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cop 69b - Agenda Digitale Lombarda - Regione Lombardia

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Numero totale annuale e medio mensile di fulmini in <strong>Lombardia</strong> nel periodo 1996-2010<br />

(dati CESI SIRF)<br />

oscillano dalle 12 alle 24 ore. Il continuo affinamento<br />

degli strumenti e delle tecniche di previsione, unito<br />

all’evoluzione del sistema di allertamento regionale, ha<br />

permesso di estendere l’allertamento ai temporali forti,<br />

con l’emissione di un Avviso di moderata criticità, in<br />

caso di alta probabilità che il fenomeno avvenga su gran<br />

parte di una o più “aree omogenee di allertamento” in<br />

cui è stato suddiviso il territorio regionale. Da considerare<br />

che il termine “moderata criticità” indica già un alto<br />

livello di rischio. Nei casi in cui invece i temporali forti<br />

siano poco probabili, non viene diramata alcuna allerta:<br />

queste situazioni infatti sono ritenute di “ordinaria criticità”,<br />

quindi accettabili dalla popolazione e governabili<br />

a livello locale.<br />

Qualche precisazione può chiarire l’importanza della<br />

Direttiva. La rilevazione dei dati sui temporali viene<br />

effettuata mediante i cosiddetti sistemi LLS (Lightnings<br />

Localization System). Nella nostra Penisola il principale<br />

sistema, attivo dal 1994, è il Sistema Italiano<br />

Rilevamento Fulmini (SIRF) del CESI di Milano. Questo<br />

servizio permette di registrare entro pochi secondi i fulmini<br />

nube-suolo che avvengono in territorio italiano e<br />

quindi di eseguire un monitoraggio in tempo reale oltre<br />

ad analisi statistiche. Una precisione nominale di 500 m<br />

e una efficienza nominale del 90% fa si che i calcoli<br />

basati su questi dati forniscano informazioni estrema-<br />

mente accurate.<br />

Esaminando la serie storica dei<br />

fulmini in <strong>Lombardia</strong>, oltre ai<br />

picchi raggiunti all’inizio del<br />

nuovo secolo, si s<strong>cop</strong>re anche<br />

una diminuzione negli ultimi<br />

anni, in particolare nel 2010,<br />

da attribuire più a un’alternanza<br />

ciclica che a una vera e propria<br />

tendenza al calo dell’attività<br />

elettrica. I temporali in<br />

<strong>Lombardia</strong> sono un fenomeno<br />

comune e tipicamente estivo.<br />

Se infatti possono considerarsi<br />

rari nel trimestre dicembre-febbraio e possibili in primavera<br />

ed autunno, è tra giugno e agosto che si concentrano<br />

in massima parte le situazioni temporalesche. Ed è<br />

proprio in questo trimestre che si registra il numero<br />

medio mensile di fulmini maggiore, tra 9.000 e 13.000<br />

sulla regione, con il 30% circa delle giornate interessate<br />

da situazioni temporalesche. La maggiore frequenza di<br />

temporali si manifesta sulla fascia prealpina, in particolare<br />

sull’area dei laghi Maggiore e di Como e sulle Prealpi<br />

bergamasche e bresciane.<br />

L’osservazione dei temporali (localizzazione, misura dell’intensità)<br />

è svolta quotidianamente anche con altri<br />

strumenti di telerilevamento come il satellite meteorologico<br />

Meteosat, il radar meteorologico e la rete regionale<br />

di stazioni meteorologiche di monitoraggio. La previsione<br />

invece è basata essenzialmente sull’uso dei cosiddetti<br />

“modelli numerici di previsione del tempo”, ovvero<br />

modelli matematici che descrivono l’evoluzione dell’atmosfera<br />

e che in base ai dati di osservazione attuali calcolano<br />

gli scenari futuri, rielaborati poi dai meteorologi<br />

secondo metodi e procedure che consentono di diramare<br />

specifici bollettini.<br />

Nelle stagioni temporalesche 2009-2010, da quando è<br />

entrata in vigore la nuova Direttiva di allertamento, sono<br />

stati emessi 26 “Avvisi di criticità per temporali forti”<br />

che comprendono attivazioni dello stato di allerta, alcuni<br />

casi di estensione dello stesso<br />

a più aree omogenee e di<br />

revoca per cessate condizioni<br />

di criticità. Nella tabella sono<br />

evidenziati, per ciascuna area<br />

omogenea, il numero di giorni<br />

in cui è stata attiva l’allerta. Le<br />

aree maggiormente interessate<br />

sono state quelle alpine<br />

(eccetto l’Alta Valtellina) e prealpine<br />

e, in misura leggermente<br />

inferiore, le aree di pianura.<br />

La Valtellina e l’Oltrepò Pavese<br />

sono mediamente quelle meno<br />

allertate per questa tipologia<br />

di rischio.<br />

Fulminazione media annuale<br />

in <strong>Lombardia</strong> dal 2006 al 2010<br />

Sicurezza<br />

news<br />

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