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cop 69b - Agenda Digitale Lombarda - Regione Lombardia

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La definizione delle infrastrutture critiche ha una storia<br />

molto articolata e radici lontane che, con l’attacco terroristico<br />

alle Torri Gemelle del 2001, ha acquisito una<br />

particolare caratterizzazione dovuta allo sviluppo e alla<br />

diffusione di un nuovo ‘atteggiamento’ nei confronti<br />

della sicurezza e della protezione. Soprattutto il settore<br />

militare, già dagli anni ’60 e ancora durante la Guerra<br />

Fredda, individuò quello poi denominato l’ ‘obiettivo<br />

sensibile’, cioè luoghi specifici identificati geograficamente<br />

e fisicamente da proteggere ai massimi livelli in<br />

quanto particolarmente attrattivi per azioni di tipo<br />

antropico, volontarie e involontarie.<br />

Oggi, peraltro, esistono specifiche realtà definite ‘critiche’<br />

anche nell’ambito della protezione civile, per le<br />

quali si fa prevenzione per la gestione del rischio naturale,<br />

come il rischio sismico o le alluvione, o altri tipi di<br />

calamità. “Nel 2001 sono state introdotte importanti<br />

novità - spiega Franchina -. Innanzitutto, si è compreso<br />

che l’obiettivo di protezione deve essere elevato a servizio<br />

e non limitarsi all’identificazione di un punto fisico<br />

e geografico, in quanto negli ultimi anni, soprattutto<br />

con l’ingresso e la diffusione della informatizzazione e<br />

delle telecomunicazioni in ogni angolo del Pianeta, i servizi<br />

sociali così come ogni altro aspetto della vita umana<br />

sono stati sottoposti a un processo di globalizzazione.<br />

Ciò ha avuto un impatto straordinario sulla nostra vita,<br />

creando fortissime dipendenze e correlazioni tra un servizio<br />

e l’altro. L’interconnessione – prosegue l’ingegnere<br />

del Dipartimento - fa sì che l’assenza di un servizio determini<br />

poi una caduta a cascata, il cosiddetto ‘effetto<br />

domino’, anche di altri servizi che solo apparentemente<br />

non sono correlati tra loro. Ecco perché oggi si parla sempre<br />

più di infrastrutture critiche, negli Stati Uniti ma non<br />

solo: anche l’Europa ha deciso di occuparsene a partire<br />

dal 2005, avendo capito che le correlazioni tra i servizi<br />

spesso implicano una dipendenza non solo all’interno del<br />

singolo Stato, bensì a livello di continente”.<br />

In Italia, in particolare, con il decreto Pisanu Antiterrorismo<br />

che conteneva anche norme connesse<br />

all'utilizzo di Internet, è stato sancito che il Ministero<br />

dell’Interno e la Polizia di Stato si occupino della prevenzione<br />

e della repressione del crimine sulle infrastrutture<br />

critiche informatizzate. A seguito della Legge<br />

Pisanu, con Decreto ministeriale da parte del Ministero<br />

dell’Interno, sono poi state identificate alcune di queste<br />

infrastrutture, poste sotto una ‘campana’ di protezione<br />

speciale da parte della Polizia delle Telecomunicazioni.<br />

“Rispetto a ciò, il decreto legislativo 61 introduce una<br />

importante novità - sostiene l’ingegnere -: non ci si limita<br />

cioè soltanto a considerare il pericolo di un attacco<br />

informatico di tipo cyber a cui potrebbero essere soggette<br />

le infrastrutture, ma si guarda a una criticità a 360°,<br />

relativa a qualsiasi tipo di minaccia, sia essa antropica,<br />

volontaria o involontaria e naturale”. L’obiettivo è dunque<br />

quello di aumentare l’attenzione verso queste infrastrutture,<br />

affinché siano massimamente protette.<br />

“È ovvio che la protezione dipende dalle analisi del<br />

rischio e dal fatto che l’operatore metta in piedi tutta<br />

una serie di contromisure per proteggerle, ovviamente<br />

con l’aiuto anche di dicasteri competenti in materia”.<br />

È il cosiddetto sguardo ‘all hazard’, che in un’ottica europea<br />

viene rivolto a qualunque tipo di minaccia e a qualunque<br />

tipo di rischio ed è l’aspetto innovativo introdotto<br />

dalla norma”.<br />

In Italia si ha una lunga esperienza di minacce naturali<br />

che colpiscono il nostro territorio con una certa<br />

frequenza. “La stessa <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> - conclude<br />

l’ingegner Franchina - è stata spesso impegnata in<br />

occasione delle emergenze dovute a terremoti o ad<br />

altre calamità. Il decreto legislativo 61 tratta la materia<br />

a livello nazionale, ma ogni singola <strong>Regione</strong> può<br />

decidere di attivarsi prendendo spunto da questa<br />

direttiva, pur non essendoci alcun obbligo. In particolare,<br />

si sta muovendo in questi termini proprio<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, che ha già avviato progetti di<br />

ricerca sulla protezione delle infrastrutture critiche e<br />

sul rapporto tra pubblico e privato, con l’obiettivo di<br />

creare i presupposti per attivare tavoli di lavoro tra<br />

l’ente pubblico regionale e gli operatori delle varie<br />

infrastrutture critiche o dei settori critici: un ottimo<br />

‘test’, per niente facile da organizzare”. ■<br />

Per informazioni:<br />

U.O Sistema Integrato di Prevenzione<br />

Carmela Melzi<br />

Tel.: +39 02 67658530<br />

Sicurezza<br />

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