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cop 69b - Agenda Digitale Lombarda - Regione Lombardia

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ta con un sorriso Bianca, che ha da poco dato alle stampe<br />

il manuale “Il cane da soccorso avrà un futuro?”. Il<br />

volume raccoglie le linee guida di selezione del cane da<br />

soccorso e le metodologie di ricerca che Bianca ha elaborato<br />

nel corso della sua lunga esperienza, e che qui propone<br />

con la collaborazione del collega Fabrizio Bonanno,<br />

anche lui giudice internazionale ed esperto di cani d’utilità,<br />

difesa e protezione civile. “Nelle sue ricerche il cane<br />

usa quasi esclusivamente il potente mezzo di cui è dotato,<br />

ovvero l’olfatto o il fiuto, con cui può percepire l’effluvio<br />

o la traccia”, ci spiega Bianca. “Di norma sfrutta quello<br />

che fra i due gli dà maggiori garanzie, per intensità o<br />

per sua specifica attitudine”. Da qui la distinzione tra cani<br />

da ricerca e cani da traccia: “Il cane da ricerca è senz’altro<br />

il più efficace”, conferma il giudice internazionale;<br />

“può iniziare la battuta senza sentire l’odore del disperso,<br />

ma proseguirla fino a localizzare quella persona che entra<br />

nel suo cono d’odore, nell’effluvio, che è l’insieme di tutte<br />

le molecole odorose di fonte umana in sospensione che<br />

guida il cane in direzione della persona presente sul territorio<br />

della sua ricerca, sia che si tratti della persona scomparsa<br />

o di un’altra, che può comunque fornire informazioni<br />

utili”. Il cane da traccia, invece, per essere impiegato<br />

con successo “ha bisogno di un preciso punto di partenza<br />

e di un oggetto ‘di qualità’ appartenente alla persona<br />

scomparsa, che serve al cane anche per distinguere l’odore<br />

del disperso da quello dei soccorritori o di altre persone<br />

presenti sul tracciato. Il cane da traccia è un cane a<br />

megaolfatto, usa cioè prevalentemente il fiuto, cercando<br />

sul terreno le tracce e seguendo l’odore del calpestamento<br />

degli umori del terreno e dell’erba unitamente all’odore<br />

della componente umana, ovvero l’effluvio, mentre il<br />

cane da ricerca è a teleolfatto, usa cioè l’olfatto per cercare<br />

l’effluvio nell’aria, ovvero le molecole umane in<br />

sospensione”. Uno dei metodi di ricerca più validi è<br />

l’americano Mantrailing, che addestra il cane a seguire le<br />

tracce lasciate dalle cellule umane e a guidare il conduttore,<br />

che lo tiene per il guinzaglio. “Una persona che cammina<br />

per 5 chilometri all’ora perde circa 150 micros<strong>cop</strong>iche<br />

scaglie di epidermide ogni 30 centimetri. Le cellule<br />

sono elementi individuali perché contengono il Dna, e<br />

sono quindi anche più probanti delle impronte digitali e<br />

dell’iride dell’occhio”, dice Bianca E. Manfredi. “Il metodo<br />

Mantrailing si basa sulla capacità del cane da ricerca di<br />

leggere tramite il Dna tutti gli odori personali, da come si<br />

nutre l’individuo alle eventuali malattie, la nicotina, le<br />

Le Unità cinofile<br />

del Nucleo operativo soccorso<br />

ad Onna (Aq)<br />

medicine assunte e così via. Lo<br />

stress a cui siamo sottoposti produce<br />

poi un insieme di sostanze<br />

acquose su uno strato di pellicola<br />

di grasso che si deposita sulla pelle e che, nella sua reazione,<br />

causa una sudorazione più elevata e una serie di<br />

molecole di diverso odorato”. Nel setto nasale del cane si<br />

sviluppano le cellule nervose che comunicano al cervello<br />

l’informazione sugli odori individuali: “Se il cane ha captato<br />

dunque l’odorato della persona XY, lo identifica quale<br />

‘persona XY’, processo che in bioneurologia si chiama riconoscimento<br />

olfattivo”. Da decenni utilizzata dalla polizia<br />

americana per la ricerca degli evasi, e adottata poi anche<br />

in Australia, questa metodologia è oggi diffusa in molti<br />

paesi europei, come Germania, Inghilterra, Svezia, Olanda<br />

e in Svizzera, proprio per i successi immediati che riesce<br />

a garantire. “Purtroppo, la tragedia della famiglia<br />

Gambirasio è invece l’ennesima dimostrazione del fatto<br />

che in Italia scontiamo un grave ritardo culturale, che<br />

consiste nel non applicare ancora metodi scientifici e protocolli<br />

operativi condivisi tra le diverse forze di sicurezza<br />

e le squadre di soccorso durante le ricerche di questo<br />

tipo”, sostiene la Manfredi. “Nei miei corsi di formazione<br />

insegno nove metodi scientifici di ricerca, che vanno scelti<br />

e applicati in base alla razza del cane e ai risultati dei<br />

Terminato l’addestramento un meritato<br />

riposo per i due bellissimi esemplari<br />

di pastore tedesco<br />

e per il pastore belga<br />

Sicurezza<br />

news<br />

21

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