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cop 69b - Agenda Digitale Lombarda - Regione Lombardia

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Sicurezza<br />

news<br />

maggio<br />

giugno<br />

2011<br />

limpegno di tanti<br />

per la protezione di tutti<br />

69


4<br />

6<br />

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46<br />

SOMMARIO<br />

NOTIZIE FLASH:<br />

■ Rete Radio regionale di protezione civile, potenziata<br />

in un sistema unico e integrato, in vista<br />

dell’Expo 2015<br />

■ Sala Operativa italiana modello per l’Europa<br />

■ Cultura dell’emergenza, formazione sul campo e<br />

sinergia tra le istituzioni, in scena al R.E.A.S. -<br />

Salone dell’Emergenza 2011<br />

<strong>Lombardia</strong> e Liguria, il gemellaggio continua<br />

di Franco Pasargiklian<br />

L’impegno della Croce Rossa Italiana<br />

al confine Tunisino-Libico<br />

di Marco Guadesi<br />

La nuova modalità d’allertamento<br />

per i temporali forti<br />

di Egidio Bertolotti e Gian Paolo Minardi<br />

Parco del Ticino: quasi 300 i volontari<br />

impegnati a vigilare sul territorio<br />

di Francesco Lamberini<br />

Tracce di vita e di speranza<br />

di Eleonora Marchiafava<br />

SPECIALE come si diventa volontari<br />

Mezzi all’avanguardia e maggiore<br />

formazione per i volontari di domani<br />

di Francesco Lamberini<br />

Dal Friuli ad Haiti, un ‘miracolo’ che dura<br />

35 anni<br />

di Alessia Furia<br />

Anziani più sicuri con il Pool Antitruffe<br />

di Alessia Furia<br />

Studenti a scuola di sicurezza e legalità<br />

dalla Polizia Locale<br />

di Francesco Lamberini<br />

Quando la mobilità urbana insegue politiche<br />

di ‘security<br />

di Alessia Furia<br />

Il comandante Casale: «Garantire<br />

la sicurezza è il nostro primo impegno»<br />

di Francesco Lamberini<br />

Al via il processo di identificazione di ICE,<br />

infrastruttura critica europea<br />

di Alessia Furia<br />

Satellite o monoplano?<br />

di Giovanni Cantone<br />

Quando l’intesa funziona<br />

di Eleonora Marchiafava<br />

Sicurezza<br />

news<br />

Bimestrale della Direzione generale<br />

Protezione civile, Polizia locale e Sicurezza<br />

di <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong><br />

L’assessore alla Protezione civile,<br />

Polizia locale e Sicurezza:<br />

02 67654411 - 67655444<br />

romano_la_russa@regione.lombardia.it<br />

Anno 13<br />

maggio - giugno<br />

2011<br />

Direttore editoriale<br />

Roberto Cova<br />

Direttore responsabile<br />

Luigi Rigo<br />

Redazione<br />

Piazza Città di <strong>Lombardia</strong>, 1 20124 Milano<br />

tel. +39 02 67656850 - +39 02 67652827<br />

Coordinamento di Redazione<br />

Daniela Dei Cas - Angela De Rosa -<br />

Roberto Di Sanzo - Grazia Bruno - Carla Ferrario -<br />

Anna Perrone - Claudia Sella<br />

e-mail: daniela_dei_cas@regione.lombardia.it<br />

Articoli di questo numero:<br />

Alessia Furia - Eleonora Marchiafava<br />

Francesco Lamberini - Giovanni Cantone -<br />

Franco Pasargiklian - Marco Guadesi -<br />

Egidio Bertolotti - Gian Paolo Minardi<br />

Editore incaricato<br />

Edizioni Nazionali Srl<br />

20142 Milano - Viale Faenza 26/5<br />

tel. 02 8135018 - 8136669<br />

Registro operatori della comunicazione: n. 1461<br />

P.Iva 09117330150<br />

n.69<br />

Ufficio pubblicità<br />

Edizioni Nazionali Srl<br />

tel. 02 8135018 - 8136669 - fax 02 8134925<br />

Supervisore: Luigi Rigo<br />

Giusy Patané - Domenico Mingrone<br />

e Giuseppe Maccabruni<br />

Progetto grafico: Franco Cettina<br />

Photographer: Michele Lepre<br />

Stampa: RDS WebPrinting- 20043 Arcore (MB)<br />

Autorizzazione del Tribunale di Milano n.386 del 21 maggio 1999


EDITORIALE<br />

‘Open day’<br />

della Polizia Locale,<br />

a scuola di legalità<br />

A<br />

Avvicinare le istituzioni e la Polizia locale ai cittadini,<br />

attraverso un’attività di sensibilizzazione rivolta<br />

alla componente più preziosa e recettiva della nostra<br />

società, vale a dire i giovani. È questo lo spirito che<br />

contraddistingue l’organizzazione degli “Open Day”<br />

dei Comandi di Polizia locale, realizzati su iniziativa<br />

di questo assessorato, in collaborazione con i Comandi<br />

stessi. Un’attività di informazione e divulgazione basata<br />

sull’interattività tra agenti e studenti, con dimostrazioni<br />

pratiche e visite alle diverse strutture che fanno della<br />

Polizia locale lombarda un Corpo all’avanguardia,<br />

senza dubbio paragonabile alle altre Forze dell’Ordine.<br />

Due le tappe che si sono svolte sino ad oggi: la prima<br />

ha avuto luogo a Brescia, dove un centinaio di bambini<br />

ha assistito alle simulazioni di un intervento dell’unità<br />

cinofila. Tra i momenti di maggior interesse, la visita<br />

alla Sala Operativa del Comando bresciano: i tecnici<br />

hanno mostrato agli studenti le immagini riprese<br />

dalle telecamere ubicate in varie zone della città,<br />

con grande sorpresa da parte<br />

del pubblico presente.<br />

Una calorosa accoglienza è stata<br />

tributata anche alle unità a cavallo:<br />

non vi è modo migliore<br />

per avvicinare i ragazzi alla Polizia<br />

locale che stimolare la loro curiosità<br />

grazie all’apporto degli amici<br />

a quattro zampe.<br />

A Bergamo, seconda tappa<br />

dell’iniziativa, le istituzioni<br />

cittadine hanno voluto partecipare<br />

attivamente all’organizzazione<br />

della giornata, coinvolgendo anche<br />

il locale nucleo di Protezione Civile<br />

e numerosi addestratori esperti<br />

in tecniche di difesa personale.<br />

Questi ultimi hanno insegnato<br />

ai ragazzi seduti intorno al “tatami”<br />

alcune semplici ma efficaci mosse<br />

da utilizzare in caso di aggressione<br />

subita: mosse non certo atte<br />

ad offendere, ma a disarmare e<br />

disorientare i potenziali<br />

contendenti.<br />

Di grande impatto, inoltre,<br />

Sicurezza<br />

news<br />

la simulazione dello spegnimento<br />

di un piccolo incendio, nella quale io stesso mi sono<br />

cimentato. Sono certo che queste dimostrazioni<br />

resteranno indelebili nella memoria dei giovani<br />

partecipanti e che molti di loro manifesteranno presto<br />

il desiderio di divenire agenti di Polizia locale.<br />

I giovani non sono soltanto i destinatari delle nostre<br />

iniziative di sensibilizzazione, ma il principale volano<br />

della diffusione di una consapevolezza diffusa riguardo<br />

al ruolo della Polizia locale ed alle mansioni che essa<br />

realmente svolge, sfatando alcuni luoghi comuni tanto<br />

radicati quanto infondati.<br />

Il nostro obiettivo deve essere, sulla scorta del successo<br />

ottenuto nelle due prime tappe, l’allargamento<br />

dell’iniziativa all’intero territorio regionale,<br />

auspicabilmente organizzando un “Open day”<br />

in concomitanza in tutti i comandi della <strong>Lombardia</strong>.<br />

Se questo sarà possibile, come tutti ci auguriamo,<br />

lo si dovrà all’impegno dei Comandi coinvolti<br />

ed al prezioso lavoro della struttura coordinata<br />

dal dott. Fabrizio Cristalli.<br />

Romano La Russa<br />

Assessore alla Protezione Civile,<br />

Polizia Locale e Sicurezza<br />

3


NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH<br />

Rete Radio regionale di protezione<br />

civile, potenziata in un sistema<br />

unico e integrato, in vista dell’Expo<br />

2015<br />

La <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> ha adottato nel corso degli anni numerosi<br />

interventi per realizzare le reti radio per la Protezione civile,<br />

l’Antincendio Boschivo, le Polizie Locali, il Servizio Sanitario<br />

Urgenza Emergenza 118, nonché la dorsale regionale denominata<br />

‘Alta Frequenza’. Tali reti radio del Sistema regionale di<br />

Protezione civile saranno ora valorizzate, ampliate e potenziate,<br />

creando un sistema unico e integrato delle reti di comunicazione.<br />

Il sistema sarà predisposto, anche in prospettiva di EXPO 2015,<br />

per l’interoperabilità con le strutture dello Stato (Vigili del Fuoco,<br />

etc.) e con i sistemi già esistenti, in particolar modo quelli in tecnologia<br />

digitale (la rete Tetra del Comune di Milano). Saranno ampliate e tecnologicamente aggiornate le reti di<br />

protezione civile, del servizio antincendi boschivi, del servizio di urgenza ed emergenza medica 118, e della sicurezza;<br />

sarà potenziata in misura significativa anche la dorsale in ponte radio che percorre il territorio regionale e che<br />

collega i ridiffusori e le centrali operative del Sistema di radiocomunicazioni. La soluzione adottata condurrà alla<br />

realizzazione, entro la fine del 2012, di uno dei sistemi regionali più completi, innovativi e diffusi sul territorio, articolato<br />

in soluzioni basate su una pluralità di tecnologie, per soddisfare nel modo migliore le esigenze operative dei<br />

servizi impegnati nelle emergenze e nella difesa della sicurezza della popolazione. ■<br />

Sala Operativa italiana modello per l’Europa<br />

Una delegazione della DG-ECHO, l’ufficio per gli Aiuti umanitari e la Protezione civile della Commissione Europea,<br />

guidata dal direttore Walter Shwarzenbrunner, ha visitato questa mattina la Sala Situazione Italia, il COAU, il<br />

COEMM e il Centro Funzionale del Dipartimento della Protezione civile nazionale. Le strutture operative della<br />

Protezione civile italiana sono state individuate quale modello da seguire per la realizzazione di una nuova sala<br />

operativa a Bruxelles, che prenderà il nome di Emergency Response Centre (ERC). Il nuovo centro ERC verrà allestito<br />

sulla base dell’attuale Monitoring and Information Centre (MIC) e andrà a unificare la gestione delle emergenze<br />

sia di protezione civile che umanitarie. La delegazione, con il compito di individuare le specifiche tecniche necessarie<br />

alla realizzazione di una struttura frutto delle migliori esperienze internazionali, ha identificato proprio nelle<br />

diverse sale operative del Dipartimento della Protezione civile gli esempi di efficienza ed esperienza da trasportare<br />

a livello europeo.<br />

“Oggi siamo qui ha dichiarato Walter Shwarzenbrunner in chiusura di incontro - per visitare e conoscere a fondo<br />

le strutture che coadiuvano quotidianamente<br />

il Sistema di<br />

Protezione civile italiano. Grazie<br />

alle esaurienti spiegazioni dei colleghi<br />

abbiamo potuto apprezzare il<br />

funzionamento delle diverse strumentazioni<br />

tecniche che contiamo<br />

di utilizzare a livello europeo<br />

nell’Emergency response centre<br />

voluto dalla Commissione europea.<br />

L’Italia, in questo campo, rappresenta<br />

un esempio importante di<br />

professionalità e di efficienza tecnica.<br />

E’ stato inoltre molto interessante<br />

s<strong>cop</strong>rire le modalità di collaborazione<br />

e di frequente scambio<br />

di informazioni tra il livello nazionale<br />

e i livelli regionali e locali,<br />

oltre alla risposta dell’intero sistema<br />

alle numerose emergenze che<br />

interessano il territorio italiano. ■<br />

NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH


NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH<br />

Cultura dell’emergenza, formazione sul campo e sinergia<br />

tra le istituzioni, in scena al R.E.A.S. - Salone dell’Emergenza<br />

2011<br />

Con la nuova edizione di R.E.A.S. - Salone<br />

dell’Emergenza, in programma dal 7 al 9 ottobre<br />

2011, il Centro Fiera di Montichiari (Brescia) ripropone<br />

l’impegno concreto di contribuire alla<br />

migliore diffusione della cultura e delle conoscenze<br />

nel campo della tutela dei cittadini nelle situazioni<br />

di rischio, calamità ed emergenza.<br />

R.E.A.S. - Salone dell’Emergenza è un appuntamento<br />

che mobilita tutte le maggiori realtà che,<br />

ad ogni livello, operano nell’ambito dell’emergenza.<br />

Con questa manifestazione, il Centro Fiera<br />

di Montichiari offre un’occasione per fare rete, in<br />

un momento d’incontro che ha come denominatore<br />

comune un tema chiave come quello dell’Emergenza.<br />

Partecipano a R.E.A.S. - Salone dell’Emergenza<br />

i professionisti e volontari della<br />

Protezione Civile, dei Vigili del Fuoco, del Soccorso<br />

Alpino e Speleologico, delle Polizie Locali e<br />

Provinciali, delle Istituzioni e degli Enti impegnati<br />

sul fronte dell’emergenza e della sicurezza, con<br />

le più moderne ed aggiornate tecniche di soccorso<br />

ed intervento.<br />

Tra le numerose iniziative che verranno proposte<br />

nell’ambito della fiera, ricordamo la 1a Gara<br />

Nazionale di Soccorso Sanitario Memorial "Oscar<br />

Boscarol", in programma l’8 ottobre 2011. La<br />

Gara di Soccorso Sanitario ha lo s<strong>cop</strong>o di valutare<br />

le capacità dei soccorritori volontari nelle seguenti<br />

funzioni: operare e gestire in modo sicuro il<br />

soccorso; utilizzare le attrezzature presenti sul<br />

mezzo di soccorso; gestire un’emergenza in<br />

modo coordinato con il Sistema di Emergenza<br />

Sanitario; valutare e prestare assistenza ad una o<br />

più persone con modalità, mezzi e materiali idonei.<br />

Le iscrizioni sono aperte fino al 31 agosto<br />

2011 (info: www.boscarol.it).<br />

“R.E.A.S. - Salone dell’Emergenza è il frutto di un<br />

grande sforzo collettivo” spiega Ezio Zorzi, direttore<br />

del Centro Fiera. “Voglio esprimere, a nome del Centro Fiera del Garda di Montichiari, un sentito ringraziamento<br />

alla Provincia di Brescia, alla <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, agli Espositori, Volontari, Enti, Corpi dello Stato,<br />

Associazioni ed Organizzatori che da anni<br />

collaborando attivamente, fornendo un<br />

contributo essenziale. R.E.A.S. - Salone<br />

dell’Emergenza è oggi un momento di<br />

incontro fondamentale per tutte le realtà<br />

che operano nell’emergenza e che sono<br />

espressione di un modello operativo che<br />

costituisce un punto di riferimento per tutta<br />

Europa”.<br />

L’appuntamento con R.E.A.S. - Salone<br />

dell’Emergenza 2011, dunque, è al Centro<br />

Fiera di Montichiari (BS) dal 7 al 9 ottobre<br />

2011 con i seguenti orari: venerdì 7 e sabato<br />

8, dalle 9:30 alle 18:00; domenica 9, dalle<br />

9:30 alle 17:00. L’ingresso è gratuito previa<br />

registrazione sul sito www.salonemergenza.com.<br />

■<br />

NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH


6<br />

L<br />

<strong>Lombardia</strong> e Liguria,<br />

il gemellaggio continua<br />

di Franco Pasargiklian<br />

La collaborazione tra i due sistemi regionali di<br />

Protezione civile ebbe inizio nell’estate 2009,<br />

quando tra il 6 e il 12 settembre le province di Genova,<br />

nella zona di Nervi, e di La Spezia, nelle zone di Monte<br />

Marcello e Amelia, furono colpite da violenti incendi di<br />

grandi dimensioni, che giunsero a mettere a serio rischio<br />

perfino gli abitati di alcuni comuni: a Carrodano, per<br />

esempio, una frazione fu evacuata. I volontari liguri<br />

erano oramai stremati da giorni e giorni di lotta senza<br />

sosta contro il fuoco. Fu allora che la <strong>Lombardia</strong> diede<br />

alla Liguria la sua disponibilità a inviare nello spezzino<br />

uomini e mezzi in aiuto alle organizzazioni liguri.<br />

L’accordo e la sinergia che si creò subito sul campo tra<br />

le istituzioni, CFS e Regioni e tra le squadre di volontariato<br />

permisero di ottenere ottimi risultati operativi.<br />

Il successo di quella missione rafforzò i rapporti tra le<br />

Nel periodo di fine inverno, quando il rischio<br />

incendi nelle zone alpine è particolarmente elevato,<br />

l’organizzazione AIB della <strong>Lombardia</strong> è stata<br />

supportata quest’anno da squadre provenienti<br />

dalla Liguria che per tre settimane hanno svolto<br />

con successo attività di pattugliamento,<br />

monitoraggio e spegnimento incendi in una vasta<br />

area del Varesotto al confine con la Svizzera<br />

Nella sala operativa della Comunità Montana del Piambello.<br />

In piedi, sullo sfondo, Luca Vaghi, dirigente Gestione delle<br />

Emergenze DG Protezione civile, Polizia locale e Sicurezza;<br />

Omar Algisi, consigliere Pc e AIB Comunità Montana del<br />

Piambello; in piedi, a destra, Alessandro De Buk, DOS<br />

Comunità Montana Valli del Verbano<br />

due Regioni e la convinzione che si dovesse formalizzare<br />

un ‘gemellaggio’. Fu così che nell’estate del 2010 i due<br />

assessori competenti, Romano La Russa per la <strong>Lombardia</strong><br />

e Giovanni Barbagallo per la Liguria, sottoscrissero ‘un<br />

accordo di collaborazione per reciproco ausilio operativo<br />

nell’ambito delle attività di prevenzione ed estinzione<br />

degli incendi boschivi’.<br />

Il primo atto di questo accordo fu che, dal 10 luglio<br />

all’11 settembre del 2010, circa 250 volontari lombardi<br />

Gli assessori regionali di Liguria e <strong>Lombardia</strong>, Giovanni<br />

Barbagallo e Romano La Russa che hanno siglato l’accordo<br />

di mutua collaborazione nel settore AIB tra i due sistemi<br />

regionali di Protezione civile


Cunardo, 16 aprile. Il Senatore Giuseppe Zamberletti con i<br />

volontari e le autorità lombarde e liguri<br />

si alternarono nelle basi operative di Arenzano (GE) e<br />

Borghetto di Vara (SP), collaborando con i volontari<br />

liguri in attività di pattugliamento e monitoraggio del<br />

territorio e, in alcune occasioni, di attacco al fuoco.<br />

Il secondo atto dell’accordo ha visto protagonisti una<br />

cinquantina di volontari liguri che in tre turni settimanali<br />

dal 2 al 22 aprile 2011 sono stati impegnati in attività<br />

analoghe a quelle compiute dai colleghi lombardi in<br />

Liguria nei territori delle Comunità Montane del<br />

Piambello e Valli del Verbano.<br />

Sabato 16 aprile. Arrivo a Cunardo, il centro logistico da<br />

cui partono le missioni di pattugliamento e dove risiedono<br />

i volontari liguri: metà circa si trovano nella sede<br />

PC-AIB della Comunità Montana di Piambello, dove c’è<br />

anche la sala operativa, e l’altra metà nella foresteria,<br />

poco distante, della locale caserma del CFS.<br />

Nella sede della Comunità Montana ho incontrato il consigliere<br />

delegato alla Pc e AIB del Piambello, Omar Algisi<br />

e il responsabile ligure del secondo avvicendamento settimanale,<br />

Gilberto Chiappa, vice referente Pc della<br />

Provincia d’Imperia, che mi spiegano come avvengono i<br />

turni delle squadre AIB. “La mattina quattro squadre<br />

composte ognuna da quattro volontari liguri e da una<br />

guida (‘scout’) lombarda partono alle ore 9.00 per rientrare<br />

alle 12.30 (due nell’area del Piambello e due nel<br />

Verbano), compiendo determinati percorsi stabiliti quotidianamente<br />

con il Corpo Forestale, in base agli indici<br />

di rischio dati dal meteo, ovvero dall’ARPA regionale -<br />

spiega Algisi -. Di pomeriggio la partenza è prevista alle<br />

ore 14.30 con rientro alle 18.30 - 19.00.”<br />

“Noi volontari liguri abbiamo in dotazione cinque radio<br />

regionali collegate con la sala operativa - ha detto<br />

Chiappa - una per il sottoscritto, L0, (ovvero per il capo<br />

missione del turno settimanale, ndr) e le altre - L1, L2,<br />

L3, L4 - per i capo squadra dei quattro mezzi in pattugliamento”.<br />

Sabato 16 è un giorno speciale qui a Cunardo, non tanto<br />

perché, come previsto, sono arrivati i volontari liguri del<br />

Da sinistra: Renzo Morolla, Comandante regionale CFS della<br />

Liguria; Maria Sole De Medio, presidente Comunità<br />

Montana del Piambello, e Giovanni Barbagallo, assessore<br />

regionale all’Agricoltura della Liguria<br />

3° e ultimo turno, guidati dal capo missione Wladimiro<br />

Martini, vice referente Pc della Provincia di La Spezia,<br />

quanto perché le due Regioni hanno deciso di festeggiare<br />

il gemellaggio in questa giornata e non nella settimana<br />

successiva, a chiusura della missione, dal momento<br />

che troppo prossima alle festività di Pasqua. Dalla<br />

Liguria è arrivato in mattinata l’assessore regionale<br />

all’Agricoltura Giovanni Barbagallo con il dirigente<br />

Valerio Vassallo, il responsabile AIB Massimo Galardi e<br />

Sicurezza<br />

news<br />

7


8<br />

Il discorso del Senatore Giuseppe Zamberletti.<br />

A sinistra di Zamberletti, Marco Magrini presidente<br />

della Comunità Montana Valli del Verbano<br />

Da sinistra: Massimo Galardi, referente AIB <strong>Regione</strong> Liguria;<br />

Dario Bevilacqua, Coordinatore Volontari AIB della<br />

Comunità Montana Valli del Verbano; Pietro Bertola del<br />

Centro Operativo CFS di Curno e Bruno Chiapparoli, referente<br />

AIB <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong><br />

Silvia degli Esposti; inoltre hanno presenziato alla celebrazione<br />

del gemellaggio anche il Comandante regionale<br />

del CFS della Liguria, Renzo Morolla, accompagnato dal<br />

Comandante di Stazione del CFS di Arenzano, Pietro<br />

Tiberii, che l’estate scorsa ha coordinato le azioni di pattugliamento<br />

dei volontari lombardi in quella parte di territorio<br />

ligure. Per la <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> erano presenti il<br />

dirigente Luca Vaghi, il funzionario, referente AIB,<br />

Bruno Chiapparoli, il vice Comandante provinciale CFS di<br />

Varese, Carla Maria Gariboldi, le autorità e i funzionari<br />

delle due Comunità Montane interessate e naturalmente<br />

il sindaco di Cunardo, Angelo Morisi. Ma la sorpresa più<br />

bella per tutti i presenti, liguri e lombardi, è stata la partecipazione<br />

alla semplice e simpatica celebrazione del<br />

gemellaggio del nostro Pioniere, il Senatore Giuseppe<br />

Zamberletti.<br />

Nella ‘Locanda Antica Roma’, che ha fornito colazione,<br />

pranzo e cena a tutti gli operatori dei tre turni settimanali,<br />

si è pranzato all’insegna dei brindisi e dell’allegria,<br />

con qualche interruzione tra le varie portate per interventi<br />

e saluti di funzionari e volontari, per scambi di<br />

doni tra le due delegazioni e per ascoltare una brillante<br />

e curiosa testimonianza di Zamberletti sul primo gemellaggio<br />

AIB della storia della Protezione civile italiana.<br />

Essa avvenne nell’estate del 1981 quando, su sua proposta,<br />

dopo tre o quattro estati di incendi devastanti in<br />

Sardegna, squadre di Vigili del Fuoco volontari dell’Alto<br />

Adige s’imbarcarono per l’isola a dar man forte alla<br />

Forestale regionale. A quei tempi, infatti, come ha ricordato<br />

Zamberletti, non esistevano nel resto d’Italia associazioni<br />

o gruppi comunali come abbiamo oggi, e quindi<br />

l’unica <strong>Regione</strong>, per antica tradizione austro-ungarica,<br />

ad avere queste realtà organizzate del volontariato era<br />

Il ringraziamento ai volontari liguri e lombardi di Claudia<br />

Borlotti, funzionaria Pc della Provincia di Varese<br />

L’intervento del vice Comandante provinciale del CFS<br />

di Varese, Carla Maria Gariboldi


Un’ultima foto prima della partenza delle delegazioni di Liguria e <strong>Lombardia</strong>.<br />

Da sinistra: Alessandro De Buk; Dario Bevilacqua; Omar Algisi; Gilberto Chiappa, vice referente Pc-AIB Provincia d’Imperia;<br />

l’assessore ligure Giovanni Barbagallo con il dirigente del Servizio Valerio Vassallo<br />

proprio l’Alto Adige. Nonostante le diverse procedure<br />

operative a confronto e alcune difficoltà linguistiche tra<br />

sardi e sud tirolesi, quel primo esperimento di gemellaggio<br />

AIB fu abbastanza positivo.<br />

Sono passati trent’anni da allora, un’eternità per la storia<br />

della Protezione civile! Oggi questo gemellaggio operativo<br />

tra due regioni confinanti come <strong>Lombardia</strong> e<br />

Liguria è, a mio parere, già un modello per tutto il Paese.<br />

L’augurio è che questa esperienza continui (cosa di cui<br />

sono certo) e che il gemellaggio si estenda anche ad<br />

altre evenienze, come è successo per esempio l’estate<br />

scorsa quando i volontari lombardi di stanza nello spezzino<br />

per la campagna AIB intervennero a Portovenere,<br />

colpita da una violentissima alluvione, a fianco dei colleghi<br />

liguri. ■<br />

Per informazioni:<br />

U.O. Protezione Civile<br />

Bruno Chiapparoli<br />

Tel.: +39 02 67652554<br />

Sicurezza<br />

news<br />

9


10<br />

L’impegno della Croce<br />

Rossa Italiana al<br />

confine Tunisino-Libico<br />

L<br />

di Marco Guadesi*<br />

L’attività è cominciata i primi di marzo quando, in<br />

seguito alla firma di un accordo bilaterale con la<br />

Mezzaluna Rossa Tunisina, la CRI ha proceduto<br />

all’invio di un nucleo di valutazione presso la zona dei<br />

campi profughi al confine di nord-est.<br />

Il Nucleo di valutazione Cri<br />

Fa parte dell’ABC della risposta ai disastri, ed è ormai<br />

una prassi consolidata dell’Ente, quella di inviare “in<br />

avans<strong>cop</strong>erta” un ristretto numero di tecnici, di provata<br />

esperienza, per valutare le reali necessità, al fine di rendere<br />

l’intervento più efficace e rispondente ai bisogni.<br />

L’obiettivo di questo nucleo è quello di eseguire ciò che<br />

in gergo viene definito un “assessment”, ovvero una<br />

valutazione delle reali necessità, finalizzata ad evitare<br />

sovrapposizioni con altre organizzazioni e inutili dispendi<br />

di risorse umane e materiali. In quest’occasione, il<br />

team ha anche prelevato dei campioni di acqua per<br />

poterli successivamente analizzare in Italia e pianificare<br />

quindi una possibile strategia anche sul difficile fronte<br />

dell’emergenza idrica.<br />

La situazione al confine<br />

Al momento in cui veniva richiesto l’aiuto della CRI, a 8<br />

Ha avuto inizio i primi di aprile, con l’arrivo<br />

di un importante contributo in personale, materiali<br />

e mezzi, la missione CRI in soccorso all’eccezionale<br />

ondata migratoria, conseguente alla guerra civile<br />

libica<br />

Km dal valico di confine di Ras Ajdir, a poca distanza<br />

dalla città di Ben Gardane, sorgeva unicamente il campo<br />

di Choucha alla cui gestione partecipavano, e partecipano<br />

tuttora, diverse tra le principali organizzazioni umanitarie<br />

del Pianeta (quali: ICRC, WFP, SIF) sotto il coordinamento<br />

dell’UNHCR. Questo campo, ancora esistente,<br />

può ospitare fino a circa 20.000 migranti in attesa che<br />

l’IOM (International Organization of Migration) si occupi<br />

del loro rimpatrio (la capacità è di circa 700 rimpatri<br />

giornalieri). Le etnie dei profughi sono molteplici. La<br />

presenza di libici è davvero contenuta, alta è invece<br />

quella di ghanesi, congolesi, ivoriani, nigeriani, chadiani,<br />

bengalesi e cinesi provenienti dalla Tripolitania; si<br />

tratta fondamentalmente di gruppi etnici che in Libia<br />

svolgevano lavori di manodopera.<br />

L’ambiente è desertico e, ad eccezione di una lunga strada<br />

che conduce al confine e dopo altri 180 km porta a<br />

Tripoli, non c’è alcuna infrastruttura; la monotonia del<br />

deserto è saltuariamente interrotta da qualche venditore<br />

abusivo di carburante. Sta dunque alle organizzazioni<br />

umanitarie provvedere a tutto ciò che occorre ai migranti:<br />

ricovero per la notte, pasti, igiene e assistenza sanitaria.<br />

Quanto alla gestione dell’ordine pubblico, onere<br />

non indifferente, provvede l’esercito tunisino.


L’impegno della Croce Rossa Italiana<br />

al confine Tunisino-Libico<br />

L’accordo bilaterale con la Mezza Luna Rossa tunisina<br />

La presenza della CRI al confine è conseguente ad un<br />

accordo con la “consorella” tunisina in coordinamento<br />

con l’IFRC. La Federazione, al fine di arginare la congestione<br />

del campo di Choucha, sentito il parere<br />

dell’UNHCR, ha cominciato in marzo ad allestire un<br />

nuovo campo, della capienza iniziale di 2500 posti,<br />

denominato “Transit Camp”. L’accordo stipulato dalla CRI<br />

rientra in questo contesto e prevede la preparazione,<br />

unitamente a una cucina fornita dalla Mezzaluna<br />

Algerina, dei pasti destinati ai migranti ospiti del<br />

campo. A tale s<strong>cop</strong>o la CRI ha organizzato un’importante<br />

operazione logistica. A fine marzo, grazie a una nave<br />

messa a disposizione dalla Direzione Generale per la<br />

Cooperazione e lo Sviluppo del Ministero degli Esteri,<br />

sono partiti 23 automezzi e 38 operatori dal porto di<br />

Civitavecchia diretti verso Tunisi. La colonna della CRI,<br />

giunta a Tunisi, ha poi percorso 700 Km alla volta del<br />

confine, trasportando l’occorrente per allestire la cucina,<br />

gli impianti di potabilizzazione, i viveri e tutto il necessario<br />

per svolgere in totale autonomia le attività (gruppi<br />

elettrogeni, celle frigorifere, tende magazzino e per il<br />

personale, ecc.) senza gravare sulla Mezzaluna Rossa<br />

Tunisina.<br />

Il problema dell’acqua potabile<br />

L’acqua è uno dei problemi principali nella zona. La<br />

stessa acqua reperibile dalla rete idrica è salmastra,<br />

con scarse qualità dal punto di vista chimico e potenzialmente<br />

dannosa se consumata per un lungo periodo,<br />

specialmente per i bambini di età inferiore a un<br />

anno. Grazie alle analisi, eseguite sui campioni prelevati<br />

dal nucleo di valutazione, la CRI è stata la prima<br />

organizzazione giunta sul posto con le idee chiare, le<br />

conoscenze e i mezzi idonei per produrre acqua potabile.<br />

Questo ha fatto sì che diverse organizzazioni<br />

non governative si rivolgessero ai tecnici italiani per<br />

la risoluzione del problema. Benché non contemplato<br />

inizialmente dagli accordi, viste le contingenze la CRI<br />

ha provveduto successivamente anche alla fornitura<br />

dell’acqua necessaria alla preparazione del latte per i<br />

neonati presenti al Transit Camp.<br />

La CRI presenta ormai un’esperienza consolidata nella<br />

potabilizzazione in emergenza, esperienza che comincia<br />

nei Balcani, grazie all’impegno del chimico lodigiano<br />

Giuseppe Bolzoni e che vede il suo ultimo<br />

impiego nell’emergenza epidemica che ha colpito la<br />

già martoriata Haiti.<br />

Il personale in missione<br />

Il personale CRI impiegato proviene dalle diverse componenti<br />

civili e militari, ed ogni membro presenta una o<br />

più specializzazioni (sanitario, logista, cuoco). Le attività<br />

principali, una volta montate le strutture campali,<br />

consistono nella produzione dei pasti (talvolta diretti<br />

direttamente anche al valico di frontiera), nella produzione<br />

di acqua potabile e nella manutenzione del campo<br />

(elettrica, idraulica, ecc). La CRI può fare affidamento,<br />

oltre che sui volontari, su professionisti specializzati<br />

provenienti anche dai suoi cinque CIE (Centri Interventi<br />

Emergenza). I CIE sono strutture logistiche, distribuite<br />

strategicamente sul territorio nazionale dove sono<br />

immagazzinate e mantenute tutte le attrezzature necessarie<br />

per rispondere alle emergenze come: tende, brande,<br />

<strong>cop</strong>erte, cucine campali, potabilizzatori e mezzi<br />

pesanti; si tratta di strutture permanenti in cui opera un<br />

numero contenuto di personale dipendente specializzato<br />

e sempre pronto a partire 24 h 365 giorni l’anno. E’ grazie<br />

a strutture come questa che la CRI presenta una formidabile<br />

capacità di risposta ai disastri nazionali e internazionali.<br />

Il personale al momento presente in Tunisia è<br />

lo stesso che preparava i pasti o montava le tende a<br />

seguito del terremoto dell’Abruzzo, o che si occupava<br />

della produzione di acqua potabile durante la devastante<br />

epidemia di colera ad Haiti. ■<br />

*Watsan Team Croce Rossa Italiana<br />

Sicurezza<br />

news<br />

11


12<br />

La nuova modalità<br />

d’allertamento<br />

per i temporali forti<br />

U<br />

di Egidio Bertolotti<br />

e Gian Paolo Minardi<br />

Un temporale o un acquazzone improvviso non<br />

suscita certo meraviglia, visto che una scena del<br />

genere si ripete più volte nell’arco dell’anno e un<br />

po’ ovunque nella nostra regione. Ma va considerato che<br />

si tratta di un fenomeno meteorologico tanto spettacolare<br />

quanto pericoloso per i danni, talora gravi, che è in<br />

grado di arrecare a persone e cose.<br />

Dal punto di vista tecnico, quando si parla di temporale<br />

ci si riferisce ad un insieme di fenomeni, non ad una sola<br />

manifestazione atmosferica, con caratteristiche di rapidità,<br />

elevata intensità e spesso violenza. Insomma, è un<br />

fenomeno naturale che mette in gioco un’elevatissima<br />

quantità di energia, sia elettrica, sia termica, sia meccanica.<br />

Per contribuire a ridurre i rischi che ne possono<br />

derivare per l’uomo, le infrastrutture, il territorio e le<br />

attività in genere, <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> ha da molti anni<br />

incluso i temporali nello spettro di quei fenomeni che<br />

sono oggetto delle attività di previsione e prevenzione.<br />

A partire da giugno del 2009, con l’entrata in vigore<br />

della Direttiva regionale sull’allertamento per i rischi<br />

naturali (DGR n. 8/8753 del 22.12.2008), sono stati<br />

ridefiniti i criteri per l’allertamento, che scaturisce sulla<br />

base delle previsioni formulate dal Servizio<br />

Meteorologico Regionale (SMR) di ARPA <strong>Lombardia</strong> e<br />

della valutazione degli effetti al suolo effettuata dal<br />

Centro Funzionale Monitoraggio Rischi naturali (CFMR)<br />

della Giunta Regionale con sede alla Sala Operativa di<br />

protezione civile.<br />

Ricordando che la normativa fa riferimento ai cosiddetti<br />

“temporali forti”, quelli cioè in grado di produrre, per<br />

Con l’entrata in vigore, nel 2009, di un’apposita<br />

Direttiva regionale, sono stati ridefiniti i criteri<br />

per l’allertamento, che scaturisce dalle previsioni<br />

formulate dal Servizio Meteorologico Regionale<br />

di ARPA <strong>Lombardia</strong> e dalla valutazione degli effetti<br />

al suolo effettuata dal Centro Funzionale<br />

Monitoraggio Rischi naturali della Giunta Regionale<br />

con sede alla Sala Operativa di protezione civile.<br />

Tra giugno e agosto il maggior numero di situazioni<br />

temporalesche<br />

Il fulmine è il principale fenomeno che caratterizza<br />

il temporale (Foto: G.P. Minardi)<br />

definizione, su una sola località più di 40 mm di pioggia<br />

in un’ora, vediamo nel dettaglio come operano quotidianamente<br />

queste strutture.<br />

SMR, centro di competenza per la meteorologia regionale,<br />

redige ogni giorno il Bollettino di Vigilanza meteorologica.<br />

Inoltre, in previsione di fenomeni particolarmente<br />

intensi ed estesi emette anche uno specifico “Avviso<br />

di Condizioni Meteo Avverse” finalizzato alle attività di<br />

protezione civile. Il CFMR, valutati i dati e le previsioni<br />

disponibili, emette a sua volta il documento di allerta,<br />

cioè il cosiddetto Avviso di Criticità Regionale. Il sistema<br />

di allertamento si basa su tempi di preavviso che


Numero totale annuale e medio mensile di fulmini in <strong>Lombardia</strong> nel periodo 1996-2010<br />

(dati CESI SIRF)<br />

oscillano dalle 12 alle 24 ore. Il continuo affinamento<br />

degli strumenti e delle tecniche di previsione, unito<br />

all’evoluzione del sistema di allertamento regionale, ha<br />

permesso di estendere l’allertamento ai temporali forti,<br />

con l’emissione di un Avviso di moderata criticità, in<br />

caso di alta probabilità che il fenomeno avvenga su gran<br />

parte di una o più “aree omogenee di allertamento” in<br />

cui è stato suddiviso il territorio regionale. Da considerare<br />

che il termine “moderata criticità” indica già un alto<br />

livello di rischio. Nei casi in cui invece i temporali forti<br />

siano poco probabili, non viene diramata alcuna allerta:<br />

queste situazioni infatti sono ritenute di “ordinaria criticità”,<br />

quindi accettabili dalla popolazione e governabili<br />

a livello locale.<br />

Qualche precisazione può chiarire l’importanza della<br />

Direttiva. La rilevazione dei dati sui temporali viene<br />

effettuata mediante i cosiddetti sistemi LLS (Lightnings<br />

Localization System). Nella nostra Penisola il principale<br />

sistema, attivo dal 1994, è il Sistema Italiano<br />

Rilevamento Fulmini (SIRF) del CESI di Milano. Questo<br />

servizio permette di registrare entro pochi secondi i fulmini<br />

nube-suolo che avvengono in territorio italiano e<br />

quindi di eseguire un monitoraggio in tempo reale oltre<br />

ad analisi statistiche. Una precisione nominale di 500 m<br />

e una efficienza nominale del 90% fa si che i calcoli<br />

basati su questi dati forniscano informazioni estrema-<br />

mente accurate.<br />

Esaminando la serie storica dei<br />

fulmini in <strong>Lombardia</strong>, oltre ai<br />

picchi raggiunti all’inizio del<br />

nuovo secolo, si s<strong>cop</strong>re anche<br />

una diminuzione negli ultimi<br />

anni, in particolare nel 2010,<br />

da attribuire più a un’alternanza<br />

ciclica che a una vera e propria<br />

tendenza al calo dell’attività<br />

elettrica. I temporali in<br />

<strong>Lombardia</strong> sono un fenomeno<br />

comune e tipicamente estivo.<br />

Se infatti possono considerarsi<br />

rari nel trimestre dicembre-febbraio e possibili in primavera<br />

ed autunno, è tra giugno e agosto che si concentrano<br />

in massima parte le situazioni temporalesche. Ed è<br />

proprio in questo trimestre che si registra il numero<br />

medio mensile di fulmini maggiore, tra 9.000 e 13.000<br />

sulla regione, con il 30% circa delle giornate interessate<br />

da situazioni temporalesche. La maggiore frequenza di<br />

temporali si manifesta sulla fascia prealpina, in particolare<br />

sull’area dei laghi Maggiore e di Como e sulle Prealpi<br />

bergamasche e bresciane.<br />

L’osservazione dei temporali (localizzazione, misura dell’intensità)<br />

è svolta quotidianamente anche con altri<br />

strumenti di telerilevamento come il satellite meteorologico<br />

Meteosat, il radar meteorologico e la rete regionale<br />

di stazioni meteorologiche di monitoraggio. La previsione<br />

invece è basata essenzialmente sull’uso dei cosiddetti<br />

“modelli numerici di previsione del tempo”, ovvero<br />

modelli matematici che descrivono l’evoluzione dell’atmosfera<br />

e che in base ai dati di osservazione attuali calcolano<br />

gli scenari futuri, rielaborati poi dai meteorologi<br />

secondo metodi e procedure che consentono di diramare<br />

specifici bollettini.<br />

Nelle stagioni temporalesche 2009-2010, da quando è<br />

entrata in vigore la nuova Direttiva di allertamento, sono<br />

stati emessi 26 “Avvisi di criticità per temporali forti”<br />

che comprendono attivazioni dello stato di allerta, alcuni<br />

casi di estensione dello stesso<br />

a più aree omogenee e di<br />

revoca per cessate condizioni<br />

di criticità. Nella tabella sono<br />

evidenziati, per ciascuna area<br />

omogenea, il numero di giorni<br />

in cui è stata attiva l’allerta. Le<br />

aree maggiormente interessate<br />

sono state quelle alpine<br />

(eccetto l’Alta Valtellina) e prealpine<br />

e, in misura leggermente<br />

inferiore, le aree di pianura.<br />

La Valtellina e l’Oltrepò Pavese<br />

sono mediamente quelle meno<br />

allertate per questa tipologia<br />

di rischio.<br />

Fulminazione media annuale<br />

in <strong>Lombardia</strong> dal 2006 al 2010<br />

Sicurezza<br />

news<br />

13


14<br />

Totale giorni<br />

con moderata<br />

criticità<br />

per temporali<br />

forti anni<br />

2009-2010<br />

Sperimentazione di nuovi servizi<br />

di allerta<br />

Un servizio sperimentato negli anni 2007-2009 da<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> è il sistema STAF (Storm Track Alert<br />

and Forecast), sviluppato da RSE-Ricerca sul Sistema<br />

Elettrico, di allerta automatico via sms sulla base di una<br />

elaborazione di dati radar e satellite. Tale sistema è in<br />

grado di avvisare tempestivamente, entro la mezz’ora<br />

precedente all’evento, in caso di previsione di un forte<br />

temporale su un’area geografica prefissata (uno o più<br />

Comuni). Un’interfaccia grafica via web permette inoltre<br />

di seguire l’evento visualizzandolo cartograficamente<br />

su un pc (o su un palmare). I destinatari di questi sistemi<br />

sono soggetti in grado di prendere decisioni sul<br />

campo in modo autonomo (ad esempio sospendere una<br />

manifestazione all’aperto o interdire al traffico un sottopasso<br />

stradale) ma potrebbe potenzialmente estendersi<br />

anche al singolo cittadino, capace di interpretare<br />

correttamente questa informazione (come avviene in<br />

Svizzera). Nell’estate 2009 questo servizio ha permesso,<br />

ad esempio, al referente del Comune di Monza, sulla<br />

base di un protocollo operativo di gestione degli avvisi<br />

di criticità, di supportare le decisioni delle autorità preposte<br />

in numerose situazioni di rischio legate a temporali.<br />

La performance di questi sistemi è in continuo<br />

miglioramento, tuttavia un limite difficilmente superabile<br />

sono i tempi di allerta estremamente ridotti. Inoltre<br />

vengono segnalati anche temporali potenzialmente<br />

intensi ma che, essendosi attenuati o avendo cambiato<br />

rotta durante il loro percorso, si manifestano nell’area<br />

monitorata con effetti meno rilevanti.<br />

Come abbiamo visto i sistemi di monitoraggio strumentale<br />

(radar, fulmini, stazioni al suolo) e le osservazioni a<br />

vista, quando disponibili, restano i principali mezzi per<br />

valutare l’entità di un evento temporalesco (densità di<br />

fulmini, pioggia oraria, raffiche di vento, grandine).<br />

Infatti, dall’analisi delle criticità segnalate, si nota che<br />

non sempre queste vengono comunicate alla Sala operativa<br />

regionale, specie nei casi in cui le problematiche<br />

connesse possono essere affrontate localmente e in<br />

modo diretto. Queste rilevazioni possono essere integrate,<br />

ad esempio con quelle della stampa locale che invece<br />

è piuttosto attenta a dare voce a quegli eventi che<br />

arrecano danni alla collettività, in particolare sotto<br />

l’aspetto produttivo. Anche il sistema di segnalazione<br />

via web “RASDA” di <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, utilizzato per le<br />

richieste di rimborso dei danni da parte dei Comuni, può<br />

risultare utile. Informazioni preziose possono anche<br />

essere dedotte dall’operato dei volontari e dalle reti<br />

meteo amatoriali. Tuttavia il fatto che in una certa area<br />

non risultino criticità rilevanti non significa che non ci<br />

siano stati temporali forti. Il verificarsi di effetti negativi<br />

sul territorio, infatti, è strettamente correlato, oltre<br />

che alla vulnerabilità dello stesso, anche al momento in<br />

cui accade l’evento (di notte o di giorno può fare la differenza)<br />

e ad eventuali opere preventive strutturali e<br />

non strutturali messe in campo per fronteggiarlo.<br />

Le norme di prevenzione e l’autoprotezione<br />

Gli scenari di rischio associati ai temporali possono essere<br />

di vario tipo: effetti diretti generati dai fulmini oppure<br />

dall’esposizione alle raffiche di vento o alla grandine,<br />

ma anche quelli legati a esondazioni improvvise di torrenti<br />

o quelli determinati da piccole frane. Ma si può<br />

assistere anche ad effetti devastanti, rari ma non sconosciuti<br />

in <strong>Lombardia</strong>, riconducibili a tornado e trombe<br />

d’aria.<br />

Dal punto di vista normativo, in caso di avviso per temporali<br />

forti, è compito dei presidi territoriali, ovvero i<br />

Comuni, attivare con gradualità le procedure previste dal<br />

piano di emergenza, come la sorveglianza delle aree a<br />

maggior rischio (torrenti e corsi d’acqua minori, ponti,<br />

zone soggette a frane e colate di detrito) oltre a misure<br />

preventive da mettete in atto in occasione di manifestazioni<br />

di massa o di permanenza in luoghi aperti.<br />

Come noto i temporali sono talora imprevedibili, ma è<br />

possibile ovviare in parte a questo limite assumendo un<br />

ruolo attivo. Ogni cittadino, dunque, deve consultare<br />

costantemente le previsioni, specie se fornite da strutture<br />

istituzionalmente preposte. Ma anche osservare<br />

localmente i cambiamenti del tempo può rivelarsi utile a<br />

intraprendere azioni di protezione personale.<br />

Riconoscere i sintomi caratteristici di condizioni meteorologiche<br />

favorevoli allo sviluppo di temporali è relativamente<br />

semplice: il cielo tende a scurirsi; già al mattino<br />

si formano nubi cumuliformi; persiste o aumenta la<br />

foschia; si avverte la presenza di afa, specialmente in<br />

valle; si rileva un calo della pressione atmosferica; si<br />

percepisce un improvviso rinforzo del vento accompagnato<br />

da un calo di temperatura.<br />

Il possibile arrivo di un temporale si riconosce dal rapido<br />

sviluppo di cumuli, nubi di forma rigonfia e con contorni<br />

netti, che si possono trasformare in nubi tempora-<br />

Grandine<br />

di grosse dimensioni<br />

(foto P. Bonelli)


Ecco alcuni consigli per proteggersi in caso di:<br />

… fulmini<br />

● All’aperto: stare in un bosco, purché sotto un albero non isolato e più basso di quelli circostanti, lontano dai tralicci.<br />

● All’aperto: accovacciati a piedi uniti con un solo punto di contatto con il terreno, oppure seduti sullo zaino; stare distanziati<br />

di una decina di metri se si è in gruppo.<br />

● In rifugi: grotte, bivacchi, fienili, cappelle, ma lontano dalle pareti esterne.<br />

● In automobile con i finestrini chiusi e l’antenna della radio abbassata; nelle teleferiche, nei vagoni del treno, in roulotte,<br />

in aereo.<br />

● All’aperto: ricordare il motto “se puoi vederlo (il fulmine) sbrigati, se puoi sentirlo (il tuono) fuggi”.<br />

… esondazione di un corso d’acqua<br />

● Rifugiarsi nei piani alti degli edifici ed attendere i soccorsi, provvedendo se possibile a chiudere gli impianti gas, elettrici<br />

ed idrici.<br />

● Non sostare sui ponti o in prossimità di zone allagabili.<br />

● Evitare di mettersi in viaggio.<br />

… frana che coinvolge la propria casa<br />

● Abbandonarla immediatamente chiudendo, quando possibile, gli impianti di gas, acqua ed elettricità.<br />

● Dopo l’evento non rientrare in casa se non autorizzati dalle autorità competenti i quanto persiste il rischio di crolli.<br />

lesche anche nel giro di 15 minuti. Mediamente, prima<br />

che inizino a verificarsi i rovesci di pioggia, la nube deve<br />

aver raggiunto i 4-5 km di sviluppo verticale e deve<br />

essere trascorsa più di mezz’ora.<br />

Il temporale già formato può spostarsi alla velocità di<br />

30-40 km orari. Per valutare la possibilità che si stia<br />

approssimando, oltre alla verifica visiva è utile ricorrere<br />

al semplice metodo del tempo intercorrente tra fulmine<br />

e tuono: poiché la velocità di propagazione del suono è<br />

di 1 km ogni 3 secondi, basta contare i secondi che passano<br />

tra l’avvistamento di un fulmine e l’arrivo del tuono<br />

per stimare la distanza del nucleo temporalesco.<br />

Non dimentichiamo che i fulmini rappresentano il rischio<br />

principale dei temporali, soprattutto in montagna, dove<br />

si è più esposti. I danni da folgorazione indiretta possono<br />

essere più o meno gravi anche in funzione della posizione<br />

assunta e del luogo. I rovesci intensi nei centri<br />

urbani provocano spesso allagamenti generati dall’incapacità<br />

della rete di drenaggio di smaltire grosse quantità<br />

di pioggia in tempi ristretti. Pertanto se si è alla guida<br />

di un veicolo occorre almeno moderare la velocità.<br />

Questo perché la pioggia, aumentando la scivolosità dell’asfalto,<br />

può ostacolare la guida degli automezzi, che si<br />

rivela ancora più pericolosa in caso di temperature vicine<br />

a zero. Anche i rovesci di neve e la grandine sono<br />

fenomeni possibili durante i temporali. Pertanto in zone<br />

collinari e montane è molto importante dotarsi di catene<br />

o pneumatici da neve da tenere sempre in auto. Nel<br />

caso di scelta dell’area per un campeggio bisogna preferire<br />

una quota maggiore rispetto a quella del corso d’acqua<br />

e posizionarsi a distanza di sicurezza, anche da pendii<br />

ripidi o rocciosi. In presenza di vento forte, oltre agli<br />

oggetti improvvisamente sollevati, dovremo porre particolare<br />

attenzione alla guida poiché le raffiche tendono a<br />

far sbandare il veicolo: anche in questi casi è consigliabile<br />

la sosta o almeno velocità più moderata. In situazioni<br />

temporalesche, infine, è possibile un forte abbassamento<br />

della visibilità. Ciò non deve essere sottovalutato<br />

in montagna in quanto durante un’escursione può<br />

far perdere l’orientamento. ■<br />

Per informazioni:<br />

U.O. Protezione Civile<br />

Egidio Bertolotti<br />

Tel.: +39 02 67652476<br />

Ecco i riferimenti istituzionali:<br />

SALA OPERATIVA PROTEZIONE CIVILE<br />

Numero Verde: 800061160<br />

Sito: www.protezionecivile.regione.lombardia.it<br />

CENTRO FUNZIONALE MONITORAGGIO RISCHI<br />

Sito: www.allerte.protezionecivile.regione.lombardia.it (area riservata)<br />

E-mail: cfmr@protezionecivile.regione.lombardia.it<br />

SERVIZIO METEO REGIONALE (ARPA LOMBARDIA)<br />

Sito: www.arpalombardia.it\meteo<br />

Sito: www.arpalombardia.it/meteo/bollettini/prociv.asp (area riservata)<br />

E-mail: meteo@arpalombardia.it<br />

Sicurezza<br />

news<br />

15


16<br />

Parco del Ticino: quasi 300<br />

i volontari impegnati<br />

a vigilare sul territorio<br />

F<br />

di Francesco Lamberini<br />

Fin dalla sua istituzione come ente pubblico, avvenuta<br />

nel 1974 attraverso una legge regionale, il<br />

Parco del Ticino ha evidenziato l’esigenza di essere<br />

vigilato e protetto in modo adeguato. La complessità<br />

della sua morfologia e la pratica di alcune attività che ne<br />

impoveriscono le difese naturali, lo rendono infatti un<br />

territorio esposto ad alcuni rischi civili ed ambientali,<br />

come gli incendi e le inondazioni, ma anche gli eventi<br />

legati all’inquinamento.<br />

Nel 1979, sempre su delega della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, il<br />

Parco del Ticino ha iniziato a occuparsi del Servizio<br />

Antincendi Boschivi (AIB) organizzando corsi di formazione<br />

ad hoc per i volontari, ai quali sono affidati compiti<br />

che vanno dall’attività di prevenzione all’avvistamento<br />

aereo su ricognitore regionale allo spegnimento<br />

Suddivisi in undici distaccamenti, svolgono attività<br />

di antincendio boschivo, vigilanza ecologica<br />

e protezione civile. Istituito negli anni Settanta,<br />

il Consorzio è formato da 47 Comuni che gravitano<br />

nei 100 chilometri che vanno dal lago Maggiore al<br />

Po. La sede legale è a Magenta e l’ufficio del settore<br />

Volontariato in provincia di Varese. Il coordinatore<br />

Lorenzo Poma: «Fra le molte missioni, l’esperienza<br />

in Abruzzo mi ha particolarmente colpito»<br />

di incendi boschivi su tutto il territorio del Parco.<br />

L’intervento dei volontari è stato spesso richiesto anche<br />

fuori dal territorio del Parco, come ad esempio nella provincia<br />

di Bergamo, nel Parco Ticino Piemontese e in collaborazione<br />

con altri gruppi regionali nelle campagne<br />

antincendi estive in Liguria e Sardegna. Attività, quest’ultime,<br />

che hanno permesso ai volontari di sviluppare<br />

un ottimo rapporto con il Corpo Forestale dello Stato e<br />

Vigili del Fuoco.<br />

E’ inoltre importante prendere in esame i dati forniti proprio<br />

dal Corpo Forestale, evidenziati in un grafico, relativi<br />

agli incendi divampati nel Parco del Ticino a partire<br />

dal 1976. Ebbene, dalla statistica è possibile rilevare una<br />

diminuzione costante della superficie media bruciata in<br />

ciascun rogo che è coincisa con l’inizio dell’attività di<br />

I Volontari<br />

durante<br />

il 30° Anniversario<br />

del Parco<br />

del Ticino


Attività di spegnimento AIB da parte dei Volontari<br />

del Parco del Ticino<br />

Antincendio Boschivo da parte dei volontari, a dimostrazione<br />

di quanto importante si sia rivelato il loro impegno<br />

in termini di prevenzione e pronto intervento.<br />

Va inoltre evidenziato come la presenza sul territorio del<br />

personale funziona anche da deterrente nei confronti di<br />

possibili piromani o cittadini disattenti.<br />

Nel 1981, in attuazione di una specifica Legge Regionale,<br />

è stato organizzato il Servizio di Vigilanza<br />

Ecologica Volontaria che consente alle guardie ecologiche<br />

volontarie (GEV), dopo aver frequentato e superato<br />

un corso di formazione, di diventare pubblici ufficiali e<br />

agenti di Polizia Amministrativa. Il loro compito è quello<br />

di contribuire alla protezione dell’ambiente attraverso<br />

la vigilanza, la prevenzione e l’accertamento di infrazioni<br />

in materia, oltre a essere disponibili nei servizi di soccorso<br />

alle popolazioni colpite da calamità naturali.<br />

Successivamente, nel 1996, è stato istituito dall’Ente<br />

anche il Servizio di Protezione Civile, a seguito dell’esperienza<br />

acquisita negli anni precedenti dai volontari Aib<br />

e Gev. Nel frattempo una prima esperienza era stata già<br />

maturata, sotto il coordinamento della <strong>Regione</strong><br />

<strong>Lombardia</strong>, in occasione dell’alluvione in Valtellina del<br />

1987 a cui hanno fatto seguito gli interventi per l’alluvione<br />

in Piemonte del 1994, per l’operazione «Castoro»<br />

sempre in Piemonte nel 1995 e nella consegna degli<br />

aiuti umanitari a Sarajevo, in Bosnia, nel 1994. Infine<br />

nel 1997, per meglio coordinare le attività svolte dai<br />

numerosi volontari impegnati nel Servizio Antincendi<br />

Boschivi, nel Servizio Vigilanza Ecologica e in quello di<br />

Protezione Civile, è stato istituito e regolamentato il<br />

Corpo Volontari del Parco Ticino da parte dell’Ente con<br />

apposita delibera del Consiglio Direttivo e dell’Assemblea<br />

Consortile, a cui fa riferimento tutta la struttura volontaristica.<br />

Nel 1997, infine, il Corpo è stato riconosciuto<br />

ufficialmente con l’iscrizione, come prevede la legge,<br />

nell’Albo Regionale del Volontariato e nel registro<br />

Nazionale del Dipartimento della Protezione Civile di<br />

Roma.<br />

«Attualmente i volontari sono 280 su tutto il territorio<br />

del Parco – dice il coordinatore Lorenzo Poma – e svolgono<br />

attività di antincendio boschivo, vigilanza ecologica<br />

e protezione civile. Ciascuno opera in base al tempo<br />

a disposizione a livello locale o in ambito nazionale e<br />

internazionale. Sono orgoglioso di poter contare sempre<br />

su di loro; ogni attività da loro svolta è una garanzia per<br />

la professionalità e l’impegno profuso. Inoltre dal 2002<br />

siamo entrati a far parte della Colonna Mobile Regionale<br />

di Protezione Civile con la disponibilità di 80 volontari,<br />

di cui 20 di pronta partenza nelle 6 ore stabilite dalla<br />

convenzione. La <strong>Regione</strong> naturalmente ci fornisce il<br />

sostegno economico per tutte le attività e ci mette a<br />

disposizione mezzi ed attrezzature di ottimo livello, proprio<br />

per consentirci di svolgere al meglio i nostri compiti.<br />

Operare nella Colonna Mobile Regionale in sinergia<br />

con le altre stimate organizzazioni che la compongono<br />

ci è stato di grande motivazione».<br />

«Ho iniziato anch’io questa attività nel 1979 – sottoli-<br />

L’intervento del Corpo Volontari del Parco del Ticino<br />

nella frana della Valtellina del 2008<br />

nea Poma – quando il Parco del Ticino ha cominciato a<br />

“reclutare” il personale volontario per costituire, attraverso<br />

gli appositi corsi, le squadre antincendio. Poi nel<br />

1980 sono stato assunto con il compito specifico di<br />

coordinatore dei volontari e tutti insieme, giorno dopo<br />

giorno, abbiamo costruito questa efficiente organizzazione.<br />

Voglio ricordare con immenso affetto il compianto<br />

amico Pino Sporchia, coartefice della creazione di<br />

tutta la struttura, senza di lui non saremmo mai arrivati<br />

a questi livelli».<br />

Il Parco del Ticino è un Consorzio di 47 Comuni che gravitano<br />

nei circa cento chilometri che vanno dal lago<br />

Maggiore al Po. E’ un territorio di 90 mila ettari che si<br />

sviluppa sulle province di Varese, Milano e Pavia e di<br />

questi 20 mila sono boscati, per cui a rischio incendi.<br />

Proprio per questo nel ’79 è nato il servizio di prevenzione<br />

e intervento nei confronti di eventuali combustioni.<br />

La sede legale è in via Isonzo 1 a Magenta, dove c’è il<br />

Sicurezza<br />

news<br />

17


18<br />

Volontari durante il terremoto dell’Abruzzo nel 2009<br />

presidente del Parco, Milena Bertani, già assessore regionale<br />

alla Protezione Civile. L’ufficio del settore Volontariato,<br />

con sala operativa, è invece nella frazione<br />

Tornavento di Lonate Pozzolo (Varese) tel. 0331.662940-3.<br />

I 280 volontari sono infine suddivisi nei seguenti 11<br />

distaccamenti: Sesto Calende, Vergiate, Golasecca,<br />

Somma Lombardo, Arsago Seprio, Gallarate, Turbigo,<br />

Magenta, Vigevano, Parasacco (frazione di Zerbolò) e<br />

Servizio AIB elitrasportato. Base di Cuasso al Monte<br />

Campo Base dei Volontari del Parco del Ticino durante<br />

l’alluvione che colpì il Friuli Venezia Giulia nel 2006<br />

Volontari impegnati nell’alluvione di Varazze nel 2010<br />

Pavia. Nelle “piccole caserme” il numero dei volontari<br />

varia, per cui si va da una quindicina di elementi ad oltre<br />

40 in altri sedi. «In ogni caso - aggiunge Poma - noi<br />

lavoriamo a 360 gradi, non solo nei Comuni dove c’è un<br />

distaccamento, ma indistintamente su tutto il territorio<br />

del Parco. Tanto per fare un esempio, i volontari di Sesto<br />

Calende in caso di necessità possono essere inviati a<br />

Pavia a spegnere un incendio o ad arginare un allagamento.<br />

Tutte le sedi sono in collegamento radio tra loro<br />

e ciascuna ha un referente che coordina il proprio gruppo<br />

e si rapporta con me per organizzare le attività.<br />

Da sottolineare che abbiamo stipulato delle convenzioni<br />

con i Comuni dove sorge ciascun distaccamento, per cui<br />

lavoriamo a stretto contatto con il Sindaco che ci ospita<br />

mettendoci a disposizione i locali destinati agli uffici,<br />

la sala radio e le autorimesse come fossero delle piccole<br />

caserme. A turno, c’è sempre una persona esperta,<br />

pronta a rispondere alle chiamate H 24 e in grado di attivare<br />

e coordinare le squadre di soccorso. Il telefono<br />

d’emergenza H. 24 è 333.4320874».<br />

Numerose le missioni che hanno visto in prima linea i<br />

volontari del Parco Ticino, a partire dal terremoto<br />

dell’Irpinia nel 1981. Tra quelle più significative ricordiamo<br />

l’alluvione in Valtellina (1987) e quella in Piemonte<br />

(1994), la spedizione umanitaria a Sarajevo (1996), il<br />

sisma in Umbria e Marche (tra il 1997 e il ’98), la missione<br />

Arcobaleno in Albania (1999), il Giubileo del 2000<br />

seguito nello stesso anno dall’alluvione in <strong>Lombardia</strong> e<br />

Piemonte, il terremoto in Molise (2002), i funerali del<br />

Santo Padre (2005), varie campagne Aib estive in altre<br />

regioni (tra il 2005 e il 2009) e il sisma in Abruzzo del<br />

2009.<br />

«L’esperienza che mi ha colpito in modo particolare -<br />

conclude Lorenzo Poma - è quella fatta a L’Aquila.<br />

Ricordo con commozione le tante bare bianche dei bambini<br />

che ho visto sfilare durante i funerali. Poiché gestivamo,<br />

fra l’altro, il magazzino dove arrivavano gli aiuti<br />

umanitari, ho anche assistito a dei bimbi che ritiravano<br />

alcuni giocattoli accompagnati da letterine scritte da<br />

altri bambini più fortunati di loro. I miei occhi hanno<br />

visto grandi e piccoli gesti di solidarietà». ■


D<br />

“<br />

20<br />

Tracce di vita<br />

e di speranza<br />

di Eleonora Marchiafava<br />

“Diversamente da noi, che ‘pensiamo’ con gli occhi<br />

e vediamo il mondo come un insieme di colori, di<br />

volumi e di prospettive, il cane pensa con il naso<br />

e vede il mondo come scie, spirali, tracce profumate, zaffate<br />

aromatiche, intrecci odorosi carichi di significato.<br />

Ecco perché la chiave del successo del soccorso con le<br />

unità cinofile sta nel saper educare il cane a prediligere<br />

l’odore umano e a segnalarcelo”. Parlare con Bianca Emilia<br />

Manfredi, giudice internazionale della Federazione<br />

Cinologica Internazionale ed esperta di cinofilia da soccorso<br />

e di protezione civile, è un po’ come farsi sedurre<br />

dalla passione per gli animali e dall’amore per gli uomini<br />

e per la vita, da difendere e salvare. Lo sguardo vivace, le<br />

mani sempre in movimento, Bianca affascina prima di<br />

tutto per la sua competenza e per la conoscenza profonda<br />

che ha non solo degli amici a quattro zampe, ma anche<br />

delle dinamiche di protezione civile. Nel 2005 ha tenuto<br />

il primo corso di formazione delle unità cinofile promosso<br />

dall’Apt, dando vita a un corpo istruttori, alla figura del<br />

tutor e a quella dei cosiddetti “figuranti”, per poi proseguire<br />

con i corsi a cadenza annuale e con l’obiettivo di<br />

rendere la formazione delle unità cinofile permanente in<br />

Le Unità cinofile da ricerca sul campo<br />

di addestramento di Bonate Sopra in provincia<br />

di Bergamo<br />

Bianca Emilia Manfredi, giudice internazionale<br />

della FCI ed esperta di cinofilia da soccorso e<br />

di protezione civile, ci guida nell’emozionante<br />

mondo del rapporto tra uomo e animale, svelandoci<br />

i segreti degli amici a quattro zampe e spiegandoci<br />

l’importanza del metodo scientifico nelle ricerche<br />

degli scomparsi con le unità cinofile<br />

Italia. Nell’aprile 2009, in Abruzzo, a poche ore dal terremoto<br />

che colpì L’Aquila, le squadre cinofile guidate dai<br />

suoi istruttori salvarono 8 persone da sotto le macerie di<br />

Onna, una delle frazioni più colpite dal sisma.<br />

“L’insegnamento di una metodologia di ricerca è fondamentale<br />

per la buona riuscita delle missioni di soccorso<br />

della Protezione civile con le unità cinofile, e deve andare<br />

di pari passo con l’insegnamento di discipline altrettanto<br />

indispensabili come quelle di pronto soccorso medico e<br />

veterinario, di psicologia del disperso, di meteorologia”,<br />

dice Bianca Emilia Manfredi. Formatasi alla scuola statunitense<br />

e alla scuola svizzera (la mamma, da cui ha ereditato<br />

la professione e la passione, era svizzero-tedesca),<br />

Bianca E. Manfredi è stata chiamata dai Ros dei<br />

Carabinieri lo scorso gennaio, dopo oltre un mese di ricerche<br />

senza esito della povera Yara Gambirasio, la 13enne di<br />

Brembate di Sopra trovata senza vita a pochi chilometri<br />

da casa dopo tre mesi dalla sua scomparsa, il 26 novembre<br />

2010. Giorni, quelli, in cui i quotidiani hanno raccontato<br />

delle unità cinofile della Protezione Civile, dei “cani<br />

molecolari” e del Bloodhound svizzero utilizzato per le<br />

ricerche di Yara. “Sono tutti molecolari i cani!”, commen-


ta con un sorriso Bianca, che ha da poco dato alle stampe<br />

il manuale “Il cane da soccorso avrà un futuro?”. Il<br />

volume raccoglie le linee guida di selezione del cane da<br />

soccorso e le metodologie di ricerca che Bianca ha elaborato<br />

nel corso della sua lunga esperienza, e che qui propone<br />

con la collaborazione del collega Fabrizio Bonanno,<br />

anche lui giudice internazionale ed esperto di cani d’utilità,<br />

difesa e protezione civile. “Nelle sue ricerche il cane<br />

usa quasi esclusivamente il potente mezzo di cui è dotato,<br />

ovvero l’olfatto o il fiuto, con cui può percepire l’effluvio<br />

o la traccia”, ci spiega Bianca. “Di norma sfrutta quello<br />

che fra i due gli dà maggiori garanzie, per intensità o<br />

per sua specifica attitudine”. Da qui la distinzione tra cani<br />

da ricerca e cani da traccia: “Il cane da ricerca è senz’altro<br />

il più efficace”, conferma il giudice internazionale;<br />

“può iniziare la battuta senza sentire l’odore del disperso,<br />

ma proseguirla fino a localizzare quella persona che entra<br />

nel suo cono d’odore, nell’effluvio, che è l’insieme di tutte<br />

le molecole odorose di fonte umana in sospensione che<br />

guida il cane in direzione della persona presente sul territorio<br />

della sua ricerca, sia che si tratti della persona scomparsa<br />

o di un’altra, che può comunque fornire informazioni<br />

utili”. Il cane da traccia, invece, per essere impiegato<br />

con successo “ha bisogno di un preciso punto di partenza<br />

e di un oggetto ‘di qualità’ appartenente alla persona<br />

scomparsa, che serve al cane anche per distinguere l’odore<br />

del disperso da quello dei soccorritori o di altre persone<br />

presenti sul tracciato. Il cane da traccia è un cane a<br />

megaolfatto, usa cioè prevalentemente il fiuto, cercando<br />

sul terreno le tracce e seguendo l’odore del calpestamento<br />

degli umori del terreno e dell’erba unitamente all’odore<br />

della componente umana, ovvero l’effluvio, mentre il<br />

cane da ricerca è a teleolfatto, usa cioè l’olfatto per cercare<br />

l’effluvio nell’aria, ovvero le molecole umane in<br />

sospensione”. Uno dei metodi di ricerca più validi è<br />

l’americano Mantrailing, che addestra il cane a seguire le<br />

tracce lasciate dalle cellule umane e a guidare il conduttore,<br />

che lo tiene per il guinzaglio. “Una persona che cammina<br />

per 5 chilometri all’ora perde circa 150 micros<strong>cop</strong>iche<br />

scaglie di epidermide ogni 30 centimetri. Le cellule<br />

sono elementi individuali perché contengono il Dna, e<br />

sono quindi anche più probanti delle impronte digitali e<br />

dell’iride dell’occhio”, dice Bianca E. Manfredi. “Il metodo<br />

Mantrailing si basa sulla capacità del cane da ricerca di<br />

leggere tramite il Dna tutti gli odori personali, da come si<br />

nutre l’individuo alle eventuali malattie, la nicotina, le<br />

Le Unità cinofile<br />

del Nucleo operativo soccorso<br />

ad Onna (Aq)<br />

medicine assunte e così via. Lo<br />

stress a cui siamo sottoposti produce<br />

poi un insieme di sostanze<br />

acquose su uno strato di pellicola<br />

di grasso che si deposita sulla pelle e che, nella sua reazione,<br />

causa una sudorazione più elevata e una serie di<br />

molecole di diverso odorato”. Nel setto nasale del cane si<br />

sviluppano le cellule nervose che comunicano al cervello<br />

l’informazione sugli odori individuali: “Se il cane ha captato<br />

dunque l’odorato della persona XY, lo identifica quale<br />

‘persona XY’, processo che in bioneurologia si chiama riconoscimento<br />

olfattivo”. Da decenni utilizzata dalla polizia<br />

americana per la ricerca degli evasi, e adottata poi anche<br />

in Australia, questa metodologia è oggi diffusa in molti<br />

paesi europei, come Germania, Inghilterra, Svezia, Olanda<br />

e in Svizzera, proprio per i successi immediati che riesce<br />

a garantire. “Purtroppo, la tragedia della famiglia<br />

Gambirasio è invece l’ennesima dimostrazione del fatto<br />

che in Italia scontiamo un grave ritardo culturale, che<br />

consiste nel non applicare ancora metodi scientifici e protocolli<br />

operativi condivisi tra le diverse forze di sicurezza<br />

e le squadre di soccorso durante le ricerche di questo<br />

tipo”, sostiene la Manfredi. “Nei miei corsi di formazione<br />

insegno nove metodi scientifici di ricerca, che vanno scelti<br />

e applicati in base alla razza del cane e ai risultati dei<br />

Terminato l’addestramento un meritato<br />

riposo per i due bellissimi esemplari<br />

di pastore tedesco<br />

e per il pastore belga<br />

Sicurezza<br />

news<br />

21


22<br />

test attitudinali fatti agli animali, e senza i quali nessuna<br />

ricerca può avere successo”, precisa l’istruttrice. “Il rispetto<br />

di alcune procedure, soprattutto prima di avviare la<br />

ricerca sul campo, è cruciale: se al cane non si forniscono<br />

le giuste informazioni, non riuscirà mai a seguire le tracce<br />

dello scomparso. Se, per esempio, l’oggetto di qualità<br />

appartenente alla persona da cercare che il conduttore fa<br />

annusare al cane da traccia prima di partire è stato contaminato<br />

dal contatto con altre persone, o il<br />

sacchetto che lo conteneva non è stato sigillato<br />

bene, la ricerca diventa vana”. Così come<br />

è cruciale l’organizzazione logistica degli<br />

operatori e delle ricerche sul campo: “Tre anni<br />

fa ci chiamarono per la scomparsa di una persona<br />

anziana nel Milanese, nei pressi del<br />

canale Villoresi. Era l’ultimo dell’anno”, racconta<br />

Bianca, “e l’anziano si era allontanato<br />

da casa senza lasciare apparentemente traccia.<br />

Arrivati sul posto, la prima cosa che<br />

abbiamo fatto è stato allestire un campo base<br />

per la raccolta delle informazioni sullo scomparso<br />

e per l’esame della zona in cui cercare.<br />

Nel caso ad esempio Villoresi, le prime zone<br />

da percorrere erano sicuramente quelle che<br />

correvano lungo il canale, perché le molecole<br />

umane sono attirate dall’acqua e quindi i per-<br />

Unità cinofile a confronto<br />

Il 25, 26 e 27 febbraio scorsi si è svolta a Luino (Va) l’esercitazione cinofila<br />

dell’Associazione Nazionale Carabinieri. I nuclei partecipanti come<br />

unità cinofile sono stati: <strong>Regione</strong> Lazio sezione Roma 1, <strong>Regione</strong> Liguria<br />

sezione di Genova Ponente, <strong>Regione</strong> Toscana sezione di Prato, <strong>Regione</strong><br />

Veneto sezioni di Caerano San marco (Ve) e Bassano del Grappa,<br />

Provincia Autonoma di Trento e Bolzano sezione di Egna, <strong>Regione</strong><br />

Piemonte Nucleo Provinciale di Torino Gruppo Cinofili e Gruppo di<br />

Centallo (Cn), <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> sezioni di Giussano (Mi) e Grumello<br />

del Monte (Bg).<br />

Per un totale di 74 volontari di cui 60 Unità Cinofile. Sono intervenuti<br />

inoltre a sostegno logistico alla sezione di Giussano le sezioni di<br />

Brugherio (Mi) per il sistema di accreditamento dei volontari con tessera<br />

a lettura elettronica, Lecco per il sostegno alla gestione logistica, il<br />

Nucleo Provinciale di Torino per gli apparati di comunicazione<br />

radio/localizzazione e ponte radio.<br />

Le attività di verifica, da parte della commissione, sono iniziate nella<br />

giornata di venerdì sul campo macerie di Luino (Va) con le prime unità<br />

giunte nella mattinata dello stesso giorno attività terminate in serata.<br />

Nella giornata di sabato, con l’arrivo e la registrazione di tutti i volontari<br />

partecipanti, le attività hanno preso inizio alle ore 8,00 con l’alzabandiera;<br />

i volontari sono stati suddivisi e inviati con accompagnatori e<br />

conoscitori della zona (più un operatore radio e un responsabile) su<br />

Il giudice internazionale<br />

Bianca Emilia Manfredi<br />

con il direttore<br />

della Rivista<br />

“Sicurezza News”,<br />

Luigi Rigo<br />

corsi nei pressi dei corsi d’acqua sono quelli più ricchi<br />

d’informazione per le unità cinofile”. E per il boxer Zeus<br />

che, così guidato, trovò e salvò l’anziano, che stava scivolando<br />

nel canale. Lo stesso boxer che trovò poi in un dirupo<br />

dalle parti di Lecco, a due mesi di distanza dalla scomparsa,<br />

un camionista morto in un incidente stradale. “Si<br />

trattò di un caso particolare, perché i cani non riescono a<br />

riconoscere i cadaveri, dato che col sopraggiungere della<br />

morte le cellule rilasciate dal corpo diminuiscono<br />

e variano il loro odore, che viene modificato<br />

anche dalla decomposizione in atto”,<br />

spiega la Manfredi. “Il caso di Lecco rimane<br />

però significativo, perché dimostra la bravura<br />

del conduttore a leggere i segnali che il<br />

cane gli stava lanciando e a farsi condurre nel<br />

punto in cui si trovava il corpo dell’uomo”.<br />

Dunque, preparazione ed esperienza sia del<br />

conduttore che del cane sono fondamentali<br />

per fare delle unità cinofile uno strumento<br />

davvero efficace per salvare vite umane.<br />

“L’insegnamento di una disciplina quale il<br />

metodo Mantrailing, che è il più scientifico”,<br />

conclude Bianca Emilia Manfredi,<br />

“dura però 5 anni d’intenso esercizio settimanale<br />

del cane e del conduttore”, ma<br />

ne vale sicuramente la pena. ■<br />

quattro campi di lavoro dove sono state effettuate le prove di ricerca in<br />

superficie.<br />

La giornata è proseguita con nuove valutazioni e verifiche più concentrate<br />

verso le unità in formazione. Sono inoltre state effettuate due<br />

ricerche in terreno impervio coordinate dai volontari del Soccorso<br />

Alpino di Varese con la simulazione di un recupero in crepaccio di un<br />

infortunato; hanno partecipato unità cinofile e volontari del Gruppo di<br />

Centallo, Giussano e del Gruppo Cinofili della Provincia di Torino.<br />

Gli organizzatori sono stati lieti di ospitare come osservatori i nuclei di<br />

Verola Nuova (Bs), Bagnolo Mella (Bs), Milano e tutti i Presidenti di<br />

Sezione intervenuti alla manifestazione.<br />

Hanno portato altresì il loro saluto e quello degli Enti che rappresentano<br />

il Dott. Ceccaroni del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, il<br />

Dott Ilardi della Presidenza Nazionale ANC, l’Arch. Cinzio Merzagora<br />

della Protezione Civile della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, l’Assessore Taldone del<br />

Comune di Luino, il Delegato della XIX delegazione del Soccorso Alpino<br />

Gian Attilio Beltrami, il Cav Zocchi delegato alla PC dell’Ispettorato ANC<br />

Piemonte e Valle d’Aosta, Ufficiali e Sottufficiali dell’Arma in Servizio e<br />

in Congedo che hanno dato stimolo e supporto con le loro parole e la<br />

loro presenza alla nostra attività.<br />

Un grande ringraziamento da parte dei volontari va fatto al M.A.s.U.P.S.<br />

Michele Marzocchi del Centro Cinofili dell’Arma per la professionalità,<br />

capacità e imparzialità nella valutazione delle nostre unità cinofile,<br />

nonchè al consigliere Nazionale Filippo Ilardi per la disponibilità nei<br />

confronti di tutti i volontari.<br />

Un particolare encomio a tutti i volontari del Nucleo di Giussano che<br />

hanno condiviso con l’Organizzazione tutti i momenti di “costruzione”<br />

di questa esperienza, offrendo un grandissimo e indispensabile apporto<br />

materiale e psicologico.<br />

Per informazioni: Associazione Nazionale carabinieri<br />

Car. Marco Valsecchi Presidente del Nucleo Giussano Ipn 38


V<br />

Vocazione e adeguata preparazione non fanno<br />

solo rima, è un binomio che dovrebbe ispirare<br />

qualsiasi tipo di attività. Tanto più quando si<br />

parla di Protezione civile, poiché da un intervento mirato<br />

e tempestivo può dipendere la sorte di molte persone<br />

e spesso anche il futuro delle strutture colpite da un<br />

evento calamitoso. Volontario, quindi, non ci si improvvisa,<br />

tanto è vero che, in aggiunta all’indispensabile<br />

SPECIALE come si diventa volontari<br />

Mezzi all’avanguardia<br />

e maggiore formazione<br />

per i volontari di domani<br />

di Francesco Lamberini<br />

E’ quanto prevede Nicola Angelini, nuovo responsabile<br />

del coordinamento del volontariato di protezione civile<br />

in <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, per riuscire ad ottenere risultati<br />

sempre più efficaci negli interventi di soccorso che<br />

verranno effettuati in futuro. Fornisce una serie<br />

di suggerimenti sul percorso burocratico e pratico<br />

da intraprendere per poter diventare volontario<br />

di Protezione civile e alcune riflessioni che scaturiscono<br />

dalla sua lunga esperienza di quasi venticinque anni<br />

maturata sul campo<br />

motivazione, ci sono delle regole ben precise da rispettare<br />

e dei percorsi appositi da intraprendere. Vediamo quindi<br />

cosa occorre fare per riuscire a mettersi al servizio del<br />

prossimo.<br />

Da premettere innanzitutto che la normativa regionale di<br />

settore, ed in particolare il “Testo unico delle disposizioni<br />

regionali in materia di protezione civile”, la legge<br />

regionale 22 maggio 2004, n.16 ed il regolamento regio-<br />

Sicurezza<br />

news<br />

23


24<br />

SPECIALE come si diventa volontari<br />

nale 18 ottobre 2010, n.9 di attuazione dell’Albo<br />

Regionale del Volontariato di Protezione Civile, assicurano<br />

la massima partecipazione di tutti i cittadini al<br />

mondo del volontariato di Protezione civile e richiede<br />

agli aspiranti volontari requisiti di moralità, affidabilità,<br />

buona volontà e disponibilità. Gli stessi, inoltre, devono<br />

essere maggiorenni, mentre non è fissata un’età massima<br />

per il congedo. Per chi non se la sente più di operare<br />

sullo scenario di una catastrofe per l’età avanzata esistono<br />

comunque numerose altre attività che si possono<br />

svolgere nell’ambito di un gruppo e che vanno da quella<br />

amministrativa a quella organizzativa, dove conta<br />

soprattutto l’esperienza.<br />

Se un cittadino vuole diventare volontario di Protezione<br />

Civile deve innanzitutto rivolgersi ad un’organizzazione<br />

di volontariato (Associazione o Gruppo comunale) che<br />

svolga già tale attività.<br />

I Gruppi comunali sono organismi di emanazione pubblica<br />

e dipendono funzionalmente dal sindaco, mentre le<br />

Associazioni sono strutture di natura privata, con un<br />

proprio statuto, un presidente ed un consiglio direttivo.<br />

Poiché il Sistema Nazionale di Protezione Civile è un<br />

contesto organizzato e regolato da norme precise, le<br />

organizzazioni di volontariato per operare in armonia<br />

con la legge devono essere iscritte all’Albo Regionale del<br />

Volontariato di Protezione Civile, nonché nell’Elenco<br />

nazionale del Dipartimento della Protezione Civile; questo<br />

anche al fine di godere dei benefici economici e di<br />

tutela previsti dalle norme vigenti. Tali benefici consentono<br />

di ottenere il mantenimento del posto di lavoro nel<br />

momento in cui si è chiamati a far fronte ad una situazione<br />

di emergenza ed il rimborso delle spese quando si<br />

è in missione. L’iscrizione all’Albo Regionale ha anche<br />

una funzione istituzionale di tipo operativo, poiché<br />

aiuta le diverse autorità a conoscere cosa è presente sul<br />

territorio e su come intervenire, soprattutto se l’evento<br />

richiede l’impiego di volontari che abbiano un certo tipo<br />

di specializzazione. L’iscrizione di un cittadino che voglia<br />

diventare volontario è comunque possibile presso qualunque<br />

organizzazione di volontariato operante nel territorio<br />

di <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>.<br />

Nel periodo in cui sono impiegati, preventivamente<br />

autorizzato dalle Autorità di Protezione Civile (Sindaco,<br />

Prefetto, Presidenti di Provincia e <strong>Regione</strong> e Dipartimento<br />

di P.C.), ai volontari viene garantito il mantenimento<br />

del posto di lavoro con il relativo trattamento<br />

economico e previdenziale. Le leggi vigenti (art.4 della<br />

L. 266/91) prevedono inoltre che le organizzazioni di<br />

volontariato debbano provvedere alla <strong>cop</strong>ertura assicurativa<br />

dei propri aderenti. Eventuali informazioni in materia<br />

di volontariato di P.C. possono comunque essere<br />

richieste: ai settori Protezione Civile della propria<br />

Provincia; alle Amministrazioni comunali (per i Gruppi<br />

comunali di Protezione Civile); alla <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> -<br />

DG Protezione Civile, Prevenzione e Polizia locale.<br />

Tornando agli aspetti operativi di questa attività e premesso<br />

che fin dagli anni ‘90 tutte le Amministrazioni<br />

comunali sono tenute per legge a dotarsi di un servizio<br />

di Protezione Civile, va sottolineato, come già accennato,<br />

che esistono due tipologie di organizzazioni: una più<br />

istituzionale rappresentata dal Gruppo comunale o intercomunale<br />

(quando raggruppa più località) ed una,<br />

l’Associazione, che scaturisce dall’adesione spontanea di<br />

gruppi di cittadini con finalità rivolte alla protezione<br />

civile. In quest’ultimo caso l’iniziativa è tutta privata e<br />

l’Amministrazione pubblica riconosce l’operatività di tale<br />

organizzazione attraverso l’iscrizione all’Albo e per<br />

mezzo di eventuali convenzionamenti locali.<br />

Per tutti i volontari, già da diversi anni, è obbligatoria<br />

l’acquisizione di una formazione di base che comporta la


frequenza di un apposito corso organizzato seguendo gli<br />

standard forniti dalla Scuola Superiore di Protezione<br />

Civile della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>. Una volta superato positivamente<br />

il corso si può finalmente diventare volontari<br />

operativi e seguire le proprie inclinazioni, anche dal<br />

punto di vista della specializzazione.<br />

Anche per le organizzazioni, la normativa regionale, prescrive<br />

la scelta di una o più specialità, secondo le personali<br />

attitudini dei suoi componenti o - più propriamente<br />

- derivante dalla tipologia dei rischi presenti sul<br />

territorio di competenza.<br />

A tale proposito il Regolamento regionale n. 9 prevede<br />

un elenco di specializzazioni che riportiamo nel box a<br />

seguire.<br />

L’ALBO SI ARTICOLA NELLE<br />

SEGUENTI SPECIALITÀ<br />

● Logistica/gestionale<br />

● Cinofili<br />

● Subacquei e soccorso nautico<br />

● Intervento idrogeologico<br />

● Antincendio boschivo<br />

● Tele-radiocomunicazioni<br />

● Nucleo di pronto intervento di cui<br />

all’articolo 6, comma 2 della l.r. 16/2004<br />

● Impianti tecnologici e servizi essenziali<br />

● Unità equestri<br />

Ciascun gruppo può anche decidere di essere “monotematico”,<br />

per cui quello dei sommozzatori, ad esempio,<br />

può dedicarsi esclusivamente all’attività subacquea che<br />

eserciterà ogni volta verrà chiamato in emergenza. Ce ne<br />

sono altri, invece, che hanno al loro interno due o più<br />

specializzazioni. A loro volta si iscrivono all’Albo facendo<br />

presente le discipline esercitate da mettere in pratica<br />

all’occorrenza. A spaziare in diversi settori sono di<br />

solito i gruppi più numerosi.<br />

È inoltre importante fare una precisazione: molti gruppi<br />

che si occupano di antincendio boschivo, per tradizione<br />

non si sono mai iscritti all’Albo di Protezione civile, mentre<br />

con il nuovo regolamento regionale n. 9 anche questi<br />

dovranno provvedere in tal senso.<br />

Riguardo ai bisogni effettivi di intervento, dettati dalle<br />

caratteristiche territoriali, va considerato che la nostra<br />

regione è strutturata per due terzi in zone collinari o<br />

montane. Per cui i rischi che si manifestano maggiormente<br />

sono di tipo idrogeologico e idraulico. Non vanno<br />

però dimenticate tutte le altre attività, perché<br />

Protezione Civile vuol dire soprattutto accoglienza e<br />

assistenza alla popolazione colpita e dunque un ruolo<br />

primario continua a ri<strong>cop</strong>rirlo la logistica. Mentre stanno<br />

acquisendo sempre più importanza, non solo per numero<br />

ed efficacia, anche i gruppi cinofili specializzati nella<br />

ricerca di persone scomparse, sotto le macerie così come<br />

nei boschi ed in superficie.<br />

Concludiamo questa panoramica su come si diventa<br />

volontario rivolgendo alcune domande a Nicola Angelini,<br />

nuovo quadro responsabile della posizione organizzativa<br />

“coordinamento del volontariato di protezione civile”<br />

SPECIALE come si diventa volontari<br />

che fa capo, in <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, alla Direzione<br />

Generale di Protezione civile, Polizia Locale e Sicurezza.<br />

Nicola ha 42 anni ed ha mosso i suoi primi passi da<br />

volontario con la grande alluvione della Valtellina del<br />

1987. E’ iscritto nei vecchi “ruolini prefettizi” fin dal<br />

1992 e milita in un’organizzazione dal ’93, da poche settimane<br />

ha lasciato il mondo del volontariato per ri<strong>cop</strong>rire<br />

il nuovo incarico in <strong>Regione</strong>. In questo caso non si<br />

tratta di quesiti tecnici, ma soprattutto di domande centrate<br />

sulle motivazioni che inducono a intraprendere<br />

questo percorso.<br />

Quale desiderio prevalente anima chi vuole diventare<br />

volontario di Protezione civile?<br />

«Ciascuno trova dentro di sé la molla personale che lo<br />

spinge a dedicarsi al prossimo. Recentemente mi è<br />

capitato di parlare con un ragazzo non ancora diciottenne<br />

di una famiglia terremotata dell’Abruzzo e che a<br />

seguito del sisma si è dovuta trasferire a Bergamo.<br />

Questo giovane è venuto a cercarci perché i volontari<br />

hanno assistito lui e i suoi familiari costretti a trasferirsi<br />

in una tendopoli dopo l’evento. Mi ha detto che<br />

desiderava diventare volontario poiché sentiva di dover<br />

restituire al suo Paese quanto egli aveva ricevuto nel<br />

momento del bisogno, offrendo così il suo servizio in<br />

Protezione Civile. Naturalmente il Gruppo in cui militavo<br />

lo ha accolto e aspetterà che diventi maggiorenne<br />

per poi sottoporlo all’iter formativo e dare spazio a<br />

questo suo desiderio. In ogni caso occorre avere un<br />

grande spirito di servizio perché stiamo parlando di una<br />

forma di volontariato ormai molto professionale che<br />

necessita di tante esercitazioni, molto impegno e una<br />

buona dose di controllo sulla propria psiche per non<br />

Sicurezza<br />

news<br />

25


26<br />

lasciarsi sopraffare dalla gravità degli scenari cui si può<br />

assistere».<br />

Quali sono le maggiori difficoltà che si incontrano<br />

svolgendo questa attività?<br />

«Sono soprattutto di due tipi: una di ordine burocratico<br />

perché cominciano ad essere molte le incombenze<br />

amministrative che gravano sui volontari; l’altra - più<br />

difficile - consiste nel riuscire a mantenere viva l’attenzione<br />

e lo spirito di servizio di quanti fanno parte di ciascun<br />

gruppo, poiché nei momenti di “pace” si possono<br />

sentire a volte demotivati. Poi accade che quando arriva<br />

l’emergenza i volontari non bastano mai».<br />

E le soddisfazioni che invece si possono cogliere?<br />

«Sono molte, soprattutto di ordine morale e personale.<br />

Esiste una strana simbiosi che si viene a creare tra il<br />

SPECIALE come si diventa volontari<br />

volontario e la persona soccorsa quando si è in missione,<br />

situazioni che fanno nascere tante grandi amicizie,<br />

anche tra volontario e volontario. Quindi le soddisfazioni<br />

ci sono e sono molto forti e particolari, forse uniche<br />

nel mondo del volontariato».<br />

Quale potrebbe essere la fisionomia futura delle<br />

organizzazioni di volontariato?<br />

«<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> sta investendo molto in questo settore<br />

perché si è resa conto che il volontariato è una<br />

risorsa insostituibile. Desideriamo un volontariato sempre<br />

più formato e specializzato in modo che possa lavorare<br />

anche in piena sicurezza e con le giuste attrezzature<br />

e dotazioni. <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, con uno sforzo economico<br />

senza eguali, ha acquistato moltissimi mezzi e<br />

materiali, che sono stati poi distribuiti alle province in<br />

modo che ciascuna possa avere una propria colonna<br />

mobile, dotata di mezzi<br />

moderni ed efficaci per<br />

fronteggiare ogni tipo di<br />

emergenza. Quindi la<br />

Protezione civile volontaria<br />

lombarda è proiettata<br />

verso un futuro che la<br />

vedrà assumere le sembianze<br />

di una task force di<br />

pronto impiego, organizzata,<br />

ben funzionante ed<br />

efficace nei risultati». ■<br />

Per informazioni:<br />

U.O. Protezione Civile<br />

Nicola Angelini<br />

Tel. 02 67652500


A<br />

Dal Friuli ad Haiti,<br />

un ‘miracolo’<br />

che dura 35 anni<br />

Alla cerimonia del 35° Anniversario della fondazione<br />

dell’Associazione Volontari di Protezione civile<br />

del Gruppo A2A (ex AEM), i veri protagonisti erano<br />

loro: i volontari, che hanno riempito con commossa<br />

partecipazione la sala congressi della Casa<br />

dell’Energia Aem di Milano. Non è mancato<br />

un momento di gratitudine, in cui ciascuno è stato<br />

insignito di un premio, segno del riconoscimento<br />

e della profonda ammirazione dell’Associazione<br />

per il lavoro e il prezioso servizio prestato<br />

dai volontari nel corso degli anni e<br />

per le collaborazioni proficue nate con le diverse<br />

componenti della Protezione civile<br />

Alla commemorazione del 35° Anniversario della<br />

nascita del Gruppo A2A di Protezione civile<br />

(allora Aem, storica Azienda elettrica municipale<br />

di Milano), che si è svolta di recente nel capoluo-<br />

Una foto prima dell’inizio<br />

della manifestazione<br />

con alcuni ospiti e volontari<br />

del Gruppo di Protezione civile<br />

A2A<br />

di Alessia Furia<br />

go lombardo, erano presenti oltre al fondatore del<br />

Gruppo, Luigi Bossi, illustri personalità del mondo<br />

istituzionale, l’assessore alla Protezione civile di<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> Romano La Russa e il direttore<br />

Sicurezza<br />

news<br />

27


28<br />

Missione in Molise, Ripabottoni<br />

generale dell’Ufficio Volontariato, Formazione e<br />

Comunicazione del Dipartimento di Protezione civile<br />

nazionale, Titti Postiglione. Tra gli ospiti presenti<br />

anche Antonio Pugliano della direzione regionale dei<br />

VV.F della <strong>Lombardia</strong>, che ha portato i saluti di<br />

Antonio Monaco direttore regionale e il Comandante<br />

provinciale dei VV.F di Milano, Silvano Barberi.<br />

Non è mancata la partecipazione di Biagio Longo,<br />

assistente del presidente del Consiglio di Gestione di<br />

A2A Giuliano Zuccoli e del presidente del Consiglio di<br />

Sorveglianza di A2A, Avv. Graziano Tarantini. Biagio<br />

Longo insieme a Luigi Bossi ha in modo simpatico e<br />

Missione nello Sri Lanka 2005<br />

Luigi Bossi, fondatore e presidente<br />

del Gruppo di<br />

Protezione civile A2A con Titti<br />

Postiglione, Anita Vitale e<br />

Alberto Biancardi, dirigente<br />

U.O. Protezione civile della<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong><br />

Romano La Russa<br />

Assessore alla Protezione<br />

Civile,<br />

Polizia Locale e Sicurezza<br />

brillante animato la giornata, portando i saluti alla<br />

platea gremita di volontari dei due presidenti di A2A.<br />

Il Gruppo di volontari è stato fondato il 7 maggio del<br />

1976, proprio all’indomani di un tragico evento, il terremoto<br />

del Friuli. In quella drammatica occasione, il<br />

Gruppo fu uno dei primi a raggiungere i luoghi di<br />

emergenza, consapevole di portare oltre alla propria<br />

competenza e alle preziose capacità organizzative,<br />

relative all’allestimento degli impianti e al ripristino<br />

delle linee elettriche, solidarietà e sentimenti di umanità<br />

necessari per restituire la speranza alle popolazioni<br />

friulane vittime della calamità. La stessa prontezza<br />

di spirito e senso di solidarietà che da sempre<br />

caratterizzano ogni missione umanitaria in cui partecipano<br />

i volontari del Gruppo A2A e che hanno con-


La parola al presidente Luigi Bossi. Accanto a Bossi, Biagio Longo, assistente della presidenza di A2A e giornalista;<br />

l’assessore alla Protezione civile, Polizia locale e Sicurezza della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, Romano La Russa<br />

e Titti Postiglione<br />

traddistinto 35 anni di onorata attività. Ne sa qualcosa<br />

Luigi Bossi, ‘animatore’ principale della giornata,<br />

nonché anima creativa dell’Associazione, piccolo<br />

grande ‘miracolo’ nel panorama del volontariato italiano<br />

e non solo. “Io sono il fondatore e ormai memoria<br />

storica del Gruppo - ha affermato nel corso della commemorazione<br />

– che però continua a stare in piedi grazie<br />

alla professionalità delle persone che lo compongono”.<br />

Un impegno che inizia appunto nei giorni successivi<br />

il catastrofico terremoto che distrusse buona<br />

parte del Friuli, non solo case, ma anche infrastrutture<br />

e servizi. La scossa, infatti, fu talmente forte che<br />

venne percepita in quasi tutto il Nord Italia. In quell’occasione<br />

tutti gli organismi istituzionali furono<br />

impegnati nelle opere di soccorso alle popolazioni<br />

friulane. Migliaia di civili si recarono sul posto, tra cui<br />

anche un gruppetto di dipendenti di Aem che rispo-<br />

sero all’appello lanciato in quei giorni dalla Direzione<br />

aziendale per la ricerca di personale tecnico qualificato<br />

disposto a recarsi sul luogo del disastro per aiutare<br />

a ripristinare le linee elettriche. Così partono pronti<br />

a mettersi in gioco e a dare tutta la loro disponibilità,<br />

in un contesto storico in cui la struttura di<br />

Protezione civile non esisteva ancora. Intanto l’allora<br />

Presidente della Repubblica, Sergio Leone, nomina<br />

l’onorevole Giuseppe Zamberletti ‘Commissario straordinario<br />

per le emergenze’, col compito di coordinare i<br />

soccorsi, sia quelli ufficiali sia quelli nati dallo spirito<br />

di volontariato. Inizia a prendere forma quella<br />

struttura che poi, nel 1982, diventerà la Protezione<br />

civile italiana.”Da quando è stato fondato l’organismo<br />

di Protezione civile, grazie al suo fondatore Giuseppe<br />

Zamberletti - continua Bossi - il nostro Gruppo ne ha<br />

sempre fatto parte. Nasce, infatti, il primo nucleo di<br />

Missione ad Haiti 2010, installazione di pannelli solari Sicurezza<br />

news<br />

29


30<br />

Protezione civile all’interno di Aem distinguendosi per<br />

l’ottimo apporto e migliorandosi nel corso degli anni”.<br />

Nel 1982 Aem cambia assetto e si trasforma acquisendo<br />

il settore gas della Montedison, e da Azienda<br />

Elettrica Municipalizzata diventa Azienda Energetica<br />

Municipale. “Con l’acquisizione del settore gas della<br />

Montedison – afferma - sono entrati nuovi colleghi e<br />

volontari che hanno portato al Gruppo nuove professionalità<br />

ampliandone le possibilità di intervento”. E<br />

infine, l’ultima trasformazione avvenuta nel 2008 che<br />

ha portato alla nascita del Gruppo A2A in cui confluisce<br />

Aem. Anche il Gruppo cambia denominazione,<br />

diventando ‘Associazione Volontari di Protezione civile<br />

del Gruppo A2A. Nel 2001 un importante riconoscimento<br />

arriva dall’allora Assessorato ai Lavori Pubblici<br />

e Protezione civile della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> che giudica<br />

il Gruppo una delle organizzazioni più accreditate<br />

sotto il profilo organizzativo e tecnologico per il<br />

soccorso alle popolazioni e per il supporto logistico,<br />

stipulando una convenzione ‘per l’attuazione del supporto<br />

logistico e di pronto intervento nelle attività di<br />

protezione civile di competenza regionale. E’ così che<br />

il Gruppo entra a far parte della Colonna Mobile della<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, iniziando una collaborazione che<br />

dura tuttora. “L’importanza dell’opera svolta dal<br />

Gruppo di volontari A2A insieme alla Protezione civile<br />

regionale - ha sottolineato nel suo intervento l’assessore<br />

Romano La Russa - è un fiore all’occhiello per<br />

tutta l’amministrazione regionale e per tutta la<br />

Protezione civile nazionale. Siete il Gruppo di volontari<br />

con una lunga storia alle spalle, spesso intrecciata<br />

con la storia della città di Milano, nato ancora<br />

prima che la grande ‘macchina’ della Protezione civile<br />

iniziasse a partire. Un Gruppo che si contraddistingue<br />

anche per essere tra i più organizzati e addestrati a<br />

livello nazionale. Sappiamo – continua - che in<br />

momenti di necessità è sempre possibile contare sulla<br />

vostra opera. A voi va il mio ringraziamento e l’esortazione<br />

a continuare l’opera, sperando che le collaborazioni<br />

e le sinergie con il Gruppo dell’A2A possano<br />

aumentare nel futuro per il bene della comunità e di<br />

chi ha bisogno, da parte nostra saremo sempre pronti<br />

a sostenervi nella vostra opera spesso silenziosa,<br />

ma al tempo stesso eroica”. Come eroici sono gli stra-<br />

Al termine<br />

della cerimonia<br />

il presidente Bossi<br />

consegna a tutti<br />

i volontari del Gruppo<br />

di Protezione civile<br />

A2A un ricordo<br />

di questo’primo<br />

trentacinquennale’.<br />

A sinistra, nella foto,<br />

Paola Bongiorni<br />

segretaria e ‘colonna’<br />

del Gruppo A2A<br />

ordinari passi che ha fatto la Protezione civile nazionale<br />

nel corso di questi 35 anni, sottolineato da Titti<br />

Postiglione. “Il volontariato nell’ambito di un sistema<br />

complesso di Protezione civile è a sua volta un mosaico<br />

straordinario dove stanno insieme grandi organizzazioni<br />

presenti, grazie ai loro corpi specializzati, in<br />

modo capillare su tutto il territorio nazionale. Tra<br />

queste esistono veri e propri ‘gioielli’ come l’A2A, teoricamente<br />

piccola associazione in termini di numeri e<br />

strutture, ma con una potenzialità straordinaria.<br />

Personalmente ho un legame particolare con questa<br />

associazione per aver condiviso i tragici giorni che<br />

risalgono al terremoto dell’Aquila. Durante l’emergenza,<br />

di portata rilevante, mentre la straordinaria<br />

Colonna Mobile lombarda allestiva i campi di accoglienza<br />

a Monticchio, ci rendemmo subito conto che<br />

serviva una azione più diffusa relativamente alla<br />

rimessa in opera e in sicurezza degli impianti elettrici<br />

di acqua, luce e gas su cui si fonda una operazione<br />

di protezione civile e di assistenza alla popolazione.<br />

Immediatamente pensammo che c’era bisogno di loro,<br />

del Gruppo A2A, gli unici a operare da anni con una<br />

professionalità straordinaria e al tempo stesso con<br />

una disponibilità davvero impareggiabile. Nel giro di<br />

qualche ora, infatti, arrivarono pronti e puntuali come<br />

sempre. Iniziammo a segnare su un grosso tabellone i<br />

campi di accoglienza che a mano a mano venivano<br />

sistemati. Per noi la loro presenza è stata una sicurezza:<br />

la presenza di un volontariato così specializzato ci<br />

consentiva di avere piena fiducia in chi stava operando.<br />

E’ proprio questo il valore aggiunto del volontariato,<br />

che oggi, seguendo l’esempio del gruppo A2A è<br />

sempre più organizzato. In Europa attualmente sta<br />

nascendo l’idea di un ‘Corpo volontario europeo’ ed è<br />

all’Italia che si guarda, per la peculiarità del nostro<br />

sistema di averne tanti, così specializzati in tutti i<br />

settori e che indossando divise diverse riescono a<br />

lavorare insieme. E dal momento che il nostro sistema<br />

di Protezione civile fonda le proprie radici proprio sul<br />

volontariato è su quest’ultimo che dobbiamo continuare<br />

a investire e affinché possa continuare a crescere<br />

ha bisogno delle istituzioni come la <strong>Regione</strong><br />

<strong>Lombardia</strong> che la possa sostenere riconoscendone<br />

l’importanza”.


In questi anni il Gruppo A2A non ha mai smesso di<br />

essere di offrire il proprio aiuto alle popolazioni vittime<br />

di calamità, passando da una missione nazionale<br />

o internazionale con entusiasmo e supportando le<br />

altre organizzazioni con le proprie competenze e specializzazione<br />

nell’impiantistica dei servizi, ai vari<br />

livelli. “La missione del 2005 in Sri Lanka – ha ricordato<br />

Luigi Bossi – è stata la seconda grande esperienza<br />

operativa all’estero, dopo quella del 1999 quando<br />

siamo chiamati a partecipare a ‘Missione Arcobaleno’<br />

in Albania per l’assistenza ai profughi del Kosovo. In<br />

Sri Lanka, nella regione Tamil a Nord-est del Paese, tra<br />

le più pericolose dove spadroneggia la guerriglia tra i<br />

gruppi etnici differenti, ci rechiamo con la Protezione<br />

civile del Comune di Milano per allestire un campo<br />

gestito da InterSos. In quei giorni riuscimmo a ripristinare<br />

alcuni pozzi, mettere in funzione potabilizzatori<br />

e cisterne per l’acqua e soprattutto costruimmo<br />

moltissime latrine con tanto di scarichi al fine di consentire<br />

alle popolazioni di vivere dignitosamente.<br />

Dopo circa 20 giorni è partita una seconda squadra<br />

che si è occupata della costruzione di ben 13 km di<br />

linea elettrica a 15 mila volt, due cabine di trasformazione<br />

da ‘palo’ e svariati chilometri di distribuzione di<br />

bassa tensione”. Nel 2010, infine, a seguito del terremoto<br />

ad Haiti, A2A partecipa a una missione organizzata<br />

da <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, dove il Gruppo fu chiamato<br />

per far fronte a problemi di fornitura di energia<br />

elettrica laddove non c’era la possibilità di collegarsi<br />

a nessuna rete. E’ stato quindi affrontato in modo<br />

innovativo il problema di produrre sul posto l’energia<br />

necessaria per il funzionamento di un orfanotrofio,<br />

tramite l’installazione di un impianto fotovoltaico.<br />

“Presso il Seminario San Carlo di Port au Prince che<br />

ospita migliaia di persone, l’unico dei tre esistenti<br />

prima del terremoto che ha resistito alla scossa, è<br />

stato installato un impianto fotovoltaico che consente<br />

di sopperire alle carenze di elettricità date dalla<br />

distruzione della rete di distribuzione e alle difficoltà<br />

di approvvigionamento del gasolio per il generatore.<br />

Per il 2011 la previsione è quella di ritornare ad Haiti<br />

per una seconda spedizione, con l’obiettivo di completare<br />

l’impianto del Seminario al fine di renderlo<br />

Bossi e Marcello<br />

Di Capua, presidente<br />

della Fondazione Aem<br />

hanno consegnato<br />

anche<br />

ai rappresentanti delle<br />

altre organizzazioni<br />

che compongono<br />

la Colonna Mobile<br />

regionale targhe<br />

e gagliardetti.<br />

Nella foto viene<br />

premiato Alberto<br />

Bruno, presidente<br />

del Comitato<br />

provinciale<br />

della Croce Rossa<br />

autonomo energeticamente”. Il secondo obiettivo è<br />

quello di portare aiuto a Suor Marcella Catozza, missionaria<br />

francescana ad Haiti da cinque anni che sempre<br />

a Port au Prince, nella malfamata zona di ‘Waf<br />

Jeremy’ sta portando a termine la costruzione di un<br />

villaggio composto da più di 200 casette, un refettorio,<br />

una scuola e un ambulatorio medico. “Vorremmo<br />

riuscire ad aiutare anche Suor Marcella che in modo<br />

affettuoso abbiamo soprannominato ‘Suor Marine’ per<br />

la sua fortissima volontà e caparbietà che le fanno<br />

raggiungere obiettivi impensabili in un contesto profondamente<br />

degradato. Attualmente il suo ‘Vilaj<br />

Italyen’, sta diventando ogni giorno più grande in un<br />

mare di baracche e discariche. Vorremmo aiutarla per<br />

questo stiamo cercando il materiale necessario (pannelli,<br />

inverter, caricabatterie, batterie..) e siccome i<br />

fondi sono pochi ci stiamo rivolgendo anche alle ditte<br />

per avere il materiale gratuitamente e di poter ritornare<br />

ad Haiti per costruire nel villaggio di Suor<br />

Marcella un altro impianto fotovoltaico, e speriamo di<br />

riuscirci entro quest’anno”.<br />

Questa meravigliosa giornata di festeggiamenti è proseguita<br />

con la consegna della targa con incisa una<br />

sola parola dal grande significato: ‘grazie’ e regalata<br />

agli organismi che hanno aiutato dal punto di vista<br />

economico e materiale A2A al fine del raggiungimento<br />

dei suoi obiettivi, mentre a tutti gli altri ospiti<br />

intervenuti, volontari e non solo, è stato consegnato<br />

il gagliardetto, simbolo di stima e di amicizia.<br />

La cerimonia si è chiusa, infine, con una promessa<br />

importante da parte del Presidente della Fondazione<br />

di Aem, ossia l’impegno di offrire un sostegno economico<br />

fisso senza il quale la professionalità e la<br />

solidarietà del Gruppo di volontari avrebbero molta<br />

difficoltà a emergere. “La Fondazione Aem – ha sottolineato<br />

il presidente - ha come s<strong>cop</strong>o di tutelare e<br />

conservare il patrimonio di Aem, che è sicuramente<br />

storia industriale e di modernità, ma è soprattutto<br />

storia di uomini. Al prossimo Consiglio porterò una<br />

proposta di delibera per far sì che la Fondazione<br />

possa diventare un sostenitore fisso, dal punto di<br />

vista materiale, del Gruppo di Volontari di A2A di<br />

Protezione civile”. ■<br />

Sicurezza<br />

news<br />

31


32<br />

Anziani più sicuri<br />

con il Pool Antitruffe<br />

I<br />

di Alessia Furia<br />

Il Pool Antitruffe Anziani nasce nell'aprile 2007<br />

per volere del Procuratore Aggiunto del Tribunale<br />

di Milano, Alberto Nobili, e dell'amministrazione<br />

del Comune di Milano con l’allora vicesindaco<br />

Riccardo De Corato, che da subito ha provveduto a<br />

fornire personale e mezzi.<br />

Con la costituzione del Pool sono partite immediatamente<br />

le prime indagini, che hanno portato dopo<br />

poco ai primi arresti e alle denunce di vari personaggi<br />

che, singolarmente o in concorso, truffavano e<br />

derubavano la fascia più debole della popolazione: le<br />

persone anziane.<br />

“La prima indagine in assoluto in cui ci siamo imbattuti<br />

- ha detto il commissario aggiunto Francesco Podini,<br />

del Pool Antitruffe Anziani della Procura di Milano, “ha<br />

portato a s<strong>cop</strong>rire due uomini di origine campana che,<br />

fingendosi medici, truffavano preti anziani sottraendo<br />

loro i risparmi delle parrocchie, comprese le offerte dei<br />

fedeli. Ciò è accaduto sia a<br />

Milano che in provincia.<br />

La tecnica utilizzata è conosciuta:<br />

si tratta di quella<br />

tecnica che noi del mestiere<br />

abbiamo denominato ‘truffa<br />

all'americana’, in quanto<br />

due complici si fingono uno<br />

un medico e l'altro un benefattore.<br />

Quest’ultimo finge<br />

Per stroncare il fenomeno delle truffe agli anziani,<br />

a Milano è attivo già da qualche anno un lavoro<br />

proficuo di indagini, nelle quali le intercettazioni<br />

telefoniche sono uno strumento fondamentale. Non<br />

solo. L’attività di prevenzione e di sensibilizzazione<br />

prevista dal Pool in collaborazione con alcuni enti,<br />

è ritenuta indispensabile al fine di contrastare<br />

questi preoccupanti episodi di reato<br />

Il dott. Fabrizio Cristalli<br />

durante la conferenza stampa<br />

del Pool Antitruffe<br />

di dover donare una forte somma di denaro a una persona<br />

che però è ormai deceduta. Il raggiro nei confronti<br />

dell’ignaro prete avviene nel momento in cui il benefattore,<br />

con l’aiuto del suo complice, convince il prete<br />

ad accettare la finta somma, dal momento che non<br />

saprebbe a chi donarla, essendo defunta la persona a<br />

cui la donazione era destinata. Generalmente riescono<br />

a convincere la povera vittima ad andare da un<br />

notaio, che in realtà non esiste, al fine di redigere un<br />

finto atto con cui i due truffatori si divideranno la<br />

somma. Quasi sempre i preti, pensando di fare un’opera<br />

di bene alle loro parrocchie, accettano di dare in<br />

garanzia una somma di denaro, che viene poi derubata<br />

con un raggiro dai due soggetti. Mesi di indagini e<br />

di intercettazioni telefoniche, non solo, anche di<br />

appostamenti hanno portato all'arresto dei due individui<br />

e successivamente alla loro condanna”.<br />

Molto importanti per le indagini si sono dimostrate,<br />

naturalmente, le intercettazioni telefoniche. Uno<br />

strumento ottimo che offre grossi spunti investigativi<br />

e la possibilità di monitorare i movimenti dei truffa-


tori, capire le loro mosse e cercare poi di arrestarli in<br />

fragranza di reato.<br />

Con il passare del tempo e il lavoro sempre più in<br />

aumento, il Pool è stato rinforzato con altro personale<br />

anche della Polizia di Stato, dando vita così al<br />

cosiddetto ‘Interforze’. “L'unione del gruppo ha portato<br />

a una grande sinergia. In particolare, abbiamo iniziato<br />

a darci da fare con la raccolta di informazioni e<br />

a svolgere indagini su tutti i fascicoli giacenti presso<br />

la Procura”.<br />

All'inizio il compito è stato arduo, in quanto nella<br />

città di Milano e provincia le truffe o i furti agli anziani<br />

erano in forte aumento, ma soprattutto i personaggi<br />

che commettevano questi reati non avevano né un<br />

nome né tantomeno un volto; perciò è stato necessario,<br />

come primo passo, costruire un data base e un<br />

archivio dove riporre tutti i dati e le fotografie di ciascun<br />

personaggio e su cui sviluppare gli album fotografici.<br />

“Progressivamente - continua il Commissario -<br />

si è arrivati ad arrestare anche il ‘finto direttore di<br />

banca, il finto antennista, il finto idraulico o elettricista’,<br />

tutti poi inseriti in quell'archivio”.<br />

Ultimamente la presenza della Polizia Locale nel Pool è<br />

fortemente aumentata, proprio per dare un grosso<br />

impulso investigativo alle indagini sempre serrate. Oggi,<br />

dopo tanta esperienza, i componenti del Pool partecipano<br />

come relatori a convegni insieme a banche, ospedali,<br />

dando anche un supporto informativo a ufficiali e agenti<br />

di Polizia Locale di altri comuni”.<br />

Già da qualche tempo, grazie al direttore dell'Accademia<br />

della Polizia Locale, Emiliano Bezzon, ex<br />

comandante della Polizia Locale di Milano con una<br />

conoscenza approfondita del lavoro del Pool, è nata<br />

una interessante collaborazione con l'Accademia per<br />

portare l’esperienza del Pool a tutti i colleghi della<br />

Polizia Locale che prestano servizio anche nei piccoli<br />

comuni. “Costoro - ha tenuto a sottolineare Podini -<br />

probabilmente più di tutti, vivono in realtà dove gli<br />

anziani rappresentano la stragrande maggioranza;<br />

pertanto il nostro compito è quello di spiegare loro<br />

come accorgersi se un anziano sia o meno nelle mani<br />

di qualche truffatore malintenzionato. Purtroppo,<br />

avviene spesso che le vittime, per paura o frustrazione,<br />

non chiedono aiuto neanche ai loro familiari”.<br />

Altra iniziativa importante, intrapresa alcuni mesi<br />

orsono, riguarda quella organizzata con un importante<br />

istituto bancario che, facendo proprio il problema<br />

delle persone anziane, con l'ausilio del Pool sta creando<br />

incontri con il proprio personale e i propri clienti.<br />

“Il nostro obiettivo - ha concluso Podini - è offrire<br />

utili informazioni su come prevenire le truffe e i furti<br />

dal momento che oggi è molto più importante cercare<br />

di prevenire, informando e sensibilizzando tutti<br />

quegli enti, ospedali, mercati, asl, parrocchie, dove<br />

gli anziani sono più presenti”. ■<br />

Per informazioni:<br />

Pool Antitruffe Anziani - Procura di Milano<br />

Comm. Agg.to Francesco Podini<br />

Tel.: 02 54332699/2703; cell.: 335 7482550<br />

email: poolantitruffe.procura.milano@giustizia.it<br />

Sicurezza<br />

news<br />

33


34<br />

Studenti a scuola<br />

di sicurezza e legalità<br />

dalla Polizia Locale<br />

A<br />

di Francesco Lamberini<br />

Anni di incontri con i ragazzi delle scuole hanno<br />

dimostrato che il modo migliore per avvicinare<br />

la Polizia Locale ai cittadini è quello di iniziare<br />

prima possibile tale contatto. E’ proprio con questo<br />

obiettivo che numerosi Comuni, rispondendo a un’iniziativa<br />

della <strong>Regione</strong>, hanno predisposto una serie di open<br />

day in molti comandi presenti sul territorio lombardo. I<br />

primi due, che si sono tenuti il 5 maggio a Brescia e il<br />

19 maggio a Bergamo, hanno confermato quanta importanza<br />

rivestano eventi di questo tipo.<br />

L’appuntamento di Brescia ha visto protagonisti<br />

novanta scolari appartenenti a tre classi della Scuola<br />

Offrire ai ragazzi l’opportunità di osservare<br />

da vicino l’attività della Polizia Locale: con questo<br />

obiettivo si sono tenuti il 5 e 19 maggio,<br />

rispettivamente ai comandi di Brescia e Bergamo,<br />

due open day. Le iniziative, contrassegnate anche<br />

da dimostrazioni pratiche, hanno riscosso notevole<br />

successo. A entrambi gli appuntamenti, promossi<br />

da <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, è intervenuto l’assessore<br />

alla Protezione civile, Polizia locale e Sicurezza,<br />

Romano La Russa<br />

primaria audiofonetica delle Orsoline di Mompiano. Gli<br />

allievi, infatti, sono stati gli invitati speciali all’open<br />

day deciso dal comando di Polizia Locale di via<br />

Donegani e che si è svolto alla presenza dell’assessore<br />

regionale alla Protezione civile, Polizia locale e<br />

Sicurezza, Romano La Russa e del vicesindaco e assessore<br />

alla Sicurezza, Fabio Rolfi.<br />

Per gli scolari bresciani quella del 5 maggio scorso è<br />

stata una mattinata formativa ma anche densa di tanti<br />

contenuti ludici, trascorsa a contatto degli amici vigili in<br />

divisa, i quali hanno voluto far capire loro che la tutela<br />

delle norme e delle leggi va considerata un valore e


anche un esempio da diffondere. Si è trattato, in pratica,<br />

di una lezione di educazione civica applicata.<br />

«Siamo convinti dell’importanza del lavoro che stiamo<br />

facendo - ha spiegato l’assessore La Russa - e abbiamo<br />

potuto constatare che i risultati migliori li otteniamo<br />

proprio laddove iniziamo questo tipo di attività fin dalle<br />

scuole elementari. Vogliamo che le divise incutano sempre<br />

meno timore e che, al contrario, vengano percepite<br />

come un sicuro punto di riferimento».<br />

L’incontro con gli agenti, contrassegnato anche da alcune<br />

dimostrazioni pratiche del loro lavoro, ha rappresentato<br />

per i bambini un’esperienza molto costruttiva,<br />

hanno infine sottolineato il comandante del Corpo,<br />

Roberto Novelli e la responsabile dell’Ufficio di educazione<br />

stradale Giusy Pedracini.<br />

I bambini intervenuti hanno potuto prendere visione dei<br />

mezzi a disposizione del comando, dal furgone per la<br />

rilevazione di incidenti stradali, alle moto e bici utilizzate<br />

quotidianamente dagli agenti. Hanno visitato la sala<br />

operativa e la sala di foto segnalamento nella quale,<br />

attraverso fotografie scattate ad uno studente, hanno<br />

appreso il funzionamento di questo importante strumen-<br />

Alcuni momenti formativi e dimostrativi della Polizia<br />

Locale di Bergamo e di Brescia<br />

Sicurezza<br />

news<br />

35


36<br />

to per l’identificazione delle persone.<br />

In seguito è stato spiegato loro il connubio tra addestramento<br />

e cura che devono essere prestate agli animali<br />

presenti al comando, incontrando la Squadra ippomontata<br />

della PL che con 2 cavalli contribuisce al pattugliamenti<br />

dei parchi della città; la dimostrazione è terminata<br />

incontrando l’Unità cinofila. I 2 cani che la compongono,<br />

hanno intrattenuto i bambini con esibizioni sull’addestramento<br />

ricevuto, giochi e ricerca di sostanze<br />

psicotrope nascoste da uno degli alunni.<br />

Analogo successo lo ha riscosso l’open day tenuto il 19<br />

maggio al comando di Polizia Locale di via Coghetti a<br />

Bergamo. L’appuntamento è stato aperto dall’arrivo, nel<br />

vasto parcheggio all’aperto riservato agli automezzi, dei<br />

circa 130 giovani provenienti dalla scuola media Savoia<br />

e dal liceo Lussana e dai rappresentanti delle istituzioni<br />

e delle forze dell’ordine. Fra le autorità intervenute il sindaco<br />

Franco Tentorio, accompagnato dagli assessori<br />

Cristian Invernizzi e Marcello Moro, l’assessore regionale<br />

alla Protezione civile Romano La Russa e il vescovo ausiliare<br />

emerito Lino Belotti.<br />

Accanto al piccolo palco, allestito per l’occasione, sono<br />

state proposte sopra dei cavalletti una serie di fotografie<br />

in bianco e nero sulle tappe storiche vissute dal Corpo.<br />

L’appuntamento è stato aperto da una breve introduzione,<br />

letta ai microfoni, per spiegare le finalità dell’open day.<br />

«Oltre ad avvicinare gli studenti ai principali servizi svolti<br />

dal Corpo - è stato sottolineato - l’incontro si propone<br />

di far percepire il messaggio di legalità rivolto alla popolazione<br />

in età scolare e quello di sensibilizzazione verso i<br />

rischi connessi alla viabilità stradale».<br />

«Per rendere una città più vivibile - ha detto il sindaco<br />

nell’aprire gli interventi - la prima condizione è quella di<br />

farla maggiormente frequentare dai suoi abitanti, di giorno<br />

e di sera. E per realizzare questo obiettivo l’apporto<br />

della polizia municipale risulta essenziale. La presenza<br />

degli agenti, inoltre, ci consente di renderla più sicura<br />

attraverso il perseguimento dei reati ma anche attraverso<br />

le indicazioni di quello che i cittadini devono fare».<br />

«I vigili urbani - ha poi sottolineato l’assessore La Russa<br />

- come spesso vengono ancora chiamati gli appartenenti<br />

alla Polizia Locale, sono coloro che silenziosamente,<br />

senza farsi troppa pubblicità, pensano alla sicurezza dei<br />

vostri genitori, dei nostri figli e di tutta la popolazione.<br />

Lo fanno con quel donarsi agli altri che non è secondo a<br />

nessuno. Questa esperienza mi auguro possa esservi di<br />

insegnamento, certamente per voi ma anche da portare<br />

all’interno delle vostre famiglie».<br />

«Questo incontro con i giovani - ha infine commentato<br />

il comandante Paolo Cianciotta - rientra in un’iniziativa<br />

pilota promossa dalla <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> con l’intento di<br />

coinvolgere alcuni capoluoghi di provincia. E’ una proposta<br />

che abbiamo accettato con entusiasmo perché condividiamo<br />

il progetto di promulgare l’immagine di una<br />

Polizia locale moderna e vicina alla popolazione. Il principio<br />

che lo ispira è quello di diminuire la distanza tra le<br />

istituzioni locali e la cittadinanza, che poi rappresenta il<br />

nostro principale obiettivo. I ragazzi intervenuti rappresentano<br />

solo l’inizio di un progetto che intende coinvolgere<br />

un po’ tutti gli istituti».<br />

Infine i giovani hanno visitato il comando e sono stati<br />

loro proposti: filmati, le tecniche riguardanti il rilevamento<br />

di un sinistro, i controlli alcolimetrici, i drogatest<br />

e una dimostrazione di arti marziali. L’incontro si è<br />

concluso con una visita alla vicina sede della Protezione<br />

civile del Comune dove il dirigente Virgilio Appiani ha<br />

illustrato agli studenti l’attività dei volontari mostrando<br />

loro attrezzature e automezzi. ■<br />

Per informazioni:<br />

U.O. Polizia Locale e Interventi Integrati<br />

per la Sicurezza<br />

Cristiano Dell’Acqua<br />

Tel.: +39 02 67654842<br />

Bruno Donno<br />

Tel.: +39 02 67655019


A<br />

Quando la mobilità<br />

urbana insegue<br />

politiche di ‘security’<br />

Gallarate (Va) è all’avanguardia nello studio e<br />

nella realizzazione di percorsi innovativi di mobilità,<br />

basata anche sulla partecipazione attiva<br />

del cittadino. In questa strategia si è inserito,<br />

di recente, il progetto S.E.M. (Sistema di Emergenze<br />

Mobile). Non solo. E’ attivo da tre mesi il più grande<br />

sistema di rilevazione e letture targhe presente<br />

in Italia. Un utile strumento a supporto<br />

delle indagini di Polizia Giudiziaria e non solo<br />

Attualmente è ancora un ‘progetto pilota’, ma nel<br />

mese di settembre si chiuderà la fase di sperimentazione<br />

e S.E.M., il Sistema di Emergenze Mobile,<br />

sarà finalmente operativo. Un’attivazione che consentirà<br />

rapide e più potenziate comunicazioni tra Polizia Locale<br />

e Protezione Civile da un parte e cittadini dall’altra.<br />

Come funziona il sistema? “Tramite l’invio di un sms o<br />

mms da parte della Polizia Locale al cittadino - ha detto<br />

Simona Rita Bernutti, commissario ggiunto della Polizia<br />

Locale di Gallarate - sarà possibile avvisarlo in tempo<br />

reale di tutte quelle situazioni di rischio nel territorio<br />

di Alessia Furia<br />

gallaratese, come per esempio incidenti gravi in una<br />

delle aziende chimiche in prossimità della città tali da<br />

compromettere seriamente la circolazione”. Per ricevere<br />

il messaggio gli utenti dovranno accreditarsi e, collegandosi<br />

al portale dell’amministrazione comunale, reperire<br />

tutte le informazioni utili sulle norme di comportamento<br />

da tenere nei casi di rischio”. Di converso, S.E.M. consentirà<br />

anche all’utente di mettersi in comunicazione<br />

con Polizia Locale e Protezione Civile sia con una semplice<br />

chiamata sia inviando una foto o un audiomessaggio,<br />

che verranno immediatamente visionati.<br />

Sicurezza<br />

news<br />

37


38<br />

Scorcio della nuova sala operativa tecnologicamente<br />

avanzata della Polizia Locale di Gallarate<br />

“Se la materia è di nostra competenza agiamo immediatamente,<br />

oppure inoltriamo il documento agli altri settori<br />

dell’amministrazione o alle forze di polizia o di soccorso<br />

nel caso di incidenti stradali”.<br />

Un ulteriore servizio che offre S.E.M. è la compilazione<br />

di statistiche che metteranno in evidenza quali segnalazioni<br />

vengono maggiormente effettuate, con la raccolta<br />

di dati utili anche ad altri settori della ‘macchina comunale’.<br />

Tramite questo sistema, la città si dota di uno strumento<br />

all’avanguardia a livello nazionale. Unico precedente,<br />

gli sms che nel 2004 cercarono di disciplinare l’afflusso<br />

di persone a Roma per le esequie di papa Giovanni Paolo<br />

II. S.E.M., però, è molto di più. Oltre a indicare un pericolo,<br />

consentirà di suggerire i percorsi per aggirare<br />

l’ostacolo con tanto di mappa e potrà essere utilizzato<br />

per diffondere i contenuti delle ordinanze contingibili e<br />

urgenti da parte del sindaco. In generale, si attiva un<br />

nuovo, efficace e rapido canale di comunicazione con la<br />

cittadinanza, con ciò che ne consegue per quanto concerne<br />

i tempi di reazione di fronte a un’emergenza, per<br />

esempio legata a precipitazioni nevose.<br />

Mentre dunque S.E.M. opera soprattutto nell’ottica di<br />

politiche di prevenzione, l’altro, innovativo ‘Sistema di<br />

rilevamento e lettura delle targhe’ opera invece all’insegna<br />

di politiche di security. Dopo l’impianto di videosorveglianza<br />

attivo nel Comune di Gallarate dal 2006 (e<br />

completamente rinnovato nel 2009, grazie ai finanziamenti<br />

di <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>), il territorio gallaratese si<br />

dota infatti di un altro importante strumento di lettura<br />

per il riconoscimento sia dei veicoli che delle targhe. Un<br />

grande traguardo se si pensa che alle 43 postazioni di<br />

video-sorveglianza ‘ordinaria’ localizzate in vari punti del<br />

territorio, si vanno ad aggiungere ora 12 portali, posizionati<br />

in determinate arterie di accesso e di uscita della<br />

città, con caratteristiche tecniche davvero speciali.<br />

“Gallarate è il primo Comune in assoluto in Italia ad<br />

avere un sistema per il rilevamento delle targhe con queste<br />

specifiche caratteristiche, cioè così grande e potente<br />

- spiega Bernutti -. Il sistema si basa sulla tecnologia<br />

delle ‘zone a traffico limitato’, che hanno anche altri<br />

Comuni ma che a Gallarate è più potente, essendo in<br />

grado di riconoscere la targa di un veicolo che transita<br />

anche a 60 km all’ora. Inoltre, ci consente di tracciare il<br />

giorno, l’orario, la direzione di transito di tutti i veicoli<br />

e di riconoscere quelle targhe già comprese nella ‘black<br />

list’. Ad esempio, se ci arriva la segnalazione di un veicolo<br />

ricercato in seguito a una rapina, inserendo i riferimenti<br />

(il numero anche parziale della targa) il sistema<br />

avviserà automaticamente l’operatore della presenza del<br />

veicolo quando questo transiterà il varco. A questo<br />

punto sarà possibile allertare le altre Forze di Polizia,<br />

oppure agire autonomamente. Naturalmente siamo a<br />

disposizione di tutte le Forze dell’Ordine, Carabinieri,<br />

Polizia e Guardia di Finanza oltre che direttamente della<br />

Polizia Giudiziaria per fornire tutte le informazioni sul<br />

transito di veicoli”. Le 12 postazioni video sono state<br />

scelte in accordo con il dirigente del commissariato di<br />

Polizia di Stato selezionando le arterie di accesso e uscita<br />

dalla città, ritenute quelle più importanti da monitorare.<br />

“Per adesso - continua - siamo partiti con le principali<br />

arterie dove i veicoli sono quasi ‘obbligati’ a passare;<br />

certo è che il delinquente, quando vuole scappare,<br />

passa per vie secondarie o trova delle scorciatoie. In<br />

questi tre mesi abbiamo registrato comunque i primi<br />

risultati, riuscendo a rintracciare veicoli che ci erano<br />

stati segnalati perché s<strong>cop</strong>erti di assicurazione”. Ma<br />

l’obiettivo è di andare ben oltre. “Il territorio gallaratese<br />

è molto complesso da leggere dal punto di vista della<br />

sicurezza. Le notizie che trapelano farebbero sembrare<br />

Gallarate una località tranquilla come tutte quelle del<br />

basso varesotto, in cui non si registrano grossi episodi


di reati. In effetti, la volontà di munirsi di questa soluzione<br />

è arrivata dall’amministrazione comunale indipendentemente<br />

dall’effettiva esigenza o di un incremento a<br />

dismisura dei reati particolarmente gravi. Tuttavia, sappiamo<br />

benissimo, per dichiarazione della stessa divisione<br />

Distrettuale Antimafia, che il varesotto e il basso<br />

milanese sono interessati, in realtà, da fenomeni anche<br />

di natura mafiosi e inoltre, essendo vicinissimi all’aeroporto<br />

di Malpensa, siamo indotti a pensare che ci siano<br />

giri di delinquenza di un certo tipo, dalla mafia al traffico<br />

di droga, al riciclaggio di denaro. Anche per questo<br />

Il saluto della Polizia Locale al Comandante Alessi<br />

Gli agenti della Polizia Locale della città di Gallarate hanno salutato il loro<br />

comandante Giuseppe Alessi, ormai prossimo al pensionamento. Alessi ha retto,<br />

in qualità di Dirigente, il comando del Corpo di Polizia Locale di Gallarate dal 1°<br />

Novembre 1992 al 30 Giugno 2011.<br />

Laureato in Giurisprudenza ha traghettato il Comando dall’era della macchina<br />

da scrivere a quella dei computer rinnovando costantemente i mezzi e le strumentazioni<br />

tecniche.<br />

A lui i più sinceri auguri da parte di tutto il personale del Corpo di Polizia Locale.<br />

Giuseppe Alessi,<br />

comandante del Corpo di Polizia Locale di Gallarate<br />

Giuseppe Alessi,<br />

comandante del Corpo di Polizia Locale di Gallarate<br />

con Simona Rita Bernutti, commissario aggiunto<br />

ritengo che il sistema potrà essere non solo molto<br />

utile alle indagini di Polizia Giudiziaria ma ampliato<br />

tramite una implementazione degli impianti, e abbinato<br />

a tutti i sistemi di video sorveglianza che ci<br />

sono in tutti i comuni, fino a estenderlo a tutta<br />

<strong>Lombardia</strong>”.<br />

L’installazione del sistema, tra l’altro, è stata a costo<br />

zero per Gallarate. “Abbiamo usufruito dei finanziamenti<br />

della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, perché parte delle attrezzature<br />

tecniche sono state installate basandosi sugli impianti<br />

di video sorveglianza ‘ordinaria’. Per le strutture accessorie<br />

abbiamo potuto contare, invece, sul finanziamento<br />

del Ministero dell’Interno, grazie al ‘Patto della Sicurezza’<br />

siglato nel dicembre del 2009. In questo modo il Comune<br />

non ha sostenuto un euro di spesa”. ■<br />

Sicurezza<br />

news<br />

39


N<br />

40<br />

Il comandante Casale:<br />

«Garantire la sicurezza<br />

è il nostro primo impegno»<br />

di Francesco Lamberini<br />

Nello scorso 31 dicembre è stato<br />

nominato nuovo comandante della<br />

Polizia locale di Monza Alessandro Casale,<br />

42 anni, nato a Milano e residente nel<br />

capoluogo lombardo. Dopo aver conseguito<br />

la laurea in Giurisprudenza all’Università<br />

Statale e la specializzazione in Diritto tributario<br />

dell’impresa alla Bocconi, a soli 27<br />

anni ha ottenuto il primo incarico come<br />

comandante della Polizia municipale nel<br />

Comune di Calolziocorte, al confine tra<br />

Bergamo e Lecco. Nel marzo del 1998, e<br />

fino a novembre del 2001, ha poi assunto il<br />

ruolo di vice comandante a Legnano.<br />

Spostandosi in città sempre più popolate, a metà del<br />

2003 è stato quindi nominato comandante della municipale<br />

di Busto Arsizio dove ha ri<strong>cop</strong>erto, fino ad ottobre<br />

del 2010, altri importanti incarichi affidatigli dall’Amministrazione<br />

comunale, inerenti alla Protezione ci-<br />

Alessandro Casale, 42 anni, nato e residente a<br />

Milano, nello scorso 31 dicembre è stato nominato<br />

al vertice della Polizia locale di Monza. Proviene<br />

dalla municipale di Busto Arsizio. Avendo tenuto<br />

numerosi corsi di formazione rivolti agli agenti, ha<br />

alle spalle un’intensa attività di docente. «Siamo<br />

una delle poche realtà a garantire una continuità<br />

lavorativa – spiega – poiché svolgiamo la nostra<br />

attività nell’arco delle 24 ore e per 365 giorni<br />

all’anno»<br />

Alessandro Casale,<br />

comandante Polizia Locale<br />

di Monza<br />

vile, alla sicurezza viabilistica e alla mobilità.<br />

Il 31 dicembre ha infine ottenuto la<br />

nomina a comandante del Corpo di Polizia<br />

locale di Monza.<br />

Alessandro Casale ha sviluppato, durante il<br />

suo percorso professionale, anche un’intensa<br />

attività di docenza, soprattutto per<br />

conto dell’Iref (Istituto Regionale Lombardo<br />

per la Formazione della pubblica<br />

amministrazione). I corsi da lui tenuti, in<br />

varie località lombarde, sono stati mirati<br />

alla formazione, e in taluni casi alla specializzazione,<br />

di aspiranti e agenti di polizia<br />

locale. Inoltre il suo contributo come<br />

docente, in materia di circolazione stradale e procedimento<br />

sanzionatorio, lo ha offerto anche in numerose<br />

località italiane attraverso dei corsi specifici tenuti per<br />

conto di Infopol Srl. Infine, essendo anche giornalista<br />

pubblicista, iscritto al relativo Ordine di Milano, ha preso<br />

parte come relatore a numerosi convegni di Polizia locale<br />

e vanta al suo attivo molte collaborazioni scientifiche,<br />

articoli di approfondimento e consulenze, in occasione<br />

di appuntamenti riguardanti le attività degli agenti.<br />

La sede della Polizia locale di Monza, in cui da pochi<br />

mesi opera come comandante Alessandro Casale, è in via<br />

Mentana 15, dove è presente anche una moderna sala<br />

operativa. Sono 125 gli agenti, fra i quali emerge anche<br />

una consistente rappresentanza femminile. A livello di<br />

automezzi il Corpo risulta sufficientemente attrezzato e<br />

in particolare le moto in dotazione sono di ultima generazione.<br />

Nel colloquio con il comandante emerge subito una connotazione<br />

importante che caratterizza il servizio nella


sede di Monza. «Siamo una delle poche città a garantire<br />

una continuità lavorativa – dice – poiché svolgiamo la<br />

nostra attività nell’arco delle 24 ore e per 365 giorni<br />

all’anno. Entrando poi nel dettaglio dei vari compiti,<br />

abbiamo del personale che presidia la zona a traffico<br />

limitato e pedonale. Poi ci sono delle pattuglie, con auto<br />

e moto, che si occupano del normale controllo del territorio,<br />

del pronto intervento e della rilevazione degli incidenti,<br />

inoltre disponiamo di un vigile di quartiere per<br />

ognuna delle cinque circoscrizione, infine abbiamo un<br />

nucleo di prevenzione delle aree cosiddette sensibili; si<br />

tratta in pratica di un ufficio mobile che sorveglia quelle<br />

zone più soggette a illegalità e a comportamenti che<br />

possono suscitare apprensioni nei cittadini. Il tutto è<br />

affiancato dai nuclei specialistici che spaziano dalla vigilanza<br />

ambientale all’edilizia, dalla giudiziaria all’annonaria<br />

e che eseguono controlli mirati”.<br />

Quindi le competenze degli agenti spaziano su<br />

più fronti.<br />

Il controllo di una città, specie se di dimensioni medio<br />

grandi, richiede un grosso impegno. E’ sicuramente<br />

importante rivolgere particolari attenzioni alla circolazione<br />

stradale, ma è altrettanto indispensabile garantire<br />

la sicurezza urbana e la tutela dell’ambiente.<br />

Va dunque sfatato il luogo comune secondo il<br />

quale gli agenti fanno prevalentemente le<br />

multe?<br />

Certamente, perché oggi il personale è chiamato ad operare<br />

su 360 gradi, di conseguenza tutto ciò che accade<br />

sul territorio deve essere di nostra conoscenza. Mi riferisco<br />

in particolare agli avvenimenti riguardanti la sicurezza<br />

in genere e ai casi di illegalità che possono suscitare<br />

allarmi e disagi, anche se solo percepiti. Quella<br />

della Polizia locale è una competenza strategica perché<br />

in fondo il cittadino non teme tanto le rapine ma piuttosto<br />

i piccoli reati che sono rappresentati dai furti in<br />

casa o dalla presenza di particolari soggetti<br />

nei parchi. Attività, la nostra, che<br />

comunque comporta il dover mettere in<br />

conto una serie di rischi tutt’altro che<br />

sottovalutabili. Ciò premesso, nei casi di<br />

ordine pubblico o eventi criminali di un<br />

certo tipo solitamente intervengono gli<br />

agenti della questura o i carabinieri.<br />

Una riflessione sulla sua recente<br />

nomina a comandante della<br />

Polizia locale di Monza?<br />

Sono molto soddisfatto di questo incarico perché indubbiamente<br />

Monza è una città importante, e in quanto tale<br />

si prospetta anche appagante dal punto di vista professionale.<br />

Inoltre mi trovo al vertice di una struttura che<br />

ha i mezzi e le persone per offrire un buon servizio alla<br />

comunità. Senza contare che, rispetto ad altre realtà,<br />

sono stato chiamato a fare il comandante a tempo<br />

pieno. Non essendo distratto da altri incarichi, ritengo di<br />

poter disporre della giusta concentrazione e delle indispensabili<br />

energie nell’attività di coordinamento che mi<br />

è stata affidata. ■<br />

Per informazioni:<br />

Polizia Locale di Monza<br />

Segreteria del Comandante<br />

Tel.: +39 039 2816229<br />

Sicurezza<br />

news<br />

41


42<br />

I<br />

Al via il processo<br />

di identificazione di ICE,<br />

infrastruttura critica<br />

europea<br />

di Alessia Furia<br />

Il decreto legislativo 61/2011 stabilisce le procedure<br />

per l'individuazione e la designazione di infrastrutture<br />

critiche europee nei settori dell'energia e<br />

dei trasporti, nonché le modalità di valutazione della sicurezza<br />

di tali infrastrutture e le relative prescrizioni minime<br />

di protezione dalle minacce di origine umana, accidentale<br />

e volontaria, tecnologica, e dalle catastrofi naturali.<br />

In particolare, sono state introdotte due definizioni di<br />

infrastruttura, riprendendo quelle utilizzate<br />

dalla Direttiva 2008/114/CE.<br />

L’infrastruttura critica (IC) è un’infrastruttura,<br />

ubicata in uno Stato membro<br />

dell'Unione Europea, considerata<br />

essenziale per il mantenimento delle<br />

funzioni vitali della società, della salute,<br />

della sicurezza e del benessere economico<br />

e sociale della popolazione, e<br />

il cui danneggiamento o la cui distruzione<br />

avrebbe un impatto significativo<br />

in quello Stato a causa dell'impossibilità<br />

di mantenere tali funzioni.<br />

Un’infrastruttura critica europea (ICE)<br />

è invece un’infrastruttura critica ubicata<br />

negli Stati membri dell'UE il cui<br />

danneggiamento o la cui distruzione<br />

avrebbe un significativo impatto su<br />

almeno due Stati membri. La rilevanza<br />

dell’impatto è valutata in termini<br />

intersettoriali.<br />

“Una infrastruttura è legata a una<br />

figura giuridica - sottolinea l’ingegner<br />

E' stato pubblicato sulla G.U. 102 del 04/05/2011<br />

il decreto legislativo 61/2011, di attuazione della<br />

Direttiva 2008/114/CE, concernente l'individuazione<br />

e la designazione delle infrastrutture critiche<br />

europee (ICE), e la valutazione della necessità di<br />

migliorarne la protezione. Uno sguardo ‘all hazard’,<br />

che in un’ottica europea viene rivolto a qualunque<br />

tipo di minaccia e a qualunque tipo di rischio ed<br />

è l’aspetto innovativo introdotto dalla normativa<br />

Il Direttore generale della<br />

Segreteria Infrastrutture Critiche<br />

della Presidenza del Consiglio<br />

dei Ministri Dipartimento<br />

della Protezione Civile,<br />

Luisa Franchina<br />

Luisa Franchina, del Dipartimento di Protezione civile -<br />

rappresenta una parte o il tutto di un operatore che<br />

eroga un servizio o un bene, e la criticità è legata al<br />

fatto che l’infrastruttura di un bene o di un servizio è<br />

essenziale per la qualità della vita di un cittadino e per<br />

le funzioni vitali della società civile. Una infrastruttura<br />

critica è una infrastruttura che, se viene a mancare in<br />

tutto o in parte a causa del disservizio che crea, determina<br />

un impatto rilevante sul sistema<br />

paese, tale da sancirne la criticità.<br />

Inoltre, se viene designata critica,<br />

tale designazione diventa una informazione<br />

classificata”.<br />

Sia la Direttiva 2008/114/CE che il<br />

decreto legislativo 61/2011 si occupano<br />

essenzialmente di questo primo<br />

aspetto e cioè dell’identificazione<br />

dell’infrastruttura critica.<br />

“A livello normativo - continua l’ingegnere<br />

- viene detto molto poco riguardo<br />

a ciò che si farà una volta identificata<br />

l’infrastruttura critica al fine<br />

eventualmente di verificarne e aumentarne<br />

il livello di protezione. Del resto,<br />

nel decreto si demanda a chi ha la<br />

competenza settoriale e a quegli organismi<br />

che da sempre si occupano di<br />

sicurezza e protezione, quali ad esempio<br />

le Forze dell’Ordine e la Protezione<br />

Civile, le cui competenze restano<br />

ovviamente inalterate nel decreto”.


La definizione delle infrastrutture critiche ha una storia<br />

molto articolata e radici lontane che, con l’attacco terroristico<br />

alle Torri Gemelle del 2001, ha acquisito una<br />

particolare caratterizzazione dovuta allo sviluppo e alla<br />

diffusione di un nuovo ‘atteggiamento’ nei confronti<br />

della sicurezza e della protezione. Soprattutto il settore<br />

militare, già dagli anni ’60 e ancora durante la Guerra<br />

Fredda, individuò quello poi denominato l’ ‘obiettivo<br />

sensibile’, cioè luoghi specifici identificati geograficamente<br />

e fisicamente da proteggere ai massimi livelli in<br />

quanto particolarmente attrattivi per azioni di tipo<br />

antropico, volontarie e involontarie.<br />

Oggi, peraltro, esistono specifiche realtà definite ‘critiche’<br />

anche nell’ambito della protezione civile, per le<br />

quali si fa prevenzione per la gestione del rischio naturale,<br />

come il rischio sismico o le alluvione, o altri tipi di<br />

calamità. “Nel 2001 sono state introdotte importanti<br />

novità - spiega Franchina -. Innanzitutto, si è compreso<br />

che l’obiettivo di protezione deve essere elevato a servizio<br />

e non limitarsi all’identificazione di un punto fisico<br />

e geografico, in quanto negli ultimi anni, soprattutto<br />

con l’ingresso e la diffusione della informatizzazione e<br />

delle telecomunicazioni in ogni angolo del Pianeta, i servizi<br />

sociali così come ogni altro aspetto della vita umana<br />

sono stati sottoposti a un processo di globalizzazione.<br />

Ciò ha avuto un impatto straordinario sulla nostra vita,<br />

creando fortissime dipendenze e correlazioni tra un servizio<br />

e l’altro. L’interconnessione – prosegue l’ingegnere<br />

del Dipartimento - fa sì che l’assenza di un servizio determini<br />

poi una caduta a cascata, il cosiddetto ‘effetto<br />

domino’, anche di altri servizi che solo apparentemente<br />

non sono correlati tra loro. Ecco perché oggi si parla sempre<br />

più di infrastrutture critiche, negli Stati Uniti ma non<br />

solo: anche l’Europa ha deciso di occuparsene a partire<br />

dal 2005, avendo capito che le correlazioni tra i servizi<br />

spesso implicano una dipendenza non solo all’interno del<br />

singolo Stato, bensì a livello di continente”.<br />

In Italia, in particolare, con il decreto Pisanu Antiterrorismo<br />

che conteneva anche norme connesse<br />

all'utilizzo di Internet, è stato sancito che il Ministero<br />

dell’Interno e la Polizia di Stato si occupino della prevenzione<br />

e della repressione del crimine sulle infrastrutture<br />

critiche informatizzate. A seguito della Legge<br />

Pisanu, con Decreto ministeriale da parte del Ministero<br />

dell’Interno, sono poi state identificate alcune di queste<br />

infrastrutture, poste sotto una ‘campana’ di protezione<br />

speciale da parte della Polizia delle Telecomunicazioni.<br />

“Rispetto a ciò, il decreto legislativo 61 introduce una<br />

importante novità - sostiene l’ingegnere -: non ci si limita<br />

cioè soltanto a considerare il pericolo di un attacco<br />

informatico di tipo cyber a cui potrebbero essere soggette<br />

le infrastrutture, ma si guarda a una criticità a 360°,<br />

relativa a qualsiasi tipo di minaccia, sia essa antropica,<br />

volontaria o involontaria e naturale”. L’obiettivo è dunque<br />

quello di aumentare l’attenzione verso queste infrastrutture,<br />

affinché siano massimamente protette.<br />

“È ovvio che la protezione dipende dalle analisi del<br />

rischio e dal fatto che l’operatore metta in piedi tutta<br />

una serie di contromisure per proteggerle, ovviamente<br />

con l’aiuto anche di dicasteri competenti in materia”.<br />

È il cosiddetto sguardo ‘all hazard’, che in un’ottica europea<br />

viene rivolto a qualunque tipo di minaccia e a qualunque<br />

tipo di rischio ed è l’aspetto innovativo introdotto<br />

dalla norma”.<br />

In Italia si ha una lunga esperienza di minacce naturali<br />

che colpiscono il nostro territorio con una certa<br />

frequenza. “La stessa <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> - conclude<br />

l’ingegner Franchina - è stata spesso impegnata in<br />

occasione delle emergenze dovute a terremoti o ad<br />

altre calamità. Il decreto legislativo 61 tratta la materia<br />

a livello nazionale, ma ogni singola <strong>Regione</strong> può<br />

decidere di attivarsi prendendo spunto da questa<br />

direttiva, pur non essendoci alcun obbligo. In particolare,<br />

si sta muovendo in questi termini proprio<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, che ha già avviato progetti di<br />

ricerca sulla protezione delle infrastrutture critiche e<br />

sul rapporto tra pubblico e privato, con l’obiettivo di<br />

creare i presupposti per attivare tavoli di lavoro tra<br />

l’ente pubblico regionale e gli operatori delle varie<br />

infrastrutture critiche o dei settori critici: un ottimo<br />

‘test’, per niente facile da organizzare”. ■<br />

Per informazioni:<br />

U.O Sistema Integrato di Prevenzione<br />

Carmela Melzi<br />

Tel.: +39 02 67658530<br />

Sicurezza<br />

news<br />

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44<br />

D<br />

Satellite o monoplano?<br />

di Giovanni Cantone<br />

Dall’altra parte del globo terrestre sta nascendo un<br />

nuovo fenomeno nel campo dell’osservazione terrestre:<br />

si chiama NearMap. NearMap Pty Ltd è un<br />

Provider australiano che utilizza un nuovo modo di esplorare<br />

il mondo a “volo d’uccello”: le sue mappe ad alta risoluzione<br />

si basano su foto aeree realizzate mediante mono-<br />

plani ad elica (del tipo Cessna). La tecnica utilizzata è<br />

innovativa e consente fondamentalmente di ortorettificare<br />

(confrontare e correggere le deformazioni delle lenti di<br />

ripresa con la reale posizione degli oggetti sulla superficie<br />

terrestre) e confrontare le medesime zone precedentemente<br />

fotografate.<br />

L’accuratezza delle immagini è confrontabile con un rilievo<br />

LIDAR (Laser Imaging Detection and Ranging): l’ottima<br />

risoluzione (solitamente 7.5 cm circa) permette di<br />

Il futuro dell’osservazione della Terra non è solo<br />

delle missioni spaziali, ma anche dei piccoli<br />

aeroplani. Dall’Australia un nuovo strumento<br />

per il controllo del territorio<br />

nearmap<br />

Brisbane - 12 settembre 2010<br />

distinguere dettagli impensabili. L’aggiornamento (e quindi<br />

il volo) avviene su base mensile consentendo, quindi,<br />

di monitorare costantemente varie tipologie di situazione<br />

come i cambiamenti stagionali, l’avanzamento di lavori<br />

edili (edifici, strade), l’evoluzione di fenomeni naturali,<br />

ecc. su città e sulle aree maggiormente abitate del continente<br />

australiano.<br />

Questo tipo di mappatura è per il momento unico nel<br />

suo genere, specialmente per il frequente aggiornamento<br />

che offre: proprio tale peculiarità ha portato gli australiani<br />

ad utilizzare NearMap piuttosto che le mappe TeleAtlas<br />

e le immagini satellitari della NASA che stanno alla base<br />

di GoogleMaps, ormai a diffusione planetaria ma con aggiornamenti<br />

piuttosto datati e con più bassa risoluzione.<br />

L’applicativo è attualmente gratuito, facile da utilizzare ed<br />

è coinvolgente poter visualizzare, avanti ed indietro nel<br />

tempo, le immagini acquisite, semplicemente spostando<br />

un cursore; inoltre è possibile visualizzare la stessa area<br />

attraverso quattro visuali corrispondenti ai quattro punti<br />

cardinali.<br />

Sono molto interessanti le immagini (con risoluzione di 2<br />

cm!) relative all’eccezionale evento alluvionale che ha colpito<br />

all’inizio di quest’anno il Queensland e che ci offrono<br />

solo un accenno delle potenzialità che questa tecnica di<br />

ripresa può offrire nel campo della Protezione Civile.<br />

Brisbane - 13 gennaio 2011


La prima immagine mostra un quartiere di Brisbane ripreso<br />

il 12 settembre 2010, la seconda mostra la stessa zona<br />

invasa il 13 gennaio 2011 dalle acque a seguito dell’esondazione<br />

del Brisbane River che attraversa la città. Il riquadro<br />

in basso rappresenta un piccolo dettaglio della immagine<br />

dell’esondazione e mostra una persona che si mette<br />

in salvo su una vasca da bagno.<br />

Questa nuova tecnologia offre grandi opportunità nel<br />

campo delle analisi ambientali o per processi di controllo<br />

e gestione di attività territoriali (es.: monitoraggio delle<br />

superfici occupate, trasformazioni nell’uso del suolo,<br />

estensione aree colpite da incendio o da altre catastrofi<br />

naturali e di natura antropica, ecc.) dove aggiornamenti<br />

molto frequenti potrebbero risultare molto utili.<br />

NearMap attraverso uno strumento informatico che si<br />

chiama OpenstreetMap, incoraggia la Web Community -<br />

alla stessa stregua di Wikipedia - a caricare e mantenere<br />

quanto più possibile aggiornate le informazioni territoriali<br />

specialmente dove l’espansione urbanistica cambia rapidamente<br />

il volto delle città (nomi di nuove strade, toponomastica).<br />

Anche OpenstreetMap è un progetto innovativo: lanciato<br />

sul web pochi anni fa, è finalizzato a creare una raccolta<br />

mondiale di dati geografici con lo s<strong>cop</strong>o principale di realizzare<br />

mappe e cartografie con libera licenza di utilizzo:<br />

conta già circa 400.000 utenti registrati (anche in Italia)<br />

che, con l’utilizzo di ricevitori GPS e per mezzo di ortofoto,<br />

contribuiscono alla mappatura del territorio con strumenti<br />

semplici, divertendosi e rendendo un servizio alla<br />

Un altro esempio<br />

delle capacità di acquisire<br />

immagini da satellite?<br />

Ecco qui un’immagine<br />

notturna, dove la sensibile<br />

fotocamera a infrarossi<br />

del satellite è riuscita<br />

a catturare tutti gli incendi<br />

attivi (fuoco e fumi) durante<br />

una notte d’estate<br />

nella parte meridionale<br />

degli Stati Uniti d’America<br />

comunità.<br />

Manderemo “in soffitta” i satelliti? Assolutamente no:<br />

sono diventati insostituibili. Se ci pensiamo, ogni giorno<br />

facciamo riferimento a loro per le previsioni meteorologiche,<br />

per le comunicazioni radio-televisive o per la navigazione<br />

GPS. Pensiamo alle osservazioni scientifiche (astronomiche<br />

o per telerilevamento) o (in questo caso non vorremmo<br />

pensarci ...) alla difesa militare. E poi i satelliti ci<br />

sono sempre: di notte o quando il volo aereo risulta praticamente<br />

impossibile.<br />

Un esempio, guarda caso, australiano. A fine gennaio<br />

(pochi giorni dopo l’alluvione!) il ciclone Yasi ha imperversato<br />

lungo le coste del Queensland con onde alte più<br />

di 10 metri e venti oltre i 300 km/orari. Le foto non<br />

lasciano dubbi sulle capacità di predizione di uno dei più<br />

violenti cicloni che abbiano mai colpito l’Australia: in particolare,<br />

nella foto sotto è identificata la traccia di spostamento<br />

del ciclone dove i pallini colorati mostrano le varie<br />

intensità che ha raggiunto. ■<br />

Le foto sono state tratte dal sito www.nearmap.com e dal sito<br />

del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration).<br />

Si ringrazia la Planetek Spa per aver fornito i link sull’alluvione<br />

di Brisbane<br />

Per informazioni:<br />

U.O. Sistema Integrato di Prevenzione<br />

Giovanni Cantone<br />

Tel.: +39 02 67658530<br />

Sicurezza<br />

news<br />

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M<br />

46<br />

Quando l’intesa<br />

funziona<br />

di Eleonora Marchiafava<br />

Mentre Expo 2015 s’avvicina, s’intensifica il lavoro<br />

tra <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> e i gestori delle infrastrutture<br />

critiche, a sei mesi dalla firma del Protocollo<br />

d’Intesa per il monitoraggio e la protezione delle<br />

Infrastrutture Critiche tra <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> ed Enti<br />

Gestori delle Infrastrutture Critiche sul territorio lombardo.<br />

Siglato il 14 dicembre 2010 con undici gestori delle<br />

principali IC nei settori energia e trasporto, il protocollo<br />

ha infatti segnato una nuova tappa lungo il percorso<br />

della prevenzione dei rischi, anche e soprattutto in vista<br />

della grande esposizione mondiale che farà di Milano<br />

capitale del mondo fra quattro anni. Il progetto, su cui<br />

stanno lavorando i tecnici dell’unità organizzativa<br />

Sistema Integrato di Prevenzione della Direzione generale<br />

Protezione civile, Polizia locale e Sicurezza della<br />

<strong>Regione</strong> con i gestori pubblici e privati, è quello di<br />

A sei mesi dalla firma del protocollo d’intesa tra<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> e i gestori delle infrastrutture<br />

critiche, i primi risultati si vedono. Ce ne parlano<br />

l’ATM Azienda Trasporti Milanesi e TEB, le Tramvie<br />

Elettriche Bergamasche<br />

costruire appunto un sistema integrato e condiviso in<br />

grado di allargare e coordinare in modo efficace la collaborazione<br />

tra gli operatori delle infrastrutture critiche<br />

nei processi di prevenzione, nel monitoraggio dei rischi<br />

e, ovviamente, nella gestione delle emergenze. Il protocollo<br />

è dunque servito a fissare su carta le modalità di<br />

interazione tra <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> e i gestori, mentre<br />

resta all’autonomia dei singoli soggetti la gestione dei<br />

processi di prevenzione, di manutenzione e di emergenza<br />

interna.<br />

“L’idea di coinvolgere enti pubblici e privati in progetti<br />

destinati a tutta la comunità è vincente, soprattutto nel<br />

campo della protezione civile, perché solo dall’interazione<br />

di tutti i soggetti coinvolti in un evento nasce la possibilità<br />

di sfruttare completamente le risorse e le conoscenze<br />

disponibili, ottimizzando il perseguimento del


isultato” confermano l’ingegner Claudio Paiocchi,<br />

responsabile della sicurezza ferroviaria e formazione del<br />

personale di esercizio di ATM, e l’ingegner Roberto<br />

Vaghi, responsabile inchieste e anormalità di esercizio<br />

sempre di ATM. “Per questa ragione ATM ha aderito con<br />

entusiasmo al protocollo, dove ha l’opportunità di confrontarsi<br />

con i soggetti istituzionali e gli altri gestori di<br />

infrastrutture, sia pubblici che privati, con l’obiettivo di<br />

gestire le attività in generale e le situazioni di emergenza<br />

in particolare, non per compartimenti stagni ma come<br />

sistema integrato. L’esperienza per ora è agli inizi e<br />

occorre quindi ancora definire metodologie concrete per<br />

la collaborazione fattiva, ma è già emersa la volontà di<br />

tutti di perseguire l’obiettivo comune”.<br />

Commenti positivi anche dalle TEB, le Tramvie Elettriche<br />

Bergamasche di cui ci parla Giorgio Zuliani, direttore<br />

d’esercizio: “Il protocollo serve senz’altro come coordinamento<br />

fra tutte le infrastrutture critiche del territorio”,<br />

ribadisce Zuliani, da 11 anni volontario di<br />

Protezione civile. “Noi siamo<br />

attivi da soli due anni e, sebbene<br />

non abbiamo una grande<br />

casistica di problemi o di criticità<br />

alle spalle, anche perché le<br />

nostre linee non sono sottoposte<br />

a particolare rischi, abbiamo<br />

comunque già notato un<br />

netto miglioramento della comunicazione<br />

fra noi gestori.<br />

Inutile nascondere infatti che<br />

fino a poco tempo fa c’era purtroppo<br />

un certo scollamento<br />

tra di noi, per le difficoltà oggettive<br />

di mantenere un flusso<br />

di comunicazione fluido e<br />

aggiornato; l’applicazione e il<br />

rispetto di metodologie comuni<br />

e condivise, come quelle<br />

promosse dal protocollo, non<br />

possono che migliorare le cose”,<br />

anche all’interno delle singole<br />

infrastrutture. Una delle<br />

idee alla base del protocollo è<br />

stata infatti quella di facilitare<br />

e agevolare il coordinamento e<br />

l’aggiornamento delle politiche<br />

di prevenzione e gestione delle<br />

emergenze all’esterno così come<br />

all’interno delle aziende<br />

coinvolte, sollecitando inoltre<br />

la diffusione della cultura della<br />

sicurezza tra i dipendenti.<br />

“Sicuramente, un primo effetto<br />

positivo della partecipazione<br />

di ATM al protocollo è stato il<br />

miglior coordinamento interno<br />

tra la gestione propria del servizio<br />

metropolitano con quella<br />

del servizio di superficie, per<br />

loro natura diversi”, confermano<br />

gli ingegneri Paiocchi e Vaghi. “Inoltre, nell’elaborazione<br />

dei dati necessari per sviluppare i lavori proposti<br />

nei tavoli tecnici tematici, abbiamo potuto approfondire<br />

con metodo le nostre procedure, talora identificando<br />

spunti di miglioramento. La diffusione della cultura della<br />

sicurezza tra i dipendenti è un’attività perseguita con<br />

costanza e determinatezza da ATM: quando il protocollo<br />

darà luogo a strumenti operativi da mettere a disposizione<br />

del personale, si otterrà un miglioramento anche in<br />

questi termini. Inevitabilmente l’adozione di nuove procedure<br />

e/o di nuovi strumenti comporterà extra-costi,<br />

almeno nella fase di avvio; tuttavia, qualora il vantaggio<br />

derivante da tale azione portasse a un effettivo miglioramento<br />

nella gestione delle emergenze, il vantaggio<br />

complessivo sarebbe chiaro”.<br />

Sul fronte dei sistemi interni di sicurezza e prevenzione,<br />

“le ferrovie lombarde seguono procedure consolidate<br />

almeno da cent’anni”, conferma Zuliani, “quindi il protocollo<br />

per noi è una conferma dell’importanza della cultu-<br />

Sicurezza<br />

news<br />

47


48<br />

ra della sicurezza, che va sempre<br />

promossa, anche con intese<br />

di questo tipo”.<br />

Ma cosa significa, nei fatti e<br />

nelle procedure, gestire la sicurezza<br />

e prevenire le emergenze<br />

per i gestori di un’infrastruttura<br />

critica? “È innanzitutto un dovere<br />

e un impegno che ATM ha<br />

nei confronti dei cittadini milanesi”,<br />

ci rispondono i responsabili<br />

dell’azienda milanese. “Il<br />

trasporto pubblico permea la<br />

vita della città, costituendo la<br />

rete di comunicazione e di<br />

scambio privilegiata di una<br />

metropoli dinamica e sempre in<br />

movimento come Milano. ATM<br />

monitora la propria rete costantemente,<br />

24 ore su 24 tutti<br />

i giorni dell’anno, al fine di<br />

avere sempre sotto controllo<br />

quanto avviene in città.<br />

Inoltre, grazie all’attività di<br />

analisi svolta dai suoi tecnici e<br />

sulla scorta delle esperienze<br />

vissute nel passato, ha elaborato<br />

piani di gestione delle emergenze<br />

nei confronti dei molteplici<br />

scenari ipotizzabili. Molti<br />

di questi piani e delle conseguenti<br />

procedure di gestione<br />

sono poi stati sperimentati sul<br />

campo con simulazioni dal<br />

vivo, coinvolgendo il personale<br />

aziendale ma anche la Protezione<br />

civile del Comune di<br />

Milano, i Vigili del Fuoco, il<br />

pronto intervento sanitario e le forze dell’ordine”.<br />

Sempre nell’ottica di definire azioni, modi e tempi per<br />

rendere più efficiente il sistema delle infrastrutture<br />

critiche e per limitare gli effetti negativi di eventuali<br />

deficit di funzionamento, il protocollo ha previsto<br />

la creazione di tavoli tecnico-tematici finalizzati ad<br />

analizzare e risolvere alcuni scenari di criticità.<br />

“Per ora i tavoli tecnici hanno svolto principalmente<br />

un’attività di raccolta dati, che da un lato ha permesso<br />

di rivedere con un approccio analitico quanto già<br />

presente all’interno dell’azienda, e dall’altro di confrontarsi<br />

con le altre realtà attive sul territorio e nella<br />

gestione di analoghe infrastrutture”, ci spiegano l’ingegner<br />

Paiocchi e l’ingegner Vaghi di ATM. “Questo<br />

approccio ci ha quindi ‘costretti’ a metterci in discussione,<br />

e riteniamo che già questo sia un primo frutto<br />

positivo del protocollo. All’interno poi dell’attività<br />

svolta dal tavolo tecnico dedicato allo scenario ‘Neve’,<br />

si è anche elaborata una prima ipotesi di interazione<br />

collaborativa, basata sullo scambio di informazioni in<br />

previsione e durante l’evento meteorologico avverso.<br />

Sono ancora primi timidi passi, ma forieri di una<br />

effettiva evoluzione verso una gestione integrata<br />

delle emergenze”.<br />

Un protocollo d’intesa non solo a parole ma anche nei<br />

fatti, insomma, che ha già dato prova di funzionare<br />

bene, salvo forse la necessità di qualche aggiustamento<br />

in corso d’opera: “Nel caso specifico di ATM,<br />

che per sua costituzione ha un rapporto pressoché<br />

esclusivo con la realtà cittadina di Milano”, concludono<br />

i due responsabili, “sarebbe auspicabile un maggior<br />

coinvolgimento di altri enti di rilevanza strategica<br />

a livello cittadino, come ad esempio la Protezione<br />

civile comunale. Infatti occorre tener conto che ,benché<br />

il protocollo abbia per sua natura un respiro di<br />

carattere più ampio, le grosse realtà metropolitane,<br />

quali Milano, determinano in modo sostanziale la<br />

politica generale di gestione delle criticità”. ■<br />

Per informazioni:<br />

U.O. Sviluppo e attuazione sicurezza<br />

Infrastrutture Critiche<br />

Carmela Melzi<br />

Tel: +39 02 67658530

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