trovo al vertice di una struttura che<br />
ha i mezzi e le persone per offrire un buon servizio alla<br />
comunità. Senza contare che, rispetto ad altre realtà,<br />
sono stato chiamato a fare il comandante a tempo<br />
pieno. Non essendo distratto da altri incarichi, ritengo di<br />
poter disporre della giusta concentrazione e delle indispensabili<br />
energie nell’attività di coordinamento che mi<br />
è stata affidata. ■<br />
Per informazioni:<br />
Polizia Locale di Monza<br />
Segreteria del Comandante<br />
Tel.: +39 039 2816229<br />
Sicurezza<br />
news<br />
41
42<br />
I<br />
Al via il processo<br />
di identificazione di ICE,<br />
infrastruttura critica<br />
europea<br />
di Alessia Furia<br />
Il decreto legislativo 61/2011 stabilisce le procedure<br />
per l'individuazione e la designazione di infrastrutture<br />
critiche europee nei settori dell'energia e<br />
dei trasporti, nonché le modalità di valutazione della sicurezza<br />
di tali infrastrutture e le relative prescrizioni minime<br />
di protezione dalle minacce di origine umana, accidentale<br />
e volontaria, tecnologica, e dalle catastrofi naturali.<br />
In particolare, sono state introdotte due definizioni di<br />
infrastruttura, riprendendo quelle utilizzate<br />
dalla Direttiva 2008/114/CE.<br />
L’infrastruttura critica (IC) è un’infrastruttura,<br />
ubicata in uno Stato membro<br />
dell'Unione Europea, considerata<br />
essenziale per il mantenimento delle<br />
funzioni vitali della società, della salute,<br />
della sicurezza e del benessere economico<br />
e sociale della popolazione, e<br />
il cui danneggiamento o la cui distruzione<br />
avrebbe un impatto significativo<br />
in quello Stato a causa dell'impossibilità<br />
di mantenere tali funzioni.<br />
Un’infrastruttura critica europea (ICE)<br />
è invece un’infrastruttura critica ubicata<br />
negli Stati membri dell'UE il cui<br />
danneggiamento o la cui distruzione<br />
avrebbe un significativo impatto su<br />
almeno due Stati membri. La rilevanza<br />
dell’impatto è valutata in termini<br />
intersettoriali.<br />
“Una infrastruttura è legata a una<br />
figura giuridica - sottolinea l’ingegner<br />
E' stato pubblicato sulla G.U. 102 del 04/05/2011<br />
il decreto legislativo 61/2011, di attuazione della<br />
Direttiva 2008/114/CE, concernente l'individuazione<br />
e la designazione delle infrastrutture critiche<br />
europee (ICE), e la valutazione della necessità di<br />
migliorarne la protezione. Uno sguardo ‘all hazard’,<br />
che in un’ottica europea viene rivolto a qualunque<br />
tipo di minaccia e a qualunque tipo di rischio ed<br />
è l’aspetto innovativo introdotto dalla normativa<br />
Il Direttore generale della<br />
Segreteria Infrastrutture Critiche<br />
della Presidenza del Consiglio<br />
dei Ministri Dipartimento<br />
della Protezione Civile,<br />
Luisa Franchina<br />
Luisa Franchina, del Dipartimento di Protezione civile -<br />
rappresenta una parte o il tutto di un operatore che<br />
eroga un servizio o un bene, e la criticità è legata al<br />
fatto che l’infrastruttura di un bene o di un servizio è<br />
essenziale per la qualità della vita di un cittadino e per<br />
le funzioni vitali della società civile. Una infrastruttura<br />
critica è una infrastruttura che, se viene a mancare in<br />
tutto o in parte a causa del disservizio che crea, determina<br />
un impatto rilevante sul sistema<br />
paese, tale da sancirne la criticità.<br />
Inoltre, se viene designata critica,<br />
tale designazione diventa una informazione<br />
classificata”.<br />
Sia la Direttiva 2008/114/CE che il<br />
decreto legislativo 61/2011 si occupano<br />
essenzialmente di questo primo<br />
aspetto e cioè dell’identificazione<br />
dell’infrastruttura critica.<br />
“A livello normativo - continua l’ingegnere<br />
- viene detto molto poco riguardo<br />
a ciò che si farà una volta identificata<br />
l’infrastruttura critica al fine<br />
eventualmente di verificarne e aumentarne<br />
il livello di protezione. Del resto,<br />
nel decreto si demanda a chi ha la<br />
competenza settoriale e a quegli organismi<br />
che da sempre si occupano di<br />
sicurezza e protezione, quali ad esempio<br />
le Forze dell’Ordine e la Protezione<br />
Civile, le cui competenze restano<br />
ovviamente inalterate nel decreto”.
La definizione delle infrastrutture critiche ha una storia<br />
molto articolata e radici lontane che, con l’attacco terroristico<br />
alle Torri Gemelle del 2001, ha acquisito una<br />
particolare caratterizzazione dovuta allo sviluppo e alla<br />
diffusione di un nuovo ‘atteggiamento’ nei confronti<br />
della sicurezza e della protezione. Soprattutto il settore<br />
militare, già dagli anni ’60 e ancora durante la Guerra<br />
Fredda, individuò quello poi denominato l’ ‘obiettivo<br />
sensibile’, cioè luoghi specifici identificati geograficamente<br />
e fisicamente da proteggere ai massimi livelli in<br />
quanto particolarmente attrattivi per azioni di tipo<br />
antropico, volontarie e involontarie.<br />
Oggi, peraltro, esistono specifiche realtà definite ‘critiche’<br />
anche nell’ambito della protezione civile, per le<br />
quali si fa prevenzione per la gestione del rischio naturale,<br />
come il rischio sismico o le alluvione, o altri tipi di<br />
calamità. “Nel 2001 sono state introdotte importanti<br />
novità - spiega Franchina -. Innanzitutto, si è compreso<br />
che l’obiettivo di protezione deve essere elevato a servizio<br />
e non limitarsi all’identificazione di un punto fisico<br />
e geografico, in quanto negli ultimi anni, soprattutto<br />
con l’ingresso e la diffusione della informatizzazione e<br />
delle telecomunicazioni in ogni angolo del Pianeta, i servizi<br />
sociali così come ogni altro aspetto della vita umana<br />
sono stati sottoposti a un processo di globalizzazione.<br />
Ciò ha avuto un impatto straordinario sulla nostra vita,<br />
creando fortissime dipendenze e correlazioni tra un servizio<br />
e l’altro. L’interconnessione – prosegue l’ingegnere<br />
del Dipartimento - fa sì che l’assenza di un servizio determini<br />
poi una caduta a cascata, il cosiddetto ‘effetto<br />
domino’, anche di altri servizi che solo apparentemente<br />
non sono correlati tra loro. Ecco perché oggi si parla sempre<br />
più di infrastrutture critiche, negli Stati Uniti ma non<br />
solo: anche l’Europa ha deciso di occuparsene a partire<br />
dal 2005, avendo capito che le correlazioni tra i servizi<br />
spesso implicano una dipendenza non solo all’interno del<br />
singolo Stato, bensì a livello di continente”.<br />
In Italia, in particolare, con il decreto Pisanu Antiterrorismo<br />
che conteneva anche norme connesse<br />
all'utilizzo di Internet, è stato sancito che il Ministero<br />
dell’Interno e la Polizia di Stato si occupino della prevenzione<br />
e della repressione del crimine sulle infrastrutture<br />
critiche informatizzate. A seguito della Legge<br />
Pisanu, con Decreto ministeriale da parte del Ministero<br />
dell’Interno, sono poi state identificate alcune di queste<br />
infrastrutture, poste sotto una ‘campana’ di protezione<br />
speciale da parte della Polizia delle Telecomunicazioni.<br />
“Rispetto a ciò, il decreto legislativo 61 introduce una<br />
importante novità - sostiene l’ingegnere -: non ci si limita<br />
cioè soltanto a considerare il pericolo di un attacco<br />
informatico di tipo cyber a cui potrebbero essere soggette<br />
le infrastrutture, ma si guarda a una criticità a 360°,<br />
relativa a qualsiasi tipo di minaccia, sia essa antropica,<br />
volontaria o involontaria e naturale”. L’obiettivo è dunque<br />
quello di aumentare l’attenzione verso queste infrastrutture,<br />
affinché siano massimamente protette.<br />
“È ovvio che la protezione dipende dalle analisi del<br />
rischio e dal fatto che l’operatore metta in piedi tutta<br />
una serie di contromisure per proteggerle, ovviamente<br />
con l’aiuto anche di dicasteri competenti in materia”.<br />
È il cosiddetto sguardo ‘all hazard’, che in un’ottica europea<br />
viene rivolto a qualunque tipo di minaccia e a qualunque<br />
tipo di rischio ed è l’aspetto innovativo introdotto<br />
dalla norma”.<br />
In Italia si ha una lunga esperienza di minacce naturali<br />
che colpiscono il nostro territorio con una certa<br />
frequenza. “La stessa <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> - conclude<br />
l’ingegner Franchina - è stata spesso impegnata in<br />
occasione delle emergenze dovute a terremoti o ad<br />
altre calamità. Il decreto legislativo 61 tratta la materia<br />
a livello nazionale, ma ogni singola <strong>Regione</strong> può<br />
decidere di attivarsi prendendo spunto da questa<br />
direttiva, pur non essendoci alcun obbligo. In particolare,<br />
si sta muovendo in questi termini proprio<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, che ha già avviato progetti di<br />
ricerca sulla protezione delle infrastrutture critiche e<br />
sul rapporto tra pubblico e privato, con l’obiettivo di<br />
creare i presupposti per attivare tavoli di lavoro tra<br />
l’ente pubblico regionale e gli operatori delle varie<br />
infrastrutture critiche o dei settori critici: un ottimo<br />
‘test’, per niente facile da organizzare”. ■<br />
Per informazioni:<br />
U.O Sistema Integrato di Prevenzione<br />
Carmela Melzi<br />
Tel.: +39 02 67658530<br />
Sicurezza<br />
news<br />
43
44<br />
D<br />
Satellite o monoplano?<br />
di Giovanni Cantone<br />
Dall’altra parte del globo terrestre sta nascendo un<br />
nuovo fenomeno nel campo dell’osservazione terrestre:<br />
si chiama NearMap. NearMap Pty Ltd è un<br />
Provider australiano che utilizza un nuovo modo di esplorare<br />
il mondo a “volo d’uccello”: le sue mappe ad alta risoluzione<br />
si basano su foto aeree realizzate mediante mono-<br />
plani ad elica (del tipo Cessna). La tecnica utilizzata è<br />
innovativa e consente fondamentalmente di ortorettificare<br />
(confrontare e correggere le deformazioni delle lenti di<br />
ripresa con la reale posizione degli oggetti sulla superficie<br />
terrestre) e confrontare le medesime zone precedentemente<br />
fotografate.<br />
L’accuratezza delle immagini è confrontabile con un rilievo<br />
LIDAR (Laser Imaging Detection and Ranging): l’ottima<br />
risoluzione (solitamente 7.5 cm circa) permette di<br />
Il futuro dell’osservazione della Terra non è solo<br />
delle missioni spaziali, ma anche dei piccoli<br />
aeroplani. Dall’Australia un nuovo strumento<br />
per il controllo del territorio<br />
nearmap<br />
Brisbane - 12 settembre 2010<br />
distinguere dettagli impensabili. L’aggiornamento (e quindi<br />
il volo) avviene su base mensile consentendo, quindi,<br />
di monitorare costantemente varie tipologie di situazione<br />
come i cambiamenti stagionali, l’avanzamento di lavori<br />
edili (edifici, strade), l’evoluzione di fenomeni naturali,<br />
ecc. su città e sulle aree maggiormente abitate del continente<br />
australiano.<br />
Questo tipo di mappatura è per il momento unico nel<br />
suo genere, specialmente per il frequente aggiornamento<br />
che offre: proprio tale peculiarità ha portato gli australiani<br />
ad utilizzare NearMap piuttosto che le mappe TeleAtlas<br />
e le immagini satellitari della NASA che stanno alla base<br />
di GoogleMaps, ormai a diffusione planetaria ma con aggiornamenti<br />
piuttosto datati e con più bassa risoluzione.<br />
L’applicativo è attualmente gratuito, facile da utilizzare ed<br />
è coinvolgente poter visualizzare, avanti ed indietro nel<br />
tempo, le immagini acquisite, semplicemente spostando<br />
un cursore; inoltre è possibile visualizzare la stessa area<br />
attraverso quattro visuali corrispondenti ai quattro punti<br />
cardinali.<br />
Sono molto interessanti le immagini (con risoluzione di 2<br />
cm!) relative all’eccezionale evento alluvionale che ha colpito<br />
all’inizio di quest’anno il Queensland e che ci offrono<br />
solo un accenno delle potenzialità che questa tecnica di<br />
ripresa può offrire nel campo della Protezione Civile.<br />
Brisbane - 13 gennaio 2011
La prima immagine mostra un quartiere di Brisbane ripreso<br />
il 12 settembre 2010, la seconda mostra la stessa zona<br />
invasa il 13 gennaio 2011 dalle acque a seguito dell’esondazione<br />
del Brisbane River che attraversa la città. Il riquadro<br />
in basso rappresenta un piccolo dettaglio della immagine<br />
dell’esondazione e mostra una persona che si mette<br />
in salvo su una vasca da bagno.<br />
Questa nuova tecnologia offre grandi opportunità nel<br />
campo delle analisi ambientali o per processi di controllo<br />
e gestione di attività territoriali (es.: monitoraggio delle<br />
superfici occupate, trasformazioni nell’uso del suolo,<br />
estensione aree colpite da incendio o da altre catastrofi<br />
naturali e di natura antropica, ecc.) dove aggiornamenti<br />
molto frequenti potrebbero risultare molto utili.<br />
NearMap attraverso uno strumento informatico che si<br />
chiama OpenstreetMap, incoraggia la Web Community -<br />
alla stessa stregua di Wikipedia - a caricare e mantenere<br />
quanto più possibile aggiornate le informazioni territoriali<br />
specialmente dove l’espansione urbanistica cambia rapidamente<br />
il volto delle città (nomi di nuove strade, toponomastica).<br />
Anche OpenstreetMap è un progetto innovativo: lanciato<br />
sul web pochi anni fa, è finalizzato a creare una raccolta<br />
mondiale di dati geografici con lo s<strong>cop</strong>o principale di realizzare<br />
mappe e cartografie con libera licenza di utilizzo:<br />
conta già circa 400.000 utenti registrati (anche in Italia)<br />
che, con l’utilizzo di ricevitori GPS e per mezzo di ortofoto,<br />
contribuiscono alla mappatura del territorio con strumenti<br />
semplici, divertendosi e rendendo un servizio alla<br />
Un altro esempio<br />
delle capacità di acquisire<br />
immagini da satellite?<br />
Ecco qui un’immagine<br />
notturna, dove la sensibile<br />
fotocamera a infrarossi<br />
del satellite è riuscita<br />
a catturare tutti gli incendi<br />
attivi (fuoco e fumi) durante<br />
una notte d’estate<br />
nella parte meridionale<br />
degli Stati Uniti d’America<br />
comunità.<br />
Manderemo “in soffitta” i satelliti? Assolutamente no:<br />
sono diventati insostituibili. Se ci pensiamo, ogni giorno<br />
facciamo riferimento a loro per le previsioni meteorologiche,<br />
per le comunicazioni radio-televisive o per la navigazione<br />
GPS. Pensiamo alle osservazioni scientifiche (astronomiche<br />
o per telerilevamento) o (in questo caso non vorremmo<br />
pensarci ...) alla difesa militare. E poi i satelliti ci<br />
sono sempre: di notte o quando il volo aereo risulta praticamente<br />
impossibile.<br />
Un esempio, guarda caso, australiano. A fine gennaio<br />
(pochi giorni dopo l’alluvione!) il ciclone Yasi ha imperversato<br />
lungo le coste del Queensland con onde alte più<br />
di 10 metri e venti oltre i 300 km/orari. Le foto non<br />
lasciano dubbi sulle capacità di predizione di uno dei più<br />
violenti cicloni che abbiano mai colpito l’Australia: in particolare,<br />
nella foto sotto è identificata la traccia di spostamento<br />
del ciclone dove i pallini colorati mostrano le varie<br />
intensità che ha raggiunto. ■<br />
Le foto sono state tratte dal sito www.nearmap.com e dal sito<br />
del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration).<br />
Si ringrazia la Planetek Spa per aver fornito i link sull’alluvione<br />
di Brisbane<br />
Per informazioni:<br />
U.O. Sistema Integrato di Prevenzione<br />
Giovanni Cantone<br />
Tel.: +39 02 67658530<br />
Sicurezza<br />
news<br />
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M<br />
46<br />
Quando l’intesa<br />
funziona<br />
di Eleonora Marchiafava<br />
Mentre Expo 2015 s’avvicina, s’intensifica il lavoro<br />
tra <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> e i gestori delle infrastrutture<br />
critiche, a sei mesi dalla firma del Protocollo<br />
d’Intesa per il monitoraggio e la protezione delle<br />
Infrastrutture Critiche tra <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> ed Enti<br />
Gestori delle Infrastrutture Critiche sul territorio lombardo.<br />
Siglato il 14 dicembre 2010 con undici gestori delle<br />
principali IC nei settori energia e trasporto, il protocollo<br />
ha infatti segnato una nuova tappa lungo il percorso<br />
della prevenzione dei rischi, anche e soprattutto in vista<br />
della grande esposizione mondiale che farà di Milano<br />
capitale del mondo fra quattro anni. Il progetto, su cui<br />
stanno lavorando i tecnici dell’unità organizzativa<br />
Sistema Integrato di Prevenzione della Direzione generale<br />
Protezione civile, Polizia locale e Sicurezza della<br />
<strong>Regione</strong> con i gestori pubblici e privati, è quello di<br />
A sei mesi dalla firma del protocollo d’intesa tra<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> e i gestori delle infrastrutture<br />
critiche, i primi risultati si vedono. Ce ne parlano<br />
l’ATM Azienda Trasporti Milanesi e TEB, le Tramvie<br />
Elettriche Bergamasche<br />
costruire appunto un sistema integrato e condiviso in<br />
grado di allargare e coordinare in modo efficace la collaborazione<br />
tra gli operatori delle infrastrutture critiche<br />
nei processi di prevenzione, nel monitoraggio dei rischi<br />
e, ovviamente, nella gestione delle emergenze. Il protocollo<br />
è dunque servito a fissare su carta le modalità di<br />
interazione tra <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> e i gestori, mentre<br />
resta all’autonomia dei singoli soggetti la gestione dei<br />
processi di prevenzione, di manutenzione e di emergenza<br />
interna.<br />
“L’idea di coinvolgere enti pubblici e privati in progetti<br />
destinati a tutta la comunità è vincente, soprattutto nel<br />
campo della protezione civile, perché solo dall’interazione<br />
di tutti i soggetti coinvolti in un evento nasce la possibilità<br />
di sfruttare completamente le risorse e le conoscenze<br />
disponibili, ottimizzando il perseguimento del
isultato” confermano l’ingegner Claudio Paiocchi,<br />
responsabile della sicurezza ferroviaria e formazione del<br />
personale di esercizio di ATM, e l’ingegner Roberto<br />
Vaghi, responsabile inchieste e anormalità di esercizio<br />
sempre di ATM. “Per questa ragione ATM ha aderito con<br />
entusiasmo al protocollo, dove ha l’opportunità di confrontarsi<br />
con i soggetti istituzionali e gli altri gestori di<br />
infrastrutture, sia pubblici che privati, con l’obiettivo di<br />
gestire le attività in generale e le situazioni di emergenza<br />
in particolare, non per compartimenti stagni ma come<br />
sistema integrato. L’esperienza per ora è agli inizi e<br />
occorre quindi ancora definire metodologie concrete per<br />
la collaborazione fattiva, ma è già emersa la volontà di<br />
tutti di perseguire l’obiettivo comune”.<br />
Commenti positivi anche dalle TEB, le Tramvie Elettriche<br />
Bergamasche di cui ci parla Giorgio Zuliani, direttore<br />
d’esercizio: “Il protocollo serve senz’altro come coordinamento<br />
fra tutte le infrastrutture critiche del territorio”,<br />
ribadisce Zuliani, da 11 anni volontario di<br />
Protezione civile. “Noi siamo<br />
attivi da soli due anni e, sebbene<br />
non abbiamo una grande<br />
casistica di problemi o di criticità<br />
alle spalle, anche perché le<br />
nostre linee non sono sottoposte<br />
a particolare rischi, abbiamo<br />
comunque già notato un<br />
netto miglioramento della comunicazione<br />
fra noi gestori.<br />
Inutile nascondere infatti che<br />
fino a poco tempo fa c’era purtroppo<br />
un certo scollamento<br />
tra di noi, per le difficoltà oggettive<br />
di mantenere un flusso<br />
di comunicazione fluido e<br />
aggiornato; l’applicazione e il<br />
rispetto di metodologie comuni<br />
e condivise, come quelle<br />
promosse dal protocollo, non<br />
possono che migliorare le cose”,<br />
anche all’interno delle singole<br />
infrastrutture. Una delle<br />
idee alla base del protocollo è<br />
stata infatti quella di facilitare<br />
e agevolare il coordinamento e<br />
l’aggiornamento delle politiche<br />
di prevenzione e gestione delle<br />
emergenze all’esterno così come<br />
all’interno delle aziende<br />
coinvolte, sollecitando inoltre<br />
la diffusione della cultura della<br />
sicurezza tra i dipendenti.<br />
“Sicuramente, un primo effetto<br />
positivo della partecipazione<br />
di ATM al protocollo è stato il<br />
miglior coordinamento interno<br />
tra la gestione propria del servizio<br />
metropolitano con quella<br />
del servizio di superficie, per<br />
loro natura diversi”, confermano<br />
gli ingegneri Paiocchi e Vaghi. “Inoltre, nell’elaborazione<br />
dei dati necessari per sviluppare i lavori proposti<br />
nei tavoli tecnici tematici, abbiamo potuto approfondire<br />
con metodo le nostre procedure, talora identificando<br />
spunti di miglioramento. La diffusione della cultura della<br />
sicurezza tra i dipendenti è un’attività perseguita con<br />
costanza e determinatezza da ATM: quando il protocollo<br />
darà luogo a strumenti operativi da mettere a disposizione<br />
del personale, si otterrà un miglioramento anche in<br />
questi termini. Inevitabilmente l’adozione di nuove procedure<br />
e/o di nuovi strumenti comporterà extra-costi,<br />
almeno nella fase di avvio; tuttavia, qualora il vantaggio<br />
derivante da tale azione portasse a un effettivo miglioramento<br />
nella gestione delle emergenze, il vantaggio<br />
complessivo sarebbe chiaro”.<br />
Sul fronte dei sistemi interni di sicurezza e prevenzione,<br />
“le ferrovie lombarde seguono procedure consolidate<br />
almeno da cent’anni”, conferma Zuliani, “quindi il protocollo<br />
per noi è una conferma dell’importanza della cultu-<br />
Sicurezza<br />
news<br />
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ra della sicurezza, che va sempre<br />
promossa, anche con intese<br />
di questo tipo”.<br />
Ma cosa significa, nei fatti e<br />
nelle procedure, gestire la sicurezza<br />
e prevenire le emergenze<br />
per i gestori di un’infrastruttura<br />
critica? “È innanzitutto un dovere<br />
e un impegno che ATM ha<br />
nei confronti dei cittadini milanesi”,<br />
ci rispondono i responsabili<br />
dell’azienda milanese. “Il<br />
trasporto pubblico permea la<br />
vita della città, costituendo la<br />
rete di comunicazione e di<br />
scambio privilegiata di una<br />
metropoli dinamica e sempre in<br />
movimento come Milano. ATM<br />
monitora la propria rete costantemente,<br />
24 ore su 24 tutti<br />
i giorni dell’anno, al fine di<br />
avere sempre sotto controllo<br />
quanto avviene in città.<br />
Inoltre, grazie all’attività di<br />
analisi svolta dai suoi tecnici e<br />
sulla scorta delle esperienze<br />
vissute nel passato, ha elaborato<br />
piani di gestione delle emergenze<br />
nei confronti dei molteplici<br />
scenari ipotizzabili. Molti<br />
di questi piani e delle conseguenti<br />
procedure di gestione<br />
sono poi stati sperimentati sul<br />
campo con simulazioni dal<br />
vivo, coinvolgendo il personale<br />
aziendale ma anche la Protezione<br />
civile del Comune di<br />
Milano, i Vigili del Fuoco, il<br />
pronto intervento sanitario e le forze dell’ordine”.<br />
Sempre nell’ottica di definire azioni, modi e tempi per<br />
rendere più efficiente il sistema delle infrastrutture<br />
critiche e per limitare gli effetti negativi di eventuali<br />
deficit di funzionamento, il protocollo ha previsto<br />
la creazione di tavoli tecnico-tematici finalizzati ad<br />
analizzare e risolvere alcuni scenari di criticità.<br />
“Per ora i tavoli tecnici hanno svolto principalmente<br />
un’attività di raccolta dati, che da un lato ha permesso<br />
di rivedere con un approccio analitico quanto già<br />
presente all’interno dell’azienda, e dall’altro di confrontarsi<br />
con le altre realtà attive sul territorio e nella<br />
gestione di analoghe infrastrutture”, ci spiegano l’ingegner<br />
Paiocchi e l’ingegner Vaghi di ATM. “Questo<br />
approccio ci ha quindi ‘costretti’ a metterci in discussione,<br />
e riteniamo che già questo sia un primo frutto<br />
positivo del protocollo. All’interno poi dell’attività<br />
svolta dal tavolo tecnico dedicato allo scenario ‘Neve’,<br />
si è anche elaborata una prima ipotesi di interazione<br />
collaborativa, basata sullo scambio di informazioni in<br />
previsione e durante l’evento meteorologico avverso.<br />
Sono ancora primi timidi passi, ma forieri di una<br />
effettiva evoluzione verso una gestione integrata<br />
delle emergenze”.<br />
Un protocollo d’intesa non solo a parole ma anche nei<br />
fatti, insomma, che ha già dato prova di funzionare<br />
bene, salvo forse la necessità di qualche aggiustamento<br />
in corso d’opera: “Nel caso specifico di ATM,<br />
che per sua costituzione ha un rapporto pressoché<br />
esclusivo con la realtà cittadina di Milano”, concludono<br />
i due responsabili, “sarebbe auspicabile un maggior<br />
coinvolgimento di altri enti di rilevanza strategica<br />
a livello cittadino, come ad esempio la Protezione<br />
civile comunale. Infatti occorre tener conto che ,benché<br />
il protocollo abbia per sua natura un respiro di<br />
carattere più ampio, le grosse realtà metropolitane,<br />
quali Milano, determinano in modo sostanziale la<br />
politica generale di gestione delle criticità”. ■<br />
Per informazioni:<br />
U.O. Sviluppo e attuazione sicurezza<br />
Infrastrutture Critiche<br />
Carmela Melzi<br />
Tel: +39 02 67658530